Autore: Javier Sierra
Anno: 2004
Titolo originale: La cena secreta
Lingua originale: Spagnolo
Data di pubblicazione (1a ed. it.): giugno 2005
Data di pubblicazione (2a ed. it.): marzo 2012
Data di pubblicazione (3a ed. it.): marzo 2019
Editore (Italia): Mondolibri (1a ed.),
Tropea (2a ed.),
DeA Planeta Libri (3a ed.)
Collana: I Marlin (Tropea, 2a ed.)
Tipologia narrativa: Romanzo
Anno: 2004
Titolo originale: La cena secreta
Lingua originale: Spagnolo
Data di pubblicazione (1a ed. it.): giugno 2005
Data di pubblicazione (2a ed. it.): marzo 2012
Data di pubblicazione (3a ed. it.): marzo 2019
Editore (Italia): Mondolibri (1a ed.),
Tropea (2a ed.),
DeA Planeta Libri (3a ed.)
Collana: I Marlin (Tropea, 2a ed.)
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Storico
Sottogenere: Fantareligione, esoterismo
Pagine (1a ed.): 285 pp.
Pagine (2a ed.): 288 pp.
Pagine (2a ed.): 398 pp.
Formato: Rilegato (1a e 3a ed.); flessibile (2a ed.)
Codice ASIN (1a ed.): B00J7NX8BO
Codice EAN (2a ed.): 9788843805426
Codice EAN (3a ed.): 9788851169428
Codice ISBN: 885116942X
Traduttore (in italiano): Claudia Acher Marinelli
Traduzioni:
Sottogenere: Fantareligione, esoterismo
Pagine (1a ed.): 285 pp.
Pagine (2a ed.): 288 pp.
Pagine (2a ed.): 398 pp.
Formato: Rilegato (1a e 3a ed.); flessibile (2a ed.)
Codice ASIN (1a ed.): B00J7NX8BO
Codice EAN (2a ed.): 9788843805426
Codice EAN (3a ed.): 9788851169428
Codice ISBN: 885116942X
Traduttore (in italiano): Claudia Acher Marinelli
Traduzioni:
Inglese: The Secret Supper
Tedesco: Das geheime Abendmahl
Portoghese: A ceia secreta
Polacco: Tajemna wieczerza
Turco: Gizli Akşam Yemeği
Tedesco: Das geheime Abendmahl
Portoghese: A ceia secreta
Polacco: Tajemna wieczerza
Turco: Gizli Akşam Yemeği
Sinossi (da Googlebooks):
Gennaio 1497. L’arrivo di alcune lettere anonime contenenti inquietanti insinuazioni getta la corte di papa Alessandro VI nello scompiglio. A Milano, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, Leonardo da Vinci starebbe ultimando la realizzazione di un’opera dal contenuto blasfemo se non addirittura diabolico. L’affresco dell’Ultima cena, infatti, presenta anomalie a dir poco sconcertanti: sul capo di Cristo e degli apostoli non vi è traccia di aureola; sulla tavola non si vedono il pane e il vino dell’Eucarestia; e come se non bastasse l’artista ha avuto l’ardire di ritrarre se stesso nell’atto di dare le spalle a Gesù. Padre Agostino Leyre, inquisitore domenicano esperto nell’arte di interpretare messaggi cifrati, viene inviato d’urgenza nella città lombarda con il compito di fare chiarezza e di scoprire cosa abbia spinto il maestro toscano a stravolgere il testo biblico e a disattendere le aspettative dei committenti. E se Da Vinci fosse un eretico? Mentre una serie di efferati delitti semina il panico dentro e fuori le mura di Santa Maria delle Grazie, con il procedere delle indagini appare sempre più chiaro che l’Ultima cena nasconde un messaggio capace di sfidare i fondamenti stessi della dottrina cristiana. Con un ritmo che non lascia scampo, La cena segreta trasporta il lettore in una coinvolgente avventura fra arte, mistero, intrighi e investigazione storica. A quindici anni dalla sua prima comparsa, torna il grande romanzo con cui Javier Sierra si è imposto nelle classifiche internazionali dando del filo da torcere persino a Dan Brown. In una nuova edizione ampliata e arricchita da preziose immagini, per riscoprire il fascino di un’epoca e tutto il valore di un’opera che, da oltre cinque secoli, non cessa di incantare e stupire.
