lunedì 12 agosto 2019

ETIMOLOGIA DI PATARINO

In origine si indicava con il termine patarino un seguace della Pataria milanese, movimento pauperista del XI secolo che predicava la lotta contro gli ecclesiastici corrotti e simoniaci. Eroi che guidarono questa rivoluzione furono Arialdo di Carimate e Landolfo Cotta, nobiluomini discendenti dei Longobardi. 

Alcuni autori sostengono che la Pataria traesse il suo nome dal milanese pattée 'cenciaiolo', 'rigattiere' (cfr. italiano patta, in origine 'cencio', dal longobardo paita 'veste'). Altri ancora scrivono che la stessa parola milanese pattée indicasse invece le discariche di rifiuti (cfr. italiano pattume, pattumiera): nei pressi di quei luoghi si sarebbero adunati i Patarini rivoltosi. Difficile non vedere in queste associazioni ai cenci o ai rifiuti un intento di scherno e di denigrazione da parte del clero ben pasciuto e abusivo.

Tuttavia nei secoli XII-XIII si diffuse ampiamente una nuova accezione del termine, tanto che patarino (variante paterino) divenne semplicemente sinonimo di cataro. In un primo tempo la parola avrebbe indicato anche altri eretici, come ad esempio i Valdesi e gli Umiliati, per poi passare a designare soltanto i dissidenti dualisti. Le ipotesi sono ancora una volta molteplici. Qualcuno pensa che i Catari fossero detti Patarini per semplice assonanza con la più antica Pataria. Una variante Patari è ben documentata, ma non è certo se si pronunciasse Pàtari o piuttosto Patàri - in opposizione a Càtari, Gàzari che ha sempre l'accento sulla prima sillaba. Per altri questa denominazione deriverebbe da personaggi storici connessi con il Catarismo. Mi sono imbattuto in due ipotesi: o un fantomatico Filippo Pateron, o il nobile Roberto Patta di Giussano (vissuto in pieno XIII secolo). A mio avviso si tratta di favole. Se il Pateron non è un parto di fantasia, dovette guadagnarsi il soprannome per via dell'abitudine di recitare di continuo il Pater (vedi sotto). Per quanto riguarda il nobile giussanese Patta, sembra che portasse un epiteto di scherno, come se girasse coperto di cenci o fosse incline a estrarre con troppa facilità i genitali dai calzoni.

L'etimologia più probabile della parola patarino è invece un'altra. I Patarini sarebbero stati chiamati così perché l'unica preghiera che ammettevano era il Pater: rifiutavano ogni altra invocazione usata dai fedeli della Chiesa Romana. È nota una variante slava Patereni si trova anche in Bosnia per indicare i Catari balcanici, i Bogomili. A riprova di questo, faccio notare qualcosa che a dispetto dell'apparenza banale potrebbe avere una certa importanza: non mi risulta che il Catarismo sia mai stato chiamato Pataria. Questo nonostante l'opinione sostenuta dal Feedback di Google, che reputa Pataria un recente derivato astratto in -ia (cfr. magia, porcheria, etc.) costruito a partire da patarino

Nel Morgante Maggiore di Luigi Pulci (1432 - 1484) troviamo un saraceno apostrofato come marran rinnegato paterino (Cantare ventesimosettimo, 8), segno che la parola aveva subìto uno slittamento semantico passando a significare 'empio, irreligioso'. Nel XVIII secolo in Toscana si usava ancora paterino come sinonimo di 'furfante, briccone, birbaccione'.

ALCUNE PRECISAZIONI SULL'ETIMOLOGIA DI CATARO

Il termine catharus (dal greco katharos 'puro') è un epiteto già in uso con riferimento agli antichi Manichei e anche agli Orfici, chiamati Cathari o Catharistae. Si pensa che la parola sia stata usata dai teologi della Chiesa di Roma principalmente per questo motivo. I Catari chiamavano se stessi in vari modi: Buoni Uomini, Amici di Dio, Buoni Cristiani, Veri Cristiani. In particolare si nota che Amico di Dio è la traduzione letterale di Bogomil, a sua volta traduzione slava del greco Philos Theou. Nei testi di autori catari non si trova mai la parola cataro (forse esiste una singola eccezione scoperta di recente, ma non ho potuto averne conferma).

Innanzitutto dico qualcosa sulla corretta pronuncia della parola cataro, perché troppe volte mi sono imbattuto in persone che la ignorano. L'accento, come dovrebbe essere chiaro anche dall'etimologia, cade sulla prima sillaba: càtaro, Càtari. Non bisogna mai, per nessun motivo, dire *catàro, *Catàri - anche se questo malcostume è diffuso.

Il termine Catarismo è un comodo neologismo formato tramite il produttivo suffisso -ismo: il vero nome della religione catara è Conoscenza del Bene, o anche semplicemente Bene. I Catari della Linguadoca dicevano Entendensa de Be (o Entendensa del Be). Sorprende la semantica di Entendensa, che potrebbe essere una perfetta traduzione in occitano del greco Gnosis 'Conoscenza'.

Tutto parrebbe chiaro. Restano però alcune questioni insolute, legate a forme popolari che sembrano derivate direttamente dal greco katharos, senza mediazione latina. 

In Italia settentrionale i Catari erano chiamati Gàzari. La -z-, che è sonora, indicherebbe una tarda pronuncia bizantina, e starebbe a provare un'origine orientale diretta del termine. Questa denominazione persiste tuttora in alcuni dialetti piemontesi come gàser 'mago, marito della strega'.

In tedesco si hanno le forme Ketzer 'eretico' e Ketzerei 'eresia', chiaramente derivate da Cathari. È interessante notare a questo punto un altro problema. La -th- potrebbe essere divenuta -tz- (sorda) per pronuncia bizantina e la forma essere recente. Potrebbe però darsi che -th-, divenuta un'occlusiva dentale -t-, si sia poi regolarmente evoluta in -tz- a causa della seconda rotazione consonantica, un mutamento regolare che ha colpito l'Alto Tedesco, agendo tra l'altro su molti prestiti dal latino ecclesiastico. In questo caso la parola sarebbe abbastanza antica. A conferma di questo c'è il vocalismo: la presenza dell'Umlaut palatale che trasforma la -a- in -e-. Così Cathari deve essere la forma originaria, plurale ma usata poi anche come singolare, donde l'Umlaut che altrimenti non si potrebbe spiegare in alcun modo. 

Infine va menzionata un'etimologia falsa e infamante, che purtroppo trova ancora sostenitori. Il teologo cattolico Alano di Lilla suppose un'origine dal latino catus 'gatto', accusando i Catari di baciare il posteriore di un felino nel corso di fantomatici riti orgiastici. Tutto ciò è una pura e semplice calunnia: i Buoni Uomini avevano come regola la castità assoluta. La pseudoetimologia da catus è parte di un apparato ideologico e denigratorio micidiale, già visto all'opera in molte occasioni nel corso dei secoli. Va riportato che alcuni studiosi francesi ancora di recente hanno sostenuto la suddetta analisi fallace. Tra questi Duvernoy e Roquebert. Roquebert è ostile al Catarismo, e la cosa non deve stupire.

sabato 10 agosto 2019


LA RELIGIONE DEI CATARI
FEDE - DOTTRINE - RITI 

Autore: Jean Duvernoy
Titolo originale: La religion des cathares : le catharisme
Anno: 1976 
Lingua originale: Francese 

Edizione italiana: 2000 Editore: Edizioni Mediterranee
Collana: Pentagramma
Codice ISBN-10: 8827213724
Codice ISBN-13: 978-8827213728
Tematiche: Catarismo, Cristianesimo, religione, dissidenza
      religiosa, storia
Pagine: 352 pp.
Formato: Illustrato, 17 x 24
Illustrazioni: 4 tavole fuori testo
Traduzione in italiano: Adriano Lanza


Risvolto:
Molto noto al grande pubblico, grazie a una copiosa letteratura di divulgazione sull'argomento, il catarismo ha beneficiato negli ultimi anni di considerevoli lavori eruditi che ne hanno interamente rinnovato lo studio.
Tra questi, il presente libro, incentrato sulla dottrina e sulla religione dei catari, costituisce una sintesi accessibile a tutti e nello stesso tempo un'analisi scientifica dell'importante dottrina eretica diffusasi in Europa dall'XI secolo in poi.
L'Autore, collegando le fonti letterarie portate alla luce dai migliori studi critici recenti con le testimonianze desunte dai grandi registri dell'Inquisizione, in gran parte inediti, presenta il catarismo come una religione vivente, radicata nel contesto sociale dell'epoca e nella mentalità della gente di cui ha così duramente segnato il destino.
Ridimensionato entro i confini d'Europa, attraverso i paralleli con le fonti slave e bizantine, il fenomeno cataro viene approfondito all'interno della cornice storica delle sue origini, non lontane da quelle del cristianesimo. 


Le ipotesi di Duvernoy contribuiscono in tal modo a separare e a distinguere il catarismo dal manicheismo, dallo gnosticismo e dal paulicianesimo, cui sovente è stato legato, e aprono le porte ad uno stimolante e fruttuoso confronto.

Sinossi (da www.ibs.it)
È il primo lavoro complessivo sui Catari che utilizza i testi originali, scoperti e pubblicati dagli anni Quaranta in poi, dissolvendo così il luogo comune tradizionale di una religione misteriosa, cancellata dalla storia, che può essere ricostruita solo con difficoltà. L'opera affronta il dogma, la liturgia, il culto e l'ecclesiologia della religione catara e ne dimostra il carattere indubitabilmente unitario.

