Quando ero al liceo, mi capitò più volte di sentire una strana designazione del mestruo: il nome per indicarlo era marchese. Mi sono chiesto spesso quale ne fosse la vera etimologia. Non trovando alcuna risposta, salvo la possibile connessione col verbo marcare, la cosa è caduta nel dimenticatoio. Solo in epoca più recente mi sono di nuovo interessato alla questione e ho fatto qualche ricerca nel Web. Ovviamente ho constatato che impazzano le etimologie popolari e i miti infondati. Sull'oscenissimo social Quora mi sono imbattuto in alcuni vani tentativi di spiegazione di questa parola colloquiale. Ecco la fatidica domanda degli utenti, posta un paio di volte: "Perché al sud il ciclo mestruale veniva chiamato il marchese?", "Cosa significa “mi è venuto il marchese”? Cosa c’entra il marchese con le mestruazioni?"
Premesso che il marchese è detto così al Sud come al Nord, riporto in questa sede le più significative risposte alla domanda quorana.
Questo è il commento di Domenico Bagnato (ho conservato refusi e spazi):
L’ origine di questa espressione è molto semplice: i marchesi erano soliti indossare delle vestiti lunghi di colore rosso vivo per distinguersi dal popolo e sottolineare il loro rango nobiliare. C’è un rimando, dunque, al colore rosso. Oggi questo modo di dire è abbastanza inusuale, anche se ce ne sono tantissimi per denominare le mestruazioni: “ho le mie cose”, “sono in quei giorni”, “avere le regole”, “è arrivata la zia” e tante altre che cambiano anche da regione e regione.
Niki Hofer Chiavegato ha commentato così:
Semplicemente perché era un modo di comunicare tra donne, madri nonne e figlie, per non farsi comprendere dai loro coetanei giovani.
"È arrivato il marchese? Si o no?"
I nobili dei secoli scorsi indossavano sottovesti di porpora, per distinguersi dai plebei in mutandoni e pezze.
Dunque il colore rosso di tali ricche vesti veniva usato come parafrasi semplice ed elegante per indicare la prima mestruazione che "doveva arrivare"
Più stringato, Gabriele Calvillo ha scritto:
Perche il sanguinamento e' anche detto marcatura. E popolarmente e' uscito il Marchese…
Alessandro Caccaviello insiste sul fantomatico rosso delle vesti dei marchesi:
Effettivamente è un qualcosa di molto simpatico. Ti spiego, è un semplice richiamo al colore Rosso vivo degli abiti lunghi che i marchesi indossavano per distinguersi dalla popolazione comune (l'abito non fa il monaco ma in questo caso lo differenzia ).
Katia Balzano ripete la stessa versione:
I marchesi indossavano delle palandrane (veste lunga e ampia da camera) di colore rosso vivo per distinguersi dal popolo e far capire chiaramente la loro nobilita rispetto alla plebe. Il nome deriva da questo
Paolo Memo elabora la leggenda, trovando parallelismi basati sul colore del sangue:
Non solo a sud, anche al nord. È per via delle palandrane color rosso vivo che un tempo i marchesi indossavano. Altrove si parla de "gli inglesi" o "le giubbe rosse". Più catastrofiche le espressioni "Mar Rosso" o "profondo rosso". Tra le varie espressioni "le regole", "le mie cose", "quei giorni", "gli ospiti"… In questa pagina altre creative, divertenti od anche poetiche definizioni
Livio Felix sembra un po' più originale:
Perché quando il Marchese latifondista del Sud Borbonico, visitava le sue campagne per le quali metteva dei braccianti, visitava anche la moglie del contadino, che, ovviamente in quei giorni, non era disponibile per il marito.
Decisamente più dettagliato è quanto scritto da Carlo Coppola, che pure non si distacca nella sostanza dalla favola della palandrana rossa:
Una domanda divertente.
L'uso di citare "il marchese" per dire che sono arrivate le mestruazioni deriva dal fatto che i marchesi un tempo, come molti altri nobili, usavano mantelle di colore rosso porpora per distinguersi dal popolo.
In altri Paesi del mondo si usano altre e divertenti frasi.
In Russia si usa dire "красная армия атакует" per esempio e cioè "sta attaccando l'armata rossa". :-) .
In Inghilterra si usa "arrivano le Giubbe Rosse" in riferimento alla tenuta rossa dell'esercito britannico imperiale.
In America "arriva la zia Rosy".
