Sull'origine dei Cimbri, minoranza linguistica germanica stanziata nel territorio dei Sette Comuni (provincia di Vicenza), nei Tredici Comuni (provincia di Verona) e in altre piccole aree, sono fiorite numerose leggende nate dall'omonimia con l'antico popolo proveniente dalla Danimarca. Si è parlato addirittura di una presenza vichinga in Italia. Wikipedia riporta il seguente sunto relativo alla toponomastica dei Sette Comuni:
"È il caso ad esempio della montagna più alta dei Sette Comuni (il Monte Ferozzo) e della Val Frenzela (italianizzazione di Freyentaal), località dedicate a Freya, come pure il Monte Ferac (da Frea-ac, dimora della dea Frea); vi sono poi siti dedicati alla dea Mara come la Martaal (cioè valle di Mara, la valle che separa Rotzo da Roana) e la sorgente Marghetele (orticello di Mara); località dedicate alla pitonessa Ganna (come la Valganna) o al dio Thor (come il monte Thor nei pressi dell'Ortigara). La dea sassone Ostera è ricordata nello scoglio che sovrasta Pedescala, detto Ostersteela, e in Foza nella contrada chiamata appunto Ostera.
Il ricordo di altre divinità menzionate nell'Edda islandese è rimasto anche sull'Altipiano: Balder (ricordato dal folletto od orco Baldrich); Höðr (a cui è dedicata la collinetta ai cui piedi si trova l'ex stazione ferroviaria di Asiago e che una volta era detta Hodegart, ossia orto di Höðr); Synia (ricordata dal monte Sunio). L'Edda, fra le altre divinità, nomina anche una certa Skada, figlia del gigante Thiasse: questa dea è ricordata dal nome del paese di Treschè Conca di Roana, che un tempo in cimbro era chiamato appunto Skada."
Cfr. Antonio Domenico Sartori. Storia della Federazione dei Sette Comuni vicentini, ed. L. Zola, Vicenza, 1956: "L'antichità delle origini religiose sull'altopiano dei Sette Comuni"
Il ricordo di altre divinità menzionate nell'Edda islandese è rimasto anche sull'Altipiano: Balder (ricordato dal folletto od orco Baldrich); Höðr (a cui è dedicata la collinetta ai cui piedi si trova l'ex stazione ferroviaria di Asiago e che una volta era detta Hodegart, ossia orto di Höðr); Synia (ricordata dal monte Sunio). L'Edda, fra le altre divinità, nomina anche una certa Skada, figlia del gigante Thiasse: questa dea è ricordata dal nome del paese di Treschè Conca di Roana, che un tempo in cimbro era chiamato appunto Skada."
Cfr. Antonio Domenico Sartori. Storia della Federazione dei Sette Comuni vicentini, ed. L. Zola, Vicenza, 1956: "L'antichità delle origini religiose sull'altopiano dei Sette Comuni"
A una prima lettura testi di questo genere sembrano di certo suggestivi. Peccato che non reggano a un'analisi approfondita, rivelandosi pieni di anacronismi e di altre assurdità. Non dico che siano del tutto inutili, dato che in genere riportano molte informazioni di un certo interesse, ma devono essere attentamente vagliati.
Valganna e altri luoghi chiamati Ganna nel territorio dei Sette Comuni derivano il loro nome da un termine che indica la pietraia o il dirupo, attestato anche a Verona. La sua diffusione è estremamente ampia, tanto che lo si trova in Ossola (gana), e altrove con la variante ganda: nell'antica Liguria è attestato un fiume Gandobera "che porta pietre". L'origine di ganda / ganna è anteriore ai Celti e deriva dalle lingue affini all'etrusco che si parlavano in precedenza nelle regioni alpine, come ad esempio quella dei Reti. In etrusco esisteva la radice caθna-, da cui il latino ha tratto catinus, col senso di "vaso di pietra" e di "apertura della roccia, cavità". Tale radice, priva di origine indoeuropea, potrebbe essere attestata nel Liber Linteus (gen. caθna-l, loc. caθna-i), ma il contesto non è del tutto chiaro, ed esiste anche un omofono caθna- "unione", da cui latino catena. Assumiamo così che *kathna debba essere la protoforma da cui ganda e ganna sono derivati. I passaggi sono questi: *kathna > *gadna > ganda, ganna. Siccome la presenza di ganda e ganna nell'arco alpino è pervasiva, mentre non spiega nulla il ricorso alla profetessa Ganna vissuta tra i Semnoni nel I secolo d.C., la proposta di Sartori andrà rigettata.
