lunedì 25 marzo 2019

PRESTITI TEDESCHI IN NORRENO

Alcune parole sono giunte in norreno dall'antico tedesco (non solo dall'alto tedesco, ma anche dall'antico basso tedesco o sassone) all'epoca dei contatti tra i Vichinghi e il Sacro Romano Impero. Un numero molto più ampio di prestiti è giunto in seguito: il flusso di prestiti dall'area basso tedesca è diventato particolarmente forte a partire dal XII secolo, quando il medio basso tedesco si è andato imponendo come lingua franca del Nord per via dell'attività della Lega Anseatica. È opinione comune nel mondo accademico che moltissime voci latine siano giunte in norreno tramite il medio alto tedesco, ma a parer mio di questa mediazione nella maggior parte dei casi non si sente la necessità, così rimando alla trattazione dei prestiti dal latino. Riporto un elenco di voci con relativi commenti. 

Il genere grammaticale delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro. 

akta, prestare attenzione
Prestito dal medio basso tedesco achten, corrispondente all'antico alto tedesco ahtan "fare attenzione" (da cui il medio alto tedesco achten). Il prestito deve essere abbastanza tardo, come prova l'adattamento del gruppo consonantico /χt/ nel norreno /kt/


andvarða, consegnare
Prestito dal medio basso tedesco antwarden "consegnare". I puristi islandesi tuttora rigettano questo vocabolo, sentito come un corpo estraneo, impegnandosi a sostituirlo con afhenda o con láta af hendi.


angist (f.), paura
Prestito dal medio basso tedesco angest "paura". La parola non può essere nativa, o avrebbe l'Umlaut palatale. La forma norrena genuina derivata dalla stessa radice protogermanica è angr (n.) "preoccupazione; fastidio; rabbia" (gen. angrs, formalmente molto simile al latino angor "angoscia, affanno", gen. ango:ris).


armbrist (f.), balestra
arbyst (f.), balestra
Prestito dall'antico alto tedesco armbrust "balestra", in ultima analisi dal francese antico arbalestre, a sua volta naturale evoluzione del latino arcuballista, che indica una macchina per lanciare dardi. La forma alto tedesca mostra un rifacimento fonetico dovuto a falsa etimologia, come se fosse un composto di arm "braccio".


armœða (f.), povertà
Prestito dall'antico sassone armôdi "povertà". Il corrispondente in antico alto tedesco è armuodi "povertà", poi sviluppatosi nel medio alto tedesco armuote. Sono convinto che la parola sia entrata in norreno in epoca abbastanza antica, cambiando declinazione e sviluppando l'Umlaut palatale: sassone armôdi > norr. *armóðja > armœ
ða. Ciò non può essere avvenuto nel XII-XIII secolo, come suppone chi pensa che il prestito sia dal medio basso tedesco (armôd, armôde "povertà").

baka (f.), pancetta affumicata
Prestito dal medio basso tedesco bâke "natica; pancetta, prosciutto" (da non confondersi con l'omofono bâke "segnale nautico"). La radice è la stessa del notissimo inglese bacon, voce germanica che è stata reintrodotta dall'antico francese. Il corrispondente antico alto tedesco era bahho, bacho "schiena; quarto di pancetta affumicata". In longobardo il concetto era espresso da *paccha, voce tuttora conservata in alcuni dialetti meridionali come pacca "carne salata".


barki (m.), tipo di nave
Prestito dal medio basso tedesco barke "piccola imbarcazione", a sua volta dal latino tardo barca (diminutivo del più antico ba:ris, di origine egiziana), da cui anche la parola italiana a tutti noi ben nota. Da non confondersi con l'omofono barki (m.) "trachea, gola", che è un termine nativo.


barma, abbracciarsi
Prestito dal medio basso tedesco barmen "abbracciarsi", contratto da un precedente *be-armen. In tedesco moderno si ha erbarmen haben o sich erbarmen.


basún (f.), trombone
basúna (f.), trombone
Prestito dal medio basso tedesco basûne "trombone", a sua volta dal francese antico bassons, obl. basson "tromba" (varianti buissons, bossine, etc.). In tedesco moderno la stessa forma si è sviluppata in Posaune (f.), con regolare dittongazione. In inglese si ha bassoon "fagotto". Si sono inventate molte spiegazioni inconsistenti, riconducendo il termine francese antico al latino bu:cinum "suono di tromba; conchiglia della porpora", nonostante la fonetica non collimi. In realtà si tratta di un prestito italiano: la base più antica è il termine basso, donde *bassone è stato ricavato ed esportato con successo. 


bilæti (n.), immagine
Prestito dall'antico alto tedesco bilidi, biladi "immagine", da cui discende il tedesco moderno Bild (n.) "immagine" (pl. Bilder). La forma protogermanica è *bilaþjan, di origine ignota e con tutta probabilità un relitto del sostrato preindoeuropeo. Si vede subito che la forma norrena non può essere nativa.


bismari (m.), stadera
Prestito dal medio basso tedesco bisemer, bessemêr, "bilancia manuale; stadera senza piatto". La parola, giunta da una lingua slava (cfr. russo безмен, polacco bezmian, przemian), è di lontana origine turca (cfr. turco batman "unità di peso, corrispondente all'incirca a 10 kg"). 


bistr, crudele
Prestito dal medio basso tedesco bîster "errante, deviante", a sua volta di origine slava (cfr. russo бы́стрый "rapido, veloce"). Lo slittamento semantico deve essere stato questo: "rapido, veloce" > "impetuoso, animoso" > "crudele". L'aggettivo norreno nativo per indicare il concetto di "crudele" è grimmúðigr.


blik (n.), foglio di metallo; metallo splendente
Prestito dal medio basso tedesco bleck, blick.


blíða (f.), macchina da getto, catapulta
Prestito dal medio basso tedesco blīde. Si noti che in norreno si ha una fricativa -ð- in luogo dell'occlusiva -d-, segno che il prestito potrebbe abbastanza antico.


borgari (m.), cittadino, abitante del borgo 
borgarmaðr (m.), cittadino
Prestito dal medio basso tedesco borgere "cittadino". Questi prestiti sono attecchiti facilmente, aiutati dall'esistenza del termine nativo borg (f.) "città", comune a tutto il mondo germanico. 


brák (f.), dispositivo per la lavorazione della pelle
Prestito dal medio basso tedesco brâke "strumento a quattro gambe, usato per rompere il lino". Alla lettera questa parola rimanda alla "rottura" ed è anche glossata in latino con aratio prima. Si tratta di un trasparente derivato dal verbo breken "rompere". Un termine prettamente tecnico. 


buðla, setacciare
Prestito dal medio basso tedesco budelen "setacciare". Il verbo corrispondente in tedesco moderno è beuteln "setacciare" (con una borsa), derivato da Beutel "borsa".


bugt (f.), baia
Prestito dal medio basso tedesco bucht "baia, golfo", discendente dell'antico sassone buht, dal protogermanico *buχtiz. Il termine norreno nativo per indicare la baia è vík (f.). Notare l'eccezionale gruppo consonantico nella parola norrena.


búri (m.), cittadino di una città mercantile
Prestito dal medio basso tedesco būre "contadini; cittadinanza, comunità". Un vocabolo che in norreno si è evoluto semanticamente per descrivere una tipica realtà anseatica. 


búza, bússa (f.), nave mercantile 
Prestito dal medio basso tedesco bûtze, bûse "piccola nave da carico e da pesca". Il termine è a mio avviso di etimologia incerta. Il latino medievale bucia, bucius, buz(z)a può essere un tentativo di adattamento di una parola oscura piuttosto che la sua origine. 


byxa, saltare con forza; rimbalzare
Prestito dal medio basso tedesco bückezen "saltare come un becco".


býta, scambiare
   derivati:
   býting (f.), scambio
   býtir (m.), garante
Prestito dal medio basso tedesco b
ûte "scambio", della stessa radice di bûten "bottino".

dammadúkr, dǫmmudúkr (m.), veste di lana inglese
Prestito dal medio basso tedesco damdôk "tipo di veste inglese" (in genere piccola). Si vede che -dôk è l'equivalente basso tedesco dell'antico alto tedesco tuoh (n.) "veste", da cui il tedesco moderno Tuch (< protogermanico *do:kaz, neutro in -z-), mentre dam- è dal nome di Damasco. L'Umlaut palatale nella variante norrena dǫmmudúkr ci fa pensare a un prestito non troppo recente.


dári (m.), idiota
dára, prendere in giro
Prestito dal medio basso tedesco dôre "stupido", bedôren "prendersi gioco".


digull (m.), crogiolo
Prestito dal medio basso tedesco degel "crogiolo". Non è dal latino te:gula "tegola", come certi credono: non solo le difficoltà fonetiche sono notevoli, ma lo sono anche quelle semantiche. Si ricostruisce un protogermanico *diγulaz a partire dalle forme germaniche occidentali. Si noti che in islandese moderno abbiamo deigla (f.) "crogiolo", che non può essere un diretto discendente di digull (m.): evidentemente la parola basso tedesca deve essere stata presa a prestito in diverse occasioni, con diversi adattamenti.


doppa (f.), pomolo metallico della sella
Prestito dal medio basso tedesco doppe "ciotola". Il corrispondente in alto tedesco è Topf (m.) "pentola".


drokkr (m.), uomo disabile
drokr, dirokkr (m.), uomo di fatica
Prestito dal medio basso tedesco droch "baro, imbroglione", a sua volta da una lingua slava (cfr. russo дурак "sempliciotto, scemo", ma anche "tipo di gioco a carte"). A parer mio il doppio significato della parola slava si mantenne anche in medio basso tedesco e fu in uso anche *droch "sempliciotto, scemo", che passò in norreno venendo a indicare un uomo disabile. Il prestito dovette avvenire in norreno più di una volta, dando così origine a d(i)rokkr "uomo di fatica" (non brillante per intelletto). Ricordiamoci di non applicare le categorie moderne al passato: spesso nei secoli passati l'idea di pietà cristiana non era sufficiente a frenare lo scherno e il disprezzo nei confronti di persone con qualche difficoltà.


dróttseti (m.), amministratore
Prestito dal medio basso tedesco drossete, drotzete, droste "alto ufficiale di un signore terriero", dal protogermanico *druχti-sæ:tæ:n, lett "che è assiso sulla schiera". In tedesco moderno l'esito è Truchsess "ufficiale di corte", con II rotazione consonantica. Il secondo membro del composto lo vediamo anche nel longobardo stolesazo, stoleseyz "funzionario regio", dal protogermanico *sto:lasæ:tæ:n, *sto:lasatjæ:n, lett. "che è assiso sul seggio".


dúkr (m.), veste; velo
Prestito dal medio basso tedesco dôk "veste", dal protogermanico *do:kaz (neutro in -z-). Vedi sopra la voce dammadúkr, dǫmmudúkr. Alcuni autori (es. Bandle, Braunmüller et al.) reputano questa parola un prestito dalla lingua frisone e lo fanno risalire a traffici mercantili avvenuti tra il VI e il IX secolo, ma questo mi pare assai azzardato. Il vocalismo di questa parola parla contro un'origine troppo antica ed è in ogni caso problematico.


dyflissa, dyfliza, dyblissa (f.), prigione
Prestito dal medio basso tedesco temenisse "prigione", a sua volta prestito da una lingua slava (cfr. russo темница "sotterraneo", lett. "luogo buio").


edik (n.), aceto
Prestito dal medio basso tedesco edik "aceto", in ultima analisi dall latino ace:tum con metatesi (*ate:cum). L'antico alto tedesco ha ezzih, con la II rotazione consonantica: non può essere la sorgente della voce norrena. La presenza di -d- e non di -ð- mostra che l'importazione della parona non sarà accaduta in epoca troppo antica.  


ers (n.), cavallo da corsa, cavallino
    variante: ess
Prestito dal medio basso tedesco örs "cavallo, cavallo da corsa". Quando il prestito avvenne, la parola importata non era sentita come corradicale del nativo hross (n.) "cavallo". 


espingr (m.), scialuppa
Prestito dal medio basso tedesco espink "scialuppa". Un termine tecnico e marinaresco.


fanga, catturare
fangi (m.), prigioniero
fangelsi (n.), prigionia, cattività; prigione  
Prestito dal medio basso tedesco vangen "catturare". Il genuino esito norreno della stessa radice protogermanica è "ottenere", formalmente identico al gotico fâhan "prendere". In fangelsi si nota il suffisso -elsi, che è dall'anglosassone -els, che in quella lingua forma sostantivi concreti.


