venerdì 8 febbraio 2019


L'ULTIMO UOMO DELLA TERRA

Titolo originale: The Last Man on Earth
Paese di produzione: Italia, Stati Uniti d'America
Anno: 1964
Durata: 86 min
Dati tecnici: B/N
Genere: Orrore, fantascienza, drammatico
Sottogenere: Postapocalittico
Regia: Ubaldo Ragona / Sidney Salkow
Soggetto: Richard Matheson
     (dal romanzo Io sono leggenda)
Sceneggiatura: Furio M. Monetti / Richard Matheson
     (accreditato come Logan Swanson)
Produttore: Robert L. Lippert
Fotografia: Franco Delli Colli
Montaggio: Gene Ruggiero, Franca Silvi
Musiche: Paul Sawtell, Bert Shefter
Scenografia: Giorgio Giovannini
Costumi: Angelina Menichelli
Interpreti e personaggi
    Vincent Price: Dott. Robert Morgan
    Franca Bettoja: Ruth Collins
    Emma Danieli: Virginia Morgan
    Giacomo Rossi Stuart: Sam Cortman
    Umberto Raho: Dott. Mercer
    Christi Courtland: Kathy Morgan
    Antonio Corevi: Governatore
    Ettore Ribotta: Sergente polizia
    Franco Gasparri: Un giovane
Doppiatori originali
    Emilio Cigoli: Dott. Robert Morgan
    Rita Savagnone: Ruth Collins
    Fiorella Betti: Virginia Morgan
    Cesare Barbetti: Sam Cortman
    Bruno Persa: Dott. Mercer


Trama:
Siamo nell'Anno del Signore 1968. Il dottor Robert Morgan (magistralmente interpretato dal tenebroso Vincent Price) sopravvive imprigionato in un incubo da cui non riesce a liberarsi. Come l'uomo di cui parlava Friedrich Nietzsche, che ripete per l'eternità lo stesso giorno senza mai potersi liberare, Morgan passa le sue giornate a snidare e a eliminare vampiri intorpiditi negli anfratti della città, per poi bruciarli in un dirupo; calate le tenebre, passa le sue notti rinchiuso in casa a vegliare e a ubriacarsi, resistendo all'assalto dei vampiri che gli vorrebbero penetrare in casa. Alcuni feticci sono le sole barriere tra sé e l'assalto notturno del mondo delle Ombre: uno specchio, un crocifisso, una corona d'aglio. Mentre il film procede, il protagonista spiega gli antefatti a una situazione tanto orripilante. Tre anni prima, quando il dottor Morgan viveva felice con la moglie Virge e la figlia, una grande pestilenza ha sconvolto l'Europa, giungendo presto in America ed estendendosi su tutto i pianeta. Il morbo ha mietuto un immenso raccolto di morte, ma presto si è capito che qualcosa non quadrava. Le autorità proibivano la sepoltura dei cadaveri, raccogliendoli per cremarli in roghi indifferenziati. Il assistente del protagonista, Sam Cortman, ha sospettato che questa misura nascesse dalla necessità di impedire ai morti di ritornare in vita. Il dottor Morgan, pieno di alterigia e di dogmi illuministi, irrideva e scherniva le teorie di Cortman, ritenendole superstizioni. Presto si è dovuto ricredere. Morta la sua adorata moglie Virge, l'ha nascosta alle autorità per seppellirla: la donna si è destata dal sepolcro ritornando a casa, come tipico dei vampiri detti Vurdalak. Il flashback finisce a questo punto. Sembra l'ennesima giornata assolata e canicolare, ma avviene qualcosa di inatteso. Morgan si imbatte in un cagnolino e pensa che la povera bestiola potrà alleviargli la solitudine. Così conduce il nuovo amico a casa. Gli analizza il sangue e i risultati provano che è infettato dal patogeno del vampirismo. Così lo elimina impalandolo, quindi lo seppellisce. A questo punto si fa viva una donna. Sopporta la luce del sole, è agile e scattante: la prima cosa che viene in mente al dottore è che possa trattarsi di un'altra superstite alla pandemia, immune al morbo. Le sue speranze sono destinate ad infrangersi, come già nel caso del cagnolino. La donna, il cui nome è Ruth, è infetta dal patogeno vampirico, come le creature uccise quotidianamente da Morgan; tuttavia fa parte di una comunità che ha imparato a usare un vaccino per tenere sotto controllo gli effetti della terribile malattia. Molto meno tolleranti di Ruth, i suoi compagni si organizzano per tendere un'imboscata al cacciatore di vampiri, riuscendo infine a trafiggerlo con una lancia, proprio sull'altare di una chiesa in cui si era rifugiato. Col suo estremo respiro, il moribondo li chiama "mostri", affermando di essere l'ultimo uomo della Terra. Una morte altamente simbolica, come le parole che consacrano la trasformazione del defunto in qualcosa di eterno, di indistruttibile. Un uomo di carne e di ossa può essere ucciso, ma chi potrà mai nulla contro un'idea?

