lunedì 26 luglio 2021

IL MISTERO DELLA LINGUA BRAHUI

La lingua Brahui (براہوئی /bra:hu:i/, scritto anche Brahoi, Brahvi) appartiene alla famiglia delle lingue dravidiche ed è parlata da una parte dell'omonimo gruppo etnico di pastori. I Brahui abitano in prevalenza una ristretta area del Pakistan centrale (Provincia del Belucistan), che comprende Quetta a nord, proprio dove è stato abbattuto Osama bin Laden, spingendosi a sud fino a Las Bela. Se ne trovano comunità sparse anche in Afghanistan, in Iran e in Turkmenitan (intorno alla città di Merv). Si stima che in totale i parlanti siano circa 2.864.000, di cui 2.640.000 in Pakistan, in massima parte bilingui: i Brahui del Pakistan utilizzano anche il Beluci (بلۏچی Balochi, Baluchi), una lingua iranica nordoccidentale. Va notato che per molti gruppi tribali il Brahui è ormai una seconda lingua, mentre altri hanno perso completamente la sua conoscenza.  
 
Se si dà anche solo un'occhiata alla mappa che mostra la diffusione delle lingue dravidiche, si vede subito che la lingua Brahui è un outlier, assai distante dalle aree in cui le lingue della stessa famiglia sono parlate (più di 1.500 km, corrispondenti a 930 miglia). Come spiegare una simile anomalia?

Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Dravidian_subgroups.png 
Mappa originale di User:BishkekRocks, ricolorata da User:Kanguole
 
Il problema, non di poco conto, riguarda l'origine storica della lingua Brahui, su cui non c'è in ultima analisi alcun consenso. Queste sono in estrema sintesi le opinioni sull'argomento: 
 
1) Il Brahui è un residuo di una situazione anteriore alla diffusione delle lingue indoarie, in cui erano parlate lingue dravidiche anche nel nord dell'India; 
2) Il Brahui è l'esito di una migrazione recente dal subcontinente indiano, in genere fatta risalire all'XI secolo e secondo alcuni ancor più tarda (vedi sotto). 
 
Purtroppo nel corso degli anni la spinosa questione si è intrecciata senza sosta all'ideologia e alla politica, come c'era da aspettarsi, ingarbugliandosi sempre più. Va comunque detto che l'idea dell'origine antica del Brahui è prevalente nel mondo accademico, anche se non mancano polemiche. Un punto ancor più controverso è la possibilità o meno di una connessione di quest'isola linguistica dravidica con la misteriosa civiltà della Valle dell'Indo, che andò in crisi nel 1800 a.C. e scomparve. Brancoliamo nel buio e sono costretto a proseguire il discorso in altra sede. Tornando alla nostra discussione sulla lingua Brahui, questi sono i punti di vista di alcuni autorevoli studiosi:
 
    i) Josef Elfenbein (1989) ha sostenuto la teoria dell'origine antica, ritenendo che i parlanti della lingua Brahui fossero parte della migrazione dravidica verso l'India settentrionale, avvenuta nel III millennio a.C.; essi sarebbero rimasti nelle regioni attualmente chiamate Sarawan e Jahlawan, non seguendo il movimento demico dei loro parenti diretti nel sud e nell'ovest del subcontinente. 
   ii) Paul Sergent (2007) è invece un convinto sostenitore dell'origine recente e della provenienza dall'India centrale, addirittura nel XIII o nel XIV secolo. Ha scritto quanto segue: 

"Les bases factuelles de cette opinion ont été ruinées dès 1987... En fait le brahoui a quitté tardivement, durant notre Moyen Âge, le nord-Ouest du Deccan pour s'installer au Baloutchistan, il ne peut donc plus constituer ni une preuve, ni un indice du caractère dravidophone des hommes qui vivaient au bord de l'Indus plus de 3 000 ans avant."
 
Traduzione: 

"Le basi fattuali di questa opinione sono andate in rovina già nel 1987... Infatti, il Brahui ha lasciato il nord-ovest del Deccan in epoca tarda, durante il nostro Medioevo, per stabilirsi in Belucistan, quindi non può più costituire né una prova, né un'indicazione di il carattere dravidofono degli uomini vissuti sulle rive dell'Indo più di 3.000 anni prima." 

Si nota subito che tale teoria si scontra con svariate evidenze, non soltanto linguitiche. Non credo che sia possibile identificare la lingua parlata da un individuo ormai mummificato partendo dall'analisi del genoma e dal reperimento di alcuni aplogruppi; tuttavia ci si aspetterebbe che i Brahui, se fossero davvero migrati in epoca tanto recente dal subcontinente indiano, manterrebbero una somiglianza genetica con i Dravida. Non è stato riscontrato nulla di simile: i Brahui non hanno alcuna differenza genetica evidente rispetto ai loro vicini iranici e indoarii.
    iii) David McAlpin (1975), ossessionato dall'idea di una stretta parentela tra il proto-dravidico e l'elamico, ha ritenuto il Brahui come una prova delle sue argomentazioni. A conti fatti, mi sembra che non sia possa ricostruire una protolingua elamo-dravidica. In altre parole, l'antica lingua di Elam non mostra speciali affinità con le lingue dravidiche: le presunte somiglianze nella morfologia, elencate da McAlpin, sembrano tutto fuorché convincenti. Un'origine comune dell'elamico e del protodravidico sarebbe in ogni caso remota.  

I Brahui non hanno alcuna memoria tradizionale di una migrazione dall'India centrale o meridionale. Hanno invece l'idea stravagante di una remota provenienza dalla Siria.
 
La sopravvivenza di una lingua di origine dravidica parlata da comunità senza alcun contatto con i Dravida dell'India è potuta avvenire soltanto a prezzo di una penetrazione profonda di elementi lessicali indoeuropei e arabi, questi ultimi importati per influsso dell'Islam. I Balochi, con cui i Brahui hanno avuto intensissimi contatti linguistici, si sono stanziati nell'area soltanto a partire dall'XI secolo. Ho sentito dire dai sostenitori delle idee di Sergent che mancherebbero in Brahui prestiti dall'avestico e dal persiano antico. Benissimo, ribatto con una domanda: dove diamine sono i prestiti dal sanscrito?     
 
Ecco la composizione del lessico Brahui: 
 
Origine dravidica: 15% 
Altra origine iranica (Balochi, Farsi e altro): 20% 
Altra origine indoiranica (Sindhi e altro): 20% 
Arabo (tramite il Farsi): 35%  
Origine ignota (sostrato ignoto): 10% 

Per via della natura estremamente composita del suo lessico e per l'incertezza di molte etimologie, la lingua Brahui è stata definita un "incubo etimologico". 
Le informazioni da me riportate si possono trovare facilmente nel Web. A me piace però fornire la ciccia. Elenco così una lista di parole di origine dravidica nel Brahui, tratta dai lavori di George Starostin, figlio del compianto Sergei (zikhrono livrakha), che sono consultabili nell'immenso database online The Tower of Babel. Ho selezionato i lessemi con estrema attenzione; non escludo però che ce ne siano altri.  



Note sull'ortografia adottata per trascrivere le parole Brahui: 

c è un'affricata palato-alveolare /tʃ/ (come ch in inglese) 
lh è una laterale sorda aspirata /ɬ/ (come ll in gallese) 
sh è palatale /ʃ/ (come sh in inglese) 
x è una fricativa velare sorda /x/ (come ch in tedesco) 
gh è una fricativa velare sonora
, , , sono suoni retroflessi (cacuminali) 
j è un'affricata palato-alveolare /dʒ/ (come j in inglese) 
Le protoforme dravidiche seguono un'ortografia in parte diversa, in cui j è un'approssimante palatale (come y in inglese) o una coda di dittongo. 

Parole di origine dravidica:

aḍ "riparato; riparo, protezione"
   proto-dravidico *áḍḍa-, *aḍái- "ostacolare"

ainō, annō "oggi"
   proto-dravidico *i-ned- "oggi"

all-, prefisso verbale negativo
   proto-dravidico *al-, morfema negativo

alla "commozione"
   proto-dravidico *alá- "soffrire"

allī "schema di ricamo"
   proto-dravidico *al- "tessere, intrecciare"

ammā "madre; nonna; termine onorifico per riferirsi a una donna" 
   proto-dravidico *áma- "madre" (onorifico)

anning "essere" (temi: an-, ar-, as-, a-)
   proto-dravidico *ā- / *an-

appā "cibo per bambini"
   proto-dravidico *ápa- "torta di farina di riso"

arē "uomo, individuo di sesso maschile; persona; marito", 
pl. arisk "uomini"
   proto-dravidico r-, d-
"maschio"

asiṭ "uno" (un'entità) 
asi "uno" (forma aggettivale) 
   proto-dravidico *or- "uno" (derivazione dubbia)

avalēnging "diventare confuso, sentirsi in imbarazzo"
   proto-dravidico *aval- "turbamento; confusione"

āvāning "sbadigliare"
   proto-dravidico *āv- "sbadigliare"

balun "grande, grosso, anziano, adulto"
   proto-dravidico *val- "grande; molto"
 
banning "venire" (temi: bar-, ba-)
   proto-dravidico *vā-[r]- "venire"

