venerdì 13 marzo 2015


BRAZIL

Anno: 1985
Durata: 132 min (142 min director's cut)
Colore: colore
Audio: sonoro
Genere: fantascienza, grottesco, drammatico
Sottogenere: distopico
Regia: Terry Gilliam
Soggetto: Terry Gilliam
Sceneggiatura: Terry Gilliam, Tom Stoppard,
     Charles McKeown
Produttore: Arnon Milchan
Fotografia: Roger Pratt
Montaggio: Julián Doyle
Effetti speciali: Ron Burton
Musiche: Michael Kamen, Kate Bush, Ray Cooper
Scenografia: Norman Garwood

Interpreti e personaggi:
Jonathan Pryce: Sam Lowry
Kim Greist: Jill Layton
Michael Palin: Jack Lint
Ian Holm: Mr. Kurtzmann
Robert De Niro: Archibald "Harry" Tuttle
Katherine Helmond: Ida Lowry, la madre di Sam
Bob Hoskins: Spoor, il tecnico del Central Service
Ian Richardson: Mr. Warrenn
Peter Vaughan: Mr. Helpmann
Jim Broadbent: Dr. Jaffe
Barbara Hicks: Alma Terrain
Charles McKeown: Harvey Lime
Jack Purvis: Dr. Chapman
Derrick O'Connor: Dowser
Kathryn Pogson: Shirley
Bryan Pringle: Spiro
Brian Miller: Mr. Buttle
Sheila Reid: Mrs. Buttle
John Flanagan: Intervistatore TV / venditore
Ray Cooper: Tecnico

Trama (da MYmovies):
"Ispirato a 1984 di George Orwell e diretto da un membro dei Monty Python, Brazil (che è il titolo della famosa canzone degli anni Quaranta simbolo di evasione) è una bizzarra e straripante metafora contro le dittature in nome della libertà. Il "portavoce" è Sam Lowry, addetto agli archivi del Dipartimento informazioni in un paese del futuro dominato dal potere e dalla burocrazia dove gruppi di terroristi seminano distruzione per reagire all'oppressione. In seguito ad imprevisti e a strani incontri (un idraulico che si oppone al sistema riparando abusivamente nelle case, interpretato da De Niro), Sam si scopre vocazioni di oppositore e di terrorista, ma verrà reso innocuo." 


 
Recensione:

Un film attualissimo e profetico, che descrive molto bene il mostruoso Moloch burocratico che stritola questo paese e il secchio di cagnotti che è la politica. Penso proprio che avrebbero dovuto intitolarlo Italy. È uscito un anno dopo il fatidico 1984, ed è difficile credere che si tratti soltanto di un caso. Guardandolo si viene proiettati in luogo terribile, dove l'essere umano è oppresso da un'infinità di procedure e di formalità inflessibili che soffocano ogni minimo aspetto dell'esistenza, rendendo ogni movimento impossibile, ostacolando ogni singolo pensiero. Per fare qualsiasi cosa si devono produrre quantità impressionanti di scartoffie, al punto che il proprio tempo viene impietosamente divorato da questa macchina di morte. Un atroce labirinto in cui non si può neanche andare al cesso senza avere un protocollo in entrata e un protocollo in uscita e senza compilare un modello 740 per pagare la tassa sugli escrementi. Mentre le sequenze scorrono si è colti da un'angoscia incredibile: ci si rende conto che il mondo descritto da Brazil è proprio quello in cui siamo costretti a vivere nel nostro presente! L'ingranaggio burocratico, che fino a qualche anno fa era soltanto elefantiaco, oggi è leviatanico. Il sangue dei cittadini stritolati serve a nutrire inetti politicanti che si gonfiano come grappoli di zecche, traendo prosperità dalle altrui disgrazie. Quando vidi il film per la prima volta non mi sembrava possibile immaginare che saremmo arrivati a sopravvivere in una realtà tanto degradata, eppure è così, ed ogni giorno che passa è peggio del precedente. L'unica speranza è che l'intero edificio collassi presto, come i tessuti ormai putrescenti di una carampana sottoposta a decine di interventi di chirurgia plastica. 
 
Sequenze memorabili

La bellissima donna dai corti capelli rossi, vestita d'argento e con le ali di un angelo, che vola nei sogni del protagonista e gli porta un barlume di speranza; i chihuahua con l'ano incerottato per impedire la fuoriuscita di escrementi; la grottesca banda militare che intona inni natalizi; la laida vecchiaccia devastata dai lifting, al punto che il suo volto elastico si sfalda fino a diventare un'immonda poltiglia; i meccanici soffocati da una massa di feci umane pompate nelle loro tute di plastica direttamente dal pozzo nero; la battaglia onirica del protagonista contro il colossale mostro corazzato come un samurai; la sala di tortura dentistica con il seviziatore che indossa un'atrocissima maschera infantile. 

Curiosità

All'inizio il titolo di questo film doveva essere 1984 ½, un chiaro riferimento al romanzo distopico di George Orwell, 1984, unito a un omaggio a Federico Fellini e al suo film (1963). Tuttavia quando nello stesso anno uscì Orwell 1984, diretto da Michael Radford, l'idea non poté più essere sostenuta, fu deciso di cambiare titolo per evitare problemi legali.   

Terry Gilliam attribuisce a Tom Stoppard l'idea di uno scarafaggio morto che cade nel computer causando l'errore tipografico che porta alla condanna a morte di un uomo, innescando una catena di grottesche conseguenze alla base della struttura narrativa del film.

Il famigerato modulo 27B/6, senza il quale nessun intervento può essere eseguito dai riparatori del Dipartimento dei Lavori Pubblici, è un riferimento criptico a George Orwell, che visse a Canonbury Square nell'appartamento 27B al sesto piano, durante la scrittura di parti del romanzo 1984.

Le scene oniriche che concludono il film erano inizialmente pensate come una lunga sequenza iniziale. Un'altra scena onirica, già scritta e filmata, prevedeva che il protagonista volasse sopra un campo fatto di occhi che iniziavano a muoversi lentamente per seguire la sua discesa su un pilastro. Questi occhi erano palle da biliardo con false iridi dipinte. Il simbolo dell'occhio si ritrova anche in altri film di Terry Gilliam come L'esercito delle 12 scimmie (1995). Tuttavia, anche se l'idea sembrava buona, fu stabilito che non avrebbe funzionato. Quindi le sequenze oniriche furono ripartite nel corso del film.

Alcuni nomi sono significativi:
- Mr. Kurtzmann: (in tedesco "uomo corto"): di bassa statura e con scarso successo. Fu chiamato così da Harvey Kurtzman, l'editore della rivista Help, ove Gilliam aveva lavorato negli anni '60.
- Mr. Helpmann: aiuta Sam Lowry.  
- Mr. Warrenn: lavora in un palazzo labirintico simile a una tana di conigli (in inglese rabbit warren).  
- Harvey Lime: forse un riferimento a Harry Lime ne Il terzo uomo (1949).

Quasi tutta la colonna sonora è una variazione della canzone principale, Aquarela do Brazil (1939), di Ary Barroso. Il regista ha concepito l'idea di usare questa musichetta allegra e spensierata per via della dissonanza stridente con la realtà infernale rappresentata nel film. Aveva abuto modo di ascoltarla durante una visita alla desolata spiaggia di Port Talbot, in Galles, dove tutto era ricoperto da una nera polvere di acciaio.

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