PASSENGERS
Titolo originale: Passengers
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2016
Durata: 116 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Rapporto: 2.35: 1
Genere: Fantascienza, avventura, drammatico,
sentimentale
Regia: Morten Tyldum
Sceneggiatura: Jon Spaihts
Produttore: Stephen Hamel, Michael Maher, Ori
Marmur, Neal H. Moritz
Produttore esecutivo: David Householter, Ben
Browning, Jon Spaihts, Lynwood Spinks, Bruce
Berman, Greg Basser, Ben Waibren
Casa di produzione: LStar Capital, Village
Roadshow Pictures, Original Film, Company
Films, Start Motion Pictures, Columbia Pictures
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Maryann Brandon
Effetti speciali: Daniel Sudick, Erik Nordby, Digital
Domain, Moving Picture Company, The Senate
Visual Effects
Musiche: Thomas Newman
Scenografia: Guy Hendrix Dyas
Costumi: Jany Temime
Trucco: Vivian Baker, Amanda Bianchi, Gigi
Collins, GigiEvelyne Noraz
Interpreti e personaggi
Jennifer Lawrence: Aurora Lane
Chris Pratt: Jim Preston
Michael Sheen: Arthur
Laurence Fishburne: Gus Mancuso
Andy Garcia: capitano Norris
Doppiatori originali
Emma Clarke: Astronave Avalon
Doppiatori italiani
Gemma Donati: Aurora Lane
Marco Vivio: Jim Preston
Oreste Baldini: Arthur
Massimo Corvo: Gus Mancuso
Francesca Fiorentini: Astronave Avalon
Luca Ward: Voce dell'Osservatorio
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 2016
Durata: 116 min
Colore: Colore
Audio: Sonoro
Rapporto: 2.35: 1
Genere: Fantascienza, avventura, drammatico,
sentimentale
Regia: Morten Tyldum
Sceneggiatura: Jon Spaihts
Produttore: Stephen Hamel, Michael Maher, Ori
Marmur, Neal H. Moritz
Produttore esecutivo: David Householter, Ben
Browning, Jon Spaihts, Lynwood Spinks, Bruce
Berman, Greg Basser, Ben Waibren
Casa di produzione: LStar Capital, Village
Roadshow Pictures, Original Film, Company
Films, Start Motion Pictures, Columbia Pictures
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Maryann Brandon
Effetti speciali: Daniel Sudick, Erik Nordby, Digital
Domain, Moving Picture Company, The Senate
Visual Effects
Musiche: Thomas Newman
Scenografia: Guy Hendrix Dyas
Costumi: Jany Temime
Trucco: Vivian Baker, Amanda Bianchi, Gigi
Collins, GigiEvelyne Noraz
Interpreti e personaggi
Jennifer Lawrence: Aurora Lane
Chris Pratt: Jim Preston
Michael Sheen: Arthur
Laurence Fishburne: Gus Mancuso
Andy Garcia: capitano Norris
Doppiatori originali
Emma Clarke: Astronave Avalon
Doppiatori italiani
Gemma Donati: Aurora Lane
Marco Vivio: Jim Preston
Oreste Baldini: Arthur
Massimo Corvo: Gus Mancuso
Francesca Fiorentini: Astronave Avalon
Luca Ward: Voce dell'Osservatorio
Trama:
Avalon è il nome di una nave interstellare che ha il compito di trasportare un carico di cinquemila coloni terrestri sul pianeta extrasolare noto come Homestead II, che dovrà essere opportunamente terraformato e coltivato. Date le immense distanze tra i sistemi stellari, i membri dell'equipaggio della nave e i pionieri destinati al nuovo mondo hanno subìto ibernazione e giacciono immobili in tombe criogeniche. Tutto sembra filare liscio per molti anni. A un certo punto si produce un evento inatteso che ha conseguenze non evidenti nell'immediato. Un minuscolo meteorite colpisce Avalon, sfuggendo ai sistemi di controllo, bucando lo scafo e causando tra le altre cose il risveglio di un colono, Jim Preston. Questi si accorge ben presto di essere stato scongelato con ben novant'anni di anticipo. Non c'è nulla che possa fare: i suoi tentativi di comunicare con la Terra risultano vani, dato che i segnali non possono viaggiare a velocità maggiore di quella della luce. Gli resta una vita da passare nella più completa solitudine, con ben poche distrazioni. Tra questi diversivi c'è un barista robotico, Arthur, che gli serve da bere e ascolta le sue lamentele. A un certo punto, osservando le persone in ibernazione nelle capsule, Jim nota una donna bionda e bellissima che lo colpisce. Si informa su di lei e viene a sapere il suo