SEBASTIANE
- IL PRIMO FILM SODOMITICO
IN LATINO -
- IL PRIMO FILM SODOMITICO
IN LATINO -
Titolo originale: Sebastiane
Paese di produzione: Regno Unito
Anno: 1976
Lingua: Latino (pronuncia classica*)
*Vedi la trattazione nel seguito
Durata: 90 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Genere: Drammatico, storico, erotico (omoerotico)
Regia: Derek Jarman, Paul Humfress
Sceneggiatura: Derek Jarman, Paul Humfress,
James Whaley
Produttore: Howard Malin, James Whaley
Traduzione latina: Jack Welch, James Whaley
Fotografia: Peter Middleton
Montaggio: Paul Humfress
Musiche: Brian Eno, Andrew Thomas Wilson
Interpreti e personaggi:
Leonardo Treviglio: Sebastiano
Barney James: Severo
Neil Kennedy: Massimo
Richard Warwick: Giustino
Donald Dunham: Claudio
Daevid Finbar: Giuliano
Ken Hicks: Adriano
Janusz Romanov: Antonio
Steffano Massari: Mario
Robert Medley: l'Imperatore Diocleziano
Lindsay Kemp: danzatrice
Luciana Martínez: matrona romana
Kevin Whitney: pittore di corte
Eric Roberts: esecutore
Gerald Incandela: ragazzo-leopardo
Gli ospiti dell'Imperatore Diocleziano:
Charlotte Barnes
Rufus Barnes
Nell Campbell
Sally Campbell
Graham Cracker
Michael Davis
Nicholas de Jongh
Joan de Vere Hunt
Duggie Fields
Guy Ford
Peter Hinwood
Christopher Hobbs
Pamela "Jordan" Rooke
Gerlinde Kostiff
Michael Kostiff
Ulla Larson-Styles
Andrew Logan
Alasdair McGaw
Patricia Quinn
Norman Rosenthal
Johnny Rozsa
Philip Sayer
John Scarlett-Davies
Rae Spencer-Cullen
Volker Stokes
Thilo von Watzdorf
Harald Waistnage
Paese di produzione: Regno Unito
Anno: 1976
Lingua: Latino (pronuncia classica*)
*Vedi la trattazione nel seguito
Durata: 90 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Genere: Drammatico, storico, erotico (omoerotico)
Regia: Derek Jarman, Paul Humfress
Sceneggiatura: Derek Jarman, Paul Humfress,
James Whaley
Produttore: Howard Malin, James Whaley
Traduzione latina: Jack Welch, James Whaley
Fotografia: Peter Middleton
Montaggio: Paul Humfress
Musiche: Brian Eno, Andrew Thomas Wilson
Interpreti e personaggi:
Leonardo Treviglio: Sebastiano
Barney James: Severo
Neil Kennedy: Massimo
Richard Warwick: Giustino
Donald Dunham: Claudio
Daevid Finbar: Giuliano
Ken Hicks: Adriano
Janusz Romanov: Antonio
Steffano Massari: Mario
Robert Medley: l'Imperatore Diocleziano
Lindsay Kemp: danzatrice
Luciana Martínez: matrona romana
Kevin Whitney: pittore di corte
Eric Roberts: esecutore
Gerald Incandela: ragazzo-leopardo
Gli ospiti dell'Imperatore Diocleziano:
Charlotte Barnes
Rufus Barnes
Nell Campbell
Sally Campbell
Graham Cracker
Michael Davis
Nicholas de Jongh
Joan de Vere Hunt
Duggie Fields
Guy Ford
Peter Hinwood
Christopher Hobbs
Pamela "Jordan" Rooke
Gerlinde Kostiff
Michael Kostiff
Ulla Larson-Styles
Andrew Logan
Alasdair McGaw
Patricia Quinn
Norman Rosenthal
Johnny Rozsa
Philip Sayer
John Scarlett-Davies
Rae Spencer-Cullen
Volker Stokes
Thilo von Watzdorf
Harald Waistnage
Trama:
Nell'estate dell'anno 303 d.C., nel palazzo dell'Imperatore Diocleziano si scatenano incendi inspiegabili, che gettano la corte nel terrore. L'anziano Imperatore attribuisce la colpa ai Cristiani, dando così inizio alla Grande Persecuzione. Più tardi, nello stesso anno, Diocleziano ritorna a Roma per celebrare l'anniversario dei 20 anni dalla sua intronazione. I festeggiamenti culminano il 25 dicembre, Giorno del Sole Invitto, quando il sovrano dà una festa in onore della sua famiglia e di Sebastiano, capitano delle Guardie di Palazzo e suo favorito. Qualcosa però va storto. Durante la festa vengono identificati come piromani alcuni giovani effeminati, che a dispetto dei loro