lunedì 13 novembre 2017

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: IL PRONOME DIMOSTRATIVO ENFATICO HICE, HICCE

A partire dalla particella enfatica indoeuropea *ghe / *gho si è evoluto regolarmente il pronome latino hic /hi:k/ (f. haec /haek/, n. hoc /hok/), con l'aspirazione /h/ assai debole che si è persa presto. La -c finale tipica di molte forme del paradigma di hic, haec, hoc è frutto dell'evoluzione di un'antica particella rafforzativa, che in origine suonava /-ke/, derivante dal pronome dimostrativo indoeuropeo *k'e-, *k'ey- "questo". In poesia la forma neutra hoc davanti a vocale aveva una scansione anomala, come se fosse stata scritta *hocc, e Velio Longo ci dice che hoc est era pronunciato hoccest /'hokkest/. Il motivo della geminazione della consonante finale è chiaro: questo *hocc deriva da un precedente *hodce con assimilazione, dove la consonante -d è la stessa caratteristica dei neutri singolari pronomilali come quod, quid, aliud, istud, illud.

Ecco il paradigma:

Sing. M F N
Nom. hic
haec hoc
Gen. huius huius huius
Dat. huic huic huic
Acc. hunc hanc hoc
Abl. hoc hac
hoc
Pl. M F N
Nom. hi hae haec
Gen. horum harum horum
Dat. his his his
Acc. hos has haec
Abl. his his
his

Questo è il link al dizionario online Olivetti:


Esistono alcune varianti censurate dal sistema scolastico: al dat./abl. plurale di tutti i generi troviamo anche la forma hibus. Al dat. sing. m./n. si può trovare anche la forma hoc, mentre al dat. sing. f. si trova anche haec.

Da questo tema pronominale derivano alcune singolari forme avverbiali con valore locativo:

hic /hi:k/ "qui"
hac /ha:k/ "per di qua"
hinc /hink/ "da questa parte"
huc /hu:k/ "qui, in questo luogo; da questa parte"

Si noterà che si tratta di antiche forme di declinazione fossilizzate, cosa che a scuola viene taciuta. Possiamo identificare facilmente il relitto di un caso in seguito estinto: l'avverbio huc /hu:k/, che in origine era uno strumentale del pronome dimostrativo.

Il punto è che ancora in epoca classica esistevano anche forme conservative con l'antica particella -ce integra: hice /'hi:ke/ /f. haece /'haeke/, n. hoce /'ho:ke/), con la variante hicce (f. haecce, n. hocce). La forma hicce con consonante geminata è dovuta all'analogia: il neutro *hodce ha dato regolarmente hocce, e da questa forma si è estesa la geminazione anche ad altre forme del paradigma. Per contro, da hocce si è sviluppato hoce /'ho:ke/ con consonante semplice secondo la ben nota alternanza vocale breve + consonante doppia : vocale lunga + consonante semplice.

Tutte queste forme sono censurate dal sistema scolastico, o quanto meno ad esse non è data la benché minima rilevanza. Questo è il paradigma di base:

Sing.
M
F
N
Nom.
hice
haece
hoce
Gen.
huiusce
huiusce
huiusce
Dat. huice
huice
huice
Acc.
hunce
hance
hoce
Abl.
hoce
hace
hoce
Pl. M F N
Nom. hisce haece haece
Gen. horunce,
horunc
harunce,
harunc
horunce,
horunc
Dat. hisce hisce hisce
Acc. hosce haece haece
Abl. hisce hisce hisce

Questo è il link al dizionario online Olivetti:


Altre informazioni si possono trovare nel sito Perseus.tufts.edu


Vediamo che questo -ce compare anche al genitivo singolare: huiusce, attestato anche HVIVSQVE (la labiovelare è dovuta a ipercorrettismo). Questo pronome, spesso definito "arcaico" ed "enfatico", mostra forme oltremodo interessanti: nominativo plurale maschile hisce /'hi:ske/, con una notevole sibilante -s- che non si trova affatto nella forma semplice hi; genitivo plurale maschile e neutro horunc /'ho:runk/, ma anche horunce /ho:'runke/; genitivo plurale femminile harunc /'ha:runk/, ma anche harunce /ha:'runke/. Si noti che queste particelle sono attestate anche con altri pronomi dimostrativi: istic "costui, questo qua" (f. istaec, n. istuc); illic "quello là" (f. illaec, n. illuc).



Se facciamo pronunciare queste forme enfatiche secondo la pronuncia ecclesiastica, otteniamo forme assolutamente incoerenti: le forme con -s-ce come huiusce, hisce, verranno pronunciate con una sibilante palatale /ʃ/: /u'juʃʃe/, /'iʃʃe/, che non ha alcun senso; negli altri casi, -ce sarà pronunciato con un'affricata /tʃ/: /'i(t)tʃe/, /'untʃe/, etc.
La finale in -c sarà invece velare ("dura") come nella pronuncia restituta: horunc /'orunk/, harunc /arunk/, in nettissimo contrasto con le forme piene horunce /o'runtʃe/, harunce /a'runtʃe/. Se per assurdo la pronuncia ecclesiastica valesse ab aeterno, come i nostri avversari sostengono, questa situazione sarebbe inesplicabile.

L'avverbio hic(c)e, derivato dal pronome enfatico con -ce, era usato anche nella lingua popolare e sopravvisse a lungo. Infatti, nell'evoluzione dal latino al romanzo, vediamo che da hicce est, è derivato tramite palatalizzazione il moderno italiano c'è. Più in generale, la forma ci, ce, è poi derivata direttamente da hicce con valore locativo. Così hicce stat si è evoluto in ci sta.

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: I VOCATIVI DEI NOMI IN -IUS

Come è ben noto, i nomi maschili della seconda declinazione (temi indoeuropei in -o-) hanno il vocativo in -e, di tradizione antichissima, che si contrappone in modo deciso al nominativo in -us (< IE -os).
Vediamo tuttavia che quando il nome termina in -ius, il vocativo di alcuni nomi comuni e di tutti i nomi propri di persona non termina in -ie come ci si potrebbe attendere, ma in -i (la vocale è lunga, /-i:/). In altre parole, si è prodotta una forma ridotta già in epoca antica.

Nomi comuni con vocativo ridotto:

filius /'fi:lius/ "figlio", voc. fili /'fi:li:/
genius /'genius/ "genio", voc. geni /'geni:/

Nomi comuni con vocativo regolare:

socius /'sokius/ "socio", voc. socie /'sokie/

Nomi propri (prenomi, nomi, teonimi, etc.):

Laurentius /lau'rentius/, voc. Laurenti /lau'renti:/
Lucius /'lu:kius/, voc. Luci /'lu:ki:/
Marius /'marius/, voc. Mari /'mari:/
Mercurius /mer'kurius/, voc. Mercuri /mer'kuri:/*
Pompeius /pom'pe:jus/, /pom'pejjus/, voc. Pompei
    /pom'pe:i:/

Publius /'publius/, voc. Publi /'publi:/
Valerius /wa'lerius/, voc. Valeri /wa'leri:/*

*Stando alle leggi dell'accentazione latina, avrebbe dovuto pronunciarsi con l'accento sulla prima sillaba, ma evidentemente la riduzione da -ie a -i è avvenuta dopo che l'accento si è fissato sulla penultima (altri pensano a un livellamento analogico).

Dall'analisi di questo elenco, una cosa salta subito all'occhio. Laurenti ha /t/ anche nella pronuncia ecclesiastica, rispetto a Laurentius che è pronunciato con un'affricata /ts/, come /lau'rentsjus/.
Siccome Laurenti proviene da un precedente *Laurentie, è chiaro che l'affricata /ts/ negli altri casi della declinazione non può essere ab aeterno. Se fosse come i nostri avversari vanno affermando, avremmo una forma *Laurentie pronunciata /*lau'rentsje/ dai preti e dagli insegnanti del liceo, dato che l'alternanza /ts/ - /t/ risulterebbe incomprensibile. Se poi notiamo che Laurentius è formato con un suffisso -i- a partire dal toponimo Laurentum "Laurento", e che esiste anche l'aggettivo laurentinus /lauren'ti:nus/, vediamo con la massima chiarezza che la forma più antica ha /t/ e che la forma ecclesiastica con /ts/ può soltanto essere derivata.

