LA NAVE DI SATANA
Titolo originale: Dante's Inferno
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: Stati Uniti d'America
Anno: 1935
Durata: 88 min. (2.438,4 metri - 11 rulli)
Dati tecnici: B/N
Rapporto: 1,37 : 1
Genere: Drammatico
Regia: Harry Lachman
Soggetto: dalla Divina Commedia di Dante Alighieri
(non accreditato!)
Sceneggiatura: Philip Klein e Robert Yost
Produttore: Sol M. Wurtzel
Casa di produzione: Fox Film Corporation
Distribuzione in italiano: 20th Century Fox (1936)
Fotografia: Rudolph Maté
Montaggio: Alfred DeGaetano
Musiche: R.H. Bassett
Scenografia: Duncan Cramer e David S. Hall
Costumi: Royer, Sam Benson (guardaroba, non accreditato)
Trucco: Ern Westmore (supervisore, non accreditato)
Interpreti e personaggi:
Spencer Tracy: Jim Carter
Claire Trevor: Betty McWade
Henry B. Walthall: Pop McWade
Alan Dinehart: Jonesy
Scotty "Scott" Beckett: Alexander Carter
Robert Gleckler: Dean
Rita Cansino (Rita Hayworth): Ballerina
Gary Leon: Ballerino
Willard Roberton: Ispettore Harris
Morgan Wallace: Capitano Morgan
Non accreditati:
Don Ameche: Uomo nella sala caldaie
Don Ameche: Uomo nella sala caldaie
Astrid Allwyn: Ragazza nella sala caldaie
Oscar Apfel: Mister Williams
Mary Ashcraft: Ragazza nella sala caldaie
Gertrude Astor: Moglie del concessionario
Joyzelle Joyner: Ballerina
Frank Austin: Fotografo
Andrea Leeds: Anna, la cameriera di Betty
Lorna Low: Cleopatra
Oscar Apfel: Mister Williams
Mary Ashcraft: Ragazza nella sala caldaie
Gertrude Astor: Moglie del concessionario
Joyzelle Joyner: Ballerina
Frank Austin: Fotografo
Andrea Leeds: Anna, la cameriera di Betty
Lorna Low: Cleopatra
Andre Johnsen: Salomé
Elinor Johnson: Saffo
Elinor Johnson: Saffo
Noble Johnson: Diavolo
Leone Lane: Lucrezia Borgia
Zita Baca: Passeggera nel locale caldaie
Joe Brown: Concessionario di baseball
Leone Lane: Lucrezia Borgia
Zita Baca: Passeggera nel locale caldaie
Joe Brown: Concessionario di baseball
Georgia Cane: Indovina
Hank Bell: Lavoratore del luna park
Hank Bell: Lavoratore del luna park
Yakima Canutt: Fuochista
Patricia Caron: Ragazza del marinaio
Hal Boyer: Studente universitario
Johnny Carpenter: Concessionario
George Chan: Concessionario
Ray Corrigan: Diavolo
Dorothy Dix: Venditrice di biglietti
Jay Eaton: Offerente
Patricia Caron: Ragazza del marinaio
Hal Boyer: Studente universitario
Johnny Carpenter: Concessionario
George Chan: Concessionario
Ray Corrigan: Diavolo
Dorothy Dix: Venditrice di biglietti
Jay Eaton: Offerente
Joyzelle Joyner: Danzatrice
Edward McWade: Professore di anatomia
Edmund Mortimer: Passeggero della nave
Charles Sullivan: Marinaio ubriaco
Titoli in altre lingue:
Tedesco: Das Schiff des Satans
Spagnolo (Spagna): La nave de Satán
Spagnolo (Messico): El infierno de Dante
Spagnolo (Spagna): La nave de Satán
Spagnolo (Messico): El infierno de Dante
Francese: L'enfer
Polacco: Piekło Dantego
Serbo: Danteov pakao
Russo: Ад Данте
Polacco: Piekło Dantego
Serbo: Danteov pakao
Russo: Ад Данте
Trama:
Jim Carter è un vagabondo dotato di grandissimo ingegno, che dirige i fuochisti di una grande nave da crociera. Sceso in una città portuale in cui c'è un grande luna park, l'uomo si riduce a malpartito travestendosi da mandingo e mettendo la testa in un buco nel bel mezzo di una tenda, dove finisce bersagliato dalle palle lanciate dai passanti. Colpito ad un occhio, si dirige al chiosco di un venditore di hamburger, dove cerca di procurarsi una bistecca per farsi un impacco. Il problema è che non ha soldi. Interviene un anziano e distinto signore che gli paga il debito. È Pop McWade, il proprietario di una grande giostra che rappresenta l'Inferno di Dante. Jim Carter gli è molto grato e comincia a usare le sue capacità per attirare sempre più gente nel baraccone, che in breve diventa popolarissimo. Nel frattempo corteggia la figlia di Pop, la bionda Betty. I due si sposano ed hanno un figlio. Tutto sembra andare a gonfie vele. Un giorno, un ispettore si presenta da Jim Carter e gli comunica che il baraccone dell'Inferno di Dante è vecchio e pericoloso, che