venerdì 3 settembre 2021

IL MISTERO DELLA SCOMPARSA DEI CANI AMERICANI PRECOLOMBIANI

Quando è giunto il cane nelle Americhe? Non essendo un animale autoctono, il problema della comparsa di Canis lupus familiaris è strettamente collegato con quello dell'arrivo di Homo sapiens. Esistono inveterate controversie cronologiche a proposito del popolamento umano dalla Siberia all'Alaska attraverso la Beringia, un istmo sullo stretto di Bering che collegava la Siberia all'Alaska durante i periodi glaciali del Pleistocene: per tutto il XX secolo prevaleva la teoria che lo collocava a circa 14.000 anni fa, mentre in seguito si è cominciata a far strada l'idea che la comparsa degli umani moderni si debba retrodatare notevolmente, a 20.000 o addirittura a 60.000 anni fa. Il punto è che l'introduzione dei cani sembra essere molto più recente. I più antichi resti canini finora ritrovati nello Utah, nel sito di Danger Cave, sono stati datati tra il 9.000 e il 10.000 a.C.; si è potuto dimostrare che questi cani erano discendenti del lupo grigio eurasiatico (Canis lupus lupus). Le testimonianze archeologiche, storiche ed etnografiche dimostrano l'uso estensivo del cane per le più svariate funzioni, per la caccia e la difesa, per compagnia e trasporto. Protagonista di rituali religiosi e talvolta divinizzato, molto spesso ha soddisfatto le necessità alimentari delle genti, diventando prezioso cibo. 

 
Nella prefazione al seminale lavoro An Amerind Etymologycal Dictionary di Joseph H. Greenberg e Merritt Ruhlen (2007, versione 12), è riportato quanto segue:  

The archaeological record shows that between 13,000 BP and 11,000 BP there was suddenly a rapid extinction of numerous species of large animals, an extinction that is often attributed to the first appearance of humans in the Americas. These animals had never seen humans before and thus had no fear of them, to their detriment.
In addition, it is now believed that dogs were first domesticated in East Asia around 15,000 years ago (Wade 2006). Since the first Americans brought domesticated dogs with them they could not have left Asia before 15,000 BP or they would have had no dogs. It thus appears that the first entry into North America took place not long after the domestication of dogs. For unknown reasons all of these Asian dogs brought to America have gone extinct, replaced by European dogs who arrived much later. 
 
Come di consueto, riporto la traduzione per gli anglofobi non anglofoni: 

"La documentazione archeologica mostra che tra 13.000 e 11.000 anni fa si verificò improvvisamente una rapida estinzione di numerose specie di grandi animali, un'estinzione che viene spesso attribuita alla prima comparsa dell'uomo nelle Americhe. Questi animali non avevano mai visto gli esseri umani prima e quindi non ne avevano paura, a loro discapito.
Inoltre, si ritiene ora che i cani siano stati addomesticati per la prima volta nell’Asia orientale circa 15.000 anni fa (Wade 2006). Poiché i primi americani portarono con sé cani domestici, non avrebbero potuto lasciare l'Asia prima di 15.000 anni fa altrimenti non avrebbero avuto cani. Sembra quindi che il primo ingresso nel Nordamerica ebbe luogo non molto tempo dopo l'addomesticamento dei cani. Per ragioni sconosciute tutti questi cani asiatici portati in America si sono estinti, sostituiti dai cani europei arrivati ​​molto più tardi." 

Certe affermazioni contenute nel testo riportato lasciano un po' perplessi: è molto difficile credere che le tigri dai denti a sciabola fossero inoffensive come i Puffi soltanto perché non avevano mai visto un essere umano! Mi sembra ingenuo dire che i primi Americani non avrebbero avuto cani se fossero migrati dall'Asia in epoca antecedente a 15.000 anni fa. Il miglior amico dell'uomo sarebbe giunto in un secondo momento e il suo allevamento si sarebbe diffuso come qualsiasi innovazione tecnologica! Non c'è in questo nessuna contraddizione e la soluzione al problema rimarcato da Ruhlen è abbastanza ovvia, anche se i dettagli rimangono molto difficili da indagare. Evidentemente non c'è stata un'unica ondata migratoria dei primi Americani. Il cane domesticato è stato portato con sé da popolazioni che non furono le prime a mettere piede in tali masse continentali. Qualcosa di simile è accaduto in Australia, dove i primi abitanti dovettero affrontare una terribile megafauna di marsupiali (circa 65.000-50.000 anni fa), mentre i dingo furono importati molto tempo dopo come animali semidomestici, nel corso di un più recente movimento demico dall'India (circa 3.500 anni fa). 
 

Il cane nelle lingue del Nordamerica  
 
Greenberg e Ruhlen riconoscono tre diverse ondate di popolamento: una più antica, quella dei primi Americani, che avrebbero portato con sé l'antenato delle lingue amerindiane vere e proprie; una più recente, quella dei popoli Na-Dené, tra cui Navajo e Apache; una ancora più recente, quella connessa alla Cultura di Thule, che ha portato gli Inuit fino alla Groenlandia, restando limitata alle regioni artiche. Tutti i popoli della Mesoamerica e del Sudamerica sono discendenti della prima ondata. Tuttavia, se analizziamo le parole per indicare il cane in varie lingue nelle lingue risalenti all'ondata più antica, non emerge una protoforma comune. Molte protoforme di singole famiglie linguistiche potrebbero essere derivate da remote onomatopee. Altre denominazioni potrebbero provenire da linguaggi arbitrari creati dagli sciamani nel corso dei millenni, per la necessità di sostituire parole diventate tabù. Consapevole di non poter riportare in questa sede dati esaustivi, fornisco alcune informazioni significative sulle parole per indicare il cane in un certo numero di lingue del Nordamerica. 
 
1) I fase: si formano le lingue Amerindiane
 
Lingue Algonchine 
Proto-Algonchino: *aθemwa "cane" 
Abenaki: alemos "cane"
Arapaho: heʔ "cane"
Blackfoot: immitta, imitááwa "cane" 
Cheyenne: hotame, oeškeso "cane"
Cree: atim "cane" 
Fox: anemôha "cane"  
Gros Ventre: ot "cane" 
Massachusett: anùm "cane"
Miami: alemwa "cane" 
Micmac: lmu'j "cane"  
Ojibwe: animosh "cane" 
Ottawa: nim "cane" 
Potawatomi: numosh "cane"
Powhatan: atemos "cane"
Shawnee: wii'ši "cane"
 
Lingue Irochesi  
Proto-Irochese: *ki:ɹ "cane" 
Cayuga: so:wa:s "cane"
Cherokee: gitli "cane" 
Mohawk: é:rhar "cane"
Oneida: é:lhal "cane" 
Onondaga: ji:hah "cane"
Seneca: ji:yäh "cane" 
Tuscarora: chír, gís "cane" 
Wyandot: agnienon, yunyeno "cane" 
 
