lunedì 4 maggio 2020


LA CITTÀ DEI MOSTRI 

Titolo originale: The Haunted Palace
Anno: 1963
Paese: Stati Uniti d'America
Lingua: Inglese, latino ecclesiastico  
Durata: 87 min
Rapporto: 2,35:1
Genere: Orrore
Regia: Roger Corman 
Soggetto: Howard Phillips Lovecraft
Sceneggiatura: Charles Beaumont, Francis Ford Coppola
     (non accreditato)
Produttore: Roger Corman
Produttore esecutivo: Samuel Z. Arkoff, James H. Nicholson,
     Ronald Sinclair
Fotografia: Floyd Crosby
Montaggio: Ronald Sinclair
Musiche: Ronald Stein
Scenografia: Daniel Haller
Costumi: Marjorie Corso
Trucco: Ted Coodley, Lorraine Roberson, Verne Langdon
Interpreti e personaggi:
    Vincent Price: Charles D. Ward / Joseph Curwen
    Debra Paget: Ann Ward
    Lon Chaney Jr.: Simon Orne
    Frank Maxwell: Dr. Willet / Priam Willet
    Leo Gordon: Edgar Weeden / Ezra Weeden
    Elisha Cook Jr.: Gideon Smith / Micah Smith
    John Dierkes: Benjamin West / Mr. West
    Milton Parsons: Jabez Hutchinson
    Cathie Merchant: Hester Tillinghast
    Guy Wilkerson: Gideon Leach / Mr. Leach
    I. Stanford Jolley: il cocchiere Carmody
    Harry Ellerbe: ministro
    Barboura Morris: Mrs. Weeden
    Darlene Lucht: Miss Fitch
Doppiatori italiani:
    Emilio Cigoli: Charles Ward \ Joseph Curven
    Rita Savagnone: Ann Ward
    Mario Pisu: Simon Orne
    Riccardo Mantoni: Dr. Willet \ Priam Willet
    Renato Turi: Edgar Weeden \ Ezra Weeden
    Sergio Tedesco: Gideon Smith \ Micah Smith
    Bruno Persa: Benjamin West \ Mr. West
    Arturo Dominici: Jabez Hutchinson
    Nino Marchetti: Gideon Leach \ Mr. Leach, il cocchiere
         Carmody
    Mario Mastria: Ministro
    Nino Bonanni: Berth
 
