venerdì 30 maggio 2014

LE RADICI DELL'ANTICO GALATTICO 

Janov Pelorat fremeva: i suoi dogmi erano stati sconvolti. Chiese di incontrare subito Golan Trevize. La notizia che doveva dargli era troppo elettrizzante. Aveva scoperto che la lingua parlata da quei bizzarri edonisti non discendeva dal Galattico Standard, ma che molte sue parole potevano spiegare termini dotti, ormai conosciuti solo dagli scienziati della Fondazione. La guardia civica lo lasciò passare e gli indicò la strada per gli alloggiamenti. Distratto com'era, Janov se la dimenticava sempre. Non amava i labirinti. La lingua, che a quanto pare era chiamata Hellingloss dai suoi parlanti, aveva una sonorità simile a quella del Galattico, ma il suo lessico di base era del tutto incompatibile. Era scritta con una strana e incerta ortografia. Aveva compilato una lista disordinata assieme ai suoi informatori, elencando vocaboli Hellingloss con la traduzione nella più antica forma ricostruibile della lingua universale. 

admit = wild
alpick = fox
ancoon = elbow
ander = virile man
anderjinick = she-male
anthrop = man
ape = pear
argeer = silver
arm = car
arsen = male
art = bear
art = bread
ask = bottle
aster = star
asternaw = starship
asternaw-strat = starship troops
atlieb = locust
awg = sorrow
bam = painting
bar = boat
bible = book
boal = throw
break = arm
bright = beer
broam = food
buy = life
by = sinew
callib = steel
canther = mule
car = nut
carp = fruit
cassita = tin
cawk = bronze, copper
clore = green
coal = gall, bile
copper = shit
copper-fag = shit eater 
core = boy
corn = crow
craddie = heart
crise = gold
cusglips = cunnilingus
custh = cunt
dactle = finger
dender = tree
derm = skin
drytom = woodcutter
eden = pleasure
eek = home, house
eelure = cat
een = wine
eerodactle = dawn
ellewtha = free
elluthry = freedom
ensefle = brain
entom = insect
erg = work
erretom = oar
erritha = red
ewer = large, broad
ewer = piss
ewerpot = piss drinker
ewerproct = asshole
fall = penis
fallen = whale
file = love
fill = leaf
freen = mind
glawf = cavern
glawk = azure
gleen = doll
gloss = tongue
glosspoyce = fellatio
gone = sperm
gont = knee
gram = letter 
heamer = day
heel = sun
heem = blood
helminth = worm
herpit = snake
hider = water
higher = sacred
hip = horse
hippit = liver
hom = same
hy = pig
icth = fish
ide = violet
jee = earth, land 
jerry = old man
jimmen = naked
jinick = woman
kawm = heat
keer = hand
lal = speech, sentence
larring = throat
leemick = snail
lex = words
like = wolf
limmen = lake
lithe = stone
log = word
luke = white
meal = apple
mealsperm = appleseed
meek = fucker
meer = thigh
meg = big
meletha = roof 
mellen = black
mellis = bee
melt = honey
mike = mushroom
mile = marrow
mollip = lead
monk = solitary, lonly
moor = huge
murmick = ant
my = fly
my = mouse
naw = ship
nay = temple
necker = dead
nee = new
neece = island
neem = leg
neffer = kidney
new = thought
newer = nerve
nict = night
nom = district
nooth = lazy
nose = knowledge
noy = mind
nume = breath
numen = lungs
oddont = tooth
oftom = eye
oiner = utility
ollisb = dildo
oneer = dream
onfle = navel
ops = face
ore = mountain
orkid = testicle
ornith = bird
orth = straight 
oss = eyes
osthew = bone
oy = egg
pant = all
parthen = girl
peed = child
peer = fire
pithick = monkey
plue = space voyage
pod = foot
poil = grey
pol = city, town
pol = many
pottom = river
presb = old
proct = anus
proglips = anilingus
queer = girl
rap = stick
rewm = stream
rine = nose
rize = root
rod = rose
roy = pomegranate
sam = hill, hillock
santh = yellow
sark = meat, flesh
score = dung
scott = shadow
seem = sign
sefle = head
sellen = moon
sewd = lie
sfeek = wasp
sidder = iron
sife = sword
sight = corn
sign = dog
signom = flea, louse
sike = fig
sike = passive gay man
sike = soul
sile = wood
sittick = parrot
smeegom = cock filth
soam = body
sperm = seed
splank = spleen
stiggom = sign
stoam = mouth
syan = blue
thallus = sea
thannit = death
thawn = earth
thawp = warm
thee = god
theebrom = chocolate
therm = hot
thime = smoke
tire = cheese
top = place
troaf = growth
uren = sky
zeen = divine 
zew = stormy sky
zoo = alive
zoy = life
 

Marco "Antares666" Moretti, ottobre 2007
LA MORTE DI DIONISO 

Mi è venuta l'ispirazione per un'opera eccezionale, una specie di copione teatrale in forma di pamphlet feroce. Con battute al fulmicotone metto in satira il concetto di "democrazia", lasciando nuda l'assoluta nullità delle masse lobotomizzate. Non se ne può più di ascoltare i piagnistei di pseudo-idealisti strepitanti che cianciano tanto di libertà e ne ignorano il senso. Il titolo trae spunto da un appellativo di Dioniso, Eleutheros, che significa appunto Libero. Eleutheria è Libertà, ma un genio malefico ha confuso i concetti nelle menti delle masse tramite un corpus di insegnanti scolastici dediti al lavaggio del cervello, abominevoli figuri simili a pasdaran del politically correct. La narrazione, leggera e paradossale, inizia con un tale, attivista pieno di fumo e di utopie ossimoriche, grande immanentizzatore dell'Eschaton, che esibisce le sue conoscenze di greco antico dichiarando che "demos" significa "libertà". Prosegue con un lamento, in cui il protagonista arriva con grande scandalo alla conclusione che Hitler è figlio della Democrazia, essendo stato scelto dal popolo tramite regolari elezioni. Qua e là un suggeritore compare reggendo un cartello con frasi atte a recare il massimo scandalo, del tipo: "Ad Atene c'erano gli schiavi", "Gli schiavi non fanno parte del Demos", "Ostracismo", "Hanno votato la tua morte", "Di che ti lamenti? È la legge dei numeri", etc. In una scena il boia aggiusta il capestro del condannato dicendo: "Democrazia è partecipazione". Andando avanti si arriva all'assoluta dissacrazione, definendo infine la "democrazia" come "quella cosa che ha condannato Gesù e salvato Barabba".