"bocca, apertura; filo di un coltello"
   proto-dravidico *vāj- "bocca; filo (di una lama)"

bārring, bārringing "seccarsi; allenarsi per una gara; maturare 
     (di mais), inaridirsi, appassire, irrigidirsi",
bārifing "essiccare",
bārun "secco"
   proto-dravidico *vad- / *vat- "seccarsi, appassire"

bāsing, bāsinging "diventare caldo"
   proto-dravidico *v
ē- "essere caldo"

bei "erba adatta al pascolo; qualsiasi arbusto adatto al pascolo"
   proto-dravidico *vaj- "paglia di riso"

"su, sopra"
   proto-dravidico *mē-[l-] "su; altezza; bello, buono"

bēnifing, bērifing "coprire di paglia"
   proto-dravidico *ve[ń]s- "coprire di paglia"

bil "arco"
  proto-dravidico *vil1 "arco"

bining "udire, sentire"
   proto-dravidico *ven- "udire, sentire"

birr "selvaggio, indomito; timido"
   proto-dravidico *ver- "matto"

birring "separare, selezionare, distinguere"
   proto-dravidico *vēt- / *vēd- "separare"

bising, bisinging "essere cotto, essere maturo"
   proto-dravidico *vis- "cuocere, scaldare al sole"

biṭ "mucchio, collinetta"
   proto-dravidico *veṭ- "montagna; costa"

biṭing "gettare, buttare giù, scaricare, lasciar cadere, vagliare, buttare via, gettare; scendere, scendere, stabilirsi, (la neve) cade, stendersi"
   proto-dravidico *viḍ[i]- "lasciare"

bīra "semplicemente, soltanto"
   proto-dravidico *vejr- "vuoto; solo"

calēnging "incrinarsi, spaccarsi"
   proto-dravidico *sel-, *cel- "spaccare"

cāing "comprendere, conoscere, realizzare, considerare"
   proto-dravidico *tēr- "essere chiaro, evidente"

cōṭ "storto, a zigzag; di carattere storto"
   proto-dravidico *coṭ- "zoppo"  

cugh "nuca"
   proto-dravidico *Cu[g]- "spalla; nuca"

cunak "piccolo"
   proto-dravidico *čin- "piccolo"

curring "fluire, zampillare"
   proto-dravidico *cor- "fluire"

cuṭ "goccia"
   proto-dravidico *Coṭ- "gocciolare, goccia"

cūping "succhiare"
   proto-dravidico *cu[b]- succhiare

darō "ieri"
   proto-dravidico *nēr- "ieri"

daṛing "scendere, andar giù, smontare"
   proto-dravidico *tā- "cadere in basso; abbassare"

"questo"
   proto-dravidico *a- / *ā- "quello"

"sole, luce del sole; giorno, tempo"
   proto-dravidico *nē-r- "tempo; sole"

dē(r) "chi" (base interrogativa, sing. o pl.)
   proto-dravidico *jā-, *ja-, base interrogativa

ditar "sangue"
   proto-dravidico *nej-tor "sangue"

dīr "acqua; succo"
   proto-dravidico *ńīr- "acqua"

durrēnging "osare, avventurarsi"
   proto-dravidico *toḍ- "cominciare; essere pronto"

gaṭ "morso"
   proto-dravidico *k̂aṬ- "mordere"

ghuḍḍū, guḍḍū "piccolo; monello"
   proto-dravidico *guḍ- "piccolo"

ghurring "grugnire"
   proto-dravidico *gur- "ruggire; russare"

hal "ratto"
   proto-dravidico *èl- "ratto"

halling "afferrare; comprare; prendere assieme"
   proto-dravidico *aḷ-a- "mescolare; raggiungere, avvicinarsi"

hamping "caricare, caricare e andare; iniziare; partire; essere cancellato"
   proto-dravidico *an-p- "caricare; mandare via"

hanēn "dolce"
   proto-dravidico *in- "dolce"

haninging "copulare" (detto di esseri umani)
   proto-dravidico *aṇái- / *anḍ- "congiungere, unire"

harrifing "indagare, chiedere"
   proto-dravidico *jed-, *jer- "conoscere"

harring "rompere, frantumare"
   proto-dravidico *ar- (*ad-) "tagliare"

(h)aṛsing "girare qualcosa indietro o girare, cambiare, tornare indietro; riprendersi; attaccare di nuovo (detto di malattia)"
   proto-dravidico *eḍ- "essere distante, separato"
   (attribuzione dubbia)

hēl "conoscenza, saggezza"
   proto-dravidico *ēḷ- "saggezza"

hēling "stendere (tappeti, panni da asciugare, tovaglie)
   proto-dravidico l- "ricevere; conferire"

hēṭ "capra femmina"
   proto-dravidico *jōḍ- "capra"

hining "andare, partire, sparire; avere la diarrea"
   proto-dravidico *ej- "arrivare"

hīning "dare alla luce" (detto di pecora, capra, vacca, etc.)
   proto-dravidico *īn- "partorire giovane"

lh "mosca"
   proto-dravidico *īp- "ape; mosca" 
   (attribuzione dubbia)

hōr "dito (della mano)"
   proto-dravidico *ògir "artiglio, unghia"

hunning "guardare, cercare, aspettare, considerare"
   proto-dravidico *un- "pensare"

hushing "dare fuoco, bruciare, bruciare, rendere febbricitante, bruciare di rabbia"
   proto-dravidico *kos- "bruciare"
   (attribuzione dubbia)

(h)ūling, hūlāiing "ululare"
   proto-dravidico *ūḷ- "ululare"

hūring "scoppiare (di foruncoli), germogliare (di raccolti)"
   proto-dravidico *ur-, *ūr- (-d-) "trapelare, trasudare"

(h)ūringing, (h)ūrēnging "gonfiarsi, rompersi (detto di bolle, etc.); germogliare"
   proto-dravidico *ur-, *ūr- "traboccare, gonfiarsi"

iragh "pane, cibo"
   proto-dravidico *ir- "cibo"

iraṭ "due" (due entità), 
irā "due" (forma aggettivale)
   proto-dravidico *ir- "due"

iris "pettine"
   proto-dravidico *ir-Vc- "grattare (il terreno); pettinare"

ī "io" (obl. kan-)
   proto-dravidico *njān "io"

ī-, base declinata per caso, a cui si aggiungono i pronomi suffissi
      enclitici
   proto-dravidico *i- "questo"

īlum "fratello", 
īṛ "sorella"
   proto-dravidico *
īḷ-[aj-] "giovane"  

jaxxing "imbattersi; trafiggere"
   proto-dravidico *ǯak- "forare"

kahing "morire; spegnersi (detto del fuoco)", 
kasfing, kasifing "uccidere" 
   proto-dravidico *k̂āi- "morire"

kalūṛ "ceneri"
   proto-dravidico *kāḷ- "bruciare" (attribuzione dubbia)

kanning "fare; fingere se stesso; essere capace"
   (temi: kar-, ka-, kē-
   proto-dravidico *kej- "fare"

karrak "banco, riva, orlo, bordo, bordo, vicino"
   proto-dravidico *kar- "banco; ponte; bordo"

kā- "andare; partire"
   proto-dravidico *k̂ā- "andare"

ki-, kī-, kē- "sotto, giù"
   proto-dravidico *kīẓ- "inferiore; in basso"

kirēng "abuso",  
kirk "rancore"
   proto-dravidico *kir- "rabbia; arrabbiato, dispiaciuto"

kishking "strappare, staccare"
   proto-dravidico *kic- "pizzicare"

kīsh "pus; muco"
   proto-dravidico *k̂ī- "pus; marcire"

kubēn "pesante"
   proto-dravidico *k̂um- "portare sulla testa"

kuning "mangiare; bere; mordere; soffrire; sopportare"
   proto-dravidico *uṇ- "bere; mangiare"
   (attribuzione dubbia)

kūring "arrotolare, fare piazza pulita"
   proto-dravidico *k̂ūr-[Vḷ-] "girare, torcere"

malēnṭ "pecora o capra che ha smesso di produrre latte"
   proto-dravidico *mal- "sterile"

maling "aprire; disfare; slegare"
   proto-dravidico *mal- "aprire" (es. un fiore)

manning "divenire; essere"
   proto-dravidico *man- "essere"

margh "corno"
   proto-dravidico *mar-[g-] "corno"

mash "collina, montagna"
   proto-dravidico *màl- "montagna" (attribuzione dubbia)

mashāx "sfregiato"; "privo di corna (detto di animali)"
   proto-dravidico *mac- "macchia, chiazza"

maṭ "denso, spesso" (detto di capelli, giungla, tessuto o fior di latte)
   proto-dravidico *manḍ- "chiuso,
serrato; affollato"

maun "nero, scuro (detto di notte)"
   proto-dravidico *mā- "nero; scuro"

māmā "zio materno"
   proto-dravidico *mām- "fratello della madre"

mār "figlio, ragazzo"
   proto-dravidico *màd- "figlio"

miring "stuccare, intonacare"
   proto-dravidico *meẓV- "ungere"

lh "fumo"
   proto-dravidico *mōl- "fumo" (ricostruzione dubbia)

mōn "davanti"
   proto-dravidico *mun- "davanti"

mōṭ "scemo, stupido"
   proto-dravidico *mōṭ "scemo"

mukking "balbettare"
   proto-dravidico *muk- "fare uno sforzo; grugnire"

murū "lepre"
   proto-dravidico *mundjal "lepre" (ricostruzione dubbia)

musiṭ "tre" (tre entità), 
musi "tre" (forma aggettivale), 
musīka "tre volte"
   proto-dravidico *mū- "tre"

must "chiuso"
   proto-dravidico *muj-S- "coprire"

mutkun "vecchio; cosa vecchia"
   proto-dravidico *mūt- "vecchio"

muṭṭux "nodo, fascio; annodato"
   proto-dravidico *muṬ- "nodo (di capelli); annodare i capelli"

mux "cintola, fianchi"
   proto-dravidico *mòl- "grembo; cintola"

nan "noi"
   proto-dravidico *njām "noi" (esclusivo)

nan "notte"
   proto-dravidico *ńaḷ- "notte"

narring "fuggire, scappar via"   
   proto-dravidico *ńar- / *ar- "aver paura"