può succedere qualcosa di grave. Jim Carter corrompe il funzionario. Gli dà una mazzetta e lo mette a tacere. Il punto è che un giorno il baraccone collassa e nel crollo ci sono molti feriti e dei morti. Il funzionario, venuto a sapere del disastro, si uccide, ma prima scrive una lettera d'addio in cui accusa Jim Carter. Pop è rimasto ferito nell'incidente. Mentre è all'ospedale, la figlia gli porta un volume illustrato dell'Inferno di Dante. Jim Carter sta vegliando il suocero e cerca di liquidare l'opera dantesca come una mera fantasia. Pop gli dice che l'Inferno è reale, che a contare non è il libro in sé, bensì il suo messaggio. Sfinito dalla stanchezza, Jim Carter crolla in un sonno profondo e ha una vividissima visione dei dannati nell'Inferno. Egli, corrompendo un uomo, ha provocato il suo suicidio e la sua dannazione eterna. Tuttavia, non si ravvede e prosegue per la sua strada. Inizia il processo per via della denuncia fatta dal funzionario in limine mortis, ma Jim Carter riesce a spuntarla all'ultimo minuto grazie alla testimonianza della moglie, che commette spergiuro pur di farlo assolvere. L'accaduto incrina però in modo irreparabile il rapporto della coppia, tanto che la donna chiede il divorzio e porta con sé il figlioletto. Giusto per fare le cose in grande, Jim Carter concepisce una nuova folle speculazione, decidendo di organizzare su una lussuosa nave un viaggio di piacere in cui ogni passeggero potrà dare libero sfogo a ogni vizio capitale. Nel corso dei bagordi sfrenati, un uomo già ubriaco fradicio è animato dal desiderio di palpare una femmina prosperosa: prima cerca di mettere le mani sulle tette morbidissime, quindi getta del liquore su un'omelette accesa, dando origine a un incendio. La deflagrazione è terribile e si estende all'intera nave, su cui incombe il naufragio. Si salvano per il rotto della cuffia Jim Carter e il figlio, che si era imbarcato come clandestino per fargli una sorpresa. Sconvolto da visioni dantesche raccapriccianti, l'uomo si improvvisa nocchiero e riesce a ridurre al minimo i danni, guidando l'imbarcazione verso la costa. Tremebondo e provatissimo, si aggrappa alla moglie, che era accorsa in macchina per prestare soccorso. Consapevole di aver perso i suoi beni materiali, dichiara alla donna di poterle offrire soltanto il proprio amore. Le floride poppe di Betty lo salvano dall'Inferno!
Recensione:
Nonostante le gravi limitazioni tecniche dell'epoca in cui fu fatto, questo film è davvero eccellente, strano e molto interessante. Posso garantire che non si trovano molte cose simili nel vasto universo della Settima Arte. La carenza assoluta di risorse si fa sentire, eppure è stato possibile riprodurre sequenze crude e credibili dell'Inferno, del tutto eccezionali. Non erano tempi facili per i cineasti. La fantasia non mancava, ma ogni mezzo era rudimentale, ogni idea era ostacolata da mille impedimenti. Eppure un genio riuscì ad aver ragione di tutte queste difficoltà. Essendo la storia un racconto morale (morality tale), il rischio di scadere nella banalità è sempre dietro l'angolo. Non si può certo dire che mi piaccia tale genere di storielle, eppure questa mi ha favorevolmente colpito. Ne consiglio la visione.
Si segnala la prima apparizione cinematografica di Rita Hayworth, accreditata con il nome Rita Cansino (Cansino era il suo vero cognome; il nome di battesimo era Margarita Carmen). Aveva 16 anni e le sue chiome erano corvine, soltanto in seguito sarebbe venuta l'idea di renderla fulva. Si vede anche che aveva l'attaccatura dei capelli molto bassa sulla fronte: questa peculiarità fu considerata un antiestetismo, tanto che in seguito fu costretta a lunghe e dolorose sedute di epilazione elettrolitica. Il suo esordio ufficiale è stato proprio in Dante's Inferno, nonostante abbia girato due film successivi con la Fox, che però sono stati distribuiti prima: Il gaucho nero (Under the Pampas Moon, 1935), diretto da James Tinling, e Il segreto delle piramidi (Charlie Chan in Egypt, 1935), diretto da Louis King.