Trama:
Anno del Signore 1765, New England. Nel villaggio di Arkham avvengono misteriose sparizioni di alcune giovani. La popolazione, che vegeta immersa in un'opprimente caligine di superstizione, subito accusa Joseph Curwen, un possidente che abita in un maniero. Ritenuto uno stregone, l'uomo viene catturato e bruciato vivo sul rogo. Prima che le fiamme consumino il suo corpo, egli scaglia contro i suoi persecutori e contro la loro progenie una terribile maledizione eterna. Centodieci anni dopo, nel 1875, giunge ad Arkham un uomo di nome Charles Dexter Ward, che è proprio l'ultimo discendente diretto di Joseph Curwen. Accompagnato dalla bellissima moglie Ann, è intenzionato a prendere possesso della turrita dimora del suo illustre avo. Gli abitanti del villaggio, immerso in una densa nebbia e in una perenne oscurità, accolgono con estrema diffidenza il nuovo arrivato. Questi nota subito che la popolazione è affetta da spaventose tare e deformità, attribuite proprio alla maledizione del necromante: c'è chi ha le dita palmate come una rana, chi ha gli occhi coperti interamente da pelle, chi urla confinato in una stanza. Quando prende possesso del maniero, l'erede rimane affascinato da un ritratto del suo antenato, che lo ritrae avvolto nell'oscurità sotto un albero usato per le impiccagioni, tra i cui rami neri e ritorti fa capolino la luna piena. Li sguardo truce dell'uomo del dipinto è ammaliante, esercita un potere su chiunque abbia l'ardire di fissarlo. Charles nota subito l'estrema somiglianza tra se stesso e il proprio antenato. Presto cominciano a manifestarsi in lui strani disturbi mentali: diventa sonnambulo e vaga a lungo per le sale del castello. Sua moglie Ann stenta a riconoscerlo e fa di tutto per convincerlo ad andar via da quel luogo maledetto. All'inizio questi episodi avvengono soltanto di notte, ma presto l'influsso della magia nera di Curwen si esercita sul suo discendente anche di giorno. Egli ormai si identifica completamente con l'uomo del ritratto e riconosce nel vecchio guardiano, Simon Orne, il suo assistente di un tempo. Ritrova anche l'altro stregone, Jabez Hutchinson. Nella cripta del maniero essi officiano tremendi rituali satanici, utilizzando una copia del Necronomicon, con invocazioni a Cthulhu e a Yog-Sothoth, affinché si instauri il Regno dei Grandi Antichi. Il cadavere della donna che fu l'amante di Joseph Curwen, Hester Tillinghast, viene sottratto alla tomba e rianimato. La vendetta ha inizio: uno dopo l'altro, i discendenti dei responsabili dell'antico rogo vengono identificati e uccisi in modo atrocissimo. L'unico aiuto per la povera Ann è il medico del paese, il dottor Marinus Willet, l'unico che riesce ad avere un atteggiamento razionale di fronte agli eventi. Dopo vani tentativi di far allontanare la donna dall'influenza del marito posseduto, si risolve a fare un'incursione, dando fuoco al ritratto di Curwen. Le fiamme si propagano a tutto l'edificio, divorando ogni cosa nella consueta nemesi catartica. Sembra che la situazione allucinante si sia finalmente risolta: Charles Dexter Ward si salva dall'incendio e si ricongiunge alla sua amata consorte. Tuttavia quando alla fine viene inquadrato il suo ghigno demoniaco, si capisce che il Male non è stato sconfitto. Il necromante è stato capace di sopravvivere alla Morte! 


Recensione: 
Il titanico Price con la sua intensa interpretazione salva questo collage dalla damnatio memoriae. Corman pasticcia spesso e volentieri: non sempre produce cose sublimi. Quando i racconti e i romanzi originali non gli bastano per trarne un film decente, li ibrida in modo vario e ingegnoso - o indecoroso, dipende dai punti di vista. Per tenere insieme la sua creazione macchinosa, ecco che il regista ricorre a stratagemmi grotteschi oltre ogni umano dire, come lo storia surreale e ridicola del castello che avrebbe ospitato l'Inquisitore Tomás de Torquemada (il condizionale è d'obbligo), un edificio che una leggenda vuole trasportato pietra su pietra da qualche luogo dell'Europa - in modo tale da supplire all'atavica mancanza di castelli nel Nuovo Mondo. L'idea non è del tutto nuova. Qualcuno già aveva pensato qualcosa di simile in tempi più antichi. Lessi nella Saga degli Uomini di Eyr (Eyrbyggja Saga) che Thorolf Mostrarskegg ("Bella Barba"), Sommo Sacerdote del Grande Tempio dell'isola di Most, in Norvegia, fece trasportare in Islanda l'edificio di culto che amministrava, caricando sulle navi ogni zolla di terra su cui sorgeva, ogni sua trave e ogni altro suo componente. Però va detto che tale santuario pagano non era certo immenso, non era grande come la Basilica di San Pietro! Era una piccola costruzione lignea, senz'altro modesta anche in confronto a una stafkirkja, con una statua di Thor, i "chiodi divini" conficcati in una trave sacra e alcuni recipienti di legno o di metallo per raccogliere il sangue sacrificale (anche umano). L'idea dell'imponente maniero di pietra massiccia smontato dal Vecchio Continente, traslato per mare e rimontato in America, è una specie di ossessione di Roger Corman, una sua idée fixe: si trova anche in altri suoi film di ispirazione necrofila, I vivi e i morti (House of Usher, 1960) e La tomba di Ligeia (The Tomb of Ligeia, 1964). 
 
