venerdì 22 marzo 2019

PRESTITI ANGLOSASSONI IN NORRENO

I contatti tra Vichinghi e Anglosassoni sono stati particolarmente intensi, anche se non sempre costruttivi. Gli adoratori di Odino e di Thor appresero dai loro avversari il concetto di martirio, ricordando per molto tempo come Ragnar Lodbrok fosse stato ucciso in modo atroce dai Cristiani in Inghilterra. Da queste complesse dinamiche di interscambio sono derivati alla lingua norrena alcuni interessanti prestiti dall'antico inglese. Fornisco nel seguito un elenco di parole norrene prese a prestito dall'antico inglese, aggiungendo i necessari commenti. 

Il genere delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro. 

antefna (f.), antifona
Prestito dall'antico inglese antefn "antifona", a sua volta dal latino ecclesiastico antipho:na. In ultima analisi è dal greco ἀντίφωνα. La parola norrena ha una -a della declinazione debole, mentre la forma anglosassone ha la declinazione forte; non è escluso che una variante *antefne sia esistita nella lingua d'origine.


ábóti (m.), abate
Prestito dall'antico inglese abbud "abate", a sua volta dal latino abba:s (gen. abba:tis). L'oscuramento dell'antica vocale /a:/ è tipico dell'anglosassone.


barlak (n.), orzo 
Prestito dall'antico inglese bærlic "orzo", da cui è derivato l'inglese moderno barley.


bákn (n.), segnale
bákna, fare segnali
Prestito dall'anglosassone bēacen "segno, portento; faro", da cui è derivato l'inglese moderno beacon "segnale nautico". Si risale al protogermanico *bauknan; l'evoluzione del dittongo /-au-/ non può essere nativa in norreno, o avremmo avuto *baukn.
    Considerazioni:

L'etimologia ultima è sconosciuta, con ogni probabilità è un termine tecnico di una lingua preindoeuropea di sostrato. Per usare il linguaggio della mitologia nordica, diremmo che è una parola della lingua dei Vani.

bátr (m.), barca
Prestito dall'antico inglese bāt (inglese moderno boat). Il termine nativo corrispondente è la forma poetica beit (n.) "nave", che però si usava soltanto in poesia. La forma protogermanica a cui risale la parola anglosassone è *baitaz (m.), quella a cui risale la parola norrena è *baitan (n.). Si vede come il dittongo protogermanico si è evoluto regolarmente in /a:/ in anglosassone e in /ei/ in norreno.
    Considerazioni:
L'etimologia ultima di questa parola è sconosciuta, con ogni probabilità è un termine tecnico di una lingua preindoeuropea di sostrato. Per usare il linguaggio della mitologia nordica, diremmo che è una parola della lingua dei Vani. 

bílifi (n.), bella vita
Prestito dall'antico inglese bīleofa, bīlifa "nutrimento, cibo". Si noti che in norreno non si hanno esiti nativi della preposizione germanica *bi "per mezzo di" e neppure del corrispondente prefisso verbale.

bjalla (f.), campana, campanello
Prestito dall'antico inglese belle "campana", da cui è derivato l'inglese moderno bell. Questa parola, caratteristica dell'anglosassone, non si trova in altre lingue germaniche se non come prestito. Per quanto riguarda l'origine ultima, deve essere connessa con l'anglosassone bellan "ruggire" (in origine "risuonare; far rumore").


bjórr (m.), birra forte (di importazione)
Prestito dall'antico inglese bēor "birra". Non si deve confondere questa parola con l'omofono bjórr (m.) "castoro", dal protogermanico *biβruz


blek (n.), inchiostro
Antico inglese blæc "nero; inchiostro". La parola proviene dalla stessa radice protogermanica del norreno blakkr "nero; blu scuro", che poi è stato preso a prestito dall'inglese, dando il moderno black "nero".