nome: Aurora Lane. Per lui è l'inizio di un'ossessione e si fa sempre più strada nel suo cranio l'idea di scongelarla. Questo lenirebbe molto la sua tremenda solitudine. Non solo: Jim sa bene che in una simile situazione si attiverebbe nella donna una pulsione sessuale fortissima, perché il genoma di lei spingerebbe per ottenere la prosecuzione della Specie con ogni mezzo. Dopo aver respinto la tentazione per mesi a causa di un dilemma morale insopprimibile, alla fine l'uomo cede e avvia il processo di risveglio della sua amata. Il problema è che aveva parlato ampiamente di questi tarli etici assillanti con l'androide barista, facendogli promettere di non parlarne per nessuna ragione con la donna. Il punto è che la logica di un robot non è quella di un essere in carne ed ossa: più che di Intelligenza Artificiale si dovrebbe parlare di Idiozia Artificiale. In seguito la confidenza avrà gravi conseguenze. Dopo un periodo in cui tutto sembra andare a gonfie vele, accade infatti che il barista cibernetico interpreta male una frase di Jim e rivela ad Aurora ogni dettaglio sul suo risveglio. La donna passa dall'amore e dalla passione sessuale per il suo corteggiatore a un odio violento, tanto che i due vivono a lungo nella nave evitandosi con cura, arrivando persino a usare il bar a giorni alterni per non correre il rischio di incontrarsi. A un certo punto accade qualcosa di strano. Si verificano inquietanti blackout e si ha il risveglio del tutto inatteso di un membro dell'equipaggio, Gus Mancuso, un bizzarro afroamericano dal cognome italiano, che svolge il compito di tecnico manutentore. È l'inizio di un incubo. Di fronte alla situazione critica, Aurora decide di porre fine alla sua ostilità verso Jim e di collaborare, anche perché altrimenti sarebbe impossibile evitare il disastro incombente. Dopo mille peripezie, scongiurato il pericolo e nuovamente soli dopo la morte di Gus, la fiamma di Eros si riaccende di nuovo. Si tratta del classico "e tutti vissero felici e contenti", anche se in una condizione di solitudine a due su un veicolo spaziale immerso nella tenebra cosmica.
Avalon è il nome di una nave interstellare che ha il compito di trasportare un carico di cinquemila coloni terrestri sul pianeta extrasolare noto come Homestead II, che dovrà essere opportunamente terraformato e coltivato. Date le immense distanze tra i sistemi stellari, i membri dell'equipaggio della nave e i pionieri destinati al nuovo mondo hanno subìto ibernazione e giacciono immobili in tombe criogeniche. Tutto sembra filare liscio per molti anni. A un certo punto si produce un evento inatteso che ha conseguenze non evidenti nell'immediato. Un minuscolo meteorite colpisce Avalon, sfuggendo ai sistemi di controllo, bucando lo scafo e causando tra le altre cose il risveglio di un colono, Jim Preston. Questi si accorge ben presto di essere stato scongelato con ben novant'anni di anticipo. Non c'è nulla che possa fare: i suoi tentativi di comunicare con la Terra risultano vani, dato che i segnali non possono viaggiare a velocità maggiore di quella della luce. Gli resta una vita da passare nella più completa solitudine, con ben poche distrazioni. Tra questi diversivi c'è un barista robotico, Arthur, che gli serve da bere e ascolta le sue lamentele. A un certo punto, osservando le persone in ibernazione nelle capsule, Jim nota una donna bionda e bellissima che lo colpisce. Si informa su di lei e viene a sapere il suo nome: Aurora Lane. Per lui è l'inizio di un'ossessione e si fa sempre più strada nel suo cranio l'idea di scongelarla. Questo lenirebbe molto la sua tremenda solitudine. Non solo: Jim sa bene che in una simile situazione si attiverebbe nella donna una pulsione sessuale fortissima, perché il genoma di lei spingerebbe per ottenere la prosecuzione della Specie con ogni mezzo. Dopo aver respinto la tentazione per mesi a causa di un dilemma morale insopprimibile, alla fine l'uomo cede e avvia il processo di risveglio della sua