«Sierra ha un talento speciale nel mescolare scienza e occultismo, enigmi teologici e cospirazioni mondane, la decifrazione di antichi documenti e l’interpretazione di opere d’arte. E tiene avvinto il lettore fino all’ultima pagina.»
- Il Messaggero
«La cena segreta trasforma la storia dell’arte in un’avventura avvincente e illuminante per tutti i lettori.»
- Los Angeles Times
«Un successo senza precedenti per un romanzo storico che ha lasciato tutti senza fiato.»
- El Mundo
«Sierra ha un talento speciale nel mescolare scienza e occultismo, enigmi teologici e cospirazioni mondane, la decifrazione di antichi documenti e l’interpretazione di opere d’arte. E tiene avvinto il lettore fino all’ultima pagina.»
- Il Messaggero
«La cena segreta trasforma la storia dell’arte in un’avventura avvincente e illuminante per tutti i lettori.»
- Los Angeles Times
«Un successo senza precedenti per un romanzo storico che ha lasciato tutti senza fiato.»
- El Mundo
L'autore:
Javier Sierra Albert (Teruel, Aragona, 1971 - vivente), è giornalista, scrittore e ricercatore, laureato in giornalismo all'Università Complutense di Madrid. Il suo principale campo d'indagine è l'esoterismo.
Javier Sierra Albert (Teruel, Aragona, 1971 - vivente), è giornalista, scrittore e ricercatore, laureato in giornalismo all'Università Complutense di Madrid. Il suo principale campo d'indagine è l'esoterismo.
Recensione:
Le recensioni e i commenti che si trovano nel Web in massima parte danno per scontato un discutibile presupposto: La cena segreta di Javier Sierra sarebbe una copia (più o meno brutta) del famoso Codice da Vinci di Dan Brown (The Da Vinci Code, 2003). Che vi siano alcuni elementi in comune non sembra potersi mettere in dubbio, ma la natura delle due narrazioni è alquanto dissimile. Questo già soltanto per il fatto che Dan Brown ambienta la sua vicenda sul finire del XX secolo: non si tratta quindi di un romanzo storico. Per contro, il romanzo di Sierra ha proprio come protagonista Leonardo da Vinci, svolgendosi sul finire del XV secolo. Anche se potrà sembrare una constatazione lapalissiana, a mio avviso ha la sua importanza. In entrambe le opere ha grande rilevanza il culto di Maria Maddalena; le assurde tesi sull'origine dei Merovingi sembrano però comparire nel romanzo di Sierra come un elemento decorativo, quasi erratico. La cena segreta mostra anche qualche elemento in comune con Il nome della rosa di Umberto Eco (1980), un autentico giallo in chiave medievale, che presenta Sherlock Holmes incarnato nei panni di Frate Guglielmo da Baskerville. A farci venire subito in mente l'abbazia partorita dall'ingegno di Eco, popolata da frati grotteschi e ingrugniti, è la tecnica narrativa della catena di omicidi.
Le recensioni e i commenti che si trovano nel Web in massima parte danno per scontato un discutibile presupposto: La cena segreta di Javier Sierra sarebbe una copia (più o meno brutta) del famoso Codice da Vinci di Dan Brown (The Da Vinci Code, 2003). Che vi siano alcuni elementi in comune non sembra potersi mettere in dubbio, ma la natura delle due narrazioni è alquanto dissimile. Questo già soltanto per il fatto che Dan Brown ambienta la sua vicenda sul finire del XX secolo: non si tratta quindi di un romanzo storico. Per contro, il romanzo di Sierra ha proprio come protagonista Leonardo da Vinci, svolgendosi sul finire del XV secolo. Anche se potrà sembrare una constatazione lapalissiana, a mio avviso ha la sua importanza. In entrambe le opere ha grande rilevanza il culto di Maria Maddalena; le assurde tesi sull'origine dei Merovingi sembrano però comparire nel romanzo di Sierra come un elemento decorativo, quasi erratico. La cena segreta mostra anche qualche elemento in comune con Il nome della rosa di Umberto Eco (1980), un autentico giallo in chiave medievale, che presenta Sherlock Holmes incarnato nei panni di Frate Guglielmo da Baskerville. A farci venire subito in mente l'abbazia partorita dall'ingegno di Eco, popolata da frati grotteschi e ingrugniti, è la tecnica narrativa della catena di omicidi.
