Titolo originale: Videodrome
Paese di produzione: Canada
Anno: 1983
Lingua originale: Inglese
Durata: 87 min
Genere: Orrore, fantascienza
Sottogenere: Tecnosurrealismo, psicosessualità
Regia: David Cronenberg
Soggetto: David Cronenberg
Sceneggiatura: David Cronenberg
Produttore: Claude Heroux
Fotografia: Mark Irwin
Montaggio: Ronald Sanders
Effetti speciali: Rick Baker, James Stuart Allan, Frank
Carere, Robert Rouveroy
Musiche: Howard Shore
Scenografia: Angelo Stea
Interpreti e personaggi
James Woods: Max Renn
Sonja Smits: Bianca O'Blivion
Deborah "Debby" Harry: Nicki Brand
Leslie Carlson: Barry Convex
Jack Creley: Prof. Brian O'Blivion
Peter Dvorsky: Harlan
Lynne Gorman: Masha
Julie Khaner: Bridey
David Bolt: Raphael
Reiner Schwarz: Moses
Lally Cadeau: Rena King
King Cosmos: Brolley
Kay Hawtrey: Matron
David Tsubouchi: Pornografo giapponese
Doppiatori italiani
Diego Reggente: Max Renn
Piera Vidale: Bianca O'Blivion
Liliana Sorrentino: Nicki Brand
Valerio Ruggeri: Barry Convex
Manlio Guardabassi: prof. Brian O'Blivion
Roberto Del Giudice: Harlan
Riconoscimenti
1984 - BIFFF
Miglior film di fantascienza
1984 - Genie Awards
Miglior regista
Budget: 5,9 milioni di dollari USA
Box office (mondo intero): 2,1 milioni di dollari USA
Trama:
Come molti film di Cronenberg, anche questo è ambientato in Canada. Max Renn è il presidente di una televisione UHF di Toronto, la CIVIC-TV. Per dirla in parole povere, si tratta di una rete impegnata nella diffusione di ogni genere di spazzatura sensazionalistica: i suoi programmi consistono principalmente in tonnellate di pornografia soft e di violenza gratuita. Immagino che Renn si astenesse dal mostrare l'eruzione del fallo soltanto per qualche legge stravagante e contorta che gli avrebbe reso la vita impossibile. A un certo punto Renn, stanco di questo andazzo, cerca qualcosa di nuovo, che possa guadagnargli un nuovo audience. Un mattino gli viene offerta qualche possibilità consona ai suoi desideri. Harlan, che gestisce di nascosto un'antenna parabolica satellitare non autorizzata della CIVIC-TV, lo convoca nel suo ufficio clandestino e gli spiega di aver captato qualcosa di veramente strano. Si tratta di uno spettacolo televisivo pirata trasmesso dalla Malesia, intitolato Videodrome e privo di trama, che mostra l'efferata tortura e l'uccisione di vittime in una camera di un colore arancione rossiccio. In pratica è una serie di snuff movies. Max Renn, che non pensa nemmeno di infrangere il divieto che grava sulla trasmissione di pornografia hard, non si fa tuttavia scrupolo alcuno nel tentare la fortuna con questi snuff. Convinto che la violenza gratuita sia il futuro della televisione, dà ordine ad Harlan di iniziare l'uso non autorizzato del brutale show malese. Come dire, torturare e uccidere una persona è ok, mentre un cazzone che erutta una fontana di sperma su un paio di soffici tette non è ok: la morale anglosassone è tutta qui. Il problema riscontrato da Harlan è l'instabilità sostanziale del segnale televisivo di Videodrome, che si dissolve pochi istanti dopo aver trasmesso pacchetti di sequenze violente. Così Max chiede che gliene venga registrata una copia. Qualche giorno dopo partecipa a un talk show in cui sono ospiti la psichiatra Nicki Brand e il filosofo Brian O'Blivion, analista di cultura popolare. Lo stravangante professor O'Blivion partecipa alla trasmissione da remoto, non fisicamente. A un certo punto se ne esce con un'inquietante profezia, affermando che la televisione soppianterà la vita reale. Max fa colpo su Nicki, le dà un appuntamento e i due diventano amanti. La donna si eccita moltissimo quando lui le mostra la registrazione di Videodrome, al punto da costringerlo ad avere sesso