Non si creda che il vocativo Laurenti sia una reliquia senza importanza, sparita senza lasciare traccia: esso è sopravvissuto quasi immutato nel basco Laurendi "Lorenzo".

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: IL VERBO ONOMATOPEICO VAGIRE

La più comune e ovvia sillaba onomatopeica che descrive il verso del neonato è WA, con la variante WE. Ci si può attendere che in diverse lingue le parole per indicare questo concetto siano derivate da questo suono. Evidentemente per un antico romano il neonato faceva WAG, così da questo ideofono si formò il verbo vagio /'wa:gio:/ "vagisco" (paradigma vagis /'wa:gi:s/, vagii /'wa:gii:/ o vagivi /wa'gi:wi:/, vagitum /wa:'gi:tum/, vagire /wa:'gi:re/), dove il carattere IPA /g/ è la velare sonora, quella che i popolani chiamerebbero "g di gatto". Sappiamo che la vocale -a- della radice verbale è lunga. Nella lingua classica, lo stesso verbo indicava anche il verso della capra e del maiale. Questo è il link al lemma nel dizionario online Olivetti:


Coloro che postulano la pronuncia ecclesiastica ab aeterno, realizzano invece il verbo latino come /'vadʒ(i)o/, /'vadʒis/, /'vadʒii/ o /va'dʒivi/, /va'dʒitum/, /va'dʒire/, con un suono postalveolare o palatale /dʒ/, quello che i popolani chiamerebbero "g di getto". Il punto è che la presenza di questo suono è incompatibile con l'origine onomatopeica della parola, che risulta evidente e innegabile. 

Si deduce così che il verbo latino vagio, vagis, vagire ha alterato il suo suono nel corso dei secoli, perdendo il suo carattere onomatopeico. Un po' come è successo a pipio /'pi:pio:/ "colombo, piccione", dalla cui forma accusativa pipionem /pi:pi'o:nem/ (> /pi:'pjo:nem/) è derivato l'italiano piccione. In realtà vagire è un verbo dotto, che non è giunto in italiano dalla genuina e naturale usura popolare di un termine ereditato: è stato introdotto dal latino dei letterati in epoca abbastanza tarda, come è accaduto per tantissimi altri lemmi. Una lingua è un dialetto con un esercito e una marina, disse qualcuno. Non soltanto: una lingua è un dialetto con un esercito, una marina e uno stuolo di topi di biblioteca detti "grammatici" e "letterati", che costantemente importano voci morte da secoli, donando loro una vita artificiale.

giovedì 9 novembre 2017


V FOR VENDETTA
(fumetto)
 

Paese: Gran Bretagna
Lingua originale:
 Inglese
Testi: Alan Moore
Disegni: David Lloyd;
   Tony Weare
Coloristi: Steve Whitaker,
     Siobhan Dodds, David Lloyd
Letterista: Steve Craddock
Redattori editoriali: Karen Berger,
   Scott Nybakken
Editore: 
   Regno Unito: Quality Communications
   USA: DC Comics - Vertigo
   Francia: Delcourt
   Brasile: Abril Jovem, Panini Comics
Collana 1ª edizione: Warrior
1ª edizione: 1982 – 1985
 
1ª edizione italiana: 1991
Editore italiano:
Milano Libri
Collana 1ª ed. italiano:
 Corto Maltese nn. 91-96
Periodicità it.: mensile
Albi it.:
6 (completa)
Genere:
 Avventura, fantascienza, thriller
Sottogeneri: Fantapolitica, propaganda anarchica,
    distopia

Trama:

La serie si divide in tre parti.

Book 1: Europe After the Reign

La notte del 4 novembre 1997, una sedicenne disperata esce nella notte e adesca alcuni uomini, ignorando la loro appartenenda alle forze di polizia, il "Dito" del regime. Questi vogliono abusare di lei e ucciderla, quando ecco che interviene un anarchico mascherato da Guy Fawkes. Gli agenti del "Dito" vengono uccisi dall'uomo, che si presenta come V. Prima di portare Evey in salvo nel suo covo, V fa detonare da remoto il Palazzo del Parlamento. Evey racconta al suo salvatore la propria storia, da cui si apprende che nei tardi anni '80 c'è stata una guerra nucleare che ha permesso l'ascesa del partito fascista Norsefire. Nel frattempo Eric Finch, investigatore capo delle forze di polizia regolari, il "Naso" del regime, comincia a indagare sul misterioso anarchico. Finch svolge il suo lavoro comunicando spesso con il "Dito", comandato da Derek Almond, e con la "Testa", impersonata dal dittatore Adam Susan, che vive in stato di isolamento, interfacciandosi in modo ossessivo col supercomputer governativo Fate. Nel frattempo V traumatizza il propagandista Lewis Prothero cremando la sua collezione di bambole e uccide il vescovo pedofilo Anthony Lilliman costringendolo a ingurgitare un'ostia impregnata di cianuro. Quindi uccide anche Delia Surridge, medico legale ed amante di Finch. A questo punto l'investigatore scopre un legame tra le vittime, che avevano lavorato nel campo di concentramento di Larkhill: Delia ha lasciato un diario in cui è scritto che V è l'unico sopravvissuto tra i detenuti del campo e vittima di spaventosi esperimenti, riuscito a fuggire provocando un'esplosione. Quella stessa notte, V uccide anche Almond. Finch riporta queste scoperte al dittatore, che teme attacchi terroristici su più vasta scala.  

Book 2: This Vicious Cabaret

Quattro mesi dopo gli eventi sopra descritti, V fa irruzione nella Jordan Tower, sede del dipartimento di propaganda di Norsefire, la "Bocca" del regime. Dopo aver mandato in onda un discorso in cui incita alla rivolta, V mette in atto un piano di fuga che porta all'uccisione del capo della "Bocca", Roger Dascombe. Finch ha presto a che fare con il nuovo capo del "Dito", Peter Creedy, che lo provoca, spingendolo a colpirlo per poterlo sospendere dal servizio. Nel frattempo Evey ha una relazione con un uomo molto più vecchio di lei, Gordon. Senza saperlo, la coppia viene in contatto con Rose Almond, la vedova del defunto capo del "Dito", Derek. Donna dalla personalità masochista, Rose aveva iniziato una relazione con Dascombe, per poi trovarsi con l'amante trucidato e costretta a degradarsi in un cabaret. Quando Gordon viene ucciso dal gangster scozzese Ally Harper, Evey decide di vendicarsi. Così interrompe un incontro tra Harper e Greedy: il nuovo capo del "Dito" intende comperare l'appoggio della criminalità a un suo progettato colpo di stato. La ragazzina cerca di sparare a Harper, ma viene arrestata, rinchiusa in un'angusta cella, sottoposta a interrogatori e a torture. In un anfratto trova una lettera di Valerie Page, un'attrice incarcerata e condannata a morte perché lesbica. L'uomo che interroga e tortura Evey la obblica a scegliere tra la collaborazione e la morte. La giovane, ispirata da Valerie, sceglie la morte, ma a questo punto viene lasciata libera. Il suo carnefice non è altri che V, il cui intento era quello di far conoscere a Evey gli orrori che lo hanno plasmato. Le rivela inoltre che Valerie è realmente esistita, che era la prigioniera nella cella accanto alla sua, e che la sua lettera è vera. Evey perdona V, che nel frattempo è riuscito ad hackerare il supercomputer Fate, a cui Adam Susan è attaccatissimo. Inizia così per il dittatore la discesa nella follia. 