vizi sodomitici seguono il Cristianesimo. Uno di questi ganimedi biondi sta per essere strangolato da un gigantesco e aggressivo mandingo davanti all'intera corte, quando Sebastiano interviene per impedirne l'uccisione. Facendo questo, egli si identifica come cristiano e viene quindi condannato alla deportazione in un avamposto militare isolato in una distretto impervio della Sardegna, lontano dai porti e dalla vita urbana. Guardato a vista, Sebastiano trascorre giornate vuote in quella desolazione, mentre i suoi commilitoni mimano danze oscene e si abbandonano ad atti pederastici. Ecco che il comandante, il biondo Severo, si invaghisce del giovane cristiano e desidera possederlo carnalmente. Sebastiano, che pure adora Severo fino al punto da comporre una poesia in cui lo paragona al Dio Sole, resiste a ogni tentativo di intrusione intestinale del fallo del suo spasimante, che vorrebbe scaricare nel budello il proprio sperma e porre fine al tormento. Alla fine, dopo una serie estenuante di tensioni fisiche e morali, Severo decide che il suo amato non può continuare a vivere e lo condanna ad essere trafitto dalle frecce.
Recensione:
Senza dubbio uno dei film più strani e originali che mi sia capitato di vedere. Le sequenze sono lente e spesso quasi estenuanti, venate di un profondo sadomasochismo la cui natura sembra essere addirittura metafisica. Il contenuto è di grande interesse antropologico, nonostante sulla sua accuratezza storica ci sia molto da ridire.
Il problema delle fonti di Jarman
È opinione corrente che la fonte utilizzata da Jarman sia una versione apocrifa della vita San Sebastiano risalente agli inizi del XX secolo: il melodramma Le Martyre de Saint Sébastien di Gabriele D'Annunzio, musicato da Claude Debussy. Si trova spesso scritto che nell'opera del Vate il giovane Sebastiano sarebbe presentato come l'amante dell'Imperatore Diocleziano. Si può provare che queste credenze, pur diffusissime nel Web e altrove, non corrispondono al vero. Nel Martyre Sebastiano è ritenuto sì il favorito di Diocleziano, ma la cosa non sembra avere necessariamente una connotazione sessuale. Vero è che Diocleziano a un certo punto lo concupisce e cerca di sedurlo. Tuttavia è anche vero che questa passione non era ricambiata dal giovane cristiano, né è scritto che questi se ne andasse in giro bel bello ad avere rapporti anali passivi. Che Diocleziano fosse animato da passioni sfrenate non era di per sé ritenuto così scandaloso, dato che il persecutore dei seguaci di Cristo doveva essere necessariamente descritto come un mostro. Se ci fosse stata anche una minima allusione a un atteggiamento ambiguo del santo, il pubblico avrebbe considerato tutto ciò osceno e blasfemo. Invece si sa che la Chiesa Romana condannò l'opera e vietò ai suoi fedeli di assistervi soltanto perché San Sebastiano era interpretato da una donna, la famosa ballerina Ida Rubinštejn, che per giunta era ebrea.
Questo si trova scritto nel blog Gayburg su Blogspot a proposito del problema delle fonti:
"La storia del santo venne ripresa da numerosi artisti e scrittori. Ma è nel 1909 che Georges Eekhond parlò apertamente dell'omosessualità del santo nella sua opera "Saint Sébastien Dans la Peinture", riprendendo voci ed aneddoti risalenti a molto tempo prima. Anche Gabriele D'Annunzio nel 1910 si riferisce a Sebastiano come il "favorito" degli imperatori Diocleziano e Massimiano nella sua opera "Martyre de saint Sebastien": secondo alcuni quel termine indicava un rapporto di tipo affettivo con gli imperatori, secondo altri potrebbe anche lasciar intendere un ruolo da consigliere."