Leonardo da Vinci e i Catari
Questo è il postulato cardine del romanzo di Sierra: la Chiesa Catara di Concorezzo, ascrivibile al Dualismo mitigato, era ancora attiva sul finire del XV secolo. Leonardo da Vinci, secondo l'autore spagnolo, si sarebbe avvicinato alla religione Catara mentre si trovava a Milano alla corte degli Sforza. Sono incline a considerare Leonardo da Vinci come un cataro ab origine, collegato in modo diretto alla Chiesa Catara di Firenze, il cui ultimo vescovo noto fu catturato a Figline Valdarno nel 1321. Si chiamava Cione di ser Bernardo. Non è affatto improbabile che qualche fiume carsico di dissidenza dualista sia perdurato a lungo nella valle dell'Arno e altrove. Il Vasari notò la stranezza delle idee di Leonardo, ma a quanto pare non ne capì appieno le origini. Scrisse così che il Maestro era platonico al punto di non essere cristiano. Certo, se avesse scritto in modo esplicito che egli era "manicheo e patarino" la cosa avrebbe potuto essere ancor più problematica, per via del significato profondamente negativo attribuito a quelle parole. Qualcuno dirà che Leonardo era un esponente dell'Umanesimo e che concepiva l'essere umano come metro e misura dell'Universo. Qualcuno menzionerà i progetti della città a misura d'uomo, oppure dell'uomo vitruviano. Stiamo pur sempre parlando di un figlio del proprio tempo, che non poteva manifestare troppo il suo sentire. Vediamo con la massima chiarezza che la sua non una mente asettica. Una grande inquietudine lo ha sempre pervaso, manifestandosi ad esempio nelle sue caricature. Nella sua indagine utilizzava strumenti inediti come la sistematica dissezione dei cadaveri, non esitando a mettere le mani nella carne putrefatta e nei liquami. Posso trarre dagli scritti leonardeschi una prova lampante della sua professione del Catarismo più radicale:
"L'atto dei coito e le membra a quello adoprate son di tanta bruttura, che, se non fusse la bellezza de' volti e li ornamenti delli opranti e la sfrenata disposizione, la natura perderebbe la spezie umana."
(De Anatomia, fogli A. 10 r.)
La citazione viene definita uno dei pochissimi riferimenti alla sessualità umana fatta nei suoi taccuini dal Maestro. Tuttavia è un riferimento eloquente che ci permette di capire il suo mondo spirituale. Sono parole di severo giudizio nei confronti dello stesso ordine delle cose, attribuito a un'entità maligna, in nettissima contraddizione con l'essenza stessa del Rinascimento. Riporto a questo punto un aneddoto ameno. L'unica testimonianza concreta della vita sessuale di Leonardo consiste in una denuncia che subì quando aveva 24 anni: venne accusato di aver rotto tramite sodomia violenta l'ano di un passivo, certo Jacopo Saltarelli, che sarebbe stato posseduto carnalmente anche da altri tre giovani uomini.
La Legenda Aurea
L'ingegno dell'autore spagnolo in fondo sta tutto qui. Ha preso la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (l'odierna Varazze) e ha tratto la lettera iniziale dall'epiteto attribuito in quel testo a ciascuno dei commensali di Cristo all'Ultima Cena. In questo modo dimostra che la sequenza ottenuta, letta al contrario è proprio la parola CONSOLAMENTUM. Sierra ritiene che un nodo, a sua parere indice di consacrazione alla Maddalena, indichi la direzione di lettura. Questo riferimento è a mio avviso superfluo, inessenziale: sappiamo tutti che Leonardo scriveva sempre da destra a sinistra! Riportiamo dunque le identificazioni di ciascun partecipante all'Ultima Cena, procedendo come nostro costume da sinistra a destra. Otteniamo quanto segue:
Bartolomeo = Mirabilis
Giacomo il Minore = Venustus
Andrea = Temperator
Giuda Iscariota = Nefandus
Pietro = Exosus
Giovanni = Mysticus
Gesù Cristo = Alpha-Omega
Tommaso = Litator
Giacomo il Maggiore = Oboediens
Filippo = Sapiens
Matteo = Navus
Giuda Taddeo = Occultator
Simone = Confector
Risultato: MVT-NEM-A-LOS-NOC.