sadomaso con lei durante la visione dello snuff. Tornato nell'ufficio di Harlan, Max apprende che il segnale di Videodrome è sembrato provenire dalla Malesia a causa di uno sfasamento introdotto a bella posta dall'emittente, mentre si è potuto accertare che in realtà la trasmissione proviene da Pittsburgh, Pennsylvania, US. Quando Nicki lo viene a sapere, le si surriscalda il clitoride. In preda all'eccitazione più furiosa parte subito per Pittsburgh, nella speranza di poter partecipare alla trasmissione. Il problema è che non fa ritorno. A questo punto Max, molto preoccupato, decide di contattare la sua amica Masha, una cougar che di professione fa la pornografa soft, per chiederle come gestire la difficile situazione. Apprende così dall'attempata signora che non soltanto Videodrome è reale, ma che si tratta della facciata di un movimento politico. Viene anche a sapere che il professor O'Blivion è coinvolto in tutto questo. La ricerca porta Max in un rifugio per vagabondi dove i relitti della società sono spinti a sottoporsi a sessioni interminabili di programmi televisivi, fino a fondersi il cervello. La figlia di O'Blivion, Bianca, gestisce questa inconsueta attività, che è una vera e propria missione religiosa di una congrega dal nome sorprendente: la Chiesa Catodica. Lo scopo della Papessa Catodica, Bianca O'Blivion, è in apparenza quello di inverare la profezia del padre, facendo sì che la Televisione rimpiazzi ogni aspetto della vita reale, assimilando gli spettatori. In un videotape, il professore visionario spiega che Videodrome è un campo di battaglia socio-politica combattuta per il controllo delle menti della popolazione nordamericana. A questo punto Max è sconvolto da allucinazioni molto realistiche, tanto che vede la cavità di un videoregistratore formarsi nel suo busto, una ferita simile a una grande figa. Bianca gli spiega che il segnale di Videodrome ha un simpatico effetto collaterale: provoca nell'utente un tumore maligno al cervello, responsabile delle esperienze allucinatorie. In realtà il professor O'Blivion è morto da anni, da quando ha capito che la sua creatura veniva usata dai suoi partner per scopi malevoli. Avendo cercato di fermarli, è stato da loro ucciso. La sua presenza televisiva negli anni successivi era dovuta all'immensa mole di materiale videoregistrato da lui prodotto. Ecco che il capo di questi partner deleteri di Videodrome si materializza nella figura di Barry Convex. I nodi giungono al pettine: l'intero programma non incarna affatto la minchionesca utopia del Transumanismo, trattandosi invece di una subdola quanto letale cospirazione filo-governativa che ha come scopo ultimo la "pulizia morale" della popolazione. I tumori allucinatori servono proprio a questo scopo, afferma Convex, ad eliminare i cattivi cittadini contaminati dall'ammorbamento della pornografia e della violenza. Per Max Renn è l'inizio di un estenuante incubo ad occhi aperti, che si conclude con il proprio annientamento. Le sue ultime parole sono queste: "Lunga vita alla Nuova Carne!" (nell'originale "Long live the New Flesh").
Recensione:
L'ossessione di Cronenberg per la fusione dell'essere umano con la tecnologia è evidente in questa pellicola. Detto questo, soltanto i coglioni potrebbero affermare che si tratti di un contenuto utopistico. Semmai si tratta di una distopia angosciante e distruttiva in massimo grado, in cui la realtà si fonde con l'allucinazione, perdendo la sua sostanza ontologica. Lo stesso regista non narrò mai nei suoi film una sola trama di cui si possa auspicare l'inveramento. Il problema è questo: se ci si ferma al tema della fusione uomo-tecnologia, si perde la possibilità di indagare ben altre profondità abissali!