L'autore: 
Laureato in Legge e in Lettere si è dedicato per oltre vent'anni allo studio delle origini storiche delle eresie medievali e dell'Inquisizione. È autore di libri riguardanti le Cronache del Medioevo e l'Inquisizione; ha pubblicato numerosi articoli apparsi in riviste e negli atti di convegni organizzati in Europa sui temi da lui approfonditi. Nel 1988 è stato nominato responsabile dell'Académie des Jeux Floraux. È deceduto nel 2010.  

Struttura: 
Riporto qui l'indice del volume di Jean Duvernoy, sperando di invogliare i navigatori interessati all'argomento a procurarsene una copia e ad immergersi nella sua lettura.  

INDICE
PREFAZIONE di Francesco Zambon
PREMESSA il Catarismo

PARTE PRIMA: IL DOGMA 

INTRODUZIONE

Capitolo I: LE FONTI DELLA FEDE
1. L'ANTICO TESTAMENTO
2. IL NUOVO TESTAMENTO
3. GLI APOCRIFI
  3.1. La Visione d'Isaia
  3.2. La Cena Segreta
  3.3. Il Vangelo dei Nazarei
4. I MITI
5. LA LETTERATURA POLEMICA

Capitolo II: IL DUALISMO
1. I DUE PRINCIPI
  1.1. La teologia del Principio buono
  1.2. La teologia del Principio malvagio
    1.2.1. Contraddizione col Vangelo
    1.2.2. Un dio incostante, crudele e mentitore
  1.3. La creazione buona
  1.4. La creazione cattiva
    1.4.1. Il mondo visibile
    1.4.2. La cattiva creazione e il niente 

Capitolo III: COSMOLOGIA E MESCOLANZA
   1. LA PRIMA PERTURBAZIONE
   2. LA SECONDA PERTURBAZIONE
   3. LA CADUTA E LA CREAZIONE DELL'UOMO
     3.1. Il primo mito della creazione dell'uomo
     3.2. Il secondo mito della creazione dell'uomo
   4. IL COMPOSTO UMANO
     4.1. Il corpo carnale
     4.2. L'anima
     4.3. Lo spirito
   5. LIBERO ARBITRIO E ORIGINE DEL MALE
     5.1. La negazione del libero arbitrio
     5.2. La responsabilità della Caduta
  6. L'ORIGINE DELLA VEGETAZIONE


APPENDICE I: Variazioni sul tema della Caduta
  1. L'ALBIGEISMO-ALBANISMO
  2. LA SCUOLA DELLA BOSNIA
  3. LA CADUTA PER I MODERATI ITALIANI 

Capitolo IV: LA RIVELAZIONE
  1. LA CRISTOLOGIA
    1.1. "Colui che si chiamava Giovanni"
    1.2. Natura del Figlio
    1.3. Discesa in questo mondo e kenosi: la parabola del 
           pellicano
    1.4. L'adombramento
    1.5. Il docetismo
    1.6. I miracoli
    1.7. La Passione
  2. LA RIVELAZIONE E GLI APOSTOLI
    2.1. Giovanni Battista, Maria e Giovanni evangelista
    2.2. Gli Apostoli e lo Spirito Santo
    2.3. Il messaggio 


Capitolo V: L'ESCATOLOGIA
  1. LA METEMPSICOSI
    1.1. Esposizione e parabola del cavallo
    1.2. Reincarnazione e meriti
  2. LA SALVEZZA
    2.1. Il matrimonio spirituale
    2.2. L'anima gloriosa
    2.3. Il paradiso della "nuova terra"
  3. FINE DEI TEMPI E APOCATASTASI
    3.1. Il Giudizio è già avvenuto
    3.2. La risurrezione
    3.3. La distruzione del mondo malvagio
    3.4. L'apocatastasi


Capitolo VI: GLI SCISMI
  1. LA SCUOLA DI CONCOREZZO
  2. LA SCUOLA DI BAGNOLO
  3. GIOVANNI DI LUGIO
  4. DESIDERIO
  Appendice II: Le autorità a sostegno dell'esegesi catara
  Appendice III: L'informazione introduttiva di Moneta

PARTE SECONDA: LA LITURGIA E LA CHIESA CATARA 

Capitolo I: IL BATTESIMO
  1. IL BATTESIMO DEI PERFETTI
    1.1. Il noviziato
    1.2. La trasmissione della Preghiera
      1.2.1. La trasmissione del Libro
      1.2.2. La catechesi
      1.2.3. La trasmissione vera e propria della Preghiera
    1.3. Il Consolamentum
       1.3.1. Il celebrante
       1.3.2. I voti
       1.3.3. La catechesi
       1.3.4. Il rito
   2. IL BATTESIMO DEI MORENTI
     2.1. Il patto o convenenza
     2.2. Il rito
     2.3. Il ministro
     2.4. L'"endura" 

Capitolo II: LA REGOLA DI GIUSTIZIA E VERITA'
   1. L'ASTINENZA
     1.1. L'alimentazione carnea
     1.2. Il vino
     1.3. Le quaresime e i giorni
     1.4. L'osservanza
  2. LA CONTINENZA
     2.1. La motivazione
     2.2. La teoria e la pratica
  3. LA PREGHIERA
     3.1. Le Ore
     3.2. Il Pater
     3.3. La preghiera di Giovanni Maury
 4. LA VERITA'
    4.1. Il giuramento
    4.2. La menzogna
 5. TU NON UCCIDERAI
 6. "NON GIUDICATE"
    6.1. Il rifiuto del potere
    6.2. Il rifiuto della giustizia penale
    6.3. Il rifiuto della giustizia civile - L'arbitrato
  7. IL LAVORO
    7.1. Il precetto
    7.2. La pratica

Capitolo III: I RITI
 
1. IL SERVIZIO
    1.1. Il rituale
    1.2. La funzione penitenziale
  2. IL MELIORAMENTUM
    2.1. Il rito
    2.2. L'importanza
  3. IL BACIO DI PACE (Caretas)
  4. IL PANE DELLA SANTA PREGHIERA
     4.1. La forma
     4.2. La critica dell'eucaristia cattolica
     4.3. Il valore del Pane della Preghiera

Capitolo IV: LA PREDICAZIONE
   1. L'ESORTAZIONE
   2. LA SCRITTURA
   3. LA PREDICA 
Capitolo V: LA PERSECUZIONE
  1. L'ARCANO
  2. L'ARRESTO
  3. IL ROGO
  4. I DELATORI E I PERSECUTORI

Capitolo VI: LA CHIESA
  1. LA DEFEZIONE DALLA CHIESA DI ROMA
     1.1. La sua violazione del Vangelo
     1.2. La sua avidità
     1.3. La sua idolatria
     1.4. I suoi omicidi
     1.5. La sua corruzione
  2. LA CHIESA CATARA
    2.1. I credenti
    2.2. Ordinato, perfetto, consolato
    2.3. L'anziano
    2.4. Il diacono
    2.5. Il Vescovo e i suoi Figli
    2.6. Il papa
    2.7. Il concilio 

Capitolo VII: SOCIOLOGIA DEL CATARISMO
   1. L'ECONOMIA
     1.1. I beni temporali
        1.1.1. La comunanza dei beni
        1.1.2. I lasciti
        1.1.3. Il lavoro
        1.1.4. Le offerte e le taglie
        1.1.5. Gli intendenti (nuntii)
        1.1.6. Il tesoro
  2. LA MORALE
     2.1. Le calunnie
     2.2. I credenti
 3. LA SOVVERSIONE CATARA
    3.1. Il catarismo e le istituzioni
    3.2. L'origine rivoluzionaria del catarismo
    3.3. La donna

Capitolo VIII: CULTURA E CATARISMO
   1. LETTERATURA E SPIRITUALITA'
      1.1. La letteratura catara
      1.2. La spiritualità catara
      1.3. Il catarismo: una "religio"
  2. I TROVATORI
      2.1. La Linguadoca
      2.2. La Francia del Nord
      2.3. L'erotica cortese
 3. L'ARCHEOLOGIA
     3.1. Montségur
     3.2. I rifugi sotterranei e le grotte
     3.3. Le stele discoidali
     3.4. Le "stecci" della Bosnia-Erzegovina 


PARTE TERZA: ORIGINI E PARALLELI 

Capitolo I: I NOMI DEL CATARISMO
  1. I NOMI RIVENDICATI
     1.1. Poveri di Cristo
     1.2. Cristiani
     1.3. Amici di Dio
     1.4. "Bonshommes"
     1.5. Chiese, Barbe
  2. I NOMI DATI DAGLI AVVERSARI
     2.1. Ariani
     2.2. Catari
     2.3. Patarini
     2.4. Poplicani, Piphli, "telonarii"
     2.5. Tessitori
     2.6. Albigesi
     2.7. Bugri (Bulgari)

Capitolo II: LA FILIAZIONE STORICA
   1. I BOGOMILI
      1.1. La dogmatica
      1.2. Riti e Chiesa
      1.3. I nomi dei Bogomili
      1.4. Scuole catare e scuole bogomile
         1.4.1. La tesi italiana - Cronologia
         1.4.2. La tesi italiana - Dogmatica
         1.4.3. Le fonti non italiane - Cronologia
         1.4.4. Le fonti non italiane - La dogmatica
         1.4.5. Conclusione
  2. I CRISTIANI DI BOSNIA
      2.1. I dati storici
      2.2. La dogmatica
      2.3. Riti e Chiesa
  3. I PAULICIANI
      3.1. Dati storici e fonti
      3.2. Dogmatica
      3.3. Riti e Chiese
  4. I MESSALIANI
  5. GIUDAISMO, ISLAM, MANICHEISMO, MANDEISMO  

