venerdì 5 novembre 2021

 
ZOMBI 2
 
Titolo originale: Zombi 2
Lingua originale: Italiano, inglese
Paese di produzione: Italia
Anno: 1979
Durata: 91 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore
Sottogenere: Zombesco, splatter 
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Elisa Briganti, Dardano Sacchetti
     (non accreditato)
Sceneggiatura: Elisa Briganti, Dardano Sacchetti
     (non accreditato)
Produttore: Fabrizio De Angelis, Ugo Tucci
Casa di produzione: Variety Film
Distribuzione in italiano: Variety Film
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Giovanni Corridori, Giannetto De Rossi,
    Roberto Pace (non accreditato)
Musiche: Fabio Frizzi, Giorgio Tucci
Scenografia: Walter Patriarca
Costumi: Walter Patriarca
Trucco: Maurizio Trani, Giannetto De Rossi,
     Rosario Prestopino (non accreditato)
Interpreti e personaggi:
    Tisa Farrow: Anne Bowles
    Ian McCulloch: Peter West
    Richard Johnson: Dottor David Menard
    Al Cliver: Brian Hull
    Auretta Gay: Susan Barreto
    Stefania D'Amario: Clara, l'infermiera
    Olga Karlatos: Paola Menard
    Dakar: Lucas
    Ugo Bologna: Padre di Anne
    Omero Capanna: Zombie
    Alberto Dell'Acqua: Zombie
    Arnaldo Dell'Acqua: Zombie
    Roberto Dell'Acqua: Zombie
    Ottaviano Dell'Acqua: Zombie con l'occhio pieno di vermi
    Franco Fantasia: Matthias
    Lucio Fulci: Capo redattore del giornale
    Leo Gavero: Fritz
    Captain Haggerty: Zombie obeso sulla nave
    James Sampson: Dottore nero
    Ramón Bravo: Zombie subacqueo
    Giannetto De Rossi: Zombie con la mano su Paola
    Leslie Thomas: Coroner
    James Edward Sampson: Coroner
    Martin Sorrentino: Giornalista nell'ufficio editoriale
    Monica Zanchi: Zombie
Doppiatori originali:
    Giancarlo Maestri: Peter West
    Marcello Tusco: Dottor David Menard
    Sergio Di Giulio: Brian Hull
    Alida Cappellini: Susan Barreto
    Ada Maria Serra Zanetti: Paola Menard
    Guido De Salvi: Lucas
    Marcello Tusco: Capo redattore del giornale
Titoli in altre lingue: 
  Tedesco: Woodoo - Die Schreckeninsel der Zombies
  Francese: L'Enfer des zombies
  Spagnolo (Spagna): Nueva York bajo el terror de los zombies 
  Spagnolo (Argentina): Zombie: Noche de pánico
  Portoghese (Portogallo): Zombi 2 - A Invasão dos Mortos-Vivos
  Portoghese (Brasile): Zumbi 2 - A Volta dos Mortos
  Polacco: Zombie – pożeracze mięsa
  Russo: Зомби 2
Budget: 410 milioni di lire italiane 
Box Office: 1.592 milioni di dollari US 
 
Slogan promozionale: 
 
"Quando i morti usciranno dalla tomba, i vivi saranno il loro sangue."
 
Citazioni: 
 
"Padre... dove sei? Io ti ho visto... con i miei occhi! Il tuo cuore si è fermato... ma io ti ho visto... camminare!"
 
"A tutte le stazioni radio: una terribile epidemia ha colpito New York, e sembra provenire da lontano... orde di cadaveri tornano in vita e mangiano i vivi... la testa è il loro punto debole. A tutte le stazioni radio militari: ci serve aiuto!"

Trama: 
Un'imbarcazione abbandonata va alla deriva nel porto di New York e viene abbordata da due pattugliatori. Uno zombie nascosto uccide uno degli agenti, ma viene colpito dal compagno del morto e cade in mare; il corpo del poliziotto ucciso viene portato all'obitorio. Anne Bowles viene interrogata dalla polizia, poiché la barca apparteneva a suo padre. Lei afferma che l'uomo starebbe conducendo ricerche a Matul, un'isola dei Caraibi. Intanto il giornalista britannico Peter West sta indagando sulla bizzarra storia; lui e la Bowles si conoscono e fanno coppia. Scoprono che il padre di lei soffre di una strana malattia, proprio sull'isola misteriosa. Così per raggiungere la destinazione noleggiano una barca e due guide, il biondiccio e irsuto Brian Hull con la sua ragazza Susan Barrett, una bella giunonica coi capelli corti, bruni e crespi. Nel frattempo, proprio a Matul, il medico britannico David Menard e sua moglie Paola stanno studiando il fenomeno della rianimazione degli zombie, che sta presentando piede con particolare intensità. Paola vorrebbe fuggire da quel luogo maledetto, ma suo marito insiste per restare, spinto dalla sua etica ippocratica e dalla pignoleria. Quella notte Paola è sola in casa quando uno zombie tenta di entrare; lei chiude la porta ma la creatura innaturale riesce a sfondarla con un braccio. Paola viene uccisa in modo atrocissimo, con l'occhio straziato da una grossa scheggia di legno. Avvicinandosi a Matul, Susan si tuffa nell'oceano vicino alla barca. Incontra uno squalo gigantesco e fugge dietro una barriera corallina solo per essere avvicinata da uno zombie sommerso. Tornando a galla, la donna raggiunge la barca mentre lo squalo e lo zombie si attaccano a vicenda. Alla fine, l'imbarcazione riesce ad attraccare a Matul. Il dottor Menard è allarmato quando scopre che uno dei suoi colleghi, Fritz, è morto a causa di un'infezione maligna in seguito al contatto con uno zombie. Dice quindi al suo staff superstite di sparare a vista a tutti i cadaveri mirando alle loro teste. Mentre scava una fossa per un defunto, avverte uno strano segnale luminoso e lo segue fino a scoprire il gruppo di barche. Il dottor Menard rimanda i membri dello staff nella sua villa per andare a prendere sua moglie, ma questi scoprono il cadavere di Paola che viene divorato dagli zombie. Il gruppo respinge a fatica un attacco contro di loro e fugge a bordo di una jeep, con West che subisce un infortunio alla caviglia quando il veicolo vira fuori strada dopo essersi schiantato contro uno zombie. Riposando in una radura nella giungla, il gruppo si rende conto di essersi inoltrato in un cimitero dell'era dei Conquistadores; Susan viene uccisa da uno dei cadaveri animati, che si solleva dalla terra e le dilania la gola, rompendole le carotidi fino a farla dissanguare. Mentre altri cadaveri coperti di terriccio cominciano a muoversi, il gruppo fugge all'ospedale locale, dove il dottor Menard spiega che i morti stanno risorgendo a causa di una maledizione voodoo che non è stato capace di fermare. L'ospedale è assediato dagli zombie e il dottor Menard rimane ucciso dal cadavere rianimato di Fritz. Mentre gli zombie tentano di entrare, anche coloro che sono in cura per l'infezione all'interno dell'ospedale si rianimano, uccidendo diversi membri del personale ospedaliero che erano rimasti indietro. Mentre i morti viventi sfondano la porta dall'esterno, Bowles, West e Hull danno fuoco all'edificio e iniziano a sparare agli zombie; il non morto Barrett morde Hull al braccio ma viene colpito alla testa da West. Bowles, West e Hull scappano sulla barca e lasciano l'isola. In mare, Hull muore a causa dell'infezione e il suo corpo viene rinchiuso in una cabina per essere utilizzato come prova di quanto accaduto. Tuttavia, mentre la barca si avvicina di nuovo a New York, una trasmissione radiofonica riporta che la città è sotto attacco da parte degli zombie, il risultato della contaminazione iniziale al porto. Lo stesso cadavere di Hull mostra segni di pseudo-vita: vediamo la porta rossiccia della cabina in cui era stato chiuso, con la maniglia che si muove in modo violento! Sul ponte di Brooklyn gli zombie stanno marciando, diretti verso il centro della città, mentre le autorità hanno ormai perso il controllo.  
 

Recensione: 
Questo film è il primo horror in cui si è cimentato Fulci, che prima di allora aveva diretto commedie grottesche, thriller e spaghetti western. Rispetto alla Trilogia della Morte (1980 - 1981), sembra ancora abbastanza primitivo e non è altrettanto ricco di spunti metafisici, tuttavia ha qualcosa di ipnotico che incatena lo spettatore. Ha avuto un grandissimo successo in tutto il mondo e con le sue innovazioni ha impresso al genere un cambiamento duraturo, fino ad assurgere allo stato di cult movie. La genesi di questa pellicola fu complessa. In origine era previsto un budget bassissimo e il regista avrebbe dovuto essere Joe D'Amato, ma il produttore, Ugo Tucci, ritenne la scelta inottoppurtuna. Joe D'Amato (pseudonimo di Aristide Massacesi) era un cineasta molto prolifico: tra il 1972 e il 1979 aveva diretto una trentina di film. Tuttavia Tucci lo considerava più che altro incline all'erotismo, e per questo notivo non lo vedeva in sintonia con l'horror. Il budget fu alzato e fu proposta la regia a Enzo G. Castellari (pseudonimo di Enzo Girolami), che però rifiutò, chiedendo una cifra considerata eccessiva, affermando di nutrire scarso interesse per il genere. Così entrò in scena Fulci. Tucci era convinto che Fulci potesse funzionare, perché alcuni dei film, pur essendo di genere diverso, in alcune scene viravano all'horror. Basti pensare a Non si sevizia un paperino (1972) e al western cannibalico I quattro dell'apocalisse (1975), entrambi interpretati da Thomas Milian. La fonte di ispirazione del regista romano era il teatro della crudeltà di Antonin Artaud. Soggetto e sceneggiatura sono di Elisa Briganti, moglie di Dardano Sacchetti. Sacchetti però non volle firmarsi per via di un lutto: era morto suo padre e avere a che fare con l'idea dei morti viventi in un periodo tanto difficile lo destabilizzava. In seguito, lo stesso Sacchetti ebbe a dire che se Fulci avesse avuto a disposizione un budget ben più consistente e se avesse creduto di più nel progetto, mettendoci l'ispirazione che avrebbe poi messo nel secondo film della Trilogia della Morte (... e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà, 1981), la pellicola sarebbe stata un capolavoro. A parer mio è un capolavoro così com'è!  
 
 
Sequenze memorabili 
 
La moglie del dottor Menard lotta disperatamente per impedire a uno zombie particolarmente aggressivo di entrare in casa. Chiudere la serratura è inutile: un braccio della creatra demoniaca penetra all'interno dalla porta mandata in frantumi e afferra la donna per lo scalpo, spingendola contro una scheggia acuminata, che istante dopo istante si avvicina al globo oculare - le riprese sono agghiaccianti - fino a penetrare attraverso la pupilla, squarciando l'umor vitreo e facendosi strava verso il cervello! La vittima urla al cielo il suo dolore, incapace di morire!   

