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lunedì 8 febbraio 2021

DIECI CHILI DI FRUTTA AL GIORNO E DIVENTI IMMORTALE!

Gli scienziati della Terra di Jimmy Savile e i diavoli dell'OMS si sono inventati una maledizione per torturare il genere umano: la trovata raccapricciante delle cinque porzioni quotidiane di frutta e di verdura per restare in salute. Sono sicuro che il loro ispiratore sia stato Belzebù in persona. Essendo essi tizzoni dell'Inferno, gli hanno obbedito prontamente e hanno preso volentieri l'incarico di diffondere tra le genti questo molestissimo comandamento. 
 
Le streghe naturiste e i giornalisti hanno cominciato a urlare senza sosta: "Cinque porzioni di frutta e verdura ogni giorno!" 
A un certo punto le cinque porzioni di frutta e verdura sono diventate insufficienti! Non bastano! Ecco che le streghe naturiste e i giornalisti si sono messi a strepitare: "Dieci porzioni di frutta e verdura ogni giorno!"  E perché no? Aumentano la dose: "Quindici porzioni di frutta e verdura ogni giorno!", "Venti porzioni di frutta e verdura ogni giorno!" Avanti così, fino a scoppiare!
Che palle! 

Mi faccio beffe di tutto ciò. Durante il lock down del 2020 mi sono trovato con sintomi di scorbuto: mi sanguinavano le gengive e barcollavo. Come ho mangiato una mela e ho bevuto un bicchiere di succo di limone, il sanguinamento è cessato e mi sono sentito meglio. Da tempo mi sostentavo unicamente con carne in scatola e alcol. Nel giro di tre anni ho mangiato in tutto quattro mele, e con un certo disgusto. A parte un paio di confezioni di lamponi e mirtilli durante l'estate, non ho ingerito frutta. A parte la guarnitura di lattuga dei piatti di pesce fritto mangiato al mare, non ho ingerito nemmeno verdura a foglia larga. Il mio consumo di bevande inebrianti si attesta sulle 60 unità alcoliche alla settimana. A sentire quei babbioni dell'OMS, dovrei essere una massa di cancro semovente, con giusto qualche cellula sana in un mare di metastasi! "Perché ti vuoi così male?", mi ha chiesto una volta una femmina. "Perché è mille volte meglio il mio male del bene imposto da altri!", le ho risposto.
 
Viviamo in tempi orribili, dominati da orde di convulsionarie e dai loro immondi deliri. Guardo con un certo sollievo a epoche lontane, in cui la terra era inzuppata di sangue e ingrassata dai cadaveri. Poco fa mi sono imbattuto nella foto del cranio di un guerriero celta, che era stato reciso ed esibito come trofeo. Uno splendido reperto archeologico! Morire spappolati da una scure sul campo di battaglia in quei giorni di gloria era infinitamente meglio che vivere nella presente epoca infame e degenerata, che il folle Steven Pinker si ostina a ritenere "Il migliore dei mondi possibili". Tanto l'Angelo della Morte giungerà a ghermire anche questo moderno Dottor Pangloss! Coglierà tutte le urlatrici che inneggiano alla Natura, ignorando che anche l'Amanita phalloides è un prodotto della loro adorata Madre Terra. A cosa serviranno, di fronte ad Azrael, tutte le loro porzioni di frutta e di verdura? A nulla. Conteranno meno delle pustole sull'ano di un cane smerdante.  
 
Ecco dunque una mia breve creazione satirica, che sono felice di presentarvi: 
 
Il coro greco delle Eumenidi fruttariane 
 
Navigatore (smarrito): "L'OMS dice che per vivere sani bisogna mangiare cinque porzioni di frutta e di verdura ogni giorno. Ma come si fa? Io proprio non ci riesco, dovrei passare il tempo soltanto per quello e nemmeno mi piace..."
Prima Eumenide (stizzita): "Ma cosa dici? Io ci riesco benissimo! Adoro la frutta e la mangio anche dieci volte al giorno!"
Seconda Eumenide (con fare moralista): "Dieci volte? Io mangio la frutta quindici volte al giorno!"
Terza Eumenide (sibilando): "Io mangio la frutta venti volte al giorno!"
Quarta Eumenide (con voce roca): "Io mangio la frutta anche quando sono seduta sulla tazza!"
Quinta Eumenide (petulante): "Io mangio la frutta anche quando parlo al cellulare!"
Sesta Eumenide (suadente): "Io mangio la frutta anche quando scopo!"
Settima Eumenide (rantolando): "Io mangio la frutta anche quando dormo!"
Ottava Eumenide (con voce piatta): "Io mangio la frutta... anche quando mangio!"

giovedì 4 febbraio 2021

ALCUNE RIFLESSIONI SULL'ERA DI SPLINDER E SULLA RETE SOLITARIA

Marco Palombi, il fondatore di Splinder, nel lontano 20 aprile 2001 scrisse un articolo di estremo interesse, intitolato The lonely net (ossia "La Rete solitaria"). Lo redasse in inglese e la scelta a parer mio non fu casuale. Voleva parlare al mondo intero ed essere compreso da più persone possibile, perché i cruciali argomenti trattati, tuttora attualissimi, non riguardavano soltanto l'Italia. Il testo è disponibile al seguente indirizzo, sul blog dell'autore, Ocrampal's place
 
 
Sono convinto che sia un contributo di capitale importanza, quindi provvedo a riassumerlo e ad elencarne i concetti portanti, a pubblica edificazione. 
 
I capisaldi palombiani 
 
1) Si parte dalla triste constatazione dell'assoluta solitudine dell'utente nella Rete. Le domande poste in questo vuoto abissale sono semplici ma restano senza risposta. Eccone alcune: 

Cosa stanno facendo gli altri? 
Cosa stanno guardando?
Di cosa stanno parlando? 
A cosa stanno giocando? 
Dove si svolge l'azione? 
Come posso partecipare? 
Cos'è eccitante? 
Cosa non è eccitante?

2) Nel mondo reale si riesce a capire facilmente se un luogo è o meno interessante, Nella Rete le cose sono più difficili, perché la navigazione è solo un contatto tra l'utente e il browser. 
 
3) Il Web, ossia il contenuto della Rete, non è nato come strumento di comunicazione. Le sue origini risalgono al CERN ed è stato pensato come un sistema per navigare nei documenti.
 
4) La comunicazione mediatica è sempre stata un'esperienza solitaria, già prima dell'avvento della Rete. Radio e televisione non prevedono l'interazione tra chi trasmette un programma e chi lo riceve. L'ascoltatore è completamente passivo! 
 
5) Il telefono è un sistema di comunicazione abbastanza avanzato, dato che richiede lo scambio di messaggi tra due persone (point-to-point). È però impossibile estendere questa comunicazione a un gruppo interconnesso di utenti. Se non si conosce il numero telefonico di qualcuno, non esiste modo di contattarlo. 
 
6) La Rete si è evoluta importando modelli modelli dai vecchi media e adattandoli alla nuova realtà. La natura di un sito Web è quella di trasmettere informazioni. Il contenuto è lo stesso per tutti. Non si può parlare ad altri utenti. 
 
7) Nasce l'intuizione di usare la Rete come combinazione di diversi mezzi di comunicazione: 
    i) navigazione di contenuti permanenti (il Web), 
    ii) strumenti per far fluire l'informazione (e-mail, etc.),
    iii) sistemi di transazione (autenticazione, etc.). 
 
8) Si comprende la lenta nascita di una nuova Rete, meno solitaria. All'epoca alcuni siti del Web hanno tentato di aggiungere funzionalità nuove per facilitare la comunicazione (es. SlashDot, i Wikies). I navigatori hanno cominciato a diventare parte di comunità di persone affini, accomunate da qualche interesse.
 
9) Si comprende l'esistenza di mezzi tecnologici in grado di favorire l'aggregazione di una Rete sociale, un vero salto rivoluzionario rispetto alla vecchia Rete solitaria. 
 