Capitolo III: LA FILIAZIONE TIPOLOGICA
  1. I LUOGHI TOPICI DOTTRINALI
  2. I LUOGHI TOPICI RITUALI

CONCLUSIONE
INDICE DEI NOMI


Recensione:
Un'opera seminale, una vera e propria pietra miliare a cui fare riferimento. L'autore è esaustivo e rigoroso, non c'è un particolare anche minimo che sfugga alla sua trattazione. Quando si ha bisogno di controllare una fonte, di verificare qualcosa, il volume col serpente rossiccio sulla copertina nera è assolutamente indispensabile. C'è persino un indice di citazioni scritturali importanti usate dai Catari come argomenti per la dimostrazione delle dottrine dualiste in opposizione a quelle della Chiesa Romana. Si potrebbe produrre un ponderoso volume teologico discutendole una ad una. Certo, qualche interpretazione la ritengo un po' controversa (ad esempio l'origine stessa della parola "cataro"), ma la mole di evidenze riportate è notevole e le discussioni sono sempre di un livello eccellente. Tutto ciò che riguarda la ricchissima descrizione della dissidenza dualista medievale è riportato in modo minuzioso quanto puntuale, esatto come un verbale. Un altro grande pregio dell'opera è la dimostrazione del carattere unitario del Catarismo non solo da Oriente a Occidente, ma anche lungo l'intero arco della sua esistenza. La dottrina di Peire Autier e di Guilhem Belibasta (inizi XIV secolo) era pura e cristallina quanto quella dei loro predecessori del XIII e del XII secolo, non era affatto - come alcuni ancora sostengono - il risultato di un processo di involuzione o addirittura di degenerazione degli insegnamenti originari. Non posso però nascondere che ci sono gravi criticità nel testo. Per la precisione, i problemi sorgono nella Parte Terza, Origini e paralleli, quando l'autore si addentra in una selva oscura nel tentativo di appurare una volta per tutte quali siano le vere origini di questo enigmatico pensiero religioso. In particolare è preziosa la descrizione della dogmatica del Bogomilismo, mentre è assai discutibile il capitolo sulla filiazione tipologica del Catarismo. Nella sua prefazione all'opera di Duvernoy, il professor Francesco Zambon rimarca a questo proposito alcuni punti molto delicati e cruciali, che riporto in questa sede esercitando il diritto alla citazione:

"Ma, oltre a fornire l'esposizione più completa e aggiornata della dottrina e della liturgia catare, il libro di Duvernoy apre anche nuove piste di ricerca sulle loro origini, sulla loro evoluzione e sulla loro natura essenziale. Scartando la tesi di una derivazione dal marcionismo o da altri movimenti gnostici e riprendendo una proposta di Marcel Dando, Duvernoy pensa di poter individuare la matrice ideologica del catarismo nella tradizione origenista, cioè in quella corrente del pensiero cristiano dei primi secoli che si ispira alle dottrine di Origene ed ha alcuni fra i suoi maggiori esponenti in Gregorio Nisseno, Basilio, Ambrogio."

E ancora: 

"Più precisamente, il catarismo sarebbe riconducibile a quel monachesimo basiliano che fu condannato da Giustiniano nel 553. Sarebbe questa la ragione degli aspetti monastici che molti studiosi hanno osservato nell'eresia catara, specie per quanto riguarda i riti d'iniziazione e l'ascesi. Negli ambienti basiliani si sarebbero a poco a poco formati, attraverso una oscura gestazione durata parecchi secoli e della quale non sappiamo quasi nulla, sia il bogomilismo balcanico sia il catarismo dell'Europa occidentale."  

Si giunge quindi a quello che è un punto dolente in cui è insito un pericolo gravissimo: 

"Il dualismo - che a partire dai polemisti cattolici del Medioevo è sempre stato considerato il nucleo dottrinale dell'eresia, magari allo scopo di ricondurla al modello manicheo - rappresenterebbe dunque soltanto uno sviluppo secondario della teologia bogomila e catara, risultato - come scrive Duvernoy - "di una elaborazione razionale spontanea": il che conduce peraltro anche a una rivalutazione della ricerca esegetica e filosofica di questi eretici, sulla scia di studiosi come Dondaine e Nelli."  

A volte ho l'impressione che l'autore francese, nel tentativo di indagare le origini del Catarismo, si sia perso in un ginepraio di nessi multilaterali e di convergenze spesso soltanto apparenti, tralasciando cose essenziali e scambiando per essenziali meri accidenti. A volte la confusione è definitoria, come quando ritiene che l'identificazione della Creazione materiale col Nulla non sia distante dall'absentia boni di Agostino d'Ippona. Se da una parte concordo appieno sul fatto che il Catarismo non possa essere ritenuto una filiazione diretta del Manicheismo, dello Gnosticismo o del Marcionismo, dall'altra rifiuto in modo netto le tesi di un'origine da fermenti origenisti all'interno del monachesimo basiliano. Il Diavolo stesso ha insufflato il suo fumo per ottenere il massimo danno, e lo ha fatto in un modo che difficilmente si sarebbe potuto immaginare. Questo errore primario è da ricercarsi nell'idea secondo cui un elemento costitutivo come il Dualismo ontologico sarebbe invece un prodotto accidentale di un'evoluzione spontanea a partire da un corpo monista. Ecco individuato il vulnus, il tarlo satanico che si è fatto strada nell'edificio accademico per dare poi frutti spaventosi. Si sa sempre da dove si inizia, ma non si riesce a prevedere dove si finirà. Così nella prima fase del processo il Dualismo è stato ridotto a uno sviluppo secondario. Credo che ciò sia stato fatto da Duvernoy e da altri, di certo in buona fede e senza malizia. Poi qualcuno si è appigliato a questa idea per negare l'esistenza stessa del Dualismo - una tendenza che mi pare di ravvisare già in Anne Brenon, tanto per fare un esempio. Infine sono arrivati veri e propri decostruzionisti come Alessia Trivellone, Monique Zerner, Robert I. Moore, Uwe Brunn, Mark G. Pegg et alteri, che negano spudoratamente l'esistenza stessa dei Catari e del Catarismo. A questo punto l'odore di zolfo è talmente forte da permettere di risalire al responsabile ultimo di questo scempio.   

Altre recensioni e reazioni nel Web

Nonostante la mia avversione per i media tradizionali, riporto alcuni estratti significativi di una recensione ad opera di Claudia Gualdana, intitolata Niente sesso, beni in comune: la sfida persa dei catari, comparsa sul Corriere nel 2001 e recuperata tramite Google: 


"Ogni epoca produce i ribelli che merita. Se sono i valori legati al denaro a trionfare su tutti gli altri, non ci si deve meravigliare che le ribellioni divengano inconsistenti, perché alla fine sono incantate dalle stesse sirene che mostrano di combattere. Non a caso i ribelli più radicali si perdono nelle nebbie del passato, e del medioevo in particolare. Occorre ritornare in questa epoca per trovare quelli che desideravano rovesciare il mondo in nome della fede."

"La loro regola era severa: si sottomettevano a digiuni estenuanti e rifiutavano l'alimentazione carnea; sostituirono il battesimo tradizionale con l'imposizione delle mani e concepirono un'originalissima liturgia in volgare." 

Essere accusati di "follia dogmatica" è tutto sommato irrilevante, visto che poi la dottrina viene comunque esposta per sommi capi e divulgata: 

"Tanto rigore non fu però immune da stravaganze reincarnazionistiche e toni apocalittici. È infatti la concezione dell'esistenza a celare una follia dogmatica che avvelenò il corpo della comunità cristiana per quasi cinque secoli. Per i buoni cristiani la vita è la manifestazione dell'inferno: il mondo è opera di Satana, il principio del male, antagonista di Dio. Di qui discende la condanna del matrimonio, della maternità e di ogni contatto fra i due sessi. Per i catari la Chiesa, favorendo l'istituzione della famiglia, fa sua la parte di mezzana di Satana."  

Questa citazione è una perla: 

"Raimondo VI, conte di Tolosa, ebbe a dire: «Si vede bene che è il diavolo che ha fatto il mondo, poiché niente ci capita secondo i nostri desideri»." 

A quanto l'esperienza mi ha insegnato, molte rappresentanti del Gentil Sesso tendono a dimostrare una certa ostilità verso qualsiasi religione o altra dottrina che non attribuisca un valore positivo alla funzione procreativa e alla corporeità. Possiamo comprendere in questo ambito alcune dichiarazioni della giornalista, non proprio eulogistiche, che sono tuttavia temperate  da una certa ammirazione per la coerenza con cui i Martiri dualisti hanno vissuto la propria Fede, difendendola fino all'estremo sacrificio:

"La Chiesa ebbe la meglio su questi signori un po' torvi, che tanto le rimproveravano di proteggere il cammino dell'uomo in questo mondo. Né possiamo dispiacerci troppo della loro sconfitta: è sufficiente immaginare in quale apocalisse nichilista sarebbe sprofondato il cristianesimo, se avessero trionfato. Eppure la passione con cui costoro difesero idee tanto stravaganti ispira simpatia. Molti di loro finirono sul rogo. Seppero accettare la sorte con dignità, e talvolta mostrarono di non dispiacersi di morire. Avevano un pregio enorme: non amavano lamentarsi, né mai si lagnarono di essere perseguitati. Sapevano che il regno dei cieli non si guadagna a poco prezzo: e soprattutto che si trova altrove."

Dato che ha pubblicizzato "la Religione dei Catari" di Duvernoy, destando la curiosità di eventuali lettori, perdoniamo con facilità all'autrice della recensione certe affermazioni stravaganti e poco favorevoli al Catarismo, così come la sua scarsa capacità di distinguere tra Credenti e Consolati. 