A parte il fatto che lo scrittore fiammingo francesizzato si chiamava Eekhoud e non Eekhond, posso smentire l'autore del sito. Mi sono preso la briga di reperire il saggio Saint-Sébastien dans la Peinture e me lo sono letto interamente (è un articolo di poche pagine). Posso garantire che non si fa la benché minima menzione a concreti atti di sodomia. Questo è il link:
Eekhoud ci parla della sensualità di un santo rappresentato in modo quasi pagano, come una sorta di Dioniso cattolico, una sintesi voluttuosa tra Cristianesimo e culto di Bacco. Si insiste sul realismo sadico degli spagnoli, sul mediocre amore per le passioni mostrato dai tedeschi e via discorrendo. Si cita un brano tratto dal romanzo Il giglio rosso di Anatole France, che definisce voluttuose le immagini di vergini, angeli e santi della pittura italiana, definendo San Sebastiano "il Bacco doloroso del Cristianesimo". Dove sarebbero le penetrazioni del fallo eretto nell'ano lubrificato? Non ci sono, anche se il fiammingo di lingua francese era un "uranista". Si può concludere che il collegamento di Sebastiane con l'articolo di Eekhoud si fonda su un falso, come già il collegamento con il Martyre. Un falso preso per buono da moltissimi internauti e forse deliberato, al cui autore ultimo non è facile risalire, essendosi perso negli abissi dell'immaginario collettico blogosferico. Sono riuscito a trovare precedenti ben più espliciti e adatti Sebastiane e per il mito delle passioni sodomitiche del martire. Sono in buona sostanza i seguenti:
1) Lo pseudonimo Sebastian Melmoth assunto da Oscar Wilde appena scarcerato dopo aver scontato una pena per i suoi comportamenti omosessuali ("gross public indecency"). Sembra chiaro che l'esteta irlandese si considerava un martire come il santo trafitto dalle frecce, cosa che presuppone un'associazione San Sebastiano-sodomia già ben radicata. Correva l'anno 1897.
2) La poesia Sankt Sebastian, di Rainer Maria Rilke, che pur non contiene riferimenti espliciti, descrive ogni fase del supplizio con una profonda empatia masochistica, paragonando la posizione del martire a quella delle madri che allattano e chiama la sua morte "il distruttore di una cosa bella". Correva l'inverno 1905/1906.
3) La poesia The Love Song of St. Sebastian, di Thomas Stearns Eliot, sensualissima e piena di riferimenti carnali. Il testo fa una continua allusione alla colpa e alla vergogna, termini che in quei tempi potevano ben nascondere il contatto tra il seme virile e l'intestino retto. Correva l'anno 1914 quando la poesia fu composta, anche se la sua pubblicazione fu postuma.
4) Il romanzo semi-autobiografico di Yukio Mishima, Confessioni di una maschera (Kamen no kokuhaku), in cui l'autore afferma di aver compreso le sue pulsioni omoerotiche eccitandosi davanti a un dipinto del martirio di San Sebastiano di Guido Reni. Correva l'anno 1948.
5) La poesia San Sebastiano de Sodoma, di Tennessee Williams, drammaturgo americano convertito al Cattolicesimo. Più esplicita non potrebbe essere. L'associazione del nome del martire alla città di Sodoma è decisamente audace e sorprendente, soprattutto da parte di un cattolico. Correva l'anno 1950.
6) Il dramma Improvvisamente l'estate scorsa (Suddenly last summer), dello stesso Tennessee Williams, il cui protagonista omosessuale viene ucciso e divorato da una torma di nativi di un luogo desolato noto come Cabeza de Lobo. Correva l'anno 1958.
Tutti questi elementi dovevano scorrere come un fiume carsico, quasi invisibile sotto la superficie rocciosa eppure potente. È assai probabile che la leggenda dell'omosessualità di San Sebastiano sia stata amplificata e diffusa proprio dal film di Jarman, che potrebbe anche aver introdotto per primo il mito della relazione carnale tra il santo e Diocleziano. Fatto sta che questa invenzione nel frattempo ha trovato grandissima diffusione nell'ambito delle comunità omosessuali, al punto che moltissimi in tale contesto lo ritengono addirittura il santo patrono dei sodomiti. A questo punto occorre capire il contesto in cui agiva il regista inglese.
