lunedì 6 agosto 2018

AROMIA MOSCHATA E SUO USO VOLUTTUARIO

Non si smette mai di imparare. Vagando in Facebook, per puro caso sono venuto a conoscenza di qualcosa di estremamente bizzarro, in cui mi sono imbattuto nel gruppo "Insetti e altri artropodi- un fantastico mondo da scoprire". Il post che ha attratto la mia attenzione è stato pubblicato il 24 maggio 2018. Si continua a sostenere che in Occidente gli insetti generano una tale repulsione da rendere impensabile ogni loro uso per finalità quotidiane come ad esempio l'alimentazione (ma non solo). In realtà non c'è nulla di più lontano dal vero. Ancora in tempi non troppo lontani, si usava un coleottero cerambicide noto alla Scienza come Aromia moschata per conferire un grato odore al tabacco. L'insetto è splendido, simile a una pietra preziosa e davvero simpatico. 


(By Simon Eugster, created 28 June 2007 (UTC), CC BY-SA 3.0)

Riporto in questa sede il thread tal quale, comprensivo di refusi:  

Alfred Sternberg:
Le persone di una certa età ricorderanno sen'altro che questo cerambicide veniva utilizzato in passato fino agli anni '60 per aromatizzare il tabacco, sia quello per il fiuto che per il trinciato da pipa. Il modo consisteva nell'inserire nella scatola del tabacco questo insetto vivo, che sprigiona un forte aroma di fiori.
L'aromia moschata, splendido cerambicide dal colore blu/verde metallizzato, è diffuso in buona parte dell'Europa ed è facilmente rintracciabile sui salici, del quale è parassita e veniva ricercato per l'aromatizzazione del tabacco. Dopo circa una settimana il tabacco a contatto con questo insetto assumeva un certo odore difficilmente definibile, tra il muschio ed il floreale con una certa prevalenza verso la rosa.

Laura Grilli:
Ricordo quando ero bambina di questo insetto profumato ...mia madre lo chiamava Mosca americana ...Non ne ho più visti da allora

Alfred Sternberg:
E' abbastanza comune, completamente scomparso è invece il loro uso per questa finalità

Aromia moschata nei forum

Si trovano menzioni del prezioso coleottero e delle sue proprietà anche in luoghi del Web ben diversi da Facebook. Riporto alcuni interventi particolarmente significativi tratti dalle conversazioni occorse in due forum. 

1) Ritrovo Toscano della Pipa


Olòrin, riportando Ramazzotti:
"Questo insetto è un Coleottero (più precisamente un Cerambicide) dalle lunghe antenne e dall'aspetto elegante, con elitre di color verde metallico o bronzeo; misura da un centimetro e mezzo a poco più di tre centimetri, abita in modo particolare i salici ed esala un gradevole aroma, che è un mezzo fra il muschio e la rosa. Nelle campagne si usava raccogliere l'Aromia, ucciderla e riporla in mezzo ai forti tabacchi di allora, perchè coferisse loro un profumo di fiori; credo che oggi sia spento perfino il ricordo di questa pratica: mio nonno notaio mi assicurava che il risultato era buono, ma ero allora decenne e non mi fu possibile sperimentarlo; nè - più tardi - ne ebbi mai l'occasione"

Aqualong:
Mi ero riproposto di provare il metodo,poi non l'ho mai fatto,qualche anno addietro avevo anche chiesto in giro,c'era la memoria del fatto,ma non quella dell'esperienza diretta.
Comunque i vecchi fumatori interpellati che ricordavano il nonno o l'amico etc.. erano tutti concordi che la cerambice andava inserita viva nella custodia del tabacco,che spesso era un pezzo di canna vuota, grossotto, con un tappo di sughero e qualche forellino in alto per far respirare la bestia.
Quello che profumava il tabacco erano le deiezioni dell'insetto,( a Napoli direbbero cacatielle)che quindi doveva campare il più possibile per irrorare il trinciato col suo prezioso aroma. 8)

PaperoFumoso:
Va bene sperimentare ma, a fumarmi la merda del Cerambicide, non ci avevo ancora pensato :-)

Aspetto dovertente è scoprire, con grande sorpresa, che non tutta la merda puzza: si sfata un luogo comune  :o

Aqualong: 
Pensiamo alle api,nelle arnie non ci sono wc,può essere che le deiezioni delle operaie contribuiscono al flavour del miele? 8) ;D 
"non olet"
(Vespasiano)

Giala:
Amico, mai sentito parlare di pajata?
Il caffe' migliore del mondo (ed anche il più caro) lo caca uno zibetto indonesiano.

