Approfondendo
i miei studi di lessico norreno, la mia attenzione è caduta sulla
seguente voce, estratta dal dizionario di Zoëga:
orkn (n.), tipo di foca
Si trovano anche le seguenti varianti:
erkn (n.),
ørkn (n.).
Le corrispondenti forme ricostruite in protogermanico sono le seguenti:
*urkanan
*urkinan
La prima delle protoforme riportate spiega la variante orkn, mentre la seconda è senza dubbio all'origine delle due forme che mostrano l'Umlaut palatale, ørkn e erkn, essendo la forma con vocale /e/ una mera semplificazione fonetica di quella con vocale bemollizzata /ø/.
Ci sono stati alcuni deboli tentativi etimologici per spiegare queste voci enigmatiche e antichissime, a parer mio tutti vani, grotteschi o insidiosi.
Alcuni reputano che l'origine sia l'antico inglese orc "demonio", che viene dal latino Orcus "Averno, Regno dei Morti; Dio degli Inferi" (e per metonimia "morte"), a sua volta prestito dal greco Ὅρκος (Horkos). Il teonimo ellenico indica il figlio di Eris, una divinità che si credeva punisse il falso e gli spergiuri. Si tratta di uno sviluppo semantico che si riscontra anche nell'italiano orco "gigante, mostro". La traduzione della parola greca ὅρκος, supposta origine del corrispondente teonimo, è "oggetto su cui si giura". L'etimologia ultima è a mio avviso sconosciuta; l'associazione al giuramento potrebbe anche essere dovuta a una paretimologia.
Coloro che sostengono l'origine della parola norrena orkn "tipo di foca" dall'antico inglese orc "demonio", "Inferno", potrebbero addurre a giustificazione dello slittamento semantico il fatto che i pinnipedi erano di fatto ritenuti sinistri e funesti già in epoca pagana. Con l'arrivo del Cristianesimo, questa opinione si sarebbe addirittura rafforzata. Gianna Chiesa Isnardi accenna a fatti davvero singolari: i cavalieri del re cristiano Olaf Tryggvason uccidevano foche e trichechi ritenendoli manifestazioni del Demonio. Si gettavano contro i pingui animali infilzandoli con le lance e finendoli a colpi di mazza o di scure, per la gioia dei moderni animalisti. Lascio ai miei detrattori la fatica di sfogliare il seminale volume dell'autrice in questione, I miti nordici, per trovare la citazione esatta (non colorita come la mia descrizione, ma comunque evocativa di stragi e mattanze).
La prima cosa che può venire in mente a un lettore è la parola italianissima orca, che indica il ben noto cetaceo, chiamato in inglese killer whale, alla lettera "balena assassina". Certo, una foca non è un'orca, ma entrambi sono senza dubbio mammiferi acquatici. Hanno qualcosa in comune.
In latino abbiamo il seguente interessante vocabolo:
orca (f.)
1) orcio, barile, giara
2) bussolotto per i dadi
3) orca, cetaceo
Secondo i romanisti, il significato 3) proverrebbe dal significato 1) per metafora, come se l'orca fosse un grosso recipiente rigonfio, data la sua forma. Essi sostengono anche che alla base di questa parola ci fosse l'idea dell'Ade come di un immenso animale inghiottitore. Anche per l'amatissimo Popolo Eletto, l'Oltretomba, chiamato Sheol, è una specie di animale inghiottitore non dissimile da un mostro marino. Certo, tutto è molto tirato per i capelli - cosa che è la norma nel mondo concettuale degli accademici.
Il latino orca nel senso di "barile" è una parola giunta a mio avviso dall'etrusco: si tratta in sostanza di una variante della seguente:
urceus (m.)
1) orcio, brocca
2) boccale
Con l'aggiunta di un suffisso in nasale abbiamo questo derivato:
urna (f.)
1) brocca, orcio
2) scrigno
3) urna elettorale
4) urna funebre
5) unità di misura per liquidi (circa 13 litri)
Ricostruiamo queste forme etrusche indicanti tipi di vasi:
*urce
*urcna, *urχna
Una forma urcna è attestata realmente in falisco, una lingua italica molto affine al latino. Si tratta di un chiaro prestito dall'etrusco. In greco antico troviamo poi anche ὔρχα e ὔρχη "giara", senz'altro della stessa identica origine. Nobili ingegni come il Trombetti già ai tempi del Duce ipotizzavano che questi vocaboli traessero la loro origine da una radice "mediterranea" che ritroviamo anche nel basco ur "acqua". L'orcio e l'urna dovevano essere in origine dei vasi potori, atti a contenere l'acqua.
