lunedì 13 novembre 2017

PROVE INTERNE DELLA PRONUNCIA RESTITUTA DEL LATINO: IL PRONOME DIMOSTRATIVO ENFATICO HICE, HICCE

A partire dalla particella enfatica indoeuropea *ghe / *gho si è evoluto regolarmente il pronome latino hic /hi:k/ (f. haec /haek/, n. hoc /hok/), con l'aspirazione /h/ assai debole che si è persa presto. La -c finale tipica di molte forme del paradigma di hic, haec, hoc è frutto dell'evoluzione di un'antica particella rafforzativa, che in origine suonava /-ke/, derivante dal pronome dimostrativo indoeuropeo *k'e-, *k'ey- "questo". In poesia la forma neutra hoc davanti a vocale aveva una scansione anomala, come se fosse stata scritta *hocc, e Velio Longo ci dice che hoc est era pronunciato hoccest /'hokkest/. Il motivo della geminazione della consonante finale è chiaro: questo *hocc deriva da un precedente *hodce con assimilazione, dove la consonante -d è la stessa caratteristica dei neutri singolari pronomilali come quod, quid, aliud, istud, illud.

Ecco il paradigma:

Sing. M F N
Nom. hic
haec hoc
Gen. huius huius huius
Dat. huic huic huic
Acc. hunc hanc hoc
Abl. hoc hac
hoc
Pl. M F N
Nom. hi hae haec
Gen. horum harum horum
Dat. his his his
Acc. hos has haec
Abl. his his
his

Questo è il link al dizionario online Olivetti:


Esistono alcune varianti censurate dal sistema scolastico: al dat./abl. plurale di tutti i generi troviamo anche la forma hibus. Al dat. sing. m./n. si può trovare anche la forma hoc, mentre al dat. sing. f. si trova anche haec.

Da questo tema pronominale derivano alcune singolari forme avverbiali con valore locativo:

hic /hi:k/ "qui"
hac /ha:k/ "per di qua"
hinc /hink/ "da questa parte"
huc /hu:k/ "qui, in questo luogo; da questa parte"

Si noterà che si tratta di antiche forme di declinazione fossilizzate, cosa che a scuola viene taciuta. Possiamo identificare facilmente il relitto di un caso in seguito estinto: l'avverbio huc /hu:k/, che in origine era uno strumentale del pronome dimostrativo.

Il punto è che ancora in epoca classica esistevano anche forme conservative con l'antica particella -ce integra: hice /'hi:ke/ /f. haece /'haeke/, n. hoce /'ho:ke/), con la variante hicce (f. haecce, n. hocce). La forma hicce con consonante geminata è dovuta all'analogia: il neutro *hodce ha dato regolarmente hocce, e da questa forma si è estesa la geminazione anche ad altre forme del paradigma. Per contro, da hocce si è sviluppato hoce /'ho:ke/ con consonante semplice secondo la ben nota alternanza vocale breve + consonante doppia : vocale lunga + consonante semplice.

Tutte queste forme sono censurate dal sistema scolastico, o quanto meno ad esse non è data la benché minima rilevanza. Questo è il paradigma di base:

Sing.
M
F
N
Nom.
hice
haece
hoce
Gen.
huiusce
huiusce
huiusce
Dat. huice
huice
huice
Acc.
hunce
hance
hoce
Abl.
hoce
hace
hoce
Pl. M F N
Nom. hisce haece haece
Gen. horunce,
horunc
harunce,
harunc
horunce,
horunc
Dat. hisce hisce hisce
Acc. hosce haece haece
Abl. hisce hisce hisce

Questo è il link al dizionario online Olivetti:


Altre informazioni si possono trovare nel sito Perseus.tufts.edu


Vediamo che questo -ce compare anche al genitivo singolare: huiusce, attestato anche HVIVSQVE (la labiovelare è dovuta a ipercorrettismo). Questo pronome, spesso definito "arcaico" ed "enfatico", mostra forme oltremodo interessanti: nominativo plurale maschile hisce /'hi:ske/, con una notevole sibilante -s- che non si trova affatto nella forma semplice hi; genitivo plurale maschile e neutro horunc /'ho:runk/, ma anche horunce /ho:'runke/; genitivo plurale femminile harunc /'ha:runk/, ma anche harunce /ha:'runke/. Si noti che queste particelle sono attestate anche con altri pronomi dimostrativi: istic "costui, questo qua" (f. istaec, n. istuc); illic "quello là" (f. illaec, n. illuc).



Se facciamo pronunciare queste forme enfatiche secondo la pronuncia ecclesiastica, otteniamo forme assolutamente incoerenti: le forme con -s-ce come huiusce, hisce, verranno pronunciate con una sibilante palatale /ʃ/: /u'juʃʃe/, /'iʃʃe/, che non ha alcun senso; negli altri casi, -ce sarà pronunciato con un'affricata /tʃ/: /'i(t)tʃe/, /'untʃe/, etc.
La finale in -c sarà invece velare ("dura") come nella pronuncia restituta: horunc /'orunk/, harunc /arunk/, in nettissimo contrasto con le forme piene horunce /o'runtʃe/, harunce /a'runtʃe/. Se per assurdo la pronuncia ecclesiastica valesse ab aeterno, come i nostri avversari sostengono, questa situazione sarebbe inesplicabile.

L'avverbio hic(c)e, derivato dal pronome enfatico con -ce, era usato anche nella lingua popolare e sopravvisse a lungo. Infatti, nell'evoluzione dal latino al romanzo, vediamo che da hicce est, è derivato tramite palatalizzazione il moderno italiano c'è. Più in generale, la forma ci, ce, è poi derivata direttamente da hicce con valore locativo. Così hicce stat si è evoluto in ci sta.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bello, grazie

Antares666 ha detto...

Grazie a te dell'intervento!