L'uso di citare "il marchese" per dire che sono arrivate le mestruazioni deriva dal fatto che i marchesi un tempo, come molti altri nobili, usavano mantelle di colore rosso porpora per distinguersi dal popolo.
In altri Paesi del mondo si usano altre e divertenti frasi.
In Russia si usa dire "красная армия атакует" per esempio e cioè "sta attaccando l'armata rossa". :-) .
In Inghilterra si usa "arrivano le Giubbe Rosse" in riferimento alla tenuta rossa dell'esercito britannico imperiale.
In America "arriva la zia Rosy".
Anche se molto interessanti, le espressioni idiomatiche usate in Russia, Inghilterra e Stati Uniti non sono davvero una prova della veridicità dell'inveterata storiella del marchese dalla veste purpurea.
Capisaldi di una pseudoscienza
In sostanza, questo è il processo con cui si producono e si affermano le etimologie popolari:
1) Si trova una curiosa parola sfugge all'analisi;
2) Non si cerca alcun lavoro sull'argomento;
3) Si costruisce ad hoc un racconto infondato atto a dare una spiegazione, prendendo spunto da un'assonanza;
4) Si conclude di aver trovato la vera etimologia;
5) Si sostiene questa versione con furore fanatico;
6) Si cerca con ogni mezzo, ingiuria inclusa, di mettere a tecere chiunque osi sostenere il contrario.
Il punto 2) è fondamentale, è la chiave di volta di tutte le fabbricazioni di questo genere: se ci fosse una ricerca, unita alle basi per comprendere i risultati, l'etimologia popolare non si formerebbe nemmeno. Quello che mi stupisce è proprio l'autoreferenzialità degli etimologi popolari. Non attingono allo scibile nella sua interezza. Attingono in modo esclusivo soltanto alle proprie conoscenze, limitate e distorte, come se fossero l'Universo. Spesso si tratta di un mucchietto di stronzate apprese a scuola da una maestrina con un cervello microscopico, mera ripetitrice pappagallesca di stronzate udite da altri.
La vera etimologia
Nel furbesco italiano, robusto e creativo gergo dei furfanti attestato già nel XVI secolo, la parola marchese significava semplicemente "mese" e non aveva speciali associazioni al mestruo. Nasceva dalla semplice alterazione della parola mese intercalando una sillaba. Questo era il calendario furbesco:
Marchese del lenzore "Gennaio"
Marchese del scaglioso "Febbraio"
Marchese del cervante "Marzo"
Marchese del cornuto "Aprile"
Marchese dei carnosi "Maggio"
Marchese del roverso "Giugno"
Marchese del possente "Luglio"
Marchese del cerchioso "Agosto"
Marchese della giusta "Settembre"
Marchese del tossegoso "Ottobre"
Marchese del frizzante "Novembre"
Marchese del ben nassuto "Dicembre"
Coda di drago "Dicembre"
L'Ouroboros rappresenta l'anno, definito anche serpente e bero (ossia "vipera").
Marchese del lenzore "Gennaio"
Marchese del scaglioso "Febbraio"
Marchese del cervante "Marzo"
Marchese del cornuto "Aprile"
Marchese dei carnosi "Maggio"
Marchese del roverso "Giugno"
Marchese del possente "Luglio"
Marchese del cerchioso "Agosto"
Marchese della giusta "Settembre"
Marchese del tossegoso "Ottobre"
Marchese del frizzante "Novembre"
Marchese del ben nassuto "Dicembre"
Coda di drago "Dicembre"
L'Ouroboros rappresenta l'anno, definito anche serpente e bero (ossia "vipera").
Il furbesco, nato col preciso intento di rendere incomprensibili ai profani le conversazioni dei malavitosi, iniziò la sua decadenza agli inizi del XX secolo e finì con l'estinguersi. Tuttavia ha lasciato traccie indelebili nella lingua italiana colloquiale, come l'esempio del marchese dimostra in modo eloquente. Se il furbesco fosse conosciuto al di fuori di una ristrettissima cerchia di studiosi, non sarebbe stato necessario inventare il racconto grottesco dei nobiluomini vestiti di rosso che sarebbero andati in giro a ispezionare le donne, annusando ciò che trovavano tra le loro gambe. In conclusione, le etimologie popolari non appartengono davvero al dominio della linguistica, essendo puri e semplici pacchetti memetici in grado di autopropagarsi come i virus.
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