mercoledì 7 novembre 2018

LA LINGUA SIBISH DI HELLICONIA

Brian W. Aldiss riporta soprattutto informazioni sulla tipologia grammaticale della lingua Sibish, parlata dalle genti del continente settentrionale del pianeta Helliconia, Sibornal. Fornisce però ben pochi elementi concreti. Mentre sappiamo qualcosa della lingua Olonets parlata nei continenti di Campannlat e di Hespagorat - perché vi sono suoi vocaboli inclusi nei testi, oltre a numerosissimi antropinimi e toponimi da cui possiamo ricavare informazioni assai utili - della lingua Sibish ci mancano proprio i mattoni fondamentali. Per nostra sfortuna le glosse Sibish sono rare. L'inverno di Helliconia si svolge in gran parte a Sibornal tra parlanti della lingua Sibish, eppure nella massima parte dei casi gli appellativi relativi alla natura e alla cultura sono forniti in inglese o viene utilizzato il corrispettivo in Olonets, a cui siamo già abituati nel resto della saga helliconiana (ad esempio arang "capra", asokin "cane cornuto", hoxney "cavallo", yelk "bufalo", tenner "mese", pauk "trance", gossie "ombra di un morto", fessup "ombra di un morto", tether "annientamento", etc.); sono Olonets anche i termini astronomici (i nomi dei due soli, Batalix e Freyr, oltre a Weyr "Grande Inverno" e Myrkwyr "apparizione  della luce fioca"). A rigor di logica non sappiamo nemmeno con certezza se Sibish sia l'adattamento inglese con lo stesso suffisso -ish di English, etc., derivato da Sibornal per abbreviazione, o se sia realmente il nome dato alla lingua del continente settentrionale dai parlanti dell'Olonets. Possiamo dedurre che sia una parola genuina, dato che il nome dato a un abitante di Sibornal nell'originale inglese è Sibornalan (pl. Sibornalans) o Sibornalese, ma non *Sibishman sul modello di Englishman. La formazione non è chiarissima, a dover essere sinceri, comunque possiamo concludere che Sibish è proprio un vocabolo Olonets e che il suo suffisso -ish mostra consonanze con l'inglese per puro caso. Non sappiamo nulla del modo in cui le genti di Sibornal, gli Uskuti, chiamavano la propria lingua.

Queste sono le informazioni riportate nel secondo volume della trilogia, L'estate di Helliconia: 

   "– Naturalmente, ci aspettiamo che popoli primitivi abbiano credenze altrettanto primitive, perché è questo che li àncora al loro stato primitivo. Le cose sono in continuo miglioramento, là dove stiamo andando. – Quell'ultima frase era un’evidente traduzione in olonets di uno dei molti tempi usati dalla lingua sibish.
   Essendo di rango così elevato, Dienu Pasharatid si rivolgeva a SartoriIrvrash in olonets puro, mentre nel Campannlat l’olonets puro, contrapposto all’olonets locale, era appannaggio delle caste più elevate e dei capi religiosi, soprattutto all’interno del Sacro Impero Pannovalano, e stava diventando sempre più appannaggio esclusivo della Chiesa.
La lingua principale usata nel continente settentrionale era il sibish, un linguaggio pesante con un suo alfabeto, e, nel complesso, l’olonets era poco più diffuso del sibish, tranne lungo alcune coste meridionali dove erano comuni i traffici con il Campannlat.
   Il sibish usava molti tempi multipli e condizionali, non aveva la y, sostituita dalla i, che veniva pronunciata con durezza, mentre ch ed sh erano quasi sibilati. Il risultato di tutto questo era quello di conferire un suono sinistro ad un nativo di Askitosh quando parlava con uno straniero nella lingua di quest’ultimo. Forse, l’intera storia delle continue guerre settentrionali poggiava sul suono beffardo che i popoli di lingua sibish davano ad una parola come «Matrassyl». Peraltro, dietro la piccola smorfia delle labbra resa necessaria, si celava la forza spietata del clima di Helliconia, che scoraggiava la gente dall’aprire inutilmente la bocca per metà del Grande Anno."

E ancora:

"La preghiera ebbe inizio, recitata in denso sibish, con un abile uso del presente continuato, del condizionale eterno, del passato-nel-presente, del trasferenziale e di altri tempi complessi destinati a trasportare quel messaggio di ringraziamento fino all’Azoiaxic: forse la lunghezza della preghiera era calcolata in modo che fosse proporzionale alla distanza."