Attualmente questo film non si potrebbe più fare, perché rischierebbe di "traumatizzare" i minori non accompagnati, forse addirittura di essere "islamofobo" per il solo fatto che vi viene menzionato Dante. Sarebbe accusato di "sessismo", oltre che di promuovere "molestie di genere", "molestie sessuali" e "violenza sessuale". Inoltre la comparsa di una ballerina sedicenne diverrebbe molto problematica (il regista potrebbe addirittura rischiare un'accusa di "pedofilia"). Per fortuna possiamo ancora guardare ciò che è stato fatto in altri tempi, in cui c'era soltanto il Codice Hays. Approfittiamone, prima che la censura del politically correct ci lobotomizzi del tutto e ci stritoli!
L'Inferno ha iniziato a formarsi nel Neolitico
Per quanto ne sappiamo, nel Paleolitico l'Inferno non era concepibile. Popoli particolarmente arcaici di cacciatori e raccoglitori, ignari di ogni rudimento di agricoltura, come i Boscimani, non concepiscono tuttora la benché minima nozione di vita ultraterrena. L'immagine usata dai Boscimani per descrivere il destino dell'essere umano è semplice: con la morte, il vento cancella le nostre orme, tutto viene disperso per sempre. In Australia era invece diffusa l'idea di un essere immensamente maligno, corrispondente al Diavolo, che era più nero del carbone e rapiva la gente per dannarla in eterno nel sottosuolo, tra vapori roventi e fiamme. Il punto è che non esisteva un meccanismo retributivo: non era detto che i dannati fossero per forza malvagi. L'idea dell'esistenza del Diavolo esisteva anche tra i Tasmaniani, che lo chiamavano Rageowrapper. Insistevano sulle sue proporzioni colossali e sul suo colore nerissimo, loro che non erano certo chiari di pelle.
Durante il Neolitico, è iniziato il potere dell'essere umano sull'essere umano, con tutte le sue funeste conseguenze, tra cui la religione organizzata, la tirannia, la schiavitù e la guerra. Si sono formate le classi sociali, con il potere nelle mani dei nobili e della casta dei sacerdoti. Le terribili ingiustizie che sono scaturite da questo processo, hanno fatto sentire la necessità di un meccanismo retributivo che temperasse l'arbitrio sfrenato dei detentori del potere, trattenendo al contempo i sottomessi nella loro condizione di sudditanza. Questa è la matrice da cui hanna tratto la loro origine tutte le testimonianze storiche di cui disponiamo. Non dimentichiamoci che Platone, nel mito di Er, afferma che la destinazione ultraterrena dei tiranni è proprio l'Inferno: un luogo di danno sensoriale da cui non possono più uscire per l'Eternità.
Lo studio dei processi che hanno portato alla formazione dell'idea dell'Inferno non è certo semplice e merita una trattazione più approfondita, che non è possibile strutturare in uno spazio ristretto come questo. Dobbiamo però ribadire che secoli prima di Cristo, popoli come gli Egiziani, gli Etruschi e i Persiani erano già dotati di una dottrina infernologica pienamente sviluppata. Dante Alighieri trasse la sua ispirazione da Virgilio, che funse da psicopompo nel suo viaggio infero. Virgilio era nato nel villaggio di Andes nei pressi di Mantova, una città di tradizione etrusca: è evidente che ha preso la sua ispirazione dalla religione di quel nobilissimo popolo. Nell'Eneide, la Catabasi di Enea ci descrive a tinte molto vivide luoghi di sofferenza eterna, in cui il meccanismo retributivo è pienamente operante. I Lucumoni dell'Etruria già avevano gli stessi concetti dell'Inferno che furono usati da Dante, come dimostrato dalle raffigurazioni dei demoni Charu e Tuchulcha, intenti a infliggere torture ai dannati.