Resta ora da capire quale sia la vera origine di orca nel senso di "cetaceo", che è il corrispondente più probabile e diretto del norreno orkn "tipo di foca". In greco esiste ὄρυξ (óryx) "grosso pesce", di origine pre-ellenica, che potrebbe avere qualche connessione. E se si trattasse di una "bestia acquatica", proprio come l'orcio e l'urna sono "vasi dell'acqua"? Sarebbe suggestivo. Forse un giorno recupereremo tutti i dati necessari a determinare una volta per tutte la genealogia di questa famiglia lessicale!
Nel mondo anglosassone ci sono accademici, per tradizione poco attenti al vasto ginepraio dei sostrati preindoeuropei presenti in greco e in latino. Le idee che coltivano costoro sono molto più prosaiche delle mie: credono che il latino Orcus sia giunto dal latino fino all'antico irlandese, entrando poi direttamente in norreno all'epoca delle scorrerie vichinghe. Il punto è che in antico irlandese orc ha tutt'altro significato, che mi accingo a illustrare nel seguito.
La questione delle connessioni col mondo celtico insulare è in ogni caso particolarmente importante, perché già i Vichinghi avevano usato la parola orkn "tipo di foca" per fornire un'etimologia facilmente comprensibile e diretta del toponimo Orkn-eyjar "Orcadi", alla lettera "Isole delle Foche". Dobbiamo però notare che il toponimo era già noto nell'antichità classica come Orcades. Per l'appunto, le Orcadi.
In antico irlandese abbiamo le seguenti voci, di origine indoeuropea:
orc "maiale"
< protoceltico *orkos < IE *pork'os
(cfr. latino porcus)
orc "salmone"
< protoceltico *orkos < IE *pork'os
(cfr. greco antico πέρκη "tipo di pesce di fiume, perca")
La forma orc "salmone" ha un parallelo notevole anche in antico ligure nell'idronimo Porcobera "Polcevera", alla lettera "che porta trote". La perdita della labiale *p- indoeuropea è un tipico carattere celtico, presente già nelle più antiche attestazioni delle lingue di quel tipo - e per contro assente in ligure.
Conclusioni:
Capiremo qualcosa di più quando si potrà diradare la nebbia che ricopre il panorama delle lingue preindoeuropee che precedettero il latino, il greco, il celtico e il germanico. Spero ardentemente che quel giorno arriverà presto!
orkn (n.), tipo di foca
Si trovano anche le seguenti varianti:
erkn (n.),
ørkn (n.).
Le corrispondenti forme ricostruite in protogermanico sono le seguenti:
*urkanan
*urkinan
La prima delle protoforme riportate spiega la variante orkn, mentre la seconda è senza dubbio all'origine delle due forme che mostrano l'Umlaut palatale, ørkn e erkn, essendo la forma con vocale /e/ una mera semplificazione fonetica di quella con vocale bemollizzata /ø/.
Ci sono stati alcuni deboli tentativi etimologici per spiegare queste voci enigmatiche e antichissime, a parer mio tutti vani, grotteschi o insidiosi.
Alcuni reputano che l'origine sia l'antico inglese orc "demonio", che viene dal latino Orcus "Averno, Regno dei Morti; Dio degli Inferi" (e per metonimia "morte"), a sua volta prestito dal greco Ὅρκος (Horkos). Il teonimo ellenico indica il figlio di Eris, una divinità che si credeva punisse il falso e gli spergiuri. Si tratta di uno sviluppo semantico che si riscontra anche nell'italiano orco "gigante, mostro". La traduzione della parola greca ὅρκος, supposta origine del corrispondente teonimo, è "oggetto su cui si giura". L'etimologia ultima è a mio avviso sconosciuta; l'associazione al giuramento potrebbe anche essere dovuta a una paretimologia.
Coloro che sostengono l'origine della parola norrena orkn "tipo di foca" dall'antico inglese orc "demonio", "Inferno", potrebbero addurre a giustificazione dello slittamento semantico il fatto che i pinnipedi erano di fatto ritenuti sinistri e funesti già in epoca pagana. Con l'arrivo del Cristianesimo, questa opinione si sarebbe addirittura rafforzata. Gianna Chiesa Isnardi accenna a fatti davvero singolari: i cavalieri del re cristiano Olaf Tryggvason uccidevano foche e trichechi ritenendoli manifestazioni del Demonio. Si gettavano contro i pingui animali infilzandoli con le lance e finendoli a colpi di mazza o di scure, per la gioia dei moderni animalisti. Lascio ai miei detrattori la fatica di sfogliare il seminale volume dell'autrice in questione, I miti nordici, per trovare la citazione esatta (non colorita come la mia descrizione, ma comunque evocativa di stragi e mattanze).