La lotta subacquea tra uno zombie e uno squalo è senza dubbio una delle scene più originali della storia della Settima Arte. Il morto vivente strappa un grosso brano di carne succulenta dal predatore marino e la divora avidamente, mentre il sangue scuro si sparge nelle acque oceaniche!  
 
Quando uno zombie verminoso si getta contro la giunonica Susan, azzannandola al collo, un'impetuosa fontana di sangue scaturisce dallo spaventoso squarcio aperto nella carne, sembra quasi che si sia spaccato un barile di vino. La pelle lacerata sembra fatta di gomma, la sensazione è quasi irreale. Tutto il fluido vitale si rovescia sul corpo morente, che stramazza al suolo. I suoi occhi sono spalancati, fissi sul Cielo del Nulla. A questo punto la donna è morta (ancora per poco).  
 
Che dire poi del lungo assalto degli zombie che vengono avvolti dalle fiamme appiccate dalle bottiglie incendiarie? Sembrano i dannati nella Gehenna! Da vedere e rivedere!  

Un fanta-toponimo: Matul 

Al momento il nome Matul non è etimologizzabile. In ogni caso non ha nulla che possa essere identificato a partire dal lessico delle lingue amerindiane un tempo parlate nelle isole caraibiche. Non sono riuscito a venirne a capo cercando tra le radici delle lingue Arawak e Caribe, oltre che dello Warao attualmente parlato in Venezuela e in Guyana, ma un tempo presente anche a Cuba. Si dovrebbe cercare di capire da dove lo sceneggiatore o chi per lui ha tratto l'ispirazione: quando si danno nomi a luoghi o a persone, raramente esistono creazioni del tutto arbitrarie, senza alcun fondamento nella realtà. In questo caso, si capisce che è un'impresa futile come la ricerca di un ago in un pagliaio.

Il cimitero dei Conquistadores 
 
"È un elmo. È molto antico", dice il biondiccio Hull, maneggiando il reperto fangoso che ha trovato nel terriccio. Poi aggiunge: "Siamo capitati in un vecchio cimitero spagnolo". Subito mi è saltato agli occhi il rimasuglio di una lapide, recante questa scritta mutila: 

CARLOS
- 1838
 

Più avanti ce n'è un'altra, che ha questa scritta, anch'essa mutila: 

CRISTOBAL 
- 1130

Conquistadores dal XII secolo, prima della scoperta dell'America, fino in pieno XIX secolo, quando dell'Impero Spagnolo restava solo qualche cariatide. Che dire? Le vicende narrate dal film fulciano sono incubiche e non presuppongono una collocazione rigorosa nel corso storico in cui conduciamo la nostra esistenza. Se una persona sogna qualcosa durante la notte, non passa al pettine della razionalità le visioni inquietanti che sta sperimentando, per quanto incongrue e assurde possano sembrargli. 
 
 
Effetti speciali 
 
Se dobbiamo essere sinceri, certi effetti speciali sono abbastanza grossolani e lasciano un po' perplessi. C'è addirittura chi pensa che per questo motivo la pellicola meriti l'attribuzione alla galassia del trash. Un morto vivente sorge dal terriccio del cimitero ispanico, muovendosi come se fosse un mero pupazzo spinto da una molla infilata nella schiena! Ogni suo dettaglio è statico. Soltanto i vermi nell'orbita di un suo occhio, che sono lombrichi rosati, non candidi cagnotti, mostrano guizzi di vita. Sembrano spaghetti proteici semoventi e grassocci. Quando la statura del cadavere animato è quasi eretta, i movimenti degli invertebrati si fanno più intensi, tanto che qualche anellide si stacca dai tessuti molli dello zombie e cade al suolo. Poi la massa verminosa non è quasi più visibile. Quando un altro cadavere di uno spagnolo sta riprendendo vita, il suo cranio emerge da una zolla di terriccio molle. Si vede subito che ad effettuare la ripresa è una telecamera rudimentale, con pezzi di fango che cadono sul vetro e vi restano attaccati. L'effetto è straniante e grottesco. Conserva comunque un suo fascino. Non è banale. 
 
 
Che odore ha uno zombie? 
 
La domanda sulle proprietà organolettiche zombesche non è retorica e le sue conseguenze non sono di poco conto. Immagino che un morto vivente non profumi di lavanda. Questo è un dato di fatto incontrovertibile: lo zombie è un cadavere a tutti gli effetti. Anche ammettendo che la decomposizione dei tessuti rallenti o si arresti quando il morto vivente è animato dalla pseudo-vita che trascende la biologia, l'intensità dell'odore sarà quella raggiunta dal corpo prima della sua trasformazione (Romero, 1978). Il cadavere zombificato non si muove grazie a funzioni corporali analoghe a quelle dei vivi, ma è comunque soggetto alle leggi della tanatologia: è innegabile che molti di questi esseri sono risorti quando già si trovavano in avanzato stato di sfacelo.
Ricordo un mondo movie ambientato in Papua Nuova Guinea, uno dei tanti nati sull'onda di Mondo cane di Gualtiero Jacopetti (1962), quella stronzata assoluta con gli squali di gomma presi a pugni, che traumatizzò James G. Ballard e a me fece ridere. Credo proprio che fosse Nuova Guinea, l'isola dei cannibali, di Akira Ide (1972), una copro-duzione italo-giapponese. Tra le altre cose, si parlava della società segreta dei Tarawa, stregoni che si credevano in possesso del dono dell'invisibilità. Il commentatore, non senza una certa ironia, faceva notare che a un Tarawa l'invisibilità era del tutto inutile, visto che ci si accorgeva all'istante della sua presenza... dall'odore! Questi Papua puzzavano come cadaveri, da fare schifo, esalavano lezzi di formaggio rancido misto a merda grassa. Il capo dei Tarawa era putrido e colpito da una terribile miasi: si lamentava di continuo dei cagnotti che gli rosicchiavano le dita dei piedi! 
Non si può quindi pensare che uno zombie possa avvicinarsi ai vivi senza che questi ne avvertano il tanfo vomitevole. Eppure i registi nella massima parte dei casi non considerano questo aspetto cruciale. Fulci potrebbe considerarsi un'eccezione alla regola, almeno per quanto riguarda una singola sequenza di Zombi 2. La mora crespa Susan, prosperosa e desiderabile, rimane sconvolta quando vede uno zombie emergere dal terriccio di morte. Increspa il naso e i muscoli facciali, proprio perché era afflitta da lezzi ammorbanti! Ha i conati, pare sul punto di vomitare. Una testimonianza unica nell'intera storia del cinema zombesco. Quante trame dovrebbero essere riscritte?  
 

Filologia zombesca 

È stato detto che rispetto a Romero, sempre pronto a fare critica sociale di stampo marxista, Fulci e Sacchetti avevano inteso portare il mito degli zombie alle sue origini haitiane e voodoo, basando la sceneggiatura su tre film: L'ombra che cammina (The Walking Dead, Michael Curtiz, 1936), Ho camminato con uno zombie (I Walked with a Zombie, Jacques Tourneur, 1943) e L'isola stregata degli zombies (Voodoo Island, Reginald Le Borg, 1957). Questo è verissimo. Bisogna però precisare che il mito dei morti viventi è molto più antico della deportazione di afroamericani nei Caraibi e della formazione della loro peculiare cultura. L'idea dei Ritornanti o Non-Morti è qualcosa che risale indubbiamente al Neolitico e che ha resistito a tutti i cambiamenti religiosi. Ben prima che Roma sorgesse, ben prima che l'Ellade si formasse, già si inumavano i morti con impedimenti, come grandi blocchi di pietra disposti sulle gambe, per ostacolare la loro fuoriuscita dal luogo di sepoltura. Questo terrore vive ancora oggi, nel cuore dell'Europa! Perché i preti cattolici benedicono i cadaveri e le tombe? Perché fanno mettere il rosario in mano ai morti? Perché fanno sì che ci siano croci dovunque nei cimiteri? Perché recitano la preghiera detta Eterno riposo, con la formula in latino Requiescat in pace "Riposa in pace"? Semplice: lo fanno per impedire al corpo del sepolto di risorgere come zombie!
 
Un'inconsistenza tecnica nel finale  

Nella scena finale, una grande orda di zombie viene mostrata mentre attraversa il ponte di Brooklyn verso Manhattan sulla passerella progettata per i pedoni. Tuttavia si vede che sotto questa passerella, nelle corsie le auto civili attraversano il ponte con calma e ordine in entrambe le direzioni, come se nulla di anomalo stesse accadendo. Questo non ha il benché minimo senso. Il traffico su un ponte del genere può essere intenso nelle ore di punta. Durante un'apocalisse zombie, il traffico probabilmente si fermerebbe a causa di alcuni incidenti, del crollo delle società di rimorchio e dell'autorità - per non parlare di tutti coloro che cercherebbero freneticamente di andarsene. Perché i civili regolari dovrebbero entrare e uscire in modo ordinato dalla zona di guerra degli zombie? A seconda della direzione del traffico, dovrebbe essere totalmente caotico o addirittura inesistente. Ovviamente il regista ha riservato la parte superiore del ponte alle sue comparse, senza poter limitare l'accesso alla carreggiata sottostante.
 
 
Curiosità 
 
Dato che all'epoca non esisteva la CGI e la produzione non aveva il budget per gli animatronici fantasiosi, per la famigerata scena di combattimento tra zombie e squali è stato utilizzato un vero squalo tigre. Lo squalo tigre (Galeocerdo cuvier) è una delle più pericolose specie di pesci cartilaginei: è un cacciatore solitario e notturno, predatore apicale (e buon commestibile), ma non bisogna rompergli i coglioni. Per evitare spiacevoli inconvenienti, l'addestratore Ramón Bravo ha dato da mangiare al simpatico animale subito prima delle riprese, drogandolo con una robusta dose di sedativo!
 
Durante le riprese a New York City, Captain Haggerty, che interpreta il grosso zombie calvo che attacca la pattuglia del porto all'inizio del film, entrava nel CBGB's, un piccolo bar Bowery che all'epoca era un fiorente locale punk rock. Era truccato da zombie con addosso il sangue finto e il fango incrostato su tutto il viso e il corpo. A causa degli eccentrici stili punk degli avventori del bar, veniva a malapena notato. Perfino il barista non lo guardava mai due volte. 
 
Come in molti film horror italiani dell'epoca, metà del cast parlava solo inglese e l'altra metà solo italiano. Molte pellicole italiane prodotte per la distribuzione internazionale sono state girate senza audio; successivamente venivano registrate in studio tracce di dialogo in diverse lingue per le sovraincisioni. Dato che gli attori di Zombi 2 parlavano diverse lingue (e in alcuni casi una lingua non nativa), il doppiaggio in tutte le versioni del film non è completamente sincronizzato. Ian McCulloch, Tisa Farrow, Olga Karlatos e Stefania D'Amario erano del cast principale di lingua inglese, mentre Al Cliver, Auretta Gay e Dakar erano del cast principale di lingua italiana.
 