"tu"
   proto-dravidico *njīn "tu"

num "voi" (obl. num-)
   proto-dravidico *njīm "voi"

nusing "macinare"
   proto-dravidico *nūd- "macinare"

pacx "guscio, corteccia"
   proto-dravidico *pač- "pelle, corteccia" 
   (ricostruzione incerta)

paddām "gonfiore, distensione"
   proto-dravidico *padd- "umidità, disteso, gonfiato"

lh "latte; succo lattiginoso delle piante"
   proto-dravidico *pāl "latte"

pāning "dire, parlare, raccontare, parlare di qualcosa, chiamare una cosa, dire a se stessi"
   proto-dravidico *paṇ- "comandare, parlare; mandare"

pic "muco degli occhi"
   proto-dravidico *pic- "muco degli occhi"

piḍ "ventre, stomaco"
   proto-dravidico *piẓig- "viscere, interiora"

pillōta "povero bambino, bambino piccolo, orfano, miserabile"
   proto-dravidico *piḷ- "giovane ragazza"

pilhing "schizzare, far schizzare, massaggiare, spremere"
   proto-dravidico *piẓ- / *pinḍ- "far schizzare; mungere"

pin "nome"
   proto-dravidico *pendj-[ar] "nome"

pinning "essere intrecciato"
   proto-dravidico *piṇ- / *pīnḍ- "intrecciare, torcere"

pir "pioggia"
   proto-dravidico *pid- "pioggia"

pirghing "intrecciare (una corda, etc.)"
   proto-dravidico *pir- "torcere, girare"

pirghing "rompere, trasgredire, risolvere (un indovinello)"
   proto-dravidico *pir-i- "spaccare, aprire"

piring "gonfiarsi"
   proto-dravidico *Per- "grande"

"merda, escrementi" (di umani o di uccelli)
   proto-dravidico *pī- "escremento"

gh "carbonella"
   proto-dravidico *bog- / *posaŋ- "carbonella"
   (ricostruzione dubbia)

pōling "macchia; macchia sul proprio carattere"
   proto-dravidico *pol- "cattivo, meschino; sporco, inquinamento"

pōrring "covare uova"
   proto-dravidico *pōr- "covare uova"

pōs "vagina"
   proto-dravidico *poč- "vulva"

pudēn "freddo, fresco, non infiammato; stantio (detto di pane)"
   proto-dravidico *podr- "inzupparsi, inumidirsi, gonfiarsi

putunk "fascio, nodo, corda annodata"
   proto-dravidico *pot- "seppellire; coprire; bosco"

puṭ "capelli"
   proto-dravidico *buẓC- "piuma; capelli" 

"verme, cagnotto, bruco" 
   proto-dravidico *puẓ- "verme; insetto"

pūskun "nuovo, fresco; recentemente"
   proto-dravidico *pucn- "nuovo"

pūshkun "giallo"
   proto-dravidico *pūc- "verde; giallo"

pūt "ombelico; cordone ombelicale"
   proto-dravidico *boḍ- "ombelico"

pūtuṛō "vescica"
   proto-dravidico *poṭ- "vescica"

saling, salīng "stare in piedi, alzarsi in piedi; restare con; sopravvivere;  fermarsi, cessare da"
   proto-dravidico *sal- "stare in piedi" (ricostruzione dubbia)

sil "pelle, pelle di serpente, buccia di frutta, scorza"
   proto-dravidico *Sil- "staccarsi"

"carne"
   proto-dravidico *Sav- "carne" (ricostruzione dubbia)

taḍ "potere di resistere"
   proto-dravidico: *tanḍ- "ostruire, ostruzione"

tafing "legare; stregare; costruire (un terrapieno); diventare congelato, raccogliere (di nuvole)"
   proto-dravidico *taḷ- "legare, incatenare"

tahō "vento"
   proto-dravidico *tāk- "vento" (ricostruzione dubbia)

lh "scorpione"
   proto-dravidico *tēḷ- "scorpione"

tēn "sé, me stesso, te stesso, se stesso, noi stessi, ecc."
   proto-dravidico *tān "egli, se stesso"

tining "dare"
   proto-dravidico *ta- "portare; dare (a I/II pers.)"

tīn "caldo torrido, calura"
   proto-dravidico *tjī- "bruciare"

-tōl "uovo", in zartōl "uovo di tartaruga"
   proto-dravidico *tōl- "uovo"

tōla "sciacallo"
   proto-dravidico *tōnḍl- "lupo, sciacallo"

tōning "mantenere, trattenere, respingere, frenare"
   proto-dravidico *toṬ- "toccare 

trikkal "treppiede di tre bastoni su cui è appesa la tenda"
(tri- "tre" è indoario)
   proto-dravidico *kāl- "gamba, piede"  

trikking "germogliare; sporgere"
   proto-dravidico *ter- "grinza; piega"

tugh "sonno, sogno"
   proto-dravidico *turŋ- "appendere; oscillare; dormire"

tusing, tusēnging "svenire, perdere i sensi"
   proto-dravidico *dos- "afflizione; calamità; stanchezza"

tūling "sedere, sedersi, rimanere seduti; aspettare; abitare; fare
      qualcosa con calma; rimanere zitella"
   proto-dravidico *Cunǯ- "dormire"
   (attribuzione dubbia)

urā "casa; moglie"
   proto-dravidico *ūr- "villaggio"

ust "cuore, mente; dentro; nòcciolo"
   proto-dravidico *uS- "vita, vivere"

uṭ "essere" (pres. I pers. sing.)
   proto-dravidico *ul-[u-]/[d-] "essere"

xaf "orecchio"
   proto-dravidico *kev- "orecchio"

xal "pietra, masso"
   proto-dravidico *kal- "pietra"

xalling "abigeare
   proto-dravidico *kaḷ- "rubare"

xalling "sradicare; raccogliere (verdure, erba per foraggio)
   proto-dravidico *kaḷ- "sradicare"

xalling "colpire, uccidere, sparare (con una pistola), lanciare pietre  
   proto-dravidico *kol- "uccidere"

xan "nodo nel legno"
   proto-dravidico *gaṇ- "giuntura"

xan "occhio"
   proto-dravidico *kaṇ- "occhio"

xaning "vedere"
   proto-dravidico *qan- "vedere"

xar "arrabbiato"
   proto-dravidico *kar- "rabbia; inimicizia"

xarās "toro, torello"
   proto-dravidico *k̂aḍ- "vitello; cervo"

xarēn "amaro"
   proto-dravidico *kaḍ- "amaro; affilato; severo, crudele;
   eccessivo, grande"

xarring "germogliare",  
xarrun "verde"
   proto-dravidico *kōẓ-, *koẓ- "giovane; germoglio"

xarring "procedere a piedi; fare la propria strada"
   proto-dravidico *k̂aḍ-a- "attraversare"

xāxar "fuoco; rabbia, gelosia"
   proto-dravidico *kāj- "essere caldo; secco"

xāxō "corvo"
   proto-dravidico *kāk- "corvo"

xāxūr "damigella di Numidia" (tipo di gru)
   proto-dravidico *korŋ- "gru; airone"
   (attribuzione dubbia)

xēr "dietro" (prep., avv.)
   proto-dravidico *kēr- "lato"

xīsun "rosso; oro"
   proto-dravidico *ke- "rosso scuro"

xōl "grembo; prole; viscere; trama"
   proto-dravidico *kōl- "ventre, grembo"

xuling (xulī-) "temere"
   proto-dravidico *kul- "scuotere; temere"

xuning, xinzing, xīzzing, xuzzing "muoversi in posizione seduta o
      accovacciata"
   proto-dravidico *gunǯ- "spingere"

xurrukāv "il russare"
   proto-dravidico *kūr- "abbaiare; fare rumore"

xurrum "granaio sotterraneo"
   proto-dravidico *koẓ- "tubo, buco, fossa"

xutting "scavare; sondare"
   proto-dravidico *kut- "forare; scavare"

xwāfing "far pascolare; portare a pascolare"
   proto-dravidico *kā- "aspettare; stare attento" 
   (attribuzione dubbia) 

Alcune osservazioni su questo materiale lessicale:  

1) Ho fatto un rapido conto: sono in tutto 186 radici Brahui a cui è attribuita un'origine dravidica, mentre le protoforme dravidiche ricostruite ono 2211. Quindi soltanto l'8,4% delle protoforme dravidiche elencate da Starostin ha un esito in Brahui. Una percentuale davvero esigua.
2) La somiglianza con il dravidico settentrionale (Malto, Kurukh) è stata evidenziata; mi pare tuttavia che moltissime radici presenti in Malto e in Kurukh siano del tutto sconosciute in Brahui. Sono andate perdute o non sono mai state presenti? Ignoramus
3) Le parole Brahui per cui è possibile ricostruire una protoforma dravidica sono soltanto in pochi casi pertinenti al lessico di base (ad esempio dīr "acqua", "sole", ditar "sangue, xāxar "fuoco", etc.); in molti casi sono invece parole tecniche o particolarissime, ad esempio verbi per esprimere concetti come "dondolare", "sporgere", "far scoppiare un foruncolo", etc.). 