ferskr, fresco
Prestito dal medio basso tedesco versch, derivato dal protogermanico *friskaz. Lo stesso italiano fresco proviene dal gotico *frisks. L'esito naturale della protoforma germanica in norreno avrebbe dato un genuino *friskr, che però non è attestato. La parola è stata importata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non ha subìto palatalizzazione.


flekka (f.), uniforme sotto la corazza
Prestito dal medio basso tedesco vlecke


fóðr (n.), foraggio
Prestito dalla lingua dei Franchi: *fôdar "cibo per animali". In genere il prestito è ricondotto al medio alto tedesco vôder "nutrimento", di identica origine (protogermanico *fo:þran), anche se a mio avviso può essere più antico e risalire all'Impero Carolingio. L'inglese fodder "foraggio", foneticamene assai irregolare, deve essere stato importato dal norreno all'epoca del contatto con i Vichinghi, il che conferma la nostra ipotesi.


frova (f.), signora
   variante: frouva (f.)
Prestito dal medio basso tedesco vrouwe "signora", a sua volta dall'antico alto tedesco frouwa. Il singolare aspetto fonetico ci dice che il prestito non può essere troppo antico.


frukta, frykta, caricare, trasportare
Prestito dal medio basso tedesco vracht, vrecht, vrucht "pagamento per un carico; noleggio", discendente dell'antico sassone frâht, frêht. La forma protogermanica è *fra-aiχtiz, composto di *aiχtiz (f.) "proprietà". Anche l'inglese to freight "caricare" è un prestito dal medio basso tedesco vracht


frúa, frú (f.), signora, moglie
Prestito dall'antico sassone frûa "signora". Un prestito connesso con la società feudale del Sacro Romano Impero.


frygð (f.), gioia; desiderio carnale, concupiscenza 
Prestito dal medio basso tedesco vröchde. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Freude (f.) "gioia". 


fyrmuna, invidiare
Prestito dall'antico sassone farmunan "disprezzare" (alla lettera "pensare avanti", formazione semanticamente assai simile a "pregiudizio").


fœgiligr, piacevole, bello
Prestito dal medio basso tedesco vôchlich "piacevole, bello". Fidandosi troppo della sua memoria, Koebler cita come medio basso tedesco il corrispondente olandese voegelijk


gerð (f.), frusta
Prestito dalla lingua dei Franchi: gerda "frusta" (riportato da Starostin). Anche in medio basso tedesco abbiamo gerde "frusta", ma a mio avviso il prestito è più antico. La forma protogermanica è *gazdiz. La parola norrena non va confusa con i suoi numerosi omofoni: gerð (f.) "preparazione; esecuzione" (< *garwiþo:); gerð (f.) "custodia"; gerð (f.) "cintura"; gerð (f.) "lievito di birra".


gikkr (m.), idiota, scemo
Prestito dal medio basso tedesco geck "idiota, scemo". Dalla stessa parola, sebbene la fonetica non sia lineare, proviene anche l'inglese geek, sinonimo di nerd "secchione".


gígja (f.), violino
Prestito dal medio basso tedesco gîge "violino". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Geige "violino", con regolare dittongazione. La forma alemannica senza dittongo, che suona come quella del medio basso tedesco, spiega l'origine del cognome di H.R. Giger.


gókr (m.), persona superba; sciocco 
Prestito dal medio basso tedesco gôk "cuculo; sciocco", dal protogermanico *gaukaz "cuculo". L'esito norreno nativo della stessa protoforma è gaukr "cuculo", con dittongo regolarmente conservato.

greifi (m.), conte
Prestito dall'antico alto tedesco grâvio (var. grâvo), antenato del tedesco moderno Graaf. Il termine gravio è attestato anche in Paolo Diacono come parola usata dai Bavari. L'origine potrebbe essere da un greco *grapheus, alla lettera "colui che scrive" - anche se i percorsi che hanno portatato al prestito sono tutto fuorché chiari. Si noti l'Umlaut palatale anomalo con metatesi dell'antica semiconsonante, che in norreno ha stranamente dato origine a un dittongo.

gunnfáni (m.), gonfalone, vessillo di battaglia
   variante: gunnfani
Non può essere termine nativo per via della vocale lunga del secondo elemento -fáni. Koebler riporta gunnfani con la vocale breve, ma Zoëga riporta la forma con la vocale lunga, senza possibilità di errore. Basta questo a dimostrare che siamo di fronte a una voce d'importazione. Anche nei prestiti da altre lingue germanica, il norreno mostra grande incertezza sulla quantità vocalica. In questo caso la cosa è abbastanza inesplicabile, visto che esiste il vocabolo nativo fani (m.) "bandiera", oltre a gunnr (f.) "battaglia". Che bisogno ci sarebbe stato di una vocale lunga, se il composto fosse stato genuino? 

gyldinn, dorato, d'oro
Prestito dal medio basso tedesco gülden "dorato, d'oro", dal protogermanico *gulþi:naz (cfr. gotico gulþeins). Deve trattarsi di un prestito: l'esito genuino di *gulþan "oro" in norreno è gull, con regolare assimilazione di -lþ- in -ll-, così l'aggettivo dovrebbe essere *gyllinn, che però non si trova. Abbiamo invece gullinn "dorato, d'oro", senza traccia di Umlaut palatale.


hala, trainare
Prestito dal medio basso tedesco hâlen "trainare, tirare", dal protogermanico *χalo:nan "tirare; ottenere". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha holen "ottenere"


hanzki (m.), guanto
Prestito dal medio basso tedesco hanzke "guanto", ereditato dall'antico sassone hanzko, ovviamente formato a partire da hand "mano", discendente diretto dal protogermanico *χanduz. In norreno abbiamo hǫnd "mano", senza traccia alcuna della -z finale (da un variante protogermanica *χandu).  


harka, origliare
Prestito dal medio basso tedesco harken "origliare". La parola deriva dal protogermanco *xauziko:nan "prestare orecchio, ascoltare con attenzione", frequentativo di *xauzjanan, *xausjanan "udire". Esito identico nell'inglese harken, hearken "origliare" (anglosassone heorcian). 


heimiligr, proprio, familiare
Prestito dal medio alto tedesco heimelek, da hêm, heim "casa".


herbergi (n.), riparo, alloggio, stanza; taverna
    varianti: herbirgi, herbyrgi
Prestito dal medio basso tedesco herberge "alloggio, abitacolo", con l'assegnazione al genere neutro. Se il prestito fosse venuto dall'antico alto tedesco heriberga "alloggiamento, taverna" o dal sassone (id.), forse sarebbe rimasto un femminile debole in -a. In ultima analisi la parola si è irradiata dal gotico *haribairgo (f.) "alloggio per l'esercito", da cui proviene anche l'italiano albergo.   


herra (m.), signore
Prestito dall'antico alto tedesco hērro, tedesco moderno Herr. Un prestito culturale degno della massima attenzione e connesso con l'influenza del Sacro Romano Impero. Come quasi sempre accade alle parole maschili in -a, al singolare non si declina.

hertogi (m.), duca 
Perstito dall'antico sassone heritogo "duca". In antico alto tedesco si ha herizogo, con la II rotazione consonantica. La desinenza -o dei nomi maschili deboli è stata adattata al suo naturale corrispondente norreno, che è -i. La parola deriva dal protogermanico *χarja-tugæ:n "condottiero dell'esercito". L'esito gotico sarebbe senza dubbio *harjatuga, che però non ci è attestato. 

hirsi (n.), miglio (cereale)
Prestito dal medio basso tedesco hirse "miglio". In antico alto tedesco era hirsi, da cui il tedesco moderno Hirse. Evidentemente questa coltura non era nota nel Nord in epoca altomedievale. In genere la parola viene ricondotta a una radice indoeuropea col significato di "nutrire", ma appare evidente che si tratta di un vano tentativo: si tratterà piuttosto di un relitto preindoeuropeo neolitico.


hof (n.), corte reale 
    composti:
    hofgarðr (m.), magione reale
    hoffólk (n.), cortigiani
Prestito dal medio alto tedesco hof "corte". La parola esisteva già in norreno come naturale evoluzione del protogermanico *χufan "casa; tempio", con i significati di "tempio, santuario" (con un tetto) e "cortile", avendo assunto un nuovo significato a causa di complesse interazioni culturali con l'area tedesca.


hofferð (f.), orgoglio, alterigia
Prestito dal medio basso tedesco hôvart, hôchvart "comportamento altero". Il primo membro del composto non è derivato da hof (n.) "corte reale" (vedi sopra), come alcuni autori sostengono, ma ha assunto il suo aspetto a causa di un'etimologia popolare.


hóf (n.), banchetto 
Prestito dal medio basso tedesco hof "corte". Si noti che il vocabolo norreno nativo derivato dalla stessa radice protogermanica, hof (n.), ha i significati di "tempio, santuario" (con un tetto), "cortile", descrivendo un mero spazio fisico, oltre a quello tardo di "corte reale" (dovuto a prestito, vedi sopra).


hóferan (n.), alterigia, superbia
Prestito dal medio basso tedesco hovêren.


hópr (m.), banda, schiera
Prestito dal medio basso tedesco hôp "banda", dal protogermanico *χaupa-. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Haufen "banda", col dittongo protogermanico conservato e con la II rotazione consonantica.


huðvat (n.), sacco di pelle per dormire
   variante: húðfat
Prestito dal medio basso tedesco hûdevat, formato da hûd "pelle" e vat "vaso, contenitore". In tedesco moderno (alto tedesco) abbiamo invece Haut "pelle" e fass "barile", con la tipica II rotazione consonantica. Si noti che in norreno si ha una forma con vocale breve nella prima sillaba, contro la vocale lunga della forma d'origine. Questo nonostante in norreno esistesse già il termine nativo húð (f.) "pelle" - che per etimologia popolare ha dato origine alla variante con vocale lunga. 


hœverskr, hǿveskr, cortese; carino 
Prestito dal medio basso tedesco hövesch "cortese". Ovviamente è un derivato di hof "corte". La parola è stata importata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non ha subìto palatalizzazione.


innsteri (n.), viscere, budella
Prestito dal medio basso tedesco inster "viscere, budella". L'esito nativo della stessa radice protogermanica *instran è ístr (m.) "grasso dell'intestino".


íperst (n.), vestito di Ypres
Prestito dal medio basso tedesco Ipers, nome della città fiamminga di Ypres, rinomata all'epoca per la sua sviluppata industria tessile.


jaga, cacciare
Prestito dal medio basso tedesco jagen "cacciare", dal protogermanico *jaγo:nan. La parola norrena non può essere nativa a causa della conservazione della semiconsonante iniziale: le sole semiconsonanti iniziali in parole native derivano da frattura vocalica.

jungfrú (f.), principessa
Prestoto dall'antico sassone sassone iungfrûa "principessa", corrispondente all'antico alto tedesco iuncfrouwa, composto di iunc "giovane" e di frouwa "signora". In tedesco moderno si ha Jungfrau. Si nota che nella voce nativa ungr "giovane", la *j- del protogermanico cade regolarmente.

jungherra (m.), principe
    variante: junkeri 
Prestito dall'antico alto tedesco iunchêrro "principe", composto di iunc "giovane" e di hêrro "signore". In tedesco moderno si ha Junker "proprietario terriero". A dispetto della presenza del prestito herra (vedi sotto), jung- ha conservato la j- iniziale e non è stato riformato sul nativo ungr "giovane", segno che all'inizio il significato del composto tedesco non era ben avvertito dai parlanti norreni, cosa che ha quindi reso necessario importare anche l'aggettivo jungr "giovane". 

jungr, giovane
Prestito dall'antico sassone iung "giovane" o dall'antico alto tedesco iunc. La forma norrena genuina, ungr "giovane", ha perso l'antica j- iniziale.


jurt (n.), erba (aromatica, medicinale) 
Prestito dal medio basso tedesco wurt "erba (aromatica, medicinale)". In tedesco moderno (alto tedesco) si ha Wurz "erba; radice; spezia", con la II rotazione consonantica. Notevole l'adattamento di w- iniziale in j-: ci saremmo aspettati *urt.


kabill (m.), cavo 
Prestito dal medio basso tedesco kâbel "cavo", a sua volta dall'antico francese cables, câbles, obl. cable, câble, derivato dal latino tardo capulum "maniglia" (dalla radice di capere "prendere, afferrare").