La merda fa miracoli!

PaperoFumoso:
W la merda!
Più merda per tutti! ;D :D ;D :D

2) Il Piacere del Tabacco da Fiuto


smokeless:
Ho recentemente sperimentato un metodo di aromatizzare il tabacco del quale a suo tempo mi parlò mio babbo, che mi diceva si usasse dalle nostre parti sia per il fiuto che per il trinciato da pipa sino all'avvento, nei primi anni 60, dei tabacchi da pipa aromatizzati (clan e skipper in primo luogo). Il modo consiste nell'inserire nella scatolina del tabacco un coleottero vivo, del genere cerambicidi, che sprigiona un forte aroma di fiori.
Grazie all'aiuto di mio fratello, di professione biologo ed entomologo per passione, ho identificato questo coleottero nella bellissima aromia moschata, di uno splendido colore blu/verde metallizzato, diffuso in buona parte dell'Europa, facilmente rintracciabile sui salici, del quale è parassita. Mio fratello me ne ha anche procurato un esemplare che, benchè morto già da qualche settimana, continuava a emanare un intenso profumo.
Ho pensato quindi di inserirlo in un barattolo a tenuta contenente del SC blu, tabacco assolutamente neutro, e che credo più somigli ai vecchi tabacchi utilizzati un tempo, e lasciarlo riposare per una settimana.
Dopo questo tempo effettivamente il tabacco ha preso un certo odore difficilmente definibile, floreale con una certa prevalenza verso la rosa, comunque diverso dalle profumazioni da me conosciute; forse il più vicino potrebbe essere l'aroma di qualche wilson o SG (forse il Princess Gold), ma meno saponoso e più incerto. L'aroma è comunque più spiccato all'apertura del contenitore che nel naso, dove risulta poco persistente, non aiutato certo dal SC blu, anch'esso di breve durata.
Rimangono poi dei fastidiosi effetti collaterali: il coleottero si è in parte sbriciolato, si sono polverizzate le lunghe antenne e le zampette, e, benchè l'insetto sia veramente bello, fa un po' schifo nasarne parti insieme al tabacco.
In conclusione si è trattato di un esperimento interessante, che vorrei riprovare con un insetto più fresco (mio fratello passa i fine settimana a caccia di coleotteri per la sua collezione), anche se è chiaro che, con l'avvento della diffusione dei tabacchi aromatizzati, si sia estinta questa abitudine, del resto abbastanza ripugnante e sanguinaria per noi cittadini non più abituati al contatto quotidiano con la campagna.
C'è da aggiungere che, dopo una breve ricerca su internet, ho rilevato che questa usanza non era esclusiva della mia isola, ma anzi diffusa in tutta europa, almeno nelle zone in cui questo insetto è comune.
Mi spiace, non riesco ancora bene a caricare immagini, ma una foto dell'aromia è facilmente ricavabile da una ricerca su internet

bering:
Bellissima descrizione smokeless, anch'io ha letto Ramazzotti e mi ricordo dell'aromatizzazione "all'insetto". Se non ricordo male , e quindi potrei sbagliarmi, l'insetto veniva messo vivo nella tabacchiera e credo che gli escrementi aromatizzassero il tabacco. Non vorrei "!sparare una bischerata" come si dice in toscana, ma cosi ricordo, magari andrò a ricercare il libro.

smokeless:
Si, Bering, ti cofermo che anche a me è stato detto che l'insetto veniva messo vivo nella scatola, ma più che dagli escrementi l'odore dovrebbe essere emanato da ghiandole che secernono feromoni utili ad attirare soggetti della stessa specie, almeno così mi è stato riferito.
So che è un paradosso, ma mi sentirei spietato nel richiudere un insetto vivo (e particolarmente carino) nella scatoletta del tabacco, ma non ho avuto nessun senso di colpa quando, in quei giorni, mi sono immerso nel gelido mare di dicembre per poi divorarmi, vivi, una cinquantina di ricci di mare (bè, in realta si mangiano solo le uova).