Parole di origine sconosciuta (non dravidiche, non indoeuropee, non semitiche): 

alēj "sacrificio (in cui il paziente assiste al massacro imbrattato di sangue)"

ant "che cosa" 
  Forme derivate:
  antei "perché"
  arā, arād "quale"
  arāfk "quali"
  aṭ "quanti"

axa "quanto"

bash "su" 

bāmus "naso"

"sale; piccantezza; spirito, gusto"

bēl "grande torrente collinare"

bēning "indossare un vestito"

bīṛing "mungere"

bilum "corda al collo, cavezza"

bīn "fame"

cirrēnging "girovagare, divagare" (significato incerto)

cīring "squarciare, affettare"

cōshing "immergere, macerare; lavare strofinando, strofinare"

danning "tagliare (detto di coltello), rovinare (es. gelare il raccolto), usurpare (una proprietà), portare via (un premio), vincere, portare via, rimuovere"

dēṛū "prestito di animali da latte"

dranzing, drãzing "gettare in aria, setacciare" 
 
"mano; braccio" 
 
dūī, duvī "lingua"

dūn "pozzo"

ē, base pronominale distale

ēlō "l'altro, il secondo"

-glūnṭ, -gulōnṭ, -klōnṭ "lucertola", in garrīglūnṭ "lucertola spinosa", tazīglūnṭ "lucertola comune"

guḍḍing "mozzare, abbattere; ammaccare"

hēfing, harfing "sollevare, sostenere, portare, tollerare, portare via"

hikking "singhiozzare"
(voce onomatopeica)

hilh "febbre" 
 
hījing, hījēnging "essere spaventato"  

hīt "discorso, conversazione; promessa; argomento" 

ghing "piangere" 

huf "soffio di vento; esplosione; discorso vano" 

(h)ullī "cavallo"

huṛing "succhiare"

hūrra "tuono"
 
hūrī "ricettacolo di fango" (giara di creta non cotta) 

kakāring "schiamazzare"

kal "luogo dove si raccolgono le acque"

kalanḍ "pentola rotta di terracotta; pentola vecchia"

kanḍ "divario, breccia apertura; passo collinare"

karghing "tosare, falciare, mietere" 
 
kasar "via, strada"
 
kāṭum "testa"

kēb "vicinanza; vicino"

kōnḍō "a quattro zampe; piegato in due"

kurāṛa "gonfiore infiammato" (specie sul collo)

kūṭī "senza corna" 
 
lix "collo"

malh "figlio"

maringing "coagularsi, cagliare"

marrām "urlo, chiamata; fama"

marrī "domestico, addomesticato"

mashing "lavarsi la testa (con un'argilla apposita)" 
 
maxing "ridere" 
 
lh "capra" (traduzione incerta)

milinj "un'erba selvatica usata come foraggio" 

milī "midollo; cervello; gheriglio di noce" 

miṛing "scacciare, allontanare" 
 
murghun "lungo", 
murīfing "estendere, allungare" 
 
murr "lontano"

ṛk "tappo" 
 
palhing "essere in ebollizione",  
palēfing "far bollire" (la carne)  

paṛēfing "istigare; provocare" 

paṭak "basso (di statura); rachitico" (traduzione incerta)

paṭṭī "femmina" 
(esistono parole simili in Sindhi e nelle lingue dravidiche, anche se sussistono difficoltà fonetiche e l'etimologia permane dubbia)
 
pīun, pīhun "bianco"

pōlō "vuoto, cavo"

prishk "scintilla" 
 
puc "vestiti, abiti" (traduzione incerta)

punḍū "fondo di un ricettacolo; natiche; ano" 
 
rūsing "tirare fuori, strappare"

sālum "genero; cognato"

sār "soddisfatto, sazio" 
 
tamming "giacere"

taṛing "tagliare, recidere, macellare"

tataring, tatarēnging "lottare in modo convulso" 
 
traḍḍing "saltare, saltellare, ballare" 
 
trujjing "soffocare prendendo un boccone troppo grande; soffocare per la confusione, soffocare per l'orgoglio"
 
trukking "strappare, spogliare" 
 
tuṛinging "disfarsi (di punti); chiaro (di nuvole); separato (di latte)"

tūbē "luna", 
"mese"

xaning "far nascere"

xaṛīnk "lacrime"

xarmā "lupo"

xēr "dietro" (prep., avv.)

"pentola per cucinare"

xōlum "frumento"

xulling "forare; pugnalare"

xumb "abbraccio" 
 
xuṛk "vicino, a portata di mano"

Sono necessari ulteriori studi per classificare questi elementi di sostrato. Da una superficiale analisi non ho potuto rilevare somiglianze con l'elamico ma mi riprometto di ritornare sull'argomento.
 
Questi sono invece alcuni esempi di prestiti indoeuropei e arabi, tutti ben riconoscibili: 

baida "uovo" (< arabo)
banda "persona, essere umano" (< Balochi)
dandān "dente" (< persiano) 
draxt "albero" (< persiano)
ḍaghār "terra" (< Balochi) 
istār "stella" (< persiano)
parra "penna, piuma" (< persiano)
pūra "pieno" (< Sindhi)

giovedì 22 luglio 2021

IL MISTERO DELLA LINGUA BANGANI

Intendo trattare la questione degli importanti resti di una lingua indoeuropea ma non indoaria, eminentemente centum, che era parlata in India settentrionale (attuale Distretto di Uttarkashi, ad est del Passo Chanshal) e di cui sopravvivono alcune parole molto interessanti nella lingua indoaria denominata Bangani (बंगाणी baṅgāṇī); il Bangani è tradizionalmente considerato come un dialetto della lingua Garhwali e si trova in condizioni di grave rischio di estinzione. Questi vocaboli di un sostrato centum sono stati raccolti negli anni '80 dello scorso secolo da Claus Peter Zoller dell'Università di Oslo, uno studioso specializzato in lingue e letterature indiane (Zoller 1988, Zoller 1989). Non m'invento nulla e posso allegare alcune letture che spero attrarranno numerosi lettori e risveglino l'interesse degli accademici, anche in Italia: 

 
 
Riporto nel seguito un elenco di parole che sono riuscito a reperire nel Web (non senza fatica) e che non dovrebbe lasciare adito a dubbi a chiunque ritenga di essere un indoeuropeista. La fonte del materiale lessicale Bangani, molto annidata nel labirinto dei siti, consiste nel lavoro sul campo dello studioso indiano Anvita Abbi della Jawaharlal Nehru University di New Delhi, che ha potuto validare gran parte dei dati raccolti da Zoller basandosi sulla testimonianza diretta di numerosi parlanti sia anziani che giovani (Abbi 1997). Una parte dei dati in questione è contenuta nel sito di Peter Hook (University of Michigan). Il materiale originale di Zoll comprendeva 59 parole, di cui 50 sono state attestate da Abbi nelle sue campagne. Purtroppo ho potuto trovare un numero minore di parole, in tutto 36. Ho normalizzato in modo minimo l'ortografia e omesso una forma che mi sembrava dubbia. 
 

 
Note ortografiche:
/ε/ e /ɔ/ sono vocali aperte;
il diacritico ~ indica nasalizzazione;
/ṇ/ è una nasale retroflessa (cacuminale).

dɔkɔ "dieci"
dɔkru "lacrima"
dukti "figlia"
ɛrkɔ "splendente" 
ɛ~rkɔ "pulce"
getu "resina"
gimia:lo "stagione fredda"
gim
ɔ~ "inverno" 
goiṇɔ "sacrificio"
gɔmbɔ, gumbhɔ (1) "molare"  
gɔmṇɔ "sacrificare"
gɔṇɔ "nato, generato"
gɔsti "ospite" 
~te:r "Creatore"
gɔ~ti "esperto"  
kairɔ "grigio, scuro, bruno; nobile"  
kapɔ, kɔpɔ "campi adiacenti che appartengono a un solo
    proprietario"  
kapuṇ "piccolo campo"
kɔlpiṇɔ "nascondersi; scomparire" 
kɔlsṇɔ "nascondere" 
kɔp "appezzamento di terra"
kɔpɔ "zoccolo" 
kɔrsṇɔ "sfregare" 
kɔsṇo "sgridare" 
kɔsta~ "storia, narrazione" 
kɔsta:r, kɔste:r "amabile, piacevole"
kɔtɔ "cento"
kɔtrɔ "battaglia" 
kɔ:~tia "centinaia; molti" 
kurɔ "forte, duro; uomo coraggioso"
lɔktɔ "latte" 
muskɔ "bicipite"
ɔgn
ɔ~ "non nato"
ɔŋkɔ "morto, cadavere"
pɔrkɔ "domanda" 
pɔ:rkɔ "l'anno scorso"
 
(1) L'aspirata -bh- sembra secondaria. 
 