Le gravi conseguenze del titolo 
 
Le leggi italiane sul copyright all'epoca erano tutto sommato abbastanza liberali e permettevano di etichettare un film come sequel di un'opera del tutto diversa e di un altro autore, per motivi grettamente pubblicitari (non si diceva ancora sequel, si usava un vocabolo italiano: seguito). Così il film di Fulci fu intitolato Zombi 2 e presentato come seguito di Zombi di George A. Romero (Dawn of the Dead, 1978), con cui nulla ha a che fare, a parte il fatto di trattare di morti viventi. Questa scelta commerciale, a quanto pare non dovuta direttamente a Fulci, ebbe severe e funeste conseguenze nel mondo del cinema a livello internazionale, non soltanto in Italia e non soltanto sul genere horror. Si ebbero in particolare ripercussioni indirette sulla fantascienza. 
 
Le cose andarono grossomodo così (non ho la pretesa dell'esattezza assoluta): una sera nell'Urbe, mentre in molti appartamenti si facevano le batterie di pasoliniana memoria, Ciro Ippolito stava passeggiando per strada. A un certo punto vide i manifesti di Zombi 2, proprio dopo quelli di Alien di Ridley Scott. Fu incuriosito. Assieme ad alcuni suoi amici, andò subito a vedere Alien in una sala cinematografica, poi tutti insieme mangiarono una pizza di mezzanotte, commentando quanto avevano visto. A Ippolito venne dunque un'idea improvvisa e folgorante, riassumibile in questa equazione: 
 
Zombi 2 + Alien = Alien 2 
 
Così decise di realizzare un film trash allucinante, che intitolò Alien 2 - Sulla Terra (1980). Intanto, a causa di questa operazione, Ridley Scott non poté far intitolare Alien 2 il seguito di Alien (1979). Date le leggi sul copyright vigenti negli States, non poté neanche utilizzare una sceneggiatura (credo fosse già pronta) che prevedeva l'arrivo dell'esiziale creatura aliena sulla Terra. Fallirono tutti i suoi tentativi per acquistare i diritti d'autore della pellicola di Ippolito, al fine di mandarla al macero e farla dimenticare. Per questo motivo, nel 1986 James Cameron dovette girare il seguito di Alien intitolandolo Aliens (in italiano Aliens - Scontro finale), avendo la massima cura di evitare la Terra come ambientazione. I fan di Alien sognano ancora invano l'irruzione dello xenomorfo sul nostro pianeta! Ignorando del tutto gli antefatti da me sommariamente esposti, non hanno la benché minima consapevolezza del fatto che non vedranno mai realizzato il loro sogno.  
 
Critica e censura 
 
Subito si scatenarono feroci polemiche: l'accusa fu quella di plagio. Un'accusa sanguinosa che tuttavia non impedì il successo. 
A quanto ho potuto leggere, quando il film uscì, il regista ricevette una lettera da George Romero e da Dario Argento, che lo accusarono di plagio. Erano furibondi, anche perché a causa del titolo Zombi 2, ci furono difficoltà a realizzare il seguito di Dawn of the Dead, che fu diretto soltanto nel 1985, con il titolo di Day of the Dead. Fulci rispose per le rime, elencando tutti i film sugli zombie realizzati fino ad allora, intimando ai sui detrattori di tacere ("Se ho copiato da voi, allora ho copiato anche da loro. Statevene zitti").  
 
Uno dei giudizi più severi fu quello espresso da Morando Morandini, che etichettò Zombi 2 come un "instant movie sulla scia del film di Romero. Effettacci, personaggi labili, privo di suspense. Nocivo a tempo pieno." 
In seguito, negli anni '90, si ebbe una potente rivalutazione proprio in Italia. La rivista Nocturno definisce Zombi 2 come "un'opera rivoluzionaria, dal punto di vista estetico e tecnico, rispetto alla tradizione horror, e non solo italiana. Effetti speciali di raccapricciante impatto visivo, violenza iperrealista, colori accesissimi e suoni parossisticamente dilatati."
Secondo Antonio Tentori, il film sarebbe "il primo vero esempio di horror totale e situazionista. Tutto può accadere in qualsiasi momento. Non importa il susseguirsi logico della storia, quanto l'accumulo in un continuo e a tratti insostenibile crescendo di shock legati alle singole situazioni." 
 
Nell'agosto 1979, in Italia il film fu vietato ai minori di 18 anni (visto censura n. 73936). Dieci anni dopo, nel 1989, una versione tagliata di 140 metri e fu vietata ai minori di 14 anni (visto censura n. 84788).

mercoledì 3 novembre 2021

 
... E TU VIVRAI NEL TERRORE!
- L'ALDILÀ
  
 
Titolo originale: ...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà
AKA: L'aldilà
Titolo in inglese: The Beyond
Paese di produzione: Italia
Anno: 1981
Durata: 86 min 
Lingua: Italiano
Genere: Orrore, weird
Sottogenere: Splatter, zombesco, demoniaco  
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Dardano Sacchetti
Sceneggiatura: Dardano Sacchetti, Giorgio Mariuzzo,
     Lucio Fulci
Produttore: Fabrizio De Angelis
Casa di produzione: Fulvia Film
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Giannetto De Rossi, Maurizio Trani,
     Germano Natali
Musiche: Fabio Frizzi
Scenografia: Massimo Lentini
Costumi: Massimo Lentini
Trucco: Giannetto De Rossi, Maurizio Trani
Interpreti e personaggi:
    Catriona MacColl: Liza Merril
    David Warbeck: Dottor John McCabe
    Cinzia Monreale: Emily
    Antoine Saint-John: Zweick, il pittore maledetto*
    Veronica Lazar: Martha
    Al Cliver: Dottor Harris
    Michele Mirabella: Martin Avery
    Giampaolo Saccarola: Arthur
    Laura De Marchi: Mary Ann
    Lucio Fulci: Bibliotecario
    Tonino Pulci: Joe**
    Giovanni De Nava: Zweick zombificato
    Larry Ray: Larry
    Maria Pia Marsala: Jill
    Roberto Dell'Acqua: Zombie
    Gilberto Galimberti: Zombie
    *Nella versione in inglese il cognome è Schweick.
    **Spesso accreditato erroneamente come Giovanni De Nava.
Doppiatori originali:
    Serena Verdirosi: Liza Merril
    Gino La Monica: Dottor John McCabe
    Emanuela Rossi, Isabella Pasanisi: Emily
    Pino Colizzi: Zweick e voce dell'aldilà
    Cesare Barbetti: Dottor Harris
    Manlio De Angelis: Martin Avery
    Mario Mastria: Bibliotecario
Titoli in altre lingue:
   Tedesco: Über dem Jenseits
   Francese: l'Au-delà
   Spagnolo (Spagna): El más allá 
   Spagnolo (Messico): Las siete puertas del infierno
   Portoghese (Portogallo): As Sete Portas do Inferno
   Portoghese (Brasile): A Casa do Além
   Olandese: Hotel der verdoemden
   Polacco: Siedem bram piekieł
   Russo: Седьмые врата ада
   Greco: Η 7η πύλη της Κολάσεως

   Ungherese: A pokol hét kapuja
   Giapponese: ビヨンド (Biyondo)
Budget: 400.000 dollari US
Box Office: 416.652 dollari US  
 
Citazioni: 
 
"Ora affronterai il Mare delle Tenebre, e ciò che in esso vi è di esplorabile."
(Libro di Eibon)

Slogan promozionali:

"Se vi dicessimo che questo film contiene delle sequenze agghiaccianti potreste pensare alle solite invenzioni pubblicitarie. Noi vi diciamo soltanto: ENTRATE SE AVETE IL CORAGGIO!"

"Dietro questa porta si trovano i terribili e indicibili segreti dell'Inferno. Nessuno che li scopre vive per descriverli. E vive nelle tenebre per tutta l'eternità."
 