Axel#6: 
Anche a me risulta che la "mosca del tabacco" (così la chiamava mio nonno, andava messa viva nella tabacchiera. Così mi ha raccontato mio nonno e così ho già raccontato in questo forum da un'altra parte. Davanti alle mie rimostranze di bambino già sensibile alle problematiche animaliste, il nonno aggiungeva poi che non si trattava di una barbarie, anzi: la nicotina inebriava l'insetto al punto che non ne voleva più sapere di uscire dalla scatola magica della polvere neppure quando questa veniva aperta. E così trascorreva beatamente la sua esistenza immersa nella nicotina fino a concludere i suoi giorni tranquilla al riparo di una tabacchiera, morendo di "morte naturale", cosa strana per un insetto che invece di solito muore "spetasciato" o ingoiato da qualcuno o qualcosa... pensate un po': non è forse la fine che anche noi "tabacconi" ci auspicheremmo???!!

bering:
Anch'io caro smokeless avrei remore a mettere un insetto vivo nella tabacchiera, e son contento che l'animo di uomini fiutatori di tabacco (pensa rudi e forti :huh: ) sia invece cosi sensibile anche nei confronti di un insetto. Sarebbe un altro mondo se tutti fossimo "fiutatori di tabacco".
Lo so ragazzi siam tutti dei romantici, gente d'altri tempi 

Logiche conclusioni

Il tempo macina ogni cosa, stritola e divora interi mondi. Il passato è la misura della perdita delle informazioni: più qualcosa si allontana dalla misteriosa entità che chiamiamo "presente" - la sola in cui è definita la nostra esistenza - più perde i propri contorni, più si erode, come se svanisse pezzo per pezzo. Man mano che gli oggetti e le informazioni sprofondano, meno si può conoscere. Al termine di questo gorgo inghittitore c'è un buco nero concettuale che possiamo definire "filtraggio", oltre il quale non esiste più nulla che possa servirci per ricostruire ciò che è andato perduto. Possiamo conoscere il passato soltanto perché nel presente perdurano suoi fossili, sempre più fragili ed evanescenti man mano che procediamo lungo la nostra linea di esistenza. Il caso dell'Aromia moschata usata per aromatizzare il tabacco è un esempio di quanto fragile sia il tessuto di ciò che conosciamo come "realtà". Un costume un tempo diffuso è sparito dal sapere comune quasi da un giorno all'altro, senza che quasi nessuno se ne accorgesse. Le scarse testimonianze che ne rimangono sono anch'esse minacciate, rischiano di perdersi nel rumore di fondo del Web. Tutto è molto confuso e presenta anche alcune contraddizioni, almeno in apparenza. Ad esempio c'è chi sostiene che il coleottero fosse aggiunto vivo al tabacco, mentre secondo altri che fosse aggiunto morto e che venisse sbriciolato. Forse erano diffusi entrambe le preparazioni, ma ormai chi può dirlo? Alcuni chiamavano il cerambicide "mosca americana", ma si tratta di una specie euroasiatica, che non è stata certo importata dagli Stati Uniti! Come e quando a qualcuno sarà venuto in mente di mettere questo insetto nel proprio tabacco? Non possiamo dare una risposta. Ignoriamo troppe cose e Google non ci è poi di grande aiuto. Mi auguro che in futuro possano essere compiute ricerche più approfondite e fruttuose.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

In toscana questi insetti si chiamavano anni 60, macupe

Antares666 ha detto...

Benvenuto in questo spazio! Grazie dell'informazione! Mi occuperò di trovare l'etimologia di questo interessantissimo vocabolo.

Anonimo ha detto...

Nel trevigiano, questi insetti, venivano chiamati "niníni"

Antares666 ha detto...

Benvenuto in questo spazio! Grazie dell'informazione! Quando avrò raccolto dati a sufficienza, elaborerò un nuovo contributo.