bleza, benedire
Antico inglese bletsian, blœ̄dsian "benedire". Il termine anglosassone è davvero sorprendente, dato che non ha nulla a che fare col Cristianesimo: deriva infatti dalla stessa radice protogermanica del norreno blót "sacrificio" (pagano). In origine il verbo bletsian indicava l'atto di aspergere qualcosa (albero, oggetto o persona) con il sangue di un animale sacrificato.  

dekan (m.), diacono
In ultima analisi derivato dal latino diaconus, a sua volta dal greco diakonos. Dall'aspetto fonetico risulta evidente un intermedario angolosassone: antico inglese deacon, diacon. L'accento cadeva sulla prima vocale del dittongo: in medio inglese abbiamo deken "lettore del Vangelo", "assistente di un ecclesiastico". Si noti l'assenza della terminazione del nominativo -r, come in altre parole straniere. In norreno si trova anche una forma regolarmente derivata dal latino ecclesiastico, djákn

dugga (f.), vigliacco 
Prestito dall'antico inglese docga "cane" (inglese moderno dog). Notare il genere femminile, che applicato a un uomo era considerato sommamente spregiativo. Tra l'altro, il vile era assimilato all'omosessuale passivo. Non credo che l'antica Scandinavia pagana piacerebbe molto ai moderni fautori della political correctness.
    Considerazioni
L'origine ultima dell'inglese dog è una crux inveterata. Sono dell'idea che sia derivato dal celtico *dago-ku: (gen. *dago-kunos) "buon cane", ossia "segugio" - un composto formato da due radici molto ben attestate. Va detto però che per arrivare a docga dalla protoforma proposta è necessario postulare una lingua celtica insulare finora sconosciuta. Sono convinto che sia necessario farlo, come mostrerò in un'altra occasione sulla base di ulteriori evidenze. L'accademico Gąsiorowski ha avanzato l'ipotesi che docga sia un ipocoristico di un fantomatico *dox hund "cane giallastro", il che pare piuttosto degno di irrisione e di scherno.


England (n.), Inghilterra
Prestito dall'antico inglese Englaland, Englalond "Inghilterra", ossia "Terra degli Angli".


Englar (m. pl.), Angli
Prestito dall'antico inglese Engle "Angli". Stando alla derivazione dell'etnonimo dal protogermanico, ci saremmo piuttosto aspettati un più regolare *Anglar.


enskr, inglese
engilskr, inglese
Prestito dall'antico inglese englisċ "inglese", dal protogermanico *angliskaz, derivato dal nome etnico degli Angli, a mio avviso di origine tuttora oscura. La forma breve enskr è la più diffusa: notevole è la caduta della liquida per semplificazione di un nesso consonantico improbo.


fasta, digiunare
Prestito dall'antico inglese fæstan "digiunare". La parola è giunta in Scandinavia per via della cristianizzazione. L'origine ultima è dall'aggettivo protogermanico *fastuz "fermo, saldo", donde *fastjanan, *faste:nan, *fasto:nan "osservare con fermezza (un comando, un precetto, etc.)". Lo slittamento semantico non è stato qualcosa di improvvisato, deve essere maturato in un ambiente precocemente esposto al Cristianesimo; in ogni caso in Wulfila abbiamo fastan "mantenersi saldo", ma non "astenersi dal cibo".


fiðla (f.), violino
Prestito dall'antico inglese fiþele, fiðele (f.) "viola" (strumento a corda suonato con un archetto), a sua volta dal latino tardo vi:tula. Si noti il passaggio dalla fricativa sonora /v-/ latina a una fricativa sorda /f-/. Dalla stessa fonte latina derivano anche l'italiano viola e violino


frakka (f.), giavellotto
Prestito dall'antico inglese franca (m.) "giavellotto". Possiamo capire che è un prestito per via del cambiamento di genere: il maschile debole in -a dell'anglosassone in norreno è stato assimilato al femmile debole in -a. Gli esiti nativi del protogermanico *frankæ:n "giavellotto" sono frakki (m.) "giavellotto" e frakki (m.) "ferro aguzzo e ricurvo". Come apprendiamo dalla saga di Hallfred Poeta Malvagio, un marinaio del re cristiano Olaf Tryggvason si chiamava Akkerisfrakki "Ferro Ricurvo dell'Ancora".