amata. Il problema è che aveva parlato ampiamente di questi tarli etici assillanti con l'androide barista, facendogli promettere di non parlarne per nessuna ragione con la donna. Il punto è che la logica di un robot non è quella di un essere in carne ed ossa: più che di Intelligenza Artificiale si dovrebbe parlare di Idiozia Artificiale. In seguito la confidenza avrà gravi conseguenze. Dopo un periodo in cui tutto sembra andare a gonfie vele, accade infatti che il barista cibernetico interpreta male una frase di Jim e rivela ad Aurora ogni dettaglio sul suo risveglio. La donna passa dall'amore e dalla passione sessuale per il suo corteggiatore a un odio violento, tanto che i due vivono a lungo nella nave evitandosi con cura, arrivando persino a usare il bar a giorni alterni per non correre il rischio di incontrarsi. A un certo punto accade qualcosa di strano. Si verificano inquietanti blackout e si ha il risveglio del tutto inatteso di un membro dell'equipaggio, Gus Mancuso, un bizzarro afroamericano dal cognome italiano, che svolge il compito di tecnico manutentore. È l'inizio di un incubo. Di fronte alla situazione critica, Aurora decide di porre fine alla sua ostilità verso Jim e di collaborare, anche perché altrimenti sarebbe impossibile evitare il disastro incombente. Dopo mille peripezie, scongiurato il pericolo e nuovamente soli dopo la morte di Gus, la fiamma di Eros si riaccende di nuovo. Si tratta del classico "e tutti vissero felici e contenti", anche se in una condizione di solitudine a due su un veicolo spaziale immerso nella tenebra cosmica.
Recensione:
Una girandola di odio-amore declinata all'insegna dell'isterismo. I flussi ormonali sono palpabili. A un certo punto la prolattina prevale sull'adrenalina e la donna passa dall'avversione per l'uomo che le avrebbe "distrutto la vita" al cosiddetto amore, ossia a uno stato di mero calore sessuale. Quante volte abbiamo visto cose simili nella realtà? In un rapporto di coppia è possibile passare da un estremo all'altro dello spettro emotivo con facilità estrema. Una donna che oggi accarezza i testicoli a un uomo, dicendogli di volerlo bere, domani può odiarlo al punto di volergli piantargli un piolo nel cranio. Una donna che oggi è corrosa dal risentimento nei confronti di un uomo, domani può desiderare di infilargli la lingua tra le natiche. Il mutamento può avvenire nell'arco di pochi attimi e spesso anche senza alcun motivo logico. Ecco, Passengers ci ricorda tutto questo fino allo sfinimento, cercando addirittura di farme l'apologia. A tratti futile, a tratti intollerabile, questo film uterino e mestruale presenta ben poche sequenze interessanti, nonostante si basi su materiale inedito, al punto che Forbes lo ha definito "il più grande live-action originale visto nel 2016".
Una girandola di odio-amore declinata all'insegna dell'isterismo. I flussi ormonali sono palpabili. A un certo punto la prolattina prevale sull'adrenalina e la donna passa dall'avversione per l'uomo che le avrebbe "distrutto la vita" al cosiddetto amore, ossia a uno stato di mero calore sessuale. Quante volte abbiamo visto cose simili nella realtà? In un rapporto di coppia è possibile passare da un estremo all'altro dello spettro emotivo con facilità estrema. Una donna che oggi accarezza i testicoli a un uomo, dicendogli di volerlo bere, domani può odiarlo al punto di volergli piantargli un piolo nel cranio. Una donna che oggi è corrosa dal risentimento nei confronti di un uomo, domani può desiderare di infilargli la lingua tra le natiche. Il mutamento può avvenire nell'arco di pochi attimi e spesso anche senza alcun motivo logico. Ecco, Passengers ci ricorda tutto questo fino allo sfinimento, cercando addirittura di farme l'apologia. A tratti futile, a tratti intollerabile, questo film uterino e mestruale presenta ben poche sequenze interessanti, nonostante si basi su materiale inedito, al punto che Forbes lo ha definito "il più grande live-action originale visto nel 2016".