Trama: 
Anno del Signore 1927, Louisiana profonda e palustre. Uno stravagante e controverso pittore, certo Zweick, ha la sua residenza nell'Hotel Sette Porte, nella camera 36, dove sta lavorando a un dipinto di soggetto infernale che ritrae la fine del genere umano e del mondo. A un certo punto, nel cuore della notte, alcuni facinorosi fanno irruzione nella stanza e si gettano sull'artista, sospettato di avere commercio col Diavolo e di praticare la stregoneria. Prima lo colpiscono con le catene fino a fracassargli le ossa e a squarciargli la carne, quindi lo trascinano in uno scantinato, dove lo crocifiggono e lo cospargono di calce, ustionandolo fino a farlo morire tra atroci dolori. Sulla parete dell'orrendo supplizio è dipinto un simbolo satanico. Mentre queste cose accadono, una vecchia dagli occhi bianchi e ciechi legge l'antico libro necromantico "Eibon" e profetizza l'apertura di una delle Sette Porte dell'Inferno. Il tomo prende fuoco tra le sue mani!
Anno del Signore 1981. La giovane e biondiccia Liza Merril di New York eredita l'hotel delle Sette Porte, ormai ridotto a un rudere. Migra così in Louisiana per prendere possesso della proprietà, con l'intenzione di ristrutturare l'edificio e di rimetterlo in funzione. Durante i lavori, un operaio intravede attraverso una finestra la figura di una donna dagli occhi bianchi. Preso dal terrore, perde l'equilibrio cade dall'impalcatura. Il medico locale John McCabe porta l'uomo ferito in ospedale. Nel frattempo il campanello della stanza 36 suona, ma poiché l'attività deve ancora aprire, Liza lo considera un malfunzionamento. Un idraulico, Joe, indaga sulla mancanza di acqua corrente, scoprendo nel seminterrato allagato un'area murata. Apre così la Porta dell'inferno, venendo aggredito da un ghoul, che gli estirpa gli occhi e lo uccide. Il corpo di Joe, da cui scaturisce sangue corrotto, viene scoperto dalla cameriera, Martha, assieme ai resti putrefatti e grigiastri del pittore Zweick. I cadaveri vengono portati all'obitorio dell'ospedale locale, dove John McCabe e il suo assistente, il fulvo dottor Harris, eseguono l'autopsia. Quando Harris cerca di captare le onde cerebrali di Zweik con un rilevatore, non ottiene alcun risultato. I due medici escono dalla sala ed ecco che il rilevatore si attiva di colpo! Giungono all'obitorio la vedova dell'idraulico con la figlia Jill, fulva come Harris e con le treccine. Mentre sta armeggiando con il cadavere, acconciandolo per la sepoltura e mettendogli tra le mani un rosario, accade una disgrazia: un contenitore pieno di acido le si rovescia addosso, uccidendola in modo atroce. La bambina, che era rimasta fuori ad aspettare, quando entra nell'obitorio si imbatte nella madre morta, con l'acido che continua a colarle addosso. Viene aggredita da una massa ameboide rossa e schiumosa, mentre su di lei incombono gli zombie! Mentre guida verso la città, Liza incontra una donna cieca di nome Emily, accompagnata dal suo cane guida, Dicky. Emily, i cui orribili occhi sono biancastri, avverte Liza che riaprire l'hotel sarebbe un grave errore, intimandole di tornare a New York. Di fronte a questi spaventosi e funesti portenti, John esorta Liza a rinunciare al progetto di riaprire l'hotel. Tuttavia la donna rifiuta, avendo disperato bisogno di entrate finanziarie e non riuscendo a immaginare altra via per ottenerle (all'epoca non esisteva OnlyFans). Più tardi la cieca Emily racconta a Liza ogni dettaglio di Zweick, dei suoi orrori e della stanza 36, ​​avvertendola di non entrarvi per nessun motivo, affermando che l'assassinio del pittore sulfureo era considerato un sacrificio per maledire la Terra. L'ereditiera si fa beffe dell'avvertimento e le sue mani iniziano a sanguinare. Scopre il Libro di Eibon e il cadavere di Zweick inchiodato al muro del bagno. Terrorizzata, fugge dall'hotel; quando ritorna nella stanza 36 assieme a John, non c'è più traccia del volume e del corpo. Liza racconta a John del suo incontro con Emily, ma lui è scettico e insiste sul fatto che in città non vive nessuna donna cieca in città. Inoltre, afferma che la casa dove Liza sostiene che Emily viva è abbandonata da anni. Gli eventi precipitano. L'architetto di Liza, Martin, visita la biblioteca cittadina per ispezionare i progetti dell'hotel. Scopre che questi progetti rivelano un ampio spazio inspiegabile nel seminterrato. Subito Martin viene buttato giù dalla scala da una forza invisibile, si rompe il collo e rimane paralizzato. Mentre giace indifeso sul pavimento, compaiono molte tarantole gigantesche che lo spolpano vivo. Martha cerca di pulire il bagno della stanza 36, ma viene uccisa dallo zombie di Joe, emerso dall'acqua della vasca e deformato in modo raccapricciante. John irrompe nella vecchia casa dove dovrebbe vivere Emily. Trova il Libro di Eibon e inizia a leggerlo, apprendendo che l'hotel è una delle Sette Porte dell'Inferno. Emily viene aggredita dai cadaveri animati: ordina al cane Dicky di attaccarli. L'animale scaccia gli zombie, poi però inaspettatamente si rivolta contro Emily, uccidendola. Liza ritorna nel seminterrato dell'hotel e viene attaccata da un lavoratore zombificato. Mentre fugge, incontra di nuovo John all'ingresso. L'uomo indaga e non trova traccia del morto vivente, così Liza inizia a mettere in dubbio la propria sanità mentale. I due procedono in auto verso l'ospedale e vi trovano un'orda di zombie. Le uniche persone vive sono il dottor Harris e Jill, la figlia fulva di Joe. Harris viene ucciso da un vetro volante e John uccide Jill quando si trasforma attaccando Liza: la bambina diabolica finisce col cranio scoperchiato! Al culmine dell'orrore, John McCabe e Liza Merril scappano scendendo le scale ma scoprono di essere nuovamente arrivati ​​nel seminterrato. Procedono attraverso il labirinto allagato e si imbattono in una terra desolata, piena di cadaveri che sembrano pietrificati. Presto si rendono conto che è lo stesso paesaggio del dipinto di Zweick. Non importa in quale direzione si rivolgano, si ritrovano al punto di partenza. Voci orribili e confuse borbottano frasi smozzicate, puro rumore di fondo dell'Abisso. Alla fine i due dannati vengono accecati proprio come Emily e le loro figure scompaiono nel Nulla.  
 
 
Recensione: 
Questo film è il secondo capitolo della cosiddetta Trilogia della Morte, iniziata con Paura nella città dei morti viventi (1980); il terzo è Quella villa accanto al cimitero (1981). È una pellicola visionaria e apocalittica, forse la più estrema del regista romano. La si può considerare una colonna portante del genere horror-splatter. A parer mio ogni definizione di questo tipo è riduttiva: sarebbe meglio non attribuire troppe etichette stereotipate a quella che una vera e propria Catabasi!  
 
 
Le dichiarazioni metafisiche di Fulci 

Queste sono le parole del regista, che ha così cercato di spiegare il finale e il senso profondo della sua opera: 
 
"Il messaggio che cercavo di comunicare è che la nostra vita è un terribile incubo e che l'unica via di fuga è nascondersi in questo mondo fuori dal tempo. Alla fine del film i protagonisti hanno questi occhi privi di vista e c'è questo deserto senza luce, senza ombre, senza vento... il nulla assoluto. Credo di essermi avvicinato a ciò che gran parte della gente pensa dell'aldilà". 

Purtroppo il pubblico non gli ha prestato molto ascolto. La critica è stata superficiale. Gli stessi fan che hanno decretato lo stato di film di culto, sono per loro natura fissati con dettagli puramente esteriori come gli effetti speciali. Non hanno mai avuto un vero interesse per la filosofia della morte e per i destini ultraterreni del genere umano. Non possono capire l'irruzione dell'Alterità Assoluta! 
 
L'assurdità del Purgatorio
 
Una certa Meagan Navarro nel 2018 ha avanzato un'ipotesi inconsistente e meno intelligente della diarrea di un pappagallo, ritenendo l'Aldilà di Fulci analogo al concetto cattolico di Purgatorio. Non c'è somiglianza alcuna! Diabole Domine, ci arriverebbe anche un babbuino! Dante parlò delle anime del Purgatorio, definendole contente di stare tra le fiamme, solo in apparenza analoghe a quelle dell'Inferno, perché erano consapevoli che un giorno avrebbero avuto la libertà, venendo infine ammesse alla Gloria del Paradiso. Nel paesaggio annientato dell'Aldilà di Fulci c'è invece soltanto disperazione irrimediabile, perché non esiste possibilità alcuna di uscire da una condizione che può essere descritta soltanto come Dannazione Eterna. È la Morte dell'Essere. Ecco le parole di Dante Alighieri che la descrivono in tutta la sua tremenda natura: 

"Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate."
(Inferno III, vv. 1-9) 
 
Annientamento 

Sacchetti fondava la sua concezione dell'Oltre su personalissime riflessioni sulla morte e sulla "sofferenza di nascere condannato a morte… [di essere] nato per essere cancellato". Cercò quindi di dipingere l'Oltretomba come un vuoto infernale pieno di anime morte, un non-mondo esistente "al di fuori della geometria euclidea". La sua geometria non euclidea è la stessa che caratterizza il luogo perduto dove Cthulhu attende sognando: R'lyeh. 
 
Cecità 
 
Un tema importante, secondo lo studioso di cinema Phillip L. Simpson (2018), è quello della cecità fisica come risultato dell'esposizione al Male, specificamente legato al Libro di Eibon. Egli interpreta le immagini pervasive di cecità e mutilazione degli occhi, ricorrenti nel film, come direttamente consequenziali al contatto dei personaggi con il testo maledetto. Questa mutilazione sarebbe a suo avviso la conseguenza di un impiego improprio del contenuto esoterico. Questo impiego abusivo sarebbe caratterizzato da due gravi difetti: la negligenza e l'ignoranza. Al contempo, lo stesso Simpson era dell'idea che solo due esseri possiedono la capacità necessaria per interpretare il contenuto del libro, una vera e propria seconda vista: il pittore-stregone linciato nel prologo del film, ed Emily, una "veggente che trascende la temporalità"
 
 
Un errore pacchiano  

Nella prima parte del film vediamo le sequenze a colori smorti dell'esecuzione del pittore-stregone da parte di una gang di abitanti del luogo. Certamente sarebbe stato eccessivo far indossare loro le vesti spettrali del Ku Klux Klan, che avrebbero nascosto i volti contratti dall'ira e dallo odio, privandoci di una scena d'intensità drammatica eccezionale. La crocefissione avviene in modo corretto, con i chiodi piantati nei polsi, non nei palmi delle mani come da tradizione popolare quanto inconsistente. Tuttavia i maggiori problemi vengono dalla chimica e dalla sua scarsa conoscenza, non da scelte stilistiche. La calce viva (ossido di calcio, CaO) si spegne rapidamente una volta entrata a contatto con l'acqua. Il pastone che si ottiene è infatti calce spenta (idrossido di calcio, CaOH), che non ha lo stesso potere caustico del materiale di partenza. Pur essendo una base forte, la sua azione irritante sulla pelle non è istantanea. Quindi nella realtà non sarebbe stato possibile ustionare e uccidere una persona come mostrato nel film di Fulci. 

 
Il Libro di Eibon  
 
Ricorre in tutto il film un vetusto volume sulla cui copertina color crema spicca il titolo EIBON. È uno dei cosiddetti "libri maledetti di Lovecraft". A dire il vero è stato creato (o piuttosto evocato) da Clark Ashton Smith (1893 - 1961), poeta, scrittore e artista statunitense, comparendo per la prima volta nel suo racconto breve Ubbo-Sathla (prima pubblicazione nel 1933). Un racconto di Clark Ashton Smith, L'avvento del verme bianco (The Coming of the White Worm, 1941) è addirittura presentato come un capitolo del Libro di Eibon. In ogni caso il volume demoniaco compare anche nei seguenti racconti del Solitario di Providence: L'orrore nel museo (The Horror in the Museum, scritto con Hazel Heald, 1932), L'uomo di pietra (The Man of Stone, scritto con Hazel Heald, 1932), La cosa sulla soglia (The Thing on the Doorstep, 1933), I sogni della casa stregata (The Dreams in the Witch House, 1933), Dagli eoni (Out of the Aeons, 1935), L'abitatore del buio (The Haunter of the Dark, 1936), L'ombra calata dal tempo (The Shadow Out of Time, 1936), Il diario di Alonzo Typer (The Diary of Alonzo Typer, 1938). Ho verificato una ad una tutte le citazioni. Nel racconto I sogni della casa stregata, il Libro di Eibon è definito "frammentario". Nel racconto L'abitatore del buio, il testo è citato col suo titolo in latino medievale, Liber Ivonis (edizione del X-XI secolo), mentre nel racconto Il diario di Alonzo Typer compare col titolo in francese, Livre d'Eibon (edizione del XIII secolo, traduzione di Gaspard du Nord, necromante di Averoigne).
 
