LA BESTIA
Titolo originale: La Bête
Lingua originale: Francese, Inglese, Italiano
Paese di produzione: Francia
Anno: 1975
Durata: 104 minuti
Rapporto: 1,66 : 1
Genere: Erotico, drammatico
Sottogenere: Zooerastia
Regia: Walerian Borowczyk
Soggetto: Walerian Borowczyk
Sceneggiatura: Walerian Borowczyk
Produttore: Anatole Dauman
Casa di produzione: Argos Films
Fotografia: Bernard Daillencourt,
Marcel Grignon
Montaggio: Walerian Borowczyk,
Henri Colpi
Musiche: Domenico Scarlatti
Scenografia: Jacques D'Ovidio
Costumi: Piet Bolscher
Trucco: Odette Berroyer
Interpreti e personaggi
Sirpa Lane: Romilda de l'Espérance
Lisbeth Hummel: Lucy Broadhurst
Elisabeth Kaza: Virginia Broadhurst
Pierre Benedetti: Mathurin de l'Espérance
Guy Tréjan: marchese Pierre de l'Espérance
Roland Armontel: curato
(Marcel) Dalio: duca Rammaendelo De Balo
Robert Capia: Roberto Capia
Pascale Rivault: Clarissa de l'Espérance
Hassan Falle: servitore Ifany
Marie Testanière: Marie
Stéphane Testanière: Stéphane
Jean Martinelli: cardinale Giuseppe de Balo
Anna Baldaccini:
Mathieu Rivollier:
Thierry Bourdot:
Julien Hanany:
Doppiatori italiani
Pierangelo Civera: Mathurin de l'Espérance
Bruno Alessandro: marchese Pierre de l'Espérance
Giuseppe Fortis: duca Rammaendelo De Balo
Trama:
Mathurin de l'Espérance è un pagano. Non è mai stato battezzato. Com'è possibile una cosa simile in una famiglia cattolica, e per giunta in pieno XX secolo? Semplice. Non si è trovato nessun prete disposto ad impartire il sacramento all'uomo, non più giovane rampollo di una nobile stirpe francese, che per lenire i dolori dell'esistenza si dedica alla gestione di una stazione di monta di cavalli. Ombroso e taciturno, ha il fisico sgraziato, un braccio rigido sempre celato da un'ingessatura. Suo padre, il marchese Pierre de l'Espérance, si trova in una situazione economica non proprio rosea, così spera di far sposare il figlio con una ricca ereditera inglese, Lucy Broadhurst. Lo zio del marchese, il duca Rammaendelo De Balo, si oppone in modo reciso alle nozze, perché è consapevole di una terribile maledizione che grava sulla famiglia: Mathurin sarebbe destinato a morire nell'atto stesso di prendere moglie. Per neutralizzare questa terribile minaccia ai suo progetti, Pierre ricatta il congiunto, ricordandogli di essere a conoscenza dell'uxoricidio che ha commesso in passato. Così le nozze vengono organizzate. Il fratello del duca, il cardinale Giuseppe De Balo, viene contattato al telefono per celebrare le nozze. Pierre lo assicura che Mathurin è stato battezzato e che non ci sono impedimenti; in realtà, per timore che si scopra la verità sul catecumeno, amministra lui stesso il sacramento, promettendo al prete, in cambio del silenzio, la riparazione della sua chiesa e una nuova campana. Lucy Broadhurst, che ha avuto con Mathurin una corrispondenza epistolare, è ospite al castello nobiliare del suo futuro sposo. Durante il soggiorno, resta turbata da una funesta leggenda riguardante Romilda de l'Espérance, antenata di Mathurin, la quale avrebbe lottato contro una bestia mostruosa dal sembiante di lupo. Tutto precipita verso il catastrofico esito finale. Durante una colluttazione, il marchese Pierre sgozza con un rasoio il duca Rammaendelo. Lucy è rapita da un incubo spaventoso: si ritrova nei panni di Romilda e si allontana nel bosco per inseguire un agnellino che si è perduto. A questo punto si accorge di essere braccata dalla bestia, una specie di gigantesco lupo umanoide e bipede, che dilania l'agnellino ed esibisce un immenso fallo eretto da cui fuoriesce lo sperma. La donna, dapprima disgustata, si congiunge al mostro, stimolando i suoi genitali e facendoli traboccare di continuo. Il destino dell'amante ferino di Lucy-Romilda è ben misero: la morte lo coglie durante l'orgasmo. L'ereditiera si sveglia e scopre che Mathurin, che dormiva nella stanza accanto alla sua, è morto. Il suo terribile segreto viene svelato: il gesso posticcio che gli nascondeva il braccio viene tolto, rivelando un arto animalesco e peloso, dotato di artigli. Il defunto rampollo viene mostrato nei suoi caratteri teriomorfi. Cosa che sconvolge i presenti, il corpo è dotato di coda. Per questo nessun prete lo voleva battezzare. Romilda aveva ceduto alla bestia e ne era rimasta ingravidata, dando origine alla linea genetica estintasi con proprio con Mathurin.
