sabato 30 marzo 2019

UN INTERESSANTE PRESTITO SLAVO IN NORRENO E LA SUA ORIGINE

Approfondendo i miei studi di lessico norreno, la mia attenzione è caduta sulla seguente voce, estratta dal dizionario di Zoëga: 

polota (f.), Palazzo Imperiale di Costantinopoli 

Declinazione: gen./dat./acc. polotu; pl. nom./acc. polotur, gen. polotna, dat. polotum

Varianti:
polóta
pólóta
poluta
polluta
polúta
pólúta

palata 


Derivati: 

polota-svarf (n.), saccheggio del Palazzo
    varianti:
    polóta-svarf
, polutasvarf, pólútasvarf 
Si tratta del diritto, tipico dei Variaghi della Guardia Imperiale, di girare per il palazzo alla morte di un Imperatore, in cerca di denaro e preziosi vari di cui impossessarsi. Queste sono le radici del composto: polota "Palazzo" e sverfa "limare", donde svarf (n.) "polvere di limatura", ma anche "ruberia, estorsione". Il costume, senza dubbio un grande privilegio - oltre che
un saccheggio legalizzato a tutti gli effetti - viene spiegato da Snorri Sturluson (1178 o 1179 -1241) nella Heimskringla, e più precisamente in questo passo della Haralds saga Harðráða (Saga di Aroldo dal Duro Consiglio) che vi è inclusa (ortografia non normalizzata): 

Haralldr hafdi III sinnom komit í polota-svarf, medan hann var í Miklagardi. Þat ero þar lög, at hvert sinn er Grickia konungr deyr, þá skulo Væringiar hafa polota-svarf: þeir skolo þá gánga of allar polotur konungs, þar sem fehirdzlor hans ero, oc scal hverr þar eignaz at friálso þat ser, hvert er höndum kemr á. 

Riporto anche il testo in ortografia normalizzata: 

Haraldr hafði III sinnum komit í polota-svarf, meðan hann var í Miklagarði. Þat eru þar lǫg, at hvert sinn er Grikkjakonungr deyr, þá skulu Væringjar hafa polota-svarf: þeir skulu þá ganga um allar polotur konungs, þar sem féhirzlur hans eru, ok skal hverr þar eignaz at frjálsu þat sér, hvert er hǫndum kemr á.

Traduzione:

"Harald partecipò tre volte al saccheggio del Palazzo, mentre era a Bisanzio. Questa vi è la legge, che ogni volta che un re dei Greci muore, i Variaghi debbano tenere un saccheggio del Palazzo: essi devono allora andare per tutti i palazzi del re, dove sono le sue stanze del tesoro, e ognuno deve impossessarsi liberamente di ciò su cui mette le mani."

Richard Cleasby nel suo Icelandic - English dictionary, curato e completato da Gudbrand Vigfusson, riporta una citazione assai simile al testo del sapiente Snorri, per quanto non identica:

ganga þeir um allar polotur konungs, … ok skal hverr hafa at frjálsu þat sem hǫndum kemr á "... andare essi per tutti i palazzi del re, ... e ciascuno deve impossessarsi liberamente di ciò su cui mette le proprie mani".

Va detto che all'epoca di Cleasby e di Vigfusson non si era ancora diffusa l'epidemia di fontite acuta, così non saltavano fuori dovunque studentelli nerdosi e isterici a urlare a ogni piè sospinto: "Fonti!!! Fo-ffò-ffò! Fonti!!! Fo-ffò-ffò!" Così gli autori del dizionario non si curarono troppo di riportare l'estratto dello scritto di Snorri in modo accurato. Oggi sarebbe considerata una colpa imperdonabile. Se la fontite acuta fosse stata imperante già a quei tempi, sarebbe stata annullata l'intera aneddotica, che poggiava in gran parte su conoscenze riportate a memoria, utilissime anche se non esenti da distorsioni. Come al solito, il decostruzionismo moderno ha portato a un certo atteggiamento scettico nel mondo accademico: partendo dal fatto che la Heimskringla è a quanto pare la sola fonte a parlare del costume del polota-svarf - non menzionato nel mondo greco - c'è chi è giunto persino a dubitare della sua reale esistenza.

Il Palazzo Imperiale, polota, fa parte della geografia di Bisanzio, la capitale che in norreno era chiamata Miklagarðr (Mikligarðr), ossia "Grande Città", e che era vista dai guerrieri scandinavi come un luogo splendido in cui conquistare oro, onore e gloria. La storia della parola errante per designare il Palazzo è un po' complicata. Si tratta chiaramente di un prestito che ha la sua origine ultima nel latino pala:tium "palazzo" (in origine indicava il Colle Palatino), passato in greco nell'epoca imperiale come  παλάτιον. La parola era usata in particolar modo per indicare il complesso dei palazzi imperiali a Costantinopoli: Ἱερὸν παλάτιον "Sacro Palazzo" e Μέγα παλάτιον "Grande Palazzo". Quindi da Bisanzio il vocabolo è giunto nelle lingue slave (es. antico russo полота, polota), assumendo il tipico vocalismo in -o-, pur essendo nota anche la variante palata (палата) in cui questo mutamento non è avvenuto. La fonetica e la morfologia della parola dimostrano che non può essere stata presa direttamente dal greco, essendo la mediazione slava indispensabile: oltre al vocalismo è importante anche il cambiamento di genere grammaticale, da neutro a femminile. Si deve infine notare che in greco si ha l'assenza di assibilazione dell'occlusiva dentale -t-, cosa che punta direttamente a una pronuncia latina /pala:tium/ > /pa'la:tju(m)/ e non /palatsjum/ come vorrebbe l'uso della Chiesa Romana e del sistema scolastico di questo paese. Nel greco medievale παλάτιον è diventato regolarmente παλάτιν, quindi la finale del genere neutro è caduta dando origine al greco moderno (demotico) παλάτι. Nonostante queste evidenze inoppugnabili, sono sicuro che non demorderanno i fautori superstiti della pronuncia ecclesiastica del latino proiettata indietro nel tempo fino alla preistoria più remota.

UNA PAROLA SANSCRITA ERRANTE GIUNTA IN NORRENO

Approfondendo i miei studi di lessico norreno, la mia attenzione è caduta sulla seguente voce, estratta dal dizionario di Zoëga: 

hjassi (m.), una bestia favolosa

Riporto quindi alcune informazioni utili. 

Variante: hjasi
(l'alternanza -s- / -ss- è un chiaro indizio della natura non nativa della parola) 


Idiomatica: 
verða aldraðr (gamall) sem hjassi "essere vecchio come uno hjassi", ossia "essere decrepito"; 
hann er afgamall hjassi "egli è un vecchio decrepito". 

Questo è un estratto della Saga di Egill il Monco in cui si parla della fantomatica bestia:

Hertryggr hefir konungr heitit. Hann réð fyrir austr í Rússía. Þat er mikit land ok fjǫlbyggt ok liggr milli Húnalands ok Garðaríkis. Hann var kvángaðr. Hann átti tvær dœtr. Hét hvártveggi Hildr. Þær váru vænar ok vel skapi farnar ok váru sæmiliga upp fœddar. Konungr unni mikit dœtrum sínum. Einn tíma bar þat til tíðenda, at konungr fór á dýraveiðar, en in eldri Hildr á hnotskóg ok konur hennar. Hún var kǫlluð Brynhildr. Kom þat til þess, at hún vandist við riddara íþróttir. Nú sem þær búast heim ór skóginum, kemr eitt mikit dýr, þat er hjasi heitir, fram at þeim. Þat var mikit vexti ok grimmt. Þat á lengstan aldr af dýrum, ok er þat fornmæli, at sá, sem gamall er, sé aldraðr sem einn hjasi. Þat er skapt sem glatúnshundr ok hefir eyru svá stór, at þau nema jǫrð. En er þær sá dýrit, hljóp síns vegar hver, en dýrit greip konungsdóttur ok hljóp í skóginn, en konurnar sǫgðu heim þessi tíðendi. Varð konungr mjǫk hryggr ok lætr leita, ok finnst hún hvergi. Kemr engi sá, at honum kunni þar til at segja. Dofnar hér yfir sem annat, ok líðr til jóla.

Questa è la traduzione di Fulvio Ferrari.

«C'era un re che si chiamava Hertryggr e regnava a est, in Russia. Questa è una terra molto grande e popolosa, e si stende tra Húnaland e Gardaríki. Il re era sposato e aveva due figlie, entrambe di nome Hildr: erano fanciulle belle, di buon carattere e di buona educazione, ed egli le amava teneramente.
Un giorno accadde che il re si recasse a caccia, mentre la figlia maggiore andava a cercar noci in compagnia delle sue damigelle. Questa ragazza veniva chiamata Brynhildr perché praticava le arti cavalleresche. Brynhildr e le altre fanciulle si preparavano a tornare a casa, quando si abbatté su di loro un grande animale, detto hjasi: una bestia crudele, di corporatura enorme. Lo hjasi è, tra gli animali, quello che vive più a lungo, tanto che, con un'antica espressione, se qualcuno diventa molto vecchio si dice che ha l'età di uno hjasi. L'aspetto di questa fiera è simile a quello di una donnola, e ha orecchie tanto lunghe che toccano il suolo.
Alla vista dell’animale le fanciulle corsero ognuna in una direzione diversa, lo hjasi afferrò allora la principessa e si rifugiò nel bosco. Le damigelle tornarono poi a casa e riferirono quanto era successo. Il re ne fu estremamente addolorato: diede l’ordine di cercare la figlia, ma non la si trovò in nessun luogo, nessuno fu capace di dirgli dove fosse. Come ogni cosa, anche questa fu piano piano dimenticata, il tempo passò e si avvicinò la festa di Jól.
»

Parola importata dai Variaghi, hjassi / hjasi ha a mio avviso come sorgente ultima il sanscrito hastin "elefante". Fulvio Ferrari, che ha curato la traduzione e l'edizione della Saga di Egill il Monco (1995), fa notare in una nota seminale che lo hjassi fosse descritto come una bestia in tutto simile all'elefante, fatta salva l'assenza della proboscide, organo muscolare che costituisce invece uno dei tratti distintivi imprescindibili del pachiderma. Ecco le parole dell'insigne germanista sull'argomento (da me credute a lungo opera di Gianna Chiesa Isnardi per una fallacia della memoria):

«Non è chiaro a che tipo di animale, più o meno fantastico, l’autore della saga faccia riferimento con il termine hjasi. Secondo  Petter Salan  si  tratterebbe di un lupo (Salan 1693, pp. 92 ss.); Lagerholm (1927, p. 4-5n.) accoglie l’ipotesi di un legame con il norvegese jase (lepre) e pensa all’attribuzione di caratteristiche e dimensioni fantastiche a un animale, la lepre appunto, assente in Islanda. Marina Mundt (1993, pp. 216-219) pone invece il termine hjassi – grafia in AM 589e, 4° – in relazione con il sanscrito hasty e riconosce in questo mostro un elefante indiano: viaggiatori scandinavi in Oriente avrebbero visto rappresentazioni di elefanti con un guerriero stretto nella proboscide, e dai loro racconti sarebbe originato lo hjasi della Saga di Egill il monco. Va però notato che la lingua norrena conosceva il termine d’origine persiana fíll per designare l’elefante, animale descritto con una certa ampiezza nell’excursus geografico contenuto nello Stjórn, traduzione  e  parafrasi  commentata  dei  primi  libri  della  Bibbia in norreno (Simek 1990, pp. 524-525). Se inoltre lo hjasi della saga derivasse dall’impressione suscitata negli Scandinavi in Oriente dall’immagine di un elefante con un guerriero stretto nella proboscide, non si spiegherebbe l’assenza dalla descrizione dell’elemento più strano e, al tempo stesso, funzionale: la proboscide.»

Le grottesche opinioni di Salan e di Lagerholm sono da ritenersi risibili e più insensate dei peti di un mulo: manca loro qualsiasi traccia di elementare coerenza interna. Detto questo, assumendo che lo hjassi sia un esotico pachiderma, il mistero della proboscide mancante avrebbe una chiara e logica spiegazione: più che all'elefante asiatico (Elephas maximus), si può pensare che la parola fosse riferita al mammut (gen. Mammuthus), animale ben noto in Russia, dove notevoli resti affioravano dai terreni siberiani, al punto da costituire importanti fonti d'avorio in epoca medievale. Le carcasse dei mammut rinvenute nella tundra erano sprovviste della proboscide, dato che il deterioramento dell'appendice nasale si era completato prima del processo di congelamento. Si deve notare che il prestito, evidentemente entrato nella lingua degli Svedesi, sia poi giunto fino in Islanda. 