La prima cosa che può venire in mente a un lettore è la parola italianissima orca, che indica il ben noto cetaceo, chiamato in inglese killer whale, alla lettera "balena assassina". Certo, una foca non è un'orca, ma entrambi sono senza dubbio mammiferi acquatici. Hanno qualcosa in comune.
In latino abbiamo il seguente interessante vocabolo:
orca (f.)
1) orcio, barile, giara
2) bussolotto per i dadi
3) orca, cetaceo
Secondo i romanisti, il significato 3) proverrebbe dal significato 1) per metafora, come se l'orca fosse un grosso recipiente rigonfio, data la sua forma. Essi sostengono anche che alla base di questa parola ci fosse l'idea dell'Ade come di un immenso animale inghiottitore. Anche per l'amatissimo Popolo Eletto, l'Oltretomba, chiamato Sheol, è una specie di animale inghiottitore non dissimile da un mostro marino. Certo, tutto è molto tirato per i capelli - cosa che è la norma nel mondo concettuale degli accademici.
Il latino orca nel senso di "barile" è una parola giunta a mio avviso dall'etrusco: si tratta in sostanza di una variante della seguente:
urceus (m.)
1) orcio, brocca
2) boccale
Con l'aggiunta di un suffisso in nasale abbiamo questo derivato:
urna (f.)
1) brocca, orcio
2) scrigno
3) urna elettorale
4) urna funebre
5) unità di misura per liquidi (circa 13 litri)
Ricostruiamo queste forme etrusche indicanti tipi di vasi:
*urce
*urcna, *urχna
Una forma urcna è attestata realmente in falisco, una lingua italica molto affine al latino. Si tratta di un chiaro prestito dall'etrusco. In greco antico troviamo poi anche ὔρχα e ὔρχη "giara", senz'altro della stessa identica origine. Nobili ingegni come il Trombetti già ai tempi del Duce ipotizzavano che questi vocaboli traessero la loro origine da una radice "mediterranea" che ritroviamo anche nel basco ur "acqua". L'orcio e l'urna dovevano essere in origine dei vasi potori, atti a contenere l'acqua.
Resta ora da capire quale sia la vera origine di orca nel senso di "cetaceo", che è il corrispondente più probabile e diretto del norreno orkn "tipo di foca". In greco esiste ὄρυξ (óryx) "grosso pesce", di origine pre-ellenica, che potrebbe avere qualche connessione. E se si trattasse di una "bestia acquatica", proprio come l'orcio e l'urna sono "vasi dell'acqua"? Sarebbe suggestivo. Forse un giorno recupereremo tutti i dati necessari a determinare una volta per tutte la genealogia di questa famiglia lessicale!
Nel mondo anglosassone ci sono accademici, per tradizione poco attenti al vasto ginepraio dei sostrati preindoeuropei presenti in greco e in latino. Le idee che coltivano costoro sono molto più prosaiche delle mie: credono che il latino Orcus sia giunto dal latino fino all'antico irlandese, entrando poi direttamente in norreno all'epoca delle scorrerie vichinghe. Il punto è che in antico irlandese orc ha tutt'altro significato, che mi accingo a illustrare nel seguito.
La questione delle connessioni col mondo celtico insulare è in ogni caso particolarmente importante, perché già i Vichinghi avevano usato la parola orkn "tipo di foca" per fornire un'etimologia facilmente comprensibile e diretta del toponimo Orkn-eyjar "Orcadi", alla lettera "Isole delle Foche". Dobbiamo però notare che il toponimo era già noto nell'antichità classica come Orcades. Per l'appunto, le Orcadi.
In antico irlandese abbiamo le seguenti voci, di origine indoeuropea:
orc "maiale"
< protoceltico *orkos < IE *pork'os
(cfr. latino porcus)
orc "salmone"
< protoceltico *orkos < IE *pork'os
(cfr. greco antico πέρκη "tipo di pesce di fiume, perca")
La forma orc "salmone" ha un parallelo notevole anche in antico ligure nell'idronimo Porcobera "Polcevera", alla lettera "che porta trote". La perdita della labiale *p- indoeuropea è un tipico carattere celtico, presente già nelle più antiche attestazioni delle lingue di quel tipo - e per contro assente in ligure.
Conclusioni:
Capiremo qualcosa di più quando si potrà diradare la nebbia che ricopre il panorama delle lingue preindoeuropee che precedettero il latino, il greco, il celtico e il germanico. Spero ardentemente che quel giorno arriverà presto!
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