1) Lo pseudonimo Sebastian Melmoth assunto da Oscar Wilde appena scarcerato dopo aver scontato una pena per i suoi comportamenti omosessuali ("gross public indecency"). Sembra chiaro che l'esteta irlandese si considerava un martire come il santo trafitto dalle frecce, cosa che presuppone un'associazione San Sebastiano-sodomia già ben radicata. Correva l'anno 1897.
2) La poesia Sankt Sebastian, di Rainer Maria Rilke, che pur non contiene riferimenti espliciti, descrive ogni fase del supplizio con una profonda empatia masochistica, paragonando la posizione del martire a quella delle madri che allattano e chiama la sua morte "il distruttore di una cosa bella". Correva l'inverno 1905/1906.
3) La poesia The Love Song of St. Sebastian, di Thomas Stearns Eliot, sensualissima e piena di riferimenti carnali. Il testo fa una continua allusione alla colpa e alla vergogna, termini che in quei tempi potevano ben nascondere il contatto tra il seme virile e l'intestino retto. Correva l'anno 1914 quando la poesia fu composta, anche se la sua pubblicazione fu postuma.
4) Il romanzo semi-autobiografico di Yukio Mishima, Confessioni di una maschera (Kamen no kokuhaku), in cui l'autore afferma di aver compreso le sue pulsioni omoerotiche eccitandosi davanti a un dipinto del martirio di San Sebastiano di Guido Reni. Correva l'anno 1948.
5) La poesia San Sebastiano de Sodoma, di Tennessee Williams, drammaturgo americano convertito al Cattolicesimo. Più esplicita non potrebbe essere. L'associazione del nome del martire alla città di Sodoma è decisamente audace e sorprendente, soprattutto da parte di un cattolico. Correva l'anno 1950.
6) Il dramma Improvvisamente l'estate scorsa (Suddenly last summer), dello stesso Tennessee Williams, il cui protagonista omosessuale viene ucciso e divorato da una torma di nativi di un luogo desolato noto come Cabeza de Lobo. Correva l'anno 1958.
Tutti questi elementi dovevano scorrere come un fiume carsico, quasi invisibile sotto la superficie rocciosa eppure potente. È assai probabile che la leggenda dell'omosessualità di San Sebastiano sia stata amplificata e diffusa proprio dal film di Jarman, che potrebbe anche aver introdotto per primo il mito della relazione carnale tra il santo e Diocleziano. Fatto sta che questa invenzione nel frattempo ha trovato grandissima diffusione nell'ambito delle comunità omosessuali, al punto che moltissimi in tale contesto lo ritengono addirittura il santo patrono dei sodomiti. A questo punto occorre capire il contesto in cui agiva il regista inglese.
Derek Jarman e il suo tempo
Il lavoro di Jarman, che mostra uomini in completa nudità intenti a scambiarsi effusioni, fu per la sua epoca qualcosa di incredibilmente trasgressivo. Forse oggi queste cose non farebbero più tanto scalpore tra le genti, tale è il bombardamento che subiamo ogni giorno dal Web e dagli altri media. Quando Sebastiane fu girato, assistere a tali sequenze era qualcosa di sconvolgente, con buona pace della cosiddetta Rivoluzione Sessuale. Ricordiamoci che gli anni '60 e '70 dello scorso secolo erano radicalmente diversi dai tempi in cui viviamo. Le organizzazioni conosciute come LGBT erano ancora allo stato embrionale e non c'erano Gay Pride in grado di radunare un numero immenso di persone. Le masse credevano che gli omosessuali fossero quattro gatti e li odiavano con ferocia. Sembra che persino il famoso paladino dei diritti Fabrizio De André da ragazzo si divertisse a tirar loro sassi, a quanto ci ha testimoniato Paolo Villaggio in un'intervista in cui ricordava la propria gioventù. Vi erano ancora moltissime persone ignare della stessa fisiologia, che nella loro ciclopica ignoranza confondevano concetti come "impotenza", "sterilità", "castrazione" e "omosessualità". Difficile per un cittadino del XXI secolo immaginare le conseguenze di un simile pastone di idee distorte, che nel concreto mieteva vittime. In questo scenario che i Millennials riterrebbero alieno, Jarman decise di capovolgere il mondo intero e di mostrare qualcosa di sconosciuto, qualcosa che era confinato nell'oscurità e ridotto al silenzio perché considerato incredibilmente ripugnante dalla stragrande maggioranza del genere umano. Non dobbiamo dimenticarci che lo stesso regista inglese era noto per la sua omosessualità, comportamento che nelle sue opere analizzava dal punto di vista filosofico, etico e talvolta anche politico.