Il vocabolo norreno in questione non va confuso con hjassi, variante di hjarsi (m.) "apice, cima" e derivata dalla stessa radice di hjarni (m.) "cervello" (protoforma indoeuropea *k'erǝs-). L'idea di Petter Salan, che identifica assurdamente lo hjassi con una lepre ingigantita all'istante all'arrivo dei coloni norvegesi in Islanda, si fonda sull'esistenza di un altro omofono: hjasi (m.) "lepre". Vediamo che il genuino esito norreno del protogermanico *xazæ:n "lepre" è heri (m.), ove la vocale -e- si è prodotta a causa dell'Umlaut palatale della rotica -R-, derivata regolarmente da -z- e quindi confusa con -r-. Per contro non si trova chiara spiegazione all'aspetto fonetico di hjasi. Non può essere derivato dalla variante *xasæ:n, con sibilante sorda, che avrebbe dato *hasi. Una fantomatica protoforma *xisæ:n, il cui vocalismo è da ritenersi aberrante, non spiega neppure lei i dati: non si sarebbe sviluppata affatto la "frattura" della vocale tonica, ossia la sua trasformazione in -ja-. Avanzo l'ipotesi che hjasi "lepre" sia un prestito da una lingua germanica orientale, anche se la fonetica permane ardua. La forma gotica ricostruibile è *hasa "lepre". La protoforma indoeuropea, posto che la parola non sia un relitto di sostrato, sarebbe *k'as-(no-) "grigio". 

Veniamo ora al sanscrito hastin "elefante". Esiste una radicata tradizione che traduce hastin con "dotato di mano", dove la mano a cui si allude è ovviamente la proboscide, appendice mirabilissima, dotata di migliaia di muscoli e prensile in modo splendido. Esiste infatti l'aggettivo hastin "dotato di mani". Se devo essere franco, ritengo poco probabile questa spiegazione. Con ogni probabilità si tratta di una falsa etimologia o etimologia popolare, essendo hastin "elefante" un relitto di una lingua sconosciuta del sostrato preindoeuropeo sopravvissuto nel lessico sanscrito. Un'altra possibilità è che si tratti di un calco dal Tamil kaimmā - uno delle centiniaia di nomi dell'elefante tuttora in uso - che potrebbe derivare da kai "mano", intesa come "appendice prensile". Posto che non sia a sua volta una falsa etimologia. Riporto il link a una pagina che elenca un certo numero di derivati e di composti in sanscrito:


A questo punto rimane un problema: qual è stata l'esatta traiettoria del prestito? Se postuliamo l'esistenza di un'ignota lingua siberiana che ha preso il prestito dal sanscrito e lo ha usato per descrivere i mammut, resta da risolvere una questione di non poco conto: in concreto, di quale lingua si tratta? Dobbiamo pensare che l'aspirazione iniziale del sanscrito hastin, che era sonora, sia stata adattata in una fricativa sorda /ç/, che in norreno è stata poi resa con /hj/. Questo porrebbe fine all'annoso problema della -j- in hjassi. Poi dovremmo pensare all'evoluzione di -st- in -ss- / -s-. Queste considerazioni non mi sono al momento sufficienti a identificare l'idioma perduto in questione, così lascio aperta la discussione. 

giovedì 28 marzo 2019

PRESTITI IRLANDESI IN NORRENO

In norreno si trovano alcuni prestiti dall'antico irlandese, com'è naturale che sia, a causa dei contatti profondi tra i Vichinghi e le genti celtiche dell'Isola Verde. Va però precisato che si tratta di vocaboli che compaiono soltanto nella lingua dell'Islanda, a parte una paio di termini relativi a nazionalità celtiche, mentre non sono attestati in Norvegia e in Svezia in epoca medievale. Tuttavia alcuni casi hanno lasciato discendenti nelle lingue moderne, quindi dovettero esistere. Quando l'Islanda fu colonizzata da esuli norvegesi in fuga dal regime tirannico (uppríki) di Aroldo Bellachioma, portarono con sé molti schiavi irlandesi. A un certo punto prendere come concubine fulve ragazze irlandesi era quasi un hobby, tanto che di queste passioni restano ancora tracce indelebili nel genoma delle genti d'Islanda. In realtà c'era un rapporto ambivalente tra i padroni di lingua norrena e i servi importati dall'Isola Verde: non di rado a questi ultimi erano attribuiti poteri sovrumani che esigevano rispetto.

Elenco nel seguito i prestiti irlandesi in norreno che sono riuscito a reperire, aggiungendovi commenti che spero saranno considerati utili dai (pochissimi) lettori di questo portale alla deriva. Il genere grammaticale delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro. 

bagall (m.), pastorale, bastone del vescovo
Deriva dall'antico irlandese bachall "bastone; pastorale". In ultima istanza è un derivato dal latino baculum "bastone".
 

bjafall (m.), mantello con cappuccio senza maniche
Deriva dall'antico irlandese birbell "tipo di mantello". 
 

bjannak (n.), benedizione
  variante: bjának
Deriva dall'antico irlandese bennacht "benedizione", a sua volta dal latino benedictio: (gen. benedictio:nis). Come si può ben intuire, il vocabolo è intrinsecamente cristiano. Pure ci viene tramandato dalle fonti del tardo paganesimo nordico che era chiamato bjannak il gesto di saluto fatto da Odino.

bjǫð (f.), pianura, terreno, terra, mondo
Deriva dall'antico irlandese bith, bioth (m.) "mondo", dal protoceltico *bitus. Si trova questo elemento nel gallico bitu-, nell'etnonimo Bitu-ri:ges. Si noti il cambiamento di genere grammaticale nel passaggio della parola al norreno.


brekan (n.), tipo di coperta da letto, plaid 
Deriva dall'antico irlandese breccán "tartan", lett. "(tessuto) screziato", da brecc "screziato, maculato".


dini (m.), fuoco
Deriva dall'antico irlandese teine "fuoco", dal protoceltico *tenes-, a sua volta da *tepnes-. La regolare perdita della labiale -p- rende poco evidente la parentela di questa parola con il latino tepe:re "essere tiepido", tepor "calore (moderato)", dalla radice indoeuropea *tep- "caldo".

díar "dèi; preti (pagani)"
Deriva dall'antico irlandese Día "Dio", con una desinenza -ar del plurale maschile norreno dei nomi forti col tema in -a-. L'origine è chiaramente dal protoceltico *de:wos "dio, divinità" (< *deiwos), la cui radice è ben attestata nell'onomastica di tutto il dominio celtico antico. Trovo assai singolare l'uso di questo vocabolo per indicare realtà pagane, dato che l'Irlanda era un paese cristiano, anzi, un centro di irradiazione del monachesimo. Forse dietro le apparenza si nascondevano realtà ancestrali, come prova anche la grande fama di esperti in magia che gli Islandesi attribuivano alle genti d'Irlanda. Va anche detto che gli Irlandesi stanzatisi in Islanda all'inizio della colonizzazione sono rapidamente passati al paganesimo.


gjaltr (m.), panico in battaglia
Deriva dall'antico irlandese geilt "codardia, pusillanimità; terrore". Stando a Zoëga, autore del ben noto dizionario, la parola in norreno ha un uso limitato e stereotipato, in pratica la si trova soltanto nella frase verða at gjalti "diventare pazzo dal terrore" (glossa inglese: to turn mad with terror).


ingjan (f.), ragazza
Deriva dall'antico irlandese inġen "ragazza", che è dal protoceltico *eni-gena: "figlia; ragazza". L'irlandese moderno ha inghean.


Írar (pl. m.), Irlandesi
   derivati:
   írskr, irlandese
   Írland (n.), Irlanda

Deriva dall'antico irlandese Ériu (gen. Érenn) "Irlanda", dal protoceltico *I:werju:, gen. *I:werjonos, a sua volta dalla radice indeouropea *pi:wer- "grasso, abbondante" con regolare perdita dell'occlusiva labiale sorda. Un tempo il toponimo in questione, registrato in latino come Hibernia già all'epoca di Cesare, fosse formato a partire dalla radice del sanscrito Ārya- "signore, nobiluomo" (da cui è derivato l'aggettivo Ariano); si vede a colpo d'occhio che questo è impossibile per ragioni fonetiche. In gaelico moderno si ha Éire.

kapall (m.), ronzino
Deriva dall'antico irlandese capall "cavallo".
In ultima analisi, l'etimologia è la stessa dell'italiano cavallo, latino caballus "cavallo castrato" (di origine celtica). Non è poi così chiaro se il vocabolo in irlandese fosse davvero nativo.

kjafall (m.), tipo di camicia
Deriva dall'antico irlandese caḃail "tronco della camicia". Indica soprattutto un indumento senza maniche e dotato di cappuccio, indossato dalle donne degli Indiani d'America. 


kjallakr (m.), proprietario di una cantina
Deriva dall'antico irlandese cellach "cantina". In ultima analisi l'etimologia della voce irlandese è la stessa di quella del norreno kjallari "cantina": la radice di partenza è quella del latino cella


kjannr (m.), testa
kjanni (m.), testa
Deriva dall'antico irlandese cenn (n.) "testa". L'irlandese moderno ha ceann. La forma protoceltica è *kwennom, da cui deriva anche il gallico penno- "testa". Anche il britannico aveva la forma labializzata penno- (da cui il gallese pen). Si noti il cambiamento di genere grammaticale nel passaggio della parola al norreno.

korki (m.), avena
Deriva dall'antico irlandese coirce, corca "avena". Il termine, di origine non indoeuropea, è assai probabilmente un relitto di una lingua neolitica. 


kross (m.), croce 
Deriva dall'antico irlandese cross "croce", che a sua volta è un chiaro prestito dal latino crux, gen. crucis. La forma che continua nel gaelico è il nominativo, non l'accusativo crucem. Si noti la complessità dei percorsi attraverso cui si diffondevano queste parole connesse alla cristianizzazione. Attraverso questo prestito possiamo tracciare l'influenza della Chiesa Irlandese, che all'epoca non dipendeva da Roma. Per contro, forme come krúss, krúx, krúz, sono giunte attraverso missionari della Chiesa Romana e hanno una fonetica molto diversa. 


kró (f.), recinto per il bestiame, ovile
    gen. krór, dat./acc. kró;
    pl.: nom./acc. krór, gen. króa, dat. króm
Deriva dall'antico irlandesce cró "recinto".


lámr (m.), mano
Deriva dall'antico irlandese láṁ /lã:β/ "mano". L'irlandese attuale ha lámh /la:v/. Notevole il cambiamento di genere: la parola gaelica è femminile e deriva dal protoceltico *la:ma:, dalla stessa radice indoeuropea da cui deriva il latino palma "palmo di mano": la scomparsa dell'antica consonante p- è regolare e caratterizza le lingue celtiche. 


lind (n.), sorgente 
Deriva dall'antico irlandese linn "pozza; lago; mare; oceano".
In irlandese moderno, la parola lionn è giunta a significare "birra". 


lung (f.), nave
Deriva dall'antico irlandese long "nave". L'etimologia della parola gaelica è dibattuta. Alcuni autori vorrebbero derivare long dal latino longa (na:vis) "nave lunga", ma esiste in antico irlandese un termine sicuramente nativo, coḃlach "flotta", da *kom-wo-loks (gen. *kom-wo-logos), che depone a favore di un'origine antica. Si noti che il genere grammaticale si è conservato in norreno: la parola irlandese, femminile, è rimasta tale.

lurkr (m.), mazza
Deriva dall'antico irlandese lorg "mazza, clava". Notevole il cambiamento di genere: la parola gaelica è femminile. 


mallakr (m.), maledizione
mallaki (m.), maledizione
Deriva dall'antico irlandese mallacht "maledizione", a sua volta prestito dal latino maledictio: (gen. maledictio:nis). Nella Saga di Olaf Tryggvason contenuta nel Flateyjarbók è riportato var mikill mallaki "ci fu grande maledizione". È attestata persino una formula di maledizione, riportata nella Saga di Giovanni il Santo (Jóns Saga Helga): male diarik! "sii tu maledetto, o re!" (glossa norrena: bǫlvaðr sért þú konúngr!). Si tratta di un tentativo di rendere mallacht duit a ríġ! (lett. "(sia) maledizione a te, o re!"). Il re risponde nella stessa lingua a chi lo ha maledetto, un norvegese che conosceva l'irlandese, dicendogli: olgeira ragall "è difficile conoscere la via buia" (glossa norrena: ókunnug er myrk gata).

minþak, minðak (n.), pasta di burro e farina
Deriva dall'antico irlandese mintach, menadach.