Lingue Muskogee   
Alabama: ifa "cane"
Chickasaw: ofi' "cane" 
Choctaw: ofi "cane" 
Creek: efv (pron. /'ɪfə/) "cane"
Koasati: ifa "cane" 

Lingue Caddo 
Arikara: xaátš "cane"
Caddo: dìitsi' "cane"
Pawnee: asakis "cane"
Wichita: kitsiya "cane"
 
Lingue Penuti (classificazione incerta)  
Chinook: kamuks "cane" 
Maidu: söm "cane" 
Miwok (Centrale): chuku "cane"
Miwok (Costa): hayuusa "cane"
Miwok (Sierra del Sud): haju "cane" 
Nez Percé: cíq'a·mqal "cane"
Wintu: suku "cane"
Yokuts (Choinimni): teejej "cane"
Yokuts (Chukchansi): teexa "cane" 
Yokuts (Yawelmani): huue "cane"     
 
Lingue Sioux
Proto-Sioux: *wašųke "cane" 
Crow: bishká "cane" 
Hidatsa: mashúga "cane" 
Assiniboine: šųga "cane" 
Dakota: šųka (shunka) "cane"
Lakota: šuŋka (shunka) "cane"; "cavallo"
Omaha: šąge "cane"
Osage: šǫke "cane" 
Chiwere (Iowa): šúnkeñi, shunkéñe "cane" 
Winnebago: šųųk "cane" 
Biloxi: acǫki, cǫki "cane" 
Ofo: atchûñki "cane"
Catawba: tansi "cane"
 
Lingue Hoka 
Achumawi: cahómaka "cane" 
Atsugewi: ho'ma "cane"
Chimariko: sitcela "cane" 
Chumash: huču "cane" 
Cochimi: ethat "cane" 
Esselen: canaco "cane" 
Karok: čišiih "cane" 
Kiliwa: that "cane"
Kumiai: hut "cane"
Maricopa: xatk "cane" 
Mohave: hatchoq "cane"  
Pomo: hayu "cane" 
Salinan: xutc "cane"
Seri: haxz "cane"
Shasta: 'á·psu "cane"
Yana: suusu "cane"  

Lingue Uto-Azteche del Nordamerica 
Comanche: sarii "cane"  
Soshone: sadee' "cane" 
Hopi: pòoko "cane" 
Paiute: toku "cane" (1) 
Cahuilla: 'áwal  "cane" 
Gabrielino: wushii' "cane"

(1) Sembra un prestito dall'inglese dog.
 
Lingue isolate del Nordamerica  
Beothuk: mammasamit "cane" 
Kutenai: halchin "cane"
Natchez: washkup "cane"
Timucua: efa "cane" (2)
Tonkawa: 'ekwan "cane"  
Tunica: sa "cane"
Zuni (Zuñi): watsida "cane" 
 
(2) Evidente prestito da una lingua Muskogee.

2) II fase: lingue Na-Dené 
Apache (Occidentale): góshé "cane"; łichánee "cane" 
Apache (Jicarilla): chííní "cane" 
Apache (Mescalero): chúúné "cane" 
Navajo: łééchąą'í (lha-cha-eh) "cane" 
Koyukon: łeek "cane" 
Tolowa: hlen "cane"
Tulutni: łi "cane" 
Wailaki: naat'i "cane"
Eyak: x̣ewa· "cane" 
Haida: xa "cane" (forma definita: xáay)
Tlingit: kyetl, keitl "cane" 
 
3) III fase: lingue Eschimo-Aleutine 
Proto-Eskimo: *qikmi- "cane"
Inuktituk: qimmiq "cane" 
Inupiaq: qipmiq "cane"; puŋŋūq "cane" (parola del
     linguaggio degli sciamani)
Yupik Siberiano: qikmik "cane"  
Yup'ik: qimugta "cane"
Sirenik: qepeneẋ "cane" 
Alutiiq: qiqmiq, piugta "cane" 
Inuinnaqtun: qinmiq "cane"  
Nunaviq: qimmiq "cane" 
Groenlandia Settentrionale: qimmiq "cane"
Groenlandia Occidentale: qimmeq "cane"
Groenlandia Orientale: qimmiq "cane"

La lingua aleuta ha sabaakaẋ "cane", un evidente prestito dal russo собака (sobaka) "cane". Non sono riuscito a reperire la parola nativa, che spero non sia andata perduta. 


 
La protolingua amerindiana ricostruita da Greenberg-Ruhlen è stata criticata in modo pesante, ma non è questa la sede per approfondire la questione. Il problema più grave e pressante è un altro. Lo sintetizzo in tre domande: 
1) Perché i cani americani precolombiani sarebbero scomparsi? 
2) Hanno lasciato qualche traccia genetica o sono stati completamente cancellati? 
3) Siamo poi così sicuri che tutti i loro lignaggi si siano estinti? 
 
Controversie sulla genetica
 
Un articolo molto interessante (Van Asch et al., 2013), presente nella National Library of Medicine, giunge a conclusioni in netto contrasto con l'idea della completa scomparsa degli antichi cani enunciata da Greenberg-Ruhlen. Si intitola Pre-Columbian origins of Native American dog breeds, with only limited replacement by European dogs, confirmed by mtDNA analysis, ossia "Le origini pre-colombiane delle razze canine dei Nativi americani, con solo una limitata sostituzioni da parte di cani europei, confermata dall'analisi del DNA mitocondriale". Questo  è il link:
 
 
Sono portato a dare grande credito al lavoro di Van Asch et alteri. Va detto che si ravvisano contraddizioni insanabili tra questo studio ed altri successivi. In particolare, l'articolo The evolutionary history of dogs in Americas, ossia "La storia evolutiva dei cani nelle Americhe" (Ní Leathlobhair et al., 2018), afferma che i cani precolombiani, con la sola eccezione di quelli della Cultura di Thule, sarebbero stati completamente sostituiti dai cani europei. Non solo: l'eredità principale lasciata dai cani scomparsi si ridurrebbe in buona sostanza a un tipo di tumore venereo trasmissibile. Gli autori giungono alla conclusione che i cani precolombiani avessero un marcatore genetico oggi completamente scomparso, il cui parente più prossimo si trova nelle razze di cani artici introdotti dagli Inuit - antenati dell'Alaskan Malamute, dell'Alaskan Husky e del Groenlandese. Questo è il link: 
 
 
Converrete che tutto questo alimenta una grande confusione. Va da sé che il lavoro di Van Asch e quello di Ní Leathlobhair appaiono incompatibili. Più si indaga, più cresce la nettissima impressione di non riuscire ad arrivare da nessuna parte. Tutti dicono di aver scansionato il genoma di cani attuali e di resti di cani antichi, confrontandone le sequenze cromosomiche. Tutti dicono di aver eseguito le analisi più approfondite e rigorose. Mi pare evidente che il problema non sia nei dati, che per loro natura sono quello che sono, bensì nella capacità di interpretarli. Non si è trovato finora un modello concettuale capace di rendere conto delle incongruenze emerse. Potrebbe anche esserci il sospetto che siano presenti dei bias cognitivi dovuti a contaminazioni ideologiche di qualche tipo. 
 