L'Era di Splinder 
 
Marco Palombi è riuscito a creare una piattaforma blogosferica che metteva a frutto le intuizioni enunciate in The lonely net. È stato qualcosa di epocale, mai visto prima a memoria di essere umano. Si era in preda alla frenesia e si assaporava l'ebbrezza di una libertà senza limiti. Si aveva l'impressione di poter compiere grandi cose. Lo stato da intossicazione splinderologica aveva più di un lato in comune con la dipendenza da cocaina: era come avere impiantata nel cranio una macchinetta che sovraeccitava i neuroni, frustava le sinapsi, trasformava gli impulsi elettrici nell'encefalo infiammato in colate di lava incandescente. Non esisteva più una vera discontinuità tra il sonno e la veglia. Ricordo ancora quando, in preda a vere e proprie allucinazioni, ero convinto di potermi connettere alla Rete con la sola potenza del cervello e persino di poter postare tramite un semplice comando telepatico. Esisteva un senso generale di impunità, tanto che sembrava presente un pungolo che spingeva a comportamenti rischiosi, folli. Era come stare in una stanza buia e toccare sconosciuti a caso. Non c'era nessuna garanzia reale di incolumità, ma questo non lo sapeva nessuno. Bastava un flame e ciascuno poteva diventare un thug. La perdita del senso della realtà incombeva ad ogni passo. Splinder aveva questa peculiarità: metteva in contatto persone ed ambienti che nella vita reale pre-Internet non avrebbero mai avuto alcuna connessione né conoscenza reciproca. Si affacciavano nella homepage della piattaforma realtà inquietanti e difficili a classificarsi. Ricordo ancora un episodio di quelli che lasciano il segno. Un blogger affermava di lavorare in un obitorio e pubblicava post in forma di diario su sue supposte attività necrofile e cannibaliche. Dichiarava di avere la costumanza di cucinare membra di cadaveri nel formo a microonde in dotazione alla morgue e di mangiarne dopo averle arrostite lentamente, deliziandosi nell'aspirare l'odorino rilasciato dal processo di cottura. A quanto pare ci sono state denunce, visto che i post inneggianti alla necrofagia avevano destato un immenso scandalo. A quanto quell'utente stravagante ha in seguito dichiarato, si trattava soltanto di una colossale invenzione. I gestori di Splinder gli avrebbero permesso di scagionarsi, provando che gli orari di pubblicazione dei post non corrispondevano ai suoi turni di lavoro. Ho sempre avuto il dubbio che anche questa affermazione fosse fantomatica. Potrei parlare di diversi altri casi assurdi, come quello di un attivista dei diritti umani che nei meandri di un blog abbandonato si è imbattuto casualmente in un presunto picciotto mafioso. E che dire di quella donna matura e sfatta che il marito sfruttatore costringeva a fare le gangbang spermatiche, pubblicando poi le foto su un blog? Forse tutte queste aberrazioni non sarebbero esistite nel vecchio mondo. Credo che Palombi non le avrebbe mai immaginate: ogni sua parola ha sempre trasudato di una fede assoluta nella bontà innata del genere umano. Del resto c'è un prezzo da pagare per ogni cosa. Non si può avere la connettività illimitata nel Web senza tenere in conto possibili conseguenze avverse. 
 
Splinderdämmerung 
 
L'ipereccitazione dei primi anni dell'Era di Splinder non poteva durare a lungo. Quello che ha fatto seguito all'Espansione è stato un oscurissimo periodo di down. Anche in questo caso è utile servirsi del gergo dei cocainomani per comunicare il concetto. Certo si può ben comprendere che la piattaforma blogosferica splinderiana è stata condannata al suo epilogo dalla politica, eppure erano già in atto dinamiche autodistruttive. Splinder era una macchina termodinamica che rendeva possibile la creazione di un fiorire di reti neurali di blog. La formazione di queste sinapsi concettuali non è però in nessun caso gratuita. Richiede lavoro ed energia per poter esistere ed essere accresciuta. Ogni uso di lavoro e di energia provoca in maniera ineluttabile l'aumento esponenziale dell'entropia. Splinder è diventato come un pollaio privo di sistemi di drenaggio per far defluire la merda. La stagnazione escrementizia è diventata imperante. Si è instaurato un clima pestilenziale e i patogeni sono dilavati. Una specie di sepsi blogosferica. Come è ben risaputo, un potentissimo magnate aveva da tempo l'idea di annientare Splinder e non si è lasciato sfuggire l'occasione. Ha comprato la piattaforma e l'ha chiusa, nel disinteresse generale. Nel mondo dei blogger ben pochi si sono accorti di quanto stava accadendo. Nessun giornalista ha trattato il problema come avrebbe meritato. Da anni profetizzavo la Splinderdämmerung, ma nessuno mi ha mai voluto credere. Quando il Ragnarok blogosferico è diventato realtà, un amico sardo (RIP) si chiedeva se il magnate da me menzionato sarebbe stato il nuovo padrone di Splinder. Mi è venuta in mente una scena del film Il dottor Živago (David Lean, 1965), quella in cui un anziano contadino, sfinito dagli stenti, di fronte alla Rivoluzione bolscevica chiedeva se Lenin sarebbe stato il nuovo Zar. Qui era stato uno Zar a mandare in rovina il vecchio mondo, non certo un Lenin, eppure trovo calzante il confronto con quelle sequenze cinematografiche, perché esprimono l'incapacità di comprendere il mutare dello Zeitgeist.

IoBloggo e la Rete Solitaria
 
IoBloggo, una piattaforma blogosferica che aveva molto in comune con Splinder sia a livello tecnico che di funzionalità comunicative offerte, non è mai riuscito ad essere davvero parte della Rete sociale. Nonostante la sua forma, non aveva nulla di splinderiano nella sostanza. Dalla mia personale esperienza ho potuto trarre conclusioni deprimenti. Non vi è mai esistita alcuna community, a parte alcuni gruppuscoli di adolescenti che usavano uno strumento di messaggistica istantanea incorporato nel template dei loro blog. I messaggi che si scambiavano erano inconsistenti e fatti di abbreviazioni, con un lessico poverissimo, al punto di sembrare quasi una forma di monolingua degenerata, una regressione del linguaggio al livello dei pre-ominidi. IoBloggo non ha mai conosciuto una vera espansione. Molti blogger in fuga dalla distruzione di Splinder hanno migrato i loro portali su IoBloggo, ma limitandosi a usarlo come repositorio: nella maggior parte dei casi i backup dei blog sono stati abbandonati al loro destino. La piattaforma è stata lasciata nell'incuria più totale, finendo più volte devastata da violenti attacchi hacker, tanto che a un certo punto ha cessato di esistere nel Web.
 
Blogspot e la Rete Solitaria 

Blogspot permette di creare e di mantenere blog in gran numero e non troppo diversi da quelli che c'erano su Splinder. Saltano comunque all'occhio alcune differenze marchiane. Non esiste un servizio di messaggistica privata. Nulla di simile ai cosiddetti pvt (ossia "messaggi privati") può essere inviato ad altri utenti. Non esiste un servizio di chat. La cosa più importante è però un'altra. Non esiste una homepage che mostri in tempo reale gli aggiornamenti postati dai blogger. Non esistono strumenti di navigazione nella blogosfera. Non posso sapere chi sta postando cosa. Non posso avere la benché minima idea di quali siano i blog più aggiornati o che trattano un certo argomento, se non ricorrendo ai motori di ricerca. Una ricerca di questo tipo, effettuata tramite Google, solo per fare un esempio, si rivela essere tutt'altro che facile. In altre parole, non c'è possibilità di compiere ricerche interne alla piattaforma. Questi limiti sono talmente gravi che Blogspot mi pare ascrivibile in tutto e per tutto alla Rete Solitaria, senza nemmeno l'ombra della possibilità di formare una community. I commenti sono rarissimi, non si formano thread. Non si riescono a conoscere nuove persone. In pratica il blogger si trova alla deriva nel Nulla.

Il Nulla dei Social 

Certo, i Social non hanno niente a che vedere con la Rete Solitaria, già per definizione. Resta il fatto che sono qualcosa di molto diverso dalla Rete Sociale sognata da Palombi. Prendiamo ad esempio Facebook, che è il Social per eccellenza. La sua immensità è tale che si può esplorarne soltanto una sezione infinitesimale, microscopica, senza avere la benché minima idea di ciò che c'è al di fuori. Non è quindi una community in senso splinderiano, perché non è completamente aperta. È come se uno si trovasse in un ammasso galattico gigantesco e cercasse di navigarvi, avendo però le dimensioni di una minuscola scintilla. Dove potrebbe andare? Potrebbe avere consapevolezza dei densissimi grappoli di stelle che si stanno formando? Potrebbe tracciare una mappa dei sistemi solari più antichi, delle stelle a neutroni e dei pianeti vagabondi? Allo stesso modo, in Facebook tutto dipende dai contatti e dagli ambienti che si frequentano (pagine, gruppi, etc.), che sono soltanto microscopiche particelle in un Cosmo vastissimo. Cercare spiriti affini può essere una fatica soverchiante quanto inutile. Torniamo quindi al problema della solitudine. Si va alla deriva, si posta qualcosa, si mette qualche reazione ai post che compaiono nella homepage, si pubblica qualche commento e tutto finisce lì. Sono azioni compulsive e futili. Il senso è scomparso da tempo. Facebook non è un contenitore adatto alle idee. Non è nemmeno un luogo in cui poter trovare quello che si desidera, qualunque cosa possa essere. Immaginiamo che un utente cerchi sesso occasionale. In Splinder si poteva anche riuscire a trovare un pompino. Anzi, c'è gente che in Splinder ha trovato addirittura il partner della vita e ci ha anche fatto un figlio. Facebook è un deserto. Solo per fare un esempio, se ci fosse una ninfomane che si mette in posa a gambe allargate, sarebbe un inutile massacro: si formerebbero masse di energumeni in competizione tra loro, facendo finire tutto in uno schifo che non può nemmeno essere descritto a parole. Ormai Zuckerborg riesce persino ad anticipare i processi di formazione di un desiderio, sommergendo l'utente di post pubblicitari di siti per incontri. Siti che sono soltanto trappole con cui speculatori senza scrupoli sfruttano le miserie umane. Per quanto riguarda la mia esperienza su Facebook, diventa sempre più solitaria ogni giorno che passa. La socialità va estinguendosi, come un ruscello che si secca sotto il solleone. Credo che sia significativo far notare che molti dei miei contatti, e tra questi i più attivi, siano un'eredità dei lontani tempi di Splinder. Ho conosciuto ben poche persone nuove, non splinderiane.     
 
