Tutti conosciamo il significato della parola gratis. Pochi però si interrogano sulla sua origine. Ricordo che al liceo P., un autentico materialone che anni dopo sarebbe diventato un fanatico sostenitore di Berlusconi, si stupì quando venne a sapere che in inglese gratis si dice "free". Come gli chiesi il perché della sua reazione, mi disse che aveva sempre pensato che gratis fosse una parola di origine anglosassone, importata di recente dall'America, "perché finisce in consonante". Quando gli dissi che si tratta di una parola latina, fece una faccia da pesce lesso con gli occhi strabuzzati dalle orbite: non ci voleva credere. Anche la presenza in italiano dell'aggettivo gratuito non era da lui considerata nemmeno di striscio. Del resto l'ignoranza di P. andava ben oltre. Avendo notato l'abbreviazone AND sotto uno stemma del Castello Sforzesco a Milano, la pronunciò senza esitare /end/ credendo che fosse la congiunzione inglese (!).
Chiunque abbia anche una minima dimestichezza con la lingua dell'antica Roma, sa che gratis è una contrazione di gratiis, ablativo plurale di gratia "favore". Nella lingua classica gratiis significa "per i favori", "per le benevolenze", da cui il passaggio a "gratuitamente" è stato naturale. L'uso moderno della parola si trova attestato in italiano a partire dal XVI secolo, come riportato nel sito dell'Accademia della Crusca.
Sorvoliamo sulla forma italiana a gratis, erronea e fabbricata dall'ignoranza del volgo illetterato prendendo come modello la locuzione a sbafo, vediamo di fare chiarezza su alcuni aspetti fonetici del vocabolo che stiamo trattando.
Pronuncia restituta:
gratia /'gra:tia/, /'gra:tja/
gratiis /'gra:tii:s/
gratis /'gra:ti:s/ (forma contratta)
gratiis /'gra:tii:s/
gratis /'gra:ti:s/ (forma contratta)
In Plauto si aveva ancora soltanto la forma /'gra:tii:s/, che era scandita come un trisillabo /'gra:-ti-i:s/. Più tardi, ma ancora in epoca classica, ebbe luogo la contrazione in /'gra:ti:s/, che è ovviamente un bisillabo /'gra:-ti:s/.
Pronuncia ecclesiastica:
gratia /'gratsja/
gratiis /'gratsjis/
gratis /'gratis/ (forma contratta)
gratiis /'gratsjis/
gratis /'gratis/ (forma contratta)
Si nota subito che la pronuncia ecclesiastica dovrebbe mostrare assibilazione parziale di /tj/ in /tsj/ soltanto se la vocale seguente è diversa da /i/, mantenendo invece l'occlusiva dentale integra in gratiis /'gratiis/, in modo tale da spiegare l'esistenza della forma contratta. Per coerenza, ci si augura che nessun ecclesiastico pronuncerà mai /'gratsjis/. Ahimé, invano.
Questo mostra la natura secondaria delle forme assibilate, che non possono essere state presenti nella lingua ab aeterno. La cosa è tanto più comprensibile dal momento che la stessa parola gratia è derivata tramite un semplice e comunissimo suffisso -ia dall'aggettivo gratus /'gra:tus/, donde l'italiano grato. Il bello è che queste cose appaiono in massimo grado chiare a un gran numero di ministri della Chiesa Romana, che pure usano la pronuncia ecclesiastica per i loro scopi. Quando ero ancora un ragazzo, sentii parlare di pronuntiatio restituta proprio da un prete cattolico. Eppure esistono ancora in Italia individui legati ai più rancidi ambienti accademici, come quello della setta archeologica, che si ostinano a non voler comprendere cose così semplici e di per sé evidenti.
Un dottismo latino in inglese
Dobbiamo infine rilevare che anche gli anglofoni hanno preso la voce gratis dal latino, pronunciandola /'gɹeɪtɪs/ o /'gɹa:tɪs/, e la usano talvolta come un vocabolo dotto (avverbio e aggettivo). Questi sono alcuni esempi del suo uso trovati nel Web:
The manufacturer provided an extra set of coats gratis.
But I understood from the plat that the consultations were gratis.
Now and then a still more positive character baits the hook with the offer of gratis services.
Si vede subito che si tratta di scelte molto lontane dal linguaggio colloquiale.
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