skjaðak (n.), loglio; cattiva fermentazione della birra
Deriva dall'antico irlandese sceathach "vomitevole, nauseabondo" (detto di birra cattiva). In norreno la parola fa riferimento all'avvelenamento della birra col loglio (Lolium temulentum). Si è recentemente scoperto che non è il loglio in sé ad essere velenoso, ma diventa tale a causa del fungo che lo parassita (Claviceps purpurea, detto anche ergot). Il norvegese moderno ha skjak "loglio", segno che la parola dovette essere conosciuta e usata anche in Norvegia, non soltanto in Islanda.


skotr (m.), scoto; scozzese 
   derivati:
   skozkr, scozzese
   Skotland (n.), Scozia
Deriva dall'antico irlandese Scot (m.; pl. Scoit) "scoto; scozzese", di origine non indoeuropea.

sofn (m.), fornace 
    derivati:
    sofnhús (n.), casa della fornace

Deriva dall'antico irlandese sorn(n) "forno, fornace", a sua volta dal latino furnus. Il trattamento della rotica è a mio avviso assai peculiare. Forse si può considerare un indizio del fatto che la rotica in antico irlandese non era trillata. La parola non l'ho trovata nel dizionario di Zoëga, bensì in un'opera di Jón Jóhannesson:


Per ulteriori informazioni, si rimanda ad altro materiale in islandese:


sparða (f.), ascia irlandese a due mani 
Deriva dall'antico irlandese sparth "ascia a due mani". Molto comune è l'idea che il vocabolo irlandese sia d'origine norrena, anche se poi non troviamo credibili corrispondenze in alcuna lingua germanica. Con ogni probabilità è un relitto di una lingua preceltica che continuò a essere parlata a lungo nell'Isola Verde, come provato da numerose altre parole problematiche in gaelico, come vedremo in altra occasione. 


súst (f.), attrezzo per trebbiare  
   varianti: þúst, þust 
Deriva dall'antico irlandese súist "attrezzo per trebbiare". In ultima istanza dal latino fu:stis "bastone, palo", da cui anche l'italiano fusto. La traduzione in inglese della parola norrena e di quella irlandese è flail, cosa che può fuorviare il lettore poco esperto e convincerlo che si stia parlando dell'arma chiamata mazzafrusto.

tarfr (m.), toro
Deriva dall'antico irlandese tarḃ "toro", naturale evoluzione del protoceltico *tarwos


ærgin, ergin (n. pl.), malghe, alpeggi  
Deriva dall'antico irlandese airge "luogo dove sono tenute le vacche". Il norvegese moderno ha erg "alpeggio", segno che la parola di origine gaelica dovette esistere anche in Norvegia, non soltanto in Islanda. 


Gli antroponimi 

I nomi propri di persona di origine irlandese sono numerosi nel patrimonio onomastico islandese. Si trovano anche alcuni soprannomi. Per approfonditi dettagli bibliografici si rimanda al lavoro di Brian M. Scott, Old Norse Forms of Early Irish Names (2003). Commento in questa sede vari antroponimi adattati in norreno dal gaelico, cercando per quanto possibile di delinearne l'etimologia e di aggiungervi qualche considerazione.

Bekan (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Beccán, a sua volta da becc "piccolo", con l'aggiunta del tipico suffisso diminutivo -án (< -*agnos).

Bjaðachr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Beothach, che significa "Il Vivente", da bethu, beothu "vita", gen bethaḋ  (protoceltico *biwotu:ts). Attestato al genitivo come Bjaðachs in un'iscrizione (metà XI secolo). Quello che trovo di notevole in questa attestazione è il mancato adattamento del suono aspirato gaelico -ch-: ci saremmo aspettati *Bjaðaks. Potrebbe essere un indizio del fatto che all'epoca esistevano ancora parlanti dell'antico irlandese? 

Bjaðmakr (m.)
Scott afferma di non aver trovato una credibile fonte irlandese per questo antroponimo. Resta tuttavia possibile che derivi da be(o)thu "vita" e da macc "figlio", significando quindi "Figlio della Vita". Davvero inconsueto, ma non così incredibile. Si potrebbe pensare a un significato cristiano.

Bjollok (f.)
È un adattamento dell'antico irlandese *Beollóc, non attestato ma formato dalla radice beoll- (vedi Bjólan) con un suffisso diminutivo -óc che ricorre anche nell'antroponimo femminile Crínóc

Bjólan (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Beollán.

Brjánn (m.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Brian (gen. Briain). C'è chi ha suggerito una protoforma *Brigonos, ma lo trovo impossibile: la -g- mediana protoceltica si è evoluta in una fricativa sonora /γ/, trascritta come -ġ- (g puntata). Soltanto in seguito tale suono si è dileguato, lasciando però traccia nella scruttura fino alla riforma ortografica occorsa in tempi moderni. La protoforma *Brigonos è realmente esistita ma ha dato Breġan, Breoġan, nome di un eroe che compare nel Libro delle Invasioni. In islandese moderno Brjánn suona PRJAUTN.

Dofnakr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Doṁnach, che dal latino Dominicus "Domenico". A dispetto dell'aspetto fonetico, non è connesso con doṁun (m.) "mondo", che è dal protoceltico *dubnos (cfr. gallico dumno-), alla lettera "profondità, abisso".

Domnall (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Doṁnall, dal protoceltico *Dubno-walos "Dominatore del Mondo". È attestato in un'iscrizione runica come TOMNAL. 

Dufan (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Duḃán "Piccolo Nero", diminutivo da duḃ "nero" (protoceltico *dubus).

Dufgall (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Duḃġall, alla lettera "Pagano Nero" (ossia "Danese"). In un'iscrizione runica trovata nell'Isola di Man il nome è attestato al genitivo come TUFKALS.

Dufgúss, Dufgus (m.)
    gen. Dufgusar
    variante: Dugfúss 
È un adattamento dell'antico irlandese Duḃġus "Forza Nera". Si noti la desinenza -ar del genitivo, che mostra come il tema in -u- del secondo elemento gus "forza" sia stato conservato in norreno.  

Dufþakr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Duḃthach. Questa è una preziosa testimonianza della pronuncia della lingua gaelica all'epoca dei Vichinghi. L'evoluzione estrema di questo antroponimo ha dato in inglese Duffy

Dungaðr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Donnchaḋ (gen. Donnchaiḋ). Significa "Nobile Bruno, Guerriero Bruno", dal protoceltico *Donno-katwos.


Dungall (m.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Dúngal. Significa "Potere della Fortezza", dal protoceltico *Du:no-galos. Il primo membro del composto corrisponde al gallico du:no- "fortezza, città", che ha dato così tanti toponimi in -du:num (es. Lugdu:num < *Lug(u)du:non "Città di Lugus", ossia Lione, etc.). Il secondo membro del composto è la radice del nome dei Galli e dei Galati.   


Eðna (f.)
È un adattamento dell'antico irlandese Ethne, Eithne. Il nome, che significa "Chicco di Grano", è attualmente molto popolare in America nella forma Edna.


Feilan (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Fáelán "Piccolo Lupo", diminutivo di fáel "lupo", dal protoceltico *wailos, termine tabuistico formato dall'interiezione *wai "guai". È attestato anche come soprannome: uno dei coloni stanziati in Islanda agli inizi del X secolo si chiamava Óláfr "feilan" Þorsteinsson. Ancora oggi in Islanda si usa Feilan come nome proprio e come soprannome.


Gilli (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Gilla "Servo". Letteralmente gilla significa "pupillo; giovane uomo" (pl. gillai). Trovo assai verosimile che il vocabolo gaelico sia un prestito dall'antico inglese gilda "compagno". Altri pensano piuttosto all'antico inglese ċild "bambino" (inglese moderno child), ma in questo caso non potrebbe trattarsi di un prestito diretto a causa di difficoltà fonetiche.


Gillikristr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese  Gilla Chríst "Servo di Cristo". Si noti la differenza sintattica tra il norreno e l'irlandese, che ha reso il nome del possessore come il nome di una cosa posseduta.


Gljómall (m.)
Privo di etimologia norrena, si deve trattare dell'adattamento di un antroponimo antico irlandese. Il problema è che si è smarrito l'originale. Deve essere stato *Gleomál, derivato da gleo "battaglia" e da mál "principe" (< *maglos).


Gluniarain (m.)  
È un adattamento dell'antico irlandese Glún Íarainn "Ginocchio di Ferro", a sua volta traduzione del soprannome norreno Járnkné, con lo stesso significato. 

Kaðall (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Cathal, derivato dal protoceltico *Katu-walos "Dominatore della Battaglia". Simile al britannico Catuvellaunus, che è il modo in cui si trascriveva in latino *Katu-wellaunos, *Katu-wal(l)aunos. In gallese è diventato regolarmente Cadwallon


Kaðlín (f.)
È un adattamento di un nome antico irlandese non identificato, senza dubbio formato a partire da un elemento assai comune nell'onomastica celtica: cath "battaglia", dal protoceltico *katus. In gallico e in britannico troviamo vasta attestazione di nomi in Catu- come Catu-ri:ges "Re della Battaglia", tanto nell'onomastica personale, quanto nei teonimi e negli etnonimi. In Kaðlín è l'elemento -lín il problema. A scanso di equivoci, non si tratta del nome Kathleen, che è un'anglizzazione del gaelico Caitlín "Caterina".


Kalman (m.)  
È un adattamento dell'antico irlandese Colm "Colombano", diminutivo Colmán, in ultima analisi dal latino columba. Si noti il nominativo non marcato, come spesso accade in nomi di origine straniera; tuttavia sembra che anche la forma regolare Kalmann sia attestata. 

Kamban (m.)
Attestato come soprannome, deriva dall'antico irlandese cammán "individuo curvo", da camm "curvo" (protoceltico *kambos). Il prestito però dovrebbe essere avvenuto quando il gruppo consonantico -mb- non si era ancora assimilato.

Kjallakr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Cellach (variante Celldach). Ne deriva l'etnico Kjallekingar "Discendenti di Kjallakr". Il nome gaelico significa "Lotta, Contesa" e non ha nulla a che fare con cellach "proprietario di una cantina" (vedi sopra).


Kjaran (m.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Ciarán "Piccolo Bruno", diminutivo di cíar "fosco; marrone scuro" (protoceltico *ke:ros, con -e:- da un precedente -ei-).

Kjartan (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Cerdin, Cerddin, derivato da cerd, cerdd "artigiano". Molti lo ritengono invece una semplice abbreviazione di Mýrkjartan (vedi sotto). Ricordo di aver letto sul prezioso testo di Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici (1997), di un uomo di nome Kjartan che era un grande adoratore e possedeva una pietra a cui offriva i blót. Poi giunse un missionario, che elevando salmi e praticando esorcismi sarebbe riuscito - così si narra - a sciogliere l'idolo petrigno e a convertire il suo adoratore terrorizzato. Questo aneddoto altamente ideologico illustra bene il contrasto tra persone di ascendenza irlandese, in origine cristiane e poi convertite ai culti pagani, e i missionari della Chiesa Romana.

Kjarvalr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Cerḃall. Nell'ortografia del gaelico moderno è scritto Cearbhall. Non posso nascondere l'oscurità della sua etimologia. Non si sa bene per quale stoltissima perversione è stato usato da alcuni per rendere i nomi Charles e Carrol.

Konall (m.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Conall. Deriva dal protoceltico *Kuno-walos "Dominatore dei Cani".

Kormákr (m.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Cormacc. Appare come un composto formato a partire da macc "figlio", anche se il primo elemento cor- non è chiarissimo. L'ipotesi più plausibile è che questo cor- derivi da corb "carro (da guerra)", essendo la forma in origine *Corbmacc. Se così fosse, l'antroponimo avrebbe il significato di "Figlio del Carro", con riferimento al valore dell'auriga sul campo di battaglia.

Kormloð (f.)
È un adattamento dell'antico irlandesce Gormlaith "Principessa Blu", dal protoceltico *Gormo-wlatis.

Kváran (m.)
Attestato come soprannome: Óláfr Kváran. È un adattamento dell'antico irlandese Cuarán, derivato da cúar "curvo, zoppo". In irlandese esiste l'attestazione di un certo Aṁlaiḃ Cuarán, che verosimilmente è proprio lo stesso uomo chiamato Óláfr Kváran in norreno. 


Kýlan (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Cáelán, Cóelán "Piccolo Magro", dal protoceltico *koilos "magro, tenue, stretto".

Maddaðr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Maddaḋ. Con ogni probabilità deriva da madda, maddra "cane", un termine di origine preceltica e preindoeuropea, relitto di una lingua neolitica.


Mallymkun (genere incerto)
È un adattamento dell'antico irlandese *Máel Lomchon "Devoto di Lomchu", antroponimo non documentato ma plausibile. Questo *Lomchon, genitivo di *Lomchú, deriva da lomm "nudo, liscio" e da "cane". Non è chiaro se sia un nome di uomo o di donna; è attestato in un'iscrizione runica come MAL:LYMKUN, al nominativo.