lunedì 19 maggio 2014


LA CICERCHIA E IL LATIRISMO

"Per secoli prima dell'era cristiana, il gelido soffio della Morte ha alitato sopra lande desolate dove cresceva soltanto la cicerchia: Lathyrus sativus. La cicerchia alligna nelle peggiori condizioni ambientali dove nessun'altra specie botanica sopravvive. Pianta particolarmente resistente, è stata storicamente il cibo a buon mercato di certe aree in via di sviluppo. Le conseguenze tragiche del suo consumo sembra fossero già note nel quarto secolo a.C., ma non a coloro che per sopravvivere erano costretti a cibarsene. La cicerchia riempie gli stomaci affamati di gustose e ricche proteine, cotte come ortaggi, pestate e fatte a polenta o macinate per ricavarne pane. In cambio esige un terribile pedaggio e attacca il sistema nervoso centrale producendo spasticità irreversibile. I primi sintomi si manifestano con difficoltà motorie, dolorosissimi crampi e debolezza nelle gambe. In ultimo arrivano la paralisi totale e la morte."
(Third World Research Foundation
)

Il neurologo Oliver Sacks parla dell'argomento nel suo libro L'isola dei senza colore (pagg. 237-238):

"Il latirismo è una forma di paralisi da tempo endemica in alcune parti dell'India, dove è associato al consumo di legumi della specie Lathyrus sativus. A piccole dosi, questi non sono nocivi, ma a volte rappresentano l'unico alimento disponibile - e allora la spaventosa alternativa è fra la paralisi e la morte per fame. Per certi aspetti, il latirismo è simile alla paralisi (jake paralysis) che immobilizzò decine di migliaia di americani durante il proibizionismo. Alla ricerca di qualche fonte di alcol, questi sventurati si erano rivolti all'estratto, facilmente accessibile, di zenzero giamaicano (jake), senza sapere che esso conteneva grandi quantità  di un veleno che poteva condurre alla paralisi, e che più tardi si rivelò un composto organofosforico tossico."

Nonostante la pericolosità del legume in questione, si assiste di questi tempi a svariati tentativi di diffonderne il consumo, spacciandolo per un prodotto sano e tradizionale. C'è da rimanere basiti a leggere notizie come questa: 

"Le regioni Lazio, Marche, Molise, Puglia ed Umbria hanno ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, per le cicerchie prodotte in varie zone delle regioni stesse, il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale italiano."
(Fonte: Wikipedia

Per quanto molti critichino Wikipeda e considerino automaticamente (e spesso a torto) inattendibile ogni parola in essa riportata, un rapido controllo sui prodotti tipici delle regioni in questione porta a constatare che non si tratta di una bufala. Evidentemente le genti hanno dimenticato i tempi in cui il latirismo era una realtà in cui si poteva incappare a causa di carestie e siccità, così possono bersi con la massima naturalezza le panzane sulla tradizione della cicerchia. Andando avanti di questo passo si arriverà a pubblicizzare il consumo della cicuta, facendo passare tale veleno per una panacea. Non c'è limite al potere della disinformazione. Chierici traditori e ignoranza delle masse: un binomio potenzialmente letale. 

mercoledì 14 maggio 2014

LA SCUOLA DI RETORICA NORRENA A BAYEUX NEL X SECOLO

Un troviero normanno del XII secolo, Benoît de Saint-Maure, compose una versione in rima della Cronaca dei Duchi di Normandia, in lingua d'oïl. In quest'opera si può leggere un passo oltremodo interessante, che ci tramanda come Guglielmo Lungaspada (in norreno Viljálmr Langaspjót) facesse affidare suo figlio Riccardo al Conte Botho di Bayeux, affinché imparasse il norreno.

Se a Roem le faz garder
Et norir, gaires longement 
Il ne saura parlier neient
Daneis, kar nul ne l'i parole. 
Si voil qu'il seit à tele escole
Où l'en le sache endoctriner
Que as Daneis sache parler.
Ci ne sevent riens for romanz,
Mes a Baiues en a tanz
Qui ne sevent si Daneis non,
Et pur ço, sire quens Boton,
Voil que vos l'aiez ensemble od vos
De lui enseigner corius,
Garde e maistre seiez de lui. 

 
Se a Rouen lo faccio accudire
e nutrire, egli a lungo
non saprà parlare il Danese,
perché lì nessuno lo parla.
Voglio che sia educato alla scuola
dove lo sappiano indottrinare
affinché sappia parlare ai Danesi.
Qui non conoscono altro che il Romanzo,
ma a Baieux ci sono tanti
che conoscono soltanto il Danese,
e per questo, Sire Botho,
voglio che lo prendiate con voi,
per insegnargli con cura,
che siate suo tutore e maestro. 

Mi pare una notevole testimonianza di come i Duchi di Normandia
(in norreno Rúðujarlar) nel X secolo sentissero il legame con la loro terra d'origine come qualcosa di sacro, ma anche di come avessero grandi difficoltà a salvaguardare la lingua avita. Rouen (in norreno Rúða o Rúðuborg) era il centro del potere, dove i rampolli crescevano con le loro madri in un contesto di lingua romanza. Per contro, Bayeux era il cuore pulsante della tradizione scandinava, la scuola a cui venivano mandati i nobili di Rouen per il loro apprendistato. È ben possibile che la scuola del Conte Botho non insegnasse semplicemente a parlare un norreno essenziale, ma che istruisse nella retorica e nella poesia, trasmettendo un vocabolario ricchissimo e una raffinata eloquenza. In ogni caso, tutto questo è servito a ben poco, perché a decidere il futuro della Normandia non sono stati né il Conte Botho né i Duchi, ma le donne. Se gli uomini di Rollone avessero portato con sé molte donne dalla Danimarca e dalla Norvegia, anziché prendere con la forza quelle del luogo, la lingua norrena nella Francia Settentrionale sarebbe stata parlata per molti secoli e forse si sarebbe addirittura espansa. In numerosi casi la libidine e la scarsa lungimiranza di pochi capi hanno avuto conseguenze rovinose quanto durature sulle genti. Purtroppo le nostre conoscenze sono lacunose: non sappiamo se il Conte Botho ebbe eredi che portarono avanti la sua opera meritoria. Non sappiamo nemmeno chi fu l'ultimo Duca di Normandia a frequentare la scuola di Bayeux, né quando questa chiuse i battenti.

sabato 10 maggio 2014

LE CAUSE DELL'ESTINZIONE DEL NORRENO IN NORMANDIA

Quando il capo norvegese Gǫngu-Hrólfr (alla lettera Rodolfo il Camminatore), più noto come Rollone, si stanziò in una piccola regione della Francia Settentrionale con i suoi uomini, diede inizio a cambiamenti profondi, ponendo le basi di quello che sarebbe stato conosciuto come Ducato di Normandia. La storiografia è molto sobria sull'argomento: in genere i libri si limitano a riportare che nel 911 Rollone ottenne da Carlo il Semplice Rouen e altre contee della Neustria, e che per questo accettò di essere battezzato - aggiungendo che i Normanni non tardarono a diventare franchi di lingua e cattolici di religione. Naturalmente i manuali scolastici omettono di specificare non poche cose. Innanzitutto il battesimo di Rollone fu più che altro un atto formale, rimanendo egli un grande adoratore pagano: lo storico Ademaro d'Aquitania ci riporta che prima di morire Rollone ordinò che molti schiavi cristiani fossero sacrificati a Odino e a Thor. Dire "franchi di lingua" è un sostanziale errore, dato che in quei tempi il termine "franco" doveva riferirsi all'originaria lingua germanica dei Franchi (all'epoca moribonda), mentre quella adottata dai Normanni era la lingua galloromanza locale, la lingua d'oïl - ma su questo si può per il momento sorvolare. Il complesso processo di acculturazione dei Normanni ebbe cause sociali e demografiche. Essi giunsero in Francia non portando donne con sé dalla Danimarca e dalla Norvegia, e prendendo donne locali come spose e concubine, generando con esse bastardi - spesso tramite stupro. 