Per rendere l'idea della complessità grammaticale della lingua in questione, vengono usati artifizi poco gradevoli al lettore: 

"Dal momento che si trattava di un discorso, la donna utilizzò una sorta di sibish mandarino riservato ai preti-militanti.
   – Preti-Militanti, membri delle Commissioni Belliche, amici e nostro nuovo alleato – esordì, in tono imponente, agitando le corna bionde, – il tempo scarseggia sempre, quindi sono/sarò breve. Fra soli ottantatré anni, Freyr sarà/è al massimo della sua potenza, e di conseguenza il Continente Selvaggio e le sue barbare popolazioni sono/dovrebbero essere in una triste situazione, profetizzando l’imminenza della catastrofe. Esso sono/erano incapaci di affrontare il futuro come noi di Uskutoshk… giustamente, a mio parere… ci vantiamo di fare/facendo/continuando a fare.

Questo brano è invece dal terzo volume della trilogia, L'inverno di Helliconia:

Le discussioni nel corso delle riunioni sinodali si svolgevano in sibish altissimo, con clausole multiple, elaborate parentesi e spettacolari strutture verbali, ma in questa occasione l’argomento era di natura strettamente pratica e riguardava i rapporti fra i due grandi poteri di Sibornal, lo Stato e la Chiesa.
La Chiesa osservava con occhi allarmati, man mano che gli editti dell’Oligarchia diventavano sempre più severi, ed ora uno dei sacerdoti del Sinodo stava parlando all’assemblea proprio di questo.
– Il nuovo Decreto di limitazione del numero di persone per abitazione e simili regolamentazioni sono / continuano ad essere presentati dallo Stato come mosse per bloccare la pestilenza. Però stanno già causando altrettanto sconvolgimento quanto la peste può provocarne / ne provocherà / ne provoca. I poveri vengono sfrattati ed arrestati per vagabondaggio, oppure periscono a causa del freddo sempre più intenso.

Riporto un elenco di antroponimi di Sibornal.

1) Nomi propri di persona:

Besi (f.)
Devit (m.)

Dienu (f.)
Ebstok (m.)
Eedap Mun (m.)
Favin (m.)
Gagrim (m.)
Ghufla (f.)
Harbin (m.)
Insil (f.)*
Io (m.)
Kennigg (m.)

Lobanster (m.)
Lourna (f.)
Luterin (m.)
Odi (m.)
 
Odirin Nan (m.)
Rostadal (f.)

Umat (m.) 
Yaringa (f.)

*L'ipocoristico è Sil: Luterin Shokerandit chiama così Insil Esikananzi, da cui aveva invano cercato di ottenere una prestazione sessuale.

2) Cognomi:

Asperamanka
Besamitikahl
Chubsalid
Drikstalgil
Esikananzi
Evanporit
Fashnalgid
Gardeterark
Hernisarath
Jeseratabhar
Jheserabhay
Nainpundeg
Odim
Parlingelteg
Pasharatid
Rostadal
Shokerandit
Torkerkanzlag

Questo è un elenco di toponimi di Sibornal:

città:

Askitosh (Ashkitosh)**
Braijth
Ijivibir
Isturiacha
Juthir

Koriantura
Rattagon
Rungobandryaskosh
Utoshki
Vajabhar

**Ne La primavera di Helliconia si parla della fondazione della colonia sibornalana di Nuova Ashkitosh, mentre ne L'estate di Helliconia la forma usata è Askitosh.

province: 

Bribahr
Carcampan
Hazziz
Kharnabhar
Kuj-Juvec
Loraj
Sharagatt
Shivenink
***  
Uskutoshk 

***È anche un oronimo (vedi sotto).

altro:

Bambekk (un monastero)
Jerddal (fiume)

Rivenjk
(golfo)
Shiven (penisola)
Shivenink (monte)
Venj (fiume)

Glosse:

Azoiaxic "epiteto di Dio", prob. "Sommo"
eldawon "albero con tronchi sottili multipli"
savrila "pasticcino"
sherb "topo"
treebrie "carne di Nondad arrostita"
yadahl "bevanda alcolica di alghe"

La parola yadahl è passata in Olonets come yoodhl: i mutamenti fonetici dimostrano che l'età del prestito deve essere abbastanza antica. Appurato questo, comprendiamo che la vocale /a/ originaria si è oscurata dopo che il vocabolo è stato adottato dall'Olonets, con ogni probabilità in epoca anteriore a quella del Re Denniss. A parte lo strano epiteto di Dio, questa è anche l'unica delle glosse Sibish fornite da Aldiss ad avere una qualche rilevanza culturale. 