Non mancano le trovate assolutamente inverosimili. Viaggiare su una nave che procede a velocità relativistica e pensare di poter fare surf nello spazio, assicurati allo scafo da un semplice cavo d'acciaio, è senza il minimo dubbio follia bella e buona. Galleggiare in tuta spaziale proprio nei pressi dello scarico di un reattore a fusione, beccandosi in pieno un flusso di plasma a milioni di gradi centigradi e credere di non finire annientati, è pure un'assurdità marchiana. A un certo punto il protagonista muore, eppure non si tratta di morte definitiva. Esiste infatti nell'infermeria di Avalon un kit di resurrezione, ossia una macchina in grado di rianimare con estrema facilità i cadaveri freschi. Così Aurora avvia la procedura premendo alcuni tasti e avviene il miracolo: l'estinto Jim torna a respirare. È ancora poco dire che pare una trovata del tutto inconsistente, dato che siamo in pieno campo dell'esilarante. Una simile violazione delle stesse leggi su cui si fonda l'esistenza biologica è tra l'altro sbrigativa e raffazzonata, come se servisse unicamente a far continuare la storia d'amore della coppietta. Certo, la Scienza sta per raggiungere un risultato tanto strabiliante nel campo della resurrezione, peccato che funzionerà soltanto sui topi! Evidentemente chi ha concepito la trama aveva proprio esaurito le idee.
Il finale è semplicemente patetico e meritevole di scherno. Quando i passeggeri ibernati si risvegliano e scoprono che l'interno dell'astronave è diventato un gran bosco, ci si aspetta che da un momento all'altro saltino fuori i Puffi! Gli ideatori hanno pensato di non far concepire figli alla coppia, forse temendo gli sviluppi tutt'altro che idilliaci di una simile scelta. Se Jim e Aurora avessero procreato una progenie, questa sarebbe giunta a commettere incesto e un gran numero di mostruosi atti sanguinari, tanto che su Homestead II sarebbe giunto soltanto un anziano sopravvissuto dal volto imbrattato di coaguli di sangue ormai nero. Inutile dire che gli ibernati sarebbero stati scongelati uno dopo l'altro e sarebbero finiti uccisi, macellati e divorati. Proprio il risultato che otterrà quel malfattore demoniaco che è Elon Musk nel suo tentativo di colonizzare Marte. I pionieri, costretti a vivere in cubicoli nel sottosuolo del Pianeta Rosso e a cibarsi dei loro escrementi, arriveranno in breve allo stupro, all'incesto, al massacro e al cannibalismo! Se ci fosse stato il coraggio di mostrare queste conseguenze del dissennato agire umano in un ambiente in cui non c'è legge che valga, allora sì che avremmo visto un film davvero interessante e utile!
Etimologia di Avalon
L'unica cosa che davvero mi ha fatto piacere nel vedere Passengers è stata l'occasione di riflettere sull'etimologia di Avalon. Si tratta di un nome antico, nonostante sia attestato per la prima volta nella Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth. Descritta nel ciclo di Artù come un'isola, Avalon rimanda al mitico Paese dell'Immortalità della mitologia celtica. Tradizionalmente si interpreta il toponimo come "Paese delle Mele". Infatti in gallese afal /'aval/ "mela" < *aballus. Nel Glossario di Vienne, che riporta parole neogalliche ancora in uso in certe regioni selvose del Massiccio Centrale all'epoca dei Franchi, si riporta la voce avallo, glossata "poma". Le protoforma è *aballoves /'aballowes/, plurale di *aballus. Tuttavia l'attestazione del dio Anvalonnacos in un'iscrizione in gallico trovata ad Autun (Augustodunum), rende malferma questa etimologia di Avalon. Questo Anvalonnacos è attestato al dativo come Anvalonnacu. La sua pronuncia è ricostruibile come /anwa'lonna:kos/, e il suo significato deve essere "(dio) di *Anvalonna". È evidente che questo *Anvalonna è proprio il nome gallico di Avalon - il suffisso di derivazione -aco- /-a:ko-/ è estremanente produttivo ed è passato in un imenso numero di toponimi terminanti in -acum. Si vede che il teonimo in questione è del tutto privo di correlazione con il nome celtico della mela. Quindi siamo di fronte a una paretimologia o etimologia popolare. Queste formazioni, ben poco studiate finora, rimandano a un teonimo originale *Anvallos /'anwallos/, attestato come Anvallus in grafica latina in due iscrizioni, trovate sempre ad Autun. Interpreto il nome divino in questione come "Signore dell'Oltretomba", dalla radice -*wal- "dominare, regnare" e dal prefisso an- simile a quello che troviamo nel nome gallese degli Inferi, Annw(f)n (variante Annwyn), derivato da *An(de)-dumnon, alla lettera "Altro Mondo". La forma gallica attestata in una tavoletta di defissione è antumnos (di genere maschile anziché neutro), in cui la consonante sorda è stata prodotta da un diverso esito della semplificazione della protoforma.