Bello questo intervento, scritto da Alessandro nel 2015 e comparso sul sito www.ilgiardinodeilibri.it:

"Potessi dare più di 5 stelle a questo meraviglioso libro, le darei alla velocità della luce, ma il software non me lo permette. E' poderosamente un tomo che chiarifica, al di là delle mere mitologie romanzesche fiorite nel corso di questi ultimi anni, la fede, i riti, le idee e la vita quotidiana delle comunità catare. Si capisce bene quale travaglio geografico abbiano dovuto compiere le incredibili credenze dualiste, nate fra i Bogomili e poi giunte nella Francia meridionale. Interessante la parte dottrinale, con la differenziazione fra dualisti moderati e assoluti. Vi consiglio di leggerlo assieme alla fondamentale opera dello Zambon, dal titolo "La Cena Segreta", edito dai tipi di Adelphi."

giovedì 8 agosto 2019


LA CENA SEGRETA
TRATTATI E RITUALI CATARI

A cura di Francesco Zambon
Anno: 1997
Editore: Adelphi 
Collana: Biblioteca Adelphi
Numero: 332
Temi: Catarismo, Cristianesimo, dissidenza religiosa,
      testi medievali
Pagine: 471 pp.
Formato: Copertina flessibile
Illustrazione in copertina: Beato Angelico, Disputa di San
      Domenico e il miracolo del libro 
Codice EAN: 9788845912719
Codice ISBN: 884591271X
Link alla scheda: 
    Biblioteca Adelphi 332

Risvolto: 
Solo una cinquantina di anni fa le dottrine e i riti della più importante eresia cristiana del Medioevo, il catarismo - conflitto tra principio del bene e principio del male, creazione del mondo a opera di Satana, caduta degli angeli ribelli e loro imprigionamento nei corpi materiali, missione salvifica dell’angelo Cristo, cerimonia iniziatica del consolament riservato ai Puri, i Catari appunto -, erano noti quasi esclusivamente attraverso le fonti inquisitoriali e gli scritti, non di rado tendenziosi, degli oppositori cattolici. Da quando, nel 1939, l’erudito domenicano Antoine Dondaine scoprì per caso alla Biblioteca Nazionale di Firenze il Libro dei due princìpi e un Rituale cataro, è emerso a poco a poco dall’oblio un significativo corpus di testi originali, miracolosamente sopravvissuti alla distruzione, che hanno rinnovato la nostra conoscenza di questa grande religione scomparsa: dopo la prima, fortunosa scoperta sono infatti tornati alla luce un secondo Trattato dedicato al tema dei due creatori e dei due mondi, un ispirato scritto apologetico sulla Chiesa di Dio e un commento esoterico al Padre nostro. Il presente volume riunisce tutti questi testi, insieme alla Cena segreta - apocrifo di origine bizantino-slava che illustra il mito cosmogonico dei Catari - e a una preghiera in occitanico al Padre degli spiriti celesti. Questo corpus, di enorme valore storico e spirituale, ricompone finalmente davanti a noi i tratti di un grande movimento religioso che fu al tempo stesso un tentativo di ritornare alla purezza della Chiesa dei primi secoli - alla severità dei suoi costumi, all’austerità dei suoi riti - e forse l’ultimo affioramento, in seno al cristianesimo, di una prospettiva «gnostica» che aveva avuto nello gnosticismo tardoantico e nel manicheismo le sue espressioni più radicali. Una prospettiva che la Chiesa avversò sempre e combatté con persecuzioni feroci, culminate nel grande rogo di Montségur del 1244, vero sigillo dell’epoca catara. 

"Padre santo, Dio legittimo degli spiriti buoni, che non hai mai ingannato né mentito né errato, né esitato per paura della morte a discendere nel mondo del Dio straniero - perche noi non siamo del mondo né il mondo è nostro -, concedi a noi di conoscere ciò che tu conosci e di amare ciò che tu ami."

Il curatore: 
Francesco Zambon insegna Filologia romanza all'Università di Trento. Specialista di letteratura allegorica e simbolica del Medioevo, si è occupato in particolare di bestiari e del ciclo romanzesco del Graal. Ha curato per Adelphi Il Fisiologo (1975).

Struttura: 

Riporto qui l'indice del volume curato da Francesco Zambon, sperando di invogliare i navigatori interessati all'argomento a procurarsene una copia e ad immergersi nella sua lettura.  

Indice
Avvertenza
TRATTATI E RITUALI CATARI
LA CENA SEGRETA O DOMANDE DI GIOVANNI 
   Premessa
   Redazione di Carcassonne
   Appendice: Redazione di Vienna
IL LIBRO DEI DUE PRINCÌPI
   Premessa
   Il librero arbitrio
   La creazione e i segni universali
     I. La creazione
     II. I segni universali
   Compendio per l'istruzione dei principianti
   Contro i Garattisti
   Il libero arbitrio
   Le persecuzioni
TRATTATO CATARO
   Premessa
   Trattato dei Manichei
RITUALI CATARI
   Premessa
   Rituale occitanico
   Rituale latino
IL MANOSCRITTO DI DUBLINO: LA CHIESA DI DIO E COMMENTO AL PADRE NOSTRO
   Premessa
   La Chiesa di Dio
   Commento al Padre nostro
   La santa Chiesa
PREGHIERA CATARA
   Premessa
   Preghiera catara
Note
Repertorio bibliografico
Indice scritturistico 

Recensione: 
È necessario sfatare un luogo comune che purtroppo è ancora molto diffuso. Secondo moltissime persone, è ritenuto quasi un articolo di fede il fatto che i Catari non abbiano lasciato alcun testo. Nulla di più falso. I testi esistono eccome - e non mi stancherò mai di ripeterlo - anche se quanto ci è sopravvissuto è senza dubbio una piccolissima parte della produzione che dovette esistere. Il negare l'esistenza di testi superstiti è una proficua manovra da parte di chi intende affermare ogni genere di falsità sul Catarismo. Fa parte di una strategia ben organizzata lo spargere inconsistenze che attecchiscono molto bene a causa della diffusa ignoranza ed impreparazione. Prova ne sia che un trattato del Catarismo Radicale della Scuola di Desenzano è stato pubbicato dal domenicano Padre Dondaine nel 1939, eppure la notizia di una simile scoperta non sembra essersi ancora fatta sufficiente strada tra le genti. Il modo di combattere contro la disinformazione esiste e si trova proprio nei libri seri e nello studio. Esorto così chiunque intenda approfondire l'argomento ad acquistare questo pregevole volume a cura del professor Francesco Zambon, valente studioso e docente dell'Università di Trento, dove insegna Filologia romanza. In questo libro sono raccolti tutti i testi catari genuini che sono conosciuti allo stato attuale delle ricerche, corredati con grande abbondanza di spiegazioni.
(Il Volto Oscuro della Storia, 19/12/2009)  


Quando acquistai il prezioso libro e lo aprii per la prima volta, i miei occhi caddero subito su alcune frasi, che descrivono in modo mirabile e profondissimo l'essenza stessa della condizione umana su questo orrido pianeta ricolmo di abominazioni: 

"Partecipe di entrambi i mondi, l'uomo non ha, in quanto individuo, alcuna dignità ontologica: è soltanto il teatro di una lotta eterna fra le due nature o sostanze che lo formano. Creato in parte da Dio e in parte da Satana, miscuglio di bontà e di malignità, di verità e di falsità, di essere e di nulla, egli è destinato a restare, finché esiste come tale, un tragico nodo di contraddizione e di sofferenza." (cit.) 

A distanza di anni mi rendo conto che l'importanza della presente opera è ancor più capitale, dal momento che è in atto una vile strategia negazionista da parte di sedicenti "studiosi" il cui scopo è rimuovere dalla Storia l'esistenza stessa dei Catari e del loro Insegnamento. Non è bastato al tirannico governo francese inquinare la Linguadoca con ogni genere di paccottiglia, prima esoterico-massonica e poi New Age: in una fase successiva dell'offensiva si è messo a finanziare malfattori per far scomparire persino il ricordo della dissidenza religiosa dualista, per dimostrare che non sarebbe mai esistita, per relegarla nel mondo della fantasia. Eppure proprio nelle pagine 403-404 de La cena segreta si riporta la testimonianza di una luce che seppur fievole continua a irradiare qualche debole barlume proprio in Linguadoca. Una donna dell'Alta Ariège ha riportato al folklorista Urbain Gibert un caso singolare: la propria nonna, morta nel 1947, ignorava il Pater della Chiesa Romana, recitando invece una lunga preghiera. Il testo in occitano iniziava con queste parole: "Payre sant, Dieus dreyturier das bons esperits". Si tratta proprio della preghiera insegnata da Peire Autier ai Credenti, che compendia gli insegnamenti della Chiesa dei Buoni Uomini, tanto da poter esserne considerata un sintetico catechismo. Trovo che sia un peccato non conoscere il nome della coraggiosa credente occitana e della sua nipote. Mi sento commosso quando penso a questa dimostrazione che anche nei contesti più ostili la Fede è in qualche modo sopravvissuta.

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Sul sito www.ibs.it il tema del libro è classificato come "Culti e sette cristiani e quasi cristiani"

Marco (un mio omonimo) nel lontano 2005 ha scritto:

"Manuale che illustra in modo esaustivo la dottrina, teologia e religione dei Catari avvalendosi di tutte le fonti originarie medievali di questo credo dualista; fonti riportate in quest'opera nella loro interezza. L'autore per di più introduce importanti nozioni storico-sociali-culturali dei secoli medievali nei quali questa eresia si sviluppò al fine di rendere al lettore un quadro completo sotto ogni punto di vista. Ottimo libro."  