kamarr (m.), camera; gabinetto
Prestito dalla lingua dei Franchi, *kamar "camera", a sua volta dal latino camera. Da questa radice era formata la parola *kamarling "addetto alla camera (del tesoro del re)", da cui derivano camarlengo e ciambellano (quest'ultimo tramite l'antico francese chamberlens, obl. chamberlenc). Anche l'antico alto tedesco aveva chamarling "tesoriere", da cui il cognome tedesco Kämmerling (varianti Kammerling e Kemmerling).


katlari (m.), fabbricante di pentole
Prestito dal medio basso tedesco ketelere "fabbricante di pentole",
con adattamento fonetico alla parola nativa ketill "pentola" (dat. katli; pl. katlar), naturalmente derivata dal protogermanico *katilaz (cfr. gotico katils) e di origine latina. Ritengo assai probabile che i Goti avrebbero chiamato *katilareis un fabbricante di pentole, se fosse esistito un artigiano che produceva unicamente pentole. Questo è il punto: i fabbricanti di pentole, così specializzati in questa attività, erano un'innovazione abbastanza tarda.

kerti (m.), candela
Prestito dal medio basso tedesco kerte "candela". L'antico alto tedesco ha kerza, charza, da cui è derivato il tedesco moderno Kerze, con la II rotazione consonantica. Koebler è dell'idea che la parola derivi dal latino charta "carta", per quanto Scardigli-Gervasi e molti altri siano di contrario avviso, riconducendola in qualche modo a ce:ra "cera" con l'aggiunta di un suffisso: con ogni probabilità la protoforma è ce:ra:ta "coperta di cera".


kilja (f.), coprispalle
Prestito dal medio basso tedesco kele "gola". Il tedesco moderno ha Kehle "gola", dall'antico alto tedesco chëla. La forma protogermanica era *kilo:n, derivata dalla stessa radice che ha dato in latino gula


klénn, bello
Prestito dal medio basso tedesco klên "piccolo". Il corrispondente in tedesco moderno (alto tedesco) è klein "piccolo". Lo slittamento semantico è stato questo: "piccolo" > "carino" > "bello".


klingja, risuonare
Prestito dal medio basso tedesco klingen. Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha klingen "suonare". Si dice che l'origine sia onomatopeica, il che non toglie la possibilità di ricostruire il protogermanico *klinganan.


kloflaukr (m.), aglio
Prestito dal medio basso tedesco knoblôk "aglio". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Knoblauch "aglio". Il norreno ha restaurato il dittongo per analogia con la parola nativa laukr "porro", dal protogermanico *laukaz


klókr, intelligente 
Prestito dal medio basso tedesco klôk. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha klug "intelligente".


klót (n.), pomolo della spada
Prestito dal medio basso tedesco klôt. Un termine tecnico connesso con la vita cavalleresca.


knapi (m.), servo, valletto 
Prestito dal medio basso tedesco knape. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Knabe "ragazzo".


konstabl, konstafl (m.), conestabile
Prestito dal medio basso tedesco konstabel, kunstavel, a sua volta dal latino tardo come:s tabuli: "conte della stalla". ossia "ufficiale sov
rintendente alle stalle imperiali".

konstr (m.), consiglio intelligente; invenzione
   variante: kynstr
Prestito dal medio basso tedesco kunst "capacità; conoscenza, saggezza". Il corrispondente in tedesco moderno (alto tedesco) è il ben noto Kunst "arte". 


kragi (m.), collare dell'armatura
Prestito dal medio basso tedesco krage "collo; gola; colletto; collare".


kram (n.), mercanzia 
Prestito dal medio basso tedesco krâm "commercio al dettaglio; mercato al dettaglio".


krankr, malato
Prestito dal medio basso tedesco krank "malato". Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha krank "malato", Krankheit "malattia".


kranz (n.), ghirlanda 
Prestito dal medio basso tedesco kranz, a sua volta preso dal medio alto tedesco. Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha Kranz "ghirlanda", che nell'Impero Austroungarico indicava un ghiotto dolce tuttora prodotto e così chiamato nella pasticceria milanese. 

krenkja, indebolire, far ammalare
Prestito dal medio basso tedesco krenken "indebolire; danneggiare; insultare", verbo causativo di krank "malato". 


krukka (f.), brocca
Prestito dal medio basso tedesco krûke (f.) "brocca". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Krug (m.) "brocca". La forma protogermanica ricostruibile è *kro:γaz / *kro:γo:, l'origine ultima è sconosciuta.

krummr, storto
Prestito dal medio basso tedesco krumm "storto". Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha krumm.  


krydd (n.), spezia
Prestito dal medio basso tedesco krûde, krût "erba (aromatica)". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Kraut "erba", con regolare dittongazione.


krǫptr (m.), cripta
Prestito dal medio basso tedesco croft, cruft "cripta", a sua volta dal latino crypta. Notevole il vocalismo, oltre alla morfologia: simula un protogermanico *kraftuz.


kufl (n.), tonaca, saio  
Prestito dal medio basso tedesco kovel "saio", a sua volta dal latino medievale cuffela. La parola è già attestata nella Saga di Olaf Tryggvason (metà del XIII secolo).


kuggi (m.), nave mercantile
    variante: kuggr 

Prestito dal medio basso tedesco kogge "tipo di nave". Un termine tecnico e marinaresco. 

kuklari (m.), giocoliere
Prestito dal medio basso tedesco kôkeler "giocoliere", a sua volta dal latino caucula:rius "prestigiatore".


kunta (f.), vagina, figa
Prestito dal medio basso tedesco kunte "vagina, figa", estremamente simile all'inglese moderno cunt "figa". La parola, avendo /nt/, non può essere genuinamente norrena.


kvantr (m.), vergogna, danno, sofferenza
Prestito dal medio basso tedesco quant "nullità". 


kvarði (m.), quarto di animale macellato
Pestito dal medio basso tedesco quarte, a sua volta dal latino qua:rtum "quarto, quarta parte".


kyndugr, intelligente
Prestito dal medio basso tedesco kündich. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha kündig


-lak (n.), lenzuolo
   solo in due composti:
   baðlak (n.), asciugamano 
   línlak
(n.), lenzuolo di lino
Il secondo componente di questi composti è un prestito dall'antico sassone lakan "lenzuolo, stoffa", dalla stessa radice dell'antico alto tedesco lahhan. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha preso Laken "lenzuolo, stoffa" dal medio basso tedesco laken, diretto discendente della forma sassone. Si noterà infine che la consueta traduzione di baðlak potrebbe essere fallace: più che un asciugamano la parola potrebbe aver indicato un simile panno usato per pulirsi il deretano. 


lest (f.), carico 
Prestito dalla lingua dei Franchi: *lest "carico", dal protogermanico *χlastiz (tema in -i-). Il medio basso tedesco ha last "carico", senza Umlaut palatale perché proviene dal protogermanico *χlastuz (tema in -u-). Dalla lingua dei Franchi, il termine è passato nel francese lest "zavorra". 

lén (n.), feudo
Prestito dal medio basso tedesco lên "feudo". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Lehen "feudo" (cambia soltanto l'ortografia). La forma protogermanica è *laiχ(w)nan "denaro prestato".


líða, sopportare, soffrire
Prestito dal medio basso tedesco lîden "soffrire". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha leiden "soffrire", con regolare dittongazione.  Si noti la fricativa della parola norrena, segno che il prestito non è troppo recente. 


lífspund, línspund, líspund (n.), libbra di Livonia (un'unità di peso
    molto comune in ambito anseatico) 
Prestito dal medio basso tedesco liespund "talentum livonicum".


lík (n.), orlo della vela
Prestito dal medio basso tedesco lîk "orlo della vela". Da non confondere con l'omofono lík (n.) "corpo, cadavere".


lísing (f.), sollievo
Prestito dal medio basso tedesco lîse "mite, gentile". In tedesco moderno (alto tedesco) si ha leise "quieto, tranquillo", con regolare dittongazione.


lísta, lista (f.), bordo, orlo
Prestito dall'antico sassone lîsta "bordo, orlo". La parola è passata anche in latino medievale: aureae listae "bordi d'oro". In tedesco moderno (alto tedesco) si ha Leiste "bordo, orlo", con regolare dittongazione.


lukka (f.), fortuna
   variante: lykka
Prestito dal medio basso tedesco (ge)lucke "fortuna". In tedesco moderno (alto tedesco) è Glück "fortuna; felicità".


lukt (f.), odore
Prestito dal medio basso tedesco lucht "aria; luce diurna".


lumpr (m.), blocco, ammasso 
Prestito dal medio basso tedesco lump "blocco, ammasso". 


lyst (f.), gioia; piacere sessuale
Prestito dal medio basso tedesco lust "lussuria, piacere sessuale". La parola norrena non può essere una naturale evoluzione del protogermanico *lustuz (cfr. gotico lustus "lussuria"; inglese lust id.).


mak (n.), impresa, negozio; stanza
Prestito dal medio basso tedesco (ge)mak "impresa, negozio; stanza". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Gemach (n.) "stanza", con II rotazione consonantica.


maka, fare
Prestito dal medio basso tedesco maken "fare", naturale esito del protogermanico *mako:nan, di origine ultima sconosciuta e non indoeuropea. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha machen, con II rotazione consonantica.


makendi (m.), tranquillità, pace
Prestito dal medio basso tedesco to makende "a fare, per fare". Probabilmente la parola norrena deriva da un fraintendimento di frasi in basso tedesco in cui compariva la locuzione to makende in riferimento a una riparazione.


makt (f.), potenza
   variante: mekt (f.)
   derivati: 

   mekta, rendere potente
   mektugr, potente
Prestiti dal medio basso tedesco macht "potenza", mechte "potenza", mechtich "potente", mechten "rendere potente". Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha Macht. In norreno l'esito genuino del protogermanico *maχtuz, *maχtiz è mǫ́ttr, máttr "potenza" (cfr. gotico mahts).

margreifi (m.), margravio
Prestito dall'antico alto tedesco marcgrâvo. Altro termine feudale ereditato dal Sacro Romano Impero. Si noti che l'iniziale mar- non è stata riformata sul nativo mǫrk "confine", segno che non era più avvertita come dotata di significato. 

mála, dipingere
Prestito dal medio basso tedesco mâlen "dipingere". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha mahlen "dipingere": cambia soltanto l'ortografia.


meina, pensare, intendere
Prestito dal medio basso tedesco meinen, mênen "pensare, intendere". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha meinen "pensare, intendere", con dittongo protogermanico regolarmente conservato. Dalla stessa radice deriva anche il ben noto inglese to mean "significare".


meistari (m.), maestro
Prestito dall'antico alto tedesco meistar "maestro", a sua volta dal latino magister. A mio avviso si tratta di un termine ereditato dal Sacro Romano Impero.


mengja, mescolare
   derivati:
   mengdr, mengjaðr, menginn, misto, mescolato
Prestito dal medio basso tedesco mengen "mescolare". La parola si trova anche nel tedesco moderno (alto tedesco).


merski (n.), terra palustre
Prestito dal medio basso tedesco merskelant "terra paludosa". La parola norrena deve essere stata estratta per retroformazione dal composto merskiland, che risulta attestato. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha invece Marschland "terra paludosa". 


messing (f.), ottone 
Prestito dal medio basso tedesco messink "ottone". La parola è in ultima analisi di origine sconosciuta e di certo non è indoeuropea.


muza (f.), cotta di maglia
mussa (f.), tipo di giacca larga
Prestito dal medio basso tedesco mutze "cappuccio largo; mantello con cappuccio", a sua volta dall'antico alto tedesco muzza, derivato dal latino tardo almutium "mantello con cappuccio" (in ultima analisi di origine araba). In tedesco moderno si trova Mütze "cappello, berretto", con slittamento semantico. Va detto che in antico alto tedesco abbiamo anche le forme almuz, armuz "mantello con cappuccio", più vicine all'originale. 


mútera, cambiare, mutare
Prestito dall'antico basso tedesco mûteren "cambiare, mutare". Il corrispondente in alto tedesco moderno sarebbe *mautern: è stato invece preso dal latino il dottismo mutieren.


mǫgulegr, possibile
Prestito dal medio basso tedesco mogelik "possibile". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha möglich "possibile".


náð (f.), grazia; pace, tranquillità
Prestito dalla lingua dei Franchi: natha (riportato da Starostin, in ortografia normalizzata è nâtha). Il medio basso tedesco ha gnâde. Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha Gnade (f.) "grazia".