Una profezia mancata
Il principio della Televisione è chiaro e semplice: noi ti riempiamo la testa di input, ma non siamo interessati al tuo ouput. Come dire che viene fornito allo spettatore ogni tipo di cibo spazzatura in quantità immense. Alla masticazione fa seguito la laboriosa digestione e infine l'espulsione di feci oltremodo fetide, il punto finale del processo. Le barrette di cioccolato ripieno di caramello diverranno escrementi simili a una zuppa di vomito acidissimo misto a uova marce, mentre i ricchi hamburger si trasformeranno in montagne di sterco pastoso, denso, il cui odore conserverà la traccia di molecole aromatiche derivanti dalla grigliatura della carne. Tutta questa merda però non la annuserà mai chi ti ha fornito la materia prima per produrla. La annuserai tu stesso, che l'hai deposta. Si accumulerà intorno a te, perché non riuscirai a rimuoverla (l'entropia cresce sempre in un sistema isolato), e infine ti farà morire di peste. Che dire poi se anziché il junk food venisse fornito direttamente materiale fecale? Lo spettatore lo mangerebbe e sfornerebbe la merda di un coprofago! Il Web è qualcosa di molto diverso dalla Televisione. Gli escrementi prodotti dagli utenti entrano infatti in circolo e saranno annusati da tutti. Non soltanto dagli altri navigatori, ma anche dalla classe dirigente, dai politicanti. Credo che sia proprio per questo motivo che i politicanti odiano mortalmente la Rete e pretendono di regolamentarla: è perché le sue scorie arrivano loro sotto il naso e la cosa li infastidisce. Tanto più se in quell'immondizia ci sono le prove di qualche innominabile porcata che hanno commesso, visto che sono tutti malfattori al cui confronto Sodoma era un convito di anime belle! In questo senso Videodrome si è dimostrato fallimentare e incompleto. Le capacità profetiche cronenberghiane hanno mancato il bersaglio: non hanno saputo prevedere l'avvento di Internet, con tutte le sue infinite conseguenze. Si potrebbe anzi pensare che proprio questo film sia un emblema del fallimento della Fantascienza e più in generale della futurologia: ha puntato tutto sulla tirannia televisiva proiettando il proprio presente nel futuro prossimo, dilatandolo a dismisura, senza tener conto della possibile irruzione di un nuovo fattore capace di far evolvere la realtà in modo del tutto differente. La realtà è meno della televisione, e la televisione è meno del Web. Senza dubbio Videodrome è ottimo se si considera il contesto in cui è stato pensato e prodotto, anche se oggi ci appare piuttosto ingenuo: quale sarebbe il potere della Nuova Carne Televisiva in un mondo in cui tutti si portano dietro uno smartphone e sono connessi persino quando sono seduti sulla tazza?
Parafilie o gusti acquisiti?
Barry Convex rivela all'allucinato Max Renn la verità su Videodrome, in tutta la sua annichilente potenza: si tratta di una cospirazione governativa. La sostanza è questa: l'Establishment vuole eliminare chirurgicamente tutte le persone attratte morbosamente dalla sessualità estrema e dal sadismo, così ha studiato un sistema molto efficace per ottenere i propri scopi. Sottopone a irradiazione intensiva tutti coloro la cui esistenza è considerata nociva, forte della convinzione che il cittadino morale, fottutamente onesto, straight, non sarà mai e poi mai attratto dalle porcherie e dagli snuff videos! Il problema è che è sbagliato il fondamento stesso di questa pretesa. La conventicola settaria degli psicologi e degli psichiatri, che ha un potere incredibilmente pervasivo in questa società, etichetta tutto ciò che non le aggrada come "parafilia". Il vocabolo sostituisce etichette più antiche come "devianza" e "perversione", che ora non possono più essere usate perché non conformi ai dettami del buonismo politically correct. Così ecco che solo con la parola magica "parafilia" pretende di liquidare tutta una serie di pratiche quelle pratiche, sessuali o meno, che vanno dalla coprofagia al cannibalismo. Il punto è che il gusto per tutte queste cose può essere descritto come un contagio: può formarsi già soltanto dalla contemplazione di qualcuno che compie atti considerati aberranti, per poi svilupparsi e consolidarsi. Può passare da una persona all'altra e diventare sempre più intenso. Si tratta in altre parole di un gusto acquisito. Il gusto acquisito può riguardare cose assolutamente banali, come bere del vino secco o mangiare del gorgonzola. Al primo assaggio danno fastidio, ma poi si è portati a ripetere l'esperienza e la si trova piacevole. Il punto è che il meccanismo è assolutamente identico anche per l'ingestione di escrementi, l'antropofagia e il