Frankar (m. pl.), Franchi
Frakkar (m. pl.), Franchi
    derivati:
    Frakkland (n.), Francia
Prestito dall'antico inglese Francan "Franchi", sing. Franca "Franco". L'origine dell'etnonimo è presto detta: deriva dal protogermanico *frankæ:n "giavellotto", conservato ad esempio nell'antico inglese franca (m.) "giavellotto". Nel regno dei Franchi nacque una nuova accezione dell'etnonimo, che conobbe molta fortuna: l'aggettivo franco venne a significare "libero". Il passaggio semantico fu questo: "franco" (ossia "appartenente alla classe dominante") > "esente da tasse" > "libero". Così molti autori si sono ingannati, favoleggiando di un germanico *frank "libero". Un caso da manuale di falsa etimologia.  


gaflak (n.), giavellotto leggero
Prestito dall'antico inglese gafeluc, a sua volta dal gallese medio gaflach. L'origine ultima è il protoceltico *gabalo- "forca".


guðspell, guðspjall (n.), Vangelo
Prestito dall'antico inglese gōdspell "Vangelo", traduzione quasi letterale di evangelium, a sua volta dal greco εὐαγγέλιον, lett. "Buona Novella". Il primo membro della parola anglosassone non è stato adattato in góð- "buono", bensì in guð- "Dio, divino". Un notevole caso di paretimologia o etimologia popolare. 


guðvefr (m.), tipo di stoffa fine e costosa
Prestito dall'antico inglese gōdwebb, godwebb "tipo di veste preziosa; veste di porpora".
Il primo membro della parola anglosassone non è stato adattato in góð- "buono", bensì in guð- "Dio, divino", complice anche la variante con vocale breve: la quantità vocalica era incerta già alla fonte.

harri (m.), signore
Prestito dall'antico inglese hearra, heorra, herra, hierra "signore", derivato dall'antico sassone hērro, a sua volta dall'antico alto tedesco hēriro, hērro "signore". Questo vocabolo viveva ancora nel medio inglese come harre, herre "capo, signore", quindi si è estinto.


imbrudagr, ymbrudagr (m.), digiuno delle Quattro Tempora
Prestito dall'antico inglese ymbrendagas "Quattro Tempora", sing. ymbrendæġ "giorno delle Quattro Tempora". Verosimilmente da Quatember, formato a partire su Quattuor Tempora su modello dei mesi september, octo:ber, november, december, poi contratto ulteriormente. C'è tuttavia chi vorrebbe analizzare ymbren- come un composto nativo di ymb "intorno" e ryne "corso", con allusione al ciclo delle stagioni nell'anno.


jarknasteinn (m.), pietra preziosa
Prestito dall'antico inglese eorcnanstān "pietra preziosa", dalla radice protogermanica *erkna- "splendente, prezioso, puro". Cfr. gotico airkns "santo; puro". In norreno dovremmo avere come esito l'aggettivo *jarkn, ma questo non ci è documentato. La parola anglosassone è stata presa in prestito e rifatta foneticamente. 


Jórvík (f.), York
Prestito dall'antico inglese Eoforwīċ "York", dal toponimo latino Ebora:cum, di chiarissima origine celtica (< *ebura:ko-, aggettivo derivato da *eburos "albero del tasso"). In antico inglese wīċ significa "villaggio", dal latino vi:cus. In norreno è stato rimpiazzato dal vocabolo nativo vík (f.) "baia".


kempa (m.), campione
Prestito dall'antico inglese cempa "campione". Cfr. longobardo camphio, camfio.
Il termine è un nome d'agente, antica formazione da *kampa- "battaglia" (norreno kapp "contesa", tedesco moderno Kampf "battaglia, lotta"), a sua volta prestito dal latino campus. È chiara l'origine anglosassone, perché non si ha il passaggio regolare di /mp/ in /pp/.