Book 3: The Land of Do-As-You-Please 

Il successivo 5 novembre 1998, V fa esplodere la Post Office Tower e Jordan Tower, uccidendo il capo dell'"Orecchio", Brian Etheridge. In una sola volta, annienta tre agenzie governative: "Occhio", "Orecchio" e "Bocca". Il popolo insorge, ma gli uomini di Creedy e i gangster di Harper soffocano la rivolta. V dice a Evey che la presente situazione caotica non è ancora l'anarchia da lui voluta, ossia la "Terra del Fai come Ti Piace" (Land of Do-As-You-Please): è soltanto la "Terra del Prendi ciò che Vuoi" (Land of Take-What-You-Want). A questo punto Finch si reca nel campo di Larkhill, ormai abbandonato e cadente. Assume l'LSD per avere un'esperienza allucinatoria che lo aiuti a calarsi nel ruolo di un prigioniero come V, per poter avere una comprensione empatica della sua esperienza. Mentre Finch è assente, il suo assistente Dominic Stone si accorge che Fate è stato corrotto e influenzato da V. Al suo ritorno a Londra, l'investigatore comprende all'istante che troverà V nella cadente Victoria Station, e subito vi si reca. L'anarchico coglie Finch di sorpresa e lo ferisce con un coltello. V afferma di non poter essere ucciso, perché le idee sono a prova di pallottola. Tuttavia durante lo scontro, Finch gli spara e gli infligge una grave ferita. Ritornato nel suo rifugio, muore tra le braccia di Evey, che decide di non togliergli la maschera, dato che V non è la semplice identità di una persona fisica, ma un simbolo immateriale. Così assume il suo ruolo ed eredita i suoi costumi. Gli eventi precipitano. Creedy spinge Adam Susan a mostrarsi in pubblico. Rose Almond, piena di livore per le umiliazioni che ha dovuto subire, gli spara nel cranio, uccidendolo. Finch emerge dalla stazione sotterranea, ancora alterato dalla droga, proclamando la morte di V. Ne segue un conflitto intestino in cui i superstiti capi del regime si uccidono tutti a vicenda. Evey si mostra in pubblico come V e annuncia che il giorno seguente farà esplodere Downing Street, l'antica sede del Primo Ministro, dicendo alle genti che devono scegliere se vivere per conto proprio o tornare in catene. Così avviene in una specie di deflagrante funerale vichingo, tramite un treno pieno di esplosivo, con dentro il corpo del defunto V deposto in una bara di vetro. La narrazione si chiude con un Finch annichilito che guarda impotente il caos divampante.       

Recensione: 

La visione del film V per Vendetta ha destato in me un grande interesse, spingendomi a visionare e a recensire anche la serie a fumetti da cui è stato tratto. Direi proprio che ne è valsa la pena: considero questa graphic novel un capolavoro. Subito mi sono saltate all'occhio le differenze con il film di McTeigue. Anche se ormai non dovrei più stupirmi di come il cinema in modo ineluttabile trasforma ciò che assimila e da cui trae nutrimento, questa riscrittura delle fonti non cesserà mai di destare il mio interesse, proprio perché la reputo una cosa incomprensibile e non sono in grado di trovare un modello in grado di spiegarne la natura più intima. Lasciano il tempo che trovano tutti i discorsi sulle necessità di destare una maggiore attenzione da parte del pubblico o di dar vita a un prodotto più vendibile. Vengono infatti riscritte anche cose di ben poco conto che non hanno impatto alcuno sulla natura dell'opera, come se una forza strana e un po' perversa le riorganizzasse secondo schemi oscuri.

Una storia editoriale travagliata

L'idea di V for Vendetta non è caduta all'improvviso dall'Iperuranio di Platone, fatta e finita. Dapprima consisteva in un abbozzo fumoso e informe, in cui pian piano si è rappreso un nucleo embrionale, dando quindi origine per fasi successive a un organismo riconoscibile. All'inizio, nel lontano 1975, l'eroe in lotta contro la tirannia doveva essere un transessuale vestito di bianco: una conturbante she-male di nome Doll, dotata di fattezze e di curve femminili ma con genitali maschili. Questa idea di un terrorista dalla sessualità ambigua era oggettivamente troppo per quei tempi, così fu rigettata. Anni più tardi, Moore fu invitato a creare una striscia a fumetti del genere dark mistery, così chiese al disegnatore Lloyd di trarre ispirazione dal personaggo di Dark Raven, un vendicatore notturno le cui avventure erano ambientate negli States negli anni '30. Dalla discussione nacquero successivi sviluppi: la storia fu trasportata nel Regno Unito dell'immediato futuro; il personaggio dapprima era un poliziotto che gradualmente diventava un oppositore del regime, quindi divenne un eroe anarchico. A Moore è attribuita l'idea della maschera di Guy Fawkes. All'inizio il nome doveva essere soltanto "Vendetta", che però fu rifiutato per via di pregiudizi: fu contestato che il termine era "troppo italiano". Così divenne "V for Vendetta", dove l'enfasi era su V anzichè sulla parola di origine italiana. Il primo episodio della serie comparve in bianco e nero nel 1082, sulla rivista britannica Warrior, una specie di antologica del fumetto di proprietà della Quality Communications (QC). Warrior chiuse i battenti nel 1985, prima che la serie fosse conclusa. Per fortuna il lavoro di Moore e di Lloyd fu portato a compimento e ristampato a colori nel 1988 dalla statunitense DC Comics. In seguito il tutto fu ripubblicato come in un solo volume dalla stessa casa editrice, come graphic novel.    



V è l'unico sopravvissuto agli esperimenti del campo di Larkhill, in cui a qualche dozzina di prigionieri sono state somministrate iniezioni di un preparato noto come Batch 5. Gli effetti delle iniezioni sul superstite sono stati notevoli, avendogli conferito capacità al confine col soprannaturale. Si tratta di un tema visto infinite volte nel mondo dei fumetti. Nel film non si fa menziona alcuna di questo Batch 5, ma subito è chiaro che la sua sigla contiene il numero 5 che ricorre in modo ossessivo nella vita del protagonista. Basti pensare al numero romano della sua cella - quel V che gli dà nome - oppure ai pentametri giambici con cui spesso si esprime, formati da parole inizianti per v. La maschera di Guy Fawkes non è l'unica che V indossa nella graphic novel: egli processa il propagandista del regime usando un travestimento singolare e del tutto dissimile da quello abituale, il solo visto nel film. Anche se l'idea di un transessuale mascherato è stata scartata sul nascere, mi rendo conto che nulla assicura che questa non sia la vera identità dell'anarchico mascherato. L'origine ultima del nome dell'eroe è da ricondursi senza dubbio a V., il primo romanzo dello scrittore statunitense Thomas Pynchon. 


Evey Hammond

La protagonista femminile è un personaggio problematico. Senza mezzi termini, è una minorenne che decide di prostituirsi, servendosi del sesso a pagamento per guadagnare qualche soldo e sfuggire alla fame. Nel film tratto dalla serie a fumetti questa caratteristica è stata totalmente rimossa, cosa che non sorprende più di tanto: non sembra infatti molto spendibile un'eroina che a 16 anni sceglie in modo consapevole di degradarsi avendo contatti con genitali di sconosciuti, seppur costretta da ragioni di mera sopravvivenza. Nel fumetto qusto aspetto si vede con la massima chiarezza e senza ipocrisia. Se la Evey cinematografica è un'adulta che si limita a sfidare il coprifuoco, la giovane e ingenua Evey del fumetto scambia un agente della polizia religiosa per un possibile cliente, facendogli proposte di sesso a pagamento. Quando ha tentato di vendere il proprio corpo non doveva essere vergine come Giovanna d'Arco: lo possiamo dedurre andando avanti nella lettura della storia: la si vedrà a letto, nuda e avvinghiata a un uomo maturo intento a spingere. A differenza di quanto avviene nel film, alla fine si vede chiaramente che Evey eredita la maschera e il ruolo di V.   


