Nel 2005 Eduardo Orduña ha pubblicato uno studio in cui si interpretano alcuni composti iberici ricorrenti come numerali, sia per la somiglianza con i numerali baschi che per il contesto. Questo studio è stato ampliato da Joan Ferrer nel 2007 e nel 2009 in accordo con i termini presenti sulle monete, che verosimilmente indicano il loro valore, e riportando nuovi argomenti combinatori e contestuali. Ulteriori lavori di Orduña sull'argomento sono stati pubblicati nel 2011 e nel 2013. Riportiamo alcuni link agli articoli in lingua originale (non mi risulta siano mai stati tradotti in italiano):
La relazione tra numerali iberici e numerali baschi è riportata qui di seguito:
erder, erdi- "metà" : basco erdi "metà"
ban "uno" : basco bat < *bade "uno"
bi, bin "due" basco bi, biga < *biga "due"
irur, ilun "tre" : basco hiru(r) < *(h)ilur "tre"
laur "quattro" : basco lau(r) "quattro"
borste, bors "cinque" : basco bortz, bost
< *bortz "cinque"
śei "sei" : basco sei "sei"
sisbi "sette" : basco zazpi "sette"
sorse "otto" : basco zortzi "otto"
abaŕ, baŕ "dieci" : basco hamar
< *(h)anbaR "dieci"
oŕkei "venti" : basco hogei "venti"
ban "uno" : basco bat < *bade "uno"
bi, bin "due" basco bi, biga < *biga "due"
irur, ilun "tre" : basco hiru(r) < *(h)ilur "tre"
laur "quattro" : basco lau(r) "quattro"
borste, bors "cinque" : basco bortz, bost
< *bortz "cinque"
śei "sei" : basco sei "sei"
sisbi "sette" : basco zazpi "sette"
sorse "otto" : basco zortzi "otto"
abaŕ, baŕ "dieci" : basco hamar
< *(h)anbaR "dieci"
oŕkei "venti" : basco hogei "venti"
abaŕ-ke-bi : basco hamabi "dodici"
abaŕ-ke-borste : basco hamabost "quindici"
abaŕ-śei : basco hamasei "sedici"
oŕkei-irur : basco hogeita hiru "ventitrè"
oŕkei-ke-laur : basco hogeita lau "ventiquattro"
oŕkei-abaŕ : basco hogeita hamar "trenta"
oŕkei-(a)baŕ-ban : basco hogeita hamaika
"trentuno"
abaŕ-ke-borste : basco hamabost "quindici"
abaŕ-śei : basco hamasei "sedici"
oŕkei-irur : basco hogeita hiru "ventitrè"
oŕkei-ke-laur : basco hogeita lau "ventiquattro"
oŕkei-abaŕ : basco hogeita hamar "trenta"
oŕkei-(a)baŕ-ban : basco hogeita hamaika
"trentuno"
Di fronte a questi dati, l'idea dell'assenza di parentela tra basco e iberico deve necessariamente tramontare. Tutto ciò è a dir poco stupefacente, dal momento che non soltanto il basco non è di alcun aiuto nel tentativo di comprendere i testi iberici, ma non lo è nemmeno la lingua protobasca ricostruita. Come si spiega dunque il fatto che il sistema numerale e non poche radici ricorrenti nei nomi di persona siano comuni alle due lingue, mentre molti altri lemmi sembrino appartenere a mondi del tutto dissimili? L'idea delle somiglianze dovute a prestiti poteva anche reggere prima che si dimostrasse la quasi identità del sistema numerale del basco e dell'iberico. Molti sono i farfugliamenti proferiti nel tentativo di salvare la capra delle nuove evidenze e i cavoli del dogma dell'assenza di parentela tra le due lingue. Nessuna obiezione convince davvero. A parer mio la spiegazione più semplice è che le parole iberiche siano molto simili a quelle protobasche, ma non immediatamente riconoscibili. La somiglianza tra basco e iberico è spesso evidente soltanto a posteriori. Per esempio, chi direbbe mai, a prima vista e senza conoscere il significato dei rispettivi morfi, che hanno qualcosa in comune iberico abaŕ e basco hamar, iberico oŕkei e basco hogei?
A partire da queste evidenze, possiamo azzardarci a ricostruire alcuni numerali della lingua paleosarda, che non avranno bisogno dell'asterisco, presentando noi queste forme come conlang nuragica.
MANE = uno
MI = due
ÍROLO, ÍLORO = tre
DORO = quattro (1)
BORTZE = cinque
SEI = sei
SISPI = sette (2)
SORTZE = otto (3)
MENERATZU = nove
AM(M)AR(R)A = dieci
AM(M)EKA = undici
ORKEI, ORKOI = venti
MI = due
ÍROLO, ÍLORO = tre
DORO = quattro (1)
BORTZE = cinque
SEI = sei
SISPI = sette (2)
SORTZE = otto (3)
MENERATZU = nove
AM(M)AR(R)A = dieci
AM(M)EKA = undici
ORKEI, ORKOI = venti
(1) Una d- paleosarda sta per basco l-, il dittongo -au- si è monottongato in -o-.
(2) La forma basca ha una -a-: zazpi. La forma iberica con -i- mi è parsa preferibile, in quanto più consona alla sonorità tipica del paleosardo. Ho ricostruito una s- iniziale anziché tz- per via di varianti basche come saspi, sazpi, con sibilante apicale anziché laminale e prive dell'usuale assimilazione delle sibilanti. Se la forma originale aveva un'apicale iniziale, il corrispondente paleosardo è sicuramente S-, mentre una laminale iniziale può corrispondere tanto a paleosardo S- che a paleosardo TZ-.
(3) Ho ricostruito una s- iniziale anziché tz- perché mi è parsa improbabile l'occorrenza di due affricate in una stessa parola. La variante basca sorsi si trova in un documento in cui le sibilanti apicali e laminali sono confuse, quindi è di scarso aiuto.
(2) La forma basca ha una -a-: zazpi. La forma iberica con -i- mi è parsa preferibile, in quanto più consona alla sonorità tipica del paleosardo. Ho ricostruito una s- iniziale anziché tz- per via di varianti basche come saspi, sazpi, con sibilante apicale anziché laminale e prive dell'usuale assimilazione delle sibilanti. Se la forma originale aveva un'apicale iniziale, il corrispondente paleosardo è sicuramente S-, mentre una laminale iniziale può corrispondere tanto a paleosardo S- che a paleosardo TZ-.
(3) Ho ricostruito una s- iniziale anziché tz- perché mi è parsa improbabile l'occorrenza di due affricate in una stessa parola. La variante basca sorsi si trova in un documento in cui le sibilanti apicali e laminali sono confuse, quindi è di scarso aiuto.
Stupisce l'identità del numerale "sei" in basco e in iberico con la forma italiana, e ancor più il fatto che abbiamo ricostruito SEI anche per il paleosardo. Anche se sono convinto che la radice sia or della fine la stessa nelle lingue ibero-vasconiche e in quelle indoeuropee (un prestito dal protosemitico), l'identità è frutto di sviluppi casuali. Quando a Roma regnava Augusto, gli Iliensi di Sardegna, gli Iberi, i Vasconi e gli Aquitani dicevano tutti SEI (con qualche differenza di realizzazione della sibilante), mentre i Romani dicevano SEX. Il numerale latino SEX ha dato in italiano SEI a causa di sviluppi fonetici le cui origini sono molto più tarde. Si noterò che la lingua sarda neolatina ha SES.