I primi tra i Normanni ebbero grande cura che i loro figli apprendessero il norreno, come ci è riportato da svariate fonti, ad esempio da Dudone. Tuttavia si ha motivo di pensare che questa educazione fosse imposta a suon di nerbate sulla schiena e che i giovani fossero pieni di risentimento verso i loro stessi padri. Abbiamo le prove che il terzo Duca di Normandia Riccardo I (933-996) apprese il norreno a Bayeux dal suo tutore, il Conte Botho. Bayeux sembra essere stato un centro in cui le tradizioni avite si mantenevano meglio che altrove, una roccaforte vichinga, mentre Rouen, sede ducale, era il centro della nuova cultura romanza. Pian piano la conoscenza dell'antico norvegese in Normandia dovette in ogni caso affievolirsi e sclerotizzarsi, cosicché nella maggior parte dei distretti la lingua divenne obsoleta nella seconda metà del secolo XI. 

Sappiamo che quando il capo vichingo Olaf Haraldsson (in seguito Re Olaf II il Santo) fu ospite del Duca di Normandia a Rouen dal 1013 al 1014, non solo poteva capirsi tranquillamente con il nobiluomo parlando l'idioma avito, ma una volta battezzato gli chiese numerosi preti affinché potesse portarli con sé in Norvegia per aiutarlo nell'opera di cristianizzazione. Questi preti avevano un'ottima conoscenza del norreno, segno che l'educazione in quella lingua era ancora praticata. Va però detto che il flusso demico dalla Danimarca e dalla Norvegia alla Normandia non cessò all'improvviso: alcune famiglie vi migrarono fino al XII secolo, portando nel corso degli anni nuovi parlanti norreni anche in contesti in cui la lingua doveva essere morta o moribonda e rendendo difficile fare un resoconto preciso della situazione. 

Lo storico inglese Roberto di Gloucester (1260-1300) ci dice che all'epoca della battaglia di Hastings (1066) i Normanni di Guglielmo il Conquistatore sapevano parlare soltanto in francese - ma è possibile che una serie di frasi fatte sclerotizzate, come ordini militari e simili, ancora sopravvivessero. Inoltre lo storico, che non era contemporaneo ai fatti, può essere stato semplicemente all'oscuro del modo in cui i feudatari di Normandia parlavano nelle loro case e della lingua da loro usata nelle diverse occasioni. 

D'altro canto, alcuni prestiti norreni nei dialetti francesi del Nord farebbero pensare a una sopravvivenza continuata del norreno e a una sua tarda evoluzione indipendente da quella dei paesi d'origine, almeno in alcuni luoghi. Tra questi prestiti citiamo l'importante vocabolo hougue (pron. /χu:g/), che significa "monte" e viene direttamente dal norreno haugr "collina, altura". All'epoca di Rollone il dittongo /au/ doveva pronunciarsi con una /a/ centrale, ma soltanto dopo diversi secoli cominciò ad acquisire un colorito labiale e infine divenne quasi /ɔu/ con il suono aperto /ɔ/: la pronuncia era ancora chiaramente /au/ all'epoca del primo trattato grammaticale islandese (XII secolo) e nell'Edda in prosa (inizi XIII secolo). Anche la conservazione dell'aspirazione presuppone una evoluzione locale del lemma, che l'idioma romanzo ha quindi preso a prestito. Purtroppo abbiamo conoscenze troppo scarse per poter trarre conclusioni sicure sui tempi esatti di morte del norreno in Normandia, perché esiste un abisso tra i documenti storici e l'uso concreto di una lingua in ambiti che non lasciano traccia scritta e che per necessità sono giudicati irrilevanti dai cronisti. 

Per diverse generazioni l'apprendimento dell'antico norvegese avveniva in età adulta come parte dell'educazione militare, e questo spiega il suo declino. I bambini imparavano la lingua romanza della Francia settentrionale dalle madri, quindi si trovavano ad avere a che fare con la lingua dei loro antenati paterni in un'età in cui la loro rete neurale aveva perso duttilità e malleabilità. La mancanza di locutori bambini è sempre un presagio funesto per la conservazione di una lingua. Soltanto un bambino ha quella curiosità innata e quella voglia di apprendere che è un presupposto per l'uso vibrante di una lingua. Nell'adolescenza spesso ogni interesse decade e subentrano blocchi mentali, difficoltà estreme ad adattare la propria mente alle strutture di una lingua diversa da quella appresa durante l'infanzia. 

domenica 4 maggio 2014

UN NUOVO DOCUMENTO IN GOTICO: IL FRAMMENTO DI BOLOGNA

Un nuovo testo in lingua gotica è stato recentemente scoperto a Bologna nell'Archivio di San Petronio. Si tratta di un palinsesto composto da due fogli scritti su entrambi i lati, con qualche lacuna nel testo. Il ritrovamento è di eccezionale importanza, ma non se ne è affatto sentito parlare in Italia. Naturalmente le genti ritengono molto più interessanti i pettegolezzi sulle orge di Arcore e la notizia deve essere sfuggita anche in ambienti scientifici. Riporto qui l'intero testo: 
[Foglio 1r]

01 […………]an. nasei unsis f(rau)ja g(u)þ unsar,
02 [………a]f þiudom, in þaimei nu ba[………….]
03 […………]jane allai iþ […]indo unsib-
04 [jaim jah frawau]rhtaim [(wis)andam bisunja-
05 ne uns[is…….]ta ald, ak ei þu f(rau)ja bairgais un-
06 sis jah gawitais unsis faura kunja þamm[a] du
07 aiwa. Inuh þis jah sa [lukana] praufetus da-
08 […..]arb[…] leik [….]uh [ ]an[d] kuni manne du
09 [……] ize f(rauj)in, jah skama [..h]ropeiþ qiþandans
10 [na]sei mik f(rauj)a unte faira[…] swe […] aiþþau air an[…]
11 nasei mik f(rauj)a unte [þu is] saei nasjai. ufar þuk f(rauj)a
12 nih airus nih aggilus nih andbahts nih ahma
13 ak silba f(rauj)a qimai nasjan [………..]swa auk jah
14 pawlus qiþiþ wainahs ik manna ƕas mik lau-
15 seiþ us þamma leika dauþaus þis nih witoþ
16 nih praufeteis nih staua[ns] nih þiudanos unh-
17 [……saiƕis] in þizei witoþ ta[ik]n warþ. stau-
18 [ai] fra[t]rudan warþ. praufetum usquman[…]
19 warþ weihaim […………]riurida[.]
20 […..]frawardida[……….] meinana [..]
21 n[…]e […] ei waurkjaiþ [……...] anana[..]
22 alla[………..] unsa[r] [……….]adai waurþun
23 wulþu[………..] in allaim wailadede is awi-
24 liudo gþa meinamma þairh i(es)u x[(ristu) saei ist nas-
25 jands allaize manne þishun þize ga[l]aub-
26 jandane. sa a[u]k þa(n) qaþ ganasjiþ managein
[Foglio 1v]