Adam Susan

Non è improbabile che questo personaggio affondi le sue origini nei ricordi dell'autore del fumetto. Un ragazzo solitario, introverso, che rifuggiva da ogni contatto con le coetanee, sicuramente bullizzato in modo pesante. Questa deve essere l'origine della scelta del ben strano cognome Susan, inteso come un nomignolo di scherno che alludeva alla sua pretesa effeminatezza: sappiamo bene che i branchi di bulli additano in automatico come "finocchio" chiunque sia schivo e non interessato al calcio. In realtà un antico cognome Susan è ben attestato con numerose varianti come Sussam, Sussams, Sussems, Sussans, Sussand, Sussands, Susaum, Sussaus, Susanna e via discorrendo. Si tratta di un soprannome che si è diffuso al tempo delle crociate, a partire dall'XI secolo: trasmesso per via patronimica o matronimica, si è infine sclerotizzato come cognome. Non sappiamo se Moore fosse a conoscenza di questi dettagli etimologici. Fatto sta che a un certo punto, cresciuto, il giovane Adam deve aver cercato la rivincita sui suoi persecutori divenendo un militante dell'Unione Britannica dei Fascisti (BUF) e piantando così il seme del futuro Fuoco Norreno. Certo, sono semplici speculazioni, corroborate tuttavia dalla descrizione del carattere del dittatore. Egli è un solipsista, convinto che il suo sé personale sia l'unico essere senziente dell'Universo, a parte il supercomputer Fate, con cui è abituato a discorrere e che identifica con Dio. Pur disprezzando e odiando le persone omosessuali, egli ritiene che anche l'intimità tra un uomo e una donna sia qualcosa di ripugnante quanto brutale. Per questo motivo, non ha mai avuto contatti carnali con l'altro sesso. Si converrà che l'Unione Britannica dei Fascisti non sia proprio l'ambiente ideale per un uomo tanto fragile e pieno di ombre. Eppure, in un qualche modo, egli è riuscito non soltanto a non finire stritolato, ma addirittura a imporsi. Se devo essere sincero, rimango perplesso da un atteggiamento che tende ad attribuire i mali del mondo a un uomo autistico e sofferente, incapace di avere qualsiasi rapporto con le donne. Vedete, il messaggio che passa è all'incirca questo: "Se un giorno un uomo prenderà il potere e porterà a compimento spaventosi genocidi, quello sarà per necessità un uomo che non scopa". Nel film non si fa il minimo cenno di tutto questo: la condizione di Adam Sutler, troppo vergognosa per il pubblico gaudente, deve essere tenuta nascosta.

 

Norsefire 

Il partito di Adam Susan corrisponde abbastanza bene al partito di Adam Sutler che vediamo nel film di McTeigue: la sua appartenenza ai regimi di natura fascista salta subito all'occhio. Ci sono però alcune precisazioni da fare. Nel fumetto non si fa alcuna menzione all'attentato terroristico alla scuola St. Mary e all'uso da parte del governo delle armi biologiche per ottenere il potere. Il partito Norsefire è andato al potere tramite regolari elezioni, poprio come fece la NSDAP di Aldolf Hitler in Germania. L'uso di un virus e la morte di quasi 100.000 persone, come la scoperta di queste cose ad opera del "Naso" Finch, sono innovazioni introdotte nel film di sana pianta. Le menzioni dell'Islam e della sua persecuzione compaiono nel film come critiche alla politica di George W. Bush. Il motto di Norsefire nel fumetto ha forti connotazioni religiose e rimanda ai Puritani: "Strength through Purity. Purity through Faith". Nel film tale motto è stato cambiato in "Strength through Unity. Unity through Faith": Resta sempre il riferimento religioso alla Fede, ma viene meno quello alla Purezza, sostituita da una più anodina Unità, di natura eminentemente politica.


Prothero 

Lo stranissimo cognome Prothero è pronunciato /'pɹɔðəɹoʊ/ e ha le sue radici nel Galles. Sono attestate varianti come Protheroe e Protherough. La forma originale gallese è Ap Rhydderch e significa Figlio del Rosso: il prefisso Ap è una riduzione di mab "figlio", parente del gaelico mac "figlio". Mentre nel film Lewis Prothero era soprannominato The Voice of London, nel fumetto è invece The Voice of Fate. Anche il suo destino è drasticamente diverso: V lo rapisce e lo sottopone a un giudizio teatrale in un luogo che ricostruisce il campo di concentramento di Larkhill. Prende tutte le bambole a cui il propagandista del regime è affezionatissimo e le getta in un forno crematorio, riducendole in cenere davanti ai suoi occhi. Prothero non riesce a reggere a un simile orrore: l'annientamento di tutto ciò che gli era caro lo fa sprofondare nella catatonia. Messo fuori combattimento per sempre, non riuscirà nemmeno a ritrovare la capacità di stare in piedi e di camminare, le sue parole ridotte a incomprensibili balbettamenti. Nel film The Voice of London incontra una nemesi meno dolorosa e più sbrigativa: V si limita a penetrare nella sua villa, dove lo sorprende nudo e lo uccide rapidamente. Un dettaglio del tutto insignificante viene riscritto nella traduzione in sequenze: i baffi del personaggio del fumetto vengono fatti scomparire dal regista McTeigue. 


Il pedofilo Lilliman

Corrotto e ripugnante, nel fumetto come nel film. Incarna la bieca natura del potere religioso, che dice di rappresentare Dio mentre in realtà rappresenta Satana. Nel fumetto, V uccide l'ecclesiastico servendosi di un'ostia al cianuro. Prima di arrivare a questo esito, egli inscena una pantomima religiosa: prima costringe il vescovo a inginocchiarsi, quindi lo intrattiene con discorsi sulla dottrina cattolica della Transustanziazione. Il vescovo Lilliman è anglicano, ma evidentemente appartiene alla cosiddetta Chiesa Alta (High Church), che dal punto di vista dottrinale è molto simile alla Chiesa di Roma, condividendo tra le altre cose i dogmi relativi all'Eucarestia. V chiede beffardamente al prelato se l'ostia diventa la carne del Salvatore quando entra nella bocca. Il pedofilo risponde di sì, e l'anarchico di rimando chiede se l'ostia, di qualsiasi cosa sia fatta, diverrà il Corpo di Cristo. Nuova risposta affermativa, a cui fanno seguito ingestione, avvelenamento e morte. Nel film il vescovo viene ucciso allo stesso modo, ma lo può capire soltanto chi abbia già letto il fumetto: si sente la voce di V comandare all'ecclesiastico di tirare fuori la lingua, ma è stato omesso ogni riferimento all'ostia e ai dogmi eucaristici cattolici. In ogni caso, sorge per necessità una domanda inquietante: V potrebbe essere un ex prete? 

   

Gordon 

Nel fumetto Gordon è un contrabbandiere: non somiglia affatto al personaggio di Gordon Deitrich visto nel film, il presentatore televisivo che nasconde una copia del Corano assieme a immagini omoerotiche e a materiale politico compromettente. Inoltre, il Gordon del fumetto non è affatto omosessuale. Evey si getta tra le sue braccia e fa sesso con lui. Non viene catturato in un raid della polizia, né viene giustiziato per essere stato trovato in possesso del Corano. Rimane invece ucciso in una rissa con i gangster scozzesi. Mi pare che sia uno dei punti in cui la graphic novel si discosta maggiormente dal film. Forse gli sceneggiatori, i fratelli Wachowski, non volevano mostrare Evey intenta alla copula con uno sconosciuto - cosa che a loro parere avrebbe potuto nuocere alla sua moralità e alla sua credibilità. Qualcosa del tipo "chi è politicamente impegnato non scopa" o "un rivoluzionario non scopa". Non so, sto cercando di indovinare. Quanto mostrato nel fumetto doveva essere traumatizzante. Tecnicamente parlando, secondo molti lettori, il sesso tra Gordon e la giovane Evey potrebbe essere etichettato come atto di pedofilia, anche se una ragazza a quell'età può portare in grembo un figlio: il solo fatto che sia minorenne è problematico. Per rimuovere il problema alla radice, non solo Evey è stata trasformata in un donna, ma allo stesso Gordon è stata data un'identità riscritta di sana pianta, con appetiti carnali molto lontani da quelli dell'originale cartaceo. Come già accaduto a Prothero, anche Gordon ha dovuto patire la cancellazione dei suoi baffi nella trasposizione cinematografica. 