sadismo estremo. Conobbi all'epoca dell'università un cinese che andava a trovare un suo amico veneto per mangiare formaggio e bere vino. Le sue figlie invece storcevano il naso: consideravano quelle sue stravaganze come qualcosa di rivoltante. Adesso i costumi della Cina sono cambiati, l'uso del latte e dei latticini, un tempo tabù, non desta più tanto scandalo. Non sempre il fenomeno è così innocuo. Nell'Antica Roma gli animali venivano straziati e massacrati nelle arene per il divertimento delle plebi. Erano le venationes, vere e proprie atrocità organizzate, di proporzioni oggi inimmaginabili. La gente chiedeva sangue a fiumi, godeva a vedere orsi e leoni dilaniati, fatti a pezzi, agonizzare e spirare nella sozzura. Sempre a Roma, la pedofilia era ritenuta normale, a patto che la vittima fosse di condizione servile. Queste cose, che oggi fanno rabbrividire, erano in quel contesto considerate piacevoli, addirittura voluttuose. Non sarà stato così fin dall'inizio. Tali comportamenti si devono essere originati in un ristretto numero di persone potenti per poi spargersi e infine propagarsi all'intera plebe. Il fatto che si siano generalizzati prova che la natura umana non possiede alcuna barriera immunitaria davvero efficace. E la genetica? Beh, la predisposizione genetica non esclude affatto il gusto acquisito. Se le istruzioni scritte nel materiale genetico sono una lampadina, ecco che il gusto acquisito funziona come un interruttore che la accende! Il teorema di Barry Convex fa acqua da tutte le parti. Non esiste una "parte sana" della popolazione. Se si trovasse il modo di far circolare tra i Mormoni tonnellate di snuff e di altre immondizie, quei morigerati Santi degli Ultimi Giorni si corromperebbero e diverrebbero Cani di Satana, dal primo all'ultimo.
Complottismo di Stato!
Nel suo romanzo Il pendolo di Foucault, Umberto Eco citava un supposto motto dei Gesuiti: "se temi un complotto, organizzalo". In quel contesto si parlava della conventicola settaria dei Rosacroce. Secondo un personaggio, nel XVII secolo i Gesuiti sarebbero stati gli autori del primo enigmatico Manifesto dei Rosacroce, diffuso nella speranza di fare emergere pericolosi entusiasti da arrestare. Un'ipotesi in apparenza peregrina, su cui però ho riflettuto molto. Spesso mi sono chiesto a chi possa giovare l'immensa mole di materiale complottista che pervade il Web, sommergendo l'intera società e diffondendo idee dementi che attecchiscono ovunque come funghi maligni. La risposta potrebbe essere abbastanza semplice: il complottismo stesso è a sua volta il frutto di un complotto. Non sempre tutto ciò segue una logica lineare. Eppure, se si scava a dovere, si riesce in ogni caso a comprendere qualcosa. Tutti i poteri del mondo ricorrono al complottismo per i loro scopi più o meno occulti. Analizziamo alcune situazioni concrete. La Massoneria intende nascondere con ogni mezzo le proprie vere origini storiche, così fa in modo che vengano diffusi ovunque materiali pieni di confusione e di contraddizioni, di errori e di incoerenze, ottenendo in questo modo il suo scopo: far sì che nessuno possa trarre da tutto questo marasma qualche deduzione utile. Altre volte la diffusione del complottismo serve a gettare discredito su qualche idea potenzialmente nociva, che minaccia il mondo politico. Questo risultato può essere ottenuto tramite l'azione di provocatori. Gli ambientalisti strepitano e fanno tumulto? Viene così fatta emergere dalla Svezia una mocciosa odiosissima e viene sostenuta affinché sparga isterismo sulle masse tumultuanti. In apparenza potrebbe sembrare una strategia folle e controproducente, in grado di portare disordine, ma nel lungo termine può dare i suoi frutti: gli ambientalisti saranno disprezzati e odiati per i loro eccessi caratteriali, l'intera causa sarà messa in ridicolo, lo stesso concetto di riscaldamento globale irriso e schernito. La crescita dell'effetto serra causato dalle emissioni climalteranti è un dato di fatto, che non dipende dagli umori delle masse, ma il fenomeno stesso viene negato da sempre più persone spinte dalla stizza e dall'avversione verso la giovane attivista svedese dal volto perennemente contratto in una smorfia. Prima ancora dell'emergere dell'ambientalismo convulsionario thunberghiano, simili strategie sono state applicate con successo nei confronti dei fautori di idee animaliste e antispeciste. La famosa "tempesta di merda" scatenata da provocatori contro Bill Gates, colpevole di aver ucciso un triceratopo, è un esempio brillante di questo modo di procedere. Il principio, in linea di massima, è sempre lo stesso enunciato da Barry Convex.