Mathurin de l'Espérance è un pagano. Non è mai stato battezzato. Com'è possibile una cosa simile in una famiglia cattolica, e per giunta in pieno XX secolo? Semplice. Non si è trovato nessun prete disposto ad impartire il sacramento all'uomo, non più giovane rampollo di una nobile stirpe francese, che per lenire i dolori dell'esistenza si dedica alla gestione di una stazione di monta di cavalli. Ombroso e taciturno, ha il fisico sgraziato, un braccio rigido sempre celato da un'ingessatura. Suo padre, il marchese Pierre de l'Espérance, si trova in una situazione economica non proprio rosea, così spera di far sposare il figlio con una ricca ereditera inglese, Lucy Broadhurst. Lo zio del marchese, il duca Rammaendelo De Balo, si oppone in modo reciso alle nozze, perché è consapevole di una terribile maledizione che grava sulla famiglia: Mathurin sarebbe destinato a morire nell'atto stesso di prendere moglie. Per neutralizzare questa terribile minaccia ai suo progetti, Pierre ricatta il congiunto, ricordandogli di essere a conoscenza dell'uxoricidio che ha commesso in passato. Così le nozze vengono organizzate. Il fratello del duca, il cardinale Giuseppe De Balo, viene contattato al telefono per celebrare le nozze. Pierre lo assicura che Mathurin è stato battezzato e che non ci sono impedimenti; in realtà, per timore che si scopra la verità sul catecumeno, amministra lui stesso il sacramento, promettendo al prete, in cambio del silenzio, la riparazione della sua chiesa e una nuova campana. Lucy Broadhurst, che ha avuto con Mathurin una corrispondenza epistolare, è ospite al castello nobiliare del suo futuro sposo. Durante il soggiorno, resta turbata da una funesta leggenda riguardante Romilda de l'Espérance, antenata di Mathurin, la quale avrebbe lottato contro una bestia mostruosa dal sembiante di lupo. Tutto precipita verso il catastrofico esito finale. Durante una colluttazione, il marchese Pierre sgozza con un rasoio il duca Rammaendelo. Lucy è rapita da un incubo spaventoso: si ritrova nei panni di Romilda e si allontana nel bosco per inseguire un agnellino che si è perduto. A questo punto si accorge di essere braccata dalla bestia, una specie di gigantesco lupo umanoide e bipede, che dilania l'agnellino ed esibisce un immenso fallo eretto da cui fuoriesce lo sperma. La donna, dapprima disgustata, si congiunge al mostro, stimolando i suoi genitali e facendoli traboccare di continuo. Il destino dell'amante ferino di Lucy-Romilda è ben misero: la morte lo coglie durante l'orgasmo. L'ereditiera si sveglia e scopre che Mathurin, che dormiva nella stanza accanto alla sua, è morto. Il suo terribile segreto viene svelato: il gesso posticcio che gli nascondeva il braccio viene tolto, rivelando un arto animalesco e peloso, dotato di artigli. Il defunto rampollo viene mostrato nei suoi caratteri teriomorfi. Cosa che sconvolge i presenti, il corpo è dotato di coda. Per questo nessun prete lo voleva battezzare. Romilda aveva ceduto alla bestia e ne era rimasta ingravidata, dando origine alla linea genetica estintasi con proprio con Mathurin.