klæða, vestire
Prestito dall'antico inglese clǣþan "vestire", derivato dal protogermanico *klaiþanan. La parola norrena non può essere nativa per via del vocalismo della radice, incompatibile con la naturale evoluzione del dittongo /ai/ in tale contesto fonetico.


krog (n.), zafferano
Prestito dall'antico inglese crog "zafferano", a sua volta dal latino crocus. La consonante sonora -g- implica una mediazione celtica. 


lafði (f.), signora 
Prestito dall'antico inglese hlǣfdige "signora" (lett. "colei che impasta il pane"). Nell'inglese moderno questo vocabolo si è evoluto nel ben noto lady. Si noti che il norreno ha l- dove l'antico inglese ha hl-: il prestito deve essere avvenuto tramite un dialetto dell'antico norvegese che semplificava hl- in l-. Degna di attenzione è anche la vocale breve -a- del norreno rispetto alla vocale lunga -ǣ- dell'anglosassone.


láðmaðr (m.), condottiero
Prestito dall'antico inglese lādman "condottiero". Si noti la tipica evoluzione in /a:/ del dittongo protogermanico /ai/ nell'anglosassone. In tedesco abbiamo Leiter "capo, condottiero" dalla stessa radice (leiten "guidare"), con evoluzione fonetica regolare.


lávarði (m.), signore
Prestito dall'antico inglese hlāfword "signore" (lett. "guardiano del pane"). Nell'inglese moderno questo vocabolo si è evoluto nel ben noto lord.
Si noti che il norreno ha l- dove l'antico inglese ha hl-: il prestito deve essere avvenuto tramite un dialetto dell'antico norvegese che semplificava hl- in l-

león (m.), leone
ljón (m.), leone
Prestito dall'antico inglese lēo (gen./dat./acc. sing. lēon; nom./acc. pl. lēon; gen. pl. lēona; dat. pl. lēom), a sua volta dal latino leo: (gen. leo:nis), in ultima analisi dal greco λέων (gen. λέοντος). La parola greca a sua volta ha origini semitiche. Sono d'accordo con uno spiritoso navigatore nell'ammettere che la Scandinavia antica non ha poi avuto molti contatti diretti con i leoni: qualcuno potrebbe anche credere che il prestito possa essere venuto dal latino dei chierici. Notiamo però che esiste il toponimo Ljóney "Isola dei Leoni".  


loddari (m.), giocoliere, giullare
Prestito dall'antico inglese loddere "povero, mendicante", in origine "nullità, persona che non vale nulla". Onore all'opinione che gli antichi Germani avevano dei guitti! 


Lundúnir (f. pl. tantum), Londra
Lundún (f.), Londra
Lundúnaborg (f.), Londra
Prestito dall'antico inglese Lunden, a sua volta dal toponimo latino Londi(:)nium, di origine celtica.


læra, insegnare
Prestito dall'antico inglese lǣra "insegnare", dal protogermanico *laizjanan. Il vocalismo della forma ancestrale prova al di là di ogni dubbio che il vocabolo norreno non è ereditato (ci aspetteremmo *leira). Evidentemente si tratta di un prestito connesso con la cristianizzazione.

mjǫðdrekka (f.), cassa, reliquiario 
Prestito dall'antico inglese mȳderce, myderce "cassa": il secondo elemento -erce deriva dal gotico wulfiliano arka "cassa", a sua volta dal latino arca. Un notevole caso di etimologia popolare, con fantasioso quanto enigmatico accostamento a mjǫðr "idromele". 


mynstr (n.), chiesa
Prestito dall'antico inglese mynster "monastero", a sua volta dal latino monaste:rium "monastero" (greco μοναστήριον). L'esito nell'inglese moderno è minster "chiesa monastica; cattedrale (senza connessione monastica)".