Margaðr (m.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Murchaḋ. Significa "Signore del Mare, Guerriero del Mare", dal protoceltico *Mori-katwos.

Melbrigða (m.)
Melbrigði (m.)
La forma in -a è attestata in caratteri runici come MALBRIÞA, la forma in -i è attestata in caratteri runici come MAILBRIKTI. È un adattamento di Máel Brigte "Devoto di Brigida".

Meldun (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Máel Dúin "Servo della Roccaforte", nome di un antico eroe dei tempi pagani, un ulisse ibernico celebre per i suoi viaggi in terre sovrannaturali.

Melkólfr (m.)
Melkólmr (m.)

È un adattamento dell'antico irlandese Máel Coluim "Devoto di Colombano". La forma con -m- lenito in -f- è notevole. 


Melkorka (f.)
È un adattamento dell'antico irlandese Máel Curcaiġ "Devota di Curcach". Sappiamo di una donna che portava questo nome. Si narra nella Laxdæla Saga che fosse bellissima ma muta. Fu presa come concubina da un uomo, che la ingravidò. Il figlio fu chiamato Olaf e crebbe parlando irlandese, segno che il mutismo di Melkorka era soltanto simulato. In seguito il ragazzo veleggiò verso l'Isola Verde, dove ottenne gloria e onori, essendo la sua origine materna regale.

Melmari (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Máel Maire "Devoto di Maria". Un tipico nome cristiano.

Melpatrikr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Máel Pátraic "Devoto di Patrizio". Un tipico nome cristiano.

Melsnati (m.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Máel Snechtai "Devoto di Snechta".

Myrgjol (f.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Muirgel, dal protoceltico *Mori-gela: "Splendore del Mare". Il secondo componente, -gela: "splendore", si trova anche nel nome di Virgilio: Vergilius non è germogliato nel Lazio, bensì nella terra dei Galli Cenomani.

Mýrkjartan (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Muirchertach. Significa "Marinaio".


Mýrún (f.)
È un adattamento dell'antico irlandese Muirenn. La sillaba finale è stata alterata per etimologia popolare sulla base dei numerosi nomi femminili in -rún (es. Guðrún). 


Njáll (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Niall (gen. Néill). Il significato originale dell'antroponimo è incerto. Sono state fatte varie proposte. Assurdo e ridicolo il tentativo di ricondurre Niall a nél (m.) "nuvola" (< *neblos). Sono invece convinto che sia interessante una connessione con nia (gen. niaḋ) "eroe, guerriero, campione" (< *ne:ts, gen. ne:tos, con -e:- da un precedente -ei-), nel qual caso si può ricostruire la protoforma come *Ne:tlos. Notevole è la rispondenza della radice in questione in area celtiberica.

Patrekr (m.), Patrizio
È un adattamento dell'antico irlandese Pátraic, dal latino Patricius

Poppó (m.)
È un chiaro derivato dell'antico irlandese pobba "padre (in senso spirituale)". Il vocabolo in questione ha diverse varianti: popa, poppa, bobba. Si tratta a mio avviso di un elemento di sostrato, preso da una lingua non indoeuropea sovravvissuta a lungo in Irlanda, ancora a crisianizzazione avvenuta. Anni fa ero convinto che questa parola fosse all'origine del norreno papar "monaci irlandesi", ma l'attenta analisi dei dettagli fonetici mi ha convinto dell'ingenuità di questo accostamento.  

Rafarta (f.) 
È un adattamento dell'antico irlandese Roḃartach, Raḃartach. Significa "Sovrabbondante". Il prefisso ro-, dall'indoeuropeo *pro- "davanti", è un tipico intensivo in protoceltico e nelle lingue derivate. La radice verbale è dall'indoeuropeo *bher- "portare", che si trova ben documentato nel latino ferre.

Taðkr (m.)
È un adattamento dell'antico irlandese Taḋg, di cui riproduce molto bene l'originaria pronuncia. In ultima analisi proviene dal protoceltico *tasgos "tasso" (animale), ben documentato nell'onomastica gallica (Tasgo-) e britannica (Tasgo-, Tasc(i)o-). Non si capisce secondo quale logica i moderni anglosassoni usino tradurre il nome irlandese Tadhg con Timothy

lunedì 25 marzo 2019

PRESTITI TEDESCHI IN NORRENO

Alcune parole sono giunte in norreno dall'antico tedesco (non solo dall'alto tedesco, ma anche dall'antico basso tedesco o sassone) all'epoca dei contatti tra i Vichinghi e il Sacro Romano Impero. Un numero molto più ampio di prestiti è giunto in seguito: il flusso di prestiti dall'area basso tedesca è diventato particolarmente forte a partire dal XII secolo, quando il medio basso tedesco si è andato imponendo come lingua franca del Nord per via dell'attività della Lega Anseatica. È opinione comune nel mondo accademico che moltissime voci latine siano giunte in norreno tramite il medio alto tedesco, ma a parer mio di questa mediazione nella maggior parte dei casi non si sente la necessità, così rimando alla trattazione dei prestiti dal latino. Riporto un elenco di voci con relativi commenti. 

Il genere grammaticale delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro. 

akta, prestare attenzione
Prestito dal medio basso tedesco achten, corrispondente all'antico alto tedesco ahtan "fare attenzione" (da cui il medio alto tedesco achten). Il prestito deve essere abbastanza tardo, come prova l'adattamento del gruppo consonantico /χt/ nel norreno /kt/


andvarða, consegnare
Prestito dal medio basso tedesco antwarden "consegnare". I puristi islandesi tuttora rigettano questo vocabolo, sentito come un corpo estraneo, impegnandosi a sostituirlo con afhenda o con láta af hendi.


angist (f.), paura
Prestito dal medio basso tedesco angest "paura". La parola non può essere nativa, o avrebbe l'Umlaut palatale. La forma norrena genuina derivata dalla stessa radice protogermanica è angr (n.) "preoccupazione; fastidio; rabbia" (gen. angrs, formalmente molto simile al latino angor "angoscia, affanno", gen. ango:ris).


armbrist (f.), balestra
arbyst (f.), balestra
Prestito dall'antico alto tedesco armbrust "balestra", in ultima analisi dal francese antico arbalestre, a sua volta naturale evoluzione del latino arcuballista, che indica una macchina per lanciare dardi. La forma alto tedesca mostra un rifacimento fonetico dovuto a falsa etimologia, come se fosse un composto di arm "braccio".


armœða (f.), povertà
Prestito dall'antico sassone armôdi "povertà". Il corrispondente in antico alto tedesco è armuodi "povertà", poi sviluppatosi nel medio alto tedesco armuote. Sono convinto che la parola sia entrata in norreno in epoca abbastanza antica, cambiando declinazione e sviluppando l'Umlaut palatale: sassone armôdi > norr. *armóðja > armœ
ða. Ciò non può essere avvenuto nel XII-XIII secolo, come suppone chi pensa che il prestito sia dal medio basso tedesco (armôd, armôde "povertà").

baka (f.), pancetta affumicata
Prestito dal medio basso tedesco bâke "natica; pancetta, prosciutto" (da non confondersi con l'omofono bâke "segnale nautico"). La radice è la stessa del notissimo inglese bacon, voce germanica che è stata reintrodotta dall'antico francese. Il corrispondente antico alto tedesco era bahho, bacho "schiena; quarto di pancetta affumicata". In longobardo il concetto era espresso da *paccha, voce tuttora conservata in alcuni dialetti meridionali come pacca "carne salata".


barki (m.), tipo di nave
Prestito dal medio basso tedesco barke "piccola imbarcazione", a sua volta dal latino tardo barca (diminutivo del più antico ba:ris, di origine egiziana), da cui anche la parola italiana a tutti noi ben nota. Da non confondersi con l'omofono barki (m.) "trachea, gola", che è un termine nativo.


barma, abbracciarsi
Prestito dal medio basso tedesco barmen "abbracciarsi", contratto da un precedente *be-armen. In tedesco moderno si ha erbarmen haben o sich erbarmen.


basún (f.), trombone
basúna (f.), trombone
Prestito dal medio basso tedesco basûne "trombone", a sua volta dal francese antico bassons, obl. basson "tromba" (varianti buissons, bossine, etc.). In tedesco moderno la stessa forma si è sviluppata in Posaune (f.), con regolare dittongazione. In inglese si ha bassoon "fagotto". Si sono inventate molte spiegazioni inconsistenti, riconducendo il termine francese antico al latino bu:cinum "suono di tromba; conchiglia della porpora", nonostante la fonetica non collimi. In realtà si tratta di un prestito italiano: la base più antica è il termine basso, donde *bassone è stato ricavato ed esportato con successo. 


bilæti (n.), immagine
Prestito dall'antico alto tedesco bilidi, biladi "immagine", da cui discende il tedesco moderno Bild (n.) "immagine" (pl. Bilder). La forma protogermanica è *bilaþjan, di origine ignota e con tutta probabilità un relitto del sostrato preindoeuropeo. Si vede subito che la forma norrena non può essere nativa.


bismari (m.), stadera
Prestito dal medio basso tedesco bisemer, bessemêr, "bilancia manuale; stadera senza piatto". La parola, giunta da una lingua slava (cfr. russo безмен, polacco bezmian, przemian), è di lontana origine turca (cfr. turco batman "unità di peso, corrispondente all'incirca a 10 kg"). 


bistr, crudele
Prestito dal medio basso tedesco bîster "errante, deviante", a sua volta di origine slava (cfr. russo бы́стрый "rapido, veloce"). Lo slittamento semantico deve essere stato questo: "rapido, veloce" > "impetuoso, animoso" > "crudele". L'aggettivo norreno nativo per indicare il concetto di "crudele" è grimmúðigr.


blik (n.), foglio di metallo; metallo splendente
Prestito dal medio basso tedesco bleck, blick.


blíða (f.), macchina da getto, catapulta
Prestito dal medio basso tedesco blīde. Si noti che in norreno si ha una fricativa -ð- in luogo dell'occlusiva -d-, segno che il prestito potrebbe abbastanza antico.


borgari (m.), cittadino, abitante del borgo 
borgarmaðr (m.), cittadino
Prestito dal medio basso tedesco borgere "cittadino". Questi prestiti sono attecchiti facilmente, aiutati dall'esistenza del termine nativo borg (f.) "città", comune a tutto il mondo germanico. 


brák (f.), dispositivo per la lavorazione della pelle
Prestito dal medio basso tedesco brâke "strumento a quattro gambe, usato per rompere il lino". Alla lettera questa parola rimanda alla "rottura" ed è anche glossata in latino con aratio prima. Si tratta di un trasparente derivato dal verbo breken "rompere". Un termine prettamente tecnico. 


buðla, setacciare
Prestito dal medio basso tedesco budelen "setacciare". Il verbo corrispondente in tedesco moderno è beuteln "setacciare" (con una borsa), derivato da Beutel "borsa".


bugt (f.), baia
Prestito dal medio basso tedesco bucht "baia, golfo", discendente dell'antico sassone buht, dal protogermanico *buχtiz. Il termine norreno nativo per indicare la baia è vík (f.). Notare l'eccezionale gruppo consonantico nella parola norrena.


búri (m.), cittadino di una città mercantile
Prestito dal medio basso tedesco būre "contadini; cittadinanza, comunità". Un vocabolo che in norreno si è evoluto semanticamente per descrivere una tipica realtà anseatica. 


búza, bússa (f.), nave mercantile 
Prestito dal medio basso tedesco bûtze, bûse "piccola nave da carico e da pesca". Il termine è a mio avviso di etimologia incerta. Il latino medievale bucia, bucius, buz(z)a può essere un tentativo di adattamento di una parola oscura piuttosto che la sua origine. 


byxa, saltare con forza; rimbalzare
Prestito dal medio basso tedesco bückezen "saltare come un becco".


býta, scambiare
   derivati:
   býting (f.), scambio
   býtir (m.), garante
Prestito dal medio basso tedesco b
ûte "scambio", della stessa radice di bûten "bottino".

dammadúkr, dǫmmudúkr (m.), veste di lana inglese
Prestito dal medio basso tedesco damdôk "tipo di veste inglese" (in genere piccola). Si vede che -dôk è l'equivalente basso tedesco dell'antico alto tedesco tuoh (n.) "veste", da cui il tedesco moderno Tuch (< protogermanico *do:kaz, neutro in -z-), mentre dam- è dal nome di Damasco. L'Umlaut palatale nella variante norrena dǫmmudúkr ci fa pensare a un prestito non troppo recente.


dári (m.), idiota
dára, prendere in giro
Prestito dal medio basso tedesco dôre "stupido", bedôren "prendersi gioco".