La parola sherb viene usata come termine ingiurioso usato sia dagli Uskut che dagli ominidi Ondod e compare soltanto ne L'inverno di Helliconia, così si può ipotizzare che appartenga alla lingua Sibish. Se fosse una parola degli Ondod, i fieri Uskut difficilmente l'avrebbero presa a prestito, dato il loro odio razziale nei confronti degli ominidi (definiti "protognostici" da Aldiss). Deduco che il significato originale di sherb sia proprio "topo" perché a poca distanza nel libro, in conversazioni tra Uskut si sentono le ingiurie "razza di sherb" e "razza di topo". Probabilmente il topo era ritenuto la quintessenza dell'idiozia e dell'ignoranza. Va detto che un termine gergale sherb è documentato in inglese, come mostrato dal dizionario dello slang urbano:


Sherb

1. something so unbelievably awesome that it can only be described by a nonsensical word.
2. something so downright sexy that reducing it to words by actually describing it would never be equivalent to its actual sexiness
"That's so totally sherb, bro."
"Did you see that guy we just passed?"
"Yeah, way sherb!"

Il vocabolo slang ha un connotato positivo, mentre la parola Sibish è chiaramente un'ingiuria.

Il termine savrila "pasticcino" è dedotto dalla forma attestata savrilas, che porta probabilmente il plurale inglese in -s. L'uso di Aldiss è quello di formare i plurali delle parole Sibish e Olonets come se fossero parole inglesi. Spesso i traduttori, a cui fa molto difetto il senno, riportano queste parole con la -s del plurale inglese come se facesse parte della radice. Così il testo originale ha pastry savrilas, tradotto una volta con "pasticcini di savrilas" e un'altra come "savrilas di pastella". Mi auguro che la persona responsabile di questo scempio possa essere presto inghiottita da una voragine o colpita da un micrometeorite mentre dorme. 

Elementi deducibili dall'analisi del materiale toponomastico e da altre attestazioni:

-osh "città", pl. -oshk  
uskut "uomo" (di Sibornal) 
ask- "terra, paese"
askit- / ashkit- "patria"
kharna- "ruota" 
-bhar / -bahr
"paese, distretto" 

La parola -osh (pl. -oshk) "città" corrisponde evidentemente all'Olonets volgare osh (Olonets puro os, ad esempio nel toponimo Osoilima), che ricorre nel toponimo Oysha come variante locale, a quanto ci dice lo studioso SartoriIrvrash ne L'estate di Helliconia. Esiste la possibilità che si tratti di un prestito culturale.

L'endoetnico Uskut "Sibornalano" e il suo aggettivo derivato Uskuti (usato anche come sostantivo) sono passati in Olonets come prestiti e sono ben attestati nelle opere helliconiane di Aldiss. Segue così all'istante che il toponimo Uskutoshk significa alla lettera "Le Città degli Uskuti", ossia "Le Città degli Uomini". Risulta evidente che, essendo Uskutoshk il nome della provincia ove si trovano due diverse città di Askitosh, il suffisso -k di -oshk abbia funzioni di plurale o di collettivo. Abbiamo chiara anche un'altra importante nozione: uskut- "uomo" (di Sibornal). Secondo una tradizione tipica di genti fiere, soltanto l'uomo della propria etnia è un essere umano in senso proprio, mentre gli uomini di altre etnie sono qualcosa di diverso, di inferiore. Vediamo un uso simile delle parole nella lingua Romaní, in cui rrom indica l'uomo gitano e gadjó indica l'uomo non gitano. Con ogni probabilità la radice uskut- è imparentata con la radice askit- / ashkit-, che possiamo trovare nel nome della città di Askitosh. Possiamo attribuire ad askit- / ashkit- il valore di "patria". La cosa è molto plausibile; ne potremmo dedurre che il Sibish conoscesse un fenomeno paragonabile all'apofonia (Ablaut). Andiamo anche oltre: il toponimo Rungobandryaskosh è interpretabile come "Città della Terra di Rungobandry", essendo ask- "terra, terra natia, paese", che è la base da cui sono stati formati askit- / ashkit- e uskut-. Proprio come in tedesco Heimat "Patria" è formato da Heim "casa, dimora".