Sul sito www.amazon.it il tema del libro è classificato come "Protestantesimo e chiese protestanti"

Monsieur ha scritto nel 2018 una recensione in odor di decostruzionismo, che riporto a titolo d'esempio: 

"Molto si è parlato dell'eresia catara e di coloro che l'hanno praticata e veicolata; poco, in realtà se ne conosce. Il presente testo ha l'indubbio merito di fare raccolta di quello che è uscito fuori nel tempo in vari siti. Di fatto non offre sostanziali novità, tuttavia consente una ordinata e chiara ricognizione di origini, varianti e riti ad essa legati. Di per sè, come possibile variante del cristianesimo, non contiene nulla di veramente rivoluzionario o seriamente stravolgente, anche se volendo, o non sapendo, sarebbe stato facile presumerlo. L' impotanza del catarismo sembra risiedere, soprattutto, nelle circostanze drammatiche che hanno accompagnato la sua fine e nel particolare periodo storico, i primi secoli del secondo millennio, che ha visto, in Europa, grandi crisi e profondi rivolgimenti e soprattutto la nascita e il protarsi di quel feroce strumento che furono le crociate, il cui eco e la cui funzione politica, purtroppo, sono ancora nell'aria.
Buona, dunque la parte storica e quella reativa all'ideologia; noiosa e riempitiva quella dedicata ai riti."
 


Le recensioni reperibili nel Web sono in genere abbastanza positive, anche se si trova qua e là qualche accento critico. Ricordo tuttavia un tale R., che ebbe una reazione violentissima alla lettura del volume. Era costui un individuo bizzarro, collerico e biondiccio, animato da un odio immotivato e feroce nei confronti dei Catari, tanto da farmi sospettare che potesse essere abitato dallo spirito immondo di uno sgherro di Simon de Montfort.

martedì 6 agosto 2019


LA CENA SEGRETA
(romanzo) 

Autore: Javier Sierra
Anno: 2004
Titolo originale: La cena secreta
Lingua originale: Spagnolo
Data di pubblicazione (1a ed. it.): giugno 2005
Data di pubblicazione (2a ed. it.): marzo 2012
Data di pubblicazione (3a ed. it.): marzo 2019
Editore (Italia): Mondolibri (1a ed.),   
       Tropea (2a ed.),
       DeA Planeta Libri (3a ed.)
Collana: I Marlin (Tropea, 2a ed.)
Tipologia narrativa: Romanzo 
Genere: Storico
Sottogenere: Fantareligione, esoterismo
Pagine (1a ed.): 285 pp.
Pagine (2a ed.): 288 pp.
Pagine (2a ed.): 398 pp.
Formato: Rilegato (1a e 3a ed.); flessibile (2a ed.) 
Codice ASIN (1a ed.): B00J7NX8BO
Codice EAN (2a ed.): 9788843805426
Codice EAN (3a ed.): 9788851169428
Codice ISBN: 885116942X
Traduttore (in italiano): Claudia Acher Marinelli 
Traduzioni: 
     Inglese: The Secret Supper
     Tedesco: Das geheime Abendmahl
     Portoghese: A ceia secreta
     Polacco: Tajemna wieczerza
     Turco: Gizli Akşam Yemeği 

Sinossi (da Googlebooks): 
Gennaio 1497. L’arrivo di alcune lettere anonime contenenti inquietanti insinuazioni getta la corte di papa Alessandro VI nello scompiglio. A Milano, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, Leonardo da Vinci starebbe ultimando la realizzazione di un’opera dal contenuto blasfemo se non addirittura diabolico. L’affresco dell’Ultima cena, infatti, presenta anomalie a dir poco sconcertanti: sul capo di Cristo e degli apostoli non vi è traccia di aureola; sulla tavola non si vedono il pane e il vino dell’Eucarestia; e come se non bastasse l’artista ha avuto l’ardire di ritrarre se stesso nell’atto di dare le spalle a Gesù. Padre Agostino Leyre, inquisitore domenicano esperto nell’arte di interpretare messaggi cifrati, viene inviato d’urgenza nella città lombarda con il compito di fare chiarezza e di scoprire cosa abbia spinto il maestro toscano a stravolgere il testo biblico e a disattendere le aspettative dei committenti. E se Da Vinci fosse un eretico? Mentre una serie di efferati delitti semina il panico dentro e fuori le mura di Santa Maria delle Grazie, con il procedere delle indagini appare sempre più chiaro che l’Ultima cena nasconde un messaggio capace di sfidare i fondamenti stessi della dottrina cristiana. Con un ritmo che non lascia scampo, La cena segreta trasporta il lettore in una coinvolgente avventura fra arte, mistero, intrighi e investigazione storica. A quindici anni dalla sua prima comparsa, torna il grande romanzo con cui Javier Sierra si è imposto nelle classifiche internazionali dando del filo da torcere persino a Dan Brown. In una nuova edizione ampliata e arricchita da preziose immagini, per riscoprire il fascino di un’epoca e tutto il valore di un’opera che, da oltre cinque secoli, non cessa di incantare e stupire. 

«Sierra ha un talento speciale nel mescolare scienza e occultismo, enigmi teologici e cospirazioni mondane, la decifrazione di antichi documenti e l’interpretazione di opere d’arte. E tiene avvinto il lettore fino all’ultima pagina.»
- Il Messaggero 


«La cena segreta trasforma la storia dell’arte in un’avventura avvincente e illuminante per tutti i lettori.»
- Los Angeles Times


«Un successo senza precedenti per un romanzo storico che ha lasciato tutti senza fiato.»
- El Mundo 

L'autore: 
Javier Sierra Albert (Teruel, Aragona, 1971 - vivente), è giornalista, scrittore e ricercatore, laureato in giornalismo all'Università Complutense di Madrid. Il suo principale campo d'indagine è l'esoterismo.  

Recensione: 
Le recensioni e i commenti che si trovano nel Web in massima parte danno per scontato un discutibile presupposto: La cena segreta di Javier Sierra sarebbe una copia (più o meno brutta) del famoso Codice da Vinci di Dan Brown (The Da Vinci Code, 2003). Che vi siano alcuni elementi in comune non sembra potersi mettere in dubbio, ma la natura delle due narrazioni è alquanto dissimile. Questo già soltanto per il fatto che Dan Brown ambienta la sua vicenda sul finire del XX secolo: non si tratta quindi di un romanzo storico. Per contro, il romanzo di Sierra ha proprio come protagonista Leonardo da Vinci, svolgendosi sul finire del XV secolo. Anche se potrà sembrare una constatazione lapalissiana, a mio avviso ha la sua importanza. In entrambe le opere ha grande rilevanza il culto di Maria Maddalena; le assurde tesi sull'origine dei Merovingi sembrano però comparire nel romanzo di Sierra come un elemento decorativo, quasi erratico. La cena segreta mostra anche qualche elemento in comune con Il nome della rosa di Umberto Eco (1980), un autentico giallo in chiave medievale, che presenta Sherlock Holmes incarnato nei panni di Frate Guglielmo da Baskerville. A farci venire subito in mente l'abbazia partorita dall'ingegno di Eco, popolata da frati grotteschi e ingrugniti, è la tecnica narrativa della catena di omicidi.       

Leonardo da Vinci e i Catari 

Questo è il postulato cardine del romanzo di Sierra: la Chiesa Catara di Concorezzo, ascrivibile al Dualismo mitigato, era ancora attiva sul finire del XV secolo. Leonardo da Vinci, secondo l'autore spagnolo, si sarebbe avvicinato alla religione Catara mentre si trovava a Milano alla corte degli Sforza. Sono incline a considerare Leonardo da Vinci come un cataro ab origine, collegato in modo diretto alla Chiesa Catara di Firenze, il cui ultimo vescovo noto fu catturato a Figline Valdarno nel 1321. Si chiamava Cione di ser Bernardo. Non è affatto improbabile che qualche fiume carsico di dissidenza dualista sia perdurato a lungo nella valle dell'Arno e altrove. Il Vasari notò la stranezza delle idee di Leonardo, ma a quanto pare non ne capì appieno le origini. Scrisse così che il Maestro era platonico al punto di non essere cristiano. Certo, se avesse scritto in modo esplicito che egli era "manicheo e patarino" la cosa avrebbe potuto essere ancor più problematica, per via del significato profondamente negativo attribuito a quelle parole. Qualcuno dirà che Leonardo era un esponente dell'Umanesimo e che concepiva l'essere umano come metro e misura dell'Universo. Qualcuno menzionerà i progetti della città a misura d'uomo, oppure dell'uomo vitruviano. Stiamo pur sempre parlando di un figlio del proprio tempo, che non poteva manifestare troppo il suo sentire. Vediamo con la massima chiarezza che la sua non una mente asettica. Una grande inquietudine lo ha sempre pervaso, manifestandosi ad esempio nelle sue caricature. Nella sua indagine utilizzava strumenti inediti come la sistematica dissezione dei cadaveri, non esitando a mettere le mani nella carne putrefatta e nei liquami. Posso trarre dagli scritti leonardeschi una prova lampante della sua professione del Catarismo più radicale:    

"L'atto dei coito e le membra a quello adoprate son di tanta bruttura, che, se non fusse la bellezza de' volti e li ornamenti delli opranti e la sfrenata disposizione, la natura perderebbe la spezie umana."
(De Anatomia, fogli A. 10 r.)