La danza priapica
Le sequenze iniziali del film mostrano uno spettacolo che pochi hanno visto ai nostri giorni: una danza priapica in onore del Sole. Un ballerino effeminato e coperto di pigmenti, simile a un transex a cui mancano i seni (all'epoca non esisteva la mastoplastica), si muove tra alcuni uomini che esibiscono giganteschi simulacri fallici tra le gambe, agitandoli con furia. Il ritmo accelera, diventa frenetico, seguendo i movimenti masturbatori, per culminare nell'aspersione del femmineo danzatore con una crema pastosa e bianca che simula lo sperma. Quasi una gangbang omosex agli inizi del IV secolo d.C., decisamente qualcosa di osé per il pubblico degli anni '70.
L'uso della lingua latina
Un'altra scelta rivoluzionaria del regista sta nella lingua il film è stato girato: il latino. Questo ne fa la sola pellicola girata in Inghilterra a necessitare di sottotitoli in lingua inglese. A me interessa particolarmente la realizzazione dei dialoghi e la pronuncia usata, che si fonda sulla pronuntiatio restituta con alcune modifiche. Due accademici si sono occupati di questi dettagli. Devo dire che purtroppo ci sono svariate inconsistenze nel loro prodotto e che non mancano errori anche grossolani. 1) Si noti che v (la u consonantica) suona sistematicamente /v/ anziché /w/, cosa abbastanza vicina al vero, dato che l'alterazione del fonema /w/ iniziò presto.
2) Non altrettanta precisione è stata impiegata con i dittonghi con secondo elemento palatale. Non soltanto il dittongo /ae/ è realizzato con i due elementi distinti in ogni posizione della parola, ma si danno casi in cui attrae l'accento. Così la parola rosae è pronunciata /ro'zae/, con tanto di sibilante sonora e con l'accento sulla desinenza. Ai tempi di Diocleziano, la monottongazione si era compiuta.
3) L'occlusiva velare /k/ conserva il suo suono, ma in un caso si ha addirittura una pronuncia sibilante. Quando i soldati giocano a far correre in una cavità nella sabbia alcuni coleotteri stercorari, si nota subito che hanno dato a ognuno di questi insetti il nome di una donna del passato imperiale. Così abbiamo ad esempio uno scarabeo chiamato "Messalina", un altro chiamato "Cleopatra". A un certo punto ecco che i militi incitano uno scarabeo che hanno soprannominato "Boadicea", pronunciato /boudi'si:a/. Il punto è che questo non è proprio possibile. L'allusione è alla regina degli Iceni, Boudicca, ossia "Vittoriosa", che ha guidato un'insurrezione contro i Romani in Britannia. La pronuncia corretta data dai Romani doveva essere /'bo:di:k(k)a/ o /'bu:di:k(k)a/, derivato dal celtico /'boudi:k(k)a/ con l'accento originale. Il vocabolo vive tuttora nel gallese buddig "vittorioso" < *boudi:kos. Si noterà che il dittongo /ou/, tipico delle lingue celtiche dell'epoca, era sentito come innaturale in latino già in epoca classica. Qual è dunque il problema? Durante il XVI secolo in Inghilterra il nome di Boudicca (varianti Bodicca, Budicca, etc.) era stato riscoperto e trascritto erroneamente come Boadicea, con -a- corruzione grafica di -u-, mentre -e- era una corruzione grafica di -c-. Così gli Inglesi hanno pronunciato questo nome con una sibilante /s/, seguendo la pronuncia accademica del latino. C'è addirittura chi pronuncia [boʊ'dɪsjə], che rima con l'inglese americano "miss you" e chi addirittura pronuncia [boʊ'dɪʃə], che rima quasi con l'italiano "biscia". Un professore universitario inglese queste cose avrebbe dovuto saperle.
4) Nonostante sia chiaro che Sebastiane è il vocativo di Sebastianus e che quindi vada pronunciato /seba'stja:ne/, diverse volte gli attori pronunciano /se'bastjan/. Altri casi di vocativi aberranti e adesinenziali si presentano nel corso del film, come ad esempio Max /maks/ per Maxime /'maksime/.