náttúrligr, naturale
Prestito dal medio basso tedesco natûrlik "naturale". La fonetica della parola norrena è stata influenzata da náttúra "natura", dal latino ecclesiastico.


netti (n.), orina 
Prestito dal medio basso tedesco nette "orina". L'equivalente norreno genuino è l'idronimo Nǫt , in origine "(Fiume di) Orina", sostantivazione dell'aggettivo protogermanico *nataz "umido".


okr (n.), usura
Prestito dal medio basso tedesco wôker "usura", di origine antica e non indoeuropea (termine di sostrato presente già nel gotico wulfiliano wokrs "usura"). Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Wucher. Si noti che il norreno ha adattato la forma del medio basso tedesco con una vocale breve, decisamente anomala.


opinberr, evidente, palese
opinberrligr, evidente, palese, pubblico
Prestito dal medio basso tedesco openbar "evidente". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha offenbar "evidente", con II rotazione consonantica.


orleyfi, orlof (n.), permesso, licenza
orlofa, consentire
Prestiti dal medio basso tedesco orlôf "permesso", orlôven "permettere", connessi con la vita cavalleresca. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Urlaub "permesso", Erlaubnis "permesso", erlauben "consentire", con dittongo conservato.


pakki (m.), fascio di vestiti; pacco
Prestito dal medio basso tedesco packe "pacco".


panzari (m.), cotta di maglia
Prestito dall'antico alto tedesco panzari, tedesco moderno Panzer "corazza", passato anche in medio basso tedesco come pantzer, panser. Ha la stessa etimologia dell'italiano panciera, pancera (ant. panziera), in ultima analisi una derivazione dell'italiano pancia, panza, < lat. pantice(m). In latino medievale è attestato pancerea. In tedesco la parola ha subìto un singolare slittamento semantico, fino a indicare il carro armato che popola tuttora gli incubi dei germanofobi.  

pantr (m.), pegno, deposito 
Prestito dal medio basso tedesco pant "pegno, deposito". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Pfand (n.) "pegno, deposito", con la II rotazione consonantica. Un'interessante proposta è derivare questa parola dal latino pondus "peso", proprio come *pundan "libbra", ma preso a prestito in un diverso contesto con un diverso adattamento.


páfi (m.), Papa
    composti:
    páfadómr (m.), Santa Sede
    páfadœmi (n.), Santa Sede
Prestito dal medio basso tedesco pâves "Papa". In ogni caso l'assenza della sibilante finale non si spiega facilmente. Sono convinto che si tratti in ultima analisi di un longobardismo.   

pilz (n.), pelliccia
pilzungr (m.), veste corta di pelliccia
Prestito dal medio basso tedesco pils "pelliccia". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Pelz "pelliccia". Il suffisso maschile -ungr è a parer mio abbastanza enigmatico. Attenzione ai falsi parenti: in tedesco moderno Pilz è il fungo e non ha nulla a che vedere col prestito in questione (deriva invece dal latino bole:tus). 

pinni (m.), piolo; chiodo
Prestito dal medio basso tedesco pinne "piccolo oggetto oblungo", probabilmente dal latino pinna.


plaga, coltivare; trattare, intrattenere; avere l'abitudine
plega, farsi garante; aver cura di qualcuno 
Prestito dal medio basso tedesco plegen "eseguire, compiere; fare qualcosa abitualmente", derivato dal protogermanico *pleγanan, *pleγo:nan "muoversi rapidamente; esercitarsi; occuparsi di qualcosa". Dalla stessa radice provengono anche il tedesco moderno (alto tedesco) pflegen "aver cura di qualcuno; fare abitualmente" e l'inglese to play "giocare". Il verbo norreno plaga "coltivare, etc." non va confuso con il quasi omofono plága "punire", che ha però la vocale tonica lunga. A rendere le cose ancor più complesse, sta il fatto che attualmente in islandese esiste un verbo plaga con vocale breve e col significato di "infastidire", che evidentemente ha la stessa origine del norreno plága "punire", dal latino pla:ga "ferita".


plagg (n.), bagagli, indumenti 
Prestito dal medio basso tedesco plagge "cenci". In ultima istanza deriva dalla stessa fonte deriva anche l'inglese patch "pezza", più anticamente platch, con bizzarro dileguo della liquida.


portinhérr (m.), portinaio
Prestito dal medio basso tedesco portenêre "portinaio", sottoposto a falsa etimologia.


pottr (m.), pentola
Prestito dal medio basso tedesco pot "pentola". Lo stesso vocabolo si ritrova in una vasta area ed è tuttora ben vivo in inglese.


prámr (m.), nave piatta
Prestito dal medio basso tedesco prâm "traghetto". Mi pare che l'origine ultima sia sconosciuta.


raufari (m.), ladrone
    variante: reyfari
Prestito dall'antico alto tedesco roubari "ladrone". Il medio basso tedesco rôver è mio avviso meno adatto a spiegare la fonetica del termine norreno, anche se sembra evidente che si siano avuti rifacimenti analogici a partire dai verbi raufa "rapinare, depredare" (naturale esito del protogermanico *rauβo:nan) e reyfa "rapinare, depredare" (naturale esito del protogermanico *rauβjanan).


reiðr (f.), rada, ancoraggio
Prestito dal medio basso tedesco rêde, reide "rada, ancoraggio". Un tipico termine marinaresco.


reikna, contare, calcolare 
Prestito dal medio basso tedesco rêkenen "contare, calcolare". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha rechnen "contare, calcolare", con la II rotazione consonantica. Dalla stessa radice protogermanica *rekano:nan deriva anche l'inglese to reckon "calcolare".


reim (f.), cinghia
reima (f.), cinghia
Prestito dal medio basso tedesco rême (f.) "cinghia". Non può essere un termine nativo in norreno, visto che la forma protogermanica è *riumo:(n). Infatti in tedesco moderno (alti tedesco) abbiamo Riemen "cinghia", con /-i:-/ che è il naturale sviluppo dell'antico /-*iu-/.


reipari (m.), fabbricante di corde 
Prestito dal medio basso tedesco rêper "fabbricante di corde". Un tipico termine marinaresco.


reisa (f.), viaggio
Prestito dal medio basso tedesco reise, a sua volta prestito dall'alto tedesco. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Reise "viaggio". La parola norrena in questione non deve essere confusa con l'omonimo nativo reisa "elevare, innalzare". 


riddari (m.), cavaliere
    derivati: 

    riddarasaga (f.), saga dei cavalieri
    variante: riðari
Prestito dal medio basso tedesco riddere "cavaliere". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Ritter "cavaliere" (membro della bassa nobiltà) e Reiter "cavaliere" (uomo che cavalca un cavallo), con II rotazione consonantica.


rokkr (m.), giustacuore
Prestito dal medio basso tedesco rock "giustacuore".


rýtingr (m.), pugnale
   variante: rýtningr
Prestito dal medio basso tedesco rûtink "pugnale".


rœfa, rapinare, depredare 
Prestito dal medio basso tedesco röven "rapinare, depredare". Si confronti questa parola norrena con i vocaboli ereditati raufa e reyfa "depredare" (vedi sopra i commenti alla voce raufari "ladrone").


safal (n.), pelliccia di zibellino
safali (n.), pelliccia di zibellino
Prestito dal medio basso tedesco sabel "pelliccia di zibellino", di origine slava (cfr. russo соболь "zibellino").  


sálugr, sælugr, povero, misero
Prestito dal medio basso tedesco sâlich, sêlich "povero, misero". In sintesi, questa parola ha origine indoeuropea come Hitler era biondo o come Goebbels era alto e prestante. 


silfar (n.), veste di lana
Prestito dal medio basso tedesco silfvar, sulfvar, sulfar, che indica un tipo di lana non tinta, che ha il suo colore naturale.   


skenkja, servire da bere
Prestito dal medio basso tedesco schenken "servire da bere". Il prestito è avvenuto da un dialetto con /sk/ conservato, come ad esempio quello della Westfalia.


skerfr (m.), moneta
    variante: skarfr 
Prestito dal medio basso tedesco scherf "moneta" (si trova anche la variante scharf).
Il prestito è avvenuto da un dialetto con /sk/ conservato, come ad esempio quello della Westfalia. 

skjaldari (m.), fabbricante dei scudi.
Prestito dal medio basso tedesco schildere "fabbricante di scudi", con adattamento fonetico alla parola nativa skjoldr "scudo" (gen. skjaldar), naturalmente derivata dal protogermanico *skilduz (cfr. gotico skildus). Ritengo assai probabile che i Goti avrebbero chiamato *skildareis un fabbricante di scudi, se fosse esistito un artigiano che produceva unicamente scudi. Questo è il punto: i fabbricanti di scudi, così specializzati in questa attività, erano un'innovazione abbastanza tarda.


skorbíldr (m.), ascia per marcare gli alberi da abbattere
Prestito dal medio basso tedesco scharbile "ascia bipenne" (per marcare gli alberi da abbattere). La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato.


skorsteinn (m.), camino
Prestito dal medio basso tedesco schorenstein "camino".
La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schornstein "camino".

skraddari (m.), sarto
Prestito dal medio basso tedesco schrâder "sarto".
La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato. 

skrá (f.), foglio di ferro
Prestito dal medio basso tedesco schrâde, schrât "foglio di ferro". La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato.


skuttingr (m.), scudo  
Prestito dal medio basso tedesco schuttinge "garanzia di protezione". La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato.

skytta (m.), arciere, tiratore
skytari (m.), arciere, tiratore
Prestiti dal medio basso tedesco schütte "arciere, tiratore", schutter "arciere, tiratore".
La parola è entrata in norreno da un dialetto in cui il gruppo /sk/ non si è palatalizzato.

slangi (m.), serpente 
Prestito dal medio basso tedesco slange "serpente". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schlange "serpente". Il termine norreno nativo per indicare il serpente è ormr


slekt (f.), famiglia
Prestito dal medio basso tedesco slechte "famiglia; stirpe, popolo". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schlacht "stirpe" e Geschlecht "sesso" (genere).


slentr (n.), ozio, pigrizia 
Prestito dal medio basso tedesco slentern "oziare". Come al solito, è sufficiente notare la presenza del gruppo consonantico /nt/ per avere il forte sospetto che si tratti di un prestito.


slípari (m.), arrotino, affilatorePrestito dal medio basso tedesco slîper "arrotino, affilatore". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schleifer "arrotino, affilatore", con la II rotazione consonantica e la regolare dittongazione.

smelt (n.), smalto 
Prestito dal medio basso tedesco smelt "smalto". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schmelz "smalto", con la II rotazione consonantica.


sniddari (m.), sarto 
Prestito dal medio basso tedesco snider "sarto". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Schneider "sarto", con la II rotazione consonantica e l'antica vocale lunga dittongata.


speja, spæja, spiare
Prestito dal medio basso tedesco spêjen "spiare", derivato dal protogermanico *spaχo:nan. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha spähen "spiare". Il genuino esito della radice protogermanica in norreno è spá (f.) "profezia"


spezskór (m.), un tipo di scarpa
La prima parte del composto è un prestito dal medio alto tedesco spez "giavellotto; lancia del cavaliere", come prova la II rotazione consonantica. La seconda parte del composto è chiaramente il vocabolo nativo skór "scarpa".


spinka, agitarsi
Prestito dal medio basso tedesco spenkeren "agitarsi". La presenza del gruppo consonantico /nk/ non assimilato a /kk/ e non derivato da sincope è la prova infallibile di un'origine straniera.


sprang (n.), bordo a trama aperta
Prestito dal medio basso tedesco sprank "bordo a trama aperta".


steinmez (n.), un tipo di coltello (per tagliare la pietra)
Prestito dall'antico alto tedesco steinmezzo "muratore". Il primo menbro del composto è chiarametne stein "pietra", mentre il secondo è una parola di oscura etimologia che indica il muratore: esisteva nella lingua dei Franchi come *mazzo e ha dato origine al francese antico masons, obl. mason "muratore", donde deriva il nome massone. Non è da *makjo:n-, come è stato spesso postulato per trovare un'origine nel verbo *mako:nan "fare": la fonetica non torna. In norreno dal nome dell'artefice è stato ricavato quello dello strumento. 


stolz, superbo
Prestito dall'antico alto tedesco stolz "orgoglioso". L'aggettivo, privo di una vera origine indoeuropea, è correlato alle voci latine stultus "stupido" e stolidus "insensato, sciocco".