offra, sacrificare
Prestito dall'antico inglese offrian "offrire", a sua volta dal latino offerre "offrire". Il prestito rende il concetto cristiano di sacrificio, in netta opposizione con quello pagano.


píliza (f.), mantello da coro
Prestito dall'antico inglese pileċe (f.) "veste di pelle, pelliccia", a sua volta dall'aggettivo latino pelli:cius "fatto di pelle" (da cui deriva anche l'italiano pelliccia). Evidentemente i mantelli da coro dell'epoca medievale non somigliavano molto a quelli attuali. 

prestr (m.), prete
Prestito dall'antico inglese prēost, derivato dal latino presbyter, a sua volta dal greco "anziano". Notevole l'abbreviazione della vocale in norreno (ci aspetteremmo *préstr o addirittura *prjóstr). Chiaramente si tratta di un prestito connesso alla cristianizzazione. 


reykelsi (n.), incenso 
Prestito dall'antico inglese riecels "incenso", derivato dal verbo rēocan "fumare", dal protogermanico *riukanan.  L'aspetto fonetico è stato condizionato dall'associazione con il verbo reykja "fumare" (dal protogermanico *raukjanan), pur restando un residuo non analizzabile -elsi


ræðingr (m.), testo, lezione
Prestito dall'antico inglese rǣding "lettura, lezione, narrazione", derivato da rǣdan "leggere; spiegare, interpretare".


sálast, sálask, morire
Prestito dall'antico inglese sāwlian "rendere l'anima, morire". Un chiaro derivato di sāwol "anima". Il dittongo lungo, estremamente improbabile in norreno, è stato semplificato senza esitazione. Notare la coniugazione riflessiva (-st, -sk). 


skíri (n.), distretto, provincia 
Prestito dall'antico inglese sċīr "distretto, regione amministrativa". Il termine, di natura prettamente legale, non ha paralleli esterni all'anglosassone, così ci sono pochi dubbi che la voce norrena sia un prestito. Il gruppo consonantico /sk/ deve essere dovuto ad ipercorrettismo: probabilmente furono i Danesi del Danelaw a sostituire con /sk/ il suono palatale /ʃ/ in un contesto di bilinguismo diffuso.  


skóli, skúli (m.), scuola; apprendimento; insegnante
Prestio dall'antico inglese scōl (f.) "scuola", a sua volta dal latino schola, in ultima analisi dal greco σχολή. I problemi fonetici, morfologici e semantici non mancano. 

snákr (m.), serpente
Questa voce è derivata direttamente dall'antico inglese snaca "serpente", donde l'inglese moderno snake, a tutti ben noto.
   
Considerazioni: 
L'origine ultima è a parer mio ignota, a dispetto di ripetuti tentativi di connetterla al sanscrito nāga- "serpente", a sua volta proveniente da un sostrato sconosciuto. Nonostante la vocale lungua sia un problema, non ci sono dubbi sulla natura anglosassone del prestito. Si noterà che anglosassone /a/ - norreno /a:/ non è un'alternanza possibile nelle voci ereditate dalla protolingua germanica. 

snæða, mangiare
   derivati:
   snæðingr (m.), ora del pasto 
   snæðing (f.), ora del pasto
Prestito dall'antico inglese snǣdan "tagliare, affettare; mangiare, prendere un pasto", che deriva dal protogermanico *snaiðjanan "tagliare". Cfr. tedesco schneiden "tagliare". Il passaggio semantico è stato qualcosa di questo genere: "tagliare il cibo" > "mangiare". 


stallari (m.), ufficiale regio
Prestito dall'antico inglese steallere "maresciallo", a sua volta dal latino tardo stabula:rius "addetto alle stalle".


stívarðr (m.), custode domestico
Prestito dall'antico inglese stī(ġ)weard "custode domestico", formato da stīġ "sala" + weard "guardiano". L'esito in inglese moderno è steward "gestore, attendente".