Lo si legga al contrario, secondo il costume leonardesco:
CON-SOL-A-MEN-TUM.
Senza dubbio questo è oltremodo interessante, anche perché non si potrebbe spiegare tutto ciò come una semplice coincidenza! Ora ci tocca un compito abbastanza arduo: dobbiamo capire perché Leonardo abbia criptato un simile messaggio nel Cenacolo. Posso dedurre che questo strano rebus fosse diretto ad artisti e persone assai colte in grado di di decifrarlo. Dovevano quindi esistere conventicole segrete in tale ambito. Non sono chiari i rapporti con sopravvivenze di quella che era stata la Chiesa di Concorezzo. Una cosa è certa. Non mi sembra che potesse essere una propaganda rivolta a popolani illetterati. Tanto per fare un esempio, un cataro di Saronno doveva essere un semplice contadino ostile alla Chiesa di Roma, che bestemmiava senza sosta contro l'Artefice del mondo: di certo non leggeva la Legenda Aurea e non frequentava i conventi dei Cani del Signore.
Nonostante tutte le imprecisioni e le fantasticherie di cui è infarcito, questo libro ha in ogni caso un nucleo adamantino che lo rende meritevole di considerazione. Attira l'attenzione su argomenti che non vengono trattati e approfonditi dagli accademici. Quando muore una religione? In che modo muore? Possiamo sapere quando ha reso il suo respiro il suo ultimo adepto che l'ha ricevuta in eredità tramite una catena ininterrotta? Quando la continuità col passato finisce con l'interrompersi e perché? Possiamo davvero scrivere un trattato di tanatosi religiosa? Come collegare i processi di decomposizione postuma di una religione estinta a quello che tale fede era quando vivevano i suoi rappresentanti? Oppure una religione è qualcosa di insanabilmente diverso dal suo cadavere? Perché nessuno studioso del mondo universitario è in grado di rispondere a queste domande? Perché nessuno si cura di questi problemi?
La cena segreta di Sierra trae il suo titolo dal testo cataro noto come Interrogatio Johannis, il cui titolo completo è Interrogatio Iohannis apostoli et evangelistae in cena secreta regni coelorum de ordinatione mundi istius et de principe et de Adam. Spesso questo prezioso documento medievale è citato anche semplicemente come Cena segreta. Sappiamo per certo che l'Interrogatio Johannis fu portata in Lombardia da un vescovo della Chiesa di Concorezzo, Nazario, che si recò dai Bogomili in Bulgaria. Abbiamo poi il testo del professor Francesco Zambon, La cena segreta. Trattati e rituali catari (Adelphi, 1997), che raccoglie oltre all'Interrogatio Johannis nelle due redazioni a noi pervenute, anche tutti gli altri testi catari finora noti, corredandoli di interessantissimi commenti. Tratteremo in modo adeguato tutti questi argomenti in altra sede.
Stupisce l'inconsistenza delle critiche rivolte al romanzo di Sierra, anche tenuto conto del fatto che Il codice da Vinci è stato invece attaccato con particolare accanimento. Qualcuno dirà che l'opera browniana ha avuto un successo fenomenale e che ha destato in particolare le ire di una congregazione, l'Opus Dei. Non bisogna però dimenticare che anche La cena segreta ha avuto un certo successo e ha tenuto testa alla concorrenza del Codice in diversi paesi. Eppure pare che il mondo cattolico abbia ritenuto irrilevante ogni allusione al Catarismo. Non mi risulta che Massimo Introvigne si sia mosso per attaccare La cena segreta, mentre è ben risaputo con quanto vigore si è scagliato contro il best seller di Brown. Dal mondo anglosassone giungono critiche dementi da parte di commentatori che possiamo soltanto definire scemi. Così un tale riteneva che il Catarismo fosse esclusivo della Linguadoca e che dopo l'espugnazione di Montségur non potesse più esistere alcun cataro - quasi come i dinosauri dopo l'asteroide. Una tale profonda ignoranza storica a stento meriterebbe la fatica di un commento. Anche se in forme meno grossolane, la sostanza dell'argomento vive anche in Italia. Fabrizio Falconi, nel suo trattato I monumenti esoterici d'Italia (2013), riporta quanto segue:
"La principale obiezione alla teoria di Sierra è dunque che il catarismo italiano, come anche quello francese, era stato estirpato a furia di eccidi ed è davvero molto arduo sostenere che all'epoca di Leonardo fossero ancora presenti comunità così radicate, in grado di avvicinare e influenzare un grande artista, ospite della corte degli Sforza."
