POTERE ASSOLUTO
Titolo originale: Absolute Power
Paese di produzione: USA
Anno: 1997
Lingua: Inglese
Durata: 121 min
Genere: Thriller, drammatico, poliziesco
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: David Baldacci
Sceneggiatura: William Goldman
Produttori:
Clint Eastwood,
Karen Spiegel
Casa di produzione: Castle Rock Entertainment,
Malpaso Productions
Distribuzione (Italia): Medusa Film
Fotografia: Jack N. Green
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Lennie Niehaus
Colonna sonora:
1. "Katie's Theme" (2:07)
2. "Mansion" (1:32)
3. "Christy Dies" (2:28)
4. "Mansion Chase" (4:34)
5. "Christy's Dance" (3:42)
6. "Waiting for Luther/Wait for My Signal" (6:58)
7. "Dr. Kevorkian I Presume" (1:44)
8. "Sullivan's Revenge" (2:19)
9. "Katie's Theme/End Credits" (4:42)
Scenografia:
Henry Bumstead,
Jack G. Taylor Jr.,
Richard C. Goddard,
Anne D. McCulley
Interpreti e personaggi
Clint Eastwood: Luther Whitney
Gene Hackman: Presidente Alan Richmond
Ed Harris: Seth Frank
Laura Linney: Kate Whitney
Scott Glenn: Bill Burton
Dennis Haysbert: Tim Collin
Judy Davis: Gloria Russell
E.G. Marshall: Walter Sullivan
Melora Hardin: Christy Sullivan
Penny Johnson Jerald: Laura Simon
Richard Jenkins: Michael McCarty
Doppiatori italiani
Michele Kalamera: Luther Whitney
Oreste Rizzini: Presidente Alan Richmond
Massimo Wertmüller: Seth Frank
Claudia Catani: Kate Whitney
Ennio Coltorti: Bill Burton
Gianni Musy: Walter Sullivan
Veronica Pivetti: Laura Simo
Budget: 50 milioni di $
Incassi al botteghino (US): 50,1 milioni di $
Paese di produzione: USA
Anno: 1997
Lingua: Inglese
Durata: 121 min
Genere: Thriller, drammatico, poliziesco
Regia: Clint Eastwood
Soggetto: David Baldacci
Sceneggiatura: William Goldman
Produttori:
Clint Eastwood,
Karen Spiegel
Casa di produzione: Castle Rock Entertainment,
Malpaso Productions
Distribuzione (Italia): Medusa Film
Fotografia: Jack N. Green
Montaggio: Joel Cox
Musiche: Lennie Niehaus
Colonna sonora:
1. "Katie's Theme" (2:07)
2. "Mansion" (1:32)
3. "Christy Dies" (2:28)
4. "Mansion Chase" (4:34)
5. "Christy's Dance" (3:42)
6. "Waiting for Luther/Wait for My Signal" (6:58)
7. "Dr. Kevorkian I Presume" (1:44)
8. "Sullivan's Revenge" (2:19)
9. "Katie's Theme/End Credits" (4:42)
Scenografia:
Henry Bumstead,
Jack G. Taylor Jr.,
Richard C. Goddard,
Anne D. McCulley
Interpreti e personaggi
Clint Eastwood: Luther Whitney
Gene Hackman: Presidente Alan Richmond
Ed Harris: Seth Frank
Laura Linney: Kate Whitney
Scott Glenn: Bill Burton
Dennis Haysbert: Tim Collin
Judy Davis: Gloria Russell
E.G. Marshall: Walter Sullivan
Melora Hardin: Christy Sullivan
Penny Johnson Jerald: Laura Simon
Richard Jenkins: Michael McCarty
Doppiatori italiani
Michele Kalamera: Luther Whitney
Oreste Rizzini: Presidente Alan Richmond
Massimo Wertmüller: Seth Frank
Claudia Catani: Kate Whitney
Ennio Coltorti: Bill Burton
Gianni Musy: Walter Sullivan
Veronica Pivetti: Laura Simo
Budget: 50 milioni di $
Incassi al botteghino (US): 50,1 milioni di $
Trama:
Il Presidente degli Stati Uniti, Alan Richmond, costantemente in preda al pungolo della carne, ha la necessità di avere un'intensa vita sessuale. Così gli vengono procurate occasioni per sfogare i suoi bassi istinti. Una sera viene combinato l'incontro erotico tra la massima autorità degli States e Christie, la giovane moglie del senatore Walter Sullivan. Il Presidente e la donna arrivano alla villa dell'anziano politico in stato di ubriachezza e iniziano a divertirsi. Si baciano con trasporto, lei si inginocchia, gli tira giù la cerniera e per pochi istanti lo fella, poi è lui a metterle la testa tra le gambe e a leccarle il cunnus. A un certo punto qualcosa va storto. In preda all'eccitazione da cocaina e all'immane quantità di alcol ingurgitato, l'uomo comincia ad essere violento. Inizia a schiaffeggiare l'amante, quindi si mette in testa di sodomizzarla. Lei non vuole essere penetrata nell'ano e si divincola, scalcia, ma il Presidente, invaso da una furia demoniaca, la colpisce selvaggiamente e tenta di strangolarla, quindi rinnova il suo attacco sessuale al deretano. La donna