digull (m.), crogiolo
Prestito dal medio basso tedesco degel "crogiolo". Non è dal latino te:gula "tegola", come certi credono: non solo le difficoltà fonetiche sono notevoli, ma lo sono anche quelle semantiche. Si ricostruisce un protogermanico *diγulaz a partire dalle forme germaniche occidentali. Si noti che in islandese moderno abbiamo deigla (f.) "crogiolo", che non può essere un diretto discendente di digull (m.): evidentemente la parola basso tedesca deve essere stata presa a prestito in diverse occasioni, con diversi adattamenti.


doppa (f.), pomolo metallico della sella
Prestito dal medio basso tedesco doppe "ciotola". Il corrispondente in alto tedesco è Topf (m.) "pentola".


drokkr (m.), uomo disabile
drokr, dirokkr (m.), uomo di fatica
Prestito dal medio basso tedesco droch "baro, imbroglione", a sua volta da una lingua slava (cfr. russo дурак "sempliciotto, scemo", ma anche "tipo di gioco a carte"). A parer mio il doppio significato della parola slava si mantenne anche in medio basso tedesco e fu in uso anche *droch "sempliciotto, scemo", che passò in norreno venendo a indicare un uomo disabile. Il prestito dovette avvenire in norreno più di una volta, dando così origine a d(i)rokkr "uomo di fatica" (non brillante per intelletto). Ricordiamoci di non applicare le categorie moderne al passato: spesso nei secoli passati l'idea di pietà cristiana non era sufficiente a frenare lo scherno e il disprezzo nei confronti di persone con qualche difficoltà.


dróttseti (m.), amministratore
Prestito dal medio basso tedesco drossete, drotzete, droste "alto ufficiale di un signore terriero", dal protogermanico *druχti-sæ:tæ:n, lett "che è assiso sulla schiera". In tedesco moderno l'esito è Truchsess "ufficiale di corte", con II rotazione consonantica. Il secondo membro del composto lo vediamo anche nel longobardo stolesazo, stoleseyz "funzionario regio", dal protogermanico *sto:lasæ:tæ:n, *sto:lasatjæ:n, lett. "che è assiso sul seggio".


dúkr (m.), veste; velo
Prestito dal medio basso tedesco dôk "veste", dal protogermanico *do:kaz (neutro in -z-). Vedi sopra la voce dammadúkr, dǫmmudúkr. Alcuni autori (es. Bandle, Braunmüller et al.) reputano questa parola un prestito dalla lingua frisone e lo fanno risalire a traffici mercantili avvenuti tra il VI e il IX secolo, ma questo mi pare assai azzardato. Il vocalismo di questa parola parla contro un'origine troppo antica ed è in ogni caso problematico.


dyflissa, dyfliza, dyblissa (f.), prigione
Prestito dal medio basso tedesco temenisse "prigione", a sua volta prestito da una lingua slava (cfr. russo темница "sotterraneo", lett. "luogo buio").


edik (n.), aceto
Prestito dal medio basso tedesco edik "aceto", in ultima analisi dall latino ace:tum con metatesi (*ate:cum). L'antico alto tedesco ha ezzih, con la II rotazione consonantica: non può essere la sorgente della voce norrena. La presenza di -d- e non di -ð- mostra che l'importazione della parona non sarà accaduta in epoca troppo antica.  


ers (n.), cavallo da corsa, cavallino
    variante: ess
Prestito dal medio basso tedesco örs "cavallo, cavallo da corsa". Quando il prestito avvenne, la parola importata non era sentita come corradicale del nativo hross (n.) "cavallo". 


espingr (m.), scialuppa
Prestito dal medio basso tedesco espink "scialuppa". Un termine tecnico e marinaresco.


fanga, catturare
fangi (m.), prigioniero
fangelsi (n.), prigionia, cattività; prigione  
Prestito dal medio basso tedesco vangen "catturare". Il genuino esito norreno della stessa radice protogermanica è "ottenere", formalmente identico al gotico fâhan "prendere". In fangelsi si nota il suffisso -elsi, che è dall'anglosassone -els, che in quella lingua forma sostantivi concreti.


ferskr, fresco
Prestito dal medio basso tedesco versch, derivato dal protogermanico *friskaz. Lo stesso italiano fresco proviene dal gotico *frisks. L'esito naturale della protoforma germanica in norreno avrebbe dato un genuino *friskr, che però non è attestato. La parola è stata importata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non ha subìto palatalizzazione.


flekka (f.), uniforme sotto la corazza
Prestito dal medio basso tedesco vlecke


fóðr (n.), foraggio
Prestito dalla lingua dei Franchi: *fôdar "cibo per animali". In genere il prestito è ricondotto al medio alto tedesco vôder "nutrimento", di identica origine (protogermanico *fo:þran), anche se a mio avviso può essere più antico e risalire all'Impero Carolingio. L'inglese fodder "foraggio", foneticamene assai irregolare, deve essere stato importato dal norreno all'epoca del contatto con i Vichinghi, il che conferma la nostra ipotesi.


frova (f.), signora
   variante: frouva (f.)
Prestito dal medio basso tedesco vrouwe "signora", a sua volta dall'antico alto tedesco frouwa. Il singolare aspetto fonetico ci dice che il prestito non può essere troppo antico.


frukta, frykta, caricare, trasportare
Prestito dal medio basso tedesco vracht, vrecht, vrucht "pagamento per un carico; noleggio", discendente dell'antico sassone frâht, frêht. La forma protogermanica è *fra-aiχtiz, composto di *aiχtiz (f.) "proprietà". Anche l'inglese to freight "caricare" è un prestito dal medio basso tedesco vracht


frúa, frú (f.), signora, moglie
Prestito dall'antico sassone frûa "signora". Un prestito connesso con la società feudale del Sacro Romano Impero.


frygð (f.), gioia; desiderio carnale, concupiscenza 
Prestito dal medio basso tedesco vröchde. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Freude (f.) "gioia". 


fyrmuna, invidiare
Prestito dall'antico sassone farmunan "disprezzare" (alla lettera "pensare avanti", formazione semanticamente assai simile a "pregiudizio").


fœgiligr, piacevole, bello
Prestito dal medio basso tedesco vôchlich "piacevole, bello". Fidandosi troppo della sua memoria, Koebler cita come medio basso tedesco il corrispondente olandese voegelijk


gerð (f.), frusta
Prestito dalla lingua dei Franchi: gerda "frusta" (riportato da Starostin). Anche in medio basso tedesco abbiamo gerde "frusta", ma a mio avviso il prestito è più antico. La forma protogermanica è *gazdiz. La parola norrena non va confusa con i suoi numerosi omofoni: gerð (f.) "preparazione; esecuzione" (< *garwiþo:); gerð (f.) "custodia"; gerð (f.) "cintura"; gerð (f.) "lievito di birra".


gikkr (m.), idiota, scemo
Prestito dal medio basso tedesco geck "idiota, scemo". Dalla stessa parola, sebbene la fonetica non sia lineare, proviene anche l'inglese geek, sinonimo di nerd "secchione".


gígja (f.), violino
Prestito dal medio basso tedesco gîge "violino". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Geige "violino", con regolare dittongazione. La forma alemannica senza dittongo, che suona come quella del medio basso tedesco, spiega l'origine del cognome di H.R. Giger.


gókr (m.), persona superba; sciocco 
Prestito dal medio basso tedesco gôk "cuculo; sciocco", dal protogermanico *gaukaz "cuculo". L'esito norreno nativo della stessa protoforma è gaukr "cuculo", con dittongo regolarmente conservato.

greifi (m.), conte
Prestito dall'antico alto tedesco grâvio (var. grâvo), antenato del tedesco moderno Graaf. Il termine gravio è attestato anche in Paolo Diacono come parola usata dai Bavari. L'origine potrebbe essere da un greco *grapheus, alla lettera "colui che scrive" - anche se i percorsi che hanno portatato al prestito sono tutto fuorché chiari. Si noti l'Umlaut palatale anomalo con metatesi dell'antica semiconsonante, che in norreno ha stranamente dato origine a un dittongo.

gunnfáni (m.), gonfalone, vessillo di battaglia
   variante: gunnfani
Non può essere termine nativo per via della vocale lunga del secondo elemento -fáni. Koebler riporta gunnfani con la vocale breve, ma Zoëga riporta la forma con la vocale lunga, senza possibilità di errore. Basta questo a dimostrare che siamo di fronte a una voce d'importazione. Anche nei prestiti da altre lingue germanica, il norreno mostra grande incertezza sulla quantità vocalica. In questo caso la cosa è abbastanza inesplicabile, visto che esiste il vocabolo nativo fani (m.) "bandiera", oltre a gunnr (f.) "battaglia". Che bisogno ci sarebbe stato di una vocale lunga, se il composto fosse stato genuino? 

gyldinn, dorato, d'oro
Prestito dal medio basso tedesco gülden "dorato, d'oro", dal protogermanico *gulþi:naz (cfr. gotico gulþeins). Deve trattarsi di un prestito: l'esito genuino di *gulþan "oro" in norreno è gull, con regolare assimilazione di -lþ- in -ll-, così l'aggettivo dovrebbe essere *gyllinn, che però non si trova. Abbiamo invece gullinn "dorato, d'oro", senza traccia di Umlaut palatale.


hala, trainare
Prestito dal medio basso tedesco hâlen "trainare, tirare", dal protogermanico *χalo:nan "tirare; ottenere". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha holen "ottenere"


hanzki (m.), guanto
Prestito dal medio basso tedesco hanzke "guanto", ereditato dall'antico sassone hanzko, ovviamente formato a partire da hand "mano", discendente diretto dal protogermanico *χanduz. In norreno abbiamo hǫnd "mano", senza traccia alcuna della -z finale (da un variante protogermanica *χandu).  


harka, origliare
Prestito dal medio basso tedesco harken "origliare". La parola deriva dal protogermanco *xauziko:nan "prestare orecchio, ascoltare con attenzione", frequentativo di *xauzjanan, *xausjanan "udire". Esito identico nell'inglese harken, hearken "origliare" (anglosassone heorcian). 


heimiligr, proprio, familiare
Prestito dal medio alto tedesco heimelek, da hêm, heim "casa".


herbergi (n.), riparo, alloggio, stanza; taverna
    varianti: herbirgi, herbyrgi
Prestito dal medio basso tedesco herberge "alloggio, abitacolo", con l'assegnazione al genere neutro. Se il prestito fosse venuto dall'antico alto tedesco heriberga "alloggiamento, taverna" o dal sassone (id.), forse sarebbe rimasto un femminile debole in -a. In ultima analisi la parola si è irradiata dal gotico *haribairgo (f.) "alloggio per l'esercito", da cui proviene anche l'italiano albergo.   


herra (m.), signore
Prestito dall'antico alto tedesco hērro, tedesco moderno Herr. Un prestito culturale degno della massima attenzione e connesso con l'influenza del Sacro Romano Impero. Come quasi sempre accade alle parole maschili in -a, al singolare non si declina.

hertogi (m.), duca 
Perstito dall'antico sassone heritogo "duca". In antico alto tedesco si ha herizogo, con la II rotazione consonantica. La desinenza -o dei nomi maschili deboli è stata adattata al suo naturale corrispondente norreno, che è -i. La parola deriva dal protogermanico *χarja-tugæ:n "condottiero dell'esercito". L'esito gotico sarebbe senza dubbio *harjatuga, che però non ci è attestato. 

hirsi (n.), miglio (cereale)
Prestito dal medio basso tedesco hirse "miglio". In antico alto tedesco era hirsi, da cui il tedesco moderno Hirse. Evidentemente questa coltura non era nota nel Nord in epoca altomedievale. In genere la parola viene ricondotta a una radice indoeuropea col significato di "nutrire", ma appare evidente che si tratta di un vano tentativo: si tratterà piuttosto di un relitto preindoeuropeo neolitico.


hof (n.), corte reale 
    composti:
    hofgarðr (m.), magione reale
    hoffólk (n.), cortigiani
Prestito dal medio alto tedesco hof "corte". La parola esisteva già in norreno come naturale evoluzione del protogermanico *χufan "casa; tempio", con i significati di "tempio, santuario" (con un tetto) e "cortile", avendo assunto un nuovo significato a causa di complesse interazioni culturali con l'area tedesca.


hofferð (f.), orgoglio, alterigia
Prestito dal medio basso tedesco hôvart, hôchvart "comportamento altero". Il primo membro del composto non è derivato da hof (n.) "corte reale" (vedi sopra), come alcuni autori sostengono, ma ha assunto il suo aspetto a causa di un'etimologia popolare.


hóf (n.), banchetto 
Prestito dal medio basso tedesco hof "corte". Si noti che il vocabolo norreno nativo derivato dalla stessa radice protogermanica, hof (n.), ha i significati di "tempio, santuario" (con un tetto), "cortile", descrivendo un mero spazio fisico, oltre a quello tardo di "corte reale" (dovuto a prestito, vedi sopra).


hóferan (n.), alterigia, superbia
Prestito dal medio basso tedesco hovêren.


hópr (m.), banda, schiera
Prestito dal medio basso tedesco hôp "banda", dal protogermanico *χaupa-. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Haufen "banda", col dittongo protogermanico conservato e con la II rotazione consonantica.


huðvat (n.), sacco di pelle per dormire
   variante: húðfat
Prestito dal medio basso tedesco hûdevat, formato da hûd "pelle" e vat "vaso, contenitore". In tedesco moderno (alto tedesco) abbiamo invece Haut "pelle" e fass "barile", con la tipica II rotazione consonantica. Si noti che in norreno si ha una forma con vocale breve nella prima sillaba, contro la vocale lunga della forma d'origine. Questo nonostante in norreno esistesse già il termine nativo húð (f.) "pelle" - che per etimologia popolare ha dato origine alla variante con vocale lunga. 


hœverskr, hǿveskr, cortese; carino 
Prestito dal medio basso tedesco hövesch "cortese". Ovviamente è un derivato di hof "corte". La parola è stata importata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non ha subìto palatalizzazione.


innsteri (n.), viscere, budella
Prestito dal medio basso tedesco inster "viscere, budella". L'esito nativo della stessa radice protogermanica *instran è ístr (m.) "grasso dell'intestino".