Per quanto riguarda Martaal, il ricorso a una dea Mara non è necessario. Più che un teonimo, mara è la parola norrena usata per indicare uno spirito maligno capace di possedere i viventi, da tradursi in latino con incubus. La sua radice, corrispondente germanico del celtico *mora:, riappare nel nome dei folletti della tradizione romanza, come il mazzamorello. L'amico Giacinto M. (R.I.P.) mi ha riportato che al suo paese in Friuli, vicino a Sacile, un simile demonietto è conosciuto come mathamoro. Quindi Martaal è la Valle dei Folletti, la Valle degli Incubi. È a mio avviso da scartarsi ogni connessione con il quasi-omonimo celtico *ma:ro- "grande", dato che Martaal è una valle piccola e stretta. Non si ravvisa in ogni caso alcuna necessità di postulare una corrispondenza diretta tra il toponimo e il materiale mitologico scandinavo, dato che credenze in spiriti immondi e malefici sono diffusissime in tutta la Romània e presso tutti i Germani.
La gigantessa Skaði ha un nome di origine incerta. In norreno esiste un'omonima parola che significa "danno", che però è di genere maschile. Il paese di Treschè Conca di Romana ha più probabilmente tratto il suo nome da una forma affine al gotico *Skadwa, col senso di "Ombrosa".
L'orco Baldrich sarà da antico alto tedesco *Balde-rih, corrispondente al gotico *Balþareiks, "Re Audace" o "Re degli Audaci": la figura di Balder, attestata in Scandinavia (norreno Baldr) e in Germania (antico alto tedesco Balder) non si presta ad essere assimilata a quella di un folletto o orco, essendo un chiaro adattamento germanico della figura di Cristo. Il lemma norreno baldr significa "principe, signore", e corrisponde all'anglosassone bealdor, che era usato per designare Cristo. Theo Vennemann ha ipotizzato che l'origine ultima di questo epiteto sia il punico Baladdir, e pur non concordando con questo autore su altri argomenti, ritengo arguta e valida questa sua proposta. Bal Addir significa Signore Potente, essendo in punico bal non solo la parola generica per "signore" e "marito", ma anche il teonimo che conosciamo meglio come Baal. Il lemma addir si trova attestato anche da Agostino di Ippona e da altri autori nella parola abaddir (varianti abadir, abadier) ossia pietra (*aban) potente (addir), che indica un meteorite.
Hodegart non è certo l'Orto di Höðr, perché il nome di tale divinità mostra una vocale che è il prodotto dell'Umlaut labiale. In altre parole, dove in norreno si trova la vocale trascritta con -ö-, ma più correttamente con -ǫ- (da pronunciarsi come o aperta), significa che un tempo vi era una vocale -a-, che è stata alterata a causa della presenza di una -u- o di -w- nella sillaba seguente. Così un tempo il teonimo sarà stato *Xaθuraz, che doveva significare "Uccisore": la radice ultima è la protoforma germanica *xaθuz "battaglia" (> norreno hǫð), di lontana origine celtica (cfr. gallico catu- "battaglia"). Il fenomeno della trasformazione di -a- in -ǫ- per influenza di una successiva -u- o -w- è tipico del norreno e non esiste in antico alto tedesco: Hode- non può in alcun modo corrispondere a Höðr.
Il nome di Freya, in norreno Freyja (pron. /frøyja/) non è un antenato plausibile dei toponimi citati dal Sartori. L'origine ultima risiede nella radice proto-germanica *frauja(n)-, che significa "signore": gotico frauja /frɔ:ja/ "signore", *fraujo /frɔ:j:o:/ "signora". L'equivalente tedesco di Freya è proprio la ben nota parola Frau: come si vede nulla che possa aver dato origine a Freyentaal. Mi azzarderei a ritenere Freyentaal una formazione recente e romantica, come tante altre sorte nell'ambito dei nazionalismi ottocenteschi, ma la scarsità delle informazioni in proposito mi suggerisce prudenza. Alcuni riportano le forme Frea-sele e Frea-taal in lingua cimbra (da non confondersi con la lingua degli antichi Cimbri), che sembrano più genuine. Non si tratterebbe quindi di un luogo dedicato alla dea Freya, ma alla dea Frigg, il cui nome longobardo era Frea (< proto-germanico *Frijjo:). Ferac e Ferozzo non hanno alcuna possibilità di derivare dalla radice di Freya o di Frigg per ragioni fonetiche. La formazione fantasiosa *Frea-ac riportata da Sartori non ha il minimo riscontro.