 
Lo strano caso del cane della Carolina
 
Particolarmente studiato è il caso del cane della Carolina (Carolina dog, detto anche yellow dog, yaller dog, American dingo, Dixie dingo). È un cane di media grandezza che somiglia molto a un dingo giallastro. Si trova talvolta allo stato selvatico nel Sud est degli Stati Uniti. Le prime documentazioni risalgono agli inizi del XX secolo: nel 1920 il naturalista americano Glover Morill Allen ha descritto l'animale, ipotizzandone l'origine antica dal cane asiatico primitivo. Un'origine almeno in parte precolombiana è stata ipotizzata anche in seguito (Brisbin, 1997). Sono state fatte analisi del DNA mitocondriale (Arora et al., 2013), i cui risultati sono i seguenti: 
 
1) 58% del mtDNA ha aplotipi in comune con tutti i cani (aplotipi universali);  
2) 5% del mtDNA ha aplotipi in comune con cani della Corea e del Giappone;
3) 37% del mtDNA ha un aplotipo unico, mai registrato prima.
 
Il cane della Carolina è stato analizzato anche nel già citato lavoro di Van Asch et alteri del 2013 e in un altro lavoro dello stesso anno: l'articolo di Jack Kitt, D.N.A. backs lore on pre-columbian dogs
Anche Ní Leothobhair et alteri hanno analizzato materiale genetico del cane della Carolina, trovando il 33% di lignaggio precolombiano. Avendo assunto come dogma l'estinzione completa dei cani precolombiani, questi autori sono giunti a un'incredibile conclusione: il cane della Carolina potrebbe derivare da incroci moderni con cani artici. A tanto può giungere la pervicacia estrema dell'ideologia, a negare l'evidenza stessa dei fatti, anche a rischio di contraddirsi! 
 
Il cruciale problema degli ibridi

Un'idea a mio avviso molto proficua riconduce la peculiarità del genoma dei cani precolombiani ad antichissime pratiche di ibridazioni del cane di origine asiatica con i lupi americani (diverse sottospecie) e con il coyote (Canis latrans). Nel sito di Arroyo Hondo Pueblo, in Nuovo Messico, sono stati trovati resti che provano l'uso di coyote addomesticati, risalenti al XIV secolo d.C. (Monagle et al., 2018). Presso gli Hare del Canada era allevato un cane peculiare, che era con ogni probabilità un ibrido col coyote o addirittura un coyote addomesticato. Il suo manto era bianco e bruno. Era utilizzato come cane da caccia. Incroci di questo genere non sono sconosciuti nemmeno nel mondo contemporaneo: nell'inglese d'America li si indica con la parola coydog (un portmanteau di coyote e dog). Gli ibridi così ottenuti, di entrambi i sessi, sono fertili e possono essere allevati con successo per quattro generazioni (Young, 1978). Nel Messico precolombiano si hanno prove archeologiche dell'allevamento di canidi ibridi col coyote e col lupo messicano, Canis lupus baileyi (Valadez et al., 2006). Per qualche motivo, nel mondo accademico esiste una grande riluttanza ad ammettere la possibilità stessa dell'esistenza di contributi al genoma canino non provenienti da Canis lupus lupus, come se fosse una specie di dogma scientista anziché il risultato di una ricerca scientifica intellettualmente onesta. Qualsiasi studio che tocca questo tema è de facto scoraggiato e boicottato.
 
I cani in Mesoamerica e in Sudamerica 
 
Rispetto al Nordamerica, le cose si fanno ancora più complicate nella Mesoamerica e in Sudamerica. Il cane ha avuto un ruolo importante in tutte le grandi civiltà precolombiane sorte in quella che oggi è conosciuta come America latina. L'introduzione dei cani in Sudamerica dovette avvenire tra 7.500 e 4.500 anni fa (5.500 - 3.500 a.C.) nelle aree agricole delle Ande, irradiandosi in seguito anche in Amazzonia e nelle Pampas dell'Argentina. Il più antico reperto trovato finora in Brasile è stato datato al radiocarbonio e dovrebbe risalire a 1.700 - 1.500 anni fa. Non conosco nemmeno un caso di un popolo amerindiano delle più impervie regioni, che fosse talmente isolato da ignorare l'esistenza e l'uso dei cani. Passiamo in rassegna alcuni casi a mio avviso molto interessanti.  
 

I cani glabri degli Aztechi 

In Nāhuatl esistono due parole per indicare il cane. La prima è chichi (plurale chichimeh). La seconda è itzcuintli (plurale itzcuintin) Non sono differenziate per genere: il cane non è distinto dalla cagna. La glossa spagnola per queste parole è "perro o perra" (Alonso de Molina, 1555, 1571). Forse sarebbe meglio tradurre itzcuintli con "segugio", perché indicava soprattutto un cane da caccia e da guardia, mentre il cane chiamato chichi era ingrassato e usato unicamente come cibo. Il tipo più comune di cane glabro da carne era il tlālchichi, il cui nome è derivato da tlālli "terra", chichi "cane", perché aveva le zampe molto corte. La carne più consumata dagli Aztechi era proprio quella di cane, considerata meno pregiata di quella di tacchino. Il segugio per eccellenza era chiamato xōloitzcuintli (xōlōitzcuintli). Il composto deriva dal teonimo Xōlotl, alla lettera "Servo", che indicava un dio creatore gemello di Quetzalcōātl. Connesso con la Stella del Mattino, Xōlotl era una sorta di psicopompo che aiutava le anime dei morti a discendere verso Mictlān, ossia l'Ade. 
Ancora oggi esiste in Messico una razza di cani glabri o a pelo corto chiamati in questo modo: la forma parzialmente ispanizzata del nome è xoloitzcuintle; una comune abbreviazione è xolo. In spagnolo si chiama anche perro pelón mexicano.
Il primo europeo a essere colpito dai cani messicani pingui e senza pelo fu proprio Hernán Cortés (1485 - 1547). Alcuni archeologi rimbecilliti mettono in dubbio le parole dell'avventuriero, senza tener conto che sono confermate da molti documenti in lingua Nāhuatl composti in epoca coloniale. Gli stessi Conquistadores furono grandissimi divoratori di cani glabri, tanto che li avviarono verso l'estinzione. Sempre sobrio nei suoi giudizi, Jacques Soustelle ci dice che a causa dell'introduzione del Cristianesimo, a un certo punto in Messico si perse l'abitudine di mangiare i cani. Sono più propenso a credere che il motivo sia stato la carenza di materia prima, dato che gli stessi Spagnoli non erano particolarmente schifiltosi a questo proposito.  

