giovedì 25 dicembre 2014

'I RIBELLI DEI 50 SOLI' DI A.E. VAN VOGT E IL CONCETTO DI IMMOBILISMO LINGUISTICO

Hwæt! Wē Gārdena      in gēardagum 
þēodcyninga      þrym gefrūnon 
hū ðā æþelingas      ellen fremedon. 
Oft Scyld Scēfing      sceaþena þrēatum 
monegum mǣgþum      meodosetla oftēah 
egsode Eorle      syððan ǣrest wearð 
fēasceaft funden      hē þæs frōfre gebād 
wēox under wolcnum      weorðmyndum þāh 
oð þæt him ǣghwylc      þāra ymbsittendra 
ofer hronrāde      hȳran scolde, 
gomban gyldan      þæt wæs gōd cyning. 
Ðǣm eafera wæs      æfter cenned 
geong in geardum      þone God sende 
folce tō frōfre      fyrenðearfe ongeat 
þæt hīe ǣr drugon      aldorlēase 
lange hwīle      him þæs Līffrēa  
wuldres Wealdend      woroldāre forgeaf: 
Bēowulf wæs brēme      --blǣd wīde sprang-- 
Scyldes eafera      Scedelandum in.
(Beowulf 1-14)

Ci credereste se vi dicessi che questo è inglese? So per certo che moltissimi non lo riterrebbero possibile, e questo perché le genti faticano molto a capire che le lingue cambiano durante i secoli fino a diventare irriconoscibili. Coloro che si trovassero a trasecolare apprendendo che il brano da me riportato è in antico inglese, faticherebbero ancor di più a credere ai loro sensi se dicessi loro che la separazione temporale tra la lingua del Beowulf e quella odierna non è poi così grande. Ancora 1.000 anni fa, in Inghilterra, la lingua corrente non distava troppo da quella del brano da me riportato. Certo, molti vocaboli sono poetici, ricercati, e non si saranno trovati nella parlata di un fabbro, tuttavia quanto ho detto non è troppo impreciso. Lo stesso Re Aroldo II d'Inghilterra, caduto nella Battaglia di Hastings, non sarebbe stato in grado di comprendere i discorsi di Obama. Se consideriamo poi che all'epoca di Shakespeare la lingua inglese aveva già una forma ben riconoscibile ai moderni, vediamo che i cambiamenti drastici, sia fonetici che lessicali, che ci separano dall'antico inglese sono avvenuti in un lasso di tempo davvero breve, durante il dominio dei Normanni sull'Inghilterra. 

Questa è la traduzione dei versi sopra riportati:

“Udite! Noi dei Danesi delle Lance nei giorni lontani,
di quei re delle nazioni --  udite di quella gloria, 
di come quei nobili  compirono fatti coraggiosi. 
Spesso Scyld, figlio di Scef, dagli eserciti nemici 
a molte genti strappò le panche dell’idromele; 
e terrorizzò i terribili Eruli dopo che dapprima 
fu trovato senza aiuto e indigente, seppe poi ripagare per questo:- 
egli divenne grande sotto il cielo, prosperò in onori, 
finché a lui ognuna delle tribù confinanti 
oltre la Via delle Balene si dovette sottomettere, 
e pagare tributo: - egli era un buon re! 
A lui nacque poi un erede,  
un giovane nei cortili, Dio lo mandò 
a confortare le genti; aveva visto l'angoscia terribile 
che avevano sofferto prima, senza un capo
per lungo periodo; per questo il Signore della Vita, 
il Re della Gloria, concesse loro onore sulla terra: 
Beowulf fu famoso – si diffuse lontano la sua fama, 
dell'erede di Scyld, nelle terre di Scandinavia.”   

Cosa c'entra tutto questo con il libro I ribelli dei 50 soli di Alfred E. Van Vogt? Più di un lettore di fantascienza risponderà sdegnato dicendo che non c'entra proprio nulla. E qui si sbaglierebbe di grosso. Infatti nel libro dello scrittore di Winnipeg si parla di gruppi di persone anglofone vissute in totale isolamento su un pianeta selvaggio e tagliato fuori da ogni comunicazione. Ebbene, secondo l'autore di SF, questi anglosassoni remoti sarebbero stati in grado di parlare un perfetto inglese standard ancora dopo 15.000 anni dalla dispersione dei loro capostipiti. Questo senza contare che tra i tempi attuali e la diaspora degli anglosassoni immaginata da Van Vogt senza dubbio si estende un lasso temporale di altre migliaia di anni. Un tempo sufficiente a far gemmare diverse famiglie linguistiche a partire da una sola lingua d'origine, dando vita a idiomi tra loro distanti come il finnico dal russo, come il turco dall'islandese. Di fronte alle solidissime evidenze da me riportate sopra, l'ipotesi dell'immobilismo linguistico è di una tale patente assurdità da meritare di essere schernita. Se almeno ne I ribelli dei 50 soli ci fosse qualcosa di grande, una creazione concettuale in grado di compensare l'assurdo scenario linguistico dell'inglese immutabile, potrei anche mitigare la severità del mio giudizio. Se devo esser franco, la lettura del libro non ha destato in me alcun senso di meraviglia. L'opera non mi pare geniale sotto nessun aspetto.

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