Confrontiamo ora, dove immediatamente possibile, queste arcaiche parole Bangani con i corrispondenti in sanscrito (in latino, greco o tocario B dove non esistono paralleli indoarii) e con le protoforme indoeuropee ricostruibili: 
 
dɔkɔ : sanscrito daśa "dieci", IE *dek'ṃ 
dɔkru : sanscrito aśru "lacrima", IE *(d)ak'ru  
dukti : sanscrito duhitṛ "figlia", IE *dhugətēr  
εrkɔ : sanscrito arcati "splende", IE *erkw- 
ε~rkɔ : sanscrito likṣā "lendine", IE *erek-, *eregh-
getu : sanscrito jatu "lacca, gomma", IE *gwetu  
gimia:lo, gimɔ~ : sanscrito hima "inverno", IE *g'himos 
goiṇɔ : sanscrito juhoti "egli sacrifica", IE *g'hew-
gɔmbɔ : sanscrito jambha "dente", IE *g'ombhos 
gɔṇɔ : sanscrito jan- "generare", IE *g'en- 
gɔsti : latino hostis "ospite; nemico", IE *ghostis
~te:r : sanscrito janitṛ "genitore, creatore", IE g'enǝtōr 
~ti : sanscrito jña- "conoscere", IE *g'ṇtis  
kairɔ : sanscrito śāra "variegato", IE *k'oiros, *k'eiros 
kɔlpiṇɔ : greco κλέπτω (kléptō) "io rubo", IE *klep- 
kɔlsṇɔ : sanscrito śarma "rifugio", IE *k'el- 
kɔrsṇɔ : sanscrito kaṣati "egli sfrega", IE *kars- 
kɔsṇo : sanscrito śāsti "egli istruisce", IE *k'as-
kɔsta~ : sanscrito śāstra "scrittura", IE *k'as-trom   
kɔtɔ, kɔ:~tia : sanscrito śata "cento", IE *k'ṃtom 
kɔtrɔ : sanscrito śatru "nemico", IE *k'etrus  
kurɔ : sanscrito śūra "coraggioso, eroico", IE *k'ew- 
lɔktɔ : latino lac "latte", IE *g'lakt  
muskɔ : sanscrito mūṣ "topo, muscolo", mūṣa "topo", IE *mūs
ɔgnɔ~ : sanscrito aja "non nato", IE *ṇ-g'ens 
ɔŋkɔ : tocario B eṅkwe "uomo, mortale", IE *ṇk'wo-  
pɔrkɔ : sanscrito praśna "domanda", IE *p(e)rek'- 
pɔ:rkɔ : sanscrito parut "l'anno scorso", IE *peruti  

Alcune note scritte di getto. 
1) Si notano parole che non sono rappresentate nelle lingue satem, come gɔsti, lɔktɔ, etc. Queste hanno corrispondenti unicamente in lingue centum e non ci si aspetterebbe in ogni caso di trovarle in India. 
2) Tanto cristalline e chiare nella loro etimologia sono quasi tutte queste parole, che non riteniamo possibile siano frutto di fraintendimenti.  
3) Spesso, anche quando esistono corrispondenze in sanscrito, si hanno grandi differenze fonetiche; appare invece evidente che si trova una maggior somiglianza delle parole Bangani con esiti di radici indoeuropee nelle lingue dell'Occidente. 
4) Alle parole di sostrato del Bangani non si applica la legge fonetica RUKI, tipica delle lingue satem (pur con qualche eccezione), che palatalizza la sibilante s dopo le consonanti r, k, g, gh e le approssimanti y, w.

Questo è un rudimentale prospetto delle corrispondenze fonemiche che spiegano il passaggio dal protoindoeuropeo al proto-Bangani: 
 
Protoindoeuropeo > Proto-Bangani

Vocali: 
 
a > ɔ
e > ɔ, ε
i > i 
o > ɔ
u > u 
ə > ɔ 
ā > ɔ
ē > ɔ
ī > i
ō > ɔ
ū > u
 
Dittonghi 
 
ei > ai
oi > ai, oi 
eu > ɔ, o
ou > ɔ, o 
 
Sonanti: 
 
ṃ > ɔ, ɔ:~
ṇ > ɔn, ɔ~, ɔ
ṛ > ɔr, -e:r, -a:r, -i
ḷ > ɔl
 
Consonanti: 
 
bh > b
dh > d
gh > g 
g'h > g
gwh > g 
b > b
d > d
g > g
g' > g 
gw > g 
p > p
t > t
k > k
k' > k
kw > k 
m > m 
n > n, ṇ 
r > r 
l > l 
s > s 
y > y 
w > w, v
 
Alcune di queste corrispondenze sono puramente ipotetiche, dal momento che nel materiale lessicale noto non sono presenti esempi. Così l'esito delle approssimanti in Bangani non mi è affatto chiaro (abbiamo esempi di /v/ e /w/ in esiti di parole indoarie e in prestiti, come dewu "il dio" e il nome proprio femminile Sāvitrī). Le sonanti possono avere diversi esiti; in particolare è complessa la situazione della sonante rotica. Se dovessero emergere dati nuovi in grado di farmi apportare correzioni ed aggiornamenti, sarò ben lieto di farlo e di darne notizia.  
 
Ricostruzione del proto-Bangani 
 
Sono convinto che sia importante tentare di effettuare ricostruzioni a partire dalla protolingua indoeuropea, in modo tale da poter riempire le lacune create dalla Storia. Ovviamente non ci si può aspettare di ottenere risultati strabilianti. Posso cominciare con qualche semplice protoforma altamente probabile di parole non sopravvissute nel Bangani storico, ma che dovevano appartenere alla lingua d'origine: 

*bɔgu "braccio" < IE *bhāg'hus
*gɔ:~ti "egli uccide" < IE *gwhenti 
*gɔrmɔ "caldo" < IE *gwhormos 
*kɔtwɔrɔ "quattro" < IE *kwetwores
*mɔṇɔ "mente" < IE *menos
*mɔti "madre" < IE *mātēr 
*nεwɔ "nove" < IE *(e)newṃ 
*ɔkɔ "cavallo" < IE *ek'wos 
*ɔktɔ "otto" < IE *ok'tōu
*pɔŋkɔ "cinque" < IE *penkwe
*pɔti "padre" < IE *pətēr 
*sɔptɔ "sette" < IE *septṃ  
 
Queste ricostruzioni non vanno confuse con le parole realmente attestate, devono essere considerate più che altro un esercizio. Un domani potrebbero emergere documenti in grado di comprovarle e di estendere di molto la nostra conoscenza. Potrebbe tuttavia non succedere. 
 
L'importanza del proto-Bangani  
 
Ebbene, il valente Claus Peter Zoller fu perseguitato come colpevole di "eresia scientifica", perché aveva osato sfidare i dogmi dei Neogrammatici - quegli stessi che poi ricostruiscono protoforme indoeuropee anche per le scorregge e i rutti! Le sue scoperte non sono state riconosciute come valide ed è addirittura stato accusato di aver interpretato e trascritto male i suoni della lingua Bangani. Tutto questo perché queste scoperte avrebbero causato un terremoto in grado di scuotere le fondamenta di una certa religione scientista! I più accaniti negatori del sostrato centum in Bangani sono George van Driem (University of Bern) e Suhnu Ram Sharma (Deccan College Postgraduate and Research Institute). Sorprende molto che tra gli oppositori di Zoller ci sia anche Robert Beekes (1995), che pure è un valido studioso del sostrato pre-greco. 
 
Origini ultime 
 
Zoller ha riportato l'esistenza di una tradizione che fa risalire l'origine dei parlanti del Bangani a una migrazione dall'Afghanistan, ma senza fornire ulteriori dettagli. Mi sembrava importante riportarlo.   
 
L'importanza di ulteriori studi sul campo 
 
Queste sono le commoventi parole di Anvita Abbi:  
 
"Non so se il collegamento di questa lingua con qualsiasi gruppo di lingue kentum possa essere stabilito in quanto non sono un linguista storico, ma una cosa è certa: la sintassi e l'elenco delle parole di Bangani mostrano strati di strutture, alcune delle quali possono essere relitti del passato, in quanto non si adattano né a un tipico gruppo indoariano né possono essere parte di un fenomeno areale. Penso che più linguisti dovrebbero lavorare su questa lingua, soprattutto descrittivisti e sociolinguisti storici." 

Sono convinto che con nuove e approfondite indagini si possa spingere molto oltre il confine dello scibile, strappando all'Oblio informazioni estremamente utili. Trovo inconcepibile che il Web faccia di tutto per far disperdere questi studi nell'Oceano dell'Entropia.    
 