01 seina af frawaurhtim ize. [………..]
02 in [a.]jam apaustaul[u] sama [……….]
03 qiþanda [..] staua[.] þa(n) qaþ [……….us]
04 himina atgiban mat[……….]
05 ganisan. weis [alja] in namin [………] þeinai-
06 zo[………………..] israel. na-
08 sei mik f(rauj)a […………………] ma midja-
09 sweipainai. sa[……………..] ald[..] s[..]
10 ai. [..]os [……………………] a[…] e gþ [……] israel-
11 is faraon[.] jah [……………………..] ganasides
12 þatei jainans [………………………….]
13 re [.]an mis ala[…………………]num jah [.] ak is […...]
14 aleikamma an[…] ei [………….]andeis gana-
15 sides, þuei […………………..] frijondane aiwa ne
16 [..]nþ in [……………………]a ganasides
17 þu nu þa(n) qaþ fr(auj)a jah mik nasei ei ƕ[……] [qi]þan
18 […] in gþa naseins meina jah wulþus meins
19 jah f(rauj)ins ist naseins jah ana managei þeinai
20 þiuþeins þeina. nasei nu m[ik] […………] alja
21 allans þans wenjandans du þus þuei jah pai-
22 tru […] ƕan andstandanda ana marein gana-
23 sides. at paitrau qiþandin nasei unsis þai
24 qaþ fraqistnam, bi þanei jah ana […..]
25 qiþanda in tojam insandei [du i] at marein jah
26 athait seimona saei ananamnida paitrus
[Foglio 2r]

06 [hi]minis jah wairþa galeiks þamma hauhistins a-
07 kei jainþro dalaþ atdraga þuk þa(n) qaþ imma
08 frauja allwaldands: unte gþ hauhairtaim andstan-
09 diþ gþ haunidam gibiþ anst. bi þanei gameliþ
10 ist: ƕaiwa usdraus us himina satana [dia] sa in maur-
11 gin urrinnanda bi þanei f(rauj)a qaþ: saƕ satanan
12 swe lauhmunja dri[u]sandan us himina in ƕis
13 in hauhairteins seinaizos. inuh þis qiþiþ prau-
14 fetus, [..]aina [..] ni gabauiþ in midjamma garda
15 meinamma taujands hauhairtein [……] in þam-
16 ma faura su[..]wa n[…] a[..]ra[…]þ þatei ni sijai
17 gþ swe allai [………………] praufetu insakan
18 jah qiþan. qaþ unfroþs in hairtin seinamma
19 nis gþ: sa sama gateihiþ […] bi þamma qiþa-
20 nin qaþ: unsibjis ei frawaur[k]jai in sis silbin […]
21 sa sama ist jah fijands. bi þamma gamelidin […]
22 jands qam nasjan gatawida [……………] diabau-
23 lu. jabai nist gþ [..] ƕas gataih þus þata namo ƕas þus
24 gakannida […………..] ak ei in þamma afletiþ in þam-
25 ma sik afdomeiþ jah frawardeiþ jabai nist gþ
26 bi ƕana qaþ [praufetes] gatawida gþ þana mannan

[Foglio 2v]

06 da anþar du imma. jabai nist gþ bi ƕana qaþ
07 esajias sai magaþs in kilþein ganimiþ jah
08 gabairiþ sunu jah haitand namo is enmanuel
09 þatei ist gaskeiriþ miþ unsis gþ jabai nist
10 gþ bi ƕana qaþ praufetus gþ meins ni fair-
11 jais þuk af mis jah anþara managa ak ei ni
12 wilda galaubjan skaidai jah dail[..]da […]
13 wiste saei daig ainƕarjammeh hairtona ize
14 saei fraþjiþ in alla waurhta ize swaswe qiþ(and)
15 sumai. þaiei habaidedun hiwi gagudeins iþ
16 maht izos inwidandans þaiei iddjedun in wast-
17 jom lambe iþ innaþro sind wulfos wilwan-
18 dans. swaleiks wissa ƕa [….] ak ei [………]
19 qam swesamma […………….] swa sa gar[….]an sa
20 afguda farao saei [maþ…………….] þis jah is-
21 rael ni fraleta[………..] þis jah in marein [………]
22 sagqiþs warþ [……]jand […………..] na23
bukaudaunausaur ohta sis [………..]
24 þrim magum ƕaleiks gþ saei usþinsai izwis
25 us handum meinaim […] þis jah in [………]a þis
26 warþ du jiu[.]ta jah [………] allawerein
La fonte è la seguente:
Rosa Bianca Finazzi e Paola Tornaghi, "Gothica Bononiensia: Analisi linguistica e filologica di un nuovo documento", in Aevum 87 (2013), blz.113-155


Il Frammento di Bologna contiene estratti del De Civitate Dei di Agostino (nella parte iniziale) e un insieme di passaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento.

Tra le parole attestate se ne citano alcune ricostruite dai linguisti e pienamente confermate:

Farao, "Faraone" f. 2v, 20
magaþs, "fanciulla" f. 2v, 7
þiuþeins, "benedizione" f. 1v, 20
unfroþs, "stolto" f. 2r, 18
unsibjis, "malvagio" f. 2r, 20

Altri lemmi non erano mai stati attestati prima:

Nabukaudaunausaur, "Nabucodonosor" f. 2v, 22
fairjan, "partire, andarsene" f. 2v. 10-11
ananamnjan, "denominare, dare un soprannome, chiamare" f. 1v, 26
atdragan, "trascinare giù" f. 2r, 7
fra[t]rudan, "calpestare" f. 1r, 18
gawitan, "difendere" f. 1r, 6
usþinsan, "strappare, portar via" f. 2v, 24

A quanto pare una traduzione in italiano è stata fatta dalle stesse autrici dell'articolo sul reperto, Rosa Bianca Finazzi e Paola Tornaghi
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Tuttavia, questa traduzione non è disponibile online e non posso quindi inserire un link. Ne riporterò quindi una mia, seppur grossolana e compiuta in modo frettoloso, scusandomi se non è eccellente:

... salvaci Signore Dio nostro,
... dalle genti, nelle quali ora ...
... tutti così ... agli stolti
e ai peccatori che sono tra noi... 
generazione, ma che tu Signore ci nascondi e ci
difendi davanti alla stirpe per sempre.
Senza di ciò il profeta rinchiuso... 
il corpo e ... la stirpe degli uomini a...
al loro Signore, e vergogna ... chiama dicendo
salvami Signore perché ... come ... presto ...
salvami Signore perché Tu sei Colui che salva. Sopra di Te, Signore,
non vi è messaggero, né angelo, né servo e né spirito
ma lo stesso Signore venga a salvare ... anche e
Paolo dice: "Me uomo infelice! Chi mi libererà
da questo corpo di morte?" Da questo non la Legge
né i Profeti né i Giudici né i Re ...
vedi per conto del quale la Legge, il segno accadde.
Al giudizio venne calpestato. Ai profeti uccisi …
accadde ai santi ...
distrusse... il mio ... che compie  ...
tutti ... nostro.... divennero... 
gloria ... in tutti dei benefici, il suo
ringraziamento al mio Dio attraverso Gesù Cristo che è il Salvatore
di tutti gli uomini e di coloro che credono.
Così Egli disse quindi che salva la moltitudine

... sua dai loro peccati. ...
negli altri l'Apostolo stesso ...
dicendo ... il giudice ... quindi disse ...
<in> cielo liberare ...
essere salvo. Noi nel nome ... gli altri ... delle tue
... Israele. Salvami Signore ... nell'alluvione.
Il ... generazione ...
... Dio d'Israele al Faraone e ...
salvasti ciò che questi ... a me ... e ... ma egli ...
al simile ... che ... salvasti,
che Tu ... degli amici sempre ...
... in ... salvasti
Tu ora, quindi disse Signore salvami, che colui... dire...
la mia salvezza in Dio e la mia gloria ...
e del Signore è la Salvezza e
la Tua benedizione. Salvami ora ... l'altra ...
tutti coloro che sperano in Te, che Tu e Pietro...
che stanno di fronte al mare salvasti.
con Pietro dicendo: "Salvaci ... questi...
disse: "Saremo distrutti, per questo e in ...
dicendo ... "Manda al mare ... 
e chiama Simone che era soprannominato Pietro"

... del cielo e divengo simile a questo dell'Altissimo,

ma da qui ti trascinò giù, quindi gli disse: 
"Signore Onnipotente: perché Dio si oppone ai superbi,
Dio dà la grazia agli umili". Per questo è scritto:
come Satana cadde dal Cielo, così egli stava procedendo 
nel mattino, di lui il Signore disse: "Ho visto Satana
cadere come un fulmine dal Cielo nella sua superbia per questo".
Senza di questo il profeta dice,
... non abita nel mezzo della mia corte
insuperbendosi ... in questo davanti ... che non sia
Dio come tutti ... il profeta ... designare
e dire. Disse lo stolto in cuor suo
non sei Dio: egli stesso dichiara ... per questo
disse: "Malvagio che pecchi in se stesso ...
egli stesso è il nemico". Per questo scritto ...
venne a salvare, fece ... il Diavolo.
Se non è Dio ... colui che ti disse questo nome, che
chi conobbe ... ma in questo lascia, in questo
subisce giudizio e perisce, se non è Dio
di cui il profeta disse: "Dio fece questo uomo" 

... l'altro a lui. Se non è Dio, per chi disse
Isaia: "Ecco la vergine portare in grembo e
artorire il figlio e dargli il nome Emmanuel?"
che questo si spiega come "Dio è con noi". Se non è
Dio di cui disse il profeta: "Il mio Dio non ti fa
partire da me e molte altre cose, ma non volle
credere, divida e ripartisca...
degli esseri, colui che plasmò ad alcuno i loro cuori,
colui che capisce tutte le loro opere, come dicono
alcuni, che essi hanno parvenza di pietà, ma
negano il suo potere, coloro che andarono nelle vesti
di pecore mentre all'interno sono lupi predatori.
quanto seppe chi ... ma ...
venne a egli stesso ... così questo ... questo
empio Faraone che ... di questo e Israele
non libera... di questo e in mare ...
fu affondato ...
Nabucodonosor ebbe paura ...
ai tre ragazzi quale Dio <è> colui che vi strappa
dalle mie mani ... di questo e in ... di questo
divenne a ... e ... la rettitudine 

LETTERATURA GOTICA CONTEMPORANEA

In questo contributo non parlo dei vampiri che vanno tanto di moda in questi tempi, ma dell'uso letterario dell'antica lingua dei Goti in epoca moderna. J.R. Tolkien è autore di un interessante testo, la poesia Bagme Bloma, ossia Fiore degli Alberi, che riporto con traduzione.
Fornisco anche la trascrizione nei caratteri fonetici IPA, secondo la pronuncia in uso ai tempi di Wulfila (seconda metà del IV secolo) tra la maggior parte dei Goti. La spiegazione dei caratteri si trova in questo link:

 
BAGME BLOMA

Brunaim bairiþ bairka bogum
laubans liubans liudandei,
gilwagroni, glitmunjandei,
bagme bloma, blauandei,
fagrafahsa, liþulinþi,
fraujinondei fairguni.

Wopjand windos, wagjand lindos,
lutiþ limam laikandei;
slaihta, raihta, ƕeitarinda,
razda rodeiþ reirandei,
bandwa bairhta, runa goda,
þiuda meina þiuþjandei.

Andanahti milhmam neipiþ,
liuhteiþ liuhmam lauhmuni;
laubos liubai fliugand lausai,
tulgus, triggwa, standandei.
Bairka baza beidiþ blaika
fraujinondei fairguni.
 
 
Trascrizione fonetica IPA:

ˈbaγme: ˈblo:ma

ˈbru:nɛ:m ˈbɛriθ ˈbɛrka ˈbo:γum
ˈlͻ:βans ˈl
iŭβans ˈliŭðandi: 
ˈg
ilwaˌgro:ni, glitˈmunjandi: 
ˈbaγme: ˈblo:ma, ˈbl
ͻ:andi: 
ˈfa
γraˌfaχsa, ˈliθuˌlii
ˈfr
ͻ:jiˌno:ndi: ˈfɛrguni.

ˈwo:pjand ˈwindo:s, ˈwaγjand ˈlindo:s 
ˈlu:ti
θ ˈlimam ˈlɛ:kandi: 
ˈsl
ɛχta, ˈrɛχta, ˈχwi:taˌrinda 
ˈrazda ˈro:ði:
θ ˈri:randi: 
ˈbandwa ˈb
ɛrχta, ˈru:na ˈgo:ða  ˈθiŭða ˈmi:na ˈθiŭθjandi:.

ˈandaˌnaχti ˈmilχmam ˈni:piθ 
ˈl
iŭχti:θ ˈliŭχmam ˈlͻ:χmuni 
ˈl
ͻ:βo:s ˈliŭβɛ: ˈfliŭγand ˈlͻ:sɛ: 
ˈtulgus, ˈtr
iggwa, ˈstandandi: 
ˈb
ɛrka ˈbaza ˈbi:ðiθ ˈblɛ:ka
ˈfr
ͻ:jiˌno:ndi: ˈfɛrguni
 
Traduzione:   
 
Fiore degli Alberi

La betulla porta sui rami
belle foglie splendenti, 
cresce verdastra e scintillante,
il fiore degli alberi in fiore,
bionda e dalle morbide membra,
sovrana della montagna. 