Il nome di Freya, in norreno Freyja (pron. /frøyja/) non è un antenato plausibile dei toponimi citati dal Sartori. L'origine ultima risiede nella radice proto-germanica *frauja(n)-, che significa "signore": gotico frauja /frɔ:ja/ "signore", *fraujo /frɔ:j:o:/ "signora". L'equivalente tedesco di Freya è proprio la ben nota parola Frau: come si vede nulla che possa aver dato origine a Freyentaal. Mi azzarderei a ritenere Freyentaal una formazione recente e romantica, come tante altre sorte nell'ambito dei nazionalismi ottocenteschi, ma la scarsità delle informazioni in proposito mi suggerisce prudenza. Alcuni riportano le forme Frea-sele e Frea-taal in lingua cimbra (da non confondersi con la lingua degli antichi Cimbri), che sembrano più genuine. Non si tratterebbe quindi di un luogo dedicato alla dea Freya, ma alla dea Frigg, il cui nome longobardo era Frea (< proto-germanico *Frijjo:). Ferac e Ferozzo non hanno alcuna possibilità di derivare dalla radice di Freya o di Frigg per ragioni fonetiche. La formazione fantasiosa *Frea-ac riportata da Sartori non ha il minimo riscontro.
Le contrade di Ostera e Ostersteela hanno sicuramente la stessa radice della dea Ostara, il cui nome viene dal germanico comune *Austro:. Non si può escludere a priori la presenza del culto della divinità in questione. Tuttavia si nota che la radice *austr- da cui è stato formato il teonimo significa "oriente", che pare un'accezione più plausibile quando si tratta di toponimi. Così i Longobardi e i Franchi chiamavano Austria la regione orientale dei rispettivi regni (tra i Franchi c'era anche la variante Austrasia). Per i Longobardi, l'Austria si estendeva dal corso dell'Adda al Friuli e corrispondeva grossomodo all'attuale Nord Est, mentre le terre ad occidente di quel fiume formavano la Neustria. Così Ostera potrebbe essere la naturale evoluzione di *Austria "Terra Orientale", e Ostersteela "Rupe Orientale", piuttosto che "Rupe di Ostara".
Il vero nome del monte Thor è Toro, che doveva essere noto come *Taurus in epoca romana, la cui radice riappare nel nome dei Taurini. La forma gotica per indicare il dio Thor era *Þunrs, quella antico alto tedesca Donar. In anglosassone era Þunor, e in longobardo il teonimo doveva suonare *Thonor. La forma d'origine era il proto-germanico *Θunraz. In norreno la nasale è scomparsa dopo aver mutato la u in una o lunga per compenso, dando Þórr. In antico irlandese il teonimo Þórr è stato preso a prestito come Toṁar, gen. Toṁair (pron. /tõ:r/), segno che all'epoca la vocale era ancora pronunciata nasale. Orbene, tutto questo ci mostra con la massima evidenza che per ragioni storiche il monte Toro non può trarre origine dal nome norreno della divinità dalla barba rossa, e che le altre forme germaniche per designarla non sono foneticamente adatte.
Due fenomeni hanno contribuito a far proliferare nel Web materiale pieno zeppo di false etimologie e di fraintendimenti:
1) L'assenza di interesse degli studiosi moderni verso le realtà locali;
2) I complessi meccanismi del copyright, che permettono la libera consultazione online di libri superati, in alcuni casi risalenti persino al XIX secolo, mentre rendono difficile il pieno accesso a materiale aggiornato.
2) I complessi meccanismi del copyright, che permettono la libera consultazione online di libri superati, in alcuni casi risalenti persino al XIX secolo, mentre rendono difficile il pieno accesso a materiale aggiornato.