Finch e Stone 

Se devo essere franco, trovo che il "Naso" Finch sia un personaggio noioso e insignificante, sia nel fumetto che nel film. Egli non prova un particolare attaccamento al Partito di cui è un servitore. La motivazione che lo spinge ad essere fedele alle istituzioni è la lealtà al suo Paese, concepito come idea astratta che non dipende dai potenti che lo governano. Proprio per questo egli contrasta V, perché teme sommamente l'anarchia che questi rappresenta e vuole instaurare. Pur di fermarlo, ricorre all'assunzione di un allucinogeno, cosa che non compare nel film. All'epoca in cui il fumetto fu creato, imperversavano idee stravaganti sulle proprietà dell'LSD, a cui erano attribuite proprietà incredibili come la chiaroveggenza. Non erano in pochi a pensare che tale acido rendesse il suo utente in grado di profetizzare o di giungere a conoscenza di eventi lontani, come la morte di una persona. Col personaggio di Stone, assistente di Finch, Moore reintroduce dalla finestra un'idea che era stata gettata dalla porta: quella del poliziotto critico nei confronti del regime che diventa sempre più un ribelle al sistema. Infatti nel finale, Evey - che ormai ha preso il ruolo di V - rapisce Stone e lo conduce nel nascondiglio sotterraneo allo scopo di indottrinarlo e di renderlo il futuro erede dell'identità del rivoluzionario mascherato. Un'idea che nel film è stata rimossa, come tante altre.

domenica 5 novembre 2017


V PER VENDETTA

Titolo originale: V for Vendetta
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America, Regno
     Unito, Germania
Anno: 2005
Date di rilascio: 
   11 dic. 2005 (BNAT)
   16 mar. 2006 (Germania)
   17 mar. 2006 (USA)
Durata: 132 min
Colore: Colore
Rapporto: 2,35:1
Genere: Azione, thriller, drammatico, fantascienza,
     avventura 
Sottogeneri: Fantapolitica, propaganda anarchica,
    propaganda liberal, distopia
Regia: James McTeigue
Soggetto: Alan Moore (non accreditato) e David
    Lloyd (graphic novel)
Sceneggiatura: The Wachowski Brothers
Produttore: Larry Wachowski, Andy Wachowski,
     Grant Hill, Joel Silver
Produttore esecutivo: Benjamin Waisbren
Distribuzione (Italia): Warner Bros. Pictures
Fotografia: Adrian Biddle
Montaggio: Martin Walsh
Effetti speciali: Till Hertrich, Michael Luppino, Uli
     Nefzer, Paul Corbould, Herbert Blank, Norman
     Ernst, Wolfgang Higler
Musiche: Dario Marianelli
Scenografia: Owen Paterson
Costumi: Sammy Sheldon
Interpreti e personaggi   
    Hugo Weaving: V
    Natalie Portman: Evey Hammond
    Stephen Rea: Eric Finch
    Tim Pigott-Smith: Peter Creedy
    John Hurt: Adam Sutler
    Stephen Fry: Gordon Deitrich
    Rupert Graves: Dominic Stone
    Roger Allam: Lewis Prothero
    Ben Miles: Roger Dascombe
    Sinéad Cusack: Delia Surridge
    Natasha Wightman: Valerie Page
    Imogen Poots: Valerie Page (giovane)
    John Standing: Il vescovo pedofilo Anthony
         James Lilliman
    Eddie Marsan: Brian Etheridge
    Clive Ashborn: Guy Fawkes
Doppiatori italiani   
    Gabriele Lavia: V
    Connie Bismuto: Evey Hammond
    Marco Mete: Eric Finch
    Stefano De Sando: Gordon Deitrich
    Omero Antonutti: Adam Sutler
    Luciano De Ambrosis: Peter Creedy
    Massimo Lodolo: Dominic Stone
    Oreste Rizzini: Lewis Prothero
    Christian Iansante: Roger Dascombe
    Maria Pia Di Meo: Delia Surridge
    Chiara Muti: Valerie Page
    Bruno Alessandro: Il vescovo pedofilo Anthony
        James Lilliman
    Franco Mannella: Brian Etheridge
    Tonino Accolla: Sosia di Adam Sutler/Generale
Budget: 54 milioni di $
Incassi al botteghino (USA): 70,5 milioni di $
Incassi al botteghino (mondo): 132,5 milioni di $

Trama:

La notte del 4 novembre 2027. Un'epoca non troppo lontana alla nostra, ma in un mondo molto diverso che ha conosciuto una serie di catastrofi. Siamo in un'Inghilterra incubica e perennemente notturna, su cui regna con pugno di ferro il dittatore Adam Sutler, una via di mezzo tra una grottesca caricatura di Hitler e il Grande Fratello di orwelliana memoria. La giovane Evey Hammond esce sfidando il coprifuoco e in un angiporto si imbatte in tre trucibaldi appartenenti alla polizia religiosa, che vogliono abusare di lei e costringerla a inghiottire lo sperma. All'improvviso fa la sua comparsa V, un vendicatore mascherato da Guy Fawkes, che affronta i malfattori e li uccide. Poco dopo aver tratto in salvo la ragazza, allo scoccare del 5 novembre, V attiva una serie di cariche esplosive e fa esplodere l'Old Bailey, il vecchio tribunale penale di Londra, ormai fatiscente. Mentre avviene la deflagrazione, gli altoparlanti cittadini diffondono la musica: si tratta dell'Overture 1812 di Čajkovskij. Poche ore dopo, l'emittente televisiva governativa BTN (British Television Network) cerca di far passare l'attentato per una "demolizione d'emergenza". A questo punto V fa irruzione nella sede della BTN e prende il controllo delle trasmissioni, parlando in diretta all'intero popolo britannico e invitandolo a insorgere contro il regime. Subito scatta l'allarme terrorismo. Evey, che lavora alla BTN, rimane ferita durante l'irruzione della polizia, così viene portata da V nel suo nascondiglio: è la Galleria delle Ombre (Shadow Gallery), un sotterraneo pieno di opere d'arte e di altri cimeli di tempi più felici. La ragazza apprende che dovrà restare insieme al suo ospite nel covo per un anno, senza mai poter uscire, per non comprometterne la sicurezza. Nel frattempo l'ispettore capo Eric Finch viene incaricato di catturare il rivoluzionario mascherato, che si fa sempre più audace, arrivando a uccidere il propagandista Lewis Prothero. La successiva vittima di V è un vescovo pedofilo, Lilliman, che viene intrappolato usando come esca Evey truccata in modo da sembrare più giovane. Durante l'irruzione dell'eroe mascherato, la ragazza fugge e si rifugia da Gordon Deitrich, che era il suo capo alla BTN. Il conduttore televisivo la accoglie in casa propria e le mostra una stanza nascosta piena di matriale proibito, rivelandogli cose che potrebbero costargli la vita solo per il fatto di sussistere. Intanto V raggiunge la dottoressa Delia Surridge, che ha condotto raccapriccianti esperimenti su di lui quando era imprigionato nel campo di concentramento di Larkhill. Rendendosi conto del pentimento della donna, la uccide in modo indolore con un'iniezione. Quando Gordon Deitrich ha l'audace idea di mandare in onda uno spettacolo non censurato, in cui Adam Sutler viene messo alla berlina e satirizzato nel modo più feroce, il braccio armato del regime lo annienta. Evey viene catturata, gettata nelle segrete e sottoposta a tortura affinché riveli l'identità di V. L'ispettore Eric Finch, pur leale membro del partito di Sutler, nel corso delle sue indagini scopre cose terribili su Larkhill e sui mezzi utilizzati dal dittatore per prendere il potere. In un vortice di colpi di scena e di sequenze adrenaliniche, tutto precipita come in un densissimo sogno in cui diverse realtà si sovrappongono, procedendo come un dardo di balestra verso l'esplosiva rivelazione finale...

Recensione:   

Ho visto per la prima volta in vita mia questo film nelle prime ore del 5 novembre 2017, avendo solo una vaga idea del suo soggetto. L'ho scelto come se una forza misteriosa mi spingesse e sono rimasto molto sorpreso quando la mattina, dopo un sonno tormentato, mi sono reso conto che era proprio il 5 novembre! Dato che non credo affatto nelle coincidenze, devo ammettere che la cosa mi ha sorpreso non poco. I temi trattati da quest'opera distopica sono di grande attualità: lo stato di sorveglianza generalizzata che trasforma la vita dei cittadini in una dimora di vetro trasparente; l'ipocrisia e la corruzione delle istituzioni religiose; i problemi legati alle minoranze, alla convivenza tra religioni diverse, all'odio e alle tensioni sociali, con sempre più marcata diffusione di forme di estremismo. Spesso si fa riferimento a fatti concreti e a fenomeni ben identificabili: il Patriot Act e la limitazione della libertà in nome della sicurezza, l'uso della tortura nel carcere di Abu Ghraib, la pandemia di influenza aviaria, i timori dell'uso di armi biologiche da parte di terroristi, la crescita esponenziale degli scandali provocati dalla pedofilia dei preti. Il film risulta comprensibile soltanto alla luce degli schemi ideologici e politici contemporanei, innervati dall'inquietudine e dalla paura di nuovi totalitarismi

Il problema della datazione

I siti in lingua italiana sembrano quasi tutti dell'idea che l'incontro tra V e Evey sia datato 4 novembre 2019. I siti in lingua inglese propendono invece per il 4 novembre 2027. Qual è la causa di questa discrepanza? Lo ignoro. In ogni caso, in un punto del film è menzionato l'attacco terroristico virale alla scuola St. Mary come un fatto accaduto 14 anni prima. Subito dopo, gli investigatori discutono di due agenti in incognito che sono morti il giorno dopo l'attacco, e sullo schermo del computer si legge la data 06 maggio 2014. Quindi il film è ambientato nel 2027: la datazione alternativa al 2019 non è sostenuta da prove altrettanto valide e pare soltanto un'inconsistente invenzione nata da un equivoco.   