I venti chiamano, scuotono dolcemente,
lei china i suoi rami bassi in gioco;
liscia, dritta e bianca corteccia,
tremando parla un linguaggio,
un segno luminoso, un buon mistero,
benedicendo la mia gente. 

La sera cresce scura con le nuvole,
i fulmini risplendono,
le belle foglie volano libere,
ma la betulla bianca, ferma e fedele,
sta nuda e attende, 
governando la montagna.

Esiste poi una bellissima traduzione in gotico del prologo del Signore degli Anelli, che si trova nel Web da diversi anni: 


Þrija figgragulþa faur þans albiska-þiudanans undar þana himin;
Sibun faur þans dwairga-fraujans in rohsnim seinaim stainahaim;
Niun faur mannans diwanans, domidans diwan;
Ain faur þana fraujan riqizeinan ana stola riqizeinamma seinamma,
In þamma landa Maurdauris þarei þai skadjus ligand.
Ain figgragulþ waldan ija alla, ain figgragulþ finþan ija,
Ain figgragulþ briggan ija alla jah in riqiza bindan ija.
In þamma landa Maurdauris þarei þai skadjus ligand.
 
 
Trascrizione fonetica IPA: 

ˈθrija ˈfiŋgraˌgulθa fͻr þans ˌalbiska-ˈθiŭðanans ˌundar θana ˈhimin
ˈsiβun fͻr θans ˌdwɛrga-ˈfrͻ:jans in ˈro:χsnim ˌsi:nɛ:m ˈstɛ:nahɛ:m
ˈniŭn fͻr ˈmannans ˈdiwanans, ˈdo:miðans ˈdiwan
ˈɛ:n fͻr θana ˈfrͻ:jan ˈrikwizi:nan ana ˈsto:la ˈrikwiˌzi:namma ˈsi:namma
in θamma ˈlanda ˈmͻrdͻris
ˈθari: θɛ: ˈskaðjus ˈliγand
ɛ:n ˈfiŋgragulθ ˈwaldan ija ˈalla ɛ:n ˈfiŋgragulθ ˈfinθan ˌija
ɛ:n ˈfiŋgragulθ ˈbriŋgan ija ˈalla jah in ˈrikwiza ˈbindan ˌija
in θamma ˈlanda ˈmͻrdͻris
ˈθari: θɛ: ˈskaðjus ˈliγand. 
 
Traduzione: 

Tre Anelli ai re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, Un anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende.  
 
La prima volta che ho visto questo testo ho pensato che fosse opera dello stesso Tolkien, ma non ho trovato menzione da nessuna parte di un suo tentativo di tradurre il Signore degli Anelli nella lingua di Wulfila: l'autore di questo capolavoro permane tuttora ignoto. Nel lontano 2004 ho inserito questa versione della Poesia dell'Anello in un gruppo da me creato in Yahoo per favorire la traduzione in gotico integrale del Signore degli Anelli e di altre opere di Tolkien. Purtroppo il progetto non è andato a buon fine. L'unico membro del gruppo che prometteva bene si è rivelato un neonazista ed è scomparso all'improvviso: ho subito pensato che fosse finito in prigione per qualche rissa in cui era rimasto coinvolto. Ben presto sono arrivate prostitute in gran numero a lasciare un'infinità di messaggi di spam erotico che ha sommerso ogni cosa. Nonostante questi gravi ostacoli alla mia opera, non intendo arrendermi. Alcuni critici ritengono che la lingua di questi brani si debba chiamare "neogotico" e che sia una lingua artificiale (conlang), ma sono dell'idea che si tratti di una ricostruzione fondata su solide basi scientifiche, che sarebbe stata a tutti gli effetti ben comprensibile allo stesso Wulfila. Posso solo augurare alla letteratura nella lingua dei Goti di fiorire e di produrre sempre nuove fulgide gemme, a dispetto delle condizioni avverse. 

sabato 3 maggio 2014

DIALOGO SULLA FANTASCIENZA, SULLE SUE DERIVE E SULLA SUA PROSSIMA MORTE

Riporto questo notevole thread dagli antri umidi di Facebook, perché lo trovo ricchissimo di spunti:

IVO T.:
"Androidi, Replicanti e Intelligenze Artificiali: la grande bufala che ha fatto deragliare la fantascienza. Essendo decisamente improbabili, se non impossibili, alla fs non è rimasta che la "metafora sociale" e il genere è morto una ventina di anni fa: oggi ci rimane uno zombie sbavante. Fate qualcosa!"

ROBERTO B.:
"beh non so...
hai provato a leggere Peter F. Hamilton, Alastair Reynolds, Robert J. Sawyer, Ken McLeod...?
Per me tanto morta non è..."

SELENE V.
"Richard Morgan..."

IVO T.:
"Non dico che sia morta del tutto. Dico solo che non riesco più a sopportare tante "sottili metafore" legate ai Golem e agli Homunculus. Perché questo sono le riflessioni su replicanti e I.A.: speculazioni su "realtà" scientifiche che non sono affatto tali, ma leggende degne della fantasy. E francamente m'hanno stufato. Sono più scientificamente corrette le "divinità lovecraftiane" degli androidi di Dick o dei robot di Asimov. E sfido qualsiasi fantascienziato a dimostrarmi il contrario."

SELENE V.
"Dipende da che epoca li guardi. Come dice Matt Ruff in Acqua Luce e Gas, quello è il futuro di quell'epoca, allora erano scientificamente credibili. E poi, che cosa conta? Quel che conta è che hanno parlato di schiavitù, di uguaglianza, di nuove forme di vita, di problemi che sono al tempo stesso attuali o che potrebbero sorgere un giorno.
Poco importa se queste forme di vita sono artificiali. Sono comunque alieni, "diversi", vittime di pregiudizi, come qualunque immigrato o omossessuale del giorno d'oggi, metafore sociali, per l'appunto, e che male c'è? Del resto Che differenza c'è fra Laputa e Urras?
E del resto, nessuno può sapere se un giorno, con nuove scoperte e nuove tecnologie, non saranno realizzabili."

IVO T.:
"Appunto, smantellata la credibilità scientifica, rimane la metafora.
Sul fatto che un giorno le IA saranno possibili possiamo dibattere per millenni, e per millenni non vederne una. Perché allora non dibattere direttamente di Puffi, Maghi Oscuri e Spade di Greyskull?
Smettiamo di chiamarla fantascienza e troviamole un altro nome. Non so: fantasy umanista."

MICHELE T.:
"C'è del vero ma il problema non è solo in quel sottogenere che indichi che fine ha fatto intanto l'hard SF spaziale? Io ne sento molto la mancanza forse perchè ho cominciato a disinteressarmi di SF con l'avvento del cyberpunk..."

