sabato 19 luglio 2014

GLOSSOLALIA E XENOGLOSSIA SONO DUE COSE DIVERSE

Anni fa mi capitò di sentire a una trasmissione televisiva i discorsi di un esorcista della Chiesa di Roma, che sosteneva una patente assurdità: a parer suo la xenoglossia sarebbe un fenomeno diffusissimo, consistente nella perfetta capacità di articolare lingue ben note ma sconosciute al posseduto. Riportava il caso di uno sciamano di una tribù dell'Amazzonia, forse gli Yanomami, che sarebbe stato in grado di parlare fluentemente l'arabo antico durante i suoi stati alterati. Mi permetto di dubitare dell'affermazione dell'esorcista: quello che gli è stato comunicato sarà piuttosto un caso di glossolalia. Intanto dubito fortemente che nel villaggio amazzonico in questione ci fosse qualcuno in grado di intendere l'arabo del Corano e di attribuire un senso compiuto delle parole dello sciamano. Con tutta probabilità l'uomo-medicina aveva trovato il modo di comporre semplici frasi seguendo una struttura di certo strana per un parlante amerindiano, con una sonorità che può ricordare quella dell'arabo. Per costruire ciò basta avere un sistema fonetico di partenza e poche regole fonotattiche.

Vocali:

a i u (brevi)
a: i: u: (lunghe)

Consonanti:

t k b d g f  χ (kh) h γ (gh) 
m n r l j (y) w
s š (sh) ts z 

Prendiamo alcune strutture tipo usate per formare le parole, dove V è una vocale, C è una consonante e ' indica che l'accento cade sulla vocale successiva:

CV:C 

du:m fi:r gha:r ra:n ru:m 

CVCC

fakht khalb  lurm nirf rams 

CV'CV:C

a'di:m ba'la:r na'mu:r
ri'ghu:n
u'la:m 

'CVCCVC

'bimkhal 'dibdam 'khamsar 'mastab
'ukhtar

CVC'CV:C 

bak'bu:r ham'ta:r kham'si:r mak'ta:b
ud'bi:r

'CVCCV

'akhnu 'bakhmi 'lighma 'nukhta
'rakhra 

CV'CVCV

a'nura gha'mina na'rukhi sha'mira u'limi

Connettiamo ora alcune di queste parole usando monosillabi tipo come questi:

an, am, al, ar, ma, mu, na, nu, etc.

Si può immaginare quindi che lo sciamano intoni con una cantilena monotona frasi pseudo-arabe:

ham'ta:r nu mak'ta:b an 'khimsir
akh'ta:r am ma'nu:r na 'ghaktab

Il risultato ingannerebbe chiunque. Inoltre uno studioso di arabo o un parlante di tale lingua potrebbero benissimo riconoscere parole dotate di senso. Non si tratterebbe però del senso eventualmente attribuito loro dallo sciamano, ma di semplici "falsi amici". In altre parole, lo sciamano non parla arabo coranico, ma utilizza un codice che potrebbe anche essere pseudolinguistico: avrebbe in tal caso imparato ad articolare tali suoni per fare effetto su uomini e donne del suo clan e rafforzare così la sua autorità di Uomo degli Spiriti, senza avere la benché minima idea del contenuto delle sue produzioni glossolaliche. Se le cose stessero così, si tratterebbe di contenitori senza contenuto conoscibile, ossia di pseudoparole. Potrebbe invece essersi dilettato ad attribuire un nome a ogni cosa e aver formato così una lingua vera e propria, ossia una conlang o lingua costruita. Sarebbe improprio parlare di possessione diabolica o simili: in tal caso si tratterebbe di una costruzione consapevole che non implica contatto alcuno con spiriti in grado di conoscere e di trasmettere i suoni della lingua del Corano.

