DISSIPATIO H. G.
Autore: Guido Morselli
Prima pubblicazione: 1977
Editore: Adelphi
Genere: Romanzo
Sottogenere: Fantascienza post-apocalittica
Trama:
Nella solitudine della sua casa di montagna, un uomo di mezza età fa un bilancio impietoso della sua esistenza. Giunge alla deprimente conclusione che il 70% di cose sgradevoli e moleste che la compongono non compensa affatto il 30% di cose piacevoli. La decisione che trae da questo cupo quanto razionalissimo elucubrare è l'impellente necessità del suicidio. Si reca quindi in una profonda caverna nelle viscere di un'impervia montagna, con l'intento di gettarsi in un pozzo naturale, che tramite una struttura simile a un sifone giunge fino nelle viscere del Tartaro. È mezzanotte. Immerso nell'oscurità ctonia e nel silenzio assoluto, seduto sul bordo dell'abisso, l'uomo ha un repentino ripensamento. Qualcosa di incomprensibile si muove in lui, spingendolo a non uccidersi, a rifuggire quella voragine più profonda dell'Averno. Ritorna in superficie, ma presto capisce che c'è qualcosa di strano in tutto ciò che lo circonda. Ogni traccia delle persone viventi sembra essersi dissolta nel nulla. Le evidenze dell'evaporazione dell'intero genere umano sono sempre più cogenti. Dopo vari e infruttuosi tentativi di trovare qualche suo simile ancora in vita, il protagonista capisce di essere il Superstite, l'ultimo uomo sulla Terra.
Recensione:
Il titolo di quest'opera immaginifica è di una chiarezza sconcertante. L'abbreviazione H. G., solo a prima vista enigmatica, sta per Humani Generis. Così il titolo esteso è Dissipatio Humani Generis, ossia Evaporazione del genere umano. Notevoli sono le allusioni alle dottrine del neoplatonico Giamblico (250 d.C. - 330 d.C.) e del cristiano Salviano da Treviri (circa 400 d.C. - 451 d.C. o succ.), più noto come Salviano di Marsiglia, su cui Morselli costruì questo suo romanzo. No, Salviano non è un improbabile incrocio tra Salvini e Saviano. Ci tengo a precisarlo. Ecco la citazione a cui alludo, che reputo di fondamentale importanza e riporto in questa sede:
Faccio ritorno alla mia prima ipotesi. Volatilizzazione - sublimazione. Sublimazione - assunzione (nei cieli).
Vediamo. C'è una mia vecchia lettura, un testo di Giamblico che ho avuto sott'occhio non ricordo per che ricerca. Parlava della fine della specie e s'intitolava Dissipatio Humani Generis. Dissipazione, non in senso morale. La versione che ricordo era in latino, e nella tarda latinità pare che dissipatio valesse 'evaporazione', 'nebulizzazione', o qualcosa di ugualmente fisico, e Giamblico accennava nella sua descrizione appunto a un fatale fenomeno di questo tipo. Rispetto a altri profeti era meno catastrofico: niente diluvio, niente olocausto «solvens saeclum in favilla», assimilabile oggi a un'ecatombe atomica. Gli esseri umani cambiati per prodigio improvviso in uno spray o gas impercettibile (e inoffensivo, probabilmente inodoro), senza combustione intermedia. Il che, se non glorioso, perlomeno è decoroso.
Ho dei trascorsi eruditi di cui, dopo un'astinenza di anni, non mi pento.
Sino a Ezechiele (10 secoli circa dopo Mosè) nessun indizio, nello stesso Ebraismo, del concetto di una vita ultraterrena riservata dopo il soggiorno nel mondo degli umani. I giusti venivano premiati con la prosperità (terrena) e con la longevità; così di Abramo è detto che morì «sazio di anni». In seguito, il compenso ultraterreno divenne, come è noto, uno dei fondamentali ingredienti della ricetta religiosa per Ebrei, Cristiani, Mussulmani, e argomento prediletto della teologia e letteratura annessa. Fra gli innumerevoli, un Salviano da Treviri, vissuto nel III o IV secolo. Autore cristiano di non larga fama, agiografo e apologeta. In una lettera al vescovo della sua citta, De Fine Temporum (mi sembra: ora non ho modo di verificare), preso di pietà evangelica per i patimenti degli uomini, Salviano parla di una loro, auspicata «sublimatio» generale.
