LA MORTE DI DIONISO
Mi è venuta l'ispirazione per un'opera eccezionale, una specie di copione teatrale in forma di pamphlet feroce. Con battute al fulmicotone metto in satira il concetto di "democrazia", lasciando nuda l'assoluta nullità delle masse lobotomizzate. Non se ne può più di ascoltare i piagnistei di pseudo-idealisti strepitanti che cianciano tanto di libertà e ne ignorano il senso. Il titolo trae spunto da un appellativo di Dioniso, Eleutheros, che significa appunto Libero. Eleutheria è Libertà, ma un genio malefico ha confuso i concetti nelle menti delle masse tramite un corpus di insegnanti scolastici dediti al lavaggio del cervello, abominevoli figuri simili a pasdaran del politically correct. La narrazione, leggera e paradossale, inizia con un tale, attivista pieno di fumo e di utopie ossimoriche, grande immanentizzatore dell'Eschaton, che esibisce le sue conoscenze di greco antico dichiarando che "demos" significa "libertà". Prosegue con un lamento, in cui il protagonista arriva con grande scandalo alla conclusione che Hitler è figlio della Democrazia, essendo stato scelto dal popolo tramite regolari elezioni. Qua e là un suggeritore compare reggendo un cartello con frasi atte a recare il massimo scandalo, del tipo: "Ad Atene c'erano gli schiavi", "Gli schiavi non fanno parte del Demos", "Ostracismo", "Hanno votato la tua morte", "Di che ti lamenti? È la legge dei numeri", etc. In una scena il boia aggiusta il capestro del condannato dicendo: "Democrazia è partecipazione". Andando avanti si arriva all'assoluta dissacrazione, definendo infine la "democrazia" come "quella cosa che ha condannato Gesù e salvato Barabba".
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