íperst (n.), vestito di Ypres
Prestito dal medio basso tedesco Ipers, nome della città fiamminga di Ypres, rinomata all'epoca per la sua sviluppata industria tessile.


jaga, cacciare
Prestito dal medio basso tedesco jagen "cacciare", dal protogermanico *jaγo:nan. La parola norrena non può essere nativa a causa della conservazione della semiconsonante iniziale: le sole semiconsonanti iniziali in parole native derivano da frattura vocalica.

jungfrú (f.), principessa
Prestoto dall'antico sassone sassone iungfrûa "principessa", corrispondente all'antico alto tedesco iuncfrouwa, composto di iunc "giovane" e di frouwa "signora". In tedesco moderno si ha Jungfrau. Si nota che nella voce nativa ungr "giovane", la *j- del protogermanico cade regolarmente.

jungherra (m.), principe
    variante: junkeri 
Prestito dall'antico alto tedesco iunchêrro "principe", composto di iunc "giovane" e di hêrro "signore". In tedesco moderno si ha Junker "proprietario terriero". A dispetto della presenza del prestito herra (vedi sotto), jung- ha conservato la j- iniziale e non è stato riformato sul nativo ungr "giovane", segno che all'inizio il significato del composto tedesco non era ben avvertito dai parlanti norreni, cosa che ha quindi reso necessario importare anche l'aggettivo jungr "giovane". 

jungr, giovane
Prestito dall'antico sassone iung "giovane" o dall'antico alto tedesco iunc. La forma norrena genuina, ungr "giovane", ha perso l'antica j- iniziale.


jurt (n.), erba (aromatica, medicinale) 
Prestito dal medio basso tedesco wurt "erba (aromatica, medicinale)". In tedesco moderno (alto tedesco) si ha Wurz "erba; radice; spezia", con la II rotazione consonantica. Notevole l'adattamento di w- iniziale in j-: ci saremmo aspettati *urt.


kabill (m.), cavo 
Prestito dal medio basso tedesco kâbel "cavo", a sua volta dall'antico francese cables, câbles, obl. cable, câble, derivato dal latino tardo capulum "maniglia" (dalla radice di capere "prendere, afferrare").


kamarr (m.), camera; gabinetto
Prestito dalla lingua dei Franchi, *kamar "camera", a sua volta dal latino camera. Da questa radice era formata la parola *kamarling "addetto alla camera (del tesoro del re)", da cui derivano camarlengo e ciambellano (quest'ultimo tramite l'antico francese chamberlens, obl. chamberlenc). Anche l'antico alto tedesco aveva chamarling "tesoriere", da cui il cognome tedesco Kämmerling (varianti Kammerling e Kemmerling).


katlari (m.), fabbricante di pentole
Prestito dal medio basso tedesco ketelere "fabbricante di pentole",
con adattamento fonetico alla parola nativa ketill "pentola" (dat. katli; pl. katlar), naturalmente derivata dal protogermanico *katilaz (cfr. gotico katils) e di origine latina. Ritengo assai probabile che i Goti avrebbero chiamato *katilareis un fabbricante di pentole, se fosse esistito un artigiano che produceva unicamente pentole. Questo è il punto: i fabbricanti di pentole, così specializzati in questa attività, erano un'innovazione abbastanza tarda.

kerti (m.), candela
Prestito dal medio basso tedesco kerte "candela". L'antico alto tedesco ha kerza, charza, da cui è derivato il tedesco moderno Kerze, con la II rotazione consonantica. Koebler è dell'idea che la parola derivi dal latino charta "carta", per quanto Scardigli-Gervasi e molti altri siano di contrario avviso, riconducendola in qualche modo a ce:ra "cera" con l'aggiunta di un suffisso: con ogni probabilità la protoforma è ce:ra:ta "coperta di cera".


kilja (f.), coprispalle
Prestito dal medio basso tedesco kele "gola". Il tedesco moderno ha Kehle "gola", dall'antico alto tedesco chëla. La forma protogermanica era *kilo:n, derivata dalla stessa radice che ha dato in latino gula


klénn, bello
Prestito dal medio basso tedesco klên "piccolo". Il corrispondente in tedesco moderno (alto tedesco) è klein "piccolo". Lo slittamento semantico è stato questo: "piccolo" > "carino" > "bello".


klingja, risuonare
Prestito dal medio basso tedesco klingen. Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha klingen "suonare". Si dice che l'origine sia onomatopeica, il che non toglie la possibilità di ricostruire il protogermanico *klinganan.


kloflaukr (m.), aglio
Prestito dal medio basso tedesco knoblôk "aglio". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Knoblauch "aglio". Il norreno ha restaurato il dittongo per analogia con la parola nativa laukr "porro", dal protogermanico *laukaz


klókr, intelligente 
Prestito dal medio basso tedesco klôk. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha klug "intelligente".


klót (n.), pomolo della spada
Prestito dal medio basso tedesco klôt. Un termine tecnico connesso con la vita cavalleresca.


knapi (m.), servo, valletto 
Prestito dal medio basso tedesco knape. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Knabe "ragazzo".


konstabl, konstafl (m.), conestabile
Prestito dal medio basso tedesco konstabel, kunstavel, a sua volta dal latino tardo come:s tabuli: "conte della stalla". ossia "ufficiale sov
rintendente alle stalle imperiali".

konstr (m.), consiglio intelligente; invenzione
   variante: kynstr
Prestito dal medio basso tedesco kunst "capacità; conoscenza, saggezza". Il corrispondente in tedesco moderno (alto tedesco) è il ben noto Kunst "arte". 


kragi (m.), collare dell'armatura
Prestito dal medio basso tedesco krage "collo; gola; colletto; collare".


kram (n.), mercanzia 
Prestito dal medio basso tedesco krâm "commercio al dettaglio; mercato al dettaglio".


krankr, malato
Prestito dal medio basso tedesco krank "malato". Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha krank "malato", Krankheit "malattia".


kranz (n.), ghirlanda 
Prestito dal medio basso tedesco kranz, a sua volta preso dal medio alto tedesco. Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha Kranz "ghirlanda", che nell'Impero Austroungarico indicava un ghiotto dolce tuttora prodotto e così chiamato nella pasticceria milanese. 

krenkja, indebolire, far ammalare
Prestito dal medio basso tedesco krenken "indebolire; danneggiare; insultare", verbo causativo di krank "malato". 


krukka (f.), brocca
Prestito dal medio basso tedesco krûke (f.) "brocca". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Krug (m.) "brocca". La forma protogermanica ricostruibile è *kro:γaz / *kro:γo:, l'origine ultima è sconosciuta.

krummr, storto
Prestito dal medio basso tedesco krumm "storto". Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha krumm.  


krydd (n.), spezia
Prestito dal medio basso tedesco krûde, krût "erba (aromatica)". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Kraut "erba", con regolare dittongazione.


krǫptr (m.), cripta
Prestito dal medio basso tedesco croft, cruft "cripta", a sua volta dal latino crypta. Notevole il vocalismo, oltre alla morfologia: simula un protogermanico *kraftuz.


kufl (n.), tonaca, saio  
Prestito dal medio basso tedesco kovel "saio", a sua volta dal latino medievale cuffela. La parola è già attestata nella Saga di Olaf Tryggvason (metà del XIII secolo).


kuggi (m.), nave mercantile
    variante: kuggr 

Prestito dal medio basso tedesco kogge "tipo di nave". Un termine tecnico e marinaresco. 

kuklari (m.), giocoliere
Prestito dal medio basso tedesco kôkeler "giocoliere", a sua volta dal latino caucula:rius "prestigiatore".


kunta (f.), vagina, figa
Prestito dal medio basso tedesco kunte "vagina, figa", estremamente simile all'inglese moderno cunt "figa". La parola, avendo /nt/, non può essere genuinamente norrena.


kvantr (m.), vergogna, danno, sofferenza
Prestito dal medio basso tedesco quant "nullità". 


kvarði (m.), quarto di animale macellato
Pestito dal medio basso tedesco quarte, a sua volta dal latino qua:rtum "quarto, quarta parte".


kyndugr, intelligente
Prestito dal medio basso tedesco kündich. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha kündig


-lak (n.), lenzuolo
   solo in due composti:
   baðlak (n.), asciugamano 
   línlak
(n.), lenzuolo di lino
Il secondo componente di questi composti è un prestito dall'antico sassone lakan "lenzuolo, stoffa", dalla stessa radice dell'antico alto tedesco lahhan. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha preso Laken "lenzuolo, stoffa" dal medio basso tedesco laken, diretto discendente della forma sassone. Si noterà infine che la consueta traduzione di baðlak potrebbe essere fallace: più che un asciugamano la parola potrebbe aver indicato un simile panno usato per pulirsi il deretano. 


lest (f.), carico 
Prestito dalla lingua dei Franchi: *lest "carico", dal protogermanico *χlastiz (tema in -i-). Il medio basso tedesco ha last "carico", senza Umlaut palatale perché proviene dal protogermanico *χlastuz (tema in -u-). Dalla lingua dei Franchi, il termine è passato nel francese lest "zavorra". 

lén (n.), feudo
Prestito dal medio basso tedesco lên "feudo". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Lehen "feudo" (cambia soltanto l'ortografia). La forma protogermanica è *laiχ(w)nan "denaro prestato".


líða, sopportare, soffrire
Prestito dal medio basso tedesco lîden "soffrire". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha leiden "soffrire", con regolare dittongazione.  Si noti la fricativa della parola norrena, segno che il prestito non è troppo recente. 


lífspund, línspund, líspund (n.), libbra di Livonia (un'unità di peso
    molto comune in ambito anseatico) 
Prestito dal medio basso tedesco liespund "talentum livonicum".


lík (n.), orlo della vela
Prestito dal medio basso tedesco lîk "orlo della vela". Da non confondere con l'omofono lík (n.) "corpo, cadavere".


lísing (f.), sollievo
Prestito dal medio basso tedesco lîse "mite, gentile". In tedesco moderno (alto tedesco) si ha leise "quieto, tranquillo", con regolare dittongazione.


lísta, lista (f.), bordo, orlo
Prestito dall'antico sassone lîsta "bordo, orlo". La parola è passata anche in latino medievale: aureae listae "bordi d'oro". In tedesco moderno (alto tedesco) si ha Leiste "bordo, orlo", con regolare dittongazione.


lukka (f.), fortuna
   variante: lykka
Prestito dal medio basso tedesco (ge)lucke "fortuna". In tedesco moderno (alto tedesco) è Glück "fortuna; felicità".


lukt (f.), odore
Prestito dal medio basso tedesco lucht "aria; luce diurna".


lumpr (m.), blocco, ammasso 
Prestito dal medio basso tedesco lump "blocco, ammasso". 


lyst (f.), gioia; piacere sessuale
Prestito dal medio basso tedesco lust "lussuria, piacere sessuale". La parola norrena non può essere una naturale evoluzione del protogermanico *lustuz (cfr. gotico lustus "lussuria"; inglese lust id.).


mak (n.), impresa, negozio; stanza
Prestito dal medio basso tedesco (ge)mak "impresa, negozio; stanza". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Gemach (n.) "stanza", con II rotazione consonantica.


maka, fare
Prestito dal medio basso tedesco maken "fare", naturale esito del protogermanico *mako:nan, di origine ultima sconosciuta e non indoeuropea. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha machen, con II rotazione consonantica.