 

Recensione: 
Una notevole bizzarria di questo film è che non si riesce bene a determinare l'identità del suo regista. Con ogni probabilità è corretta l'attribuzione a Ubaldo Ragona; tuttavia non si può nascondere che nella versione americana si specifica che il regista sarebbe invece Sidney Salkow. A quanto pare il regista cambia a seconda delle fonti, fermo restando che Ragona e Salkow sono due persone esistenti e tra loro diverse: non si tratta di un problema di pseudonimi. Pur districandomi assai a fatica nell'immensa supergalassia dei registi, direi, così a pelle, che il film sia da attribuirsi a Ragona: l'idea che sia di Salkow mi ispira un'istintiva ripugnanza. Eppure sono in molti a incarognirsi e ad attribuire il film a Salkow. Vedremo se in futuro saremo in grado di trovare prove che permettano di dirimere la questione una volta per tutte. In ogni caso, chiunque sia il regista, è sicuramente un genio. Le sequenze in bianco e nero trasmettono allo spettatore la più spettrale desolazione di un pianeta che ha subìto morte ontologica. La città un tempo brulicante di vita, ora è ridotta a un ammasso di blocchi di cemento bruciati dal sole che irradia una luce sinistra e mortifera. Le strade polverose, in mezzo alle macerie, sono costellate di corpi senza vita. La disperazione è diventata una proprietà materica, qualcosa che trasuda da ogni singolo atomo. Tutto ciò è sublime. Peccato che il pubblico all'epoca non abbia apprezzato tutto ciò. 

Punti di vista

Il perno attorno a cui ruota l'intera narrazione è ereditato dal romanzo di Matheson da cui il film in analisi è stato tratto: il famoso Io sono leggenda (I Am Legend, 1954). Fin dal Dracula di Bram Stoker e dal Nosferatu di Murnau tutto sembrava lineare, col vampiro che per necessità è un mostro, una deleteria anomalia nata dalla perturbazione delle leggi di Natura. In quanto aberrazione biologica e metafisica, il vampiro è per necessità solo, o comunque parte di una minoranza assolutamente esigua. Non si tiene in alcun conto la legge di propagazione del vampirismo, che - date le modalità di trasmissione del contagio - porterebbe presto il genere umano alla catastrofe: in genere il non-spirato viene neutralizzato, in modo molto conveniente, per la tranquillità di tutti, così non gli è lecito diffondere il contagio del suo peculiare modo di essere.  Persino nel mondo dell'umorismo da animule leggerelle, questa è la norma. Seguono questo canovaccio anche commedie come Amore al primo morso (Stan Dragoti, 1979) - in cui Dracula viene a trovarsi a New York e sposa una splendida modella. Prendiamo poi Un lupo mannaro americano a Londra (John Landis, 1981), ritenuto horror, ma a parer mio più che altro grottesco: l'ontologia in fin dei conti è la stessa. Licantropo o succhiatore di sangue, non c'è differenza. È un mostro immerso nella folla. Il romanzo di Matheson nega alla radice questa inveterata tradizione, cercando di innestare nella Noosfera un nuovo paradigma vampirico. Cambia il concetto stesso di teratogenesi. Come sarebbe visto un essere umano se fosse il solo superstite in un mondo di vampiri simili a zombie? Semplice: sarebbe lui il mostro. 