afferra un tagliacarte e si getta sull'uomo che ha tentato di carpirle la verginità anale, colpendolo a un braccio e cercando di ucciderlo. A questo punto intervengono le guardie del corpo, che sparano alla donna, perforandole il torace e sopprimendola. Il Presidente di colpo giace sotto il cadavere, tutto cosparso di sangue. Se questo fosse tutto, il film non sarebbe potuto sussistere: nella storia d'America saranno ben state occultate porcherie simili a questa e anche peggiori. Il punto è che nel caveau era nascosto un ladro, Luther Whitney, che era entrato nottetempo in casa del senatore cornuto per rubare: da quel nascondiglio ha assistito al tentativo di sodomia violenta e al delitto. Infatti la porta era un vetro spia, opaco se guardato dalla camera, ma trasparente dall'interno. Il perché di tale peculiarità architettonica è presto spiegato: Christie aveva l'abitudine di folleggiare mentre il marito impotente e voyeur la guardava stando proprio nello stanzino blindato. La vita dell'intruso è in estremo pericolo, perché è testimone anche di tutte le operazioni compiute dall'assistente personale del Presidente, Gloria Russell, e dai suoi agenti, al preciso scopo di far scomparire ogni traccia dell'accaduto. Per essere sicura che non siano rimaste tracce spermatiche, l'arcigna donna incarica uno degli agenti di ispezionare la vagina della morta: nessuno ha assistito agli atti sessuali e tutti immaginano che il fallo presidenziale debba per forza aver fatto il suo ingresso nell'entrata anteriore. Ogni traccia di sangue viene cancellata, tutto ciò che è stato contaminato è infilato in un grande sacco nero. La pulizia della scena del delitto non è però perfetta. Viene dimenticata proprio l'arma da taglio con cui la vittima ha ferito il suo violatore. Quando rimane solo, Whitney se ne impadronisce e si prepara a fuggire calandosi dalla finestra con una fune. La Russell all'improvviso nota l'assenza dell'arma del delitto, proprio mentre sta salendo in macchina. Si scatena il panico. Gli agenti salgono nella stanza dove giace il cadavere, si accorgono della sortita del ladro e lo rincorrono, tentando di terminarlo. È l'inizio di una disperata caccia all'uomo, perché il vulnus che il fuggiasco potrebbe introdurre nelle istituzioni del Paese è tale da poterne provocare il crollo.
Recensione:
Un film eccellente, uno dei miei preferiti. Un superbo thriller politico e non solo. Clint Eastwood è un genio assoluto! Purtroppo, come spesso accade ai capolavori la cui genialità è troppo avanti coi tempi, non ha ottenuto pieno successo: la critica americana gli ha riservato un gran misto di lodi e di biasimo. Questo perché in quella nazione ben pochi possono reggere una simile devastante critica che annichilisce le strutture politiche e l'intera classe dirigente. L'ipocrisia dei potenti viene esposta dal regista con tutta la ferocia possibile. Il senatore cornuto Sullivan lo dice chiaramente: ha donato l'astronomica cifra di un miliardo di dollari in beneficienza, e tutto questo diverrebbe una barzelletta se si venisse a sapere che un così grande filantropo godeva a guardare la moglie intrattenere rapporti carnali adulterini nascosto in uno stanzino. Becco, impotente e voyeur! Così le genti lo ingiurierebbero. Tutta la sua plutocratica sicumera si dissolverebbe come un coagulo spermatico in un condom gettato via nella notte. Lo specchio ustorio della disamina di Eastwood è implacabile. Uno degli agenti della guardia del corpo di Alan Richmond, un colossale mandingo, dice qualcosa di molto significativo. Afferma davanti al vindice Whitney, che gli ha infilato una siringa nel collo, minacciando di raggiungere la carotide: "Giusto o sbagliato, è il mio Presidente!". Su questa logica poggia la montagna di merda che è il mondo! Lo stesso Richmond, "puttana senza cuore", considera l'accaduto soltanto una fastidiosa seccatura di cui sbarazzarsi, uccidendo a destra e a manca. Egli reputa la donna uccisa come spazzatura, ma con prontezza sostiene il senatore Sullivan in una conferenza stampa facendo discorsi retorici, di un'ipocrisia ributtante.