strax, subito, immediatamente 
Prestito dal medio basso tedesco straks, strakes, strackes "subito, immediatamente". In tedesco moderno è stracks "immediatamente, direttamente".
La parola, un evidente articolo d'importazione, è tuttora ben viva in islandese. 

stumpr (m.), ceppo; pezzo di pane
Prestito dal medio basso tedesco stump "ceppo". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Stumpf "ceppo", con la II rotazione consonantica. 


tabert (n.), tabarro
Prestito dal medio basso tedesco tabbert  "tabarro". Ecco chiarita l'etimologia del cognome di Horst Tappert.


templari (m.), cavaliere templare
Prestito dal medio basso tedesco templer "cavaliere templare". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Templer o Templherr, la seconda forma essendo stata plasmata da etimologia popolare. 


tulkr (m.), interprete
Prestito dal medio basso tedesco tolk "interprete". Esiste una problematica isoglossa baltica, lituano tùlkas "interprete", che ha tutta l'aria di essere un prestito - in una direzione o in un'altra - data l'assenza della I rotazione consonantica. L'origine ultima permane sconosciuta, cono ogni probabilità è il relitto di una lingua di sostrato.


tundr (n.), esca
Prestito dal medio basso tedesco tunder "esca". In tedesco moderno (alto tedesco) è Zunder "esca", con la II rotazione consonantica. 


turn (n.), torre
Prestito dall'antico alto tedesco turn "torre". Il tedesco moderno ha Turm. L'elemento nasale deve essere derivato da una forma accusativa latina turrim o turrem (Virgilio amava la prima), cristallizzata nella lingua ecclesiastica.

tygi, týgi (n.), utensile, strumento
Prestito dal medio basso tedesco tûch "utensile; veste". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Zeug "materiale; utensile; cosa; veste", con la II rotazione consonantica.


tykt (n.), punizione, castigo
tykta, typta, punire, castigare
Prestito dal medio basso tedesco tüchten "punire, castigare". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha züchten "punire, castigare", con la II rotazione consonantica.

tæra, spendere, consumare
Prestito dal medio basso tedesco teren "consumare". Il tedesco moderno ha zehren "sopravvivere, nutrirsi", con la II rotazione consonantica. Lo slittamento semantico è del tutto logico: il denaro è sangue e il sangue è vita, come ci ricorda Nosferatu.

þerna (f.), fantesca
Prestito dall'antico sassone þiorna "fantesca". A mio avviso il prestito non può essere avvenuto in epoca troppo tarda, come gli accademici invece sostengono, visto che in medio basso tedesco non si ha più la fricativa interdentale sorda, evoluta in occlusiva sonora, tanto che abbiamo dêrne "fantesca".


þéna, servire
þénari (m.), servitore
þénasta (f.), servizio
Prestito dall'antico sassone þionôn "servire".
A mio avviso il prestito non può essere avvenuto in epoca troppo tarda, visto che in medio basso tedesco non si ha più la fricativa interdentale sorda, evoluta in occlusiva sonora. Deriva dal protogermanico *þiwano:nan "servire" (cfr. gotico þius "servo", þiwi "serva"). Le forme norrene genuine derivate da questa protoforma sono þjóna "servire", þjónn "servo", con regolare sviluppo dell'antico dittongo.

þýzkr, tedesco
Prestito dall'antico sassone þiođisk. La parola norrena potrebbe benissimo derivare in modo genuino e diretto dal protogermanico *þiuðiskaz "popolare". Come dicono i toscani, "però c'è un però". In norreno questo non è il nome endoetnico. Soprattutto, non deriva da questa radice alcun nome che gli Scandinavi davano alla propria lingua. Ciò è a mio avviso sufficiente a far ritenere la parola un prestito.


vakta, stare attento
Prestito dal medio basso tedesco wachten "stare attento". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha wachten "guardare". Il norreno ha genuini discendenti dalla stessa radice protogermanica, ma senza estensione in -t-: vaka (f.) "veglia" e vaka "vegliare".


vankr, debole, malaticcio 
Prestito dal medio basso tedesco wank "debole, malaticcio". Il gruppo consonantico /nk/ dimostra che si tratta di un prestito.


vaska, lavare
Prestito dal medio basso tedesco waschen "lavare". Il prestito deve essere avvenuto da un dialetto in cui il gruppo consonantico /sk/ era conservato. Il verbo norreno genuino per "lavare" è þvá, dal protogermanico *þwaχanan


vága, osare
Prestito dal medio basso tedesco wâgen "osare". Anche il tedesco moderno (alto tedesco) ha wagen "osare, azzardarsi; rischiare". Il significato originario doveva essere quello di "ponderare": in antico alto tedesco si ha wâga "bilancia".


(n.), dolore, miseria
Prestito dal medio basso tedesco "dolore", derivato dal protogermanico *waiwæ:n "male, dolore", a sua volta dall'interiezione *wai "guai", che troviamo anche in latino come vae.


vekt (n.), peso
Prestito dal medio basso tedesco wicht, wechte "peso". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Gewicht "peso".


veski (n.), borsa 
Prestito dal medio basso tedesco vesker "borsa da viaggo" (varianti: witsche, wasach, wâtsak), a sua volta da una lingua slava (cfr. ceco vacek "sacchetto"). 


æfinligr, eterno, sempiterno 
æverðligr, eterno, sempiterno
æfinliga, eternamente
æverðliga, eternamente
Prestito dal medio basso tedesco êwenlik "eterno". Un prestito di natura religiosa. Il gruppo consonantico /-nl-/ si è dissimilato in /-rl-/, quindi è stata inserita una fricativa interdentale dando origine a /-rðl-/, forse per associazione paretimologica a verða "divenire". 


æra (f.), onore
æra, onorare 

ærligr, onorevole
Prestito dal medio basso tedesco êre "onore", êren "onorare", êrlik "onorevole". Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Ehre "onore", ehren "onorare", ehrlich "onorevole". In protogermanico si ha *aizo: "onore; timore, riverenza", con consonante sibilante sonora. La radice è la stessa che troviamo nel latino aestuma:re, aestima:re "apprezzare, valutare". Il discendente genuino della forma protogermanica in norreno è eir (f.) "grazia; clemenza", che conserva regolarmente il dittongo. 


ørsaka, giustificare
Prestito dal medio basso tedesco orsaken "disputare", derivato di orsake "causa, ragione". Stessa radice del tedesco moderno Sache "affare; cosa" e dell'inglese sake "causa, ragione", dal protogermanico *sako: "affare; cosa; causa; accusa". Si tratta di un relitto del sostrato neolitico, che a dispetto degli sforzi degli indoeuropeisti ci appare isolato.


ǫldurmaðr (m.), capo, direttore
Prestito dal medio basso tedesco ôlderman "capo, direttore" (varianti alderman, elderman). Alla lettera si tratta di un senior, un uomo più anziano e quindi dotato di autorità.

Conclusioni: 

I prestiti più antichi sono in genere pertinenti a innovazioni feudali e tecnologiche. A quanto sono assai scarsi i prestiti connessi con la cristianizzazione. I prestiti dal medio alto tedesco sono pure "laici", se così possiamo dire, e relativi all'arte della navigazione, alla tecnologia e al commercio.
 
Commento in questa sede tre nomi propri di origine tedesca: 

Otto (m.), Ottone
Deriva dall'antico alto tedesco Otto, ipocoristico derivato dall'aggettivo ôt "ricchezza", esito regolare del protogermanico *auðaz "ricchezza". Altri ipocoristici che hanno la stessa origine sono Odo e Udo. Audo è piuttosto un longobardismo, che conserva l'antico dittongo. In norreno abbiamo attestato  Otto keisari hinn mikli "l'Imperatore Ottone il Grande" è il titolo di Ottone I, che convertì al Cristianesimo il re Aroldo Dente Azzurro dopo averlo sconfitto in battaglia. Sull'accaduto esistono numerosi racconti tra loro contraddittori la cui discussione esula dagli scopi del presente contributo. Il norreno presenta genuini discendenti della stessa radice: auðigr "ricco" (da non confondere con l'omofono auðigr "deserto"), auðga "arricchire", auðr (m.) "ricchezza", auðræði (n.) "ricchezza". Abbiamo l'antroponimo femminile Auðr  "Ricchezza" (l'ipocoristico è Unnr). L'equivalente genuino di Otto sarebbe *Auði "Il Ricco".


Þangbrandr (m.), Thangbrand
Deriva dall'antico sassone (basso tedesco) Þankbrand. Si noti il peculiare adattamento fonetico in norreno. Cercando di spiegare l'antroponimo con le sole risorse del norreno si giungerebbe a un'assurdità, dato che in quella lingua þang significa "alga". Evidentemente il prestito è giunto in un'epoca in cui "grazie" in norreno già si diceva þakk, con assimilazione dell'antico -nk- in -kk-, cosa che ha reso impossibile il riconoscimento del composto. Possiamo anche dire che il prestito non deve essere avvenuto in Danimarca, perché in quell'area -nk- si è conservato. Il nome ci è noto perché fu portato da un fanatico missionario che diede molti problemi in Islanda. 

Þiðrekr (m.), Teodorico
In medio basso tedesco l'antroponimo in questione è Didrik, Dedrik. Deve essere passato in norreno in un'epoca in cui suonava ancora *Thidrik, con la fricativa sorda integra, ma con il dittongo già ridotto a vocale breve. Il tedesco moderno (alto tedesco) ha Dietrich, con II rotazione consonantica. La forma norrena genuina è Þjóðrekr, con la variante Þjórekr, regolarmente derivata da *Þiuðari:kaz "Principe del Popolo", "Re del Popolo" (gotico Þiudareiks, latinizzato in Theoderi:cus). Quando comparve Þiðrekr, evidentemente i parlanti non erano in grado di capire che il nome proprio aveva la stessa etimologia di Þjó(ð)rekr, giunto nel Nord in seguito alla fama e della leggenda di Teodorico il Grande, glorioso sovrano degli Ostrogoti. 

venerdì 22 marzo 2019

PRESTITI ANGLOSASSONI IN NORRENO

I contatti tra Vichinghi e Anglosassoni sono stati particolarmente intensi, anche se non sempre costruttivi. Gli adoratori di Odino e di Thor appresero dai loro avversari il concetto di martirio, ricordando per molto tempo come Ragnar Lodbrok fosse stato ucciso in modo atroce dai Cristiani in Inghilterra. Da queste complesse dinamiche di interscambio sono derivati alla lingua norrena alcuni interessanti prestiti dall'antico inglese. Fornisco nel seguito un elenco di parole norrene prese a prestito dall'antico inglese, aggiungendo i necessari commenti. 

Il genere delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro. 

antefna (f.), antifona
Prestito dall'antico inglese antefn "antifona", a sua volta dal latino ecclesiastico antipho:na. In ultima analisi è dal greco ἀντίφωνα. La parola norrena ha una -a della declinazione debole, mentre la forma anglosassone ha la declinazione forte; non è escluso che una variante *antefne sia esistita nella lingua d'origine.