stræti (n.), strada 
Prestito dall'antico inglese strǣt "strada", da cui l'inglese moderno street. Cfr. antico frisone strēte. In ultima istanza queste forme derivano dal protogermanico *stra:to: "strada lastricata", a sua volta un antico prestito dal latino stra:ta (neutro pl. di stra:tum), donde anche l'italiano strada. Si vede subito che la forma norrena non può essere derivata direttamente dal protogermanico: il suo vocalismo e la sua morfologia ci testimoniano che il prestito è avvenuto dall'anglosassone.
 


svinca, lavorare
Prestito dall'antico inglese swincan "lavorare; affliggere". Il nesso intrinseco tra lavoro e afflizione era ben noto. La parola norrena non può essere nativa per via della conservazione del gruppo consonantico /-nk-/, non assimilato in /-kk-/.
 

sǫ́l (f.), anima
sǫ́la (f.), anima
Termine germanico, dalla protoforma *saiwalo: "anima" (in origine "spirito delle acque", da *saiwiz "distesa d'acque"); non è tuttavia una parola del lessico ereditario norreno, dato che in norreno il dittongo -ai- non evolve in questo modo. La fonte della parola è infatti l'antico inglese sāwol "anima", evolutasi regolarmente in soule, sowle, saule, sawle in medio inglese. Se la forma protogermanica si fosse evoluta in norreno, avrebbe dato *sæful. Il prestito è oltremodo bizzarro, visto che in ogni caso l'origine del termine è eminentemente pagana, risalente a credenze neolitiche sulle acque marine come luogo di origine e dimora delle anime. Con ogni probabilità quando il prestito avvenne, i parlanti del norreno ritenevano cristiano tutto ciò che veniva dall'Inghilterra: l'origine del termine era stata dimenticata. Quello che più sorprende è che non sia documentata in tutta la Scandinavia e l'Islanda una sola occorrenza di una forma nativa derivata dal protogermanico *saiwalo: "spirito delle acque". Forse operava un tabù linguistico? Qual era dunque la natura di questa interdizione? Mi dolgo del fatto che nessun accademico abbia pensato di fare studi approfonditi sull'argomento.

tívor (n.), sacrificio, vittima sacrificale (poet.)*
      *non "dio" come spesso riportato 
Un hapax, che ricorre soltanto in una poesia che per anni ha costituito una vera e propria crux. Interpretato tradizionalmente come "dio", questo lemma è in realtà nient'altro che l'antico inglese tīber, tīfer "sacrificio, vittima sacrificale", dal protogermanico *ti:βran. Nella poesia Vǫluspá (Profezia della Veggente), il dio Baldr è ritenuto proprio una vittima sacrificale: 

Ek sá Baldri,
blóðgum tívur,
Óðins barni,
ørlǫg folgin. 

Io vidi per Balder
Un sacrificio cruento,
per il figlio di Odino
il destino nascosto.

Tale concetto di divinità-vittima mancava in origine nel paganesimo nordico, così si può considerare questa una prova concreta del fatto che Balder altro non è che una trasposizione di Cristo. In anglosassone Bealdor "Signore" è infatti un epiteto di Cristo. Bealdor è stato tradotto con l'equivalente Baldr in norreno, dando origine a una nuova figura religiosa. Si rimanda all'opera di Sophus Bugge per maggiori dettagli.

úfr (m.), ugola
Prestito dall'antico inglese ūf "ugola", a sua volta dal latino u:va "ugola" (chiamata così per via della sua forma). La parola norrena non va confusa con diversi suoi omofoni: úfr (m.) "tipo di gufo"; úfr (m.) "tipo di nastro"; úfr (m.) "lupo; orso" e úfr (m.) "ostilità". Riporto un dettaglio esilarante. L'accademico tedesco Gerhard Koebler ha glossato ufr con Zäpchen, che in tedesco indica sì l'ugola, ma anche la supposta. Il traduttore di Google (come mi piacciono queste amenità!) rende l'ulteriore glossa Zäpchen im Hals con "supposta in gola". :)


vimpill (m.), velo da donna 
Prestito dall'antico inglese wimpel "velo da donna". La parola norrena non può essere nativa, perché nelle voci regolarmente derivate dal protogermanico il gruppo consonantico /-mp-/ si assimila in /-pp-/.