Ovviamente ogni riferimento al conato di sesso anale su una donna viene rimosso dalle recensioni ispirate all'ideologia buonista e politically correct: la strategia di chi passa sotto silenzio ciò che è scomodo continua a funzionare. Posso solo trattare con sufficienza coloro che non hanno compreso la natura dell'atto in questione, pensando che il Presidente volesse semplicemente entrare nel vaso procreativo anziché in quello fecale. Il problema è che moltissimi hanno capito eccome la natura del tentato stupro sodomitico, e la cosa ha destato in loro una tale reazione di marasma che hanno trovato un solo rimedio: fare finta di ignorare la causa di cotanto turbamento. Tutto secondo me ruota attorno al paonazzo glande presidenziale che cerca di trovare la sua via verso l'agognato contatto con gli escrementi femminili, bramando di poter scaricare dentro lo sperma, in mezzo alla pasta marrone e alle emorroidi. Senza questo dettaglio, il film non avrebbe la stessa forza. Sarebbe in qualche misura dimezzato. Trovo che sia necessario mostrare Moloch in tutta la sua abiezione, per far sì che nulla sia passato sotto silenzio e che gli spettatori siano sempre tenuti desti da un rovente pungolo.
La critica italiana è stata più benigna di quella degli USA, anche se non ha compreso bene l'anima della pellicola. Riporto alcuni interventi che sono riuscito a reperire, aggiungendovi qualche commento:
1) "A parte incongruenze e inverosimiglianze, scontate nel 'genere', Potere assoluto è intrigo avvincente. E, alla scacchiera consueta, Eastwood aggiunge due notazioni interessanti: l'affetto profondo ma non esibito dello scassinatore per la figlia, e le motivazioni (il disgusto dell'ipocrisia del presidente) che lo spingono a non mollare la presa". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 23 maggio 1997)
Su incongruenze e inverosimiglianze si può sorvolare, anche se sono davvero tante. In effetti Luther Whitney è abile come Loki a sfuggire e a travestirsi, sembra dotato di poteri soprannaturali. Interessante il meccanismo che spinge il famoso ladro a reagire, colto dalla nausea e dall'ira verso la canaglia Alan Richmond. Quando avrebbe potuto fuggire e far perdere le sue tracce, resta per non darla vinta al plenipotenziario demoniaco. L'affetto provato dallo scassinatore per la figlia non avrebbe in sé nulla di anomalo, se non fosse per la sua difficoltà a comunicarlo, che colpisce l'attenzione dello spettatore: non è cosa di tutti i giorni un padre che spia la figlia e la fotografa a sua insaputa nei momenti più importanti della sua giovane vita. Certo, sarebbe stato diverso se l'affetto paterno si fosse spinto fino alla morbosità di una passione incestuosa, ma credo proprio che questo sarebbe stato troppo per un film già di per sé così audace.
2) "Eastwood regista non è al suo meglio, Eastwood attore rimane irresistibile: e non è poco (magari, anzi, è troppo) fare un film in cui il cattivo è il presidente degli Stati Uniti, beone, donnaiolo, sadico, bugiardo, ipocrita, traditore dell'amicizia, mandante di assassinii, aspirante strangolatore".
(Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 19 maggio 1997)
(Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 19 maggio 1997)
La recensione comparsa su La Stampa è un tipico esempio dell'omissione di cui parlavo che ho menzionato più sopra. La pellicola narra di un presidente degli Stati Uniti che non è soltanto un malfattore comune, beone, donnaiolo e via discorrendo come milioni di americani: egli è soprattutto un sodomizzatore violento e un assassino. Infatti assassino non è solo chi preme il grilletto. Errano anche coloro che ritengono preterintenzionale l'omicidio di Christie Sullivan, dato che proprio Richmond ha iniziato una situazione ingestibile che ha condotto senza possibilità di scampo all'intervento delle guardie del corpo. Certo, può stupire che il regista abbia avuto l'audacia di mostrare il Male incarnato che siede alla Casa Bianca, data la sacralità della figura del Presidente in America. Si consideri che Eastwood è un uomo di immenso coraggio e di solidissimi princìpi, a cui va tutta la mia stima.
3) "Forse talune sorprese sono inutilmente pasteggiate (perché rivelare che il manesco puttaniere è il Presidente solo dopo 45 minuti, quando sta scritto su tutte le anticipazioni del film?) ed ogni tanto Clint si concede qualche tocco di autocompiacimento in più. Però questo è cinema-cinema al più alto grado di consumo, presentato in una confezione perfetta e contenente la sorpresa cui alludevo all'inizio: un granello di sana ed autentica rabbia".
(Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 19 maggio 1997)
(Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 19 maggio 1997)
La duplicazione "cinema-cinema" è un'innovazione linguistica di cui non si sentiva proprio il bisogno, per non parlare della stravagante locuzione "al più alto grado di consumo". Per il resto, concordo sulla rabbia, che non si limita certo alle dimensioni di un granello!
4) "Dopo il western, il road-movie che finisce in tragedia e il melodramma, adesso tocca al poliziesco: Eastwood si trova benissimo nel cinema di genere, ne padroneggia le regole con la semplicità dei maestri asciugandone l'enfasi postmoderna e vivificandolo con la malinconia della sua disillusione. Così è anche per la storia del ladro che scopre prima la violenza e poi la meschinità del presidente degli Stati Uniti, disposto a ogni bassezza per non incrinare il proprio potere: il film inizia come un thriller, continua come lezione di morale, in nome di quei valori che il mondo sembra aver dimenticato, e finisce con il coraggio del pessimismo. E la necessità dell'azione. Quasi un testamento, perfino con un paio di battute a effetto per vendicare un'idea di cinema essenziale e intensa, come solo i grandi artigiani sanno ormai fare".
(Paolo Mereghetti, 'Sette', 15 giugno 1997)
(Paolo Mereghetti, 'Sette', 15 giugno 1997)
Asciugare l'enfasi postmoderna è qualcosa di bellissimo, proprio come drenare un bubbone dal pus in eccesso facendolo defluire tramite una cannuccia, premendone al contempo le parti più molli e mature. Non c'è che dire: tutto questo stuzzica la mia turpe fantasia di Harkonnen. 😀 Se devo essere franco, l'intera vicenda narrata da Eastwood non mi sembra avere alcuna connessione con il concetto di postmodernità, asciugata o purulenta che sia. L'assalto di un potente a una sua amante è una cosa che si sarebbe benissimo potuta svolgere anche nel Neolitico o ai tempi di Roma. Certo, in quei contesti con ogni probabilità non avrebbe destato molta attenzione, se non in un popolo la cui legge condannava la sodomia. L'unica cosa davvero moderna è il potere dei media, capaci di propalare le notizie in tempo reale da un capo all'altro del pianeta. Quando il film fu prodotto, il Web esisteva già, ma era qualcosa di nuovo e non aveva ancora raggiunto una significativa diffusione. Le vicende narrate si svolgono in un contesto inconcepibile per un millennial: la massima tecnologia disponibile è il videoregistratore, gli allarmi ritenuti sofisticati dal protagonista ora sarebbero considerati antidiluviani, non si scorge la benché minima traccia di telefonia mobile. Non sembrano esserci telecamere per la sorveglianza pubblica. Si menziona un marchingegno per l'apertura automatica della cassaforte e si notano alcuni compact disc, ma al contempo si fa vedere che Luther Whitney ne ignora completamente l'uso. Sembra che il ladro sia rimasto poco aggiornato sigli sviluppi tecnologici: all'inizio del film un barista lo apostrofa: "La tua vita sarebbe molto più semplice se imparassi a usare il videoregistratore". "Giusto, mai parole furono più vere", è la risposta del ladro, che riconosce le proprie limitazioni. Se la vicenda fosse stata ambientata in un mondo innervato dal Web come quello in cui viviamo, tutto sarebbe stato diverso. Sarebbe bastato un messaggio in Whatsapp o un post su un social network per provocare disastrose fughe di notizie.