SELENE V.:
"Guarda, di dibattiti sul nome da dare a queste "cose" ce ne sono a iosa. Direi di smetterla, invece, di cercare nomi tipo "techno-thriller" o "avant-pop". Fantascienza ci sta benissimo.
L'antropologia è una scienza. La meteorologia è una scienza. Anche la filosofia è una scienza, se torniamo all'origine del termine, cioè "conoscenza". E comunque, come diceva Clarke, ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. E la differenza che io trovo nella fantascienza rispetto al fantasy è la sperimentazione: metti dei topi (i personaggi) in un labirinto (un universo, che però funziona secondo le regole fisiche che conosciamo, e non secondo regole "magiche") e vediamo che cosa succede. Questa E' scienza.
E, se proprio vogliamo essere pignoli, ti ricordo che solo qualche decennio fa c'erano illustri scienziati che sostenevano l'impossibilità di costruire personal computer. Da che cosa sto scrivendo, allora, da un folletto? (no, quello sarebbe un aspirapolvere...)
Ci son più cose in cielo e in terra, caro Orazio.."

IVO T.:
"@Michele: anche io. Considero il cyberpunk il ground-zero della fs.
Privo di contenuti, piatto nella forma, risibile nel suo monocolore ideologico.
La fs astronautica è destinata ovviamente a rivivere. La scopera dei pianeti extrasolari e le nuove frontiere della fisica devono solo essere metabolizzate al meglio dagli scrittori, poi cominceremo di nuovo a divertirci e il cyberpunk apparirà solo come una "fase" di morte apparente di un genere."

"@Selene. Vero, non dico che le IA siano impossibili, bensì altamente improbabili. Presuppongono un numero inenarrabile di basi tecnologiche oggi piuttosto leggendari (superconduttori a temperatura ambiente, nanotecnologie, computer quantici, etc.). Farne uno dei fulcri del genere oggi mi pare solo un ottimo modo per scivolare nella fantasy (come detto).
Sul fatto che la filosofia sia una scienza non mi trovi d'accordo. Non vive di fatti, ma di opinioni. Ok invece sull'antropologia: e qui volevo arrivare... esistono decine e decine di fantaSCIENZE possibili: fantamedicina, fantabotanica, fantafisica delle particelle elementari: c'è una fantascienza per ogni scienza. Però bisogna smetterla con certi luoghi comuni: Robby the robot ha fatto il suo tempo. Era carino, ok (io però gli preferivo Anne Francis), però adesso - please - evolviamo."

MICHELE T.:
"Sono propenso anch'io a non dare troppi nomi a sottogeneri appartenenti tutti ad un insieme che comunque è FANTASCIENZA. Sai poi che palle, quando devi compilare libri enciclopedici anche solo di cinema di SF, trovare giustificazioni per inserire o meno pellicole passibili di appartenenza ad altri generi... Poco tempo fa proprio qui su fb ho scoperto che oggi esistono una miriade di altri generi nominati per SF e Fantasy che neppure mi sognavo, quindi mi sono ritrovato scalzato dalla mia posizione di "esperto" a quella di "ignorante" in un nanosecondo... comunque, ripeto, non vedo solo nell'esasperazione della categoria cibernetica-robotica il blocco dell'innovazione fantascientifica e mi piace la tua definizione per cui c'è fantascienza per ogni scienza. Probabilmente, in contesti meno ripetitivi o modaioli, anche Robby the robot avrebbe ancora qualcosa da dire..."

IVO T.:
"Hai ragione, ma se oggi ci troviamo a dover dare altri nomi alla fs (lo faccio anche io, attraverso il mio blog Wunderkammer, dove porto avanti la definizione "abissale" per distinguere certe metafore antropocentriche locali da altri, e ben più "profondi" discorsi sugli abissi di infinito che ci circondano)... dicevo, se oggi dobbiamo dare altri nomi alla fs è probabilmente anche perché la fs stessa ha tradito la spettacolare "biodiversità" scientifica e si è attaccata come una patella allo scoglio della gadgetteria tecnologica e dei cyberspazi virtuali... Il che è un peccato, cmq."

SELENE V.:
"come dicevo, la parte scientifica della fantascienza io non la vedo tanto nel TIPO di scienza di cui si parla, quanto nell'aspetto sperimentale del genere.
Quanto alla vacuità del cyberpunk, mi sa che qui ne avete letto solo la spazzatura. Ha fatto più Pat Cadigan per il femminismo di dieci Le Guin..."

IVO T.:
"Okay, ma si torna all'umanesimo, Selene. Sembra che parliamo di cose diverse. Alla fs io chiedo più il Sense of Wonder degli abissi che stanno "oltre" me piuttosto che una riflessione sulla condizione umana. A quella pensa già la letteratura mainstream. Del cyberpunk ho letto Gibson e Sterling, soprattutto, e li ho sempre trovati vuoti e banali. Gibson poi - con romanzi come Aidoru e Luce Virtuale - è riuscito nella fenomenale impresa di scrivere centinaia e centinaia di pagine senza dire un accidente di niente."

SELENE V.:
"Allora cerchiamo cose diverse. Ok il sense of wonder, ma il sense of wonder senza nient'altro te lo può dare anche il fantasy, che bisogno c'è della fantascienza? Per me la fantascienza è prima di tutto politica. Bradbury diceva "Non sto cercando di prevedere il futuro, sto facendo del mio meglio per prevenirlo". Poi, sfortunatamente, invece l'ha previsto. Ma per me è questa la fantascienza: studiare i germi del futuro nel presente, o proporre presenti alternativi, "altri mondi possibili". Marge Piercy, ad esempio. Ginnastica per la mente.
Sì, andare "oltre", ma oltre nel senso del vedere al di là della nostra piccola realtà individuale, e scoprire i meccanismi dell'universo. Un'operazione di smontaggio e rimontaggio, d'ingegneria umana, filosofica, politica, storica. Umanesimo, sì, perché no? Che male c'è, a cercare di capire quello che siamo, inclusi i nostri, di abissi."

IVO T.:
"La fantasy non mi trasmette alcun Sense of Wonder perché è una camera di risonanza delle fantasie umana, e le fantasie umane sono veramente poca cosa davanti alle sconfinate possibilità del reale. Il reale mi interessa, le fantasie umane (parlino di elfi o di stratificazione sociale) meno. Citi Bradbury, un autore che grondava Sense of Wonder: il problema è che oggi si fa soprattutto politica, sociologia, "prevenzione del futuro" senza Sense of Wonder. Come ho detto altrove la fs è in crisi proprio perché insegue questo modello didattico, platealmente antropocentrico e del tutto arido sul piano dei contenuti "weird". Sfruttare le potenzialità della fs solo per fare politica è riduttivo, perché si rinuncia a quella vitale esplorazione del reale che tante sorprese ci riserva - sorprese spesso più rivoluzionarie di qualsiasi ideologia; senza contare che la politica nella fs presenta numerosi rischi: in primis quello di scadere nella parabola, farsi pistolotto. Non amo nemmeno l'effetto "cavallo di Troia", giacché ci sono lettori - come me - che guardano con sommo sospetto qualsiasi insegnamento politico (specie se basato su delle previsioni, ovvero su delle considerazioni opinabili raramente suffragate dalla complessità dei fatti) e si sono trovati spesso a gettare dalla finestra romanzoni di pseudofantascienza urlandovi dietro "se volevo leggere Marx o il Mein Kampf, compravo gli originali"."