Una rivoluzione fallita 
 
Con la triste fine di Splinder, la Blogosfera è tornata ad essere il regno oscuro della Rete Solitaria! Eppure i mezzi di comunicazione non mancano, anzi, si sono evoluti notevolmente dai tempi in cui Palombi descriveva la sua utopia. Com'è possibile questo? Ci ho pensato moltissimo, inutilmente. Non me lo riesco a spiegare. L'esperimento antropologico di Splinder non si è più ripetuto. Non è mai più comparso nulla di simile. Quando ho esposto questo problema a svariati conoscenti e ho domandato loro quali potessero esserne le cause, nessuno mi ha saputo dare una risposta convincente. L'ipotesi più comune è questa: Splinder avrebbe suscitato un enorme entusiasmo perché era una novità. Come tutte le novità, sarebbe poi venuto a noia. Non sono convinto che sia così. C'era davvero qualcosa di magico, quasi un'alchimia folle che non ha potuto essere riprodotta in condizioni diverse da quelle in cui è stata generata.

martedì 8 settembre 2020

I GRUPPI DI FACEBOOK: PICCOLE AUTOCRAZIE DIGITALI

"Mussolini capì una cosa fondamentale: che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col diritto di abusarne, e questo era il fascismo. Il fascismo aveva creato una gerarchia talmente articolata e complessa che ognuno aveva dei galloni: il capofabbricato... tutti avevano una piccola fetta di potere, di cui naturalmente ognuno abusava come è nel carattere degli italiani."
(Indro Montanelli) 

Trovo oltremodo interessante il concetto espresso dal giornalista dal grande cranio pelato. Non sono sicuro che Mark Zuckerberg lo abbia ripreso scientemente quando ha avuto l'idea di dare origine ai gruppi di Facebook. Certo, non c'è un Mussolini del Web che forma una gerarchia adornando le uniformi delle folle oceaniche con galloni appariscenti. C'è soltanto il capofabbricato, che i galloni se li mette da sé. Mi si dirà che il problema potrebbe non essere universale, che ha più l'aria di essersi formato nella realtà tipicamente italiana, sviluppandosi in modo spontaneo dalla nostrana avidità di micropoteri, per quanto inconsistenti e futili. Forse è così, ma non mi faccio illusioni: l'essere umano in quanto tale è un legno storto, come diceva Kant, e lo è in tutte le nazioni. In ogni caso, avendo esperienza soprattutto di gruppi in lingua italiana, non me la sento di estendere all'intero globo terracqueo ciò che vi ho riscontrato. Mi limiterò a farne una sommaria descrizione. Ogni gruppo che abbia un sufficiente numero di iscritti è uno spazio chiuso, governato da un tirannello con un suo stuolo di bravacci pronti a tutto pur di fare valere i suoi diktat. Direi che la soglia minima perché si formi una simile cloaca è quella dei 100 iscritti. Non appena la si supera, ecco che le più belluine dinamiche sociali si impongono in modo ineluttabile. Non ci sono dubbi sul fatto che l'atmosfera in tali ambienti è irrespirabile. I tirannelli di Facebook sono soltanto squallidi falliti e insignificanti narcisisti che si credono divinità sulla Terra, come se fossero i Figli del Faraone dell'Egitto. Tutti questi Figli del Sole potrebbero fornire energia al pianeta per un milione di anni, se le loro bizze e le loro pretese potessero far funzionare i pannelli fotovoltaici. Cosa vogliono gli stramaledetti tirannelli chiamati "amministratori"? Semplice: pretendono che siano loro tributati atti di fellatio virtuale in grado di gonfiare il loro ego smisurato! Se qualcuno pubblica un commento giudicato irritante o anche solo critico, capace di sgonfiare suddetto ego, si scatena il finimondo! Essendo tutti dotati di personalità infantile e capricciosa, i tirannelli non sanno gestire le situazioni che via via si presentano. Quando qualcosa sfugge loro di mano, cadono in preda a crisi isteriche e convulsioni. Si capisce che questo è accaduto tutte quelle volte che si vede un post i cui commenti sono stati disabilitati. 
 
Il teatrino dei like  

Ecco un modus agendi tipico, riscontrato nella maggior parte dei gruppi di Facebook in lingua italiana: non appena qualcuno pubblica un commento critico o non in linea col pensiero imperante, subito accorrono gli scherani dell'autocrate. Non potendo ricorrere al tirapugni o al manganello, questi tirapiedi usano una tattica più subdola. Uno di loro scrive qualcosa per rispondere a quella che è percepita come una provocazione. Gli altri suoi compari sommergono il suo commento di like. Se si osa ribattere, il canovaccio si ripete: nuovi commenti da parte dei bravacci, a turno, ciascuno tempestato di like. Così l'utente percepito come provocatore, i cui interventi non ricevono ovviamente l'approvazione di nessuno, viene isolato e spinto a lasciare il gruppo. Chiamo questa tattica invereconda "teatrino dei like". Ho visto accadere questo schifo centinaia di volte, tanto che a un certo punto mi sono obbligato a non apporre quasi più commenti in alcun gruppo. Mi limito a scrivere "Splendida creatura!" quando vedo la foto di un pettirosso in un gruppo dedicato all'avifauna, oppure "Che bell'addome sensuale!" quando vedo la foto di un vellutato ragno crociato in un gruppo dedicato agli invertebrati. Cose di questo genere, e basta. 
 
La logica del branco, ovunque!  

Quello che mi sorprende e a cui non so dare spiegazioni razionali è la varietà estrema degli argomenti trattati dai gruppi autocratici in cui ho avuto gravi problemi. Sono argomenti nobilissimi! Si va dall'etruscologia alla produzione casalinga di idromele, dalla filosofia all'ornitologia, dallo studio dei funghi all'entomologia. Tutto ciò che mi interessa e che mi ha sempre appassionato! Com'è possibile che la belluina natura degli energumeni abbia potuto contaminare anche questi panorami di immensa bellezza? Lo ignoro e sono basito. Eppure questa è la triste realtà dei fatti. Provate ad aggregare un numero sufficiente di persone, dando loro un capoccia, e diventeranno dei bulli, simili a lupi in un branco, pronti a sbranare ogni intruso!
 
Etruscologi dilettanti e molesti  
 
Sono stato in un gruppo dedicato alla lingua degli Etruschi, il nobilissimo popolo dei Rasna. Ho subito riscontrato una grande sete di conoscenza da parte di molti membri, unita però a una sostanziale mancanza di basi e di nozioni elementari. Imperava il paleocomparativismo, fondato interamente sulle assonanze. A questo approccio non scientifico, era dato il nome di "scienza degli umili". Con grande pazienza cercavo di spiegare come un tale modo di procedere fosse fallace e portasse a conclusioni erronee. Questo mio impegno è stato scambiato per sete di protagonismo e ha destato un'immensa irritazione. Ecco che un giorno, dopo aver definito "aberrante" un'enormità letta nel gruppo, ho ricevuto diverse email piene di insulti: erano state mandate da un bullo affiliato a una loggia massonica, che aveva firmato i suoi interventi con elaborati simboli criptici della Libera Muratoria, apponendo come sigillo una frase in latino: ABSIT INIURIA VERBIS. Certo, come no. Perché vedete, un cittadino può dire qualunque cosa, anche che uno è un mongoloide figlio della merda, e poi basta pronunciare la formula magica per annullare l'insulto. Il bravaccio ha agito nel modo più subdolo, codardo e infame: ha commentato i miei interventi su Facebook, cancellandoli subito dopo, facendoli così giungere nella mia mailbox come notifiche. Ho esplorato il profilo di questo individuo e ho visto diverse sue foto. Il bello è che la Sorte me lo ha fatto incontrare sul treno proprio il giorno dopo! Me lo sono visto proprio seduto davanti a me sul treno per Milano! Avrei potuto riconoscerlo tra mille, le foto del suo profilo non lasciavano adito a dubbi. Era un individuo simile al capitano Picard di Star Trek, alto, massiccio e pelato, con un'espressione brutale e assente, un cranio a forma di ogiva. Possibilità di errore nell'identificazione: 0%. Sono stato preso dall'impulso di palesarmi e di tirargli una gragnola di pugni sul grugno fino a distruggergli il setto nasale. Invece ho dato prova di un aplomb da lord britannico: mi sono astenuto dalla violenza e l'ho lasciato perdere. Se avessi potuto professare la legge dei Longobardi, non se la sarebbe cavata così. Perché capita che qualcuno agisca da demente fottuto (ABSIT INIURIA VERBIS), in un modo tanto insensato? Ho formulato un'idea che è molto più di un'ipotesi: quello era il comandante dei bravacci al servizio del tirannello del gruppo! E questi sono gli umili di Facebook.
 