Il titolo originale della pellicola di Corman, The Haunted Palace, fa riferimento all'omonima poesia di Edgar Allan Poe, contenuta nel racconto La caduta della casa degli Usher (The Fall of the House of Usher, 1858). Eppure l'ispirazione principale è chiaramente tratta dall'opera di Howard Phillips Lovecraft, e in particolare dal romanzo Il caso di Charles Dexter Ward (The Case of Charles Dexter Ward, 1927, pubblicato postumo nel 1941) e dal racconto L'orrore di Dunwich (The Dunwich Horror, 1928, pubblicato nel 1929). Tipici della mitologia lovecraftiana sono i nomi di Cthulhu e di Yog-Sothoth, il Necronomicon, i riferimenti all'Antica Razza e al sorgere di una nuova progenie di dominatori, gli sfrenati e morbosi riti sessuali. Le cose sono andate così. Roger Corman aveva già diretto diversi film ispirati alle opere di Edgar Allan Poe: il già citato I vivi e i morti (House of Usher, 1960), Il pozzo e il pendolo (The Pit and the Pendulum, 1961), Sepolto vivo (The Premature Burial, 1962), I racconti del terrore (Tales of Terror, 1962) e I maghi del terrore (1963). Il pubblico era ormai abituato a questi adattamenti delle opere di Poe, per quanto pieni di ibridismo e non certo fedeli: il regista temeva che ci sarebbero state reazioni negative se non avesse inserito nel suo nuovo lavoro almeno un riferimento all'opera dello scrittore di Boston. Così per creare un senso di continuità, il titolo scelto per la pellicola è stato proprio The Haunted Palace. In italiano la traduzione più fedele sarebbe stata Il palazzo infestato, ma si è preferito alludere alle spaventose deformità degli abitanti di Arkham. Oggi, in tempi funesti in cui imperversa il buonismo politically correct, un titolo come La città dei mostri non sarebbe più possibile, perché fa uso della parola "mostri" in riferimento a problemi fisici. Un uso ormai inconcepibile, passibile di accuse di apologia dell'eugenetica e di filonazismo: scatterebbe subito la reductio ad Hitlerum. Sarebbe obbligatorio ricorrere a qualcosa come La città dei diversamente sani, dei diversamente abili e dei diversamente belli. Tra l'altro, Corman ha preso in fretta e furia la sua decisione di inserire i riferimenti a Poe in questa sua opera. Lo si comprende anche perché nei credits che compaiono nei titoli, il nome dell'illustre bostoniano ricorre per ben due volte come Edgar Allen Poe, con il secondo nome scritto in modo errato. Refusi simili scappano quando si è messi sotto pressione e i tempi di reazione sono ridotti al minimo. 
 
Il repertorio magico di Joseph Curwen  

Nel corso del film vengono menzionate due demoniache divinità della mitologia di H.P. Lovecraft: Cthulhu e Yog-Sothoth. Sorprendentemente, Corman non prova nemmeno a ricostruire le evocazioni nella lingua arcana di R'lyeh, forse per via della difficoltà dei suoi suoni alieni. Si accontenta così di utilizzare un comune latino ecclesiastico. Il risultato non è eccelso e di sicuro il doppiaggio non ha aiutato. La formula ricorrente nelle invocazioni di Curwen e del suo erede è "O vos Felices", alla lettera "O voi, Felici", pronunciato come "Ovos Felices", cosa che non ha il benché minimo senso, facendo venire in mente delle uova inesistenti (pur essendo in latino ova "uova", di genere neutro). Latino dei Metallari prima ancora del sorgere dell'Heavy Metal! Dato il mio udito molto scadente, ho faticato un po' prima di accorgermi dell'inghippo. La mia prima reazione è stata di stupore: come si possano definire "Felici" demoni come Cthulhu e Yog-Sothoth, non è dato sapere. Presto ho avuto una sorpresa, non appena mi sono messo ad indagare. L'ispirazione è a un'opera della mistica Ildegarda di Bingen (1098 - 1179), il trattato conosciuto col titolo di Scivias
 