5) Gli strafalcioni marchiani non mancano. Così abbiamo car anziché cur "perché"; besius anziché basium "bacio"; est urentes anziché est urens o meglio urens est "è ardente".
2) Non altrettanta precisione è stata impiegata con i dittonghi con secondo elemento palatale. Non soltanto il dittongo /ae/ è realizzato con i due elementi distinti in ogni posizione della parola, ma si danno casi in cui attrae l'accento. Così la parola rosae è pronunciata /ro'zae/, con tanto di sibilante sonora e con l'accento sulla desinenza. Ai tempi di Diocleziano, la monottongazione si era compiuta.
3) L'occlusiva velare /k/ conserva il suo suono, ma in un caso si ha addirittura una pronuncia sibilante. Quando i soldati giocano a far correre in una cavità nella sabbia alcuni coleotteri stercorari, si nota subito che hanno dato a ognuno di questi insetti il nome di una donna del passato imperiale. Così abbiamo ad esempio uno scarabeo chiamato "Messalina", un altro chiamato "Cleopatra". A un certo punto ecco che i militi incitano uno scarabeo che hanno soprannominato "Boadicea", pronunciato /boudi'si:a/. Il punto è che questo non è proprio possibile. L'allusione è alla regina degli Iceni, Boudicca, ossia "Vittoriosa", che ha guidato un'insurrezione contro i Romani in Britannia. La pronuncia corretta data dai Romani doveva essere /'bo:di:k(k)a/ o /'bu:di:k(k)a/, derivato dal celtico /'boudi:k(k)a/ con l'accento originale. Il vocabolo vive tuttora nel gallese buddig "vittorioso" < *boudi:kos. Si noterà che il dittongo /ou/, tipico delle lingue celtiche dell'epoca, era sentito come innaturale in latino già in epoca classica. Qual è dunque il problema? Durante il XVI secolo in Inghilterra il nome di Boudicca (varianti Bodicca, Budicca, etc.) era stato riscoperto e trascritto erroneamente come Boadicea, con -a- corruzione grafica di -u-, mentre -e- era una corruzione grafica di -c-. Così gli Inglesi hanno pronunciato questo nome con una sibilante /s/, seguendo la pronuncia accademica del latino. C'è addirittura chi pronuncia [boʊ'dɪsjə], che rima con l'inglese americano "miss you" e chi addirittura pronuncia [boʊ'dɪʃə], che rima quasi con l'italiano "biscia". Un professore universitario inglese queste cose avrebbe dovuto saperle.
4) Nonostante sia chiaro che Sebastiane è il vocativo di Sebastianus e che quindi vada pronunciato /seba'stja:ne/, diverse volte gli attori pronunciano /se'bastjan/. Altri casi di vocativi aberranti e adesinenziali si presentano nel corso del film, come ad esempio Max /maks/ per Maxime /'maksime/.
5) Gli strafalcioni marchiani non mancano. Così abbiamo car anziché cur "perché"; besius anziché basium "bacio"; est urentes anziché est urens o meglio urens est "è ardente".
