Queste informazioni sono riportate nel manuale del Grandgent, Introduzione allo studio del latino volgare (pag. 148, par. 266):
266. Kt in alcune parti d'Italia si assimilò in tt verso l'inizio del quarto secolo, nel mezzogiorno già fin dal primo secolo: FATA, OTOGENTOS, a Pompei, Lat. Spr., 476; AVTOR, LATTVCÆ (301 d.C.), OTOBRIS (380 d.C.), PRÆFETTO, ecc. S., 348; App. Pr., "auctor non autor"; Festo, "dumecta antiqui quasi dumecita appellabant quæ nos dumeta. S., 348.
Per chi abbia poca familiarità con queste parole, reputo necessario specificare che dumeta è il plurale di dumetum /du:me:tum/ "roveto", che in epoca antica aveva la variante dumectum /du:mektum/. Questo è quanto riporta il dizionario online Olivetti alla voce dumetum:
1 pruneto, roveto
2 (in senso figurato) asperità, faccenda spinosa
2 (in senso figurato) asperità, faccenda spinosa
L'origine ultima della parola è dumus /'du:mus/ "rovo, spino", di cui sono note anche le varianti arcaizzanti dusmus e dusimus, dal latino antico *dusmos, di origine ultima sconosciuta - per quanto molti accademici giurino e spergiurino che la radice è la stessa di de:nsus "denso", a dispetto delle insormontabili difficoltà fonetiche.
Risulta evidente che il (quasi) dumecita citato da Festo è una trascrizione di /du:'mekəta/ e che non può in nessun modo avere un suono palatale trascritto con la lettera c, dal momento che sarebbe una cosa completamente fuori dal contesto. È chiarissimo cosa intese scrivere Festo dicendo che dumecta suonava quasi come dumecita: esisteva una vocale impercettibile, che i linguisti moderni chiamano Schwa, che separava il suono occlusivo velare /k/ dalla seguente occlusiva dentale /t/.
Appurato questo, se la lettera c fosse stata usata per trascrivere un suono palatale all'epoca in cui Festo scrisse, egli avrebbe utilizzato un altro grafema per esprimere lo scontro da /k/ e /t/. Avrebbe ad esempio usato la lettera k, la lettera q oppure il digramma ch, cosa che non è. Dovendo trascrivere /du:'mekəta/ egli ha usato dumecita senza esitazione alcuna. Non ha riportato *dumekita, *dumeqita o *dumechita. Non ha neppure pensato di usare *dumecuta con una vocale intrusiva -u- per rendere chiaro il suono trascritto dalla lettera c. Questo argomento, seppur breve e semplicissimo, è di una potenza micidiale e basterebbe già da solo per abbattere gli sproloqui dei nostri avversari.
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