La peste della politica 
 
Purtroppo la linguistica è ben lontana dall'essere immune dalla funesta e pervasiva influenza della politica. Per mille motivi, una lingua può far paura al mondo politico anche se è morta da secoli o se ne sopravvive soltanto un pugno di parole in un contesto di estrema marginalità. I ragionamenti che stanno alla base della paura in questione sono spesso ingenui, persino banali, eppure possono fare gravi danni alla Conoscenza. Le autorità indiane, tanto per fare un esempio, potrebbero sostenere che tutto ciò che riguarda le lingue centum è connesso con l'Occidente (dimenticando il tocario) e quindi con la colonizzazione. Le parole di sostrato in Bangani potrebbero così essere negate perché a qualcuno ricordano l'Impero Britannico brutto e cattivo, o qualcosa di simile. Non intendo dire che l'Impero fosse una bella cosa e sono consapevole che Gandhi lo ha sconfitto mettendo in campo un milione di nudisti. Mi rendo però anche conto di un'altra cosa: se qualcuno sulle pendici dell'Himalaya chiama l'ospite "gɔsti" e il latte "lɔktɔ", questo non è un fatto politicamente neutro: è una mina vagante che qualcuno cercherà di disinnescare. 

martedì 20 luglio 2021

ENRICO I D'INGHILTERRA E IL PAGANESIMO IN NORMANDIA

Girovagando nel Web mi sono imbattuto in un documento di estremo interesse sulla storia della Normandia. È un estratto della Catholic Encyclopaedia, volume 11, pagina 105. 
 

It was reserved for his son William the Bastard, later called William the Conqueror, to make England a Norman colony by the expedition which resulted in the victory of Hastings or Senlac (1066). It seemed, then, that in the second half of the eleventh century a sort of Norman imperialism was to arise in England, but the testament of William the Conqueror which left Normandy to Robert Courte-Heuse and England to William Rufus, marked the separation of the two countries. Each of the brothers sought to despoil the other; the long strife which Robert waged, first against William Rufus, afterwards against his third brother Henry I Beauclerc, terminated in 1106 with the battle of Tinchebray, after which he was taken prisoner and brought to Cardiff. Thenceforth Normandy was the possession of William I, King of England, and while forty years previous England seemed about to become a Norman country, it was Normandy which became an English country; history no longer speaks of the ducal family of Normandy but of the royal family of England. Later Henry I, denounced to the Council of Reims by Louis VI of France, explained to Callistus II in tragic terms the condition in which he had found Normandy. "The duchy", said he, "was the prey of brigands. Priests and other servants of God were no longer honoured, and paganism had almost been restored, in Normandy. The monasteries which our ancestors had founded for the repose of their souls were destroyed, and the religious obliged to disperse, being unable to sustain themselves. The churches were given up to pillage, most of them reduced to ashes, while the priests were in hiding. Their parishioners were slaying one another." There, may have been some truth in this description of Henry I; however, it is well to bear in mind that the Norman dukes of the eleventh century, while they had prepared and realized these astounding political changes, had also developed in Normandy, with the help of the Church, a brilliant literary and artistic movement.

Traduzione: 

"Era riservato a suo figlio Guglielmo il Bastardo, in seguito chiamato Guglielmo il Conquistatore, fare dell'Inghilterra una colonia normanna con la spedizione che portò alla vittoria di Hastings o Senlac (1066). Sembrava, dunque, che nella seconda metà dell'XI secolo dovesse sorgere in Inghilterra una sorta di imperialismo normanno, ma il testamento di Guglielmo il Conquistatore che lasciò la Normandia a Roberto Courte-Heuse e l'Inghilterra a Guglielmo il Rosso, segnò la separazione dei due paesi. Ciascuno dei fratelli ha cercato di spogliare l'altro; la lunga lotta che Roberto intraprese, prima contro Guglielmo il Rosso, poi contro il suo terzo fratello Enrico I Beauclerc, terminò nel 1106 con la battaglia di Tinchebray, dopo di che fu fatto prigioniero e portato a Cardiff. Da allora in poi la Normandia fu proprietà di Guglielmo I, Re d'Inghilterra, e mentre quarant'anni prima l'Inghilterra sembrava essere diventato un paese normanno, era la Normandia che era diventata un paese inglese; la Storia non parla più della famiglia ducale della Normandia ma della famiglia reale d'Inghilterra. Più tardi Enrico I denunciò al Concilio di Reims da Luigi VI di Francia, spiegò a Callisto II in termini tragici le condizioni in cui aveva trovato la Normandia. "Il Ducato", egli disse, "era preda dei briganti. I preti e altri servi di Dio non erano più onorati, e il paganesimo era quasi stato restaurato, in Normandia. I monasteri che i nostri antenati avevano fondato per il riposo delle loro anime erano stati distrutti, e i religiosi erano stati obbligati a disperdersi, non essendo in grado di sostentarsi. Le chiese erano abbandonate al saccheggio, molte di esse erano ridotte in cenere, mentre i preti si nascondevano. I loro parrocchiani si uccidevano l'un l'altro." Potrebbe esserci stato del vero in questa descrizione di Enrico I; tuttavia bisogna tenere a mente che i duchi Normanni dell'XI secolo, mentre avevano preparato e realizzato questi sbalorditivi cambiamenti politici, avevano anche sviluppato in Normandia, con l'aiuto della Chiesa, un brillante movimento letterario e artistico." 
 
La Catholic Encyclopaedia è sorprendentemente ricca di riferimenti sulla cristianizzazione della Normandia e sulle numerose ribellioni pagane che si verificarono a causa dei forti attriti etnici e religiosi: sono riportate cose interessantissime che sono taciute dagli inutili e maligni testi scolastici. Sarebbe anche auspicabile che l'istituzione della scuola si dedicasse finalmente all'insegnamento e non alla diffusione di merda ideologica nei cervelli informi degli studenti! Ecco un testo oltremodo interessante: 
 
Rollo's settlement in Normandy was ratified by the treaty of St. Clair-sur-Epte (911), properly speaking only a verbal agreement between Rollo and Charles the Simple. As Duke of Normandy Rollo remained faithful to the Carlovingian dynasty in its struggles with the ancestors of the future Capetians. These cordial relations between the ducal family of Normandy and French royalty provoked under Rollo's successor William Long-sword (931-42) a revolt of the pagan Northmen settled in Cotentin and Bessin. One of their lords (jarls), Riulf by name was the leader of the movement. The rebels reproached the duke with being no longer a true Scandinavian and "treating the French as his kinsmen". Triumphant for a time, they were finally muted and the aristocratic spirit of the jarls had to bow before the monarchical principles which William Long-sword infused into his government. 
 
Traduzione: 
 
"Lo stanziamento di Rollone in Normandia fu ratificato dal trattato di St. Clair-sur-Epte (911), propriamente parlando soltanto un accordo verbale tra Rollone e Carlo il Semplice. Come Duca di Normandia, Rollone rimase fedele alla dinastia Carolingia nella sua lotta contro gli antenati dei futuri Capetingi. Queste relazioni cordiali tra la famiglia ducale di Normandia e ai reali francesi provocarono sotto il successore di Rollone, Guglielmo Lunga Spada, una rivolta dei Normanni pagani stanziati nel Cotentin e a Bessin. Uno dei loro signori (jarl), chiamato Riulf, fu il capo del movimento. I ribelli rimproveravano al Duca di non essere più un vero scandinavo e di "trattare i Francesi come suoi parenti". Trionfanti per un certo periodo, alla fine furono ridotti al silenzio e lo spirito aristocratico degli jarl dovette inchinarsi davanti ai principi monarchici che Guglielmo Lunga Spada infuse nel suo governo."  

A suo tempo già parlammo diffusamente dell'eroica ribellione del valoroso Turmod (Thormod, Þormóðr), che fu a un passo dal riuscire a trasformare il Ducato di Normandia in un bellicoso avamposto pagano e in un focolaio di nuovi tumulti anticristiani. 
 
https://perpendiculum.blogspot.com/2019/03/
la-ribellione-di-thormod-e-la.html 

 
Questo è riportato dalla fonte cattolica in analisi, che descrive l'insorto come un ingenuo privo d'intelletto, mentre era un paladino della propria antichissima Tradizione: 
 
Another attempt at a revival of paganism was made under Richard I Sans Peur (the Fearless, 942-96). He was only two years old at his father's death. A year later (943) the Scandinavian Setric, landing in Normandy with a band of pirates, induced a number of Christian Northmen to apostatize; among them, one Turmod who sought to make a pagan of the young duke. Hugh the Great, Duke of France, and Louis IV, King of France, defeated these invaders and after their victory both sought to set up their own power in Normandy to the detriment of the young Richard whom Louis IV held in semi-captivity at Laon. The landing in Normandy of the King of Denmark, Harold Bluetooth, and the defeat of Louis IV, held prisoner for a time (945), constrained the latter to sign the treaty of Gerberoy, by which the young Duke Richard was reestablished in his possessions and became, according to the chronicler Dudon de Saint-Quentin, a sort of King of Normandy. 
 