4 commenti:
Un articolo che porta aria fresca in un ambiente amuffittosi sul riportare testi ed affermazioni di scrittori di cose antiche che mai hanno avuto per le mani un documento originale e mai hanno perso una giornata presso un archivio storico a respirare la polvere di un catastico.L'Italia è stata interessata da 144/145 invasioni di popolazione europee per la gran parte di origini tedesche talune delle quali oltre a spogliarla e devastarla ne hanno fatto la loro residenza definitiva, magari acquattandosi in qualche remota terra ai margini della civiltà. Dalla sconfitta dei Bizantini alla fine degli Ottoni l'Italia è stata ininterrottamente governata da popolazione di linga tedesca (Goti, Longobardi, Franchi e Sassoni)che hanno "imbastardato" ma anche arricchito il linguaggio. Difficilmente fra tanti "padri riusciremo a trovare quello legittimo. Dovremo accontentarci di sapere che la nostra madre lingua ha avuto molti amanti dei quali il nostro "cimbro" ne è un figlio illegittimo.Mater semper certa est.....
Vittorino Strazzer lupiari@libero.it
Ciao Vittorino, benvenuto in questo spazio! Sono felice che il mio articolo ti sia piaciuto. :)
Interessato ai Cimbri, leggo solo oggi le dotte disquisizioni sulla toponomastica dell'Altopiano. Mi ha sempre intrigato il perché abbiano chiamato Cimbri dopo il Mille persone giunte dalla Baviera che con i Cimbri storici non avevano fino allora legami particolari. Banalmente vien da pensare che i siti dove giunsero non fossero del tutto disabitati, che con questi indigeni avessero trovato una qualche forma di convivenza e che quindi avessero condiviso anche i loro toponimi, aggiungendone di nuovi nel corso dei secoli.
E che l'idioma antico alto tedesco (sassone) si fosse nel tempo - e per una popolazione andata mescolandosi - trasformata nella lingua simil bavarese antica di cui abbiamo contezza anche oggigiorno.
Viste così, le tesi confutate ad Antonio Domenico Sartori che ipotizzava l'origine norrena degli indigeni (Cimbri sconfitti da Mario) perdono significato laddove si conviene che certi toponimi si rifanno comunque a culture (etrusche, romane, celte) presenti ben prima dell'arrivo delle genti dell'Allgau bavarese.
Se in definitiva questi ultimi sono stati indicati come Cimbri, un qualche motivo ci dev'essere stato. La logica mi porta a credere che avessero assunto lo status di chi in quei siti già c'era o che il nome di Cimbri fosse loro stato affibbiato perché insediati in un territorio noto con quel nome. Solo ragionando così si potrebbe porre fine alla plurisecolare polemica sulla origine e provenienza dei Cimbri degli Altipiani, oltre ogni possibile mistificazione, dando ai Cimbri veri quello che appartiene loro e tollerando che altri, giunti colà mille anni dopo, potessero portarne il nome senza passare per usurpatori.
Opinione, questa mia, sicuramente discutibile, ma serenamente discutendo e confrontandosi foriera di sviluppi anche interessanti.
Grazie anticipate a quanti vorranno contribuire al dibattito.
Angelo Rossi, Trento
anro@live.it
Ciao Angelo, benvenuto in questo spazio! Ti ringrazio dell'intervento! A parer mio si tratta di una singolare omofonia. I Cimbri giunti dalla Baviera erano così chiamati perché erano boscaioli (in antico alto tedesco zimpar "legna da costruzione", che appare nel tedesco moderno con un significato molto mutato: Zimmer "camera"). Questa denominazione si è confusa con il nome dei Cimbri antichi, che però ai tempi del loro scontro con Roma suonava in modo molto diverso, con una consonante velare /k/. Altri credono invece che alle genti giunte dalla Baviera fu attribuito da Venezia il nome di "Cimbri" per motivi politici. Certamente i siti in cui essi sono giunti non erano disabitati, e sono avvenute complesse sovrapposizioni. Solo per fare un esempio, dovevano esistere nuclei di Longobardi che si sono assimilati ai nuovi venuti. Questi a loro volta dovevano aver assorbito genti più antiche. Forse non riusciremo mai ad avere un quadro completo.
Posta un commento