lunedì 12 agosto 2019

ALCUNE PRECISAZIONI SULL'ETIMOLOGIA DI CATARO

Il termine catharus (dal greco katharos 'puro') è un epiteto già in uso con riferimento agli antichi Manichei e anche agli Orfici, chiamati Cathari o Catharistae. Si pensa che la parola sia stata usata dai teologi della Chiesa di Roma principalmente per questo motivo. I Catari chiamavano se stessi in vari modi: Buoni Uomini, Amici di Dio, Buoni Cristiani, Veri Cristiani. In particolare si nota che Amico di Dio è la traduzione letterale di Bogomil, a sua volta traduzione slava del greco Philos Theou. Nei testi di autori catari non si trova mai la parola cataro (forse esiste una singola eccezione scoperta di recente, ma non ho potuto averne conferma).

Innanzitutto dico qualcosa sulla corretta pronuncia della parola cataro, perché troppe volte mi sono imbattuto in persone che la ignorano. L'accento, come dovrebbe essere chiaro anche dall'etimologia, cade sulla prima sillaba: càtaro, Càtari. Non bisogna mai, per nessun motivo, dire *catàro, *Catàri - anche se questo malcostume è diffuso.

Il termine Catarismo è un comodo neologismo formato tramite il produttivo suffisso -ismo: il vero nome della religione catara è Conoscenza del Bene, o anche semplicemente Bene. I Catari della Linguadoca dicevano Entendensa de Be (o Entendensa del Be). Sorprende la semantica di Entendensa, che potrebbe essere una perfetta traduzione in occitano del greco Gnosis 'Conoscenza'.

Tutto parrebbe chiaro. Restano però alcune questioni insolute, legate a forme popolari che sembrano derivate direttamente dal greco katharos, senza mediazione latina. 

In Italia settentrionale i Catari erano chiamati Gàzari. La -z-, che è sonora, indicherebbe una tarda pronuncia bizantina, e starebbe a provare un'origine orientale diretta del termine. Questa denominazione persiste tuttora in alcuni dialetti piemontesi come gàser 'mago, marito della strega'.

In tedesco si hanno le forme Ketzer 'eretico' e Ketzerei 'eresia', chiaramente derivate da Cathari. È interessante notare a questo punto un altro problema. La -th- potrebbe essere divenuta -tz- (sorda) per pronuncia bizantina e la forma essere recente. Potrebbe però darsi che -th-, divenuta un'occlusiva dentale -t-, si sia poi regolarmente evoluta in -tz- a causa della seconda rotazione consonantica, un mutamento regolare che ha colpito l'Alto Tedesco, agendo tra l'altro su molti prestiti dal latino ecclesiastico. In questo caso la parola sarebbe abbastanza antica. A conferma di questo c'è il vocalismo: la presenza dell'Umlaut palatale che trasforma la -a- in -e-. Così Cathari deve essere la forma originaria, plurale ma usata poi anche come singolare, donde l'Umlaut che altrimenti non si potrebbe spiegare in alcun modo. 

Infine va menzionata un'etimologia falsa e infamante, che purtroppo trova ancora sostenitori. Il teologo cattolico Alano di Lilla suppose un'origine dal latino catus 'gatto', accusando i Catari di baciare il posteriore di un felino nel corso di fantomatici riti orgiastici. Tutto ciò è una pura e semplice calunnia: i Buoni Uomini avevano come regola la castità assoluta. La pseudoetimologia da catus è parte di un apparato ideologico e denigratorio micidiale, già visto all'opera in molte occasioni nel corso dei secoli. Va riportato che alcuni studiosi francesi ancora di recente hanno sostenuto la suddetta analisi fallace. Tra questi Duvernoy e Roquebert. Roquebert è ostile al Catarismo, e la cosa non deve stupire.

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