Funghi esuberanti 

In un gruppo di micologia c'era un individuo irritante che pubblicava foto di funghi giganteschi, simili a falli rigonfi. Era un giovane paffuto che si vestiva con un copricapo faraonico ed esibiva i suoi carnosi trofei, in genere porcini. Nella mia ingenuità, pensavo che il problema fosse lui. Non intervenivo spesso, mi astenevo quasi dall'apporre commenti che non fossero telegrafici. Eppure quando ho scritto qualcosa in occasione di un post sui devastatori di boschi, è stata una catastrofe. Ho dato notizia degli scempi di cui ero stato testimone molte volte, affermando che i peggiori devastatori di boschi sono proprio le genti della provincia di Varese! In Val Vigezzo, nel piovoso paese dell'Ossola, ogni estate giungevano molte persone dalle infelicissime lande del Varesotto. Armati di bastoni, quei tristi figuri distruggevano il sottobosco. La loro ignoranza era duplice: da una parte colpivano tutti i funghi da loro creduti velenosi, dall'altra erano tanto avidi da raccogliere esemplari non commestibili, scambiandoli per mangerecci e ingozzandosi fino a intossicarsi. Una volta capitò a me e al fraterno amico P. di trovare alcuni esemplari di Boletus satanas, già raccolti da qualcuno e abbandonati sul ciglio della strada. Li prendemmo perché eravamo intenzionati a essiccarli per compiere uno stravagante esperimento (mio padre mi aveva raccontato anni prima che piccolissime quantità di quei funghi davano un aroma particolare ai porcini secchi). Così lasciammo i boleti di Satana fuori dalla porta di casa. La mattina seguente erano spariti: alcuni ingordi di Varese li avevano trafugati! Venimmo poi a sapere che i ben noti ladri di funghi erano stati ricoverati in ospedale per via di terribili crisi gastroenteriche. Cos'è accaduto nel gruppo dei micologi quando ho parlato dei pessimi costumi dei famigerati fungiatt de Varés? L'amministratrice, che era proprio di Varese, ha preso il mio intervento come lesa maestà e insulto personale, battendo i piedi, sfuriando e pretendendo le mie scuse: come si è accorta che queste non giungevano, ha reagito scatenandomi contro i bravacci! Prima che mi colpisse appieno l'onda di merda gettatami addosso da quei furiosi mirmidoni, me ne sono andato via di mia sponte dallo staterello tirannico in cui avevo avuto la sventura di capitare. L'abuso dei micropoteri non conosce distinzioni di sesso! 

Logica fallace 

Sembrava un gruppo oltremodo utile e interessante, dedicato alle fallacie logiche, un argomento filosofico affascinante. Come un coglione ci sono cascato e mi sono iscritto. Col tempo ho visto che qualcosa non quadrava. C'era un'isterica che continuava a menarla senza sosta sul Satanismo razionalista, affermando che la definizione stessa fosse una fallacia logica. Non conosceva nulla di Anton Szandor LaVey e parlava senza alcuna cognizione di causa. Più volte sono stato tentato di intervenire, ma non l'ho fatto, perché capivo che mi sarei impantanato senza ottenere nulla. Poi un giorno mi sono deciso a pubblicare un questito in quello squallidissimo gruppo, la cui vera natura ancora non conoscevo a fondo. Proposi come esempio di fallacia logica la furia di certi antirazzisti, che giungevano ad usare epiteti ferocemente razzisti contro i razzisti stessi. Ero stato testimone per molti anni di comportamenti di questo genere. Solo pochi giorni prima mi ero imbattuto nel post di un contatto di Facebook, che etichettava i razzisti come "geneticamente tarati", "esseri inferiori meritevoli di sterminio" e simili, usando un frasario nazista della più bell'acqua. Mi sono limitato a chiedere conto di un paradosso così marchiano, ma sono stato frainteso. Mi si è scatenato contro un branco di bravacci infami, che hanno messo in atto la tattica del "teatrino dei like". Ne ricordo uno in particolare, che ha cominciato a tirare in ballo Popper e il Paradosso della Tolleranza, usando come una clava argomentazioni inconsistenti e fuori luogo. Rammento ancora il suo avatar: era un energumeno dai tratti grossolani e scimmieschi, un pitecantropo animato da immenso furore! Magari avrebbe fatto meglio ad annusarlo, il popper! Non avevo affatto chiesto se il razzismo dovesse essere tollerato. Avevo soltanto segnalato un paradosso marchiano, sesquipedale. Niente da fare. Dopo un estenuante quanto inutile thread, è arrivata l'amministratrice del gruppo, ossia l'autocrate. Pensando che con la mia domanda volessi giustificare il razzismo, ha osato definire "merda" il mio post, che invece era perfettamente razionale. Quella non era gente interessata a discutere fallacie logiche: erano adepti di una setta che venerava Karl Popper come una divinità sulla Terra e che cercava con un atteggiamento dogmatico di imporne a tutti il culto! Ho abbandonato il suo gruppo escrementizio, non prima di averle scagliato contro una maledizione in enochiano, augurandole di finire divorata dal Dragone della Morte! E questi sono i tolleranti di Facebook.
 
Fermentatori altezzosi 
 
Sono capitato in un gruppo sulla produzione domestica di idromele e di altre antiche bevande, pensando che fosse un'ottima occasione per conoscere persone con interessi comuni. Nulla di più lontano dal vero! Ho potuto constatare che gli iscritti pubblicavano foto delle loro produzioni, caratterizzate da un'assurda complessità della strumentazione utilizzata e da tempi di fermentazione quasi biblici. In particolare mi colpivano le foto dei gorgogliatori, manufatti grotteschi simili a tubi di laboratori di chimica, la cui funzione è quella di far uscire l'anidride carbonica dal bottiglione usato per la fermentazione. Perché diavolo usare qualcosa di tanto contorto e antiestetico? Ho sempre usato come "tappo valvola" dei semplici fazzolettini di carta assicurati con elastici! Metto questi fazzolettini uno sopra l'altro fino a formare una barriera sufficiente a impedire all'alcol di uscire, permettendo però la fuga dell'anidride carbonica. Perché usare un complesso gorgogliatore se bastano dei semplici fazzolettini di carta? Diabole, non lo sono riuscito a capire! Il tirannello del gruppo aveva deciso che i gorgogliatori fossero indispensabili, imposti dalla sua legge, così ad ogni mia critica andava su tutte le furie. Un altro motivo di contrasto era la mia passione per l'idromele fresco, da me bevuto appena ha raggiunto un buon grado alcolico (bastano due settimane o poco più). Di solito la bevanda è frizzante e simile a un moscato, ma marcatamente dolce. Tutto ciò irritava i fermentatori del gruppo, sostenitori di una bevanda ferma invecchiata per molti mesi. Il loro era una specie di dogma di una religione, qualcosa di arbitrario portato avanti con fanatismo e livore. La mia abitudine di bere l'idromele fresco era ritenuta esecrabile, addirittura "il peggior consiglio mai sentito". Anche in questo caso si è giunti alla lite. Ho reagito con furia e ho tirato strali di maledizione usando la lingua enochiana, invocando la combustione eterna del tirannello nella Geenna! Vedete che odiosi ricettacoli di oppressione sono sorti nel Web? Uno non è neppure più libero di avere i propri gusti: cercano anche di imporgli cosa gli deve piacere tracannare e cosa no! Forse Mussolini è giunto a simili eccessi? No di certo! A quanto mi consta ha soltanto detto: "Bevo e me ne frego! Barcollo ma non mollo!"  

Conclusioni 

Forse sono io che ho qualcosa in me che non va? Ho dentro di me qualcosa di stravagante che mi porta a litigare con tutti? Oppure c'è davvero qualcosa che non va nelle persone con cui ho interagito? Lascio agli eventuali lettori il giudizio. Sapete cosa ha detto Philip K. Dick in un'occasione? Ha detto che quando si colpisce uno scrittore bisogna essere sicuri di ucciderlo, perché altrimenti si rialzerà e si metterà a scrivere, ottenendo così la sua vendetta. 

domenica 2 agosto 2020

UN IMPORTANTE VOCABOLO VANDALICO IN SARDO: GRISARE 'SCHIFARE'

Nella Cloaca Maxima di Facebook mi sono imbattuto in un flame il cui argomento era il formaggio sardo chiamato casu marzu, caratterizzato da infestazione di larve della mosca Piophila casei, avvezza a frequentare i cadaveri. L'amica Lina S., nativa della Sardegna, difendeva il bizzarro prodotto gastronomico, affermando che i vermi in esso brulicanti sarebbero "fatti di formaggio" e del tutto innocui. In tono di sfida, citava il fatto che i pastori sardi sono notoriamente assai longevi. Il suo commento ironico era qualcosa come: "Hanno più di cent'anni e il casu marzu l'hanno sempre grisau, vero?" - quindi aggiungeva la glossa: grisau = schifato. Qualcosa in me si è illuminato. Ho infatti compreso che il vocabolo in questione è un residuo della dominazione dei Vandali, che in Sardegna è durata circa ottant'anni. Credo che sia una cosa importante farlo notare, alla faccia dei romanisti che vorrebbero cancellare ogni eredità germanica dalla faccia della Terra. Del celebre formaggio verminoso, eredità neolitica, parleremo in un'altra occasione.
 
Informazioni di estremo interesse si trovano sul dizionario online di lingua e cultura sarda (Ditzionàriu in línia de sa limba e cultura sarda), della Regione Autonoma della Sardegna: 
 
 
grisai, grisare, crisare 
traduzione: schifare, provare ribrezzo 
sinonimi in sardo:
   provare ischifu, abborrèschere, afeai, ascamare, aschiai,
   ghelestiare, ischifare, ispucire 
glossa francese: éprouver du dégoût
glossa inglese: to loathe 
glossa spagnola: sentir asco, repugnar 
glossa tedesca: verschmähen. 