ábóti (m.), abate
Prestito dall'antico inglese abbud "abate", a sua volta dal latino abba:s (gen. abba:tis). L'oscuramento dell'antica vocale /a:/ è tipico dell'anglosassone.


barlak (n.), orzo 
Prestito dall'antico inglese bærlic "orzo", da cui è derivato l'inglese moderno barley.


bákn (n.), segnale
bákna, fare segnali
Prestito dall'anglosassone bēacen "segno, portento; faro", da cui è derivato l'inglese moderno beacon "segnale nautico". Si risale al protogermanico *bauknan; l'evoluzione del dittongo /-au-/ non può essere nativa in norreno, o avremmo avuto *baukn.
    Considerazioni:

L'etimologia ultima è sconosciuta, con ogni probabilità è un termine tecnico di una lingua preindoeuropea di sostrato. Per usare il linguaggio della mitologia nordica, diremmo che è una parola della lingua dei Vani.

bátr (m.), barca
Prestito dall'antico inglese bāt (inglese moderno boat). Il termine nativo corrispondente è la forma poetica beit (n.) "nave", che però si usava soltanto in poesia. La forma protogermanica a cui risale la parola anglosassone è *baitaz (m.), quella a cui risale la parola norrena è *baitan (n.). Si vede come il dittongo protogermanico si è evoluto regolarmente in /a:/ in anglosassone e in /ei/ in norreno.
    Considerazioni:
L'etimologia ultima di questa parola è sconosciuta, con ogni probabilità è un termine tecnico di una lingua preindoeuropea di sostrato. Per usare il linguaggio della mitologia nordica, diremmo che è una parola della lingua dei Vani. 

bílifi (n.), bella vita
Prestito dall'antico inglese bīleofa, bīlifa "nutrimento, cibo". Si noti che in norreno non si hanno esiti nativi della preposizione germanica *bi "per mezzo di" e neppure del corrispondente prefisso verbale.

bjalla (f.), campana, campanello
Prestito dall'antico inglese belle "campana", da cui è derivato l'inglese moderno bell. Questa parola, caratteristica dell'anglosassone, non si trova in altre lingue germaniche se non come prestito. Per quanto riguarda l'origine ultima, deve essere connessa con l'anglosassone bellan "ruggire" (in origine "risuonare; far rumore").


bjórr (m.), birra forte (di importazione)
Prestito dall'antico inglese bēor "birra". Non si deve confondere questa parola con l'omofono bjórr (m.) "castoro", dal protogermanico *biβruz


blek (n.), inchiostro
Antico inglese blæc "nero; inchiostro". La parola proviene dalla stessa radice protogermanica del norreno blakkr "nero; blu scuro", che poi è stato preso a prestito dall'inglese, dando il moderno black "nero".


bleza, benedire
Antico inglese bletsian, blœ̄dsian "benedire". Il termine anglosassone è davvero sorprendente, dato che non ha nulla a che fare col Cristianesimo: deriva infatti dalla stessa radice protogermanica del norreno blót "sacrificio" (pagano). In origine il verbo bletsian indicava l'atto di aspergere qualcosa (albero, oggetto o persona) con il sangue di un animale sacrificato.  

dekan (m.), diacono
In ultima analisi derivato dal latino diaconus, a sua volta dal greco diakonos. Dall'aspetto fonetico risulta evidente un intermedario angolosassone: antico inglese deacon, diacon. L'accento cadeva sulla prima vocale del dittongo: in medio inglese abbiamo deken "lettore del Vangelo", "assistente di un ecclesiastico". Si noti l'assenza della terminazione del nominativo -r, come in altre parole straniere. In norreno si trova anche una forma regolarmente derivata dal latino ecclesiastico, djákn

dugga (f.), vigliacco 
Prestito dall'antico inglese docga "cane" (inglese moderno dog). Notare il genere femminile, che applicato a un uomo era considerato sommamente spregiativo. Tra l'altro, il vile era assimilato all'omosessuale passivo. Non credo che l'antica Scandinavia pagana piacerebbe molto ai moderni fautori della political correctness.
    Considerazioni
L'origine ultima dell'inglese dog è una crux inveterata. Sono dell'idea che sia derivato dal celtico *dago-ku: (gen. *dago-kunos) "buon cane", ossia "segugio" - un composto formato da due radici molto ben attestate. Va detto però che per arrivare a docga dalla protoforma proposta è necessario postulare una lingua celtica insulare finora sconosciuta. Sono convinto che sia necessario farlo, come mostrerò in un'altra occasione sulla base di ulteriori evidenze. L'accademico Gąsiorowski ha avanzato l'ipotesi che docga sia un ipocoristico di un fantomatico *dox hund "cane giallastro", il che pare piuttosto degno di irrisione e di scherno.


England (n.), Inghilterra
Prestito dall'antico inglese Englaland, Englalond "Inghilterra", ossia "Terra degli Angli".


Englar (m. pl.), Angli
Prestito dall'antico inglese Engle "Angli". Stando alla derivazione dell'etnonimo dal protogermanico, ci saremmo piuttosto aspettati un più regolare *Anglar.


enskr, inglese
engilskr, inglese
Prestito dall'antico inglese englisċ "inglese", dal protogermanico *angliskaz, derivato dal nome etnico degli Angli, a mio avviso di origine tuttora oscura. La forma breve enskr è la più diffusa: notevole è la caduta della liquida per semplificazione di un nesso consonantico improbo.


fasta, digiunare
Prestito dall'antico inglese fæstan "digiunare". La parola è giunta in Scandinavia per via della cristianizzazione. L'origine ultima è dall'aggettivo protogermanico *fastuz "fermo, saldo", donde *fastjanan, *faste:nan, *fasto:nan "osservare con fermezza (un comando, un precetto, etc.)". Lo slittamento semantico non è stato qualcosa di improvvisato, deve essere maturato in un ambiente precocemente esposto al Cristianesimo; in ogni caso in Wulfila abbiamo fastan "mantenersi saldo", ma non "astenersi dal cibo".


fiðla (f.), violino
Prestito dall'antico inglese fiþele, fiðele (f.) "viola" (strumento a corda suonato con un archetto), a sua volta dal latino tardo vi:tula. Si noti il passaggio dalla fricativa sonora /v-/ latina a una fricativa sorda /f-/. Dalla stessa fonte latina derivano anche l'italiano viola e violino


frakka (f.), giavellotto
Prestito dall'antico inglese franca (m.) "giavellotto". Possiamo capire che è un prestito per via del cambiamento di genere: il maschile debole in -a dell'anglosassone in norreno è stato assimilato al femmile debole in -a. Gli esiti nativi del protogermanico *frankæ:n "giavellotto" sono frakki (m.) "giavellotto" e frakki (m.) "ferro aguzzo e ricurvo". Come apprendiamo dalla saga di Hallfred Poeta Malvagio, un marinaio del re cristiano Olaf Tryggvason si chiamava Akkerisfrakki "Ferro Ricurvo dell'Ancora".


Frankar (m. pl.), Franchi
Frakkar (m. pl.), Franchi
    derivati:
    Frakkland (n.), Francia
Prestito dall'antico inglese Francan "Franchi", sing. Franca "Franco". L'origine dell'etnonimo è presto detta: deriva dal protogermanico *frankæ:n "giavellotto", conservato ad esempio nell'antico inglese franca (m.) "giavellotto". Nel regno dei Franchi nacque una nuova accezione dell'etnonimo, che conobbe molta fortuna: l'aggettivo franco venne a significare "libero". Il passaggio semantico fu questo: "franco" (ossia "appartenente alla classe dominante") > "esente da tasse" > "libero". Così molti autori si sono ingannati, favoleggiando di un germanico *frank "libero". Un caso da manuale di falsa etimologia.  


gaflak (n.), giavellotto leggero
Prestito dall'antico inglese gafeluc, a sua volta dal gallese medio gaflach. L'origine ultima è il protoceltico *gabalo- "forca".


guðspell, guðspjall (n.), Vangelo
Prestito dall'antico inglese gōdspell "Vangelo", traduzione quasi letterale di evangelium, a sua volta dal greco εὐαγγέλιον, lett. "Buona Novella". Il primo membro della parola anglosassone non è stato adattato in góð- "buono", bensì in guð- "Dio, divino". Un notevole caso di paretimologia o etimologia popolare. 


guðvefr (m.), tipo di stoffa fine e costosa
Prestito dall'antico inglese gōdwebb, godwebb "tipo di veste preziosa; veste di porpora".
Il primo membro della parola anglosassone non è stato adattato in góð- "buono", bensì in guð- "Dio, divino", complice anche la variante con vocale breve: la quantità vocalica era incerta già alla fonte.

harri (m.), signore
Prestito dall'antico inglese hearra, heorra, herra, hierra "signore", derivato dall'antico sassone hērro, a sua volta dall'antico alto tedesco hēriro, hērro "signore". Questo vocabolo viveva ancora nel medio inglese come harre, herre "capo, signore", quindi si è estinto.


imbrudagr, ymbrudagr (m.), digiuno delle Quattro Tempora
Prestito dall'antico inglese ymbrendagas "Quattro Tempora", sing. ymbrendæġ "giorno delle Quattro Tempora". Verosimilmente da Quatember, formato a partire su Quattuor Tempora su modello dei mesi september, octo:ber, november, december, poi contratto ulteriormente. C'è tuttavia chi vorrebbe analizzare ymbren- come un composto nativo di ymb "intorno" e ryne "corso", con allusione al ciclo delle stagioni nell'anno.


jarknasteinn (m.), pietra preziosa
Prestito dall'antico inglese eorcnanstān "pietra preziosa", dalla radice protogermanica *erkna- "splendente, prezioso, puro". Cfr. gotico airkns "santo; puro". In norreno dovremmo avere come esito l'aggettivo *jarkn, ma questo non ci è documentato. La parola anglosassone è stata presa in prestito e rifatta foneticamente. 


Jórvík (f.), York
Prestito dall'antico inglese Eoforwīċ "York", dal toponimo latino Ebora:cum, di chiarissima origine celtica (< *ebura:ko-, aggettivo derivato da *eburos "albero del tasso"). In antico inglese wīċ significa "villaggio", dal latino vi:cus. In norreno è stato rimpiazzato dal vocabolo nativo vík (f.) "baia".


kempa (m.), campione
Prestito dall'antico inglese cempa "campione". Cfr. longobardo camphio, camfio.
Il termine è un nome d'agente, antica formazione da *kampa- "battaglia" (norreno kapp "contesa", tedesco moderno Kampf "battaglia, lotta"), a sua volta prestito dal latino campus. È chiara l'origine anglosassone, perché non si ha il passaggio regolare di /mp/ in /pp/.


klæða, vestire
Prestito dall'antico inglese clǣþan "vestire", derivato dal protogermanico *klaiþanan. La parola norrena non può essere nativa per via del vocalismo della radice, incompatibile con la naturale evoluzione del dittongo /ai/ in tale contesto fonetico.


krog (n.), zafferano
Prestito dall'antico inglese crog "zafferano", a sua volta dal latino crocus. La consonante sonora -g- implica una mediazione celtica. 


lafði (f.), signora 
Prestito dall'antico inglese hlǣfdige "signora" (lett. "colei che impasta il pane"). Nell'inglese moderno questo vocabolo si è evoluto nel ben noto lady. Si noti che il norreno ha l- dove l'antico inglese ha hl-: il prestito deve essere avvenuto tramite un dialetto dell'antico norvegese che semplificava hl- in l-. Degna di attenzione è anche la vocale breve -a- del norreno rispetto alla vocale lunga -ǣ- dell'anglosassone.


láðmaðr (m.), condottiero
Prestito dall'antico inglese lādman "condottiero". Si noti la tipica evoluzione in /a:/ del dittongo protogermanico /ai/ nell'anglosassone. In tedesco abbiamo Leiter "capo, condottiero" dalla stessa radice (leiten "guidare"), con evoluzione fonetica regolare.


lávarði (m.), signore
Prestito dall'antico inglese hlāfword "signore" (lett. "guardiano del pane"). Nell'inglese moderno questo vocabolo si è evoluto nel ben noto lord.
Si noti che il norreno ha l- dove l'antico inglese ha hl-: il prestito deve essere avvenuto tramite un dialetto dell'antico norvegese che semplificava hl- in l-

león (m.), leone
ljón (m.), leone
Prestito dall'antico inglese lēo (gen./dat./acc. sing. lēon; nom./acc. pl. lēon; gen. pl. lēona; dat. pl. lēom), a sua volta dal latino leo: (gen. leo:nis), in ultima analisi dal greco λέων (gen. λέοντος). La parola greca a sua volta ha origini semitiche. Sono d'accordo con uno spiritoso navigatore nell'ammettere che la Scandinavia antica non ha poi avuto molti contatti diretti con i leoni: qualcuno potrebbe anche credere che il prestito possa essere venuto dal latino dei chierici. Notiamo però che esiste il toponimo Ljóney "Isola dei Leoni".  


loddari (m.), giocoliere, giullare
Prestito dall'antico inglese loddere "povero, mendicante", in origine "nullità, persona che non vale nulla". Onore all'opinione che gli antichi Germani avevano dei guitti! 