Questa è la sintetica descrizione del testo data dallo stesso Clark Ashton Smith: 

"... The Book of Eibon, that strangest and rarest of occult forgotten volumes ... is said to have come down through a series of manifold translations from a prehistoric original written in the lost language of Hyperborea."
(Clark Ashton Smith, Ubbo-Sathla
 
Traduco per i pochi non anglofoni rimasti:
 
"... Si dice che il Libro di Eibon, il più strano e raro dei volumi occulti dimenticati, sia giunto attraverso una serie di molteplici traduzioni da un originale preistorico scritto nella lingua perduta di Iperborea." 

Eibon è il nome di un potentissimo stregone vissuto nella terra di Mhu Thulan, adoratore della divinità demoniaca Zhothaqquah (Tsathoggua), che in sostanza è un mostruoso essere alieno migrato sulla Terra da Cykranosh, ossia da Saturno. Clark Ashton Smith introduce il personaggio di Eibon nel racconto La porta di Saturno (The Door to Saturn, 1932), dicendo che fu dichiarato eretico da Morghi, l'Alto Sacerdote della Dea Yhoundeh. Nel film di Fulci non si menziona nemmeno il più piccolo dettaglio di tutta questa complessa architettura narrativa e concettuale: si trova soltanto la scritta Eibon impressa sul frontespizio del grosso libro dalle pagine sottilissime. 
 
Il problema delle traduzioni dei testi magici 
 
Esiste un grave vulnus, un punto debole dell'intera letteratura Weird. A rigor di logica, il Libro di Eibon dovrebbe essere letto nella lingua originale, quella di Iperborea. Qualsiasi traduzione gli farebbe perdere ogni potere. Che senso ha tradurre in una lingua moderna le parole di un antico necromante? I Demoni non ascolterebbero le evocazioni, le maledizioni scagliate non sortirebbero alcun effetto. Mi sono sempre posto questo interrogativo. Probabilmente quella delle traduzioni è una scelta degli autori fatta per evitare eccessive complessità narrative. Qualche volta Lovecraft ed altri riportano poche frasi isolate nella lingua originale, come ad esempio quella di R'lyeh, ma questo è tutto. Si converrà che esistono difficoltà pratiche non irrilevanti nel tramandare fedelmente nei millenni una lingua antichissima e priva di relazione con qualsiasi cosa nota nella vita di tutti i giorni. Basti fare un breve esempio di come tutto si ingarbuglierebbe. Se il Libro di Eibon non fosse stato tradotto in inglese, John McCabe non avrebbe potuto semplicemente aprirlo e leggerne alcune pagine. Per leggerlo e intenderne i contenuti, sarebbe stato costretto a seguire studi specifici, forse quasi inaccessibili. Sarebbero bloccate moltissime trame che prevedono situazioni simili. Tutto diverrebbe ingestibile. Suppongo anche che gli spettatori non amerebbero udire suoni di strane parole. Ricordo una donna attraente, R., che avendomi sentito pronunciare alcune glossolalie, mi disse che quelle erano "brutte parole" e mi pregò di non usarle più. Non ne poteva comprendere il senso, ma il semplice suono la inquietava, probabilmente per la presenza di gruppi consonantici inusuali e aspri. Eppure sono dell'idea che la potenza narrativa dei film raggiungerebbe livelli incredibili se si usassero evocazioni e maledizioni nelle lingue degli Antichi. Credo che subentrino due fattori, che impediscono una simile innovazione:
1) Non si trovano molte persone come me, in grado di articolare alla perfezione certi suoni; 
2) Esistono paure superstiziose che una simile attività possa portare disgrazie.
Ecco. L'idea è che si aprirebbe davvero una Porta dell'Inferno! Fulci ci avrebbe creduto, non ho dubbi su questo.
 
Etimologia di Eibon 
 
Nella lingua degli antichi Guanche è documentato un interessantissimo vocabolo, noto con diverse varianti a seconda degli autori che lo tramandano: 
 
yone "indovino", "colui che predice" 
varianti:
yoñe, jonne, ibone, eiunche
nota:
Ibone compare come antroponimo; alcuni lo separano dalle altre forme e non lo ritengono genuinamente Guanche. Non concordo col loro giudizio.
 
Sono consapevole del fatto che la radice di questi nomi è proto-berbera (*junn- "dire"). I Quorani maledetti mi piomberebbero addosso dicendo che si tratta di una correlazione e non di un nesso causale, gnè gnè gnè gnè, riportando stupide foto esplicative e vignette memetiche per cancellare ogni dissenso. Tuttavia amo fantasticare, inebriarmi in voli pindarici che mi procurano un particolare piacere. Così ho in me uno strano senso di cristallina certezza: la protoforma originale è *wunn- "dire", da cui si forma l'agentivo *e-i-wunn- "colui che dice". Il significato del nome del necromante Eibon è proprio questo: "Indovino", "Colui che predice". Proprio come sono convinto che il nome del sacerdote suo persecutore, Morghi, significhi "Decimo (nato)" e abbia la stessa radice del Guanche di Tenerife marago "dieci". Adesso pongo una domanda: cosa poteva saperne Clark Ashton Smith dell'esistenza di queste parole tra gli antichi abitanti delle Canarie? 

 
L'artista satanico è Zweick o Schweick?

Questo è un prospetto delle occorrenze del cognome del pittore maledetto nelle principali versioni del film: 

Versione in italiano: Zweick 
Versione in inglese: Schweick
Versione in tedesco: Schweick
Versione in francese: Zweick
Versione in spagnolo: Schweick
Versione in portoghese: Schweick
Versione in polacco: Schweick 
Versione in russo: Швейк (trascrizione di Schweick)
Versione in greco: Scweick (sic, in caratteri latini)
Versione in ungherese: Schweick 
 
Questa dovrebbe essere la pronuncia trascritta in caratteri fonetici IPA, che evidenzia la differenza tra i due fonemi iniziali:  
 
Schweick /ʃvaɪk/ 
    /ʃ/ è la sc di scena.
Zweick /tsvaɪk/ 
   /ts/ è la zz di cazzo.

Invece si scopre che la differenza è soltanto grafica: nel film in italiano la pronuncia è /ʃvaɪk/, come se fosse scritto Schweick. A quanto pare, abbiamo la forma scritta Zweick soltanto in italiano e in francese. Le ragioni di tutto questo sono semplicemente misteriose. La direzione dell'adattamento grafico deve essere da Schweick a Zweick, già soltanto per la maggior frequenza della prima forma rispetto alla seconda. Un tedesco è in grado di pronunciare correttamente entrambe le versioni del cognome, ma a questo punto è evidente che l'equivoco sia nato da qualcuno che ignorava i fondamenti della lingua germanica e che ha effettuato una trascrizione difettosa di ciò che ha udito, propagando poi l'errore. 
 
 
Il mito delle Sette Porte dell'Inferno 
 
Il mitologema fulciano delle Sette Porte dell'Inferno è fondato su un'omonima leggenda metropolitana, molto diffusa negli States, che riguarda alcuni luoghi della Contea di York, in Pennsylvania, denominati Seven Gates of Hell e considerati maledetti. Esistono due versioni della funesta leggenda: in una si parla di un manicomio distrutto da un incendio, mentre l'altra è basata sulla figura di un dottore eccentrico - quindi sospettato di avere commercio col Diavolo, proprio come il pittore del film. Entrambi le storie concordano sul fatto che ci sono sette cancelli in una zona boscosa di Hellam Township, e che chiunque li attraversi tutte e sette finisca direttamente all'Inferno, con il proprio corpo fisico. In realtà il luogo in questione non ha mai ospitato un'istituzione manicomiale, mentre è stato appurato che il bizzarro medico costruì soltanto un cancello allo scopo di tenere lontani gli intrusi. Probabilmente la diceria è nata semplicemente dallo strano toponimo Hellam, che in inglese è interpretabile come "Villaggio dell'Inferno" (Hell "Inferno"; -(h)am "villaggio"). Non mancano aspetti legali, certamente più concreti: i cancelli maledetti si trovano in una proprietà privata e visitarli potrebbe portare gli incauti a una denuncia per violazione di domicilio. 

 
Le migali masticatrici 
 
Oltre all'inconsistenza della calce viva bagnata, ne troviamo un'altra che riguarda un campo di studi decisamente inusuale: l'aracnologia, ossia la scienza che si occupa degli aracnici (ragni, scorpioni, acari, etc.), creature poco amate dal pubblico. Gli aracnidi non sono insetti, come è sempre bene ricordare, e non c'entrano nulla con le arachidi. L'anatomia di questi animaletti è affascinante e dà gioie infinite allo studioso. L'apparato buccale di un ragno come la migale non presenta veri e proprie zanne atte a dilaniare la carne delle vittime. Presenta invece i chelicheri, apparati complessi che servono ad afferrare e ad iniettare il veleno. Tutti gli aracnidi di questo tipo possono ingerire soltanto cibi liquidi, così rigurgitano i succhi gastrici, riducono in brodo il malcapitato e succhiano tale liquame con tutto comodo. Cosa molto interessante, lo stomaco dei ragni utilizza per la digestione sostanze basiche (esempio: la soda caustica) anziché acide (esempio: l'acido cloridrico), come invece avviene nei vertebrati. C'è anche un altro dettaglio piuttosto buffo. Quando l'architetto cade nella biblioteca, i ragni che gli strisciano addosso emettono cinguettii come i canarini, mentre il suo volto cambia rapidamente avanti e indietro, passando da quello di un vero attore coperto di sangue a un'evidente testa finta e modellata. 

 
Effetti speciali 
 
Si devono a Giannetto De Rossi, Maurizio Trani e Germano Natali gli effetti speciali, creati sugli stessi attori servendosi di speciali protesi. Solo per fare un esempio, all'attrice che ha interpretato Emily sono state applicate lenti finte in grado di simulare occhi ciechi e biancastri tramite pupille dipinte. Un occhio finto con la parte anteriore coriacea servì per simulare l'occhio estirpato dell'idraulico Joe; il resto era molliccio e composto di plastilina. Esiste una controversia, di per sé abbastanza futile, sulla mano che esce dal muro per agguanta il povero Joe: sarebbe di De Rossi, ma Trani affermò che invece era la sua. Le migali che hanno spolpato l'architetto Martin non erano vere: si trattava di modellini pilotati a distanza da De Rossi tramite un telecomando, anche se sembra che siano state utilizzati anche alcuni aracnidi veri. Non posso confermare quest'ultima informazione, mi affido ad Albiero e Cacciatore. A quanto pare, fu lo stesso De Rossi ad avere l'idea della migale che si introduce nella bocca di Martin. Così c'erano due bocche, entrambe finte: una serviva per le riprese esterne, l'altra per quelle interne. La prima era a grandezza naturale, la seconda era tre volte più grande. La lingua fittizia che doveva simulare l'estirpazione era provvista di un ricettacolo pieno di sangue artificiale ed era fatta di lattice. 