Recensione:
Questo film di Borowczyk è caduto nelle maglie della censura ed è stato etichettato come pornografico. La domanda è legittima: è pornografia o non è pornografia? Come definire la pornografia? Ancora una volta cose che per me sono della massima chiarezza, sono invece estremamente confuse per le masse acefale. Perché un film sia da considerarsi pornografico deve a parer mio essere presente un elemento irrinunciabile: il fallo eretto da cui scaturisce lo sperma. Se questo manca, non si può definire un'opera pornografica, semmai semplicemente erotica. Siccome La Bestia mostra la creatura diabolica dotata di un priapo immane, dalla cui uretra esce abbondante liquido seminale a seguito di eccitazione e strusciamento, si deve classificare come pornografia a tutti gli effetti. Anche se ovviamente è un fallo finto. Cosa pensano invece le masse? Nella loro insipienza, sono convinte che la pornografia non debba avere una trama o un qualunque spessore intellettuale. È proprio l'assenza di un intreccio narrativo, è proprio la superficialità estrema dei personaggi, ridotti a mere estensioni degli organi sessuali, che comunemente definisce la pornografia. Come se la pornografia debba essere per forza di cose una manifestazione di odio commodiano verso l'intelletto, o addirittura una forma di gnosimachia. Della semplice comparsa del fallo eretto - mi si perdoni il francesismo - al volgo sembra non importare... un emerito cazzo. Eppure, in linea di massima, un fallo eretto può entrare a buon diritto anche in prodotto altamente sofisticato della creatività umana. Se vogliamo, nella storia della pornografia la pellicola di Walerian Borowczyk costituisce una fulgida eccezione, in quanto ricchissima di tematiche filosofiche, etiche e religiose.
Pornografia equina
Il film si apre con le sequenze mozzafiato dell'accoppiamento tra uno stallone e una giumenta. Vediamo il fallo smisurato, eretto e palpitante che si prepara alla difficile penetrazione della vulva fremente. Lo stallone deve infatti impegnarsi in una difficile operazione, mettendo le zampe anteriori sui fianchi della femmina e alzandozi fino a centrare il bersaglio. L'aria è carica di ormoni sessuali concentrati del maschio come della femmina: entrambi gli animali sono posseduti dalla bramosia, fin quasi a impazzire. Non è raro nella filmografia zooerotica assistere ad atti di bestialità tra donne e cavalli, in genere si tratta di pratiche fellatorie, ma non mancano penetrazioni, nonostante le ovvie difficoltà meccaniche. Quello che non capita di vedere sono i genitali femminili della specie equina. Borowczyk pone rimedio a questa mancanza, filmando la vulva della giumenta, che pulsa di desiderio e sembra un fiore carnivoro in procinto di catturare la preda. Si vede la sua struttura non dissimile dall'orifizio umano, ma di un rosso intenso all'interno. La maestria del regista è evidente da come riesce a catturare lo stato di tensione dello stallone nell'atto di penetrare, le froge dilatate che si aprono come voragini per poi richiudersi, senza sosta. Quando il membro durissimo eiacula nella vagina, la drammaticità dell'atto sembra interrompersi, i corpi cavernosi ritornano flaccidi e lo stallone si separa dalla giumenta. C'è però ancora qualcosa di degno di nota. Si vede lo sperma colare dal canale procreativo. A questo punto lo stallone avvicina il muso alla vulva e si mette a leccarla avidamente!
Il genoma della Bestia
Che creatura è la Bestia che concupisce Romilda e che le dona tutto il suo sperma? Possiamo dire che è il Diavolo, o senza dubbio un demonio, uno tra i tantissimi spiriti immondi che affliggono da sempre il genere umano. Eppure ha un corpo fatto di carne, non se ne può liquidare l'esistenza come una semplice materializzazione ingannevole scaturita dall'inconscio della sua vittima. Infatti lo sperma del mostro è fecondo, segno che è compatibile con il genoma umano. Deve per necessità essere pieno zeppo di spermatozoi in grado di penetrare nell'ovulo, dando origine a processi meiotici. Nel Medioevo non si sapeva nulla della genetica e tutto era molto più facile. Al giorno d'oggi la stessa demonologia deve incastrarsi nel complesso edificio delle evidenze scientifiche che hanno permesso di comprendere i complessi meccanismi della procreazione. Vediamo che i caratteri di ben tre animali si combinano nella Bestia: quelli del lupo, quelli di una scimmia antropomorfa e quelli del cavallo, come è evidente dalla forma del pene. Non ci sono evidenze fossili di un simile essere nella storia evolutiva delle specie, così resta la domanda sulla sua origine ultima. Da qualsiasi antro dell'Inferno sia scaturita la Bestia, Mathurin porta in sé una parte del suo corredo genetico, quindi non è propriamente un essere umano. La cosa più inquietante è l'assenza di caratteri ferini visibili nel padre di Mathurin, il malvagio marchese Pierre de l'Espérance, che pure deve essere portatore dello stesso genoma. Il contrasto tra la natura fisica della mostruosità di Mathurin e la natura spirituale della mostruosità di Pierre è stridente.