Esempio di vocabolario:

ab'sha:r = formica nera
a'ni:m = donna
a'nu:kh = incendio
'atbakh = nero
ba'kha:r = uomo
'bukhmi = uovo
da'mira = mano
fa'nu:m = ventre
ga'di:l = pioggia
gha:n = acqua
khans = piede
khi:r = roccia
'laftur = tronco
lamkh = bambino
lams = aria
ma'ghura = piranha
'mukhtir = tartaruga
ni:r = vulva
'nibghar = caimano
'rakhtum = rosso
ru:m = fuoco
'rukhma = giaguaro
'sakhtar = cane
silb = formica bianca
si'ru:n = vento
ta'muna = giallo
zim'za:l = pappagallo ara 

Veniamo ora alla xenoglossia. Perché si dimostri che una persona è xenoglossa, bisogna innanzitutto dimostrare che essa articola frasi in una lingua che non soltanto non conosce, ma che è invece ben nota ad altri. Una persona potrebbe anche apparire glossolalica, ma dover essere classificata come xenoglossa una volta provato che la lingua utilizzata è una lingua nota. Così se una donna di un paese veneto proferisse parole in lingua maya yucateca, gli astanti la riterrebbero glossolalica, mentre in realtà sarebbe xenoglossa: la sua xenoglossia potrebbe essere dimostrata soltanto da qualcuno in grado di riconoscere la lingua da lei usata, ad esempio se si imbattesse in uno studioso o in un missionario che la ha appresa. Cose simili però non avvengono, non sono documentate con sicurezza. Se lo fossero, a questi fatti si darebbe la massima propaganda per motivi religiosi, e anche la Scienza avrebbe già trovato modo di trarne un immenso giovamento. Immaginate le possibilità di conoscenza che potrebbe dare uno xenoglosso in grado di parlare etrusco! Invece non si trova nulla di utile. Tempo fa il famoso Milingo, all'epoca arcivescovo della Chiesa Romana, aveva portato un povero handicappato a una trasmissione, esibendolo come un fenomeno da Circo Barnum. Questo ragazzino dagli occhi sbarrati diceva senza sosta "spreke dotch spreke dotch". Milingo voleva farlo passare per un caso di xenoglossia da possessione diabolica. Ora, la cosa sarebbe stata di certo impressionante se il bambino in questione si fosse messo a recitare brani di Così parlò Zarathustra articolandoli in un tedesco classico e perfetto. Inutile sperare tanto. 

Si sono dati casi di pseudoxenoglossia, in cui frasi articolate in una lingua non conosciuta al parlante hanno un'origine non banale ma perfettamente determinabile. Riporto il caso di un carissimo amico che nell'adolescenza parlava estesamente nel sonno una varietà di tedesco. Un suo zio riteneva che egli fosse posseduto e strepitava per far giungere un prete, ma fu presto appurato che i sorprendenti discorsi notturni avevano una loro causa non soprannaturale: l'amico aveva appreso il dialetto bernese dalle suore al Kindergarten in Svizzera, poi con gli anni l'aveva dimenticato - o almento così pensava. Si è dato un caso ancor più strano, di un americano che era in grado di parlare il russo alla perfezione senza ricordarsi di averlo mai studiato. Dopo molte ricerche fu appurato che da piccolo aveva vissuto in una stanza dalle pareti di cartongesso che lo separava dall'appartamento di un inquilino russo che per pagarsi l'affitto dava lezioni della sua lingua madre. Al di fuori di simili occorrenze di falsa xenoglossia, possiamo dire che gli xenoglossi non articolano grandi discorsi e che la loro produzione è piuttosto limitata. Non solo: essa è condizionata dal contesto in cui i presunti xenoglossi sono vissuti. Così un prete della Chiesa Romana parlava di un ragazzo che si sarebbe rivolto a lui in "perfetto latino". Dubito però che abbia usato il latino di Cesare e di Cicerone: alla fine potrebbe anche scoprirsi che il presunto indemoniato si era limitato a chiedere al sacerdote: "Quo vadis?" 

Perché i testi non sono registrati e trascritti? Perché nessuno li studia? Perché nessuno li diffonde nel Web? Semplice: perché non c'è molto da trascrivere, studiare e diffondere. Dalle evidenze disponibili, si potrebbe addirittura negare il fenomeno e attribuirlo alla malafede di psicologi, parapsicologi ed esorcisti.

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