SELENE V.:
"be', certo, se mi parli di fantascienza che vuole "insegnare", che vuole dare risposte, inevitabilmente si cade nel pistolotto. A me piace la fantascienza che solleva domande. In questo Bradbury era un maestro. Ma il sense of wonder, in Fahrenheit 451, onestamente, ce lo vedo poco. Immagino tu ti riferisca soprattutto alle Cronache marziane.
Forse hai ragione sulla riduttività dei contenuti politici, ma in questa fase la politica è quel che mi interessa personalmente, ho sete di libri che dicano cose intelligenti sulla catastrofe che stiamo vivendo, che aprano strade verso il futuro, o avvertano che potremmo andare a sbattere contro un muro oltre il quale c'è un futuro che non vedremo mai. Tutto questo, ripeto, senza pistolotti alla Orwell (che pure adoro, ma andava evidentemente bene allora, oggi quel modo di scrivere non funziona più). Penso che ci sia molto spazio per tutto questo, e non è detto che "far politica" debba escludere il sense of wonder, al contrario."

IVO T.:
"Infatti! Ci sono libri - Cronache Marziane è un ottimo esempio, oltre che uno dei dieci romanzi con cui vorrei essere sepolto - che sollevano dilemmi ANCHE politici (in quanto etici, per me l'etica è imprescindibile dalla politica). Porre domande è effettivamente una delle caratteristiche che amo, nella fantascienza. E' l'offrire risposte mi lascia sempre perplesso. Le risposte dovremmo trovarle altrove, perché una risposta valida in un romanzo - per quanto ben scritto - rimane sempre e comunque l'epilogo di una storia inventata, la conclusione di un gioco di specchi che può essere facilmente "dopato" da un uso sapiente di climax ed emozioni. Troppi scrittori hanno usato la fantascienza per scopi "altri", specie nel nostro paese, un po' con la speranza di sdoganarsi presso le varie Accademie di Serie A, un po' per mascherare il proprio analfabetismo scientifico. Potrei farti nomi e cognomi, ma preferisco vivere... ;)"

MICHELE T.:
"Il tuo problema, Ivo, è che sei evidentemente (come me) un lovecraftiano, probabilmente, se mi consenti un paragone magari banalotto, più portato per Spazio 1999 (prima serie, che terminava sempre con una domanda senza risposta) che per Star Trek (che terminava sempre con una risposta), più per la SF inglese che quella americana, più per 2001 e Solaris che per Matrix o Terminator. Il che ti renderebbe uguale a me... e decisamente fuori posto con il resto dell'attuale universo (umano)."

IVO T.:
"Direi che mi hai fotografato bene... ;)"

MICHELE T.:
"Ci vediamo sulla Stazione Solaris, il monolito nero portalo tu..."

IVO T.:
"Okay. ;)"

SELENE V.:
"e a me che vanno bene tutte le cose che avete detto (Spazio 1999 e Star Trek, SF GB e USA, 2001, Solaris, Matrix... e... be', no, Terminator onestamente non ce la faccio proprio :D), come mi inquadrate? ;-)"

IVO T.:
"Tu non sei inquadrabile. Ti va bene come inquadramento? ;)"

MARCO M. (ANTARES666):
A parer mio, Philip K. Dick se ne fregava della fattibilità o della verosimiglianza degli androidi e degli altri gingilli tecnologici. Il nucleo delle sue opere non è questo. Eppure ci sono ancora moltissime persone che leggono Dick senza capire che è un autore gnostico. Per lui la fantascienza era soltanto un artificio per dare una veste esteriore accattivante al messaggio che voleva comunicare. Le sue domande ontologiche sono sempre due: "Cos'è reale?", "Cos'è umano?".
Per quanto riguarda Gibson e Sterling, concordo nel definire vacue molte loro opere. Forse sarei ritenuto un folle perché affermo che il Gibson migliore è quello di racconti come "La razza giusta" o "Hinterland". Le opere tecnocratiche che l'hanno reso famoso mi hanno invece saturato, così sono passato da un iniziale entusiasmo a un'acuta insofferenza. In particolare la trilogia "Luce Virtuale", "Aidoru" e "American Acropolis" è inconsistente e contiene diverse contraddizioni strutturali (sull'ultimo volume ho anche scritto una recensione impietosa). "L'accademia dei sogni" secondo me non è neanche opera sua, ma della moglie, perché è scritta in modo troppo "femmineo" per risultare credibile come prodotto gibsoniano. Il problema è l'ingenuità della fede nell'Intelligenza Artificiale per come la intende il feticismo tecnocratico: nasce dal presupposto americano di scorgere intelligenza in ogni cosa che articoli suoni e risposte, non importa se automatiche e programmate. Per molti anglosassoni, il pappagallo e il magnetofono sono intelligenti, perché capaci di pronunciare verbo. La realtà è ben più dura. Di Intelligenze Artificali non ne sono state prodotte e sarebbe ora di ammetterlo senza mezzi termini: finora sono riusciti a produrre soltanto Idiozia Artificiale.

SANDRO D. F.:
"Totalmente d'accordo con Marco :))"

IVO T.:
"Il mio ragionamento iniziale però resta in piedi: c'è bisogno di una nuova generazione di scrittori di fs che sappiano rinnovare il genere attraverso il superamento dei feticci della fantascienza cyberpunk e postcyberpunk. Vorrei fantamedicina, fantageologia, fantastronomia, fantageometria, fantabotanica, fantapsichiatria. Vorrei un po' di Sense of Wonder: di meraviglia ANCHE davanti alle prospettive "disumane" dell'universo. Sembrerà anche un vaneggiamento fine a se stesso, una prospettiva di fuga, ma dal mio punto di vista non lo è: i soli abissi del tempo profondo di cui si parla in geologia e paleontologia sono una prospettiva da vertigini e febbre, uno shock mentale e filosofico, e una miniera di idee e spunti per chi scrive.
Qualcosa langue nella fs - me ne accorgo leggendo qua e là interventi, interviste, recensioni - ma le idee ci sono... a milioni... basta togliere quel dannato tappo tecnofeticista, tecnothriller, tecnopulp, cyberp-pop, avantpop, molto cool, molto pelle nera e occhiali scuri, molto bullet time, molto donnine manga mezzo nude, molto pubblicità di un televisore al plasma, molto occhialini 3D... e tornare ai libri di scienza. Lì c'è il paradiso, gente. Aria fresca, idee nuove e brividi in quantità."

SELENE V.:
"Be', detto così, ha tutto un altro appeal :) (bella, la fantageometria!)"

MARCO M. (ANTARES666):
"Certo, il ragionamento resta in piedi, in tutta la sua drammaticità. Purtroppo il tecnofeticismo è imperante e paghiamo le nostre scelte con la ghettizzazione all'interno di un ghetto. Il problema è che finché saranno gli autori a dover pagare per essere pubblicati anziché l'inverso, o a pubblicare "ad maiorem dei gloriam", non si arriverà da nessuna parte."

IVO T.:
"Sad but true.

...però che palle... chiudo sempre così questo tipo di conversazioni.