martedì 12 gennaio 2021


IL CRISTO DI BOURGES
 
Nelle sue cronache dell'anno 591, il Vescovo Gregorio di Tours ha riportato un fatto singolare e sommamente degno di nota. Erano brutti tempi per le Gallie, divorate dalla peste bubbonica e da un'ininterrotta serie di carestie e di torbidi. Un abitante della città di Bourges (l'antica capitale del popolo celtico dei Bituriges), si perse in una foresta mentre andava a far legna e fu assalito all'improvviso da immensi sciami di vespe. Intossicato dal veleno di centinaia di insetti, egli cadde in uno stato confusionale ed estatico. Si deve notare come un episodio di questo genere è riportato secoli dopo anche per il Protocataro Leotardo di Vertus, di cui abbiamo già diffusamente parlato in relazione alla comparsa dei primi predicatori Bogomili attestati in Occidente. Va detto che in ogni caso aggressioni di inaudita violenza da parte di sciami di vespe dovevano essere molto comuni nell'antica società agricola. Mentre Leotardo ruppe un nido di vespe terranee (Vespula germanica) durante l'aratura di un campo, è più probabile che il biturige sia stato assalito da colonie di calabroni (Vespa crabro), imenotteri particolarmente temuti e aggressivi. Nonostante le rassicurazioni di alcuni animalisti, questi insetti possono uccidere un uomo e persino un grosso animale, tanto che in toscano sono chiamati "ammazzacavalli". L'uomo di Bourges rimase traumatizzato a tal punto che sopravvisse in uno stato di shock senza recuperare il senno per due anni interi, camminando e nutrendosi quasi per automatismo come un morto vivente privo di volontà. Alla fine, dopo un simile orrido vagabondare, raggiunse la regione di Arles (l'antica Arelate). Si vestiva di pelli di animali, come un selvaggio, e passava tutto il suo tempo immerso in preghiera. Alla fine di questo periodo di ascesi, egli si rivelò alle genti dichiarando di aver ricevuto dal Cielo i doni soprannaturali della guarigione e della profezia. Continuò a lungo a percorrere foreste e zone impervie, attraverso la catena montuosa delle Cevenne e la regione che appartenne al popolo dei Gabali, l'attuale Gevaudan. Dovunque egli andasse, affermava di essere Cristo reincarnato. Torme di diseredati e di afflitti lo interrogavano sul proprio futuro: a molti diceva che sarebbero caduti in preda a gravi malattie, altri che sarebbero stati divorati da terribili afflizioni, soltanto a pochi prevedeva buona fortuna. Incontrò una donna che egli disse essere propria sorella, riconoscendovi la Madre di Dio. La chiamò Maria e le consacrava le terre in cui si recava.

Il cronista Gregorio aveva una spiegazione naturale per ridurre alla ragione questi fatti portentosi: il Cristo di Bourges doveva essere nient'altro che un folle posseduto dai Demoni, che gli conferivano il potere di profetare e di risanare gli ammalati. A causa di queste doti, il Messia dei boschi riuscì a raccogliere intorno a sé un gran numero di accoliti che lo adoravano e lo seguivano dovunque. Già a quell'epoca la Chiesa di Roma era sommamente corrotta, concubinaria, simoniaca e rapace. Si tenga presente che non stiamo parlando del XI secolo, eppure lo scenario sembra incredibilmente simile a quello che vide la formazione dei primi predicatori itineranti in lotta contro lo strapotere del Papato. Stiamo trattando del tardo VI secolo. In quei selvosi distretti dovevano sopravvivere popolazioni di lingua gallica e superficialmente cristianizzate, memori del movimento dei Bagaudi, i ribelli celtici che come antichi Robin Hood assaltavano le proprietà dei ricchi per dare ai poveri le ricchezze razziate. Non stiamo parlando del villaggio di Asterix, come qualcuno con ironia potrebbe essere portato a pensare. Un documento conosciuto come Glossario di Vienne e l'esplicita testimonianza di Gregorio di Tours ci dimostrano che una forma di neogallico era ancora parlata nel VI secolo, sotto il Regno dei Franchi. 

Come un capo dei Bagaudi, il Cristo di Bourges guidava l'assalto delle chiese e dei monasteri, spogliando preti, monaci e possidenti di oro, denaro e vestiario. Molti chierici furono massacrati dagli insorti, ma non va taciuto che altri si spogliavano volontariamente delle loro vesti e delle loro cariche per seguire il Messia silvestre. Inorridito e terrorizzato da questi eventi portentosi, il Vescovo di Le Puy, un certo Aurelio, inviò un ambasciatore ai dissidenti religiosi simulando una richiesta di trattative. Questo legato era però un sicario, esperto nell'omicidio, ed aveva ricevuto dall'ecclesiastico un compito ben preciso: uccidere quello che le masse ritenevano il novello Cristo. Così accadde, che a tradimento il vile assassino finse di genuflettersi davanti all'uomo e lo trafisse con una spada che teneva nascosta, sventrandolo. Il caos si scatenò e i partigiani del movimento messianico furono debellati. La donna chiamata Maria fu torturata e costretta ad ammettere che il Cristo di Bourges era un necromante in grado di soggiogare le anime semplici servendosi delle arti magiche. Sotto il supplizio, rivelò anche i trucchi e gli stratagemmi di cui l'uomo si serviva per irretire la gente, ma molti di coloro che lo avevano seguito continuarono a professare che egli era Cristo. Il movimento non si estinse e mise radici in molte parti della Gallia. Lo stesso Gregorio di Tours testimonia di aver personalmente conosciuto alcuni di questi insorti, che come i Mormoni secoli dopo si facevano chiamare i Santi degli Ultimi Giorni - a dimostrazione che si era trattato di una rivolta importante e non di semplici tafferugli. L'autore cattolico riconosceva la pericolosità di questi ribelli, in quanto insinuavano la speranza di riscossa in gente miserabile e vessata da una vita di penuria e di soprusi. Per quanto sia evidente a tutti che l'uomo di Bourges era uno Pseudo-Cristo ed era completamente privo di spessore dottrinale, la sua figura merita di essere ricordata per la sete di giustizia e per la strenua opposizione al potere della Chiesa Romana.

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