Lingue Uto-Azteche del Messico 
Cora: tzeuk "cane" 
Huichol: chɨ "cane" 
Opata: chúchi "cane" 
Papago (O'odham): gogs "cane" (pl. gogogs)
Pima: gogs "cane" (pl. gogogs)
Tarahumara: kochí "cane" 
Yaqui (Cáhita): chuu'u "cane" 
Nāhuatl classico: chichi, itzcuintli "cane" 
Pipil: pelu "cane" (3) 

(3) Evidente prestito dallo spagnolo perro
 
Non è facile ricostruire una protoforma plausibile. Potremmo ipotizzare qualcosa come *kjɨkji "cane", in ultima istanza di origine onomatopeica, sulla base del Nāhuatl, dell'Opata, dello Huichol e del Tarahumara, forse anche del Cora e dello Yaqui. A dir poco enigmatica è l'origine ultima di itzcuintli, che non sembra avere paralleli esterni. Una cosa davvero curiosa è il passaggio di questa parola allo spagnolo del Messico, dove escuincle è giunto a significare "bambino" e soprattutto "bambino di strada".   
 
I cani dei Maya 
 
Nelle lingue della famiglia Maya, che nulla hanno a che fare con quelle Uto-Azteche, la situazione è ancora più intricata: sembrano esserci radici diverse per sottogruppo. Sembra quasi che i cani domestici siano stati acquisiti dopo la divisione del proto-Maya in diversi rami. Come spesso accade, i dati archeologici non collimano con quelli linguistici. 
 
Lingue Maya 
Proto-Maya (Yucateco): *peek' "cane"
Proto-Maya (Centrale): *tz’iʔ "cane" 
Yucateco: peek' "cane" 
Maya Itza': pek' "cane"  
Lacandon: pek' "cane"  
Maya di Mopan: pek' "cane"
Tzeltal: tsit "cane"  
Tzotzil: tz'i' "cane" 
Achi: 'ij "cane"
Cakchiquel: tz'i' "cane" 
Quiché: tz'i' "cane" 
Chuj: tz'i' "cane"
Tojolabal: ts'i' "cane"  
Acateco: tx'i' "cane"
Mocho: ch'i' "cane" 
Aguacateco: tx'i' "cane"
Mam: tx'ya'n "cane" 
Ixil: tx'i' "cane"
Kekchí: tz'i' "cane"  
Pokomam: tz'i' "cane" 
Pocomchi: tz'i' "cane" 
Sacapulteco: tz'e' "cane"
Ch'ol: ts'i' "cane"
Ch'orti: tz'i' "cane"
Chontal di Tabasco: wichu' "cane"
Huasteco: pic'o' "cane"
Chicomucelteco: sul "cane"

Il nome del cane in Chicomucelteco è un prestito da una lingua Misumalpa: Sumu sulu "cane", Ulua solo "cane", Matagalpa sulo "cane", Rama sula, suli "animale".

 
Analisi genetica del chihuahua
e dello xoloitzcuintli: 
siamo a un punto morto? 

Ricordo che un navigatore su Quora aveva posto una domanda interessante sulle origini genetiche del chihuahua. Subito l'Idiozia Artificiale di quell'orrido social network ha assemblato una risposta dogmatica che non ammetteva repliche. Mostrava addirittura un grafico a torta con le componenti genetiche dell'infernale cagnolino grottesco, da cui emergeva la totale assenza di materiale precolombiano. L'autore arrivava addirittura a ipotizzare un'origine cinese del simpatico animaletto. Chiunque abbia un minimo di buonsenso noterà che il chihuahua somiglia molto al cane senza pelo che i gloriosi Aztechi chiamavano techichi. Il nome, alla lettera "cane di pietra", sembra un composto di tetl "pietra" e chichi "cane" - ma potrebbe anche trattarsi di un'etimologia popolare, visto che la semantica è tutt'altro che soddisfacente. Si potrebbe interpretare così: il techichi aveva una pelle tanto lucida e tesa da sembrare fatto di pietra liscia. Ci sono poi alcuni dettagli che non quadrano alla perfezione. Il techichi non aveva pelo, mentre il chihuahua, per quanto sia in genere a pelo corto, non può essere definito glabro. Inoltre il techichi era un cagnolino muto, mentre il chihuahua non lo è. I cihuahua fanno un baccano incredibile e sono molto aggressivi, tanto che affrontano con estremo coraggio cani di dimensioni molto maggiori alle loro. Ho visto chihuahua scagliarsi contro pastori tedeschi, senza provare il benché minimo cedimento. "Anche il più piccolo chihuahua ha il cuore di un lupo" (cit.).
Lo studio genetico di Von Asch ha invece confermato la presenza di una percentuale non trascurabile (circa il 3%) di materiale genetico precolombiano nel chihuahua. Le analisi fatte sullo xoloitzcuintli hanno confermato una percentuale simile (circa il 4%) di materiale genetico precolombiano. Si tratta di geni esclusivi dei cani anteriori all'arrivo di genti dall'Europa. In realtà la percentuale di materiale precolombiano sarà molto maggiore, visto che molte sequenze sono comuni a tutti i discendenti del lupo grigio europeo. Perché queste ovvietà quasi lapalissiane non vengono proclamate pubblicamente dal mondo accademico? 
 

Il cane e il giaguaro 
 
A quanto ne sappiamo, le genti Caribe non avevano un vocabolo specifico per indicare il cane: davano all'animale il nome del giaguaro. L'opinione di molti accademici è che il cane in origine fosse sconosciuto e che, essendoci bisogno di una parola per indicarlo, sia stata usata quella che designava un predatore ben più temibile. A mio avviso è più probabile che si trattasse di un tabù linguistico. Per qualche ragione superstiziosa, il cane non poteva essere nominato, quindi fu persa la memoria del suo nome originale. Questi sono i nomi del cane/giaguaro nei principali gruppi di lingue Caribe:   
 