makendi (m.), tranquillità, pace
Prestito dal medio basso tedesco to makende "a fare, per fare". Probabilmente la parola norrena deriva da un fraintendimento di frasi in basso tedesco in cui compariva la locuzione to makende in riferimento a una riparazione.


makt (f.), potenza
   variante: mekt (f.)
   derivati: 

   mekta, rendere potente
   mektugr, potente
Prestiti dal medio basso tedesco macht "potenza", mechte "potenza", mechtich "potente", mechten "rendere potente". Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha Macht. In norreno l'esito genuino del protogermanico *maχtuz, *maχtiz è mǫ́ttr, máttr "potenza" (cfr. gotico mahts).

margreifi (m.), margravio
Prestito dall'antico alto tedesco marcgrâvo. Altro termine feudale ereditato dal Sacro Romano Impero. Si noti che l'iniziale mar- non è stata riformata sul nativo mǫrk "confine", segno che non era più avvertita come dotata di significato. 

mála, dipingere
Prestito dal medio basso tedesco mâlen "dipingere". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha mahlen "dipingere": cambia soltanto l'ortografia.


meina, pensare, intendere
Prestito dal medio basso tedesco meinen, mênen "pensare, intendere". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha meinen "pensare, intendere", con dittongo protogermanico regolarmente conservato. Dalla stessa radice deriva anche il ben noto inglese to mean "significare".


meistari (m.), maestro
Prestito dall'antico alto tedesco meistar "maestro", a sua volta dal latino magister. A mio avviso si tratta di un termine ereditato dal Sacro Romano Impero.


mengja, mescolare
   derivati:
   mengdr, mengjaðr, menginn, misto, mescolato
Prestito dal medio basso tedesco mengen "mescolare". La parola si trova anche nel tedesco moderno (alto tedesco).


merski (n.), terra palustre
Prestito dal medio basso tedesco merskelant "terra paludosa". La parola norrena deve essere stata estratta per retroformazione dal composto merskiland, che risulta attestato. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha invece Marschland "terra paludosa". 


messing (f.), ottone 
Prestito dal medio basso tedesco messink "ottone". La parola è in ultima analisi di origine sconosciuta e di certo non è indoeuropea.


muza (f.), cotta di maglia
mussa (f.), tipo di giacca larga
Prestito dal medio basso tedesco mutze "cappuccio largo; mantello con cappuccio", a sua volta dall'antico alto tedesco muzza, derivato dal latino tardo almutium "mantello con cappuccio" (in ultima analisi di origine araba). In tedesco moderno si trova Mütze "cappello, berretto", con slittamento semantico. Va detto che in antico alto tedesco abbiamo anche le forme almuz, armuz "mantello con cappuccio", più vicine all'originale. 


mútera, cambiare, mutare
Prestito dall'antico basso tedesco mûteren "cambiare, mutare". Il corrispondente in alto tedesco moderno sarebbe *mautern: è stato invece preso dal latino il dottismo mutieren.


mǫgulegr, possibile
Prestito dal medio basso tedesco mogelik "possibile". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha möglich "possibile".


náð (f.), grazia; pace, tranquillità
Prestito dalla lingua dei Franchi: natha (riportato da Starostin, in ortografia normalizzata è nâtha). Il medio basso tedesco ha gnâde. Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha Gnade (f.) "grazia".


náttúrligr, naturale
Prestito dal medio basso tedesco natûrlik "naturale". La fonetica della parola norrena è stata influenzata da náttúra "natura", dal latino ecclesiastico.


netti (n.), orina 
Prestito dal medio basso tedesco nette "orina". L'equivalente norreno genuino è l'idronimo Nǫt , in origine "(Fiume di) Orina", sostantivazione dell'aggettivo protogermanico *nataz "umido".


okr (n.), usura
Prestito dal medio basso tedesco wôker "usura", di origine antica e non indoeuropea (termine di sostrato presente già nel gotico wulfiliano wokrs "usura"). Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Wucher. Si noti che il norreno ha adattato la forma del medio basso tedesco con una vocale breve, decisamente anomala.


opinberr, evidente, palese
opinberrligr, evidente, palese, pubblico
Prestito dal medio basso tedesco openbar "evidente". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha offenbar "evidente", con II rotazione consonantica.


orleyfi, orlof (n.), permesso, licenza
orlofa, consentire
Prestiti dal medio basso tedesco orlôf "permesso", orlôven "permettere", connessi con la vita cavalleresca. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Urlaub "permesso", Erlaubnis "permesso", erlauben "consentire", con dittongo conservato.


pakki (m.), fascio di vestiti; pacco
Prestito dal medio basso tedesco packe "pacco".


panzari (m.), cotta di maglia
Prestito dall'antico alto tedesco panzari, tedesco moderno Panzer "corazza", passato anche in medio basso tedesco come pantzer, panser. Ha la stessa etimologia dell'italiano panciera, pancera (ant. panziera), in ultima analisi una derivazione dell'italiano pancia, panza, < lat. pantice(m). In latino medievale è attestato pancerea. In tedesco la parola ha subìto un singolare slittamento semantico, fino a indicare il carro armato che popola tuttora gli incubi dei germanofobi.  

pantr (m.), pegno, deposito 
Prestito dal medio basso tedesco pant "pegno, deposito". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Pfand (n.) "pegno, deposito", con la II rotazione consonantica. Un'interessante proposta è derivare questa parola dal latino pondus "peso", proprio come *pundan "libbra", ma preso a prestito in un diverso contesto con un diverso adattamento.


páfi (m.), Papa
    composti:
    páfadómr (m.), Santa Sede
    páfadœmi (n.), Santa Sede
Prestito dal medio basso tedesco pâves "Papa". In ogni caso l'assenza della sibilante finale non si spiega facilmente. Sono convinto che si tratti in ultima analisi di un longobardismo.   

pilz (n.), pelliccia
pilzungr (m.), veste corta di pelliccia
Prestito dal medio basso tedesco pils "pelliccia". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Pelz "pelliccia". Il suffisso maschile -ungr è a parer mio abbastanza enigmatico. Attenzione ai falsi parenti: in tedesco moderno Pilz è il fungo e non ha nulla a che vedere col prestito in questione (deriva invece dal latino bole:tus). 

pinni (m.), piolo; chiodo
Prestito dal medio basso tedesco pinne "piccolo oggetto oblungo", probabilmente dal latino pinna.


plaga, coltivare; trattare, intrattenere; avere l'abitudine
plega, farsi garante; aver cura di qualcuno 
Prestito dal medio basso tedesco plegen "eseguire, compiere; fare qualcosa abitualmente", derivato dal protogermanico *pleγanan, *pleγo:nan "muoversi rapidamente; esercitarsi; occuparsi di qualcosa". Dalla stessa radice provengono anche il tedesco moderno (alto tedesco) pflegen "aver cura di qualcuno; fare abitualmente" e l'inglese to play "giocare". Il verbo norreno plaga "coltivare, etc." non va confuso con il quasi omofono plága "punire", che ha però la vocale tonica lunga. A rendere le cose ancor più complesse, sta il fatto che attualmente in islandese esiste un verbo plaga con vocale breve e col significato di "infastidire", che evidentemente ha la stessa origine del norreno plága "punire", dal latino pla:ga "ferita".


plagg (n.), bagagli, indumenti 
Prestito dal medio basso tedesco plagge "cenci". In ultima istanza deriva dalla stessa fonte deriva anche l'inglese patch "pezza", più anticamente platch, con bizzarro dileguo della liquida.


portinhérr (m.), portinaio
Prestito dal medio basso tedesco portenêre "portinaio", sottoposto a falsa etimologia.


pottr (m.), pentola
Prestito dal medio basso tedesco pot "pentola". Lo stesso vocabolo si ritrova in una vasta area ed è tuttora ben vivo in inglese.


prámr (m.), nave piatta
Prestito dal medio basso tedesco prâm "traghetto". Mi pare che l'origine ultima sia sconosciuta.


raufari (m.), ladrone
    variante: reyfari
Prestito dall'antico alto tedesco roubari "ladrone". Il medio basso tedesco rôver è mio avviso meno adatto a spiegare la fonetica del termine norreno, anche se sembra evidente che si siano avuti rifacimenti analogici a partire dai verbi raufa "rapinare, depredare" (naturale esito del protogermanico *rauβo:nan) e reyfa "rapinare, depredare" (naturale esito del protogermanico *rauβjanan).


reiðr (f.), rada, ancoraggio
Prestito dal medio basso tedesco rêde, reide "rada, ancoraggio". Un tipico termine marinaresco.


reikna, contare, calcolare 
Prestito dal medio basso tedesco rêkenen "contare, calcolare". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha rechnen "contare, calcolare", con la II rotazione consonantica. Dalla stessa radice protogermanica *rekano:nan deriva anche l'inglese to reckon "calcolare".


reim (f.), cinghia
reima (f.), cinghia
Prestito dal medio basso tedesco rême (f.) "cinghia". Non può essere un termine nativo in norreno, visto che la forma protogermanica è *riumo:(n). Infatti in tedesco moderno (alti tedesco) abbiamo Riemen "cinghia", con /-i:-/ che è il naturale sviluppo dell'antico /-*iu-/.


reipari (m.), fabbricante di corde 
Prestito dal medio basso tedesco rêper "fabbricante di corde". Un tipico termine marinaresco.


reisa (f.), viaggio
Prestito dal medio basso tedesco reise, a sua volta prestito dall'alto tedesco. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Reise "viaggio". La parola norrena in questione non deve essere confusa con l'omonimo nativo reisa "elevare, innalzare". 


riddari (m.), cavaliere
    derivati: 

    riddarasaga (f.), saga dei cavalieri
    variante: riðari
Prestito dal medio basso tedesco riddere "cavaliere". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Ritter "cavaliere" (membro della bassa nobiltà) e Reiter "cavaliere" (uomo che cavalca un cavallo), con II rotazione consonantica.


rokkr (m.), giustacuore
Prestito dal medio basso tedesco rock "giustacuore".


rýtingr (m.), pugnale
   variante: rýtningr
Prestito dal medio basso tedesco rûtink "pugnale".


rœfa, rapinare, depredare 
Prestito dal medio basso tedesco röven "rapinare, depredare". Si confronti questa parola norrena con i vocaboli ereditati raufa e reyfa "depredare" (vedi sopra i commenti alla voce raufari "ladrone").


safal (n.), pelliccia di zibellino
safali (n.), pelliccia di zibellino
Prestito dal medio basso tedesco sabel "pelliccia di zibellino", di origine slava (cfr. russo соболь "zibellino").  


sálugr, sælugr, povero, misero
Prestito dal medio basso tedesco sâlich, sêlich "povero, misero". In sintesi, questa parola ha origine indoeuropea come Hitler era biondo o come Goebbels era alto e prestante. 


silfar (n.), veste di lana
Prestito dal medio basso tedesco silfvar, sulfvar, sulfar, che indica un tipo di lana non tinta, che ha il suo colore naturale.   


skenkja, servire da bere
Prestito dal medio basso tedesco schenken "servire da bere". Il prestito è avvenuto da un dialetto con /sk/ conservato, come ad esempio quello della Westfalia.


skerfr (m.), moneta
    variante: skarfr 
Prestito dal medio basso tedesco scherf "moneta" (si trova anche la variante scharf).
Il prestito è avvenuto da un dialetto con /sk/ conservato, come ad esempio quello della Westfalia. 

skjaldari (m.), fabbricante dei scudi.
Prestito dal medio basso tedesco schildere "fabbricante di scudi", con adattamento fonetico alla parola nativa skjoldr "scudo" (gen. skjaldar), naturalmente derivata dal protogermanico *skilduz (cfr. gotico skildus). Ritengo assai probabile che i Goti avrebbero chiamato *skildareis un fabbricante di scudi, se fosse esistito un artigiano che produceva unicamente scudi. Questo è il punto: i fabbricanti di scudi, così specializzati in questa attività, erano un'innovazione abbastanza tarda.


skorbíldr (m.), ascia per marcare gli alberi da abbattere
Prestito dal medio basso tedesco scharbile "ascia bipenne" (per marcare gli alberi da abbattere). La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato.


skorsteinn (m.), camino
Prestito dal medio basso tedesco schorenstein "camino".
La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schornstein "camino".

skraddari (m.), sarto
Prestito dal medio basso tedesco schrâder "sarto".
La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato. 

skrá (f.), foglio di ferro
Prestito dal medio basso tedesco schrâde, schrât "foglio di ferro". La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato.


skuttingr (m.), scudo  
Prestito dal medio basso tedesco schuttinge "garanzia di protezione". La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato.