La citazione viene definita uno dei pochissimi riferimenti alla sessualità umana fatta nei suoi taccuini dal Maestro. Tuttavia è un riferimento eloquente che ci permette di capire il suo mondo spirituale. Sono parole di severo giudizio nei confronti dello stesso ordine delle cose, attribuito a un'entità maligna, in nettissima contraddizione con l'essenza stessa del Rinascimento. Riporto a questo punto un aneddoto ameno. L'unica testimonianza concreta della vita sessuale di Leonardo consiste in una denuncia che subì quando aveva 24 anni: venne accusato di aver rotto tramite sodomia violenta l'ano di un passivo, certo Jacopo Saltarelli, che sarebbe stato posseduto carnalmente anche da altri tre giovani uomini.

La Legenda Aurea  

L'ingegno dell'autore spagnolo in fondo sta tutto qui. Ha preso la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (l'odierna Varazze) e ha tratto la lettera iniziale dall'epiteto attribuito in quel testo a ciascuno dei commensali di Cristo all'Ultima Cena. In questo modo dimostra che la sequenza ottenuta, letta al contrario è proprio la parola CONSOLAMENTUM. Sierra ritiene che un nodo, a sua parere indice di consacrazione alla Maddalena, indichi la direzione di lettura. Questo riferimento è a mio avviso superfluo, inessenziale: sappiamo tutti che Leonardo scriveva sempre da destra a sinistra! Riportiamo dunque le identificazioni di ciascun partecipante all'Ultima Cena, procedendo come nostro costume da sinistra a destra. Otteniamo quanto segue: 

Bartolomeo = Mirabilis
Giacomo il Minore = Venustus
Andrea = Temperator
Giuda Iscariota = Nefandus 
Pietro = Exosus
Giovanni = Mysticus
Gesù Cristo = Alpha-Omega  
Tommaso = Litator
Giacomo il Maggiore = Oboediens
Filippo = Sapiens
Matteo = Navus
Giuda Taddeo = Occultator
Simone = Confector


Risultato: MVT-NEM-A-LOS-NOC.
Lo si legga al contrario, secondo il costume leonardesco:
CON-SOL-A-MEN-TUM.


Senza dubbio questo è oltremodo interessante, anche perché non si potrebbe spiegare tutto ciò come una semplice coincidenza! Ora ci tocca un compito abbastanza arduo: dobbiamo capire perché Leonardo abbia criptato un simile messaggio nel Cenacolo. Posso dedurre che questo strano rebus fosse diretto ad artisti e persone assai colte in grado di di decifrarlo. Dovevano quindi esistere conventicole segrete in tale ambito. Non sono chiari i rapporti con sopravvivenze di quella che era stata la Chiesa di Concorezzo. Una cosa è certa. Non mi sembra che potesse essere una propaganda rivolta a popolani illetterati. Tanto per fare un esempio, un cataro di Saronno doveva essere un semplice contadino ostile alla Chiesa di Roma, che bestemmiava senza sosta contro l'Artefice del mondo: di certo non leggeva la Legenda Aurea e non frequentava i conventi dei Cani del Signore.  

L'importanza del romanzo sierriano 

Nonostante tutte le imprecisioni e le fantasticherie di cui è infarcito, questo libro ha in ogni caso un nucleo adamantino che lo rende meritevole di considerazione. Attira l'attenzione su argomenti che non vengono trattati e approfonditi dagli accademici. Quando muore una religione? In che modo muore? Possiamo sapere quando ha reso il suo respiro il suo ultimo adepto che l'ha ricevuta in eredità tramite una catena ininterrotta? Quando la continuità col passato finisce con l'interrompersi e perché? Possiamo davvero scrivere un trattato di tanatosi religiosa? Come collegare i processi di decomposizione postuma di una religione estinta a quello che tale fede era quando vivevano i suoi rappresentanti? Oppure una religione è qualcosa di insanabilmente diverso dal suo cadavere? Perché nessuno studioso del mondo universitario è in grado di rispondere a queste domande? Perché nessuno si cura di questi problemi?

Il titolo 

La cena segreta di Sierra trae il suo titolo dal testo cataro noto come Interrogatio Johannis, il cui titolo completo è Interrogatio Iohannis apostoli et evangelistae in cena secreta regni coelorum de ordinatione mundi istius et de principe et de Adam. Spesso questo prezioso documento medievale è citato anche semplicemente come Cena segreta. Sappiamo per certo che l'Interrogatio Johannis fu portata in Lombardia da un vescovo della Chiesa di Concorezzo, Nazario, che si recò dai Bogomili in Bulgaria. Abbiamo poi il testo del professor Francesco Zambon, La cena segreta. Trattati e rituali catari (Adelphi, 1997), che raccoglie oltre all'Interrogatio Johannis nelle due redazioni a noi pervenute, anche tutti gli altri testi catari finora noti, corredandoli di interessantissimi commenti. Tratteremo in modo adeguato tutti questi argomenti in altra sede.  

Confutazione delle obiezioni 

Stupisce l'inconsistenza delle critiche rivolte al romanzo di Sierra, anche tenuto conto del fatto che Il codice da Vinci è stato invece attaccato con particolare accanimento. Qualcuno dirà che l'opera browniana ha avuto un successo fenomenale e che ha destato in particolare le ire di una congregazione, l'Opus Dei. Non bisogna però dimenticare che anche La cena segreta ha avuto un certo successo e ha tenuto testa alla concorrenza del Codice in diversi paesi. Eppure pare che il mondo cattolico abbia ritenuto irrilevante ogni allusione al Catarismo. Non mi risulta che Massimo Introvigne si sia mosso per attaccare La cena segreta, mentre è ben risaputo con quanto vigore si è scagliato contro il best seller di Brown. Dal mondo anglosassone giungono critiche dementi da parte di commentatori che possiamo soltanto definire scemi. Così un tale riteneva che il Catarismo fosse esclusivo della Linguadoca e che dopo l'espugnazione di Montségur non potesse più esistere alcun cataro - quasi come i dinosauri dopo l'asteroide. Una tale profonda ignoranza storica a stento meriterebbe la fatica di un commento. Anche se in forme meno grossolane, la sostanza dell'argomento vive anche in Italia. Fabrizio Falconi, nel suo trattato I monumenti esoterici d'Italia (2013), riporta quanto segue: 

"La principale obiezione alla teoria di Sierra è dunque che il catarismo italiano, come anche quello francese, era stato estirpato a furia di eccidi ed è davvero molto arduo sostenere che all'epoca di Leonardo fossero ancora presenti comunità così radicate, in grado di avvicinare e influenzare un grande artista, ospite della corte degli Sforza."

Se devo essere franco, mi pare un'obiezione ben poco consistente. A Chieri è ben attestata l'esistenza di una Chiesa Catara ancora negli anni '90 del XIV secolo; alcuni antenati di Camillo Benso di Cavour furono esumati e cremati nel 1412. Si riporta che il domenicano San Vincenzo Ferrer trovò alcuni Catari in Lombardia e in Piemonte nel 1402, perseguitandoli e costringendoli all'abiura. Si potrebbe andare avanti a lungo sull'affascinante argomento del tardo Catarismo. Tutto ciò è già sufficiente a respingere l'obiezione riportata da Falconi. Noi dobbiamo partire dai fatti cercando di spiegarli, non negarne l'esistenza perché non si adattano ai manuali scolastici!

Divagazione etimologica

Il toponimo Osiricella viene interpretato da un cardinale studioso a partire dal nome del dio egiziano Osiride, come se significasse "Cella di Osiride". Viene così postulato un antico composto da analizzarsi come *Osiri-cella, anche se in quell'augusta lingua si sarebbe detto piuttosto Cella Osidiris. Nel testo di Sierra si specifica che il paesino chiamato Osiricella si troverebbe vicino a Treviso, in Veneto. Il problema è che non sono riuscito a trovarne traccia alcuna nella toponomastica moderna. Forse per mia incapacità, o forse perché è davvero inesistente. Nell'Archivum fratrum praedicatorum troviamo invece una citazione attribuita ad Annio da Viterbo: "Osiricella praedium olim conventus nostri in Horchia" - dove Horchia è la Val d'Orcia, in Toscana. Si noterà che Annio da Viterbo era un noto falsario, tutto va preso con estrema cautela. Non trovo improbabile che una formazione come Osiricella per Cella Osiridis avesse il suo corso nel mondo dell'immaginario esoterico rinascimentale, anche se per il momento non so dire nulla di più concreto.

sabato 3 agosto 2019


MEMORIE DI UN NANO GNOSTICO 

Titolo originale: Memoirs of a gnostic dwarf
Autore: David Madsen
Anno: 1995
Lingua originale: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Storico, grottesco
Sottogenere: Fantareligione, esoterismo
Edizione italiana: 2005
Editore (Italia): Meridiano Zero
Codice ISBN-10: 888237131X
Codice ISBN-13: 978-8882371319
Traduzione (in italiano): Lorenzo Borgotallo, Filippo
      Patarino
Titoli tradotti:
     Tedesco: Der Zwerg, der Papst und die Heiligkeit