Lingue Caribe 
Protoforme ricostruibili: 
   Proto-Caribe: *akôro "cane; giaguaro"
   Proto-Caribe: *kaikuti "cane; giaguaro" 
Gruppo Xingú: 
   Bakairí: aká "giaguaro" 
   Nahukwá: ikere "giaguaro" 
   Kuikutl: tonuriñe "giaguaro" 
   Kalapalo: turúgitiñe "giaguaro"
Gruppo Arára: 
  Arára: okoró "giaguaro" 
  Pariri: hogró "giaguaro" 
  Apingi: okori "giaguaro"  
Gruppo Carijona:  
  Guaque: kaikuchi "giaguaro"
  Carijona: kaikusi "giaguaro"
  Umáua: kaikudzyi "giaguaro" 
Gruppo Motilon: 
  Yupe: isóʔo "giaguaro"  
  Chaque: isó "giaguaro" 
  Macoa: ísho "giaguaro" 
  Maraca: e:sho "giaguaro"
  Iroca: esho "giaguaro"
Gruppo Tamanaco: 
  Tamanaco: akére "giaguaro"  
  Chayma: kocheiku "giaguaro" 
  Cumanagota: kozeiko "giaguaro" 
  Palenque: ekere "giaguaro"  
Gruppo Maquiritaré: 
  Decuána: máedo "giaguaro" 
  Yecuaná: maro "giaguaro" 
Gruppo Mapoyo: 
  Mapoyo: ékire "giaguaro" 
  Yauarána: hékele "giaguaro"
Gruppo Taurepán:
  Taurepán: kaikusé "giaguaro" 
  Arecuna: kaikusi "giaguaro" 
  Camaracoto: kakutse "giaguaro"
  Ingarico: kaikushi "giaguaro" 
  Acawai: kaikushi "giaguaro"  
Gruppo Macusi: 
  Purucoto: kaikudzé "giaguaro" 
  Wayumara: kaikushi "giaguaro" 
  Paraviyana: ekölé "giaguaro" 
  Zapará: ekelé "giaguaro" 
Gruppo Yauapery:  
  Yauapery: kokoshí "giaguaro" 
  Uaimiri: kúkúboi "giaguaro"
  Orixaná: ekeré "giaguaro"
Gruppo Waiwai: 
  Waiwai: yaypí "giaguaro"
  Parucoto: akeré "giaguaro"
Gruppo Chiquena: 
  Pauxi: uau "giaguaro" 
  Uayeué: maipuri "giaguaro" 
  Cachuena: kaikesú "giaguaro" 
  Mutuan: zyairú "giaguaro"
Gruppo Trio: 
   Trio: maipuri "giaguaro"
   Urucuyena: maipurí "giaguaro"
   Tliometesen: mashibuli "giaguaro"  
   Pianocoto: maipuri "giaguaro"
Gruppo Orientale: 
  Waiana: yauéri "giaguaro" (4)
  Urupui: yaueri "giaguaro" (4)
  Rucuyene: maipuri "giaguaro"
  Apalai: machipuri "giaguaro" 
Gruppo Occidentale: 
  Caraib: kahikushi "giaguaro" 
  Galibi: kaikusi "giaguaro" 
  Carif: gáigusi "giaguaro"  

(4) Prestito da una lingua Tupí.

Col passare del tempo, alcuni popoli di stirpe Caribe hanno cominciato a sentire l'esigenza di distinguere in modo chiaro il cane dal giaguaro, giungendo così a utilizzare nuovi vocaboli o locuzioni. Questi sono pochi esempi significativi: 
 
Carijona (Guaque): kaikuchi ekunu "cane"; kaikuchi
    anotona "giaguaro" 
Bakairí: ukodo "cane"; aká "giaguaro" 
Carib: pero "cane" (3); kaikusi "giaguaro"  

(3) Evidente prestito dallo spagnolo perro

 
I cani degli Incas

Il cane era ben noto agli Incas, che ne allevavano diverse razze, tra le quali una varietà senza pelo e un cane da pastore usato nell'allevamento dei due camelidi andini domestici, il lama e l'alpaca. Esistevano cani a muso lungo e a muso corto. Esisteva persino una razza simile al bassotto tedesco (Dachshund), oltre a una che ricordava il bulldog. Ovviamente si tratta di "convergenze evolutive". Ad occuparsi di questi antichi cani peruviani sono stati i seguenti studiosi: Tschudi (1844-1846), Nehring (1884), Reiss e Stubel (1880-1887), Gilmore (1950), Gallardo (1965). In epoca coloniale, il cronista di stirpe incaica Guamán Poma de Ayala (1534 - 1615) descrisse queste razze nelle sue opere.     

Varietà della lingua Quechua 
Proto-Quechua: *aʎqu "cane" 
Quechua classico: allqu "cane" 
  Cuzco: alqo, allqo "cane" 
  Ancash: allqo "cane" 
  Ayacucho: allqo "cane"  
  Cajamarca: allqo "cane"  
  Huanca:
  Huánuco: allqu "cane" 
  Imbabura: allku "cane"
  Incahuasi: allqu "cane" 
  Lamista: allku "cane" 
  Laraos: alqu "cane" 
  Quillcay: achcu, ashcu "cane"
  Santiago del Estero: allqo, ashqo "cane" 
 
Derivati 
  allqucha "cagnolino" 
  allquchay "burlarsi di qualcuno" 
  allqu china "cagna" (lett. "cane femmina")
  allqu isma "merda di cane" 
  allqu ispa "piscia di cane" 
  allqu kuru "verme di cane" 
  allquqa aychata achun "il cane porta via la carne" 
  hatun sach'a allqu "cane selvatico" 
 
Altre parole Quechua per indicare cani
Proto-Quechua: *ch'uli "cane da pastore"  
  Cuzco: ch'uli "cane da pastore"
  Ayacucho: chuli "cane da pastore"  
  Cochabamba: ch'uli "cane da pastore" 
Proto-Quechua: *phichu "cane" 
  Cuzco: phichu "cane" 
  Cochabamba: phichu "cane" 
  Santiago del Estero: pichu "cane"

Parole di sostrato 
  Ancash: chuschu "cagnolino" 
  Huanca: ashuti "cane"; pichi "cagnolino" 
  Lamista: kishki "cane"; kishichu "cagnolino"
      (parole amazzoniche)
  Santiago del Estero: kakchi, kaschi, kusku "cagnolino"
       (parole Kakán) 

Altre lingue parlate nell'Impero Inca 
Aymara: anu, anuqara "cane" 
Puquina: qomse "cane" 
Mochica: fanu "cane", biringo "cane senza pelo" 
Sechura: tono "cane"

