LA CICERCHIA E IL LATIRISMO
"Per secoli prima dell'era cristiana, il gelido soffio della Morte ha alitato sopra lande desolate dove cresceva soltanto la cicerchia: Lathyrus sativus. La cicerchia alligna nelle peggiori condizioni ambientali dove nessun'altra specie botanica sopravvive. Pianta particolarmente resistente, è stata storicamente il cibo a buon mercato di certe aree in via di sviluppo. Le conseguenze tragiche del suo consumo sembra fossero già note nel quarto secolo a.C., ma non a coloro che per sopravvivere erano costretti a cibarsene. La cicerchia riempie gli stomaci affamati di gustose e ricche proteine, cotte come ortaggi, pestate e fatte a polenta o macinate per ricavarne pane. In cambio esige un terribile pedaggio e attacca il sistema nervoso centrale producendo spasticità irreversibile. I primi sintomi si manifestano con difficoltà motorie, dolorosissimi crampi e debolezza nelle gambe. In ultimo arrivano la paralisi totale e la morte."
(Third World Research Foundation)
(Third World Research Foundation)
Il neurologo Oliver Sacks parla dell'argomento nel suo libro L'isola dei senza colore (pagg. 237-238):
"Il latirismo è una forma di paralisi da tempo endemica in alcune parti dell'India, dove è associato al consumo di legumi della specie Lathyrus sativus. A piccole dosi, questi non sono nocivi, ma a volte rappresentano l'unico alimento disponibile - e allora la spaventosa alternativa è fra la paralisi e la morte per fame. Per certi aspetti, il latirismo è simile alla paralisi (jake paralysis) che immobilizzò decine di migliaia di americani durante il proibizionismo. Alla ricerca di qualche fonte di alcol, questi sventurati si erano rivolti all'estratto, facilmente accessibile, di zenzero giamaicano (jake), senza sapere che esso conteneva grandi quantità di un veleno che poteva condurre alla paralisi, e che più tardi si rivelò un composto organofosforico tossico."
Nonostante la pericolosità del legume in questione, si assiste di questi tempi a svariati tentativi di diffonderne il consumo, spacciandolo per un prodotto sano e tradizionale. C'è da rimanere basiti a leggere notizie come questa:
"Le regioni Lazio, Marche, Molise, Puglia ed Umbria hanno ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, per le cicerchie prodotte in varie zone delle regioni stesse, il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale italiano."
(Fonte: Wikipedia)
(Fonte: Wikipedia)
Per quanto molti critichino Wikipeda e considerino automaticamente (e spesso a torto) inattendibile ogni parola in essa riportata, un rapido controllo sui prodotti tipici delle regioni in questione porta a constatare che non si tratta di una bufala. Evidentemente le genti hanno dimenticato i tempi in cui il latirismo era una realtà in cui si poteva incappare a causa di carestie e siccità, così possono bersi con la massima naturalezza le panzane sulla tradizione della cicerchia. Andando avanti di questo passo si arriverà a pubblicizzare il consumo della cicuta, facendo passare tale veleno per una panacea. Non c'è limite al potere della disinformazione. Chierici traditori e ignoranza delle masse: un binomio potenzialmente letale.
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