Nel suo vocabolario, Spano riporta le forme meridionali grìsu "ribrezzo; paura" e grisòsu "che ha ribrezzo".

Non è difficile risalite all'etimologia genuina di questi vocaboli. 
 
Protogermanico:
      *gri:sanan
"essere atterrito;
provare orrore
Corrispondente atteso nel gotico di Wulfila:
      *greisan /'gri:san/ "essere atterrito; provare orrore"
 
Corrispondenti in germanico occidentale:
Antico inglese: 
       âgrîsan "rabbrividire; temere" 
Antico frisone:
       gryslic "spaventoso" 
Medio olandese: 
      grîsen "rabbrividire"
Medio basso tedesco: 
       grisen, gresen "rabbrividire"; greselîk "spaventoso"
 
Non ho trovato in giro brillanti idee dei romanisti, tali da poter fornire materia di discussione e di confutazioni, così concludo qui la mia trattazione.  

lunedì 6 luglio 2020

LA SINTESI DI DIECI ANNI

1. Premessa storica 

Durante il XIII secolo, in Italia settentrionale, si assistette a una fioritura della Fede Catara. Nella località lombarda di Desenzano sorse una Chiesa che professava il dualismo radicale di matrice balcanica. La crociata contro gli "eretici albigesi", bandita da Innocenzo III nel 1208, ebbe ripercussioni che si protrassero per decenni e condussero alla completa distruzione  delle Chiese Catare, in Linguadoca e in Italia. La spietata repressione messa in atto dalle autorità secolari, sobillate dalla Chiesa di Roma, provocò l’estinzione del Catarismo e l’interruzione della linea apostolica: il Consolamentum (Battesimo di Spirito) non poté più essere impartito. Sono cessati i rituali, si sono dissolti gli apparati, le strutture e i ruoli, eppure la Fede Dualista, intesa come visione del mondo, è sopravvissuta fino ad oggi. 

2. Antefatti

Ricordo il professore di italiano e latino, al liceo. Fu da lui che sentii per la prima volta parlare dei Catari. Ne parlò a lungo, con passione e mai con livore, pur essendo egli un prete. Fui colpito dalla sua descrizione, e fu allora che compresi il motivo di alcune strane costumanze e modi di sentire tipici della mia famiglia paterna. Compresi come mai mia zia inveiva contro il Creatore colpevole di aver costretto uomini e donne a convivere nello stesso mondo. Compresi come mai ritenne che la foto di un neonato nudo in una pubblicità fosse un'immagine del Diavolo. Compresi come mai mia nonna paterna non mangiasse carne, avendone orrore. E tante altre cose, inspiegabili in altro modo: dovevano essere residui delle dottrine dei Catari, sopravvissute chissà come per secoli, in quell'ambiente desolato e impervio del Piemonte. Per molto non ci pensai più, finché un giorno lessi una singolare notizia. Uno spagnolo si era convertito all'Islam perché aveva scoperto di discendere dai Moriscos. Pur disapprovando le azioni non commendevoli di questo individuo, fui colpito dal suo legame con i propri antenati e con la loro identità. Presentii per un istante che un giorno avrei agito in modo simile, recuperando la religione dei miei avi. Fu solo per un attimo. Lasciai tutte queste cose in un cassetto della mia mente. 

3. Un evento traumatico 

Era la Vigilia di Ognissanti del 2006. Ero pieno zeppo di alcol, a tal punto da rasentare il coma etilico. Litigai furiosamente con un amico (RIP), troncando con lui ogni rapporto. Dopo alcuni mesi dall'accaduto, egli morì all'improvviso per una crisi cardiaca. Nessuno poté togliermi dalla mente che la causa fosse la mia maledizione. Allora lessi di Guglielmo Belibasta, che in una lite aveva ucciso un pastore e per questo decise di diventare un Buon Uomo, dedicandosi alla religione dei Catari. Fu così che iniziai a predicare la Conoscenza del Bene, aprendo un blog sulla piattaforma di Splinder. Lo chiamai IL VOLTO OSCURO DELLA STORIA. Il mio intento era quello di diffondere tra le genti la consapevolezza di un pensiero che il mondo ha dimenticato e che rifulge per intransigenza nella sua opposizione all'ordine cosmico. 

4. L'epoca splinderiana 

Intorno a me si coagulò una piccola comunità di persone interessate. Fu allora che conobbi il Fratello Pietro, che a tutt'oggi resta il mio solo correligionario. Sul blog venivano pubblicati articoli di vario genere, che avevano lo scopo di esporre in modo chiaro la Dottrina e di far conoscere importanti dettagli sulla storia dei Catari, dalla loro origine alla persecuzione e alla loro triste espulsione dai registri della Storia. Lo scopo precipuo dell'opera era quello di cercare persone che conservassero qualche vestigia di quella Fede o che fossero interessate al suo messaggio. Eravamo molto attenti a ogni segnale che potesse giungerci dal vasto Web, ma tutto si dimostrava vano, come la ricerca di forme di vita intelligente nel Cosmo. Falsi segnali e falsi amici - proprio come le radiazioni di forni a microonde di campus universitari, scambiate per segnali di civiltà aliene. Presto al primo blog anticosmico ne fu fondato un secondo, che denominai RINASCITA CATARA. Era caratterizzato da un ritmo incalzante e da post brevi, netti, chiari, in cui si denunciava l'orrore della vita nella biologia e si invocava l'Estinzione della specie umana tramite l'abbandono del contatto tra i sessi. Il portale in questione doveva servire ad attirare navigatori e utenti blogosferici, ma neppure questo tentativo sortì l'effetto desiderato, nonostante alcuni successi iniziali.

5. Facebook e la fine di Splinder 

Vedemmo l'ascesa dei social. L'epoca dei Blogger Faccialibristi era caratterizzata dall'uso di Facebook nel vano tentativo di dar nuova vita ai blog morenti. Si aggregavano i post di Splinder, cercando di procurare loro un flusso di visite. Uno sforzo inutile come i peti di un mulo. I segni di decadenza di Splinder erano sempre più marcati. Venne così il giorno in cui i suoi gestori annunciarono ne annunciarono la fine. All'inizio di febbraio del 2012 Splinder venne meno per sempre, dopo un difficile periodo caratterizzato dalla feroce persecuzione da parte di troll e cyberbulli. Qualcuno timidamente diceva che Berlusconi fosse il responsabile della fine della piattaforma, irritato dalle intercettazioni pubblicate su blog splinderiani da qualche oppositore al regime. In fondo aveva tentato per anni di mettere il bavaglio alla Rete. Nessuno poté togliermi dalla mente che Splinder fu affondato soprattutto perché ospitava blog dedicati dalla Fede dei Catari, perché i potenti del mondo la ritenevano sommamente pericolosa e sgradita. C'era infatti un precedente importante: qualcuno, forse un affiliato a una loggia massonica, si era materializzato con un commento a un mio post, dicendo che la predicazione da me intrapresa costituiva "una minaccia alla pace sociale"

6. La migrazione su Iobloggo

I due blog dedicati alla religione catara, IL VOLTO OSCURO DELLA STORIA e RINASCITA CATARA, furono migrati su una piattaforma blogosferica che nella forma somigliava molto a Splinder: Iobloggo. Fu un percorso di declino e di sfacelo, come la traiettoria di un pianeta morente attratto verso l'orizzonte degli eventi di un buco nero supermassiccio. Non si trovò mai alcun rimedio a questa ineluttabile rovina - anche perché Iobloggo era una piattaforma da schifo, popolata soltanto da pistolini e da streghette, che chattavano senza sosta in apposite finestre incorporate sui loro fatui blog, con un linguaggio sincopato tutto fatto di abbreviazioni (k, nn, etc.). Non c'era alcuna apertura sulla rete sociale. Ogni comunicazione sembrava impossibile in quell'ambiente asfittico. Non era un vivere, era un vegetare.   