Se devo essere franco, mi pare un'obiezione ben poco consistente. A Chieri è ben attestata l'esistenza di una Chiesa Catara ancora negli anni '90 del XIV secolo; alcuni antenati di Camillo Benso di Cavour furono esumati e cremati nel 1412. Si riporta che il domenicano San Vincenzo Ferrer trovò alcuni Catari in Lombardia e in Piemonte nel 1402, perseguitandoli e costringendoli all'abiura. Si potrebbe andare avanti a lungo sull'affascinante argomento del tardo Catarismo. Tutto ciò è già sufficiente a respingere l'obiezione riportata da Falconi. Noi dobbiamo partire dai fatti cercando di spiegarli, non negarne l'esistenza perché non si adattano ai manuali scolastici!
Bartolomeo = Mirabilis
Giacomo il Minore = Venustus
Andrea = Temperator
Giuda Iscariota = Nefandus
Pietro = Exosus
Giovanni = Mysticus
Gesù Cristo = Alpha-Omega
Tommaso = Litator
Giacomo il Maggiore = Oboediens
Filippo = Sapiens
Matteo = Navus
Giuda Taddeo = Occultator
Simone = Confector
Risultato: MVT-NEM-A-LOS-NOC.
Lo si legga al contrario, secondo il costume leonardesco:
CON-SOL-A-MEN-TUM.
Senza dubbio questo è oltremodo interessante, anche perché non si potrebbe spiegare tutto ciò come una semplice coincidenza! Ora ci tocca un compito abbastanza arduo: dobbiamo capire perché Leonardo abbia criptato un simile messaggio nel Cenacolo. Posso dedurre che questo strano rebus fosse diretto ad artisti e persone assai colte in grado di di decifrarlo. Dovevano quindi esistere conventicole segrete in tale ambito. Non sono chiari i rapporti con sopravvivenze di quella che era stata la Chiesa di Concorezzo. Una cosa è certa. Non mi sembra che potesse essere una propaganda rivolta a popolani illetterati. Tanto per fare un esempio, un cataro di Saronno doveva essere un semplice contadino ostile alla Chiesa di Roma, che bestemmiava senza sosta contro l'Artefice del mondo: di certo non leggeva la Legenda Aurea e non frequentava i conventi dei Cani del Signore.
L'importanza del romanzo sierriano
Nonostante tutte le imprecisioni e le fantasticherie di cui è infarcito, questo libro ha in ogni caso un nucleo adamantino che lo rende meritevole di considerazione. Attira l'attenzione su argomenti che non vengono trattati e approfonditi dagli accademici. Quando muore una religione? In che modo muore? Possiamo sapere quando ha reso il suo respiro il suo ultimo adepto che l'ha ricevuta in eredità tramite una catena ininterrotta? Quando la continuità col passato finisce con l'interrompersi e perché? Possiamo davvero scrivere un trattato di tanatosi religiosa? Come collegare i processi di decomposizione postuma di una religione estinta a quello che tale fede era quando vivevano i suoi rappresentanti? Oppure una religione è qualcosa di insanabilmente diverso dal suo cadavere? Perché nessuno studioso del mondo universitario è in grado di rispondere a queste domande? Perché nessuno si cura di questi problemi?
Il titolo
La cena segreta di Sierra trae il suo titolo dal testo cataro noto come Interrogatio Johannis, il cui titolo completo è Interrogatio Iohannis apostoli et evangelistae in cena secreta regni coelorum de ordinatione mundi istius et de principe et de Adam. Spesso questo prezioso documento medievale è citato anche semplicemente come Cena segreta. Sappiamo per certo che l'Interrogatio Johannis fu portata in Lombardia da un vescovo della Chiesa di Concorezzo, Nazario, che si recò dai Bogomili in Bulgaria. Abbiamo poi il testo del professor Francesco Zambon, La cena segreta. Trattati e rituali catari (Adelphi, 1997), che raccoglie oltre all'Interrogatio Johannis nelle due redazioni a noi pervenute, anche tutti gli altri testi catari finora noti, corredandoli di interessantissimi commenti. Tratteremo in modo adeguato tutti questi argomenti in altra sede.