Traduzione: 
 
"Un altro tentativo di far rinascere il paganesimo fu fatto sotto Riccardo I Sans Peur (Senza Paura, 942-96). Egli aveva solo due anni quando morì suo padre. Un anno dopo (943), lo scandinavo Setric, che era sbarcato in Normandia con una banda di pirati, indusse un certo numero di Normanni cristiani ad apostatare; tra di loro c'era un certo Turmod che cercò di fare un pagano del giovane duca. Ugo il Grande, Duca di Francia, e Luigi IV, Re di Francia, sconfissero questi invasori e dopo la loro vittoria cercarono entrambi di stabilire il proprio potere in Normandia a scapito del giovane Riccardo, che Luigi IV tenne in semi-prigionia a Laon. Lo sbarco in Normandia del re di Danimarca Harald Dente Azzurro e la sconfitta di Luigi IV, tenuto prigioniero per un certo periodo (945), costrinsero quest'ultimo a firmare il trattato di Gerberoy, con il quale il giovane Duca Riccardo veniva ristabilito nei suoi possedimenti e divenne, secondo il cronista Dudon de Saint-Quentin, una sorta di Re di Normandia." 

La Catholic Encyclopaedia ovviamente non può riportare in modo obiettivo i fatti storici quando si toccano le questioni fondamentali dei dogmi della Chiesa Romana e del culto dei Santi. Così presenta il tirannico Re Olaf Haraldsson di Norvegia, conosciuto come Olaf il Santo e canonizzato, descrivendolo come una vittima, quando in realtà fu un carnefice e un assassino: egli mutilò, storpiò, accecò e uccise, causando danni immensi a chiunque anche soltanto osasse opporsi al suo funesto arbitrio. I contadini che insorsero e combatterono contro di lui erano essi stessi in gran parte cristiani, esasperati dal suo regno sanguinario. Eppure, la stessa Catholic Encyclopedia riporta preziose informazioni sulla "conversione" di Rollone, atto puramente opportunista e politico, che non impedì l'impiccagione in onore di Odino di numerosi schiavi cristiani. Ecco il testo su questo scomodo argomento, che non sarà ovviamente mai letto nelle scuole:
 
So attached were these Scandinavians to paganism that their leader Olaf, having been baptized by the Archbishop of Rouen, was slain by them. Although they had become Christian, all traces of Scandinavian paganism did not disappear under the first dukes of Normandy. Rollo walked barefoot before the reliquary of St. Oueu, but he caused many relies to be sold in England, and on his death-bed, according to Adhémar de Chabannes, simultaneously caused prisoners to be sacrificed to the Scandinavian gods and gave much gold to the churches. Richard I was a great builder of churches, among them St. Ouen and the primitive cathedral of Rouen, St. Michel du Mont, and the Trinity at Fécamp. Richard II, zealous for monastic reform, brought from Burgundy Guillaume de St. Bénigne; the Abbey of Fécamp, reformed by him, became a model monastery and a much frequented school.
 
Traduzione: 
 
"Questi scandinavi erano così attaccati al paganesimo che il loro capo Olaf, essendo stato battezzato dall'Arcivescovo di Rouen, fu da loro ucciso. Sebbene fossero diventati cristiani, ogni traccia del paganesimo scandinavo non scomparve sotto i primi duchi di Normandia. Rollone camminò a piedi nudi davanti al reliquiario di St. Oueu, ma fece vendere molte reliquie in Inghilterra e, sul letto di morte, secondo Ademaro di Chabannes, contemporaneamente fece sacrificare prigionieri agli Dei scandinavi e diede molto oro alle chiese. Riccardo I fu un grande costruttore di chiese, tra cui St. Ouen e la primitiva cattedrale di Rouen, St. Michel du Mont e la Trinità a Fécamp. Riccardo II, zelante per la riforma monastica, portò dalla Borgogna Guillaume de St. Bénigne; l'abbazia di Fécamp, da lui riformata, divenne un monastero modello e una scuola molto frequentata."  
 
L'ingloriosa fine di Enrico I d'Inghilterra 
 
Enrico I, che aveva denunciato il rifiorire dei culti pagani in Normandia, senza peraltro poter fare molto per reprimerli, morì in modo laido per un'indigestione di lamprede fritte. I medici di corte gli avevano sconsigliato di ingozzarsi con quel ghiottissimo e ricco piatto per via di un antico tabù merovingio, ma lui si oppose loro strenuamente, riuscendo ad averla vinta. Già ai tempi dei Normanni esistevano medici rompicoglioni! I Franchi avevano orrore delle lamprede, che erano considerate immonde, ma i Normanni non condividevano questo divieto alimentare sui grassi ciclostomi. Facevano bene! 

venerdì 16 luglio 2021

ORIGINI LONGOBARDE DELLA GORGIA TOSCANA

Nel mio incessante peregrinare per gli antri del labirintico Web, mi sono imbattuto in un post sulla gorgia toscana, pubblicato sul sito Toscana Stato, aka Centro Studi Indipendentisti Toscani (motto: La Toscana non è Italia). Questo è il link:
 
 
Riporto le conclusioni del post, senza mutare nulla, nemmeno l'orrido uso della punteggiatura:

"Capire quale sia l’origine esatta della gorgia è compito estremamente arduo anche per i filologi più esperti . Possiamo dire però con buon grado di certezza che sicuramente non è un fenomeno di origine etrusca , anche se rimane una ipotesi altamente attrattiva ed affascinante per chiunque."

"E’ assai più logico , anche se purtroppo più prosaico , ipotizzare che la gorgia sia un fenomeno autoctono fiorentino , probabilmente nato in “reazione” alla sonorizzazione settentrionale, e che si è successivamente diffuso al resto della Toscana in seguito alla dominanza e al prestigio della città ." 
 
"L’ipotesi dell’origine germanica della gorgia rimane ancora poco suffragata di prove e rimane debole al pari dell’ipotesi “etrusca” , anche se ulteriori studi sarebbero auspicabili."
 
Questo è il commento che ho aggiunto al post: 

Buongiorno. Sono impegnato nella ricostruzione della lingua longobarda e in un tentativo di rivitalizzazione. Ho le prove dell'origine longobarda della gorgia toscana, che esporrò in dettaglio nel mio blog, http://perpendiculum.iobloggo.com. Il punto è questo: in qualche luogo abbastanza isolato una minoranza longobarda mantenne a lungo la sua lingua germanica con una rotazione consonantica estrema e perse del tutto le sonore /b/, /d/, /g/, desonorizzandole e spesso aspirandole. Poi adottò il romanzo locale, che possedeva /b/, /d/, /g/, oltre ad altri suoni. Si creò quindi una parlata nuova e dotata di gorgia. Poi questa si espanse nel corso dei secoli. Forse Dante poté morire senza saperne nulla. Quando la pronuncia di origine longobarda si diffuse, fu ritenuta un malcostume e fu tentata la sua eradicazione.
Si noterà che in etrusco le occlusive sorde erano fonemi diversi dalle aspirate, mantenendo capacità di contrasto in molti contesti fonetici, con buona pace di Pallottino. Data la singolare fonotattica della lingua, l'eliminazione di questa opposizione avrebbe prodotto gravi fraintendimenti.
Un saluto
Marco 

All'epoca il mio blog era ancora ospitato sulla fatiscente piattaforma Iobloggo, che nel frattempo si è estinta. Purtroppo il commento da me apposto sul sito del Centro Studi Indipententisti Toscani non è stato minimamente considerato. Non ha ricevuto alcun feedback, anche se a mio avviso il problema sollevato potrebbe essere degno di nota. In quanto a proclami, sono tutti bravi. Poi, se si tratta di indagare una questione importante, nessuno si impegna. Tante supposizioni, tutte superficiali. 
 
Mia intenzione è quella di fornire con questo mio minuscolo trattatello un tentativo di ricostruzione delle fasi di formazione della gorgia toscana. Credo che oltre alle tante chiacchiere fatte sull'origine etrusca o germanica di questo interessantissimo fenomeno, non sia mai stato tentato nulla di simile. C'è chi crede che la fonetica degli antroponimi longobardi toscani fosse dovuta alla gorgia della lingua romanza, cosa assurda anche solo a pensarsi. In realtà è tutto l'opposto: è la gorgia della lingua romanza che ha tutta l'aria di essere nata in qualche modo dalla fonetica della lingua dei Longobardi.
 
Fase I 
Livellamento tra antiche occlusive sonore e occlusive sorde in tardo longobardo toscano 

Si è completato un processo già in atto durante il Regno Longobardo e continuato anche in seguito, come documentato da numerosi antroponimi. Noi assumiamo che questo sia avvenuto in modo pervasivo in qualche comunità abitante in una zona sufficientemente impervia, in cui la lingua ha continuato ad essere in uso ancora in epoca molto bassa, successiva alla caduta del Regno, forse collocabile nel X-XI secolo. 
 