La Grande Persecuzione
Ultima delle persecuzioni contro i Cristiani, quella ordinata da Diocleziano nell'anno 303 fu la più devastante e iniziò in modo un po' diverso da quanto è descritto nel film. Occorre innanzitutto dire che esisteva nella capitale Nicomedia (attuale Izmit, Turchia), una chiesa alla luce del sole, proprio davanti al Palazzo Imperiale. Era un edificio importante, che aveva anche pretese artistiche. Dettaglio non trascurabile, il luogo di culto sorgeva su un colle che dominava il Palazzo, cosa che creava senza dubbio più di un fastidio. Non si deve dimenticare che Diocleziano si decise a perseguitare i Cristiani dopo un periodo di tolleranza davvero lungo, iniziato con Gallieno nel 260 e noto come Piccola Pace della Chiesa. Il casus belli non ebbe a che fare con incendi inspiegabili, ma con un episodio ancor più singolare. Il retore cristiano Lattanzio scrisse che, trovandosi Diocleziano e Galerio in Antiochia, alcuni aruspici stessero scrutando le viscere degli animali sacrificati, sperando di leggervi il futuro. Non riuscendo nel loro intento, l'aruspice capo affermò che la causa stava nella presenza in loco di un gran numero di fedeli di Cristo, tra cui anche membri della famiglia imperiale. Ad ogni movimento degli aruspici, i presenti non facevano che segnarsi e recitare preghiere esauguratorie. Così il rituale abortì e fu interrotto. L'Imperatore andò su tutte le furie ed emanò in quattro e quattr'otto il primo editto persecutorio, che fece innanzitutto affiggere alle pareti delle stanze e dei corridoi del Palazzo. La chiesa di Nicomedia fu rasa al suolo senza esitazione. Gli incendi menzionati da Jarman ci furono, ma si verificarono a persecuzione già iniziata e provocarono il suo inasprimento, con l'emanazone di altri tre editti. Non fu mai trovato alcun responsabile di questi fuochi, ma alcuni ritengono strano che Galerio in quell'occasione abbandonasse in fretta e furia la città, temendo di essere linciato dai Cristiani. A iniziare da Edward Gibbon, numerosi storici hanno fatto di tutto per sminuire la portata dell'opera di Diocleziano, riducendo il numero delle vittime e dando vita a una forma di negazionismo. Per quanto mi riguarda, concordo invece con quanto Stephen Williams ha scritto nel 1985: "Anche ammettendo un margine per l'invenzione, ciò che rimane è abbastanza terribile. A differenza di Gibbon, noi viviamo in un'epoca che ha sperimentato cose simili, e sappiamo quanto sia insano il civilizzato sorriso di incredulità di fronte a tali resoconti. Le cose possono essere, e sono state, cattive quanto le nostre peggiori immaginazioni."
La leggenda di San Sebastiano
Il film presenta elementi che si discostano fortemente dalla leggenda di San Sebastiano, di cui scrisse Sant'Ambrogio nel suo commento al salmo 118. Secondo la tradizione, Sebastiano nacque nell'anno 256 da nobile famiglia a Narbona e ricevette un'educazione cristiana a Milano. Giunto a Roma ai tempi dell'Imperatore Carino, fece una rapida carriera nell'esercito, fino a diventare comandante della Prima Coorte Pretoria. Forte della sua posizione, si adoperava per la comunità crisitana sofferente, confortando i carcerati, sostenendo i condannati a morte e facendo seppellire i corpi dei martiri. Andò avanti così, nascondendo la sua religione e diffondendola a corte, finché non venne scoperto da Diocleziano, che lo fece condannare ad essere trafitto dalle frecce degli arceri di Mauritania fino a somigliare a un porcospino. Fu abbandonato dai carnefici che lo credevano morto, perché la sua carne fosse divorata dalle fiere. Eppure miracolosamente si salvò e fu raccolto da Sant'Irene, che lo curò e ristabilì la sua salute. Fu così che egli tornò da Diocleziano, interrompendo una celebrazione pagana che stava officiando e rimproverandolo per la sua ferocia contro i Cristiani. Diocleziano fece frustare a morte Sebastiano e diede ordine che il suo corpo fosse gettato nella Cloaca Maxima. Questa stessa leggenda presenta numerosi elementi incongrui che hanno portato gli storici a definirla spuria. Per esempio, sappiamo che Diocleziano aveva il suo palazzo a Nicomedia, in Asia Minore. Non abitò mai a Roma, città sempre più negletta dal potere imperiale. Anche la data di nascita e quella di morte di San Sebastiano creano difficoltà insormontabili. Diocleziano iniziò a perseguitare i Cristiani nell'anno 303, a febbraio, quindi non era possibile che Sebastiano patisse la persecuzione nel 288. Consapevole di questa grave incongruenza, il regista ha pensato bene di posticipare la morte del martire per far sì che coincidesse con la Grande Persecuzione. Possiamo dire per certo che, se Jarman e D'Annunzio hanno inventato, anche le fonti della Chiesa di Roma presentano qualche piccolo problema e non sono certo cristalline.