7. Un gruppo cataro su Facebook 

Abbandonata quasi ogni speranza nei blog moribondi, fu portata avanti una diversa iniziativa, altrettanto inutile. Un gruppo su Facebook, inizialmente denominato CREDENTES, fu chiamato CHIESA DI DRAGOVITSA : DUALISMO ASSOLUTO. Vi furono attratti personaggi oltremodo bizzarri che a conti fatti rappresentarono soltanto un grave nocumento alla Causa. Nessuno di loro comprendeva veramente le finalità del gruppo e la Dottrina che vi veniva spiegata. Presto si manifestarono casi di apostasia. Persone che sembravano leali e interessate, all'improvviso diventavano acerrimi oppositori, pugnalandoci alle spalle. Si comprese che vi erano infiltrati di ogni tipo, interessati a carpire informazioni e a colpire. Tra le spie identificate ve ne erano delle più disparate e apparentemente incompatibili affiliazioni: cattolici-belva, satanisti laveyani e presunti massoni. Nessuno di loro agiva a titolo personale. Erano tutti inviati da organizzazioni ostili. Al contempo si registrarono in Facebook e nel Web molteplici tentativi di screditare il gruppo. Furono fondate alcune Chiese Catare fittizie, simili a villaggi Potëmkin e prive di qualsiasi sostanza, al solo scopo di dire che CHIESA DI DRAGOVITSA era una conventicola intollerante da rifuggire. Ci furono sforzi forsennati per far passare la religione dei Catari per una sorta di melensaggine New Age. Fiorirono tentativi di revisionismo storico, con studiosi corrotti che negavano persino la concreta esistenza dei Buoni Uomini. In Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti d'America, dovunque questi messaggi deleteri venivano propalati senza sosta per mezzo di articoli, libri e studi. Riporto ora un episodio cruciale. Un vescovo del Veneto, allarmato dalla possibile reviviscenza del Catarismo in Italia, mandò un suo emissario dal Fratello Pietro, interrogandolo a lungo nel tentativo di estorcere informazioni. Appurato che non vi erano né rituali, né testi sacri tramandati, e che le Chiese Catare nel Web erano solo gusci vuoti, l'Inquisitore se ne tornò alla sua base.    

8. La Fine

Possiamo così dire che il tentativo di riportare in auge il Dualismo Anticosmico si è esteso per dieci anni del XXI secolo, circa settecento anni dopo la morte di Peire Autier, dagli inizi del 2007 agli inizi del 2017, per poi spegnersi miseramente di fronte all'eccessivo gravame delle avversità che mi hanno colpito. Per distruggere una religione formata in buona sostanza da due soli uomini, sono stati compiuti sforzi incredibili. Si evidenzia l'assoluta sproporzione tra l'inconsistenza della presenza dualista e i mezzi che sono stati mobilitati per distruggere i Blog, screditarne i contributori e annientare ogni possibilità di rintracciarne nella Rete gli scritti. In sostanza: il pensiero cataro-dualista è un fenomeno socialmente irrilevante, eppure sono bastate DUE PERSONE per attivare i cani da guardia del Sistema. Non oso immaginare quel che sarebbe accaduto se, anziché due, fossimo stati cento. Ci avrebbero rimossi fisicamente, senza il minimo dubbio. Da una parte contemplo e ammiro l'opera di Peire Autier, l'Apostolo della Linguadoca, che durò una decina di anni e portò a una prodigiosa Rinascita Catara dal 1299 al 1310 - finita tra le fiamme dei roghi. Dall'altra parte sono costretto a guardare la mia triste parabola esistenziale, che non ha portato a nulla di concreto e che non sarà ricordata da alcuno. Continuo a postare vecchi articoli dei portali estinti, anche se sono consapevole del fatto che i motori di ricerca li boicottano. Non c'è più spazio per argomenti diversi dai viaggi a Dubai, dal "food" o dalla cacca delle influencer. Lascio questo mio scritto come un estremo messaggio in una bottiglia alla deriva nel vuoto siderale.

sabato 30 maggio 2020

UN SOGNO PORTENTOSO E ORRENDO

Prima mi sono trovato a viaggiare in treno assieme a Battiato e a parlare con lui di argomenti filosofici. Era giovane e vestito da becchino. Poi il cantante ha proseguito per Napoli, mentre io sono sceso dal treno e sono rimasto bloccato in un paese del Piemonte perso in mezzo al niente. Non c'era un solo treno per Milano: le indicazioni che avero ricevuto erano errate. Ero costretto a stare lì, in quel luogo nefasto chiamato GRAMAODE. Quando è giunto il tramonto, mi sono accorto che regnava il coprifuoco. Non c'era un solo lume acceso, la tenebra saliva come dal suolo, densissima e aggressiva. Non una sola finestra illuminata. Non un treno, non una pensione, non un bed and breakfast o un locale aperto. I miei tentativi di chiedere informazioni sono naufragati: c’era un bigliettaio, vecchio e aggressivo, con cui non si poteva comunicare. Gli ultimi barlumi di luce morivano in una foschia inferale. Anche le poche luci della stazione si spegnevano, si disattivavano persino i pannelli con gli arrivi e le partenze, i cui caratteri erano peraltro illeggibili. Così sono corso verso l'ultima luce, un gabbiotto di vetro con alcuni macchinari in mostra, dove due giovani spenti stavano mangiando panini. Ero disperato, ho chiesto loro se potevano darmi un passaggio. Mi hanno detto che sarebbero andati a Milano, nel quartiere Isola, proprio dove lavoro. Così siamo saliti in macchina, addentrandoci nell'oscurità dell'Ade. Un tragitto folle a fari spenti nei campi, come se il pilota avesse la vista agli infrarossi. A un certo punto ho visto che proveniva una fioca luce da una stazione ferroviaria di un paese chiamato IOSUS. Mi dicevano che un tempo lì c'erano gli Etruschi. Ci siamo allontanati, di nuovo immersi nel buio simile a petrolio opprimente e mi sono svegliato in preda al terrore. 
 
Marco "Antares666" Moretti, maggio 2020

PROSTITUZIONE IN SECOND LIFE

Camminavo lungo la via in un paese glaciale. A un certo punto ho visto qualcosa che ha attratto la mia attenzione. La prostituta era una ragazza dark, il cui avatar era definito con il massimo dettaglio: si poteva distinguere il rossetto nero sulle labbra, gli occhi erano truccati col mascara, le unghie delle mani e dei piedi avevano uno smalto nero lucido. Stava immobile vicino a un lampione, esibendo le gambe. Le chiome erano lunghe e corvine, la pelle era di un pallore cadaverico. Gli abiti neri erano davvero succinti. Poco oltre c'era il pappa, un afroamericano in doppiopetto, anche lui sembrava una statua. Quello che mi ha stupito, è che sulla testa delle due figure non compariva l’etichetta con nome e cognome. Ho cliccato sulla prostituta con l’apposito tasto per ottenere informazioni, e ho potuto constatare che era sprovvista di nominativo: era una proprietà di un bordello chiamato "Liberty or Tyranny", o qualcosa del genere. Probabilmente era un "bot", ossia un avatar fittizio. Pieno di stupore ho ripreso il mio cammino, allontanandomi da quel luogo. 
 
Marco "Antares666" Moretti, gennaio 2016

giovedì 28 maggio 2020

UN CASO DI PRECOGNIZIONE

Stavo camminando al parco, quando ho visto davanto a me un bambino intento a mangiare una brioche. La madre seguiva a pochi metri di distanza. All'improvviso ho saputo per certo cosa sarebbe accaduto di lì a poco: non solo mi sono visto la scena con gli occhi della mente, ma ho anche udito i suoni delle parole rimbombare nel mio cranio. Al bambino la brioche sarebbe caduta, e si sarebbe chinato per raccoglierla. La madre sarebbe intervenuta subito, prendendo il resto del dolciume e buttandolo nel vicino cestino dell'immondizia, dicendo: "Lascia stare, te ne do un'altra". Di lì a pochi secondi, la sequenza si è verificata esattamente, come se avessi visto in anticipo una sequenza del film della vita, con un semplice sfasamento. 
 
Marco "Antares666" Moretti, giugno 2014

ATTIVITÀ ONIRICA ANOMALA

Un sogno demente, violento, esploso, al confine dell'epilessia. Uscivo dal Duomo di Milano con in mano una grossa pietra, davanti alle guardie incredule la mettevo in un sacchetto di carta e quella si trasformava in pane. Poi una corsa col cuore in gola per arrivare alla fermata di una metropolitana di superficie dove avevo visto una donna che era mia sorella, ma appena l'ho raggiunta si è messa a cambiare forma davanti ai miei occhi fino a trasformarsi in una serie di brani di carne, all'interno di uno potevo distinguere un globo oculare ricoperto da una membrana. Dentro il cranio una pulsazione feroce e una frase martellante quanto criptica: "È NEL CIRCUITO DI PAUTSITÒR". Il risveglio traumatico con una forte emicrania, alle ore 7:01, la luce del giorno che mi feriva i nervi ottici. 
 
Marco "Antares666" Moretti, marzo 2015

IL CIELO COME UN MURO DI CEMENTO

Mi ero addormentato in treno, e quando mi sono destato all'improvviso sono rimasto sconvolto. Al posto del cielo c'era un immenso muro di cemento. Per qualche istante sono stato assolutamente certo della natura reale di quel muro, di cui avvertivo così bene la superficie che pareva estendersi all'infinito. Poi ad un certo punto quella certezza si è dissolta e ho capito di essere stato vittima di un'illusione. Il cielo plumbeo e uniforme, foriero di neve, era da me stato interpretato come una struttura in muratura, è evidente. Eppure, niente riesce a togliermi l'idea di aver visto in quel brevissimo lasso di tempo la vera realtà delle cose, il cemento che delimita questo campo di sterminio. 
 
Marco "Antares666" Moretti, febbraio 2015

domenica 24 maggio 2020

RELIGIONE NEOLITICA, PREGIUDIZIO ANTISODOMITICO... E BUFALE!