Il cane pervuviano senza pelo è allevato ancora ai nostri giorni e si trova raffigurato su ceramiche di diverse culture preincaiche come Vicús, Mochica, Chancay, Chimú e Sicán. I nomi di questa razza in spagnolo sono i seguenti: perro calato, perro chimo, perro chimoc, perro chimú, perro de orquídea peruano, perro inca, perro peruano, perro peruano sin pelo, perro pila, perro sin pelo del Perú, perro sin pelo peruano, viringo. Il nome viringo, usato anche col senso di "nudo", è di origine Mochica. 
Il cane peruviano da pastore, denominato Chiribaya o perro pastor peruano (si ignora il suo vero nome), è attualmente estinto. A quanto pare aveva il pelo corto e giallastro. Sono stati trovati resti mummificati risalenti a circa 1.000 anni fa, che dimostrano l'esistenza di un suo culto.
Il cholo (Quechua: chulu) è descritto dal cronista Garcilaso de la Vega (1539 - 1616) come un cane non di razza, bensì bastardo e mordace. La parola è stata applicata anche ad esseri umani, per indicare i meticci nati da genitori europei e indigeni. Per ironia della sorte, proprio Garcilaso del la Vega fu uno dei primi meticci del Sudamerica. 
Attualmente la parola cholo (femminile chola) è usata nello spagnolo di diversi paesi dell'America latina, col significato di "meticcio", ma anche di "persona con tratti somatici degli indigeni". Infine esiste anche il senso di "gangster", particolarmente diffuso in Messico. Questo vocabolo si è diffuso dal Messico anche nell'inglese gergale degli Stati Uniti. La parola Quechua chulu "ibrido, bastardo", che prima della Conquista era applicata ad animali, non aveva distinzione di genere. Nella lingua dell'Inca non esisteva il concetto di genere grammaticale espresso tramite particolari desinenze: se proprio si vuone specificare che si tratta di una cagna, è necessario dire allqu china, alla lettera "cane femmina". Nelle attuali varità di Quechua si trovano forme femminili come chula, chola "meticcia", prese dallo spagnolo. 

 
Il caso dei cani della Terra del Fuoco
 
Nella Terra del Fuoco abitavano quattro notevolissime etnie: 
1) gli Shelk'nam, più noti come Ona; 
2) gli Haush, che chiamavano se stessi Manekenkn; 
2) gli Yámana, impropriamente chiamati anche Yahgan; 
3) gli Alakaluf, che chiamavano se stessi Kawesqar. 
Questi erano a quanto pare gli unici popoli della Terra i cui cani derivavano dal culpeo (Lycalopex culpaeus) e non dal lupo grigio euroasiatico (Canis lupus lupus).  
Questo tipo di cane, noto come cane fuegino (spagnolo perro fueguino o perro yagán), era chiamato wuisn (visne) /wisnʔ/ o šàhlki nella lingua degli Shelk'nam e yachala nella lingua degli Yamana. I Kawesqar settentrionali lo chiamavano kiurro (qyoro), mentre i Kawesqar centrali lo chiamavano chalki (salqhe). Per i Kawesqar meridionali è attestata la forma seloqhe. Ci è nota un'altra denominazione Kawesqar del cane, tshikouelé, la cui esatta attribuzione non è certa. 
Purtroppo non possiamo più accertare la verità. Gli Shelk'nam, trattati come immondizia dai coloni, soprattutto da quelli di origine scozzese, furono sterminati nel modo più aberrante e brutale. Cacciati come animali, avvelenati, distrutti dalle malattie importate, come il morbillo, finirono con l'estinguersi. Si nota che l'ostilità feroce nei confronti di questo popolo non risparmiava neppure i cani. Quando la popolazione di un villaggio veniva distrutta, anche i suoi cani venivano abbattuti senza pietà, in quanto considerati "brutti", "deformi", "innaturali". Erano tutti indegni pregiudizi: l'animale era di bell'aspetto, col manto bianco chiazzato di bruno. Sappiamo tuttavia per certo che esistono esemplari impagliati di cani fuegini; non è escluso che in futuro il loro materiale genetico possa essere estratto e studiato a fondo. 
La lingua degli Shelk'nam e quella degli Haush appartenevano alla famiglia Chon, tipica della Patagonia.   
 
Lingue Chon
Proto-Chon: *weʔačena "cane"
Tehuelche: wa(ʔ)čen "cane" 
   varianti attestate: uachen, vuachn, waachn, vuins 
   altre radici: kamhl "cane", shamehuen "cane" 
Teushen: wašna "cane" 
   varianti ortografiche: washna "cane"
   altre radici: jéljenoe "cane"
Shelk'nam: wisnʔ "cane" 
   varianti ortografiche: wuisn, visne, whiist, uéshn, etc.
   altre radici: hokrnó "segugio, cane corridore" 
   diminutivo: ská "cagnolino"  
Haush: wisna "cane" 
   varianti attestate: ishna "cane" 

Per approfondimenti, vedi Viegas-Barros (2006, 2015). In tutte le lingue della Terra del Fuoco, il nome del cane era ben distinto da quello del culpeo:  
 
Shelk'nam: wàhṣ "culpeo"
Kawesqar: kyúnčar "culpeo" 
Yamana: chiloe "culpeo"
 
 
Etimologia di culpeo  

Il nome culpeo ha la sua origine nella lingua Mapudungun, parlata dal fierissimo popolo cileno dei Mapuche, che un tempo erano conosciuti come Araucani. Questa è la forma originale della parola, trascritta nell'ortografia standard: 

külpew "culpeo" 
 
Probabilmente l'origine di questo zoonimo è da ricondursi a un vocabolo foneticamente simile: 
 
külpem "pazzo" 

Tradizionalmente i Mapuche considerano che il culpeo debba il suo nome alla parola che significa "pazzo", perché è un animale privo di paura, che non fugge dai cacciatori. Allo stato attuale delle mie conoscenze prendo per buona questa spiegazione, anche se potrebbe essere una semplice etimologia popolare. Moltissime parole Mapudungun sembrano derivate, tuttavia non si hanno elementi per ulteriori analisi. Un'altra possibilità è che sia piuttosto la parola che significa "pazzo" a derivare da quella che indica il culpeo. 
I Mapuche hanno sempre distinto in modo chiaro il culpeo dai loro cani, che erano tipicamente a pelo lungo. La parola Mapudungun per indicare il cane è trewa (thewa). Il cagnolino è invece chiamato kiltro.
Il culpeo è diffuso lungo tutta la cordigliera andina, arrivando fino in Colombia. In Quechua è chiamato atuq (atoq), parola tradotta comunemente con "volpe" (spagnolo zorro). In Aymara è chiamato qamaqi, atuqa o tiwula.

Una domanda angosciante:
il culpeo è coprofago? 

Si presenta un problema di non poco conto. Gli Shelk'nam avevano in sommo orrore la coprofagia, al punto che evitavano di mangiare la carne di animali mangiatori di escrementi umani. Quando i missionari cattolici portarono polli e maiali, dapprima gli Shelk'nam si rifiutavano di consumarne le carni, perché avevano visto tali bestie nell'atto di ingurgitare le feci delle persone. Quindi i casi sono due: 
1) Gli Shelk'nam non mangiavano la carne dei loro cani; 
2) I cani degli Shelk'nam, derivati dal culpeo, non erano coprofagi. 
Sappiamo che il culpeo è un carognaro, proprio come la volpe comune (Vulpes vulpes), con cui condivide numerose abitudini. Nel corso di una campagna di campionamenti sul campo, è stato scoperto che le volpi delle Highlands si cibano regolarmente delle feci dei cani (Lambin et al., 2018, 2019). Questo mi porta ad ipotizzare che anche il culpeo possa ingerire materia fecale. Sarebbe interessante poter disporre di maggiori informazioni.