Un ecosistema vampirico 

La voce del dottor Morgan chiarisce subito, all'inizio della narrazione, un punto cruciale. In un mondo di vampiri, come avviene l'alimentazione? Tradizione vuole che il vampiro, non-morto per eccellenza, si nutra col sangue dei vivi, vampirizzandoli al contempo tramite un meccanismo simile all'infezione. Se vogliamo tagliare con la formulazione canonica del mito vampiresco, facendo del non-morto la normalità e dell'umano l'aberrazione, siamo costretti a ridefinire l'intero ciclo biologico! Se i vampiri non trovano esseri umani a cui succhiare il sangue, deperiscono fino alla morte. Pochi sanno che il vampiro, in caso di necessità, è in grado di sostentarsi anche con altri fluidi corporei, come lo sperma, ma il problema così non si risolve. Ecco le parole del dottor Morgan, intento a compiere la sua usuale perlustrazione mattutina dei dintorni di casa:

"Già. Sono padrone del mondo. Un mondo vuoto e silenzioso. E ancora tanti da bruciare... Ogni giorno di più. Si nutrono col sangue dei più deboli, e lasciano a me i loro corpi per il rogo."

Quindi si è instaurata una catena alimentare in cui vampiro mangia vampiro. Il motore del meccanismo di sopravvivenza è puramente darwinista: chi è meno adatto viene predato e soccombe. Chi perisce in questo modo, è morto per sempre, non resuscita più, proprio come coloro che sono infilzati dai paletti. Un'idea senza dubbio rivoluzionaria. Il dottor Morgan è rimasto indenne alla pandemia di vampirismo per un caso fortuito, forse perché da giovane era stato morso da un pipistrello ematofago a Panama, ricevendo così l'immunità. Essendo la sua condizione assolutamente unica, egli ha un solo destino possibile: l'Estinzione. Non può trasmettere il proprio genoma a un nascituro. Il genere umano non è comunque interamente destinato alla zombificazione: come abbiamo visto, alcuni hanno trovato il modo, tramite un vaccino, di evitare le caratteristiche meno desiderabili della condizione di non-spirati, mantenendo l'intelligenza e l'agilità. Possedendo un'organizzazione sociale, questi mezzi-vampiri possono aspirare a diventare la nuova specie dominante del pianeta. Il solo ostacolo sul loro cammino è proprio Morgan, che infatti viene abbattuto. Queste sono le inquietanti parole che Matheson attribuisce al Superstite della specie umana:

"Il cerchio si chiude. Un nuovo terrore nasce nella morte, una nuova superstizione penetra nell'inespugnabile fortezza dell'eternità. Io sono leggenda".

Il film e il romanzo

Non esistono film che traspongono alla perfezione la fonte scritta da cui sono stati tratti. Non se ne può trovare nemmeno uno in tutta la storia della Settima Arte. Su questo non posso nutrire il benché minimo dubbio. In genere, le pellicole tratte dai romanzi destano le più grandi perplessità da parte degli autori di questi ultimi. È proprio il caso di Matheson, che rimase soltanto in parte soddisfatto dell'opera di Ragona/Salkow. Così scelse, avendo poco fegato e non volendo esporsi, di essere accreditato con uno pseudonimo cui fa difetto ogni originalità: Logan Swanson. Tanto non ha senso nascondersi dietro un dito: se ancora fa discutere chi abbia diretto il film, l'identità di Swanson è certa e riportata ovunque nel Web. Sussistono differenze tra il romanzo e il film, seppur di lieve entità. Il protagonista di I Am Legend si chiama Robert Neville, non Morgan; non è uno scienziato ma un semplice autodidatta con grandi competenze soprattutto nell'etilismo. La pandemia descritta da Matheson è causata da un fantomatico vibrione denominato "vampiris", per cui non si trova cura alcuna: non è presente il pur imperfetto vaccino introdotto a un certo punto nel film. I vampiri nel romanzo sono agili e capaci di arrampicarsi, non hanno alcuna somiglianza con gli zombie. Il finale sembra divergere: Matheson fa morire Neville con una pastiglia letale datagli da Ruth, mentre Morgan viene premiato con una morte che gli merita l'ingresso nel Valhalla. A sentire Valerio Evangelisti (quello dell'orrido Eymerich), The Last Man on Earth sarebbe comunque il film tratto da I Am Legend più vicino alla fonte scritta. Non ho ragione di dubitarne, in ogni caso mi riserverò di approfondire l'argomento quando avrò letto e recensito l'opera di Matheson. 

L'Urbe desolata! 

Il film fu girato a Roma, in particolare nel quartiere EUR. In qualche modo si è trattato di un segno portentoso, funesto e profetico, che non sarebbe sfuggito agli Aruspici dell'Etruria: sono convinto che i politicanti abbiano fatto e facciano tuttora moltissimo per ridurre Roma come la città fantasma in cui Morgan si aggira a impalare corpi di vampiri!

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