Giochi di parole
Il professor O'Blivion non è chiaramente uno scozzese con un cognome formato a partire dalla ben nota preposizione celtica O' indicante provenienza (gaelico ó "da", dal protoceltico *au, a sua volta da *apo, imparentato col latino ab), per tradizione aggiunta all'ipotetico capostipite della famiglia. Si capisce subito che siamo di fronte a un gioco di parole: il cognome O'Blivion sta per oblivion "oblio", di evidente origine latina. Questo perché coloro che si perdono nell'Oceano Televisivo dimenticano se stessi e finiscono con l'andare alla deriva in preda alla demenza più completa, incapaci persino di sillabare il proprio nome. Che dire poi della Chiesa Catodica (Cathodic Church)? Si vede subito che è una parodia della Chiesa Cattolica (Catholic Church), di cui condivide la pretesa dell'Universalità, implicita già nella sua denominazione. In fondo solo un fonema separa καθοδικός (kathodikos) da καθολικός (katholikos), il cui significato d'origine è "generale, universale". Di certo non è un caso se il catodo deriva il suo nome dal greco κάθοδος (kathodos) "via verso il basso, discesa", che in fondo è un sinonimo di καθάβασις (kathabasis). La Televisione è la Discesa agli Inferi e la Chiesa Catodica conduce... là in basso.
Il congiuntivo in inglese
In Italia, complice il vergognoso sistema scolastico, serpeggia un mito che non ha alcun fondamento reale: a sentire i suoi fautori, la lingua di Shakespeare sarebbe del tutto priva di congiuntivo. In realtà ne esistono residui degni di nota. Uno di questi lo possiamo vedere proprio nelle parole del Max Renn mutato dal contaminante allucinatorio: "Long live the New Flesh". Si badi bene, non è Long Life /lɔŋ laɪf/, ossia "lunga vita" (che richiederebbe una preposizione to), ma proprio Long live /lɔŋ lɪv/, che si traduce con "viva a lungo". Questo presente congiuntivo di terza persona singolare, che in realtà è più che altro un ottativo o un precativo, si differenzia dal presente indicativo per l'assenza della -s finale. Un altro esempio ben noto a tutti è God save the Queen, che si traduce con "Dio salvi la Regina". Anche degna di nota è la canzone patriottica inglese "Rule Britannia!", il cui ritornello è "Rule Britannia! Rule the waves", ossia "Che la Britannia domini! Che domini le onde!" Se la memoria non m'inganna, nel film Pink Floyd - The Wall (Alan Parker, 1982), i Fascisti Rosa che acclamano Pink come loro Führer, hanno come motto "Britannia rule the World!": dalle onde sono passati al mondo intero. Anche questi sono esempi degni di nota di congiuntivo presente con funzione desiderativa. Che dire poi del congiuntivo imperfetto? Ricorre in forma nettamente riconoscibile soltanto in un verbo, che è tuttavia il cardine della lingua: If I were traduce "se io fossi" ed è ben diverso dall'indicativo I was "io fui", "io sono stato".
Curiosità
L'effetto speciale dello schermo ondeggiante in cui Max interagisce col film è stato ottenuto con un proiettore video e con una dental dam, ossia una grottesca barriera di lattice che serve per leccare il culo alle puttane senza rischiare di contrarre malattie veneree.
Zebra Books pubblicò una novellizzazione di Videodrome l'anno stesso dell'uscita del film. L'autore, Dennis Etchison, è stato accreditato con lo pseudonimo "Jack Martin". Nonostante lo sforzo per rimanere fedele al lavoro di Cronenberg, si riscontrano alcune differenze. Così viene descritta una scena in cui un televisore sorge dall'acqua nella vasca da bagno in cui il protagonista si trova immerso, ricordando l'immagine di Venere che nasce dalla spuma del mare. La scena doveva essere inclusa nel film, ma poi è stata tagliata, senza che lo scrittore venisse a conoscenza della scenta: questo è il motivo dell'incongruenza.