R. O vos felices
radices cum quibus
opus miraculorum
et non opus
criminum
per torrens iter
perspicue umbre
plantatum est, et
o tu ruminans ignea vox,
precurrens limantem
lapidem subvertentem abyssum:


R. Gaudete in capite vestro.

V. Gaudete
in illo quem non viderunt
in terris multi
qui ipsum ardenter vocaverunt.


R. Gaudete in capite vestro.   

Davvero notevole, non trovate? Non ci si aspetterebbe qualcosa di tanto particolare. Per contro, H.P. Lovecraft, pur ricorrendo al latino (Corvinus necandus est. Cadaver aq(ua) forti dissolvendum, nec aliq(ui)d retinendum. Tace ut potes), non esita a riportare anche parole in lingua R'lyehian:
 
Y’AI ’NG’NGAH,
YOG-SOTHOTH
H’EE—L’GEB
F’AI THRODOG
UAAAH

OGTHROD AI’F
GEB’L—EE’H
YOG-SOTHOTH
‘NGAH’NG AI’Y
ZHRO! 

Faccio mia questa invocazione arcana, augurandomi che porti la Morte Eterna a quella massa degenerata di scimmie dell'Inferno che formano la specie Homo sapiens brulicante su questo pianeta coprolitico!  
 

Il castello di Corman e la casa di Lovecraft 

Sono preso da uno strano senso di straniamento ogni volta che confronto il tetro castello torquemadiano ideato da Roger Corman con una foto della dimora di Providence da cui trasse ispirazione il sublime H.P. Lovecraft per il suo romanzo Il caso di Charles Dexter Ward. Non c'è davvero niente in comune. La casa del New England non è cadente, non ispira un particolare orrore in chi la vede senza sapere nulla della questione. La vedo come amena, dipinta con un bel colore sangue di bue, che spesso ho visto nella provincia di Alessandria come in Norvegia, dalle parti di Bergen, dove ho avuto modo di visitare un suggestivo lebbrosario. Mi piacerebbe sapere cosa in concreto ha potuto trasmere al Solitario di Providence una simile carica di angoscia, tanto da fargli comporre un'opera intrisa di senso di annientamento, che sfiora il genere manicomiale. Cosa aveva in comune la bella casa signorile con un ospedale per malati di mente, in cui le vite di innumerevoli persone sono state distrutte? Forse non lo sapremo mai. Tutto questo dovrebbe farci riflettere su cosa è davvero orribile. 
 
 
Il Necromante che vinse la Morte 

Ricordo che il carissimo amico Sandro "Zoon", che tra l'altro ha una notevole somiglianza fisica con Vincent Price, mi narrò anni fa la vicenda di un mago nero che fu linciato a furor di popolo. Non mi sono dimenticato delle sue parole, perché mi hanno profondamente colpito e ancora risuonano in me. Così mi rivelò S., che il necromante ucciso era stato in grado di sopravvivere alla fine del proprio corpo proprio grazie all'essenza demoniaca dell'odio che lo animava, compatta e densa come l'oscurità di una supernova collassata e ridotta a materia neutronica. Quando ho visionato il film di Corman, sono stato sicuro che Sandro "Zoon" alludesse proprio alla morte di Joseph Curwen, anche se mi pare di rammentare che il necromante fosse stato ucciso per impiccagione anziché per combustione sul rogo. Ecco, la stessa cosa capiterà anche a me. Sarò in grado di superare la barriera della morte fisica, quella che Piero Angela nel suo materialismo positivista paragona agli spari di una mitragliatrice su una collina. Il mio Spirito, composto da un'essenza di assoluta tenebra siderale, come una Stella Nera di Feyaden, non si disperderà nei rivoli dell'entropia cosmica. Rimarrà compatto e coerente, dotato di capacità cognitiva. In questo modo trasmigrerò nel corpo di un Presidente degli Stati Uniti d'America o di un Premier di Israele, e ne prenderò possesso. Avrò davanti a me la valigetta fatidica e ordinerò il lancio dell'intero arsenare termonucleare, senza un solo istante di esitazione. Vediamo un po' cosa faranno i bulli, quando capiranno che è tutto finito, che il loro stramaledetto genoma è condannato. 