La critica cinematografica:
accanimento e successiva rivalutazione 

La critica si mostrò spietata e si accanì con particolare ferocia contro il film fulciano. Riporto alcuni degli iniqui giudizi che furono formulati.  
Il Corriere della Sera: "Il primato il film lo tocca solo nello stomachevole. E siamo sinceri: a tale livello è più tollerabile la pornografia."
La Repubblica: "Il risultato è quello del solito teatrino del macabro interpretato da personaggi scontati."
Tullio Kezich parlò di "banalità dei contenuti e il cattivo gusto sanguinolento", ma anche di "una scrittura filmica efficace e persino elegante".
In epoca più recente, in Italia sono comparse recensioni eulogistiche su riviste dedicate al cinema di genere.
Nocturno: "L'aldilà non va visto, va "vissuto". Schegge di grande cinema (si pensi alla prima apparizione di Cinzia Monreale in quella highway deserta e annebbiata) si fondono con furibonde cavalcate nel purulento, marcescente, universo dello splatter tanatologico, di cui Fulci resta maestro incontrastato."
Paolo Albiero e Giacomo Cacciatore scripserunt: "un vero e proprio incubo filmico basato sui canoni della casa infernale. Fulci realizza quello che è da molti ritenuto il suo capolavoro, di certo la sua opera più visionaria, sovversiva ed estrema."
Antonio Tentori scripsit: "Con L'aldilà Fulci riesce a realizzare quell'horror estremo, libero, totale e coinvolgente che più rappresenta lo spirito vero dell'autore." 
 
Censura 
 
In Italia il film ha avuto due riedizioni, entrambe le volte con il titolo L'aldilà, nel 1987 e 1988. Sia nel 1980 che nel 1987 il film è stato vietato ai minori di 18 anni. Nel 1988 si è avuta derubricazione e il divieto ai minori di 14 anni.
 
 
Curiosità 
 
Questo film è ambientato nel seminterrato di una casa a New Orleans, in Louisiana. Tuttavia, New Orleans si trova sotto il livello del mare e nessuna casa ha scantinati: sarebbero invasi dalle acque e renderebbero instabile l'edificio. 
 
I corpi che sembrano pietrificati e polverulenti nel paesaggio dell'Aldilà mostrato nel finale, sono stati realizzati utilizzando vagabondi reclutati dalla strada in un modo molto semplice e ingegnoso: il pagamento è avvenuto in alcol! Tutto ciò è genio assoluto! 
 
In origine, la sequenza finale dell'ingresso nell'Aldilà doveva svolgersi in un parco divertimenti, dove i due personaggi principali, ormai trapassati, avrebbero avuto la possibilità di divertirsi nel "grande parco divertimenti della vita". Per fortuna una simile stronzata non ha mai visto la luce!

Fulci ha deciso di non lavorare più per i distributori italiani che hanno prodotto il suo film Zombi 2 (1979), a causa del fallimento causato dal suo titolo, il cui scopo era quello di trarre profitto dal successo del film di George A. Romero, Zombi (Dawn of the Living Dead, 1978). Il regista si è avvicinato a Medusa Distribuzione (rendendo tecnicamente il film una produzione tedesca): inizialmente voleva che la sua opera fosse fosse un horror puramente metafisico, in cui soltanto il malvagio Zweick che era uno zombie. Tuttavia, i dirigenti hanno insistito per scatenare un assalto degli zombie da qualche parte nel climax del film, poiché il film di Romero era stato un enorme successo in tutto il mondo, inclusa la Germania. Fulci all'inizio era titubante, ma ha finito per accettare, dopo che gli era stato promesso il controllo creativo su qualsiasi altro aspetto nella pellicola. Il film è stato ribattezzato sia in Germania che negli Stati Uniti. A differenza di Zombi 2, i titoli erano originali e non destinati a trarre profitto da altre opere.
 
Sono rimasto stupefatto venendo a sapere che nel 1998 Quentin Tarantino restaurò la pellicola nella versione integrale e la distribuì negli Stati Uniti (prima di allora erano circolate soltanto versioni censurate). Questa sarebbe la sua prima buona azione da che è nato! Trovo la cosa a dir poco incredibile, perché di questo sono assolutamente sicuro: ci sono persone che fanno qualcosa di buono soltanto quando compiono il passaggio all'Aldilà, liberando il mondo dalla loro influenza nefasta! Il pupillo di Harvey Weinstein è sicuramente tra queste. Possa Thor incenerirmi col fulmine se dico il falso! La si prenda come una mia semplice opinione personale, che però devo avere il diritto di esprimere.  
 
Un sequel fantomatico 
 
A quanto ho potuto leggere nel Web, a un certo punto sono corse voci sul progetto di un sequel, che si sarebbe dovuto intolare Beyond the Beyond (ossia "Oltre l'Oltre"). Una specie di brochure di questo immaginario film sarebbe comparsa su una fanzine francese, il cui nome non sono però riuscito a reperire da nessuna parte - eppure qualcuno giurava di averla vista con i proprio occi. Si è infine appurato che un simile progetto non ebbe mai alcuna sostanza: era una semplice trovata pubblicitaria per promuovere la pellicola di Fulci. In seguito la notizia del progetto del sequel fu smentita dalla figlia del regista, Antonella, che avrebbe però confermato l'esistenza effettiva di una larvata sceneggiatura. La fonte sembra essere Dossier Nocturno 3. L'opera al nero. Il cinema di Lucio Fulci. (Autori vari, 2003). Non sono riuscito a trovare nulla di sostanziale. Non so se la stessa questa storia delle voci di un sequel abbia qualche fondamento, non ne sono così sicuro da scommetterci gli attributi. 

lunedì 1 novembre 2021

 
PAURA NELLA CITTÀ DEI MORTI VIVENTI
 
Titolo originale: Paura nella città dei morti viventi 
Paese di produzione: Italia
Anno: 1980 
Lingua: Italiano
Durata: 93 min
Rapporto: 1,85:1
Genere: Orrore 
Sottogenere: Zombesco, weird, demoniaco
Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Lucio Fulci e Dardano Sacchetti
Sceneggiatura: Lucio Fulci e Dardano Sacchetti
Produttore: Lucio Fulci e Giovanni Masini
Produttore esecutivo: Robert E. Warner
Casa di produzione: Dania Film, Medusa Distribuzione,
    National Cinematografica
Distribuzione in italiano: Medusa Distribuzione
Fotografia: Sergio Salvati
Montaggio: Vincenzo Tomassi
Effetti speciali: Gino De Rossi
Musiche: Fabio Frizzi
Scenografia: Massimo Antonello Geleng
Costumi: Massimo Antonello Geleng
Trucco: Rosario Prestopino, Franco Rufini e Luciano Vito
Interpreti e personaggi:
    Christopher George: Peter Bell
    Catriona MacColl: Mary Woodhouse
    Carlo De Mejo: Jerry
    Antonella Interlenghi: Emily Robbins
    Giovanni Lombardo Radice: Bob
    Daniela Doria: Rosie Kelvin
    Fabrizio Jovine: Padre William Thomas
    Luca Paisner: John-John Robbins
    Michele Soavi: Tom Fisher
    Venantino Venantini: Mister Ross
    Enzo D'Ausilio: Aiutante dello sceriffo Russell
    Adelaide Aste: Theresa
    Luciano Rossi: Poliziotto nell'appartamento
    Robert Sampson: Sceriffo Russell
    Janet Agren: Sandra
    Lucio Fulci: Dott. Joe Thompson
Doppiatori originali:
    Sergio Rossi: Peter Bell
    Serena Verdirosi: Mary Woodhouse
    Cesare Barbetti: Jerry
    Anna Melato: Emily Robbins
    Vittorio Stagni: Bob
    Isabella Pasanisi: Rosie Kelvin
    Roberto Chevalier: Tom Fisher
    Gianni Marzocchi: Mister Ross
    Anna Miserocchi: Theresa
    Vittoria Febbi: Sandra
    Romano Ghini: Dott. Joe Thompson 
Titoli in altre lingue: 
   Inglese (Regno Unito): City of the Living Dead 
   Inglese (Stati Uniti d'America): The Gates of Hell
   Francese: Frayeurs 
   Spagnolo: Miedo en la ciudad de los muertos vivientes 
   Tedesco: Ein Zombie hing am Glockenseil 
   Greco: Η πόλη των ζωντανών νεκρών 
   Russo: Город живых мертвецов 
   Polacco: Miasto żywej śmierci 
 