Cosa da apprezzare, il finale riscatto lui lo accordava persino ai pagani, e consisteva in un'assunzione al cielo dopo che i corpi, vivi, fossero resi eterei in un unico portentoso evento. Repentino e inatteso. Cito a memoria: «Mundus permanebit». (E in questo, ci siamo). «Viri, mulieres, pueri, humani viventes cuiuscumque aetatis, ordinis vel nationis, raptim sublimabuntur». (Salviano non ha ispirato Freud; la sublimazione di Freud è una blanda metafora).
Senonché, Salviano univa alla clemenza una discriminante giustizia. «Nihil huius gloriae decet peccatorem». I pagani come tali possono sublimarsi, i peccatori no. Sarebbe interessante sapere a quale delle due categorie appartenga io. Supposto che non le cumuli tutt'e due. Ma la mia scienza, e autocoscienza, non arrivano a tanto. Rinuncio.
Queste descrizioni morselliane sono semplicemente sublimi! Con buona pace di Giamblico, non credo tuttavia che il gas derivante dalla dissipazione dell'umanità sarebbe inodoro. Ho ragione di ritenere che olezzerebbe piuttosto di scorregge sulfuree! Scavando nella carcassa del mondo antico, possiamo dire qualcosa di più sul concetto che Salviano da Treviri aveva dei peccatori che, stando a quanto riportato dal Morselli, non avrebbero conosciuto la Pace nell'imminente Grande Sublimazione. Quando parlava di peccatori, il presbitero gallo-romano alludeva ai sodomiti, ossia a coloro che praticavano, in modo attivo o passivo, l'immissio penis in anum. Pagani o cristiani che fossero. Possiamo dedurlo da altri scritti di tale autore, in cui le invasioni dei popoli germanici (volgarmente detti "barbari") sarebbero state provocate dalla collera divina per l'uso romano di eiaculare negli intestini, in mezzo alle feci. Evidentemente gli erano sconosciuti gli usi degli Eruli e dei Franchi, che sodomitavano assai. A minare le fondamente degli edifici concettuali attribuiti a Giamblico e a Salviano sta in ogni caso un fatto pesante come un macigno: la dissipazione del genere umano non si è verificata!
Salviano o un moderno pseudo-Salviano?
Perché parlo di edifici concettuali attribuiti a Salviano? Lo faccio per un semplice motivo: a questo punto viene infatti da porsi una cruciale domanda. Morselli ha citato davvero Salviano da Treviri? Oppure si tratta di una sua ingegnosa fabbricazione? Il dubbio è senz'altro legittimo. Cercando nel Web i brani riportati in latino, gli unici risultati ritornati da Google sono relativi proprio a Dissipatio H. G.! Abbiamo la possibilità di verificare ogni cosa.
Questa è la procedura adottata:
1) Cerchiamo in un formato utile l'opera omnia di Salviano;
2) Cerchiamo in essa parole significative dei passi riportati (es. sublimabuntur).
Risultati:
Nihil inventum est. Non è stato trovato nulla.
Questo è un sito in cui è possibile trovare quanto serve alla dimostrazione:
Le opzioni si scaricamento del file con l'opera omnia del presbitero sono molteplici. Se si usa il file di testo (.txt) occorre fare attenzione perché spesso i caratteri sono alterati. Nel file in formato .pdf la lettura è della massima chiarezza, ma non è attiva l'opzione di ricerca, occorre quindi scorrere tutto il testo, cosa che pur mi riuscirebbe agevole, se non fosse per il fatto che non ho a disposizione grandi risorse di tempo. In ogni caso, questa benedetta sublimazione delle scorie umane non sembra proprio esserci, né nelle Epistolae, dove a rigor di logica dovrebbe stare, né nel De gubernatione Dei. Che seccatura questo "vero poetico"!
Un mondo intellettuale canagliesco e vile
Dissipatio H. G. è l'ultimo romanzo di Guido Morselli (Bologna, 1912 - Varese, 1973), scritto pochi mesi prima del suo suicidio. Quasi il suo testamento. L'autore, che pure era un convinto nichilista, non ha potuto reggere la totale indifferenza da parte dell'arido mondo delle case editrici, che si rifiutavano con pervicacia di pubblicare le sue opere - anche adducendo scuse assolutamente inverosimili. La colpa prima attribuita a Morselli era, se così si può dire, l'essersi discostato dal romanzo italiano tradizionale. L'intero mondo intellettuale italiano gli ha vilmente voltato le spalle. Soltanto dopo la sua tragica morte, le sorti dei suoi potenti scritti sono cambiate. Come erano sordi e sprezzanti quando l'autore era in vita, a un certo punto gli stessi che lo spinsero alla morte gli tributarono grandi e meritatissimi onori, seppur con un ritardo ben colpevole. A un certo punto fu persino definito Il Gattopardo del Nord. Si potrebbe quasi pensare che l'editoria pulluli di sciacalli necrofili che leccano l'orifizio anale ai morti, disdegnando al contempo la carne dei viventi. Oggi si è scesi ancora più in basso, con editori che strepitano e istigano a compilare liste di proscrizione per chi si autopubblica!