Lundúnir (f. pl. tantum), Londra
Lundún (f.), Londra
Lundúnaborg (f.), Londra
Prestito dall'antico inglese Lunden, a sua volta dal toponimo latino Londi(:)nium, di origine celtica.


læra, insegnare
Prestito dall'antico inglese lǣra "insegnare", dal protogermanico *laizjanan. Il vocalismo della forma ancestrale prova al di là di ogni dubbio che il vocabolo norreno non è ereditato (ci aspetteremmo *leira). Evidentemente si tratta di un prestito connesso con la cristianizzazione.

mjǫðdrekka (f.), cassa, reliquiario 
Prestito dall'antico inglese mȳderce, myderce "cassa": il secondo elemento -erce deriva dal gotico wulfiliano arka "cassa", a sua volta dal latino arca. Un notevole caso di etimologia popolare, con fantasioso quanto enigmatico accostamento a mjǫðr "idromele". 


mynstr (n.), chiesa
Prestito dall'antico inglese mynster "monastero", a sua volta dal latino monaste:rium "monastero" (greco μοναστήριον). L'esito nell'inglese moderno è minster "chiesa monastica; cattedrale (senza connessione monastica)".


offra, sacrificare
Prestito dall'antico inglese offrian "offrire", a sua volta dal latino offerre "offrire". Il prestito rende il concetto cristiano di sacrificio, in netta opposizione con quello pagano.


píliza (f.), mantello da coro
Prestito dall'antico inglese pileċe (f.) "veste di pelle, pelliccia", a sua volta dall'aggettivo latino pelli:cius "fatto di pelle" (da cui deriva anche l'italiano pelliccia). Evidentemente i mantelli da coro dell'epoca medievale non somigliavano molto a quelli attuali. 

prestr (m.), prete
Prestito dall'antico inglese prēost, derivato dal latino presbyter, a sua volta dal greco "anziano". Notevole l'abbreviazione della vocale in norreno (ci aspetteremmo *préstr o addirittura *prjóstr). Chiaramente si tratta di un prestito connesso alla cristianizzazione. 


reykelsi (n.), incenso 
Prestito dall'antico inglese riecels "incenso", derivato dal verbo rēocan "fumare", dal protogermanico *riukanan.  L'aspetto fonetico è stato condizionato dall'associazione con il verbo reykja "fumare" (dal protogermanico *raukjanan), pur restando un residuo non analizzabile -elsi


ræðingr (m.), testo, lezione
Prestito dall'antico inglese rǣding "lettura, lezione, narrazione", derivato da rǣdan "leggere; spiegare, interpretare".


sálast, sálask, morire
Prestito dall'antico inglese sāwlian "rendere l'anima, morire". Un chiaro derivato di sāwol "anima". Il dittongo lungo, estremamente improbabile in norreno, è stato semplificato senza esitazione. Notare la coniugazione riflessiva (-st, -sk). 


skíri (n.), distretto, provincia 
Prestito dall'antico inglese sċīr "distretto, regione amministrativa". Il termine, di natura prettamente legale, non ha paralleli esterni all'anglosassone, così ci sono pochi dubbi che la voce norrena sia un prestito. Il gruppo consonantico /sk/ deve essere dovuto ad ipercorrettismo: probabilmente furono i Danesi del Danelaw a sostituire con /sk/ il suono palatale /ʃ/ in un contesto di bilinguismo diffuso.  


skóli, skúli (m.), scuola; apprendimento; insegnante
Prestio dall'antico inglese scōl (f.) "scuola", a sua volta dal latino schola, in ultima analisi dal greco σχολή. I problemi fonetici, morfologici e semantici non mancano. 

snákr (m.), serpente
Questa voce è derivata direttamente dall'antico inglese snaca "serpente", donde l'inglese moderno snake, a tutti ben noto.
   
Considerazioni: 
L'origine ultima è a parer mio ignota, a dispetto di ripetuti tentativi di connetterla al sanscrito nāga- "serpente", a sua volta proveniente da un sostrato sconosciuto. Nonostante la vocale lungua sia un problema, non ci sono dubbi sulla natura anglosassone del prestito. Si noterà che anglosassone /a/ - norreno /a:/ non è un'alternanza possibile nelle voci ereditate dalla protolingua germanica. 

snæða, mangiare
   derivati:
   snæðingr (m.), ora del pasto 
   snæðing (f.), ora del pasto
Prestito dall'antico inglese snǣdan "tagliare, affettare; mangiare, prendere un pasto", che deriva dal protogermanico *snaiðjanan "tagliare". Cfr. tedesco schneiden "tagliare". Il passaggio semantico è stato qualcosa di questo genere: "tagliare il cibo" > "mangiare". 


stallari (m.), ufficiale regio
Prestito dall'antico inglese steallere "maresciallo", a sua volta dal latino tardo stabula:rius "addetto alle stalle".


stívarðr (m.), custode domestico
Prestito dall'antico inglese stī(ġ)weard "custode domestico", formato da stīġ "sala" + weard "guardiano". L'esito in inglese moderno è steward "gestore, attendente".


stræti (n.), strada 
Prestito dall'antico inglese strǣt "strada", da cui l'inglese moderno street. Cfr. antico frisone strēte. In ultima istanza queste forme derivano dal protogermanico *stra:to: "strada lastricata", a sua volta un antico prestito dal latino stra:ta (neutro pl. di stra:tum), donde anche l'italiano strada. Si vede subito che la forma norrena non può essere derivata direttamente dal protogermanico: il suo vocalismo e la sua morfologia ci testimoniano che il prestito è avvenuto dall'anglosassone.
 


svinca, lavorare
Prestito dall'antico inglese swincan "lavorare; affliggere". Il nesso intrinseco tra lavoro e afflizione era ben noto. La parola norrena non può essere nativa per via della conservazione del gruppo consonantico /-nk-/, non assimilato in /-kk-/.
 

sǫ́l (f.), anima
sǫ́la (f.), anima
Termine germanico, dalla protoforma *saiwalo: "anima" (in origine "spirito delle acque", da *saiwiz "distesa d'acque"); non è tuttavia una parola del lessico ereditario norreno, dato che in norreno il dittongo -ai- non evolve in questo modo. La fonte della parola è infatti l'antico inglese sāwol "anima", evolutasi regolarmente in soule, sowle, saule, sawle in medio inglese. Se la forma protogermanica si fosse evoluta in norreno, avrebbe dato *sæful. Il prestito è oltremodo bizzarro, visto che in ogni caso l'origine del termine è eminentemente pagana, risalente a credenze neolitiche sulle acque marine come luogo di origine e dimora delle anime. Con ogni probabilità quando il prestito avvenne, i parlanti del norreno ritenevano cristiano tutto ciò che veniva dall'Inghilterra: l'origine del termine era stata dimenticata. Quello che più sorprende è che non sia documentata in tutta la Scandinavia e l'Islanda una sola occorrenza di una forma nativa derivata dal protogermanico *saiwalo: "spirito delle acque". Forse operava un tabù linguistico? Qual era dunque la natura di questa interdizione? Mi dolgo del fatto che nessun accademico abbia pensato di fare studi approfonditi sull'argomento.

tívor (n.), sacrificio, vittima sacrificale (poet.)*
      *non "dio" come spesso riportato 
Un hapax, che ricorre soltanto in una poesia che per anni ha costituito una vera e propria crux. Interpretato tradizionalmente come "dio", questo lemma è in realtà nient'altro che l'antico inglese tīber, tīfer "sacrificio, vittima sacrificale", dal protogermanico *ti:βran. Nella poesia Vǫluspá (Profezia della Veggente), il dio Baldr è ritenuto proprio una vittima sacrificale: 

Ek sá Baldri,
blóðgum tívur,
Óðins barni,
ørlǫg folgin. 

Io vidi per Balder
Un sacrificio cruento,
per il figlio di Odino
il destino nascosto.

Tale concetto di divinità-vittima mancava in origine nel paganesimo nordico, così si può considerare questa una prova concreta del fatto che Balder altro non è che una trasposizione di Cristo. In anglosassone Bealdor "Signore" è infatti un epiteto di Cristo. Bealdor è stato tradotto con l'equivalente Baldr in norreno, dando origine a una nuova figura religiosa. Si rimanda all'opera di Sophus Bugge per maggiori dettagli.

úfr (m.), ugola
Prestito dall'antico inglese ūf "ugola", a sua volta dal latino u:va "ugola" (chiamata così per via della sua forma). La parola norrena non va confusa con diversi suoi omofoni: úfr (m.) "tipo di gufo"; úfr (m.) "tipo di nastro"; úfr (m.) "lupo; orso" e úfr (m.) "ostilità". Riporto un dettaglio esilarante. L'accademico tedesco Gerhard Koebler ha glossato ufr con Zäpchen, che in tedesco indica sì l'ugola, ma anche la supposta. Il traduttore di Google (come mi piacciono queste amenità!) rende l'ulteriore glossa Zäpchen im Hals con "supposta in gola". :)


vimpill (m.), velo da donna 
Prestito dall'antico inglese wimpel "velo da donna". La parola norrena non può essere nativa, perché nelle voci regolarmente derivate dal protogermanico il gruppo consonantico /-mp-/ si assimila in /-pp-/.

Tra i prestiti più importanti dall'anglosassone si annoverano importanti parole relative all'arte della navigazione (bátr, bákn), alla società (kempa, harri, dugga, etc.) e alla religione (sǫ́l, prestr, guðspell, fasta, mynstr, etc.). Moltissimi nel Web indagano l'influenza del norreno sull'inglese, ma sono senza dubbio tra i pochi a fare l'inverso, ossia a interessarmi dell'influenza dell'antico inglese sul norreno. Mi auguro che in futuro questo campo di indagini si espanderà sempre più.

Nomi propri di persona anglosassoni importati in norreno: 

Álfvin (m.), Alvin 
L'antroponimo è un prestito dall'antico inglese Ælfwine "Amico degli Elfi" ed è identico al ben noto longobardo Albuin, ossia Alboino. Sappiamo che i canti che glorificavano Alboino giunsero fino ai Sassoni e forse anche oltre, contribuendo ad aumentare la popolarità del suo inclito nome.


Goðin (m.), Godwin
Guðini (m.), Godwin
L'antroponimo è un prestito dall'antico inglese Godwin "Amico di Dio". Della stessa origine sono i cognomi Godwin e Goodwin.


Sunnifa (f.), Sunniva
L'antroponimo è un prestito dall'antico inglese Sunngifu "Dono del Sole". Si narra che questo nome fu portato da una principessa cristiana irlandese costretta a fuggire in Norvegia, dove trovò la morte. È stato scelto di non tradurre Sunnifa in *Sunnugjǫf, come a parer mio sarebbe stato logico fare: per qualche ragione l'oscurità etimologica è stata ritenuta più conveniente.


Vinaman (m.), Vinamanno 
L'antroponimo è un prestito dall'antico inglese Wineman, nome di un santo (latinizzato in Vinamannus). Si tratta di un composto di wine "amico" con man "uomo".


Esistono nomi propri di persona norreni influenzati dalla fonetica anglosassone: 

Áslákr (m.), Oslac
In norreno il dittongo protogermanico /-ai-/ in questo contesto si è evoluto in /-ei-/, non /-a:-/. La forma norrena genuina di questo antroponimo è Ásleikr.

Óláfr (m.), Olaf 
L'antroponimo deriva dal protogermanico *Anulaiβaz "Eredità dell'Antenato". Tuttavia in norreno il dittongo protogermanico /-ai-/ in questo contesto si è evoluto in /-ei-/, non /-a:-/. Infatti esiste la genuina forma Áleifr "Olaf", ben documentata. In antico irlandese questa forma è penetrata come Aṁlaiḃ "Olaf". La forma Óláfr è dovuta all'adattamento dell'antroponimo scandinavo alla fonetica dell'anglosassone: poi dall'Inghilterra il nome è tornato in Scandinavia per effetto boomerang. Certo, è un bel paradosso: Olaf è ritenuto la quintessenza dell'essenza vichinga, eppure ha in sé una traccia anglosassone. Le peripezie non finiscono qui: dalla Norvegia è tornato in Inghilterra con il culto di Olaf il Santo (Óláfr inn Helgi), dove è documentato come Saint Olave /seɪnt 'ɔlɪv/


L'interessante caso di un teonimo controverso: 

Baldr (m.), Balder (lett. "Principe")
Il teonimo deriva dall'antico inglese Bealdor "Signore, Cristo": il prestito è stato facilitato dall'esistenza in norreno del vocabolo poetico baldr (m.) "principe". Ovviamente baldr "principe" ha in ultima analisi la stessa origine dell'anglosassone Bealdor. Come già evidenziato, si tratta di una precoce introduzione di Cristo nel pantheon nordico.

lunedì 18 marzo 2019

PRESTITI GERMANICI ORIENTALI IN NORRENO

I prestiti dalla lingua gotica al norreno che gli accademici hanno facilmente identificato sono stati ereditati dalla missione di Wulfila e sono in prevalenza relativi alla sfera religiosa. L'origine ultima di queste parole è latina e/o greca - con un paio di notevoli eccezioni da me evidenziate e neglette dagli autori. In genere prevale l'idea che non si tratti in realtà di prestiti diretti, ma di voci giunte in Scandinavia per tramite di altri Germani già cristianizzati - anche se non si può per principio escludere che ci siano state precoci missioni della Chiesa Ariana in Scandinavia. Riporto un elenco di termini appartenenti a questo strato lessicale. 