Sinossi (da Meridianozero.it):
Roma, 1496. In un palazzo di una famiglia dell’aristocrazia romana, si svolge uno strano rito di iniziazione gnostico. Pochi giorni dopo, l’inquisitore domenicano fra Tomaso della Croce penetra nella villa e fa arrestare la bella Laura de’ Collini. Ma non riesce a mettere le mani sul Maestro della confraternita.
Firenze, 1503. Nella città ancora scossa dall’esperienza di Savonarola e dall’esilio dei Medici, fa tappa la carovana di mastro Antonio: un triste baraccone itinerante di "scherzi di natura", deformi esseri umani tra i quali si nascondono criminali, eretici e ogni sorta di sopravvissuti. Tra di loro il nano Peppe, la cui sofferenza fisica è mitigata dalla dotta conoscenza della verità. Peppe sa che il suo corpo storpio e sofferente non è che una produzione del funesto artefice Jaldabaôth, responsabile della creazione del mondo della materia in cui è imprigionata la scintilla divina. E una sera la misteriosa Barbara entra nella sua tenda, per riscattarlo al suo destino.
Qual è il filo nascosto che lega questi eventi? Quando Giuseppe Amadonelli, al secolo Peppe il nano gnostico, si mette a scrivere le sue memorie, è ormai un habitué della corte pontificia. Passato indenne attraverso i cenacoli segreti dei palazzi rinascimentali e i ferri roventi degli inquisitori, è diventato il segretario e il confidente di papa Leone X: un papa grasso, fiacco e dedito ai piaceri carnali, ossessionato dal quel "monaco folle" di Lutero che va divulgando le sue tesi in una Germania ormai in ebollizione.
E mentre con pungente irriverenza, racconta la dissolutezza e la corruzione del teatrino vaticano – in cui sfilano in gran pompa personaggi del calibro di Leonardo e del bellissimo Raffaello, di Francesco I e di Carlo V – Peppe tesse il filo del suo racconto: la storia di una complessa partita giocata sullo scacchiere dell’Italia, di una vendetta, del duello fra due grandi avversari, il Maestro e l’Inquisitore.
David Madsen, teologo e profondo conoscitore del Rinascimento, mescola sapientemente fiction e fatti storici, dando vita a un romanzo magico che illumina i sotterranei intrighi di un’epoca cruciale per l’Europa.


L'autore:
David Madsen è lo pseudonimo di un teologo e filosofo. Il suo talento barocco si vede soprattutto nei suoi romanzi: Memorie di un nano gnostico, Le confessioni di un cuoco eretico (Confessions of a Flesh-Eater) e Una scatola di sogni (A Box of Dreams), oltre che nel libro "cult" di cucina Orlando Crispe's Flesh-Eater's Cookbok (alla lettera Il ricettario
del cannibale Orlando Crispe). I suoi lavori sono stati tradotti in 12 lingue. Questo ci dice Googlebooks. Amazon aggiunge che egli è anche un "terapista", senza specificare ulteriori dettagli di questa sua professione.
Va aggiunto che l'identità reale dell'autore permane ignota, a dispetto di tutti i tentativi di approfondire la questione. 

Recensione: 
Senza dubbio questo è uno dei libri più stravaganti in cui mi sono imbattuto da quando sono al mondo! Somma è la sua importanza nella storia della letteratura satirica e grottesca. Per questo motivo ne consiglio vivamente a tutti la lettura. Che sia realmente un teologo o altro, Madsen ha saputo dar vita a tutta una galleria di personaggi distorti, al limite dell'incubico, che ben rappresentano un'umanità dannata. Ha ricoperto il nudo scheletro dei fatti storici acclarati col complesso tessuto muscolare e nervoso della sua creazione fantastica. Il linguaggio è vivido, crudo, non nasconde nulla e non fa concessioni ai detestabili idoli del politically correct. Lo si può amare oppure odiare, ma in ogni caso lascia il segno. Assolutamente indimenticabile.

L'artificio narrativo usato dal teologo-romanziere non è certo una novità, essendo ancora la finzione del manoscritto ritrovato da qualche parte. L'autore sembra dissociarsi, proprio come a suo tempo fece Alessandro Manzoni, dalla sua stessa creazione - oppure cerca soltanto di renderla più credibile agli occhi dei lettori? 

Scrutatore di escrementi  

Peppe, il nano gnostico, introduce innanzitutto la figura del dottor Bonet de Lattes, protomedico ebreo del Papa. Il suo cognome, che senza dubbio non si sente tutti i giorni per le vie, fa venire in mente un delizioso budino al cioccolato - quello che in piemontese è detto per l'appunto bonet. Nulla di più lontano dalla natura del personaggio, annusatore di feci e coltivatore di erbe fetidissime, che passa il suo tempo a manipolare le purulente emorroidi pontificie nel tentativo di recare sollievo a quell'immenso deretano rotto e ulcerato da incallita sodomia! Il protomedico dedito alla coproscopia e il gigantesco, fetidissimo culo suppurante del Papa: due presenze ingombranti che riempiono da sole l'intero orizzonte dell'Urbe, oscurando persino l'astro diurno e la volta celeste. Un corvo ripugnante su un panettone plasmato da un impasto di merda grassa e di pus. Adesso sfido chiunque a trovarmi un altro luogo della letteratura in cui è stato assemblato qualcosa di simile! 

Leone X di Sodoma 

Ecco in tutto il suo putrido splendore Papa Leone X, un collerico tiranno che ama farsi sodomizzare da giovani nerboruti, assoldandoli perché immergano la verga eretta nel dilatato cratere fistoloso. Uno spettacolo apocalittico, in cui si fondono sangue, marciume, materia fecale e sperma! Certo, qualcuno fa notare, tra i tanti commenti a quest'augusta opera, che si tratta di qualcosa di poco adatto a coloro che si professano fedeli della Chiesa Romana. E con questo? Non me ne importa nulla. Se si sentono offesi, taglino la parte offesa. Non saranno certo le pretese revisioniste dei moderni cattolici a cancellare gli orrori e le storture del passato. Sta di fatto che le inclinazioni sodomitiche di Leone X non sono certo l'invenzione di uno scrittore anticlericale. Già gli autori vissuti all'epoca dei fatti ne parlarono diffusamente. Mi sento di affermare che la storia della Riforma sarebbe stata molto diversa se Lutero non avesse avuto sotto mano una simile evidenza della natura anticristica del Pontefice Romano e della sfrenata corruzione della sua Chiesa!

Una tragedia della Natura

Peppe ci parla diffusamente della propria orrenda e brutale infanzia. Figlio di una venditrice di vino scadente di Trastevere, subisce fin da piccolo ogni genere di abusi. Anche l'incesto ha il suo piccolo spazio in questo scenario da girone dantesco: in un'occasione la donna dissoluta che ogni giorno caricava suo figlio di botte, cerca di costringerlo a ficcarle il budellino tra le gambe. Va detto che la Natura è stata sommamente ingenerosa col povero Peppe, non limitandosi a plasmarlo gobbo, ma privandolo persino di quella che De André in una sua canzone su un nano definiva "fra tutte le virtù la più indecente". Lo stesso Papa di Sodoma è costretto a constatarlo di persona. Non ha fondamento alcuno la voce secondo cui tutti i nani avrebbero, quasi per compensazione, una virilità esuberante. In altre parole, esistono anche nani che si ritrovano con un falletto esiguo, come quello dei bambini. Le miserie della vita di Peppe non si esauriscono a quanto finora descritto. Cresciuto, è entrato a far parte della compagnia di un guitto itinerante, nel cui baraccone ha conosciuto una degradazione ancor più spaventosa. Si è così ritrovato costretto a recitare ogni santo giorno un abietto numero teatrale come schiavo sessuale di una gigantesca scimmia, impersonata da un energumeno dal peloso travestimento. Il giovane nerboruto quanto ottuso esalava un tanfo schifoso dai piedi e dalle ascelle, ma era dotato di uno smisurato Schwanzstücker, che era compito del povero Peppe masturbare fino a produrre violenti getti di liquame spermatico! Simili spettacoli, che non dovevano essere infrequenti, hanno fornito un'arma molto efficace a Lutero, che era un eroe dall'intelligenza acutissima, non un "monaco pazzo"!

Un Leonardo abbrutito 

Peppe ci descrive nei dettagli il suo incontro con il Maestro Leonardo da Vinci. Un incontro alquanto deludente. Il genio toscano è presentato come un vecchio laido la cui barba esala un forte fetore di vomito. Raggelante. Le sue vesti sono incrostate di residui di cibo masticato, il suo corpo è immerso in lezzi insostenibili e ben peggiori del sentore di vomito della barba. Il tanfo penetrante è paragonato da Peppe a quello di un frutto esotico di cui ha sentito parlare, chiamato durio. In parole povere, si tratta del pestilenziale puzzo di formaggio fortissimo tipico dei cadaveri in avanzata decomposizione! Peppe collega subito questa peculiarità oscena alle abitudini necrofile dell'uomo di Scienza: a forza di sezionare corpi tratti dagli obitori, è rimasto impregnato del loro sentore. Questo non basta: Leonardo, che parla in un rozzissimo vernacolo reso quasi incomprensibile da una gorgia corrosiva, non mostra il benché minimo interesse verso gli argomenti esoterici. Sfiora il materialismo più bieco. Peppe dal canto suo si guarda bene dall'accennargli alle dottrine gnostiche. Eppure un accenno di critica catara alla Chiesa di Roma a un certo punto emerge dalla bocca del sublime artista. Quando egli offre a Peppe un bicchiere di distillato autoprodotto, afferma che la bevanda è molto apprezzata in Arabia. Il nano gnostico esprime i suoi dubbi, ricordando al Maestro che nelle scritture della religione maomettana le bevande inebrianti sono proibite in modo esplicito. Così replica l'uomo di Vinci: "La Bibbia proibisce di forni'are - ma ciò non toglie che la gente 'ontinui a farlo".  