Altri cani arcaici 

Esiste la concreta possibilità che prima dell'introduzione del cane derivato dal lupo grigio asiatico, esistessero nel meridione del Sudamerica cani di diversa origine, ottenuti dalla domesticazione di Dusicyon avus, un canide cerdocionino estinto in epoca abbastanza recente, circa 500 o 400 anni fa, secondo le stime più recenti (Prevosti et al., 2015). Quando furono esplorate le isole Falkland, vi fu trovata una specie endemica di canide che nell'aspetto ricordava un lupo. Questo animale, conosciuto come lupo delle Falkland, lupo antartico, lupo-volpe, volpe delle Falkland o volpe warrah, è stato studiato da Charles Darwin nel 1833, quando visitò le isole. Si è estinto qualche decennio dopo per via di una spietata persecuzione da parte dei Gauchos e dei pastori. È stato appurato che era proprio una sottospecie di Dusicyon avus. Gli è stato dato il nome scientifico di Dusicyon australis (Kerr 1792). Subito è sorto un problema: tale animale non sarebbe mai stato in grado di raggiungere e colonizzare le Falkland nuotando o giungendovi tramite tronchi flottanti. È stato ipotizzato che abbia utilizzato dei ponti di ghiaccio tra le Falkland e la terraferma, formatisi durante l'ultimo massimo glaciale (Austin et al. 2013). Questa è un'assurdità: l'animale non sarebbe riuscito a sopravvivere sull'arcipelago in condizioni tanto rigide. Doveva esservi stato portato più recentemente dagli esseri umani. Sono state poi trovate evidenze archeologiche dell'esistenza di una passata popolazione umana, estinta prima dell'arrivo degli europei; queste tracce sarebbero compatibili con la cultura degli Yámana (Hamley et al., 2021). Esiste quindi la probabilità che i lupi delle Falkland fossero semplicemente i discendenti dei cani di queste genti. Questo è il link all'interessantissimo articolo: 
 
 
 
I cani lanosi dei Chono  

I Chono, stanziati a nord delle isole dei Kawesqar fino all'isola di Chiloé, vivevano in condizioni di miseria estrema. Si cibavano di pesce, crostacei, molluschi e carne di mammiferi marini. Nonostante le temperature molto rigide, giravano quasi nudi. Le donne dovevano tuffarsi nelle acque per raccogliere il cibo. L'aspetto dei Chono era abbastanza inconsueto: avevano la pelle chiara ed erano comuni i capelli biondicci. Agli inizi del XVII secolo, nel corso di un loro viaggio, i due missionari gesuiti Melchor Venegas e Juan Bautista Ferrofino furono accolti dal cacique Talcapillán, che era un vero e proprio progressista. Aveva portato al suo popolo numerose innovazioni neolitiche. Praticava l'agricoltura: faceva crescere poche patate in un piccolo appezzamento. Queste patate venivano cucinate alla brace. Era riuscito a seminare anche del mais, che faceva molta fatica a crescere. Aveva poche pecora e alcuni grossi cani, che si distinguevano per una caratteristica: erano dotati di un pelo molto lungo, che serviva da lana per fare vestiti. Il cacique Talcapillán era un fautore della lingua dei Mapuche, che voleva far adottare alla sua gente: il suo stesso nome era Mapudungun e significava "Spirito del Tuono". Era anche un acceso sostenitore del Cristianesimo e non vedeva di buon occhio l'uso della droga: credeva che il Demonio operasse nelle cerimonie tradizionali e nella masticazione di foglie di coca importate. Patate, cereali, cani lanosi, una nuova lingua, una religione straniera, erano invece cose che lo entusiasmavano, proprio perché le percepiva come utili e moderne. Il problema è che la modernità porta con sé l'Oblio. Purtroppo non conosciamo il nome che i Chono davano al cane. Per approfondimenti si rimanda a Cárdenas (1991), Trivero Rivera (2005), Urbina Burgos (2007).   

Altre letture utili: 

 

mercoledì 1 settembre 2021

IL VINO AMARO DI SODOMA E GOMORRA

Deuteronomio 32, noto come Cantico di Mosè o Canto di Mosè, consiste in una serie di maledizioni, non sempre coerenti e comprensibili alle menti moderne. Non va confuso con Esodo 15, che pure è chiamato allo stesso modo ed esprime la gioia per la liberazione del popolo di Israele dal giogo del Faraone Ramesse, le cui armate pronte a macellare furono sommerse dalle acque del Mar Rosso. Qui invece Mosè giudica la propria gente, colpevole di aver deviato dalla Legge di Dio, così tuona e minaccia le più terribili punizioni. A causa del rilassamento dei costumi e dei sacrifici rivolti a divinità straniere, ossia a demoni, gli Israeliti sono diventati come le genti di Sodoma e Gomorra, si sono degradati. Eppure, essendo pur sempre gli Eletti, a differenza degli altri popoli, avranno comunque la possibilità di scamparla e di non incorrere nell'annientamento. Ecco la sostanza del testo in questione.
 
Tra le invettive contenute in Deuteronomio 32 ve ne è una di particolare interesse filologico, perché potrebbe alludere a un vino molto peculiare che oggi è andato perduto. Ecco il testo che ha catturato la mia attenzione: 
 
30 Come può un uomo solo inseguirne mille
o due soli metterne in fuga diecimila?
Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti,
il Signore li ha consegnati?
31 Perché la loro roccia non è come la nostra
e i nostri nemici ne sono giudici.
32 La loro vite è dal ceppo di Sòdoma,
dalle piantagioni di Gomorra.
La loro uva è velenosa,
ha grappoli amari.
33 Tossico di serpenti è il loro vino,
micidiale veleno di vipere. 
 
Questo è il testo biblico originale in lingua ebraica: 
 
ל  אֵיכָה יִרְדֹּף אֶחָד, אֶלֶף,  {ר}  וּשְׁנַיִם, יָנִיסוּ רְבָבָה:  {ס}  אִם-לֹא כִּי-צוּרָם מְכָרָם, {ר}  וַיהוָה הִסְגִּירָם.  {ס} 
 
לא  כִּי לֹא כְצוּרֵנוּ, צוּרָם;  {ר}  וְאֹיְבֵינוּ, פְּלִילִים.  {ס}
 
לב  כִּי-מִגֶּפֶן סְדֹם גַּפְנָם,  {ר}  וּמִשַּׁדְמֹת עֲמֹרָה:  {ס}  עֲנָבֵמוֹ, עִנְּבֵי-רוֹשׁ--  {ר} אַשְׁכְּלֹת מְרֹרֹת, לָמוֹ.  {ס} 

לג  חֲמַת תַּנִּינִם, יֵינָם;  {ר}  וְרֹאשׁ פְּתָנִים, אַכְזָר.  {ס}
 
Questa è una rudimentale traslitterazione:  
 
eichah yirdof echad, elef, ushenayim, yanisu revavah: im-lo ki-tzuram mecharam, va-Yehovah hisgiram 
ki-lo ketzurenu, tzuram; ve'oyeveinu, pelilim 
ki-miggefen Sedom gafnam, umishadmot Amorah 
anavemo, inne-vei-rosh - ashkelot merorot, lamo 
chamat tanninim, yeinam; verosh petanim, achzar. 
 