Le origini di Adam Sutler

Quando mi sono imbattuto nel personaggio dell'Alto Cancelliere, ho subito capito che si trattava di un'alterazione di Adolf Hitler. Il creatore della storia doveva aver agito dapprima scomponendo in sillabe Adolf Hitler: 

Ad-olf Hit-ler

Quindi ha rimpiazzato la seconda sillaba del nome e la prima sillaba del cognome:

Ad-am Sut-ler

Facendo ricerche in Google, ho scoperto che la vera procedura di taglia e incolla è stata in realtà molto diversa, passando attraverso il meccanismo di formazione delle parole macedonia. Infatti il personaggio originale della graphic novel si chiamava Adam Susan. Essendo il suo cognome ben poco virile, anzi, pienamente femmineo, ecco che nella trasposizione in film si prese l'originale Adam Susan e si procedette a ibridarlo con Hitler:

Adam Susan + Hitler => Adam Sutler 

Si converrà che un dittatore il cui cognome è Susanna non può essere granché convincente. In realtà la sua identificazione con Hitler proviene dalla diffusa costumanza di astrarre il Cancelliere di Germania dalla sua epoca storica per farne una categoria metafisica a cui ridurre di riffa o di raffa qualsiasi malvagio dei tempi presenti e futuri. L'Alto Cancelliere d'Inghilterra per quasi tutto il film appare come un gigantesco faccione che urla e sbraita da uno schermo immane, come un incombente Mago di Oz che spia ventiquattr'ore su ventiquattro i suoi servitori e li terrorizza con la sua voce tonante. Soltanto sul finire della narrazione, egli viene mostrato come uomo in carne ed ossa, proprio quando incontra la sua nemesi. I mezzi della tecnologia lo hanno reso simile al Grande Fratello descritto da George Orwell in 1984, ma ha un pathos che manca al leader dell'Ingsoc, figura impersonale costruita a tavolino dal Partito e del tutto priva di realtà fisica. Mentre Hitler mantenne il potere arringando le folle ipnotizzate che gli tributavano un culto divino, Sutler sembra ridotto a un gallinaccio che teme sopra ogni cosa il contatto diretto con qualsiasi essere umano: i suoi tonanti e isterici discorsi al pubblico compaiono come flashback del passato, più che altro per spiegare la sua ascesa. Quando il dittatore si ritrova tremante davanti a V, ha perso tutto il suo posticcio gigantismo per mostrarsi come un assoluto pigmeo morale. 


Fuoco Norreno 

Il partito di Adam Sutler porta un nome ben singolare: Fuoco Norreno, che nell'originale inglese suona Norsefire. La traduzione è immaginifica, per quanto ambigua. Si noterà che in italiano il termine "norreno" (da norrœnn "nordico") dovrebbe essere usato soprattutto per riferirsi all'antica lingua nordica e alla connessa cultura vichinga che fiorì in Scandinavia e quindi in Islanda, anche se non mancano casi in cui è usato per indicare l'etnia. Non è comunque un generico sinonimo di "bianco", di "germanico", né tantomeno un equivalente di "ariano". In inglese questa problema assume sfumature diverse, in quanto Norse significa "norvegese": la lingua norrena è chiamata Old Norse. Il punto è che un partito ultranazionalista britannico che si dà nome di "Fuoco Norvegese" è come minimo una stranezza storica e un gran paradosso. Tuttavia, siccome Fuoco Norreno suona bene, si accoglierà senz'altro la locuzione, che pure è formata in modo perfetto: di certo in italiano essa ha una sonorità e una capacità evocativa che manca alla forma inglese. Dall'analisi delle dottrine e della Weltanschauung di Fuoco Norreno, si capisce subito che è un'evoluzione dell'Unione Britannica dei Fascisti (British Union of Fascists, BUF). Sua caratteristica è l'odio verso chiunque non sia bianco, cristiano ed eterosessuale, come ci si può aspettare. Si scopre però che c'è dell'altro: Fuoco Norreno è giunto al punto di provocare la morte di quasi 100.000 persone innocenti, attribuendola ai terroristi e creando così il marasma necessario per assumere il potere. Trovo insidioso ridurre a un pugno di parole stereotipate ogni manifestazione di un complesso fenomeno che affonda le sue radici nelle dottrine hegeliane. Una semplificazione che piace molto alle masse, ma che equivale a confondere i sintomi di una patologia con la sua causa, ossia il patogeno.


Un linguaggio molto creativo

Quando Evey incontra gli agenti della polizia religiosa che si presentano come Castigatori, uno di loro afferma di necessitare cure per una "pallite turgida", ossia per uno stato di furiosa erezione e di surplus spermatico che gli ha congestionato i testicoli. Il propagandista Lewis Prothero, detto The Voice of London, è un veemente oratore antiamericano che si scaglia a più riprese contro quello che chiama Ulcerato Sfintere d'Amerdica. Nella versione originale in inglese il termine usato è invece un meno assonante Arse-erica (Ass-erica), derivato da arse "culo, ano" (variante ass): del resto, l'assenza nel vocabolario anglosassone di un derivato di merda è un dato di fatto a cui difficilmente si può pensare di porre rimedio.


L'abolizione della monarchia

Nella serie a fumetti il Regno Unito rimaneva almeno formalmente una cariatide dell'antica monarchia, retta da una regina-fantoccio chiamata Zara. Nel film invece si mostra una Gran Bretagna che non è più una monarchia: la massima carica è l'Alto Cancelliere e non si fa menzione di alcuna figura regale, per quanto ridotta a una mera ombra. Nelle case dei britannici c'è il ritratto di Adam Sutler, proprio come nelle case dei tedeschi c'era il ritratto di Adolf Hitler. Se la monarchia fosse sopravvissuta, per quanto in forma di istituzione posticcia e residuale, ci sarebbe stato anche un ritratto della regina (o del re). Quando Gordon Deitrich manda in onda una trasmissione satirica che schernisce ferocemente Adam Sutler, non appena l'uomo truccato come il dittatore fa il suo ingresso, viene accolto dalle note di God Save the Queen (o God Save the King), cosa che può essere interpretata in due modi. Primo: Adam Sutler si è impadronito dell'inno britannico, trasferendolo alla sua figura essendo la monarchia ormai decaduta ed estinta. Secondo: Gordon Deitrich ha utilizzato l'ex-inno britannico come scherno. Quando lo stesso Deitrich accoglie Evey nella sua dimora, le mostra un recesso segreto in cui si trovano molte cose interessanti, per quanto eterogenee e tra loro difficilmente compatibili: materiale omosessuale, un'antica copia del Corano, una bandiera anglo-americana con lo Hakenkreuz in mezzo e soprattutto una caricatura di Adam Sutler nei panni della regina d'Inghilterra, con sotto scritto God Save the Queen. Sembra una prova del fatto che la monarchia fosse già decaduta quando il presentatore ha tesaurizzato quel materiale compromettente, con ogni probabilità agli inizi dell'epoca del Caos.

Natura onirica della narrazione 

Sul sito Filmtv.it, l'utente mm40 scrive una recensione e fa notare la presenza di alcune interessanti inconsistenze: "rimangono domande irrisolte ed irrisolvibili come il dubbio su chi si sia preso la briga di stampare centomila maschere e parrucche per conto di mr. V, ma le falle logiche sono di ordinanza nel fumetto e nel genere fantasy, percui, chiudendo un occhio, tutto si può sopportare". Già. Chi ha prodotto le maschere e le parrucche? Chi ha messo in piedi, in un regime come quello di Sutler, la catena logistica necessaria alla loro distribuzione? Queste cose sono del tutto normali... nei sogni! Accadono soltanto nei meandri labirintici dell'universo onirico.

