mercoledì 11 ottobre 2017


  
USO STRUMENTALE DELLE ATROCITÀ

In questa società terminale, i fatti più orribili non destano raccapriccio per la loro natura: vengono invece usati strumentalmente per sostenere o confutare una qualche tesi politica. A nessuno sembra interessare se una ragazza viene stuprata, ma solo se lo stupratore è autoctono o allogeno. Si è arrivati a tal punto, che se uno stupro conferma le proprie tesi, i commentatori gioiscono. Non esiste nessuna pietà per le vittime. Nemmeno nella Roma antica c’erano simili mostruosità. Si trovavano corpi di bambini esposti e di adulti gettati nelle fogne a cielo aperto a marcire, i folli e i crudeli non mancavano di certo, ma non si trovava la forma mentis aberrante che impera nei social network. Non si trovavano esempi di completo scollamento dalla realtà dei fatti, come quelli a cui assistiamo oggi. Il processo di degenerazione cognitiva è giunto a tal punto che potremmo definire il genere umano un tumore. I pochi anticorpi sopravvissuti si agitano nella solitudine e nella disperazione. “La specie umana è moribonda e spera di risorgere. Gli esseri umani sono frutto del caso: un tentativo fallito. E quando un esperimento fallisce, non ci si ostina a ripeterlo: si ricomincia da zero. E si seguono premesse e schemi migliori. Loro non meritano una seconda possibilità. E io la impedirò a tutti i costi.” (cit.). Se lavorassi in un laboratorio di xenobiologia, nel giro di pochi anni comincerebbero a circolare i neomorfi.

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