Glossario ebraico-italiano  
 
eichah "o come (può)", "ahimè" (interiezione)
yirdof "egli inseguirà" (dalla radice r-d-f "inseguire")
echad "uno"
elef "mille" 
ushenayim "e due (soli)" (u- "e"; shenayim "due") 
yanisu "essi espelleranno" (dalla radice y-n-s "scacciare, 
     espellere")
revevah "diecimila"
im-lo "altrimenti" 
ki- "perché"
tzuram "la loro roccia" (da tzur "roccia")
mecharam "li ha venduti" (dalla radice m-k-r "vendere";
      -am "loro")
va-Yehovah "e il Signore" (sostituito da vahashem, lett.
     "e il Nome")
hisgiram "li ha consegnati" (dalla radice s-g-r "chiudere;
      arrendersi; consegnare"; -am "loro")
ketzurenu "perché la nostra roccia" (ke- "perché", tzurenu
     "la nostra roccia")
ve'oyeveinu "e i nostri nemici" (da oyev "nemico")
pelilim "giudici" (da palil "giudice")
miggefen "dalla vite" (da gefen "vite")
Sedom "Sodoma"
gafnam "la loro vite" (da gefen "vite"; -am "loro")
umishadmot "e dai campi (coltivati)"
Amorah "Gomorra"
anavemo "le loro uve" (da enav "uva")
innevei-rosh "piene di veleno" (innevei- "con, insieme a";
     rosh "veleno")
yeinam "il loro vino" (da yayin "vino")
ashkelot "grappoli" (da eshkol "grappolo)
merorot "amarezza" (da maror "amaro")
lamo "a loro" 
chamat "calore" (ossia "cosa caustica, veleno")
tanninim "serpenti" (da tannin "serpente") 
verosh "e veleno" (da ve- "e", rosh "veleno")
petanim "vipere" (da peten "vipera")  
achzar "crudele, spietato, terribile" 
 
Alla luce di queste evidenze, dobbiamo porci una domanda. Queste velenose similitudini tra il vino del Paese di Sodoma e Gomorra erano soltanto frutto dell'arte poetica e di un lamento morale, oppure esprimevano qualcosa di più concreto e portavano in sé una memoria ancestrale? Propendo in modo nettissimo per la seconda ipotesi: non credo che queste fossero pure e semplici metafore. 
 
Il vino coltivato e bevuto nella Pentapoli doveva essere amaro come il veleno e scuro, per via di qualche particolarità materiale dei suoi ingredienti e della sua lavorazione. Date le proprietà dell'area in cui era situato il Paese di Sodoma e Gomorra, sulle rive del Mar Morto, queste caratteristiche della bevanda inebriante dovevano derivare dalle uve da cui era prodotta, perché crescevano su un terreno ricchissimo di bitume naturale. Proprio il Mar Morto (in ebraico יַם הַמֶּלַח Yam hamMelach, ossia "Mare del Sale") è noto per la sua grande abbondanza di asfalto, che talvolta affiora a grandi blocchi dopo essersi staccato dai fondali. Dagli Autori greci era chiamato Ἀσφαλτίτης Λίμνη (Asphaltites Limne) "Lago di Asfalto", denominazione ripresa dai Romani (Lacus Asphaltites). La Valle di Siddim era piena di pozzi di bitume, denominati nel testo biblico בֶּֽאֱרֹת֙ חֵמָ֔ר  be'erot chemar (Genesi 14, 10). La regione, oggi infeconda come un deserto lunare, era assai fertile nei tempi antichi, prima che un'immane catastrofe cancellasse le città e persino le loro vestigia. Possiamo quindi dire che la mia ipotesi non sia poi così peregrina.
 
Possono le vigne crescere sul bitume di Sodoma e Gomorra? Senza dubbio sì. I suoli più idonei alla coltivazione della vite sono quelli contenenti calcare, marne, scisti e argille. Orbene, esistono gli scisti bituminosi. Sono rocce sedimentarie, in genere di granulometria fine. Il loro colore tipico è nerastro o marrone scuro. La loro particolare ricchezza di materia organica, il cherogene, deriva dalla diagenesi dei resti di antichi organismi sepolti nel sedimento all'epoca della sua formazione. Gli idrocarburi sono un comune esito della materia organica: tra questi si annovera l'olio di scisto, che può essere usato come sostituto del petrolio. Un sostrato ideale!   
 
Nell'antichità il vino conteneva composti organici volatili rilasciati dalla pece e dalla resina, sostanze che venivano usate ovunque per rendere stagni i recipienti. Aveva certamente un sapore che risulterebbe molto strano per i nostri palati, diverso da qualsiasi cosa a cui abbiamo potuto fare l'abitudine. Il vino della Pentapoli doveva essere ancora più particolare di quello prodotto in altri luoghi e in altre epoche, ad esempio nella Roma dell'Impero. È possibile che avesse proprietà psicoattive marcate e che fosse nocivo alla salute, sia fisica che mentale. Cercare di coltivare uve come quelle di Sodoma e Gomorra, in modo tale da ricostruire un prodotto simile, richiederebbe studi approfonditi, lunghe sperimentazioni e soprattutto molte risorse. Sarebbe in ogni caso una sfida molto interessante. Anche se si riuscisse nel nobile intento, si otterrebbe qualcosa che forse sarebbe considerato imbevibile e che potrebbe fruttare accuse di avvelenamento. Al massimo potrebbe diventare una bevanda di nicchia. 
 
Generazioni di botanici con poco senno hanno identificato la vite di cui si parla in Deuteronomio 32 con una pianta la cui denominazione scientifica è Calotropis procera. Popolarmente è chiamato melo di Sodoma e appartiene alla famiglia delle Asclepiadacee. Si tratta di un piccolo albero sempreverde ed ermafrodita, alto da 4 a 6 metri. Esiste poi anche il Pomo di Sodoma (Solanum linnaeanum), una pianta appartenente alla famiglia delle Solanacee. Le sue bacche dopo la maturazione si riducono in una polvere nerastra e non se ne può trarre alcunché di utile. Secondo una leggenda, questo vegetale orrendo sarebbe stato l'unico a crescere dopo il disastro che annichilì le città del Mar Morto. Evidentemente non sono queste le fonti da cui si abbeveravano le genti della Pentapoli per narcotizzarsi quotidianamente! Nemmeno il Diavolo saprebbe spiegare come si possa ottenere del vino da questi sgradevole vegetali, che definire aberranti è ancora poco!