L'elemento -bhar "paese, distretto" è contenuto chiaramente in Kharnabhar, nome di una regione glaciale e di uno stanziamento dove si trovava la Grande Ruota, un immenso monumento megalitico di somma importanza per la religione di tutte le genti di Sibornal. Kharnabhar ci appare subito come un composto: nessuno potrà mai farmi credere che sia una parola semplice e inanalizzabile come "sasso", "monte" o "albero". A riprova del fatto che l'analisi è corretta, troviamo questo stesso elemento -bhar nel cognome Jesaratabhar, chiaramente di origine locativa. Abbiamo poi una variante -bahr nel toponimo Bribahr. Data l'enorme rilevanza della Grande Ruota di Kharnabhar, non è poi così peregrino supporre che Kharna- significhi proprio "Ruota". Queste evidenze ci fanno pensare alla possibile presenza nel Sibish di consonanti aspirate simili a quelle del sanscrito: è innegabile la sonorità indianeggiante del toponimo Kharnabhar. Sembra tuttavia più probabile, data la scarsa frequenza di questi suoni nel materiale attestato, che si tratti di meri gruppi consonantici e non semplici fonemi: kh = k + h; bh = b + h. Un'altra prova è l'alternanza tra -bhar e -bahr

Il problema del sostrato

Gli Uskut chiamano spessissimo Campannlat "Continente Selvaggio". E se fosse una traduzione letterale? Certo, potrebbe alludere al fatto che quella terra era coperta in gran parte da foreste. Ne deduciamo che in Olonets la parola campann significa "foresta", mentre -lat significa "estensione". A sorpresa possiamo ritrovare la stessa radice nel nome della provincia sibornalana di Carcampan, analizzabile quindi come Car-campan. Le popolazioni di quelle terre, ritenute barbare dagli Uskut, forse parlavano una lingua diversa dal Sibish e più simile all'Olonets. Altri nomi di province, di città e di caratteristiche geografiche sono a dir poco strani, tanto da far sospettare l'esistenza di antiche lingue, in alcuni casi scomparse e assorbite dal Sibish, in altri casi conservate ancora in epoca storica. Così sembrano aver ben poco a che fare con la lingua di Uskutoshk nomi come Loraj, Kuj-Juvec e Hazziz.  

Un possibile prestito

Il termine Olonets keedrant "lunga veste" (da kee-, keev- "davanti", dran- "lungo") è usato più volte nel terzo volume nella sorprendente variante heedrant, come se l'occlusiva velare iniziale avesse subìto un'aspirazione. Non mi risultano altri casi simili, così ne deduco che la parola sia entrata in Sibish dall'Olonets come prestito, subendo il mutamento fonetico del tutto inatteso. Non mi risultano fenomeni di gorgia in Sibish, questo sarebbe al momento l'unico caso documentabile, a cui non sono in grado di dare una spiegazione attendibile. Notiamo però un possibile esempio di spirantizzazione: il cognome Jeseratabhar è formato con un elemento Jeserata-, che sembra ricorrere con una lieve variante anche nel cognome Jheserabhay. La lettera j- esprime senza dubbio un suono postalveolare, come quello dell'inglese jet e dell'italiano getto. Forse il digramma jh di Jheseratabhay indica una consonante simile ma aspirata, presente in sanscrito. Come interpretare questi dati? La parola keedrant è giunta a Sibornal tramite la mediazione di un dialetto dotato di gorgia? L'interferenza di un'etimologia popolare? Oppure è soltanto la labile memoria di Aldiss, che non si è ricordato bene una parola da lui stesso creata?

Abro Hakmo Astab!

Aldiss ci specifica con la massima chiarezza che questa maledizione è in una lingua antica che i parlanti del Sibish non comprendono, anche se il senso tradizionalmente tramandato è connesso con la contaminazione della luce dei due soli. Questo è quello che possiamo dedurre:

abro "luce solare"
hakmo "si contamini"
astab "diventi nera"

L'ultima parola può anche apparire come insulto indipendente, dal significato di "oscuramento" (id est morte). Questo è il rimprovero rivolto da Fashnalgid a Luterin Shokerandit: "Astab a te, razza di stupido arrogante. Perché non puoi neppure tentare di obbedire al sistema?"

Il punto è che non si tratta di radici Sibish. Probabilmente la formula blasfema appartiene alla lingua sacra degli Architetti, l'antico popolo che ha costruito la Ruota di Kharnabhar.