La storia vera
Nella sezione delle recensioni e dei commenti sul sito IMDb, l'utente albertsanders ci fa conoscere un dettaglio di estremo interesse. Riporto in questa sede le sue preziose osservazioni, contribuendo a diffonderle in lingua italiana. La parte non fantastica della narrazione di Lachman è simile in modo sorprendente a un evento realmente accaduto, di cui all'epoca si parlò molto. Circa 20 anni prima che questo film fosse concepito, Coney Island era un'immensa area di parchi di divertimento. In particolare c'erano due parchi assai famosi, caratterizzati da diversi tematismi: Steeplechase, incentrato sul divertimento e il sesso, e Luna Park, incentrato sull'arte e sulla gioventù. Un perfido immobiliarista, il plutocrate William H. Reynolds, che era anche un ex senatore repubblicano, fu attratto dai profitti e decise di creare un terzo parco gigantesco, che chiamò Dreamland. Reynolds si servì dei suoi legami con la corrotta macchina politica democratica della Tammany, riuscendo a chiudere le strade per far sì che un terreno poco costoso fosse adatto alla costruzione di un grande parco divertimenti. Quest'opera privò dell’accesso alla spiaggia i poveri che abitavano nella zona, ma l'imprenditore non se ne curava. Gli avventori del suo parco e degli hotel di lusso non avevano problemi. Stranamente Dreamland, nonostante lo squallido profilo etico del suo artefice, aveva come tema principale anche la moralità e persino la religione. Una sezione era chiamata Genesis ("Genesi") e illustrava la storia biblica della creazione del mondo. Un'altra sezione era chiamata Destruction of Pompeii ("Distruzione di Pompei"), suggerendo che la catastrofe vulcanica fosse una punizione per la malvagità degli abitanti. L'apoteosi del delirio di Reynolds era la sezione denominata Hell Gate, un viaggio attraverso l'Inferno, con un gigantesco simulacro di Satana all'ingresso, che accoglieva i visitatori con un sorriso sardonico. Nelle prime ore del 27 maggio 1911, mentre si affrettavano a preparare l'attrazione per l'apertura primaverile, gli operai appiccarono accidentalmente un incendio. I vigili del fuoco intervennero, ma a causa della bassa pressione dell'acqua, per la quale molti incolparono anche le macchinazioni di Reynolds, non riuscirono a impedirne la diffusione dell'incendio. Tutta Dreamland, incluso Hell Gate, andò completamente distrutta.
Curiosità
Secondo un articolo del New York Times, datato 28 luglio 1935, nella scena dell'Inferno c'erano 4.950 tecnici, architetti, artisti, falegnami, scalpellini e operai, 250 elettricisti e 3.000 comparse. Sono stati girati un totale di 300.000 piedi (ossia 91.440 metri) di pellicola, che sono stati ridotti a 8.000 piedi (ossia 2.438,4 metri), gestibili dal montatore Alfred DeGaetano. Al film hanno lavorato complessivamente 14.000 persone. Un'impresa davvero notevole!
Dopo aver visto la pellicola, Spencer Tracy la definì "uno dei peggiori film mai realizzati ovunque e in qualsiasi momento". Ha fatto rimuovere il suo nome dai titoli di testa e ha insistito affinché non apparisse nemmeno in alcuna pubblicità. Mi si permetta di dissentire fortemente dal suo giudizio. Questo è un film robusto e merita di essere conservato.
All'epoca Spencer Tracy era un enfant terrible. Un tipo ben tosto e vigoroso, ad alta gradazione alcolica! Il suo comportamento a dir poco intemperante ha contruibuito a segnare il suo destino con la 20th Century-Fox. Durante le riprese, l'attore è scomparso dal set per settimane, trovandosi in costante stato di ubriachezza. Secondo quanto riferito, un giorno si presentò sul set in visibile stato di alterazione, rimase a lungo con i postumi della sbornia e finì con l'addormentarsi. Lo studio ha chiuso il palco mentre lui ancora dormiva; Spencer Tracy si svegliò infuriato come un berserk, iniziando a distruggere il set, causando danni per migliaia di dollari per i quali lo studio gli ha fatturato.
Sorprendentemente, sopravvivono ancora scene tagliate di questo film. Le riprese grezze del ciak e l'allestimento del numero di ballo con la sedicenne Rita Hayworth sono incluse nel documentario Rita (2003), diretto da Elaina B. Archer. Nel 1948, Spencer Tracy ebbe a dire questo della sensualissima attrice: "Il fatto che sia sopravvissuta nei film dopo quel debutto sullo schermo è una prova sufficiente del fatto che merita tutto il riconoscimento che sta ottenendo ora."
Nel 1975 Franco Zeffirelli annunciò un remake con Peter O'Toole e George C. Scott, che fortunatamente non fu mai realizzato.
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