   

Guy Fawkes:
metamorfosi e paradossi

La memoria del 5 novembre è molto presente nel Regno Unito, ma non per celebrare Guy Fawkes. Piuttosto l'idea è quella di festeggiarne l'esecuzione e di gioire per il fallimento della Congiura delle Polveri, che avrebbe dovuto far saltare in aria la Camera dei Lord in occasione della cerimonia di apertura del Parlamento, il 5 novembre 1605, uccidendo il re Giacomo I e tutti i suoi ministri. In netto contrasto con la tradizione britannica, in questo film si introduce al grande pubblico la memoria del 5 novembre come trionfo della Libertà, affermando l'immortalità delle idee, che in quanto immateriali non possono essere distrutte dalla tirannia. Ma chi era in realtà Guy "Guido" Fawkes? Che cosa si prefiggeva progettando l'esplosione del Parlamento? La risposta non è difficile. Il famoso cospiratore e i suoi compagni si proponevano di instaurare in Inghilterra una monarchia assoluta cattolica sul modello della Spagna. Quindi non si può dire che questo personaggio fosse un mentore della Libertà: se il suo piano avesse avuto successo l'Inghilterra sarebbe diventata una tirannia sanguinaria, con nuovi persecutori generati dalle fila dei precedenti perseguitati. È soltanto in epoca moderna, nella seconda metà del XX secolo, che Guy Fawkes è stato associato al pensiero dei liberali e degli anarchici, in quanto aveva pagato con la vita per le idee che professava. Il passaggio doveva essersi compiuto all'epoca in cui la Thatcher governava con pugno di ferro, ed è proprio verso gli inizi degli anni '80 che V fa la sua comparsa. A parer mio, è ben possibile che il tramite di questa mutazione antropologica sia stato un cattolico. Non c'è molto materiale a disposizione sul modo in cui i cattolici hanno vissuto il Guy Fawkes Day nel corso dei secoli: è chiaro comunque che molti di loro dovettero dissimulare i propri veri sentimenti e considerare un eroe quello che per la maggioranza protestante era ed è tuttora un criminale.     

Una nuova parola del lessico di base 

Nell'inglese d'America è diffusissimo il termine guy "uomo, persona, tipo", di solito glossato con "man, person, fellow" nei dizionari e attestato con questa semantica nel corso del XIX secolo. Specialmente al plurale guys vale "persone, individui", senza distinzione di sesso. Nel linguaggio colloquiale questa parola è addirittura giunta a significare "cosa" (glossato con "thing", "unit") o "creatura" (glossato con "creature"). Ebbene, il vocabolo in questione è deonomastico e deriva proprio dal nome di Guy Fawkes. Lo slittamento semantico è stato semplice: "fantoccio di Guy Fawkes" > "fantoccio" > "persona, tipo". Tanta è la popolarità del vocabolo "guy", che ormai fa concorrenza a termini ben più antichi come "man" e "person": comunque la si voglia mettere, è una parola del lessico di base. È proprio vero: in qualche modo misterioso Guy Fawkes è riuscito a entrare molto in profondità nell'anima delle genti anglosassoni, lasciando un segno indelebile, mentre il re Giacomo I e tutta la sua genia sono destinati a scomparire nel Nulla. Il film ha perfettamente ragione, nonostante la sostanziale ambiguità del personaggio: egli è diventato immortale. 


Impatto antropologico di un meme

Oltre ad essere utilizzato in svariate occasioni dalla propaganda politica, il film ha esercitato un'influenza profonda sul mondo degli attivisti hacker. Tutti abbiamo visto le maschere di V indossate dai membri di Anonymous. Le stesse maschere sono state utilizzate anche dal movimento di protesta Occupy Wall Street, che esplose nel 2011. Questo ebbe a dire David Lloyd, illustratore del fumetto: "La maschera di Guy Fawkes ora è diventata un marchio collettivo e un'espressione conveniente da usare nelle proteste contro la tirannia - ed io sono felice che le persone la usino, sembra abbastanza unico che un'icona della cultura popolare sia usata in questa maniera". Cosa notevole, V per Vendetta è stato trasmesso in Cina il 16 dicembre 2012 senza alcun taglio. Non si tratta certo di un caso: è possibile che questa trasmissione del tutto inattesa debba interpretarsi come un significativo segnale di indebolimento della tradizionale censura dei film in quella nazione, ben nota per il suo rigore.

Curiosità

Hugo Waving, che ha interpretato il ruolo di V, era l'agente Smith in The Matrix (1999), diretto dai fratelli Wachowski, poi diventati "sorelle". John Hurt, che ha interpretato il ruolo di Sutler, era Winston Smith in Orwell 1984 (1984), adattamento di 1984 di George Orwell. 
 
Il motto di V, scritto sulla cornice di uno specchio, è Vi Veri Veniversum Vivus Vici, ossia "Con la forza della verità, da vivo ho conquistato l'Universo". Il punto è che Veniversum è una grafia erronea per Universum: questa inconsistenza è dovuta a una persona che ignorava l'uso del carattere V come vocale col valore fonetico di /u/, pensando così di vocalizzare un nesso consonantico improbo inserendo una -e-. La paternità di questa frase, attribuita a torto a Christopher Marlowe, è in realtà di Aleister Crowley.    

Alcune citazioni: 

"Gli uomini muoiono, le idee no. Io non sento la mancanza dell'idea... sento la mancanza dell'uomo."
(Evey)

"I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero avere paura dei popoli"
(V)

"Siamo spesso da biasimare in questo: è ben provato che con un'aria devota e un'azione pia inzuccheriamo lo stesso diavolo."
(V)

"Gli artisti usano le bugie per dire la verità mentre i politici per coprire la verità."
(Evey)

"C'è molto più della carne dietro questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile."
(V)

"E così ricopro la mia muta perfidia con antiche espressioni a me estranee rubate ai sacri testi e sembro un santo quando faccio la parte del diavolo!"
(V)

"Il distruttore e il costruttore sono le due facce dell'anarchia."
(V)

"Perché mai amare la legge? Lo sanno tutti che è una puttana... le persone virtuose la schivano, i malvagi se la fottono e poi la ignorano."
(V)

"Il palazzo è un simbolo, come lo è l'atto di distruggerlo, sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli, ma con un bel numero di persone alle spalle far saltare un palazzo può cambiare il mondo."
(V)

"Il nostro compito è riferire le notizie, non fabbricarle. Quello è compito del governo."
(Dascombe)

"È una cosa che riguarda tutti i governi: i documenti più affidabili sono i documenti delle tasse."
(Finch)

"Se il nostro governo fosse responsabile della morte di quasi 100.000 persone… Davvero vorresti saperlo?"
(Finch)

"Ecco! All'inizio anche io pensavo fosse odio, l'odio era l'unica cosa che conoscevo, l'odio aveva costituito il mio mondo, mi aveva imprigionato, mi aveva insegnato a mangiare, bere, respirare. Pensavo che l'odio che mi scorreva nelle vene mi avrebbe ucciso. Ma poi è successo qualcosa... a me, come è successo a te."
(V)

"Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto. È il principio fondamentale dell'universo: a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria."
(V)

giovedì 2 novembre 2017

NOTE SUL LAVORO DI PETERSON-SILBERSTEIN

Daniel Peterson (University of Michigan) e Michael Silberstein (University of Maryland) sono gli autori dell'articolo Relativity of Simultaneity and Eternalism: In Defense of the Block Universe (2009, per la prima volta online nel 2010). 