La Bestia e la teologia nicena
Le conseguenze teologiche della fecondazione di Romilda de l'Espérance da parte della Bestia sono vertiginose. Tutto ciò infatti non può essere spiegato nell'alveo della teologia cattolica e questa è la ragione ultima dello sconvolgimento, anzi, dell'annichilimento degli ecclesiastici di fronte a questo caso. I loro sguardi tradiscono i loro sentimenti. Ognuno di loro è trasformato in una statua di sale, come la moglie di Lot. Mathurin non ha trovato alcun prete disposto a battezzarlo per via dei suoi caratteri ferini, chiara prova di natura diabolica. Questo però avrebbe dovuto insinuare un sospetto gravissimo nell'intera Chiesa Romana: il demoniaco Mathurin è nato da un padre e da una madre. Quindi il padre del rampollo, il marchese Pierre, per necessità doveva essere seme del Diavolo allo stesso identico modo, pur non avendo una zampa anteriore simile a quella di un gorilla, pur non avendo la coda, pur avendo un pene perfettamente umano. Tutta la linea genetica dei De l'Espérance derivata dall'atto bestiale di Romilda ha le sue radici nell'Inferno, anche in assenza di segni visibili. Qualsiasi teologo sarebbe dunque costretto dalla forza dei fatti a dichiarare vano qualsiasi sacramento impartito a ciascun nobile che porta in sé l'eredità della copula ferina. Il marchese Pierre è pagano quanto Mathurin, a nulla ha potuto giovargli Cristo. Potessero cose simili accadere nella realtà, a quali terremoti assisteremmo!
Origini leggendarie e criptozoologiche della Bestia
Senza dubbio Borowczyk si ispirò alle leggendo popolari francesi, che spesso descrivono creature antropofaghe. Un esempio di questi mostri è la Bestia di Gévaudan, una specie di lupo gigantesco e dotato di caratteristiche fisiche aberranti, che tra il 1794 e il 1767 portò il terrore nella regione oggi chiamata Lozère uccidendo un centinaio di persone, in gran parte bambini. Nonostante siano stati impiegati contingenti militari per debellare la Bestia, la sua natura non è mai stata chiarita. I biologi hanno ipotizzato che gli attacchi siano stati condotti da più animali, che sarebbero stati lupi affetti da acromegalia, una malattia che provoca la crescita abnorme delle ossa. Questo spiegherebbe le peculiarità del criptide, dotato di testa sproporzionata, di zampe massicce e di fauci dalla potenza ben superiore a quella di un comune lupo. Evidentemente il regista polacco è rimasto profondamente suggestionato da questa leggenda, che pure deve avere un nòcciolo di verità, concependo la geniale idea di trasferire l'aggressività del mostro alla sfera sessuale, facendone così un innaturale stupratore.
Ambivalenza
Se all'inizio Romilda è una preda della Bestia, presto subentra in lei l'eccitazione. Per sfuggire al suo persecutore, credendo che questi la voglia sbranare, la donna si regge a un grande ramo, penzolando nel vuoto. Ormai è quasi priva di vestiti, se ne è liberata per poter fuggire meglio nel bosco. In particolare, mostra alla luce del sole le gambe, la sua intimità e le natiche. La Bestia la afferra, ma non la fa a brandelli, si mette invece a leccarle la vulva. Mentre subisce queste attenzioni, la donna cerca di allontanare l'aggressore colpendone il fallo con i piedi e sortendo l'effetto contrario, eccitandolo. Qualcosa cambia in Romilda proprio in questo momento: i suoi piedi si mettono a masturbare la Bestia con i movimenti tipici di una amante consenziente, provocando l'eruzione di liquidi seminale, che finisce con l'impiastricciare le calze sporche di terriccio. Eco che si è compiuto il mutamento, ora è la vittima a provare un desidero incontenibile, concedendosi all'assalto del mostro. Finisce così con lo sdraiarsi offrendosi a novanta gradi all'aggressore, che le lecca l'orifizio anale e cerca di penetrare nella vagina. Il membro è troppo grande per trovare accoglienza, ma il materiale genetico continua a scaturire. A questo punto vediamo la donna diventare attiva, dando piacere al suo partner diabolico fino a consumarlo: si pone davanti a lui, esibendogli il seno. Si struscia il pene duro come il marmo tra le poppe, provocando altre eruzioni. Che non si tratti più della vittima di uno stupro lo vediamo dallo stato dei suoi capezzoli, turgidi come piccoli peni eccitati. Non correremo il rischio di vederla sbraitare nel movimento MeToo. A questo punto la Bestia muore, quale che sia la sua vera natura. Quel corpo abominevole, fosse anche stato animato dal Diavolo stesso, alla fine cade inerte. Viene inquadrata una chiocciola che striscia su una scarpa di Romilda, simbolo esoterico studiato apposta per scatenare inquietudine nello spettatore.