Catari e Gnostici antichi 

Questo possiamo arguire: l'autore non dimostra di avere una conoscenza profonda dei Catari e della dissidenza dualista medievale. Non sembra essere nemmeno al corrente delle differenze tra Catari assoluti e moderati. In particolare non sa davvero nulla del Battesimo di Spirito, anche noto come Consolamentum, come si evince ad esempio dalla descrizione dei rituali con cui viene iniziato Peppe. Quello che invece pare conoscere abbastanza bene è lo Gnosticismo dell'epoca dell'Impero. Il punto è che lo Gnosticismo di Valentino e di Basilide non è affatto l'antenato del Catarismo medievale. In altre parole non sussiste tra le due religioni un rapporto filogenetico - a dispetto di un nucleo comune di idee e di dottrine sul Cosmo e sulla condizione umana. Per contro Madsen professa proprio questo preteso nesso filogenetico. Egli commette un grave errore concettuale identificando e confondendo i Catari con gli Gnostici antichi. Non si tratta soltanto di un anacronismo. Il linguaggio è uno strumento di cui l'essere umano si serve per interpretare la realtà. Al linguaggio piano, netto e semplice dei Catari medievali contrasta in modo stridente il linguaggio criptico e misterioso degli Gnostici antichi, che si servivano di vocalizzazioni bizzarre indicanti il nome divino e di una complessa glossolalia, forse unica nel suo genere. Esistono diverse testimonianze scritte della lingua occulta usata dagli Gnostici, non soltanto nei famosi testi rinvenuti a Nag Hammadi, ma anche in alcune tavole di defissione. Dovendo dare un nome a questa glossolalia, la definisco lingua Sethiana. Leggiamo così nel romanzo i nomi degli angeli che plasmarono le membra umane: queste singolari parole erano usate per nominare le stesse parti del corpo in Sethiano.

Il primo, Raphaô, iniziò con il formare il cocuzzolo della testa.  
Arôna formò il cranio. 
Meniggestrôeth formò il cervello.
Asterekmé, l'occhio sinistro.
Thaspomaka
, l'occhio destro.  
Ierônumos, l'orecchio sinistro.
Bissoumeemi
, l'orecchio destro. 
Akiôreim, le narici.
Banénephroum
, le labbra.
Amon-ffshata
, i denti anteriori. 
Ibikan, i denti posteriori.  
Adabani, la nuca.
Khaamani
, la gola. 
Tébar, la spalla sinistra. 
Dêarkhô, la spalla destra.
Abitriôon
, la mano sinistra.  
Euanthên, la mano destra.
Astrôpsamini
, il capezzolo sinistro.
Barrûph
, il capezzolo destro. 
Baoum, l'ascella sinistra.  
Ararim, l'ascella destra. 
Pthauê, l'ombelico.
Gêsole
, lo stomaco.
Aggromauma
, il cuore.  
Mnashakka, l'orifizio anale. 
Eilô, il pene.  
Sôrma, i testicoli. 
E Sôrma, la vagina.
Ormaôth
, la gamba sinistra.  
Psêrêm, la gamba destra.
Akhiêl
, il piede sinistro. 
Phnèmê, il piede destro.
Boozabel
, le dita del piede sinistro.  
Phiknipna, le dita del piede destro.

Essendo trascrizioni dall'originale in lettere greche, -gg- è pronunciato -ng-. Se Meniggestrôeth sembra contenere il greco μῆνιγξ "membrana che ricopre il cervello" (donde anche la parola meningi), Ierônumos potrebbe essere greco e stare per "nome santo" - anche se non si capisce bene il nesso semantico. Per il resto brancoliamo nel buio. Avremo modo di approfondire in altra sede l'affascinante argomento.

Riporto a questo punto un estratto del capolavoro che compare verso la fine della narrazione. Lo faccio a pubblica edificazione, in quanto è un testo che irradia bagliori di Verità.

CREDO

Credo in un unico, vero Dio, Padre, onnipotente, che dimora nei cieli, nel regno della luce gloriosa, e che è Creatore increato del regno che è la sua dimora. Dal suo amorevole grembo siamo caduti, precipitando su questa terra e in questo mondo, che il Padre non ha creato. Poiché questa terra e questo mondo sono un niente, pieni della miseria e della sofferenza del niente. Come ci testimonia il diletto discepolo nel suo vangelo: 

Omnia per ipsum facta sunt;
et sine ipse factum est nihil, quod factum est. 

La traduzione e interpretazione gnostica di queste parole differisce da quella della tradizione; la Chiesa la intende come: "Niente è stato creato senza di lui". Al contrario, noi volgiamo: "Il niente è stato creato, ed è stato creato senza di lui". Ogni traduzione è un'interpretazione; come potrebbe essere altrimenti? Ora, il niente che coincide con l'inferno del nostro mondo è stato creato senza il Verbo divino; ma non è il 'nostro' mondo perché siamo a esso estranei ed esuli in esso. La nostra origine, e vera dimora, è il regno di luce del Padre. Perché questo mondo è stato creato dal nemico del Padre, il diavolo, e ogni forma materiale, ogni vita e ogni istinto carnale, ogni sviluppo e ogni decadimento corporeo sono opera sua.     

Ruzzicàne li porci 

Dalla Luce precipitiamo ora nell'oscurità più greve e densa! Alla lettera ruzzicàne li porci significa "rotolare nei maiali". Così ci viene descritto da Peppe questo orrendo rito che si svolgeva a monte Testaccio:

"è un evento davvero agghiacciante: carrette cariche di maiali terrorizzati, scagazzanti dalla paura, vengono trainate in cima al monte Testaccio, quindi letteralmente rovesciate sulla folla giù in basso, che si accapiglia per impossessarsi degli animali. Questi si abbattono sulle persone, i più pesanti ferendole o addirittura uccidendole; quando le strida assordanti dei maiali e le urla della gente si placano, ai piedi del monte c'è un groviglio sanguinolento di corpi umani e animali, e l'aria è fetida dell'evacuazione di vesciche, tanto degli esseri umani quanto dei suini. Non riesco davvero a capire come si possa trovare divertente questo genere di cose." 

Queste cose sono reali, non invenzioni letterarie del Madsen. Questo è riportato da Costantino Maes (1839 - 1910) in Curiosità romane, Roma, Edizioni del Pasquino (1983, ristampa dell'originale anastatico del 1885): 

"I giuochi di Testaccio che comprendevano giostre di tori, cuccagne, lotte, […], si aprivano con uno strano spettacolo. […] Si teneva pronto qui un branco di porci, ben pettinati e tosati, i quali al giungere del corteo venivano collocati a due a due in 6 carrette coperte di seta rossa: bell’accordo davvero! Trasportati i carri alla sommità del monte, si abbandonavano alla loro gravità: il nobile treno scendeva così precipitosamente alle radici della verde collina sparnazzando tra le confuse pieghe della porpora i neri animali. Questo si diceva in gergo romanesco ruzzicàne li porci da Testaccio." 

Che altro dire? Il testo madseniano mescola realtà e fantasia, ma ha il pregio di richiamare l'attenzione su piccoli tesori antropologici che altrimenti correrebbero il rischio di svanire nell'Oblio.

Nomen omen  

Mi stupisce non poco il cognome di uno dei traduttori, Patarino, che deve la sua origine alla più combattiva dissidenza religiosa medievale. Nella Toscana rinascimentale la parola patarino "cataro" era ancora ben conosciuta, ma aveva acquisito il generico significato di "irreligioso". Certo, suona come una coincidenza davvero strana, di quelle che lasciano basiti.

Altre recensioni e reazioni nel Web 

Un certo numero di recensioni - quasi tutte microscopiche - si trovano su Anobii.com. Ne riporto un paio, che reputo di un certo interesse:

leontrevis ha scritto:

caustico...unico

Un libro unico nel suo genere, in quanto e' difficile fare letteratura su argomenti di queto genere. L'autore (storico inglese) descrive in maniera dettagliata, realistica (e per questo divertente) le "schifezze" della curia pontificia del XVI secolo. A parte roghi e inquisizioni, sembrerebbe che nulla o poco sia cambiato sotto il cielo di San Pietro!!
Piacevolissima lettura.


Tanzen ha scritto: 

Il romanzo di Madsen non è esente da qualche strafalcione di carattere storiografico in merito alla dottrina gnostica, ma la complessità di questi movimenti religiosi dei primi secoli e la scarsa conoscenza della loro teologia che permane ancor oggi ne fanno un difetto di poco conto. Nel complesso il libro scorre bene: la storia non trascina il lettore se non nell'ultima parte della narrazione, ma la lettura delle pagine del diario del nano gnostico è comunque piacevole. La descrizione della corte - e dei vizi - papali risulta esagerata: per quanto la Roma pontificia fosse un bordello le descrizioni fantastiche di Madsen sfociano nel dileggio. Allo stesso modo, il ritratto della sessualità gnostica è volutamente provocatorio e senza alcun riscontro nella dottrina di quei movimenti. Nel complesso si tratta di una lettura gradevole, che lascia sul volto qualche sorriso e che non deve essere intesa se non come un ritratto dissacrante della Roma pontificia cinquecentesca tratteggiato dalla mano di uno "scherzo della natura" desideroso di raccontare la propria ascesa alle camere papali ed il suo incrollabile amore per la Verità della Gnosi. 

Ebbene sì, c'è anche il mio contributo, abbastanza critico, risalente al lontano 2010. Eccolo: 

Un giudizio difficile

Potrebbe essere un libro eccellente, per come è scritto e per le vivide immagini che comunica. Un capolavoro del genere grottesco. Però non posso fare a meno di notare che confonde il Catarismo con lo Gnosticismo di Valentino, attribuendogli poi dei costumi nati dalle calunnie della maligna Chiesa Romana, tipo comunioni a base di sperma e altre turpitudini similari. L'autore si qualifica come un teologo in incognito e uno studioso di storia, ma a quanto pare non ha potuto trarre giovamento da opere credibili sui Buoni Uomini. A queste pecche pone in parte rimedio il Credo Gnostico finale, che riassume in modo mirabile la nostra condizione in questo universo infernale.