Questo è l'abstract in lingua italiana (traduzione del sottoscritto):

Fin dai commenti del 1908, ora notori*, di Hermann Minkowski sul modo corretto di vedere lo spaziotempo, è infuriato il dibattito se l'universo debba o meno essere considerato un tutt'uno quadridimensionale in cui passato, presente e futuro sono ugualmente reali o se siano più accurate le visuali sposate da possibilisti, storicisti e presentisti riguardo all'irrealtà del futuro (e, per i presentisti, del passato). Ora, un secolo dopo che l'universo a blocchi proposto da Minkowski ha acceso il dibattito, presentiamo un nuovo e più conclusivo argomento a favore dell'eternismo. Utilizzando un argomento basato sulla relatività della simultaneità nella tradizione di Putnam e di Rietdijk e nuove ma ragionevoli assunzioni se la natura della "realtà", mostriamo che il passato, il presente e il futuro dovrebbero essere trattati come egualmente reali, stabilendo che il presentismo e le altre teorie del tempo che attribuiscono speciale statuto ontologico al passato, al presente o al futuro, sono insostenibili.
Infine risponderemo ai nostri critici che suggeriscono che: 1) non c'è differenza metafisica tra le posizioni dell'eternismo e del presentismo, 2) il presente deve essere definito come il "qui" così come l'"ora", o 3) il presentismo è corretto e la nostra comprensione della relatività è incompleta perché non incorpora una struttura preferenziale.
Chiamiamo le risposta 1 deflazionaria perché pretende di dissolvere o di decostruire l'annoso dibattito tra le due visioni, e la risposta 2 compatibilista perché non fa nulla per alterare la relatività speciale, argomentando che la semplice relatività speciale ha le risorse per salvare il presentismo. La risposta 3 la chiamiamo incompatibilismo perché in qualche modo abbellisce la relatività speciale allo scopo di salvare il presentismo in qualche tipo di sistema preferenziale. Mostriamo che né 1 né 2 possono salvare il presentismo in qualche modo e che 3 non è ben motivata in questa situazione tranne che come un meccanismo ad hoc per rifiutare l'eternismo.

*Il testo inglese ha infamous, alla lettera "infame, vigliacco", ma con una semantica non sempre interamente funesta: spesso nella lingua colloquiale degli anglosassoni, veri e propri alieni sulla Terra, l'aggettivo significa invece "famoso", "notorio" e addirittura "leggendario".

Critica:

A sentire gli eternisti non tensionali, tutti gli eventi, anche quelli futuri, sono perfettamente definiti, egualmente reali e simultanei rispetto al presente che viviamo. Nessun B-eternista può tuttavia spiegare perché gli eventi passati sono a noi inaccessibili e gli eventi futuri sono oltre che inaccessibili anche inconoscibili.

Pochi fatti certi

i) Il Caos che domina i sistemi fisici contraddice l'eternismo. Essendo i sistemi caotici estremamente sensibili alle condizioni iniziali, non si vede come sia possibile in un dato istante avere una definizione certa e sempiterna di eventi lontanissimi nel tempo futuro. Per ammettere l'eternismo che nega il flusso temporale, dovremmo stabilire un quadro dei fatti deterministico e quindi conoscibile a partire dalle variabili del sistema in un dato istante, tale che dallo stato del sistema stesso in quell'istante possiamo ricostruire l'intero corso storico. Tuttavia a questo punto sorge una difficoltà insormontabile: questa conoscenza non ci è possibile.

ii) Il principio di intederminazione di Heisenberg contraddice l'eternismo non tensionale. Non è infatti possibile conoscere contemporaneamente velocità e posizione di una particella in un dato istante, il che vieta di conoscere a priori le forze interagenti e di determinare il futuro a partire dal presente o da un qualsiasi istante del passato. Questa impossibilità è ontologica, non empirica: in altre parole non è connessa alla sensibilità degli strumenti di misura utilizzati.

iii) I B-eternisti trattano lo spaziotempo di Minkowski come uno spazio a quattro dimensioni reali e si dimenticano del fatto che il tempo è descritto da numeri immaginari. Un numero immaginario è dato dal prodotto di un numero reale per l'unità "immaginaria" i, ossia il numero tale che i2 = -1. Le coordinate spaziotemporali di un punto dello spaziotempo di Minkowski sono infatti x, y, z (che descrivono lo spazio) e t (che descrive il tempo), ma t entra nelle formule come ict, essendo i l'unità immaginaria e c la velocità della luce nel vuoto. Così la distanza tra due eventi x, y, z, t e x', y', z', t' è data da d2 = -c2(t - t')2 + (x - x')2 + (y - y')2 + (z - z')2. Nella natura degli eventi che coinvolge una parte immaginaria e la velocità della luce nel vuoto, sta proprio la nostra incapacità di sondare con i nostri sensi il tempo.

Propendo per la soluzione 3 menzionata da Peterson-Silberstein: "il presentismo è corretto e la nostra comprensione della relatività è incompleta perché non incorpora una struttura preferenziale". Il fatto stesso che la relatività è finora irriducibile alla fisica quantistica dimostra che ci sono possibilità. 

Il diagramma fornito da Peterson-Silberstein, detto diagramma di prova della relatività della simultaneità (RoS), è addotto come prova contro il presentismo, a mio avviso senza fondamento alcuno. Vediamo di spiegare in dettaglio questa singolare quanto paradossale costruzione.


Si prendano due individui, che chiameremo Giovanni e Giusy. Chiamiamo A il seguente evento: Giovanni urta un piede contro uno spigolo. Chiamiamo B il seguente evento: Giusy urta un piede contro uno spigolo. Entrambi urlano di dolore per il colpo ricevuto. L'evento corrispondente all'urlo di Giovanni lo chiamiamo A', mentre l'evento corrispondente all'urlo di Giusy lo chiamiamo B'. Nel mio sistema di riferimento, da cui osservo, gli eventi A e B sono simultanei e avvengono nell'istante t1

Immaginiamo adesso che un po' di tempo prima di questi eventi, gli incrociatori alieni P e D passino proprio sopra le nostre teste. I piloti di questi incrociatori vedranno le cose diversamente da come le vediamo noi. Per l'incrociatore P, gli eventi B e A' sono simultanei, ossia il pilota di P vede Giusy urtare il piede e Giovanni urlare di dolore. Per l'incrociatore D, gli eventi A e B' sono simultanei, ossia il pilota di D vede Giovanni urtare il piede e Giusy urlare di dolore. Così dal mio sistema di riferimento, gli eventi A e B sono ugualmente reali. Dal sistema di riferimento dell'incrociatore P, gli eventi B e A' sono ugualmente reali. Dal sistema di riferimento dell'incrociatore D, gli eventi B' e A sono ugualmente reali. Siccome per me A' e B' sono eventi successivi ad A e a B, gli alieni vedrebbero come contemporanei un evento per me presente e un evento per me futuro.

Il baco: in questa costruzione ci si dimentica che l'istante in cui gli alieni dell'incrociatore P e dell'incrociatore D osservano gli eventi sulla Terra, deve per necessità essere successivo agli eventi in questione. Non può esistere contemporaneità tra A, B' e l'osservazione da P. Non può esistere contemporaneità tra B, A' e l'osservazione da D. In altre parole, esiste uno sfasamento temporale tra A e l'incrociatore che osserva l'evento A, e via discorrendo, calcolabile con precisione micrometrica a partire dalle distanze e dal valore della velocità della luce nel vuoto, che è finito e ben noto. Il lavoro di Peterson-Silberstein pecca gravemente ritenendo che sia possibile avere l'osservazione di A - B' e di B - A' contemporanee agli eventi suddetti per i due incrociatori alieni. Questo perché dagli eventi sulla Terra alle osservazioni dagli incrociatori c'è il tempo che impiega la luce ad arrivare dagli eventi stessi (Giovanni urtante e Giusy urlante, etc.) ai piloti!

Inoltre nessun alieno all'interno dei coni di luce degli osservatori terrestri potrà mai vedere A' in un istante precedente ad A, o B' in un istante precedente B. Né dall'incrociatore P né dall'incrociatore D, né da nessun altro mezzo nei paraggi della Terra, potrà mai risultare invertito il nesso causa-effetto, con Giusy e Giovanni che urlano prima di urtare i loro piedi!

Il  passato visto dagli incrociatori alieni è soltanto una collezione di immagini fossili, e non basta masturbarle per dimostrare che sono simili al presente in cui uno sperimentatore urta un piede contro uno spigolo o al presente in cui urla. Tali immagini del passato non possono nemmeno avere lo stesso status ontologico dell'istante in cui un alieno le osserva. Disputare sulla posizione reciproca dei fantasmi fotografati con un'apposita macchina non li rende reali.  

Da una parte Peterson e Silberstein applicano correttamente le teorie di Einstein. Dall'altra parte ammettono al contempo la simultaneità newtoniana, contraddicendo le proprie premesse e agendo in modo selettivo quando fa loro comodo. Il baco di Penrose-Putnam-Rietdijk è destinato a propagarsi nel mondo accademico, senza che nessuno sembri accorgersene.  

Conclusioni: la prova del diagramma di relatività della simultaneità riportato da Peterson-Silberstein è senz'altro da rigettarsi.