Il problema delle origini

Secondo la narrazione di Aldiss, sia l'Olonets che il Sibish dovrebbero derivare dall'evoluzione di una protolingua comune, a sua volta derivata dalla semplificazione fonetica della lingua dei Phagor. Tutto ciò appare assai poco plausibile. La narrazione dell'origine dell'umanità di Helliconia a partire da una specie di scimpanzé è talmente assurda e grottesca da meritare a stento una menzione: si tratta chiaramente di una favola inventata nella stazione spaziale terrestre Avernus, in orbita attorno al pianeta bisolare, tra i cui abitanti le epidemie di demenza non dovevano affatto essere una rarità. Per quanto riguarda la possibile derivazione del Sibish e dell'Olonets da un'antica protolingua comune, siamo in alto mare a causa delle immense lacune nel lessico conosciuto, specialmente della lingua degli Uskut. Potrei azzardarmi a supporre che l'Olonets mor "terra, paese" e il Sibish -bhar / -bahr "paese, distretto", abbiano un'origine comune. La protoforma attesa sarebbe *MBAHR-. A causa della natura altamente congetturale di questo materiale, specialmente di quello relativo al Sibish, direi che per ora è meglio non spingersi oltre.

Materiale lessicale infido

Tutto il materiale di Aldiss va attentamente filtrato, perché sono sempre possibili abbagli clamorosi. Ad esempio, a un certo punto ne L'estate di Helliconia leggiamo:

"Una volta che il complesso pasto fu terminato ed i liquori furono fatti circolare, ebbero inizio i discorsi.
Per primo, venne pronunciato un discorso di benvenuto da parte del
panjandrum locale, formulato in una terminologia quasi incomprensibile, poi Dienu Pasharatid si alzò in piedi.
Dopo un breve preliminare, e un fugace accenno al marito, la donna venne al punto, e disse di essersi sentita in dovere di fare ammenda per il modo in cui lui si era distaccato dalle procedure diplomatiche. Pertanto, aveva salvato il Cancelliere SartoriIrvrash dalla malinconica posizione in cui era venuto a trovarsi e lo aveva portato là."

Cosa significa panjandrum? La parola sarà Sibish? Sarà Olonets? Nessuna delle due: è semplicemente... inglese! Per colpa di un traduttore incompetente, la parola è rimasta inalterata nel testo in italiano, potendo così trarre in inganno i lettori. Pochissimi infatti conoscono termini così ricercati e stravaganti, che possono passare - anche per via della loro singolare fonotassi - per parole helliconiane. Aldiss faceva largo uso di forme simili e perdeva il suo tempo a baloccarsi con le più ingannevoli bizzarrie della lingua inglese, anziché pensare seriamente a scrivere dizionarietti di Sibish e di Olonets!

Così glossa la voce panjandrum il traduttore di Google:

panjandrum/panˈdʒandrəm/

noun
  
person who has or claims to have a great deal of authority or influence.
   "e greatest scientific panjandrum of the 19th century"

Questa è invece la spiegazione data da Etymonline:


panjandrum (n.)

mock name for a pompous personage, 1755, invented by Samuel Foote (1720-1777) in a long passage full of nonsense written to test the memory of actor Charles Macklin (1697-1797), who said he could repeat anything after hearing it once.

Peccato! 

L'ispirazione di Aldiss

Già abbiamo appurato che il nostro autore fabbricava parole a partire da lingue esistenti, di cui aveva qualche conoscenza erratica. A volte possiamo intuire anche la genesi di dettagli più complesse. Il nome di Luterin Shokerandit, protagonista del terzo romanzo helliconiano, è nato da una frase pronunciata sottovoce da qualcuno e udita per puro caso: Luther shoke (i.e. shook) her hand and hit it, ossia "Luther ha scosso la mano di lei e l'ha colpita". Con ogni probabilità si alludeva a un uomo chiamato Luther piuttosto che a Martin Lutero.

Purtroppo Aldiss non era un filologo e non mostrava uno speciale interesse per la linguistica, così non è mai riuscito a costruire interamente le lingue di Helliconia. Non ha prodotto qualcosa di paragonabile all'opera di Tolkien e ha fornito soltanto indicazioni scarse e contraddittorie sulla pronuncia delle proprie conlangs. Tutto quello che sappiamo lo abbiamo dovuto dedurre usando la logica a partire dai dati estratti. In sostanza, si tratta di una splendida occasione persa, come spesso accade. Qualcosa che avrebbe potuto arricchire immensamente il genere umano e che invece è rimasta in una specie di Limbo, destinata a sprofondare verso il Macigno Originale, tra i gossie e i fessup.

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