Questo è il prospetto dei mutamenti: 

/b/, /p/ > /pʰ/
/d/, /t/ > /tʰ/ (in sillaba finale anche /ts/, /s/)
/g/, /k/ > /kʰ/ 
 
/sp/ rimane /sp/
/st/ rimane /st/
/sk/ rimane /sk/  
 
Questi sono alcuni esempi, deducibili dal ricchissimo materiale antroponimico e da altre testimonianze (termini legali, etc.):  

GAIDA "punta di lancia" > CATA /'kʰa:tʰa/ 
GAIR "giavellotto" > CAR /kʰa:r/ 
GAND "demone" > CANT /kʰantʰ/ 
GAST "ospite" > CAST /kʰast/ 
GODES "di Dio" > COTES /'kʰɔtʰes/  
GUND "battaglia" > CUNT /kʰuntʰ/ 
LAIB "eredità", "erede" > LAP /la:pʰ/
LEUB "caro" > LEOP /leopʰ/ 
LIUT "popolo" > LIT /li:tʰ/, LIS /li:s
PLOD "sangue" > PLOT /pʰlo:tʰ/, PLOTZ /pʰlo:ts/ 
ROD "fama" > ROT /ro:tʰ/ 
THEUDA /'θeuda/ "popolo" > TEUS /tʰeus/
 
Persino il fonema /gw/ sviluppato dall'antico /w/ si è evoluto in /kw/, come documentato in alcuni antroponimi tardi, in attestazioni che sono spesso successive alla caduta del Regno dei Longobardi. Ecco alcuni esempi, tratti da Bruckner (1895): 
 
QUALDIPERTUS (anno 850) : WALDIPERTUS (anno 848), 
        GUALDIPERTUS (anno 765)
QUARNIPERTUS (anno 824) : UUARNEPERTUS (anno 885), 
        WARNIPERTUS (anno 823)
QUASCO (anno 848) : GUASCO, WASCO   
QUASPERT (anno 764) : GUASPERTUS (anno 812) 
QUESTO (anno 873) "Occidentale"  

Poniamo così che l'approssimante /w/, evoluta in /gw/ e in /kw/ in longobardo, sia poi divenuta /kʰw/ in tardo longobardo toscano:  

GUALD "bosco" > QUALT /kʰwaltʰ/ 
GUALDEMAN "intendente forestale" > QUALTEMAN 
     /kʰwaltʰeman/ 
GUARN "cauto" > QUARN /kʰwarn/ 
GUASCO "Basco" > QUASCO /kʰwasko/ 
GUEST "Occidente" > QUEST /kʰwɛst/ 

Completati questi mutamenti, non rimane nel tardo longobardo toscano alcuna traccia di consonanti occlusive sonore /b/, /d/ e /g/.  

Fase II 
Adozione della lingua romanza 
 
Si instaura il bilinguismo. Supponiamo che la lingua romanza adottata avesse già i caratteri dell'antico toscano. Per un certo periodo, il longobardo deve essere stato usato come memoria storica. La legge fonetica che ha reso sorde le occlusive sonore longobarde si è esaurita da tempo e non intacca le parole romanze. Non trasforma cioè il gallo in un callo
Prima conseguenza: le consonanti occlusive sorde /p/, /t/, /k/ del romanzo vengono adottate dai parlanti del tardo longobardo toscano come occlusive aspirate [pʰ], [tʰ], [kʰ].

pera /'pera/ > ['pʰera]
talpa /'talpa/ > ['tʰalpʰa]
toro /'toro/ > ['tʰɔro]
callo /'kallo/ > ['khallo] 
cane /'kane/ > ['khane] 
casa /'kasa/ > ['kʰasa]
corno /'korno/ > ['kʰɔrno]

Seconda conseguenza: le consonanti occlusive sonore /b/, /d/, /g/, che sono suoni nuovi (assenti nella lingua avita), vengono adottati tali e quali dai parlanti del tardo longobardo toscano.
 
bene /'bɛne/ > ['bɛne]
botte /'botte/ > ['bottʰe]
dente /'dɛnte/ > ['dɛntʰe] 
duro /'duro/ > ['duro]
gallo /'gallo/ > ['gallo]
grande /'grande/ > ['grande]
 
Anche la consonante fricativa interlabiale /v/ è un suono nuovo (assente nella lingua avita) e viene adottata tale e quale dai parlanti del tardo longobardo toscano.

vento /'vɛnto/ > ['vɛntʰo]
vero /'vero/ > ['vero]
vino /'vino/ > ['vino]

Fase III 
Decadenza e scomparsa del tardo longobardo toscano 
 
La lingua romanza viene a prevalere e la lingua avita di questa cominità si estingue fino ad essere completamente dimenticata. Resta una lingua romanza toscana che presenta consonanti occlusive aspirate [pʰ], [tʰ], [kʰ]
 
una casa [una 'kʰasa]
un cane [un 'kʰane] 
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'kʰani]
tre ccani [tre k'kʰani]
 
Fase IV  
Diffusione di questa parlata aspirata in territori sempre più estesi della Toscana 
 
Possiamo supporre che la diffusione della pronuncia aspirata delle consonanti sorde sia cominciata in un'epoca verosimilmente successiva a quella in cui visse Dante Alighieri (che non notò il fenomeno pur avendo competenze linguistiche notevoli per i suoi tempi). In ogni caso, non esistendo un'opposizione fonemica tra consonanti occlusive sorde aspirate e consonanti occlusive sorde non aspirate, è anche possibile che questo modo peculiare di articolare il toscano sia passato inosservato per lungo tempo. 

Fase V  
Evoluzione delle consonanti occlusive aspirate in fricative in posizione intervocalica anche sintattica 
 
Primo passaggio: le consonanti occlusive aspirate, quando si trovano in posizione intervocalica anche sintattica, evolvono in affricate. Così /pʰ/ diventa /pφ/; /tʰ/ diventa /tθ/; /kʰ/ diventa /kχ/.  
 
una casa [una 'kχasa]
un cane [un 'kʰane] 
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'kχani]
tre ccani [tre k'kʰani]
 
Secondo passaggio: le consonanti affricate evolvono in fricative. Così /pφ/ diventa /φ/; /tθ/ diventa /θ/; /kχ/ diventa prima /χ/ e quindi si affievolisce in /h/
Credo che sia molto importante notare che questa evoluzione non si applica in caso di raddoppiamento sintattico. 
 
 
una casa [una 'χasa]
un cane [un 'kʰane] 
a ccasa [a k'kʰasa]
du' cani [du 'χani]
tre ccani [tre k'kʰani] 

Ecco infine le forme moderne, proprio quelle che ci eravamo proposti di spiegare nel dettaglio:
 
una casa [una 'hasa] (gorgia)
un cane [un 'kʰane] (aspirazione)
a casa [a k'kʰasa] (aspirazione)
du' ccani [du 'hani] (gorgia)
tre ccani [tre k'kʰani] (aspirazione) 

Un processo simile ha colpito a questo punto anche le consonanti occlusive sonore /b/, /d/, /g/ intervocaliche, dando origine a fricative [β], [ð], [γ]. Inoltre le consonanti postalveolari /tʃ/ e /dʒ/ (assenti in longobardo) si sono rilassate in [s] e [ʒ]
 
libero ['liβero]
lago ['laγo] 
lodare [lo'ðare]
dice ['diʃe] 
facile ['faʃile]
fragile ['fraʒile] 
 
Si tratta di sviluppi interamente pertinenti alla lingua romanza, che si sono realizzati molto tempo dopo l'estinzione del tardo longobardo toscano. Questa ricostruzione sembrerebbe ineccepibile, dato che rende conto della situazione attuale. Tuttavia, tirando le somme dopo anni, non mi soddisfa del tutto. 
 
Problemi insoluti:  
 
1) Nei vernacoli toscani in cui è presente la gorgia, non si ha alcuna traccia di aspirazione quando la parola si trova all'inizio assoluto di una frase. Dobbiamo così supporre che in questa posizione si sia avuta una deaspirazione di [pʰ], [tʰ], [kʰ] in [p], [t], [k] dopo la scomparsa del tardo longobardo toscano. A questo punto potrebbe essere obiettato che la mia ricostruzione è troppo complessa per essere verosimile. 
2) Permane un immenso baratro cronologico tra le prime manifestazioni documentate della gorgia e qualsiasi possibile azione di sostrati, superstrati o adstrati. Non si riesce a trovare gli elementi necessari per localizzare quanto è avvenuto. Dove è iniziata questa bizzarria? Tramite quali percorsi si è propagata tra le genti? Al momento non si riesce a trovare una risposta precisa.  

Alcuni aneddoti ridicoli sulla gorgia toscana 

Ho un televisore inattivo. Non lo accendo da molto tempo. Non ho acquistato alcun decoder, così non posso ricevere alcuna trasmissione. Molti anni fa, quando quella macchinetta abominevole ancora funzionava, mi capitò di scanalare e di imbattermi in un programma abietto condotto da Amadeus. Questo showman cercava di imitare la gorgia toscana e procedeva come segue: sostituiva una consonante a cazzo nelle parole delle futili frasi che sciorinava senza sosta. Così a un certo punto la parola "andiamo" fu sostituita da un fantomatico e abnorme *andiaho!
In un filmucolo escrementizio diretto da Castellano e Pipolo, che si intitolava Il Burbero (1986), Adriano Celentano veniva a trovarsi a Siena nel bel mezzo del Palio. Così accadeva che un energumeno paccianesco gli si avvicinava e gli chiedeva con fare autoritario: "Sei dell'Oha?" (alludendo alla celebre Contrada dell'Oca). Così gli rispondeva Celentano, che si improvvisava contradaiolo bullesco: "Hazzo!", con tanto di gorgia in iniziale assoluta. 
In realtà la gorgia toscana non è ben compresa dai mass media, che l'hanno sempre interpretata in modo buffonesco, insensato, tanto per far ridere la gente. Trovo molto utili gli esempi riportati da Vieri Tommasi Candidi nel suo sito web, che invito a consultare per avere maggior chiarezza sulla questione.