Qualche nota filologica
La grande città di Crisopoli, è stato fatto notare più volte dalla critica, altro non è che Zurigo. Il nome che Morselli ha coniato, usando vocaboli dell'antica lingua ellenica, significa Città dell'Oro e di certo allude all'importanza del suo sistema bancario. Si scorgono tracce di toponomastica di sostrato, di cui non sono riuscito a trovare riscontro nella geografia reale. Così viene menzionato un torrente Zemmi, forse un microtoponimo, che però trova nel Web solo menzioni associate proprio a Dissipatio H. G.! Al momento non mi riesce di azzardare un'etimologia. Un monte si chiama Mountàsc: questo nome ha tutta l'aria di essere un relitto della Romània sommersa, una prova del fatto che un idioma romanzo era parlato a Crisopoli-Zurigo prima che vi si imponesse la lingua degli Alemanni. Un altro monte, noto per i suoi ghiacciai, è chiamato Karessa: direi che contiene la radice preindoeuropea *kar- "roccia", ben documentata su vaste aree. Abbiamo quindi la Malga dei Ross. Il termine malga è ben noto come relitto preindoeuropeo e indica un riparo di pastori: deriva certo da *mal- "monte". I Ross sono i proprietari dell'alpeggio, credo che il loro cognome sia derivato da un antico termine tedesco indicante il cavallo - posto che non sia un'etimologia popolare ingannevole. Due toponimi germanici: Widmad e Alpa. Di certo Widmad è formato dal protogermanico *wiðu- "legno; bosco" (donde l'inglese wood). Questa radice si è persa in tedesco durante il medioevo, ma aveva subito la rotazione consonantica: antico alto tedesco witu, wito "legno", medio alto tedesco wite, wit. Anche -mad è chiaro: viene dal protogermanico *mēðwō- "pascolo", che ha dato l'inglese meadow "prato" e il tedesco Matte "pascolo montano". Ancora una volta, la consonante non ha la seconda rotazione. Quindi da dove è stato tratto questo Widmad? Mistero. Alpa sarà da alp "incubo", dalla stessa radice di elfo (protogermanico *alba-, *albi-). Oscurissimo resta invece Lewrosen. Resta da capire se Morselli fosse consapevole di queste perle. Era un esperto di filologia germanica? Forse non lo sapremo mai. Numerosissime sono poi le citazioni in lingue diverse dall'italiano, incastonate come gioielli nel testo. Oltre al latino, ad esempio nelle frasi attribuite al presbitero Salviano, troviamo il francese: « toutes choses sont déjà dites, mais comme personne n'écoute il faut toujours recommencer », etc. Ecco una splendida frase, in cui la lingua di Roma si mescola all'italiano: "Ci torno per un esperimento, in cerca del metus silvanus, dell'antico, favoloso pavor montium." Ciò esaspera non poco alcuni lettori, stizziti dalla mancanza di traduzione. Stupiscono alcune convenzioni ortografiche che appaiono ben superate. Così troviamo un improponibile Hiroscima (sic) per il più sensato Hiroshima. In un'epoca in cui imperversava il dannato malcostume delle pronunce ortografiche, spesso si rendevano indispensabili simili espedienti per impedire spropositi.
Recensioni e reazioni nel Web
Questa recensione è opera di Alessandra Fontana:
Nel testo della blogger-giornalista è citato un passo del romanzo, che trovo geniale per i paradossi ontologici che introduce:
"(…) come storico registrerò che si è instaurata l’Anarchia con l’abbattimento del suo nemico primordiale, il principio di proprietà. E si è instaurata nello stesso tempo la Monarchia nel valore categorico del termine, tutto il potere a Uno solo. Anarchia e Monarchia coincidono, ora e in me. Nessuno dispone di me, io dispongo di tutto."
Un gran numero di recensioni, il più delle volte brevi o brevissime, si trova su Anobii.com:
Ne riporterò una in particolare, opera di una certa LAI LAI HEI:
"Purtroppo, una prosa troppo complicata, non mi ha permesso di apprezzarlo."
Che dire? Anche questo è un segno dei tempi!