Reazioni nel Web:
Riporto in questa sede alcuni commenti che mi paiono significativi, tali e quali li ho reperiti nel Web (vengono mantenuti refusi, errori di ortografia, odiosi spazi mancanti o in eccesso):
Peppe87 ha scritto:
Una pellicola "burocratica,ma presidenziale"
"Il film narra una storia verosimile:il presidente degli USA commette un reato,un reato che,a tutti i costi deve rimanere segreto. Eastwood,forse vuole comunicarci,che,in molti casi,la legge non è poi così uguale per tutti,e noi,purtroppo siamo inerti,ma dovremmo denunciare dei casi di questo genere che,sicuramente,succedono eccome. Il film lo consiglio,soprattuto,a coloro che possono avere un futuro nel campo legislativo,perchè può servirli come esempio di denuncia a tutte le irregolarità che,haimè,succedono."
"Il film narra una storia verosimile:il presidente degli USA commette un reato,un reato che,a tutti i costi deve rimanere segreto. Eastwood,forse vuole comunicarci,che,in molti casi,la legge non è poi così uguale per tutti,e noi,purtroppo siamo inerti,ma dovremmo denunciare dei casi di questo genere che,sicuramente,succedono eccome. Il film lo consiglio,soprattuto,a coloro che possono avere un futuro nel campo legislativo,perchè può servirli come esempio di denuncia a tutte le irregolarità che,haimè,succedono."
Weach ha scritto:
Il coraggio di affrontare il potere
Il film in esame va ricollegato ad altre filmografie che ,in qulche modo, stigmatizzano"l'inquinamento del potere costituito; vedi "V per vendetta" come pure le due filmografie che traspongono in maniera diversa il romanzo di "Orewll" rispettivamente "Orwell 1984 "e "Brazil" del 1985: tutte filmografie che sono collegate nel tema della denuncia contro il potere costituito che sottomette e controlla l'uomo piegando ai propri biechi interessi . Il film è in esame è più cinematografico degli altri citati, più film nel senso classico e sembra sprovvisto di contenuiti ideologici ben definiti.
Tratto dall’omonimo romanzo di David Baldacci., il soggetto è originale ed il regista Eastwood ci "naviga dentro" con disinvoltura.
E’ il confronto di un uomo comune con il potere infinito di un “presidente”che tutto può e tutto piega,ma una volta, ogni tanto, può succedere il miracolo: l’uomo comune può vincere quindi ,sembra dire il l film ;si può e si deve avere il coraggio di controllare “il potere assoluto” solo così potremmo cambiarlo a costo di rischiare qualcosa.
Tante connivenze ,una giustizia solo formale vanno vinte creando uomini nuovi di alta dirittura morale, ma si parte dalla base di una società perché è noto:il potere è espressione e specchio di noi stessi.
Finale a sorprese ,ma la trama è vostra , resto discreto e consiglio solo una buona visione…merita.
Il film in esame va ricollegato ad altre filmografie che ,in qulche modo, stigmatizzano"l'inquinamento del potere costituito; vedi "V per vendetta" come pure le due filmografie che traspongono in maniera diversa il romanzo di "Orewll" rispettivamente "Orwell 1984 "e "Brazil" del 1985: tutte filmografie che sono collegate nel tema della denuncia contro il potere costituito che sottomette e controlla l'uomo piegando ai propri biechi interessi . Il film è in esame è più cinematografico degli altri citati, più film nel senso classico e sembra sprovvisto di contenuiti ideologici ben definiti.
Tratto dall’omonimo romanzo di David Baldacci., il soggetto è originale ed il regista Eastwood ci "naviga dentro" con disinvoltura.
E’ il confronto di un uomo comune con il potere infinito di un “presidente”che tutto può e tutto piega,ma una volta, ogni tanto, può succedere il miracolo: l’uomo comune può vincere quindi ,sembra dire il l film ;si può e si deve avere il coraggio di controllare “il potere assoluto” solo così potremmo cambiarlo a costo di rischiare qualcosa.
Tante connivenze ,una giustizia solo formale vanno vinte creando uomini nuovi di alta dirittura morale, ma si parte dalla base di una società perché è noto:il potere è espressione e specchio di noi stessi.
Finale a sorprese ,ma la trama è vostra , resto discreto e consiglio solo una buona visione…merita.