Curiosità 

In Spagna questo film cormaniano non è mai stato proiettato al cinema, mentre è stato trasmesso in TV soltanto 13 anni dopo la sua uscita in America. Non è poi così difficile capire il perché: le genti della Spagna sono di bell'aspetto, prestanti e valorose, ma anche oltremodo permalose e vendicative. Non è piaciuto il riferminento al famigerato inquisitore Tomás de Torquemada. 

Carmody è senza dubbio un cocchiere, e come tale è indicato dal prestigioso database IMDb. Questo nonostante l'American Film Institute Catalog of Feature Films 1961-1970 descriva Carmody come "Boat Captain". Com'è possibile questa incongruenza? Tutti possono vedere che non è presente alcun capitano di un'imbarcazione nel film di cui stiamo trattando. Sembra che all'origine ci sia un banale errore di stampa.  
 
Altre recensioni e reazioni nel Web 
 
Trovo interessante una considerazione trovata sul Davinotti e incentrata sul concetto di monstrum - anche se si sarebbe potuta evitare la citazione a quel malfattore cocainomane e mandrillesco che era Freud: 
 
"La difformità, il monstrum che si è insinuato ad Arkham non è solo dovuto all’opera del malvagio Curwen, ma deriva piuttosto da una lotta che gli antichi cittadini, ottusi, ciechi e contrari ad ogni cambiamento, non seppero affrontare fino in fondo. Joseph Curwen in quest’ottica diviene il simbolo di un confronto mai avvenuto fra l’umano e il non umano, ma anche una freudiana figura paterna che suscita timore-odio e che non si riesce ad affrontare. E, come ogni conflitto non risolto, si ripropone in tutta la sua devastante gravità quando meno ce lo si aspetta, reclamando la considerazione che merita."
 
Trovo invece non condivisibili queste parole dell'autore della recensione, che seguono immediatamente il brano sopra riportat:    

"Questa origine ambigua e assolutamente non manichea del male è un’idea tipicamente lovecraftiana, oltre che un tema estremamente moderno e profondo che Corman inserisce con efficacia e semplicità, attraverso allusioni, inquadrature fugaci, atmosfere sottili e pochi scambi di parole fra i personaggi." 
 
Adesso mi si spieghi questo: cosa ci sarebbe mai di non manicheo in Lovecraft? Egli ci parla di Male Assoluto e Cosmico. Male Metafisico, aggressivo, che non nasce da una semplice assenza di Bene. Anzi, se c'è qualcosa che latita nell'universo lovecraftiano, quella è proprio la definizione di una qualche proprietà ontologica in grado di opporsi al potere dei Grandi Antichi. 

2 commenti:

zoon ha detto...

credo alludessi al tempo a un racconto di Algernon Blackwood, di cui non ricordo esattamente il nome, dove un negromante decideva di suicidarsi, forse per impiccagione, per perpetuare il suo dominio sulle cose e sulle persone. Un punto di vista decisamente inconsueto, ma Blackwood era un autore e un uomo che sapeva molto dei meccanismi che si sviluppano nel mondo dell'occulto.

Antares666 ha detto...

Sì, hai ragione, adesso ricordo che parlasti proprio di Algernon Blackwood. Anche se sono diversi i dettagli delle due macabre vicende (morte per suicidio tramite impiccagione rispetto a linciaggio tramite rogo), la sostanza ontologica è la stessa: lo spirito del necromante sopravvive e anzi accresce la sua potenza, imperversando nel mondo. A questo punto sono convinto che Corman conoscesse il racconto di Blackwood e che l'abbia utilizzato come importante fonte di ispirazione. Devo assolutamente approfondire questi argomenti.