Trama: 
Un prete cattolico, Padre Thomas, si impicca nel cimitero del villaggio di Dunwich, proprio nella Vigilia di Ognissanti. Lo fa scientemente, nel pieno possesso delle sue facoltà, per odio assoluto verso Dio. Con questo suicidio egli provoca l'apertura di un passaggio diretto tra la Terra e l'Inferno. Proprio nel momento in cui avviene la transizione agli Inferi dell'ecclesiastico, a New York, nell'appartamento della medium Theresa è in corso una seduta spiritica. Mary Woodhouse ha una chiara visione dell'accaduto e muore di morte improvvisa. Il gruppo di spiritisti che partecipava al rituale può solo constatare il suo decesso. Viene chiamata la polizia: il commissario è un mandingo dai modi bruschi che si convince, forse per personale ottusità, che la donna sia deceduta a causa di un'overdose di droga. La medium Theresa avverte l'ufficiale di un male incombente. Di colpo una fiammata arde come dal nulla nella stanza, lasciando attoniti gli astanti. Il giornalista Peter Bell inizia a indagare sulla morte di Mary Woodhouse e visita la sua tomba. Il corpo è appena stato inumato, tuttavia la donna è ancora viva e Peter, che sente le sue grida, riesce a salvarla dalla sepoltura prematura. Peter e Mary fanno visita a Theresa, la quale dice che, secondo l'antico libro di Enoch, gli eventi delle visioni presagiscono l'irruzione dei morti viventi nel nostro mondo. Il suicidio del prete diabolico ha sovvertito l'ordine naturale stabilito da Dio e ha spalancato le Porte dell'Inferno: l'invasione inizierà il successivo giorno di Ognissanti. Nel frattempo a Dunwich, Bob, un giovane vagabondo, visita una casa abbandonata, fuggendo a gambe levate dopo aver rinvenuto una carcassa sfatta. Dall'altra parte della città, Gerry, uno psicoanalista, sta visitando Sandra, una sua paziente nevrotica e biondiccia fissata con fantasie di incesto col padre. Più tardi la giovane Emily Robbins, che è la sua ragazza e assistente personale, gli dice che ha cercato di aiutare il vagabondo Bob e che deve incontrarlo. Il problema è che Emily non torna viva dall'incontro con Bob, che soffre di una grave forma di miasi ed è sconvolto dalla visione il prete impiccato. Così strozza Emily con una mano piena zeppa di cagnotti. Anche i giovani Tom e Rosie, che stanno amoreggiando appartati in un'auto, si imbattono nel prete demoniaco. Rosie si mette a lacrimare sangue e a vomitare le interiora, mentre Tom, raggiunto dall'ecclesiastico, finisce col cranio sfondato e col cervello asportato. Il cadavere di Emily viene rinvenuto il mattino dopo, vicino a una pozza di percolato fetidissimo. Il padre della ragazza racconta allo sceriffo e a Gerry dei suoi sospetti sul verminoso Bob, a cui non mancano precedenti criminali di un certo rilievo. Nel frattempo, Peter e Mary lasciano New York, andando alla ricerca del borgo perduto di Dunwich. Quella stessa sera, Bob torna alla casa deserta e ha una nuova visione di padre Thomas. Dopo il funerale di Emily, il suo fratellino John-John vede l'immagine spettrale della defunta fuori dalla finestra della sua camera da letto. Comincia un turbine di eventi soprannaturali abberranti. La nevrotica Sandra trova sul pavimento della sua cucina il cadavere dell'anziana signora Holden. Subito Sandra chiama in aiuto Gerry. Quando l'uomo arriva, della defunta signora Holden non c'è più traccia. I due perquisiscono la casa, in cui si rompe senza motivo una finestra, il cui vetro è cosparso di sangue umano. Bob finisce ucciso da un uomo del posto, il collerico Ross, che gli perfora la testa con un trapano elettrico, pensando che egli volesse deflorargli la figlia. La mattina seguente, Peter e Mary trovano il fatiscente cimitero di Dunwich. Mentre cercano la tomba del prete suicida, incontrano Gerry e Sandra. Tornano nell'ufficio di Gerry per discuterne, ma vengono quasi soffocati da una tempesta di vermi. Gerry riceve quindi una chiamata da John-John, che spiega che il cadavere di Emily si è rianimato: la rediviva ha ucciso i suoi genitori. Mentre Sandra cerca di mettere in salvo il piccolo John-John, Emily la assale e la scotenna. John-John fugge ma viene salvato da Gerry, che lo consegna alla polizia. Gli zombie invadono la città, guidati da Bob. Si scatena il panico e viene dichiarato lo stato di emergenza. Mary, Peter e Gerry tornano al cimitero mentre l'orologio segna la mezzanotte e inizia il giorno di Ognissanti. Scendono nella tomba di famiglia di Padre Thomas, scoprendo una cripta piena di resti scheletrici e di putredine. Apparendo come uno zombie, Sandra uccide Peter, ma Gerry la trafigge con una punta di metallo. Mary e Gerry affrontano il prete e l'orda dei non-morti. Gerry afferra una croce di legno e sventra padre Thomas. Il prete e gli altri cadaveri rianimati prendono fuoco e scompaiono. Mary e Gerry escono al cimitero la mattina per vedere John-John e la polizia. Mary è sollevata nel vedere il bambino vivo, ma all'improvviso si spaventa e urla, mentre tutto si sgretola e diventa nero, come se un veleno ontologico stesse iniziando a contaminare l'intero Universo. 
 
Citazioni: 
 
"l'anima che anela all'eternità
deve sottrarsi al giogo della morte.
tu, o viandante,
alle soglie delle tenebre, vieni."
 
Recensione: 
La Trilogia della Morte, iniziata con Paura nella città dei morti viventi (1980), è poi proseguita con ... e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà (1981) e Quella villa abbandonata accanto al cimitero (1981). Questa pellicola è caratterizzata, come altri lavori di Fulci, da un onirismo estremo, addirittura violento. L'intenzione del regista non è quella di dar vita a una vicenda verosimile e coerente. Piuttosto, quello che lo spettatore deve affrontare è un insieme di sequenze incubiche disordinate. Lo schema ricorrente e tipico è questo: a un certo punto fa la sua improvvisa irruzione un elemento soprannaturale atroce e insopportabile, come ad esempio un morto vivente; se la vittima dell'aggressione riesce a fuggire, per prima cosa fa accorrere qualcuno in suo aiuto ritornando sul luogo in cui si è manifestato l'evento inspiegabile o funesto, ma ogni traccia dell'accaduto è scomparsa come per incanto; se invece la vittima finisce uccisa, è destinata a spuntare fuori come zombie in un luogo incongruo. Vano è cercare un ordine razionale, come sarebbe vano cercarne in un incubo.
 
 
Tempesta di cagnotti! 
 
La scena della tempesta di cagnotti fu girata utilizzando due ventilatori e 10 chilogrammi di larve di mosca. A giudicare dalle dimensioni, si direbbero larve di Calliphora vomitoria, il dittero che volgarmente è chiamato moscone azzurro. Una simile operazione scenica non è stata priva di rischi. Questi ripugnanti esserini possono insinuarsi nelle orecchie senza che nessuno se ne accorga subito, procedendo all'interno fino al timpano. Dopo aver rosicchiato la membrana, sono in grado di risalire per il condotto dove passa il nervo acustico, riuscendo quindi a guadagnarsi l'accesso al cervello! Le vittime di questa parassitosi non muoiono subito. Sono costrette a condurre un'esistenza da incubo, in una condizione che è quanto di più si avvicini all'Inferno di Dante! Le larve di mosca possono entrare anche nel naso e negli occhi, causando orribili infestazioni, infezioni e persino la morte per sepsi. Oltre a colonizzare la plica semilunare, riescono a penetrare nel canale lacrimale e addirittura all'interno del globo oculare. Se ingerito intero, un cagnotto sopravvive agli acidi gastrici, raggiungendo nell'intestino, dove con le sue potenti mascelle può lesionare le mucose, causando anche emorragie interne. Qualcuno mi dirà che le miasi sono rare alle nostre latitudini, riguardando per lo più i paesi tropicali e in particolare l'Africa. Vero è che le mosche come i Calliforidi non sono parassiti obbligati, ma soltanto opportunisti. Altrettanto vero è che se qualcuno infila la testa in un secchio di cagnotti, le probabilità di avere qualche problemino si moltiplicano in modo esponenziale! Penso che queste concrete possibilità di infestazione non fossero considerate perché nessuno sul set, né il regista né gli altri, aveva la benché minima conoscenza del mondo degli insetti e dei misteri del parassitismo. Si saranno detti qualcosa di questo genere: "Che vuoi che sia? Sono soltanto vermetti!" Era trascurata anche la possibilità di cause legali in caso di gravi conseguenze sulla salute degli attori. Attualmente nessuno ha più la libertà di utilizzare mezzi simili nell'industria cinematografica. Non solo ci sono protocolli stringenti per quanto riguarda la sicurezza e le norme igieniche: sarebbero anche possibili denunce da parte di qualche animalista radicale per maltrattamento dei bigattini! Ho tuttavia reperito un aneddoto bizzarro. Un membro del cast avrebbe messo alcune larve nella pipa di Fulci, che lì per lì non si accorse di nulla, ma fu preso da paranoie immense quando venne a sapere l'accaduto. Qualche anno dopo, quando il regista fu colpito da un aneurisma ventricolare e dall'epatite C, sviluppando una cirrosi epatica, giunse ad attribuire a quella fumata queste disgrazie che lo avevano colpito. Mi sorge quindi una domanda: se aveva tutta questa paura di quelle larve, perché le faceva gettare addosso agli altri? 
 
 
Il prete demoniaco
e la teologia cattolica nell'horror 
 
Padre Thomas è l'elemento centrale, il fulcro teologico dell'intera trama, anche se non pronuncia una sola parola dall'inizio alla fine del film. Come tutti i morti, a partire dagli zombie, non emette alcun suono articolato. Non sappiamo nulla di concreto su questo personaggio sfuggente, a parte il fatto che deve essere stato avviato alla vita ecclesiastica contro la sua volontà - cosa che lo ha spinto a un odio assoluto ed eterno nei confronti dell'Artefice. Non è un caso che sia un prete cattolico. La scelta non si deve soltanto al fatto che la religione professata dal regista fosse quella cattolica. L'importanza della Chiesa di Roma nel cinema horror è estrema. Basti pensare a quello che è considerato uno dei film con maggior impatto culturale del XX secolo: L'esorcista di William Friedkin (The Exorcist, 1973). I complessi e altisonanti rituali del culto cattolico scatenano in molte persone un profondo senso di angoscia, oppressione e claustrofobia. L'iconografia e il repertorio di simboli sembrano studiati apposta per il genere horror. Proprio perché schiacciano lo spettatore e lo imprigionano, si dimostrano incredibilmente efficaci. Archetipi come il peso del peccato originale, la lotta tra Bene e Male, l'esistenza fisica del Demonio e l'idea di un destino ultraterreno incerto, con l'incombente minaccia dell'Inferno, forniscono materiale di ottima qualità. Figure come il prete esorcista o la suora demoniaca posseduta sono diventate autentici geroglifici che caratterizzano il genere, traumatizzando il pubblico. Fulci va molto oltre, presentandoci un prete dannato che diventa tramite con l'Inferno, in grado di sovvertire l'ordine cosmico! Molte trame non funzionerebbero in alcun modo se anziché un prete cattolico ci fosse un pastore protestante. Le Chiese Protestanti non permettono una gran libertà di movimento e di narrazione: liquidano troppe cose come superstizioni, non amano il simbolismo e il soprannaturale. I loro ministri di culto forse sono meno controversi dei preti cattolici, ma sembrano più che altro figure quasi evanescenti. Anche se un film è ambientato in un paese in cui i cattolici sono una minoranza, la loro teologia vi riveste invece un ruolo capitale. Basti pensare a Nosferatu, il principe della notte di Werner Herzog (Nosferatu: Phantom der Nacht, 1973). Il protagonista risiede nella città anseatica di Wismar, sul Baltico, dove i cattolici erano e sono tuttora poco numerosi. Eppure il potere del pane eucaristico era ritenuto in grado di sbarrare il cammino ai vampiri. Dal canto suo, la Chiesa di Roma non ha mai visto con favore il cinema horror e questo uso spesso abusivo del simbolismo cattolico. La principale preoccupazione del clero sembra essere la diffusione di terrori, attacchi di panico e paranoie, potenzialmente in grado di allontanare i fedeli dal culto. In realtà esiste anche qualcos'altro: un'inquietudine sulfurea e assillante che ha a che fare con l'ontologia della Creazione, con la separazione dei due Regni, quello dei Vivi e quello dei Morti, oltre che con il problema del libero arbitrio. Queste sono le domande destabilizzanti, che certo farebbero ridere un pagano, ma che hanno un effetto ben diverso su un cattolico: 
1) Separazione dei due Regni: è possibile instaurare un contatto con l'Inferno e sprigionare la sua potenza distruttiva in questo mondo? 
2) Libero arbitrio e dannazione: è possibile che qualcuno possa essere preso dal Maligno contro la propria volontà, non avendo esercitato una libera scelta del Male? 
Se Tommaso d'Aquino avrebbe dato una risposta negativa ad entrambe le domande, Lucio Fulci era di diverso avviso e su questo ha costruito la Trilogia della Morte