Problemi di iconografia
Nel suo sito La gaya scienza, Giovanni Dall'Orto afferma che le raffigurazioni di San Sebastiano come efebo sono recenti e incoerenti, in quanto non era possibile che un capo della Guardia di Palazzo di Diocleziano fosse tanto giovane da passare per un ragazzino imberbe. Doveva essere un uomo maturo e virile. Dall'Orto riporta un'informazione interessante, parlando di un antico mosaico nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma (sec. VII), che mostra San Sebastiano barbuto e in vesti militari. Tuttavia sbaglia quando confonde il mito recente dell'omosessualità di Sebastiano con le raffigurazioni androgine, che sono comparse col Rinascimento. Questo è quanto egli scrive:
"San Sebastiano ha attratto l'attenzione degli artisti del Rinascimento come occasione di "bella anatomia" maschile, del corpo maschile adulto, ma non necessariamente omoerotica. Va infatti ricordato che Sebastiano era un militare (e come tale patrono degli arcieri e dei balestrieri... e per eredità, oggi, dei... vigili urbani!) e quindi non poteva essere rappresentato come ragazzino: doveva essere un uomo fatto e "virile".
Pensiamo solo a quel catalogo di muscoli addominali che è il san Sebastiano del Mantegna (anzi, i tre Sebastiani del Mantegna)."
Pensiamo solo a quel catalogo di muscoli addominali che è il san Sebastiano del Mantegna (anzi, i tre Sebastiani del Mantegna)."
In realtà i virili dipinti del Mantegna mi sembrano un'eccezione. Esistono infatti moltissime opere rinascimentali che ritraggono San Sebastiano con sembianze giovanili e delicate. Basti guardare i dipinti di autori come Sandro Botticelli (1473), Antonello da Messina (1478), Perugino (c. 1495), Rubens (1604). Il quadro di Perugino ci mostra un ragazzo che sembra ai confini con la transessualità. Lodovico Carracci (1612) ha dipinto un raro soggetto, il corpo di Sebastiano gettato nella Cloaca Maxima, e ancora una volta le sembianze sono quelle di un giovane delicato dai capelli chiari, efebico e assolutamente femmineo. Probabilmente l'omoerotismo era per prima cosa nella testa di questi artisti, che si nutrivano di un simile immaginario sensuale, diffondendolo a macchia d'olio e facendolo perdurare nel corso dei secoli. Concordo con Giovanni Dall'Orto sul fatto che non sono documentate associazioni tra il santo e i sodomiti dei tempi pre-moderni, ma questo è dovuto con ogni probabilità al potere censorio della Chiesa Romana, che impediva di parlare di questo argomento. A quanto pare le fantasie dei sodomiti dei secoli passati erano incentrate su San Giovanni Evangelista (detto San Giovannino), raffigurato con sembianze efebiche e ritenuto un omosessuale passivo per via di una lettura maliziosa di un passo del Vangelo in cui giaceva sul petto di Gesù durante l'Ultima Cena (qui recubuit super pectus eius). Questo non toglie che moltissimi uomini si saranno masturbati già nel Rinascimento pensando al giovane Sebastiano trafitto dalle frecce.
Una passione ossimorica
Nelle sequenze iniziali del film, Sebastiano è indicato come il favorito di Diocleziano, in senso anche sessuale. Quindi si deduce che doveva avere rapporti omoerotici col suo protettore. Come mai dunque è tanto schivo con Severo e gli resiste fino alla morte? Il dilemma è tanto più grande dal momento che Sebastiano dichiara con una poesia di provare un amore ai confini con l'adorazione per il suo spasimante. Perché quindi non gli si concede? Non può essere lo scrupolo cristiano il motivo della ritrosia del giovane militare, dal momento che egli aveva invece avuto una relazione carnale con Diocleziano. Tra questi due atteggiamenti c'è una contraddizione insanabile. Non si può nemmeno pensare che nel frattempo Sebastiano si sia pentito delle sue azioni e che per questo abbia deciso di negarsi ogni soddisfazione sodomitica: la sua poesia è di ispirazione pagana e piena di passione carnale. Questi sono alcuni estratti: "corpus aureum est simile auro liquido", "tam formosus est quam sol", "manus eius haec vulnera leniet", "iste est Phoebus Apollo". Perché Sebastiano si mostra indifferente nei confronti di Giustino, l'unico commilitone che non gli è ostile? La spiegazione può essere una sola: in quella terra arida e ostile, bruciata dal sole della canicola, Sebastiano ha smarrito il senno ed è stato divorato dalla febbre del masochismo. Si converrà che in ogni caso nel personaggio mostrato da Jarman c'è una forte dose di ambiguità.
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