 
Era il 16 gennaio 2019. Il carissimo amico Lukha B. Kremo disquisiva su un cruciale argomento, che ha sempre attratto la mia curiosità: il rinvenimento di materiale genetico nel retto della Mummia del Similaun, eccezionale reperto chiamato affettuosamente Ötzi (varianti ortografiche Oetzi, Otzi). Riporto in questa sede il thread iniziato dal Kremo:
 
Lukha B. Kremo: 
comunque l'argomento del giorno non è che 10 anni fa avevamo 10 anni di meno, ma che Otzi è il primo omicidio documentato causato da omofobia, ca. anno 3200 a.C.

Luigi Straneo:
non credo sia un caso di omofobia, gli hanno trovato del liquido seminale nel retto, dev'essere un gioco erotico finito male

Lukha B. Kremo:
no, gli hanno trovato ferite compatibili con frecce alla scapola, inoltre era in un ghiacciaio; molto più probabile che sia stato colto in flagrante che abbiano ammazzato l'altro e che lui sia riuscito a scappare ma sia stato colpito lo stesso, poi ha cercato di superare le montagne per non farsi trovare più e lì è caduto.

Lukha B. Kremo:
mi pare che si conferma che le idee che abbiamo noi delle società neolitiche sono da rivedere, che abbiamo una concezione di primitivismo e che invece già nel 3200 ac in italia del nord c'erano comunità con leggi proprie. Di poco è la scoperta di una battaglia epocale del IV millennio ac in un remoto paese della germania settentrionale che indica come non fossero in lizza due tribù, ma due fazioni multietniche e quindi un esercito di un vero e proprio regno, di cui ovviamente non sappiamo nulla.
 
Lukha B. Kremo:
in fondo circa 100 anni dopo Otzi regnava il primo faraone in egitto

ALex CutWay:
Vi sono stati non rari eventi di fallace marcatura del DNA tramite datazione al carbonio. In realtà, un'altra teoria avvicente che i ricercatori stanno seguendo , sono voci di corridoio, è un successivo atto di necrofilia verso una mummia, avvenuto molti secoli dopo, anche se l'esatta datazione temporale è ancora piu' complicata. Sarebbe inoltre il primo caso della storia umana.

A distanza di tempo sono tornato sul thread e con mia grande sorpresa ho trovato che il link condiviso dal Kremo era stato nascosto da un minaccioso avvertimento. Infatti la notizia
sulla morte violenta del nostro uomo preistorico preferito, apparsa a suo tempo su Le Cronache Lucane, è stata bollata da Zuckerborg come "fake news". La mannaia di una censura occhiuta si è abbattuta sul contenuto eterodosso, implacabile come un androide, inquietante e temibile come lo swibble di dickiana memoria. Ecco la documentazione: 
 

Facta - Fact-Check  

Independent fact-checkers say this information has no basis in fact.
 
Notizia priva di fondamento: "sperma nel retto di Ötzi".
 
Il 16 gennaio il sito Le Cronache lucane ha pubblicato un articolo dal titolo “La conferma dei ricercatori di Bolzano: sperma nel retto di Ötzi”.

Nel testo si legge che una biopsia che sarebbe stata effettuata dal team di Archeologia Biomolecolare di Bolzano avrebbe confermato un dettaglio inedito sul ritrovamento, avvenuto nel 1991, della mummia neolitica denominata Ötzi: la presenza di sperma nel canale rettale.
 
Questa è una notizia priva di fondamento, probabilmente nata come pesce di aprile e poi continuata a girare per oltre 25 anni. Ma andiamo con ordine. Partiamo dalla fonte. Le Cronache Lucane ha ripreso interamente (senza specificarlo) un articolo pubblicato dal sito CTRL ALT WRITE il 9 febbraio 2016.

Passiamo alla vicenda. Il 19 settembre del 1991, sulle Alpi Venoste al confine tra Italia e Austria, durante un'escursione viene ritrovata da due coniugi tedeschi una mummia di oltre 5 mila anni fa. Alla mummia viene dato il nome di Ötzi.

Nel 1992 il sito The Straight Dope aveva spiegato che, poco tempo dopo la scoperta di Ötzi, si era diffusa la notizia secondo cui tracce di sperma erano state trovate nell'ano della mummia ma che questa storia era in realtà comparsa sul numero del primo aprile di una rivista austriaca ed era quindi probabilmente uno scherzo.

Questa notizia inventata ha comunque continuato a girare ma, come scrive il sito di fact-checking Butac.it, non ha mai trovato conferma. Nel 2012, anzi, riguardo le voci di corridoio che sostenevano che dello sperma fosse stato trovato nel canale anale di Ötzi, Angela Graefen, ricercatrice di genetica umana all'Istituto Eurac a Bolzano, aveva chiarito all'agenzia di stampa Reuters, che la voce era priva di fondamento e che poteva derivare «dal fatto che dei semi sono stati trovati nel suo intestino. I termini per i semi di piante e lo sperma sono, in effetti, gli stessi in tedesco».
 
Con infinito paternalismo, Zuckerborg ha quindi impresso il suo sigillo: 
 
Learn more about how Facebook works with independent fact-checkers to stop the spread of false information. 
 
A questo punto tutto sembra chiaro. In un commento poi aggiunto al thread, lo stesso Kremo ha ammesso di essere stato tratto in inganno dai media. 
 
Lukha B. Kremo:
ok, qualche giornalista del cazzo ha tradotto semen (sic) con sperma. Erano semi, non sperma 
 
Benissimo! Tutto sembra essere a posto. Il pacchetto memetico fatto di informazione degenerata è stato identificato e neutralizzato. I Sommi Sacerdoti dell'Antibufalismo hanno sentenziato e il loro giudizio è reperibile con grande facilità nel Web. Davanti al loro magistero si prosternano le masse, cadendo in adorazione! Ecco i link agli articoli di fact-checking:    
 
 
 
In ultima analisi, le fonti addotte sono due: 
 
1) Reuters;
2) The Straight Dope.
 
Come vedremo nel seguito, le tesi riportate dalle due fonti sono tra loro incompatibili e si escludono a vicenda. Procediamo con ordine, ripercorrendo le tappe della ricerca. 

L'ipotesi dell'errore di traduzione
 
Cominciamo dall'analisi delle informazioni diffuse dall'agenzia britannica Reuters, alla cui parola è attribuito un valore pari a quello del Vangelo, se non addirittura superiore. Questo è il testo fondante: 
 
 
One sticky rumor was that semen had been found in his anal canal, prompting headlines about his supposed homosexuality. But Graefen set the record straight.

“This comes from the fact that seeds have been found in his intestine. The words for plant seeds and semen are actually the same in German,” she laughed.

 
A quanto pare possiamo stare tutti più tranquilli: l'ennesimo rigurgito di entropia cognitiva è stato rintuzzato. Ma è davvero così? Diabole Domine, direi proprio di no. La questione è un tantino più complessa di come la si dipinge. Sintetizzo i miei dubbi: 
 
1) Possibile che tutto sia nato da uno studio in cui la parola Samen indicava i semi, senza che nessuno si sia preso la briga di specificare la specie vegetale di appartenenza?
2) Possibile che non si faccia la minima menzione a come questi benedetti semi sarebbero giunti nel canale rettale del defunto? Sono passati indenni per tutto l'intestino o sono stati introdotti in un improbabile gioco erotico? 
3) Possibile che nessuno menzioni in modo esplicito la fonte da cui Reuters avrebbe attinto? Perché cercando stringhe come "Angela Graefen Samen Ötzi" non si trova un bel nulla di utile? Qual è lo studio in cui la parola Samen avrebbe generato l'equivoco? Chi sono i suoi autori? Dove reperirlo nel Web? Non è dato sapere.
4) Possibile che con chiavi di ricerca non contenenti il nominativo della Graefen, come ad esempio "Ötzi Samen hintern", "Ötzi Samen Darm" e via discorrendo, Google si ostini a mostrare soltanto siti in italiano? Faccio notare che nelle impostazioni di Google ho selezionato "Qualsiasi lingua" e non "Pagine in italiano"
 
Questa è una menzione di "Samen" in relazione alla Mummia del Similaun (il neretto è mio), da Die Urgeschichte Europas, di Reinhard Pohanka (2016): 
 
Der Pilz hat eine desinfizierende Wirkung und wird außerdem als Aufguss gegen Würmer und Magenbeschwerden verwendet (in der Gegenwart zum Beispiel bei den Samen).

"Il fungo ha un effetto disinfettante e viene utilizzato anche come infuso contro vermi e problemi di stomaco (in presenza di semi, ad esempio)."  
 
Questa è un'altra citazione (anche qui il neretto è mio), tratta dal sito www.alimentarium.org
 
Begleitfunde sind Überreste von Tierknochen, Muschelschalen und Fischgräten sowie pflanzliche Funde wie Getreidekörner, Nüsse und Samen, die bei Siedlungs- und Bestattungsausgrabungen freigelegt werden. 
 
"I reperti di accompagnamento sono resti di ossa di animali, gusci di cozze e lische di pesce, nonché reperti vegetali come cereali, noci e semi che vengono scoperti durante gli scavi di insediamenti e sepolture."

Come si vede, non si ha alcuna ambiguità che possa giustificare la genesi del mito memetico dello sperma nel retto di Ötzi. Certo, districarsi in un mare di disinformazione non è facile, ma con un po' di buona volontà si dovrebbe trovare il bandolo della matassa. Invece non si viene a capo di nulla. Cosa molto sospetta. Possibile che l'intervista alla Graefen non abbia avuto alcuna eco nel Web in lingua tedesca? 
 