Tra i prestiti più importanti dall'anglosassone si annoverano importanti parole relative all'arte della navigazione (bátr, bákn), alla società (kempa, harri, dugga, etc.) e alla religione (sǫ́l, prestr, guðspell, fasta, mynstr, etc.). Moltissimi nel Web indagano l'influenza del norreno sull'inglese, ma sono senza dubbio tra i pochi a fare l'inverso, ossia a interessarmi dell'influenza dell'antico inglese sul norreno. Mi auguro che in futuro questo campo di indagini si espanderà sempre più.

Nomi propri di persona anglosassoni importati in norreno: 

Álfvin (m.), Alvin 
L'antroponimo è un prestito dall'antico inglese Ælfwine "Amico degli Elfi" ed è identico al ben noto longobardo Albuin, ossia Alboino. Sappiamo che i canti che glorificavano Alboino giunsero fino ai Sassoni e forse anche oltre, contribuendo ad aumentare la popolarità del suo inclito nome.


Goðin (m.), Godwin
Guðini (m.), Godwin
L'antroponimo è un prestito dall'antico inglese Godwin "Amico di Dio". Della stessa origine sono i cognomi Godwin e Goodwin.


Sunnifa (f.), Sunniva
L'antroponimo è un prestito dall'antico inglese Sunngifu "Dono del Sole". Si narra che questo nome fu portato da una principessa cristiana irlandese costretta a fuggire in Norvegia, dove trovò la morte. È stato scelto di non tradurre Sunnifa in *Sunnugjǫf, come a parer mio sarebbe stato logico fare: per qualche ragione l'oscurità etimologica è stata ritenuta più conveniente.


Vinaman (m.), Vinamanno 
L'antroponimo è un prestito dall'antico inglese Wineman, nome di un santo (latinizzato in Vinamannus). Si tratta di un composto di wine "amico" con man "uomo".


Esistono nomi propri di persona norreni influenzati dalla fonetica anglosassone: 

Áslákr (m.), Oslac
In norreno il dittongo protogermanico /-ai-/ in questo contesto si è evoluto in /-ei-/, non /-a:-/. La forma norrena genuina di questo antroponimo è Ásleikr.

Óláfr (m.), Olaf 
L'antroponimo deriva dal protogermanico *Anulaiβaz "Eredità dell'Antenato". Tuttavia in norreno il dittongo protogermanico /-ai-/ in questo contesto si è evoluto in /-ei-/, non /-a:-/. Infatti esiste la genuina forma Áleifr "Olaf", ben documentata. In antico irlandese questa forma è penetrata come Aṁlaiḃ "Olaf". La forma Óláfr è dovuta all'adattamento dell'antroponimo scandinavo alla fonetica dell'anglosassone: poi dall'Inghilterra il nome è tornato in Scandinavia per effetto boomerang. Certo, è un bel paradosso: Olaf è ritenuto la quintessenza dell'essenza vichinga, eppure ha in sé una traccia anglosassone. Le peripezie non finiscono qui: dalla Norvegia è tornato in Inghilterra con il culto di Olaf il Santo (Óláfr inn Helgi), dove è documentato come Saint Olave /seɪnt 'ɔlɪv/


L'interessante caso di un teonimo controverso: 

Baldr (m.), Balder (lett. "Principe")
Il teonimo deriva dall'antico inglese Bealdor "Signore, Cristo": il prestito è stato facilitato dall'esistenza in norreno del vocabolo poetico baldr (m.) "principe". Ovviamente baldr "principe" ha in ultima analisi la stessa origine dell'anglosassone Bealdor. Come già evidenziato, si tratta di una precoce introduzione di Cristo nel pantheon nordico.

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