Videodrome è nato da un'idea che il regista canadese covava in sé fin dall'infanzia, come un tizzone sputato da un camino, che cova nel legno di una casa di montagna sviluppandosi lentamente per molto tempo senza essere notato, per poi divampare in un improvviso incendio. Quando era un bambino, David era ossessionato da un segnale clandestino proveniente da Buffalo, nello stato di New York, che aveva captato con la radio. A quanto pare il giovane tremava di sacro terrore all'idea che quel brusio confuso potesse veicolare materiale inadatto al consumo del pubblico timorato di Dio. Sono proprio questa paure che permettono di scorgere in un infante i segni della futura grandezza: anche Giulio Cesare ed Alessandro il Macedone dovettero provare qualcosa di simile!
Sono stati filmati tre diversi finali del film. Uno ovviamente è quello a tutti ben noto. Gli altri due prevedevano una sorta di oltretomba per Max Renn dopo il suicidio con la pistola organica sviluppatasi da un suo dito indice. Si prevedeva che Max, Bianca O'Blivion e Nicki si ritrovassero sul set di Videodrome. Ciò avrebbe fatto del film un importante opera olomanista, in quanto sarebbe stata ben evidente la natura del cosmo aberrante di Videodrome, una proiezione del protagonista posseduto dal Genio di Cartesio. Cronenberg all'epoca scartò questo finale, perché pensava che equivalesse ad ammettere una qualche sopravvivenza dell'essere umano oltre la Morte. Il regista rifiutava con foga questa possibilità, professando dottrine materialistiche.
Nel suo romanzo Luce Virtuale (Virtual Light, 1993), William Gibson menziona Videodrome in un contesto davvero strano e notevole. Un agente privato di sicurezza, l'albino Sublett, appartiene a una setta evangelica televisiva che ritiene l'opera di Cronenberg diabolica proprio per via del film Videodrome. Data la natura di quella congrega ecclesiastica, che diffonde la Buona Novella tramite l'etere, non c'è da stupirsi troppo del suo anatema. Sarebbe come pensare che una mosca scatofaga possa amare chi mette in guardia dai rischi insiti nella manipolazione dello sterco!
Altre recensioni e reazioni nel Web:
Dovrò essere franco. Di recensioni a questa pellicola ne ho trovate un numero enorme. Ce n'è un porcaio. Tuttavia mi sembrano tutte uguali. Tutte fissate sulla compenetrazione uomo-macchina e incapaci di scorgere la dissoluzione del concetto stesso di realtà. Le stesse frasi vengono ripetute a pappagallo, come se fossero il verbo biblico scaturente dalle bocche di mille pastori della setta evangelica televisiva menzionata da Gibson, di quelle che vanno tanto di moda in America. Possibile che non ci sia nulla di originale? Vedo di raccattare qualcosa qua e là. Riporto alcune opinioni, tratte da Mymovies.it.
Alexander 1986 scrive:
Non il migliore film di Cronenberg ma quello che forse resta più impresso nella memoria del suo pubblico. A detta della critica, che lo stroncò all'epoca della sua uscita, ciò si deve allo spettacolo trash degli effetti speciali firmati da Rick Baker: tanto splatter, molto più realistico (e stomachevole) di quello che si vede oggi con tutta la nostra tecnologia di nuova generazione. Tale idea è in buona parte giustissima. Per il resto, pur non raggiungendo quei livelli, ''Videodrome'' può essere storicamente accostato a ''Blade Runner'' (1982) e a ''Brazil'' (1985) fra le opere che hanno introdotto nel cinema quel filone cyberpunk che in quegli anni fermentava nella letteratura fantascientifica. Rispetto ai due illustrissimi colleghi, purtroppo il film di Cronenberg è quello invecchiato peggio perché la nostra società ha già esaurito gli incubi dell'era televisiva ed è passata oltre. Ciò mette purtroppo in evidenza una trama un po' raffazzonata, in cui plot-holes e incongruenze vengono nascoste a malapena. Da vedere però almeno per gustarsi alcune trovate registiche: su tutte, geniale è l'apertura pseudo-vaginale nella pancia di Renn/Woods. Roba letteralmente per stomaci forti.
PeerGynt scrive:
E a questo punto non può più stupire che Max Renn muoia due volte, la prima volta nel piano allucinatorio ucciso da uno schermo televisivo che subito dopo sanguina (scena che avrebbe fatto la felicità dei surrealisti), subito dopo in un suicidio mistico che riempie di sé il piano della realtà.