 
Vaghi echi lovecraftiani  

Sacchetti notò che Fulci aveva appena finito di leggere Lovecraft prima di lavorare alla sceneggiatura del film. Constatò che voleva ricreare un'atmosfera lovecraftiana. Negli scritti originali dello stesso Sacchetti, la vicenda era ambientata a Salem, che pure viene menzionata nel corso del film - a un certo punto si dice che Dunwich sia stata costruita sulle sue rovine. Si dice anche che i suoi abitanti discendano dai "bruciatori di streghe di Salem". In realtà Salem esiste tuttora e le streghe furono impiccate.
Il toponimo Dunwich è carico di suggestioni: il villaggio decadente creato da H.P. Lovecraft si trova nella valle del fiume Miskatonic, nel Massachusetts settentrionale, parte del New England incubico. Già abbiamo scritto qualche considerazione sull'idronimo Miskatonic e sulla sua possibile etimologia: 
 

Dunwich compare nel celebre racconto di Lovecraft L'orrore di Dunwich (The Dunwich Horror, 1929), uno dei più importanti del Ciclo di Cthulhu. Il villaggio appalachiano è descritto come un triste luogo abitato da hillbilly, genti arretrate, incestuose, superstiziose e violente, con forti inclinazioni antisociali. Il Solitario di Providence ci spiega che la segnaletica stradale che indica Dunwich è stata misteriosamente rimossa dopo i tremendi accadimenti da lui narrati. Questa strana suggestione è stata ripresa da Fulci, che mostra le grandi difficoltà in cui i protagonisti sono incorsi nel loro tentativo di trovare il luogo maledetto. 
La fonte di ispirazione di Lovecraft è stata forse la città portuale di Dunwich nel Suffolk, in Inghilterra. Il nome della città inglese è pronunciato /'dʌnɪtʃ/. Non è comunque chiaro se questa fosse proprio la pronuncia attribuita dal Solitario di Providence al toponimo da lui ideato per il villaggio maledetto del Massachusetts incubico.  

 
Effetti speciali 

Anni fa visionai un video che era stato postato su YouTube. Un gatto nero particolarmente pingue (mi sarebbe piaciuto accarezzargli il pancino), vomitava una massa incredibile di interiora di coniglio che aveva ingurgitato con estrema voracità. Il suo stomaco non era stato in grado di processare quel cibo, che fuoriusciva dalla bocca praticamente intatto, nemmeno masticato. Ero in grado di distinguere e di riconoscere ogni dettaglio seppur minimo: il colon, l'intestino tenue, persino una parte del fegato. Ecco, ho avuto come un déjà vu quando mi è passata davanti agli occhi la scena di Rosie, ossia Daniela Doria, intenta ad espellere dalla bocca l'intestino tenue e il colon! Non solo. Mi sono tornate alla memoria le sensazioni provate quando ero quindicenne e sono stato colpito da una pancreatite acuta, passando due settimane a vomitare.  
Gli effetti speciali e i trucchi sono opera di Gino De Rossi, Franco Rufini e Rosario Prestopino. A Prestopino si devono i trucchi degli zombie, mentre a Rufini si deve il trucco delle attrici. Non c'entrano nulla Giannetto De Rossi e Maurizio Trani, i cui nomi sono riportati da svariate fonti. Per realizzare la sequenza del copioso vomito di Rosie, fu utilizzata una testa finta. Il materiale rigettato era costituito da interiora di pecora (Albiero-Cacciatore, 2004); secondo altre fonti erano invece interiora di vitello (Curti, 2019). La sequenza della testa trapanata di Bob è nata dall'ingegno di Sacchetti; i relativi effetti speciali si devono a Rufini e a Prestopino. 
 
 
Censura grottesca 
 
Essendo considerato troppo violento, il film di Fulci andò incontro a una censura draconiana in Germania Ovest. Non dobbiamo dimenticarci che all'epoca le cose erano molto diverse da come le conosciamo. Solo per fare un esempio, c'era ancora il famigerato Mudo li Merlino. Ebbene, le autorità si dimostrarono implacabili e arrivarono a sequestrare persino l'unica copia rimasta di Paura nella città dei morti viventi, allo scopo di tagliarla ulteriormente. Soltanto dopo un simile scempio poté iniziare la distribuzione, ma a quel punto della trama era rimasto ben poco. Infierirono persino sul titolo, che dal già infelice Ein zombie hing am Glockenseil ("Uno zombie pendeva dalla corda della campana") divenne dapprima Ein Toter hing am Glockenseil ("Un morto pendeva dalla corda della campana"), poi Eine Leiche hing am Glockenseil ("Un corpo pendeva dalla corda della campana") e infine Ein Kadaver hing am Glockenseil ("Un cadavere pendeva dalla corda della campana"). Adesso mi si dovrebbe dire quale può essere la differenza di impatto traumatico del titolo di un film cambiando uno zombie in un morto, in un corpo o un cadavere! Si direbbero cambiamenti pretestuosi. Come spiegare un accanimento così livido? Dopo aver visto montagne di cadaveri nella Germania devastata, dopo decenni si cagavano in mano al sentir menzionare un cadavere? Forse avevano terrore che Hitler si sarebbe materializzato all'improvviso qualora la pellicola zombesca fosse stata diffusa, anche se nell'opera di Fulci non c'era assolutamente niente di politico! Questo è un tipico esempio di demenza postbellica. 
 
 
Un cimitero affollato 
 
La maggior parte delle scene del cimitero di Dunwich sono state girate nello storico cimitero di Midway, in Georgia. Il cimitero era già pieno nel 1860 con molte tombe contrassegnate da croci di legno. Quando l'esercito del Generale Sherman lo attraversò nel 1864, usarono il cimitero murato come recinto per il bestiame. Quando i bovini rinchiusi furono abbastanza affamati, mangiarono le croci di legno e lasciarono la maggior parte delle tombe senza alcun contrassegno. Nel film, quando uno zombie emerge dal terreno, l'attore sta involontariamente uscendo da una vera tomba profanata. Nel 2019, i proprietari del cimitero non erano a conoscenza che un film fosse mai stato girato lì e hanno affermato che la produzione doveva essersi intrufolata e aver filmato in "stile guerriglia", perché la Chiesa e il Klan non avrebbero mai permesso che un film sugli zombie venisse girato nel cimitero. Tuttavia, ciò è ovviamente falso poiché le scene coinvolgono piste di carrelli, macchine per la nebbia e luci ad alta potenza che non sarebbero passate inosservate all'intera cittadinanza. 
 
Un'incoerenza funebre 
 
Data la trama del film, si suppone che il cimitero si trovi nel Massachusetts, eppure la bara è sepolta appena un paio di metri sotto terra. Nel New England, a causa del gelo, una bara dovrebbe essere sepolta ad almeno 4 o 5 piedi, o ai 6 piedi standard, che è ben al di sotto della linea del gelo. Inoltre, i direttori di pompe funebri autorizzati hanno il dovere di verificare che la persona sia completamente sepolta. Ai lavoratori del cimitero non sarebbe permesso lasciare una bara mezza sepolta solo perché è la fine di una normale giornata lavorativa, a meno che non siano stati corrotti da qualche profanatore necrofilo.

Il Libro di Enoch 

Il Libro di Enoch, citato nel film, è un'opera religiosa ebraica non canonica risalente al IV secolo a.C. È considerato canonico dalla Chiesa Ortodossa Etiope Tewahedo e dalla Chiesa Ortodossa Eritrea Tewahedo, ma da nessun altro gruppo cristiano. Ci è pervenuto integralmente in una versione nell'antica lingua dell'Etiopia, il Ge'ez. Ricchissimo di simbolismi esoterici, è un testo particolarmente oscuro. Questi sono i suoi contenuti: 
- Libro dei Vigilanti (cc. 1-36)
- Libro delle Parabole o Parabole di Enoch (cc. 37-71)
- Libro dell'Astronomia o Libro dei Luminari Celesti (cc. 72-82)
- Libro dei Sogni (cc. 83-90)
- Lettera di Enoch (cc. 91-104)
- Conclusione (cc. 106-108) 

Gli angeli caduti insegnano la scienza e la tecnica agli umani, in parziale analogia col mito greco del Prometeo incatenato. Gli angeli sono puniti non tanto per la trasmissione della conoscenza dal mondo ultraterreno a quello terreno, quanto piuttosto per la violazione dell'ordine divino-naturale della creazione: divino per non aver rispettato la trascendenza degli esseri spirituali, unendosi a delle creature umane; naturale, per avere abbandonato la propria sede astrale "nativa".
(Fonte: Wikipedia)
 
La sepoltura prematura 
 
Ecco un'incoerenza che dimostra una scarsa conoscenza della natura umana. Se una persona venisse estratta viva da una tomba, come minimo resterebbe traumatizzata per tutta la vita. Vediamo invece che Mary Woodhouse si risveglia nella bara, urla e inizia a dare colpi nel tentativo di aprire la cassa. Il suo soccorritore usa il piccone per rompere il coperchio, rischiando tra l'altro di uccidere la donna (la lama la sfiora più volte). Una volta estratta e riportata nel mondo dei vivi, non credo che sarebbe stata molto brillante! Un commentatore su IMDb fa notare che la donna non sarebbe riuscita a sopravvivere all'imbalsamazione. Ciò è sicuramente esatto, non riesco però a trovare alcuna menzione di questo trattamento.    

 
Curiosità 
 
In origine il titolo doveva essere lapidario: La paura. La menzione ai morti viventi è stata aggiunta dalla produzione nel tentativo di sfruttare il successo di un'altra pellicola di Fulci, Zombi 2 (1979).
 
Circolano miti diversi e tra loro contraddittori sull'origine del finale. Secondo una versione molto diffusa, l'ultima parte della sceneggiatura sarebbe stata resa illeggibile da una grossa macchia di caffè, versato inavvertitamente da Tomassi: si sarebbe così reso necessario improvvisare. Un'ipotesi piuttosto assurda e puerile: possibile che nessuno si ricordasse qualcosa di ciò che c'era scritto? Nemmeno gli sceneggiatori, Fulci e Sacchetti, conservavano una labile traccia di memoria? Nessuno è stato in grado di riscrivere daccapo ciò che era stato nascosto dal caffè? Secondo un'altra versione, non so se più credibile della prima, all'inizio sarebbe stato previsto un lieto fine, col prete demoniaco scacciato e la sutura della discontinuità infernale. Un ritorno alla normalità universale, roba del tipo "e tutti vissero felici e contenti". Fulci, in preda alla furia, avrebbe cambiato idea all'ultimo, a riprese già completate.