Con un po' di pazienza, sono riuscito a trovare una menzione più pertinente, su una rivista online tedesca di area LGBT, Queer.de (ancora una volta i neretti sono miei): 

Manche Geschichten sind wirklich lustig, und die erzähle ich auch gerne selbst, beispielsweise, dass Ötzi schwul war. Das war lediglich ein Übersetzungsfehler: Da hat man aus dem deutschen Wort Samen den englischen semen gemacht, was im Deutschen so viel bedeutet wie Sperma. Deswegen wurde das sozusagen in die falsche Richtung interpretiert. Es wurden keine Spermien in seinem Darm gefunden, sondern Pflanzensamen.

"Alcune storie sono davvero divertenti e mi piace raccontarle io stesso, ad esempio che Ötzi era gay. È stato solo un errore di traduzione: la parola tedesca "Samen" è stata trasformata nell'inglese "semen", che in tedesco significa "sperma". Ecco perché è stato interpretato nella direzione sbagliata, per così dire. Nessuno spermatozoo è stato trovato nel suo intestino, solo semi di piante."
 
Nemmeno questa è la menzione che cerco: è ancora un aneddoto simile a quello riportato da Angela Graefen di Bolzano, privo di riferimenti validi. Potrebbe addirittura essere stato preso da fonti italiane ed essere entrato nel mondo germanico come un boomerang. Perché se io racconto un aneddoto finisco linciato, mentre gli altri possono fondare i loro giudizi sugli aneddoti? Sono il solo a non essere esonerato dal riportare le fonti? Il Kremo allude a un giornalista del cazzo che ha sbagliato la traduzione. Ebbene, voglio sapere nome e cognome di questo giornalista del cazzo. Voglio sapere la sua testata di appartenenza e il titolo dell'articolo da cui l'errore ha avuto inizio. Di che nazionalità è il giornalista del cazzo? Questo giornalista del cazzo è italiano o anglosassone? Si converrà che tutto è molto vago. 
 
Totale: le confutazioni fatte dagli Antibufalisti del Web non soddisfano i criteri minimi di trasparenza e di tracciabilità. Per gli attivisti italiani la lingua tedesca è tabù, dato che le attribuiscono il potere di evocare lo spettro del III Reich. Quindi nessuno di loro la conosce davvero. A nessuno di loro interessa scandagliare fonti in tedesco. Citano qualche parola tedesca solo se indispensabile, lo fanno male e mostrando di esserne schifati, a dir poco inorriditi. Per i canoni della loro religione civica sarei considerato un pagano. Ho così licenza di conoscere la lingua tedesca e non ho alcun problema ad usarla, facendo notare che non è stata inventata da Hitler! 
 
L'ipotesi del Pesce di Aprile 
 
Passiamo ora ad analizzare i contenuti del post apparso su The Straight Dope. Vero è che Bufale.net ne riporta il link e che anche il disclaimer apposto da Zuckerborg menziona questa fonte, ma nessuno sembra essere stato in grado di trarne le debite conclusioni, molto diverse da quelle fornite da Reuters. Invito tutti alla lettura:
 
 
Gli italici Antibufalisti si sono fissati sulla traduzione errata del tedesco Samen "seme; sperma", ma hanno anche menzionato una possibilità più attendibile, quella di un Pesce di Aprile. Tutto sarebbe nato da uno scherzo, ossia da una articolo diffuso a bella posta da un'associazione LGBT austriaca, il cui organo di stampa è la rivista LAMBDA-Nachrichten. Tra l'altro giova notare che nei siti Web in lingua tedesca in cui la cosa viene menzionata, non compare mai la parola Samen, bensì un termine più scientifico: Sperma
 
"“Otztal Valley, Italy — The mainstream media reported widely on ‘Otzi,’ the 5,477-year-old Stone Age man found mummified in a melting glacier high in the Italian Tyrolean Alps. The U.S. media did not, however, share a gripping detail that was reported in Italy, Austria, Switzerland, and elsewhere: there was sperm in Otzi’s anal canal. ‘The Tyrolean scholars have not given this little detail any special significance,’ according to Lambda Nachrichten, the magazine of Homosexual Initiative Vienna, Austria’s leading gay organization, ‘but there can only be one explanation: Otzi had sex with another man in the Alps!"
 
L'argomento devastante riportato su The Straight Dope è però un altro. Non può essere stato trovato sperma nel buco del culo di Ötzi. Questo per un fatto molto semplice: Ötzi non ha un buco del culo. Le parti intime del corpo mummificato sono andate perdute, forse divorate dai vermi o da qualche animale carognaro. Comunque sia, niente ano, niente sperma nell'ano.  
 
"But the real problem is this: judging from the photos, Otzi has no anus. His entire crotch, including penis and testicles, is gone, presumably having been eaten by scavengers shortly after his demise." 
 
Diventa superfluo notare che lo sperma non sarebbe in ogni caso rilevabile dopo tanto tempo. 
 
Quanto appena esposto mette in serio dubbio le dichiarazioni attribuite da Reuters ad Angela Graefen. Ecco le conclusioni:
 
1) Non c'è stato nessun equivoco, nessuna confusione semantica tra il materiale genetico e i semi delle piante: siamo invece di fronte a un vero e proprio pacchetto memetico diffuso cum dolo;
2) A quanto pare la Graefen ignorava che il canale anale del corpo mummificato è andato perduto. Cosa a dir poco sorprendente, essendo una studiosa che si è occupata proprio di Ötzi; 
3) I gestori dei siti antibufala hanno citato The Straight Dope ma non sembrano aver letto la fonte con la dovuta attenzione. La storia del culo mancante avrebbe vanificato all'istante la necessità di supporre la cattiva traduzione di una parola tedesca!  
 
I fact checkers devono essere a loro volta sottoposti a fact-checking! Le bufale somigliano ai virus e sono caratterizzate da un corredo memetico che può subire mutazioni. Così da una bufala ne possono nascere altre, ancora più devastanti. 
 
Alcune note 

L'uomo del Similaun visse nel Calcolitico, il periodo che ha segnato la transizione tra l'industria litica del Neolitico e la metallurgia dell'Età del Bronzo. Nel Neolitico fece la sua comparsa l'agricoltura, che portò un nuovo modo di intendere l'Uomo e l'Universo. Assieme all'agricoltura e al culto della fecondità comparve la consapevolezza dell'associazione tra l'atto sessuale e la procreazione. Oggi sembra un concetto scontato. Eppure gli Aborigeni dell'Australia, che sono rimasti nel Paleolitico fino a tempi recenti (attrezzi di pietra scheggiata erano usati ancora negli anni '60 del XX secolo), non erano consci del fatto che il concepimento fosse la naturale conseguenza dell'atto sessuale: attribuivano la gravidanza agli spiriti delle acque o delle pietre. Nel Paleolitico imperava la credenza in una divinità uranica non interessata all'ordine morale del mondo. Un Essere Supremo simile a quello che in Australia era chiamato Nurrendere. Nel Neolitico si è avuto il passaggio cruciale alla credenza in una divinità uranica interessata all'ordine morale del mondo. Una divinità iraconda che considera offensive determinate azioni dei suoi adoratori. Nelle società agricole si diffuse l'idea che lo sperma fosse una sostanza preziosa e che il suo contatto con le feci fosse un sacrilegio. Nacque così l'avversione verso il sesso anale e in particolar modo verso il rapporto sodomitico tra uomini. Qualcuno a questo punto si chiederà: "E i Greci? E i Romani? E il dissoluto politeismo?" Ebbene, nel corso dell'Età del Bronzo c'è stata una radicale trasformazione, non solo tecnologica ma anche e soprattutto culturale. Le società neolitiche in Europa furono travolte dall'invasione di genti indoeuropee giunte a più ondate dalle steppe orientali. Questi invasori avevano sentimenti del tutto dissimili da quelli dei popoli su cui si erano abbattuti come una tempesta: erano bellicosissimi e vivevano di predazione. Consideravano l'agricoltura un'occupazione degna soltanto degli schiavi. Dovunque arrivassero uccidevano gli uomini e stupravano le donne, costringendole a consumare le loro vite macinando cereali. L'omosessualità virile era altamente considerata. Ancora ai tempi di Cesare, i Celti della Gallia Transalpina continuavano questo modo di vivere: disprezzavano l'agricoltura, ritenuta un'occupazione servile, e praticavano la sodomia, anche violenta. Si comprende a questo punto che le religioni monoteiste abramitiche hanno la loro origine in una sopravvivenza della religiosità del Neolitico. Si sono formate da un vero e proprio rigurgito di un'epoca precedente a quella in cui si sono imposte le religioni politeiste. È un gravissimo errore proiettare indietro nel tempo categorie postmoderne come quelle di "omofobia" (analizzeremo in altra sede la natura contraddittoria di questa parola), fondate su una specie di mistica della "paura della diversità": le motivazioni dell'avversione antisodomitica erano di natura religiosa, avevano la loro radice nel tabù e non possono essere lette alla luce delle ideologie femministe e politically correct. Mi opporrò sempre con tutte le forze alla riscrittura del passato a partire dalle storture concettuali del presente!