Ma quello del film è anche un doppio disordinato, confuso, che non si lascia ben suddividere. Cronenberg punta volutamente ad una certa commistione/confusione narrativa, per far risaltare non tanto la storia, quanto piuttosto la riflessione teorica che ci sta sotto. Che a dirla potrebbe sembrare quasi banale (il mondo dell'immagine, da cui siamo dominati, oggi ancor più che nel 1983, è un cancro che ci divora, erodendo sempre più il nostro rapporto col reale e costringendoci a vivere anche i rapporti umani e le passioni che li riguardano in modo puramente virtuale), ma a farla vedere con la visionarieta' delle immagini di Videodrome resta impressa e scava dentro.
Ma quello del film è anche un doppio disordinato, confuso, che non si lascia ben suddividere. Cronenberg punta volutamente ad una certa commistione/confusione narrativa, per far risaltare non tanto la storia, quanto piuttosto la riflessione teorica che ci sta sotto. Che a dirla potrebbe sembrare quasi banale (il mondo dell'immagine, da cui siamo dominati, oggi ancor più che nel 1983, è un cancro che ci divora, erodendo sempre più il nostro rapporto col reale e costringendoci a vivere anche i rapporti umani e le passioni che li riguardano in modo puramente virtuale), ma a farla vedere con la visionarieta' delle immagini di Videodrome resta impressa e scava dentro.
Riporto in questa sede anche alcuni commenti, non necessariamente eulogistici, tratti da Filmup.leonardo.it.
Luca da Torino scrive:
State alla larga Ho apprezzato moltissimo "La mosca" dello stesso regista, ma anche "A history of violence", "La promessa dell'assassino" ed "Existenz". Questo film però è veramente inutile, delirante e senza alcun senso logico. Se bisogna per forza trovare una morale ad ogni cosa che passa per lo schermo vi posso dare ragione, la grande metafora televisione-realtà, televisione-finzione, finzione-realtà e chi più ne ha più ne metta, ma penso si possano rappresentare diversamente e molto meglio! Risparmiatevi l'ora e mezza di sta robaccia..
Alessandro da Varese scrive:
Se non ha avuto successo un motivo ci sarà
credo che il voto dato dalla media delle opinioni valorizzi un po' troppo questo film; sono convinto che almeno il 90% delle persone si sono fermate alla recensione del film senza poi vederlo, e meglio così per loro... credo che il film sia adatto solo al 5% del pubblico...
credo che il voto dato dalla media delle opinioni valorizzi un po' troppo questo film; sono convinto che almeno il 90% delle persone si sono fermate alla recensione del film senza poi vederlo, e meglio così per loro... credo che il film sia adatto solo al 5% del pubblico...
Allucinogeno
Cronenberg arriva, con questa pellicola, ad un perfetto teorema dell’immagine e del rapporto tumorale tra televisione e spettatore, immagine e soggetto, realtà e rappresentazione. Sa nei precedenti lavori il contesto metaurbano e umano rimaneva comunque quello nel quale i personaggi si muovevano, in questa pellicola i piani reali si sovrappongono fino a negare l’esistenza gli uni degli altri. Sguardi filtrati attraverso l’ottica catodica, corpi contenuti negli schermi, sostituzioni della realtà, ripetitori che prendono vita, armi che diventano protesi.......ma non mi ha convinto!
Alessio da Roma scrive:
La tecnologia ha vinto
Ancora una volta Cronemberg (sic) denuncia lo strapotere della tecnologia umana, a discapito del uomo stesso, questa volta tramite i mezzi di comunicazione di massa. Suo tema di sempre, che lo ha caratterizzato nella maggior parte dei suoi film.Un film forte e pessimista in cui non c’è una separazione netta tra reale e fantastico, in cui non si capisce quando viene messa in scena la realtà o le allucinazioni del protagonista.Un film commerciale che è riuscito però a tradurre sullo schermo quelle angosce e quelle allucinazioni già presenti in letteratura nelle epocali pagine di Kafka.Un film che non ha riscosso molto successo ne da parte del pubblico ne tanto meno da parte della critica. Penalizzato sicuramente dal suo contenuto forte e crudo, è stato messo in secondo piano come la maggior parte dei film horror.Non essendo comunque, a mio avviso, un film eccezionale, Cronemberg (sic) è riuscito, attenendosi al suo stile, a denunciare l’incapacità del uomo a sottrarsi alle prepotenze tecnologiche.