Confutazione delle obiezioni
Stupisce l'inconsistenza delle critiche rivolte al romanzo di Sierra, anche tenuto conto del fatto che Il codice da Vinci è stato invece attaccato con particolare accanimento. Qualcuno dirà che l'opera browniana ha avuto un successo fenomenale e che ha destato in particolare le ire di una congregazione, l'Opus Dei. Non bisogna però dimenticare che anche La cena segreta ha avuto un certo successo e ha tenuto testa alla concorrenza del Codice in diversi paesi. Eppure pare che il mondo cattolico abbia ritenuto irrilevante ogni allusione al Catarismo. Non mi risulta che Massimo Introvigne si sia mosso per attaccare La cena segreta, mentre è ben risaputo con quanto vigore si è scagliato contro il best seller di Brown. Dal mondo anglosassone giungono critiche dementi da parte di commentatori che possiamo soltanto definire scemi. Così un tale riteneva che il Catarismo fosse esclusivo della Linguadoca e che dopo l'espugnazione di Montségur non potesse più esistere alcun cataro - quasi come i dinosauri dopo l'asteroide. Una tale profonda ignoranza storica a stento meriterebbe la fatica di un commento. Anche se in forme meno grossolane, la sostanza dell'argomento vive anche in Italia. Fabrizio Falconi, nel suo trattato I monumenti esoterici d'Italia (2013), riporta quanto segue:
"La principale obiezione alla teoria di Sierra è dunque che il catarismo italiano, come anche quello francese, era stato estirpato a furia di eccidi ed è davvero molto arduo sostenere che all'epoca di Leonardo fossero ancora presenti comunità così radicate, in grado di avvicinare e influenzare un grande artista, ospite della corte degli Sforza."
Se devo essere franco, mi pare un'obiezione ben poco consistente. A Chieri è ben attestata l'esistenza di una Chiesa Catara ancora negli anni '90 del XIV secolo; alcuni antenati di Camillo Benso di Cavour furono esumati e cremati nel 1412. Si riporta che il domenicano San Vincenzo Ferrer trovò alcuni Catari in Lombardia e in Piemonte nel 1402, perseguitandoli e costringendoli all'abiura. Si potrebbe andare avanti a lungo sull'affascinante argomento del tardo Catarismo. Tutto ciò è già sufficiente a respingere l'obiezione riportata da Falconi. Noi dobbiamo partire dai fatti cercando di spiegarli, non negarne l'esistenza perché non si adattano ai manuali scolastici!
Divagazione etimologica
Il toponimo Osiricella
viene interpretato da un cardinale studioso a partire dal nome del dio
egiziano Osiride, come se significasse "Cella di Osiride". Viene così postulato un antico composto da analizzarsi come *Osiri-cella, anche se in quell'augusta lingua si sarebbe detto piuttosto Cella Osidiris. Nel testo di Sierra si specifica che il paesino chiamato Osiricella si troverebbe vicino a Treviso, in Veneto. Il problema è che non sono riuscito a trovarne traccia alcuna nella toponomastica moderna. Forse per mia incapacità, o forse perché è davvero inesistente. Nell'Archivum fratrum praedicatorum troviamo invece una citazione attribuita ad Annio da Viterbo: "Osiricella praedium olim conventus nostri in Horchia" - dove Horchia è la Val d'Orcia, in Toscana. Si noterà che Annio da Viterbo era un noto falsario, tutto va preso con estrema cautela. Non trovo improbabile che una formazione come Osiricella per Cella Osiridis avesse il suo corso nel mondo dell'immaginario esoterico rinascimentale, anche se per il momento non so dire nulla di più concreto.
2 commenti:
nel computo dei titoli ci metterei per quest'argomento, sempre di Eco, Il pendolo di Focault
Giustissimo! Non mancherò di recensire anche quell'interessante romanzo.
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