skytta (m.), arciere, tiratore
skytari (m.), arciere, tiratore
Prestiti dal medio basso tedesco schütte "arciere, tiratore", schutter "arciere, tiratore".
La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato.

slangi (m.), serpente 
Prestito dal medio basso tedesco slange "serpente". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schlange "serpente". Il termine norreno nativo per indicare il serpente è ormr


slekt (f.), famiglia
Prestito dal medio basso tedesco slechte "famiglia; stirpe, popolo". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schlacht "stirpe" e Geschlecht "sesso" (genere).


slentr (n.), ozio, pigrizia 
Prestito dal medio basso tedesco slentern "oziare". Come al solito, è sufficiente notare la presenza del gruppo consonantico /nt/ per avere il forte sospetto che si tratti di un prestito.


slípari (m.), arrotino, affilatorePrestito dal medio basso tedesco slîper "arrotino, affilatore". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schleifer "arrotino, affilatore", con la II rotazione consonantica e la regolare dittongazione.

smelt (n.), smalto 
Prestito dal medio basso tedesco smelt "smalto". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schmelz "smalto", con la II rotazione consonantica.


sniddari (m.), sarto 
Prestito dal medio basso tedesco snider "sarto". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schneider "sarto", con la II rotazione consonantica e l'antica vocale lunga dittongata.


speja, spæja, spiare
Prestito dal medio basso tedesco spêjen "spiare", derivato dal protogermanico *spaχo:nan. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha spähen "spiare". Il genuino esito della radice protogermanica in norreno è spá (f.) "profezia"


spezskór (m.), un tipo di scarpa
La prima parte del composto è un prestito dal medio alto tedesco spez "giavellotto; lancia del cavaliere", come prova la II rotazione consonantica. La seconda parte del composto è chiaramente il vocabolo nativo skór "scarpa".


spinka, agitarsi
Prestito dal medio basso tedesco spenkeren "agitarsi". La presenza del gruppo consonantico /nk/ non assimilato a /kk/ e non derivato da sincope è la prova infallibile di un'origine straniera.


sprang (n.), bordo a trama aperta
Prestito dal medio basso tedesco sprank "bordo a trama aperta".


steinmez (n.), un tipo di coltello (per tagliare la pietra)
Prestito dall'antico alto tedesco steinmezzo "muratore". Il primo menbro del composto è chiarametne stein "pietra", mentre il secondo è una parola di oscura etimologia che indica il muratore: esisteva nella lingua dei Franchi come *mazzo e ha dato origine al francese antico masons, obl. mason "muratore", donde deriva il nome massone. Non è da *makjo:n-, come è stato spesso postulato per trovare un'origine nel verbo *mako:nan "fare": la fonetica non torna. In norreno dal nome dell'artefice è stato ricavato quello dello strumento. 


stolz, superbo
Prestito dall'antico alto tedesco stolz "orgoglioso". L'aggettivo, privo di una vera origine indoeuropea, è correlato alle voci latine stultus "stupido" e stolidus "insensato, sciocco".


strax, subito, immediatamente 
Prestito dal medio basso tedesco straks, strakes, strackes "subito, immediatamente". In tedesco moderno è stracks "immediatamente, direttamente".
La parola, un evidente articolo d'importazione, è tuttora ben viva in islandese. 

stumpr (m.), ceppo; pezzo di pane
Prestito dal medio basso tedesco stump "ceppo". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Stumpf "ceppo", con la II rotazione consonantica. 


tabert (n.), tabarro
Prestito dal medio basso tedesco tabbert  "tabarro". Ecco chiarita l'etimologia del cognome di Horst Tappert.


templari (m.), cavaliere templare
Prestito dal medio basso tedesco templer "cavaliere templare". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Templer o Templherr, la seconda forma essendo stata plasmata da etimologia popolare. 


tulkr (m.), interprete
Prestito dal medio basso tedesco tolk "interprete". Esiste una problematica isoglossa baltica, lituano tùlkas "interprete", che ha tutta l'aria di essere un prestito - in una direzione o in un'altra - data l'assenza della I rotazione consonantica. L'origine ultima permane sconosciuta, cono ogni probabilità è il relitto di una lingua di sostrato.


tundr (n.), esca
Prestito dal medio basso tedesco tunder "esca". In tedesco moderno (alto tedesco) è Zunder "esca", con la II rotazione consonantica. 


turn (n.), torre
Prestito dall'antico alto tedesco turn "torre". Il tedesco moderno ha Turm. L'elemento nasale deve essere derivato da una forma accusativa latina turrim o turrem (Virgilio amava la prima), cristallizzata nella lingua ecclesiastica.

tygi, týgi (n.), utensile, strumento
Prestito dal medio basso tedesco tûch "utensile; veste". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Zeug "materiale; utensile; cosa; veste", con la II rotazione consonantica.


tykt (n.), punizione, castigo
tykta, typta, punire, castigare
Prestito dal medio basso tedesco tüchten "punire, castigare". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha züchten "punire, castigare", con la II rotazione consonantica.

tæra, spendere, consumare
Prestito dal medio basso tedesco teren "consumare". Il tedesco moderno ha zehren "sopravvivere, nutrirsi", con la II rotazione consonantica. Lo slittamento semantico è del tutto logico: il denaro è sangue e il sangue è vita, come ci ricorda Nosferatu.

þerna (f.), fantesca
Prestito dall'antico sassone þiorna "fantesca". A mio avviso il prestito non può essere avvenuto in epoca troppo tarda, come gli accademici invece sostengono, visto che in medio basso tedesco non si ha più la fricativa interdentale sorda, evoluta in occlusiva sonora, tanto che abbiamo dêrne "fantesca".


þéna, servire
þénari (m.), servitore
þénasta (f.), servizio
Prestito dall'antico sassone þionôn "servire".
A mio avviso il prestito non può essere avvenuto in epoca troppo tarda, visto che in medio basso tedesco non si ha più la fricativa interdentale sorda, evoluta in occlusiva sonora. Deriva dal protogermanico *þiwano:nan "servire" (cfr. gotico þius "servo", þiwi "serva"). Le forme norrene genuine derivate da questa protoforma sono þjóna "servire", þjónn "servo", con regolare sviluppo dell'antico dittongo.

þýzkr, tedesco
Prestito dall'antico sassone þiođisk. La parola norrena potrebbe benissimo derivare in modo genuino e diretto dal protogermanico *þiuðiskaz "popolare". Come dicono i toscani, "però c'è un però". In norreno questo non è il nome endoetnico. Soprattutto, non deriva da questa radice alcun nome che gli Scandinavi davano alla propria lingua. Ciò è a mio avviso sufficiente a far ritenere la parola un prestito.


vakta, stare attento
Prestito dal medio basso tedesco wachten "stare attento". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha wachten "guardare". Il norreno ha genuini discendenti dalla stessa radice protogermanica, ma senza estensione in -t-: vaka (f.) "veglia" e vaka "vegliare".


vankr, debole, malaticcio 
Prestito dal medio basso tedesco wank "debole, malaticcio". Il gruppo consonantico /nk/ dimostra che si tratta di un prestito.


vaska, lavare
Prestito dal medio basso tedesco waschen "lavare". Il prestito deve essere avvenuto da un dialetto in cui il gruppo consonantico /sk/ era conservato. Il verbo norreno genuino per "lavare" è þvá, dal protogermanico *þwaχanan


vága, osare
Prestito dal medio basso tedesco wâgen "osare". Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha wagen "osare, azzardarsi; rischiare". Il significato originario doveva essere quello di "ponderare": in antico alto tedesco si ha wâga "bilancia".


(n.), dolore, miseria
Prestito dal medio basso tedesco "dolore", derivato dal protogermanico *waiwæ:n "male, dolore", a sua volta dall'interiezione *wai "guai", che troviamo anche in latino come vae.


vekt (n.), peso
Prestito dal medio basso tedesco wicht, wechte "peso". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Gewicht "peso".


veski (n.), borsa 
Prestito dal medio basso tedesco vesker "borsa da viaggo" (varianti: witsche, wasach, wâtsak), a sua volta da una lingua slava (cfr. ceco vacek "sacchetto"). 


æfinligr, eterno, sempiterno 
æverðligr, eterno, sempiterno
æfinliga, eternamente
æverðliga, eternamente
Prestito dal medio basso tedesco êwenlik "eterno". Un prestito di natura religiosa. Il gruppo consonantico /-nl-/ si è dissimilato in /-rl-/, quindi è stata inserita una fricativa interdentale dando origine a /-rðl-/, forse per associazione paretimologica a verða "divenire". 


æra (f.), onore
æra, onorare 

ærligr, onorevole
Prestito dal medio basso tedesco êre "onore", êren "onorare", êrlik "onorevole". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Ehre "onore", ehren "onorare", ehrlich "onorevole". In protogermanico si ha *aizo: "onore; timore, riverenza", con consonante sibilante sonora. La radice è la stessa che troviamo nel latino aestuma:re, aestima:re "apprezzare, valutare". Il discendente genuino della forma protogermanica in norreno è eir (f.) "grazia; clemenza", che conserva regolarmente il dittongo. 


ørsaka, giustificare
Prestito dal medio basso tedesco orsaken "disputare", derivato di orsake "causa, ragione". Stessa radice del tedesco moderno Sache "affare; cosa" e dell'inglese sake "causa, ragione", dal protogermanico *sako: "affare; cosa; causa; accusa". Si tratta di un relitto del sostrato neolitico, che a dispetto degli sforzi degli indoeuropeisti ci appare isolato.


ǫldurmaðr (m.), capo, direttore
Prestito dal medio basso tedesco ôlderman "capo, direttore" (varianti alderman, elderman). Alla lettera si tratta di un senior, un uomo più anziano e quindi dotato di autorità.

Conclusioni: 

I prestiti più antichi sono in genere pertinenti a innovazioni feudali e tecnologiche. A quanto sono assai scarsi i prestiti connessi con la cristianizzazione. I prestiti dal medio alto tedesco sono pure "laici", se così possiamo dire, e relativi all'arte della navigazione, alla tecnologia e al commercio.
 
Commento in questa sede tre nomi propri di origine tedesca: 

Otto (m.), Ottone
Deriva dall'antico alto tedesco Otto, ipocoristico derivato dall'aggettivo ôt "ricchezza", esito regolare del protogermanico *auðaz "ricchezza". Altri ipocoristici che hanno la stessa origine sono Odo e Udo. Audo è piuttosto un longobardismo, che conserva l'antico dittongo. In norreno abbiamo attestato  Otto keisari hinn mikli "l'Imperatore Ottone il Grande" è il titolo di Ottone I, che convertì al Cristianesimo il re Aroldo Dente Azzurro dopo averlo sconfitto in battaglia. Sull'accaduto esistono numerosi racconti tra loro contraddittori la cui discussione esula dagli scopi del presente contributo. Il norreno presenta genuini discendenti della stessa radice: auðigr "ricco" (da non confondere con l'omofono auðigr "deserto"), auðga "arricchire", auðr (m.) "ricchezza", auðræði (n.) "ricchezza". Abbiamo l'antroponimo femminile Auðr  "Ricchezza" (l'ipocoristico è Unnr). L'equivalente genuino di Otto sarebbe *Auði "Il Ricco".


Þangbrandr (m.), Thangbrand
Deriva dall'antico sassone (basso tedesco) Þankbrand. Si noti il peculiare adattamento fonetico in norreno. Cercando di spiegare l'antroponimo con le sole risorse del norreno si giungerebbe a un'assurdità, dato che in quella lingua þang significa "alga". Evidentemente il prestito è giunto in un'epoca in cui "grazie" in norreno già si diceva þakk, con assimilazione dell'antico -nk- in -kk-, cosa che ha reso impossibile il riconoscimento del composto. Possiamo anche dire che il prestito non deve essere avvenuto in Danimarca, perché in quell'area -nk- si è conservato. Il nome ci è noto perché fu portato da un fanatico missionario che diede molti problemi in Islanda. 

Þiðrekr (m.), Teodorico
In medio basso tedesco l'antroponimo in questione è Didrik, Dedrik. Deve essere passato in norreno in un'epoca in cui suonava ancora *Thidrik, con la fricativa sorda integra, ma con il dittongo già ridotto a vocale breve. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Dietrich, con II rotazione consonantica. La forma norrena genuina è Þjóðrekr, con la variante Þjórekr, regolarmente derivata da *Þiuðari:kaz "Principe del Popolo", "Re del Popolo" (gotico Þiudareiks, latinizzato in Theoderi:cus). Quando comparve Þiðrekr, evidentemente i parlanti non erano in grado di capire che il nome proprio aveva la stessa etimologia di Þjó(ð)rekr, giunto nel Nord in seguito alla fama e della leggenda di Teodorico il Grande, glorioso sovrano degli Ostrogoti.