Il genere delle voci norrene è indicato tra parentesi: (m.) = maschile; (f.) = femminile; (n.) = neutro. 

1) djǫfull (m.), diavolo
Un prestito religioso dal gotico diabaulus "diavolo", direttamente dal latino diabolus, a sua volta dal greco διάβολος, in origine "calunniatore; accusatore", traduzione dell'ebraico שָּׂטָן Sa:ta:n "accusatore, persecutore, avversario". Il trattamento fonetico depone a favore dell'antichità della parola in norreno. 

2) engill (m.), angelo
Un prestito religioso dal gotico aggilus "angelo", pl. aggiljus, aggileis, adattamento del latino cristiano angelus, a sua volta dal greco ἄγγελος, in origine "messaggero". In ultima analisi la parola greca traduce l'ebraico מַלְאַךְ mal'akh "messo, messaggero". Il derivato erkiengill (m.) "arcangelo" non è un prestito dal gotico arkaggilus, ma una formazione analogica tramite il prefisso erki- con vocale finale piena. Questo prefisso in gotico era senza dubbio *arki-, che però non ci è attestato. La contrapposizione tra erkiengill e arkaggilus rafforza la nostra ipotesi di un'origine diretta di erki- dal latino ecclesiastico archi- piuttosto che dalle Scritture nella lingua wulfiliana.


3) húsl (n.), eucarestia
Un prestito religioso dal gotico hunsl "sacrificio", donde il composto hunslastaþs "altare" (lett. "luogo del sacrificio). L'origine ultima è sconosciuta, verosimilmente si tratta di un relitto del sostrato neolitico presente in protogermanico. Che il termine sia un prestito dalla lingua delle Scritture tradotte da Wulfila lo prova il fatto che in norreno è sempre usato per designare un concetto cristiano. Dal gotico di Wulfila deriva anche l'inglese housel "eucarestia", che oggi è considerato un termine antiquato.

4) papi (m.), monaco irlandese; papa
Un prestito religioso dal gotico papa "prete", donde antico alto tedesco phaffo, da cui il tedesco moderno Pfaffe. Nel significato di "papa" la parola è invece un prestito posteriore. Non manca chi reputa invece questa parola un prestito dall'antico irlandese pobba, pabba, popa, bobba "padre" (in senso religioso), cosa che a me pare ora assai opinabile per motivi fonetici. Il nome del missionario Poppo, che giunse in Danimarca alla corte di Aroldo I "Dente Azzurro" Gormsson, deve essere derivato proprio dalla parola irlandese.

5) pikkisdagr, píkisdagr (m.), Pentecoste
Il prestito viene dal gotico paintekuste, direttamente dal greco. Per maggior chiarezza di pensiero, alla parola al genitivo è stato aggiunto dagr "giorno".


6) ulfaldi (m.), cammello
Un prestito dal gotico ulbandus "cammello", derivato dal latino volgare *olifantus "elefante" per elephantus (classico elepha:s, gen. elephantis), a sua volta dal greco ἐλέφας. Si noti la declinazione debole, che ha sostituito l'originale tema in -u-. Anche se sapere qualcosa dell'esistenza del cammello non è di per sé un concetto legato al Cristianesimo, non c'è dubbio che la fonte di questo prestito si trova proprio nelle Scritture.


7) ups (f.), bordo del tetto, grondaia
Un prestito dal gotico ubizwa "portico". Se il protogermanico *uβizwo: si fosse evoluto naturalmente, avremmo in norreno un esito *yfr, il che non è. Alcuni hanno ipotizzato una protoforma *uβaswo:, sulla base dell'antico alto tedesco obasa, opasa, obisa "portico; sala; tetto" e dell'atico inglese efes "bordo di un tetto", che però hanno tutta l'aria di essere prestiti dal gotico. Incombe sempre il rischio di prendere il protogermanico a martellate per far tornare l'ipotesi di un'origine nativa di una parola attestata. Anche se il prestito non sembra di natura religiosa, la parola è contenuta nella traduzione delle Scritture fatta dal vescovo Wulfila, quindi è suscettibile di essere passata presso altri Germani. 


8) ǫrk (f.), arca; cassa 
    arka (f.), arca; cassa
Un prestito dal gotico arka "cassa", giunto in due tempi diversi, assimilato nel primo caso e non assimilato nel secondo (per quanto la parola più recente potrebbe essere giunta direttamente dal latino). Il termine, pur avendo un uso profano, è di chiara origine cristiana. Nella Bibbia di Wulfila indica concretamente la scatola ove veniva custodito il denaro. 


Alcune parole sono altamente problematiche, presentando problemi fonetici e semantici gravi, oppure non essendo documentate nelle traduzioni wulfiliane a noi giunte, pur dovendo essere presenti.

1) diskr (m.), piatto
Un prestito dal gotico *diskus, introdotto dal latino discus, a sua volta dal greco diskos. Si tratta di un prestito molto antico, solo in apparenza privo di implicazioni religiose. Il vocabolo norreno non può essere giunto dall'antico inglese disċ come molti credono: la consonante finale era già palatale all'epoca in cui i Vichinghi ebbero contatti con gli Anglosassoni. Non è nemmeno un prestito dal latino tardo o medievale. L'inglese moderno ha dish, diretto continuatore della forma anglosassone. Si può ipotizzare un doppione norreno *deskr (m.) "banco", donde deriva l'inglese desk "banco", che mostra una trasformazione della vocale tipicamente romanza.


2) heiðinn, pagano
Un prestito dal gotico haiþns "pagano". Questa parola è documentata soltanto nella forma sostantivata femminile haiþno "(donna) pagana"; omettiamo l'asterisco in haiþns per decenza, essendo impossibile sostantivare un aggettivo inesistente. Il sospetto è che la parola sia derivata dal greco (ethnikós) "gentile, pagano", calco dall'ebraico גּוֹיִים go:yi:m "genti, nazioni; non ebrei". L'aspirazione iniziale e il dittongo si devono all'influenza di haiþi (f.) "campo non coltivato", dal protogermanico *χaiþi: "brughiera". Così *aiþns (con ai = e aperta breve) divenne haiþns (con ai = dittongo). Si noti l'assenza della vocale tematica di haiþi prima sel suffisso nasale: non abbiamo *haiþins, bensì haiþns. Quando la parola è stata presa a prestito da altre lingue germaniche, una vocale davanti a -n- è stata ripristinata, credo per motivi fonetici. Per questo sono state ricostruite forme protogermaniche come *χaiþanaz e *χaiþinaz. Nell'immaginario gotico, il pagano doveva essere l'irreligioso, colui che era stato bandito dall'Ecumene e costretto a vivere in una terra selvaggia. Tischner sostiene che la parola gotica significasse soltanto "straniero, forestiero", ma è una tesi difficile da sostenere. Non si trattò mai di una parola ideologicamente neutra. A un certo punto fu usata dagli stessi pagani per apostrofare i cristiani come "empi, irreligiosi". Si noterà che nella saga di Hallfred Poeta Malvagio, il protagonista Hallfred, che ancora non è cristiano, chiama "vil cane pagano" il battezzato Gris che ha servito come variago a Bisanzio.


3) kirkja (f.), chiesa (come edificio e come comunità)
Un prestito dal gotico *kwrjake, *kwrjakei "chiesa", che non è arrivato fino a noi ma che è ricostruibile dalle evidenze delle lingue germaniche attestate. La parola deve essere stata presa direttamente dal greco κυριακή (kyriaké:) "del Signore", femminile dell'aggettivo κυριακός  (kyriakós), da cui deriva anche il nome Ciriaco. Questa è l'etimologia dell'inglese church, dello Scots kirk e del tedesco Kirche. La forma gotica documentata è aikklesjo "chiesa" (comunità), dal greco ἐκκλησία (ekkle:sía:).


4) sókn (f.), parrocchia
Un prestito dal gotico sokns (f.) "ricerca, inchiesta", dal verbo sokjan "cercare; desiderare; disputare"; sokjan samana significa "ragionare insieme, discutere". Verosimilmente è nel contesto della traduzione gotica delle Scritture che è maturata l'idea di usare questo termine per tradurre il greco παροικία, in origine "residenza temporanea tra stranieri". La parola norrena sókn significa anche "attacco; disputa": con questo significato è un genuino discendente del protogermanico *so:kniz. Difficile credere che il significato di "parrocchia" possa essersi sviluppato attraverso uno slittamento semantico tanto impobabile.


Oltre agli elementi lessicali sopra descritti, abbiamo un notevolissimo elemento morfologico passato dal latino al gotico di Wulfila e da questo diffuso in tutte le lingue dei Germani: il suffisso -a:rius, di cui tutti noi conosciamo gli esiti in ogni lingua neolatina. Si trova anche in italiano in parole quotidiane come marinaio, operaio, calamaro, orario, ma anche bocchinara, pompinara, marchettara e simili.

-ari, suffisso agentivo
Un prestito dal gotico -areis (pron. /-ari:s/ o /-a:ri:s/), a sua volta dal latino -a:rius, dal protoitalico -*a:zios tramite rotacismo. Il suffisso era già molto produttivo nel gotico di Wulfila. Ne abbiano in tutto otto esempi attestati: 

  bokareis "scriba" (da boka "lettera", bokos "libro")
  laisareis "maestro" (da laisjan "insegnare")
  liuþareis "cantante" (da liuþon "cantare")
  motareis "doganiere, pubblicano" (da mota "dogana")
  sokareis "disputatore" (da sokjan "disputare")
  waggareis "cuscino" (documentato all'acc. sing. come waggari;
      deriva da *wagga "guancia")
  wullareis "fullone, tintore di lana" (da wulla "lana")
  daimonareis "indemoniato, energumeno" (greco  δαιμονιζόμενος,
     tradotto in latino come "daemonium habens")
In norreno -ari forma nomi d'agente dai verbi, spesso in competizione col più antico -i, ma si trova anche in formazioni da sostantivi. Questi sono alcuni esempi: 
  dómari "giudice" (da dómr "giudizio")
  dróttnari "condottiero" (da dróttinn "signore")
  etari "ghiottone, uomo ingordo" (da eta "mangiare")
  fágari "adoratore" (da fága "adorare")
  kveljari "torturatore" (da kvelja "torturare")
  lausnari "salvatore" (da lausn "liberazione, salvezza")
  skinnari "conciatore di pelli" (da skinn "pelle")
  skipari "marinaio" (da skip "nave")

  skytari "arciere" (anche skyti, entrambi da skjota "cólpire")
  þénari "servitore" (da þéna "servire", cfr. þjónn "servo")

Va aggiunto che vi sono anche alcune voci non relative all'ambito del Cristianesimo, che hanno una fonetica aberrante e che non possono quindi essere per nessun motivo ereditati direttamente dal germanico comune. Si tratta di parole poetiche e rare, che fungono da varianti di voci di uso comune derivate invece per genuina usura popolare dalla protolingua. Ipotizzo che la sorgente di questi prestiti sia una lingua del gruppo germanico orientale poi scomparsa, che in un'epoca imprecisata dovette godere di un certo prestigio in Scandinavia. 

1) alin (f.), gomito, cubito 
Cfr. gotico aleina.
L'aspetto fonetico si spiega solo ammettendo un prestito: non si ha traccia di Umlaut, né palatale né labiale. La voce nativa è ǫln, derivata regolarmente da un precedente *alnu, a sua volta dal protogermanico *ali:no: "gomito".

2) Herjan (m.), Odino
Se il teonimo si fosse evoluto dal protogermanico secondo i genuini cambiamenti fonetici avvenuti in norreno, sarebbe *Herinn, il che non è. Si noti anche l'anomalia dell'assenza dell'uscita del nominativo, che dovrebbe avere -nn (< -n-R), com'è tipico di parole straniere. In molti siti del Web si tende a correggere Herjan in Herjann per ovviare a questa stranezza. La variante con -nn finale è documentata, non lo metto in dubbio, anche se non va nascosto che i suoi odierni propugnatori sono riconducibili a siti come Encyclopaedia Metallum, a profili di DeviantArt, etc.

3) ísarn (n.), ferro
L'aspetto fonetico si spiega solo ammettendo un prestito: non si ha traccia di consonante sonora e di rotacismo. Confronta il gotico eisarn, con una sibilante sorda. La voce nativa è íarn (arc.), járn, originatasi da *i:zarnan, con dissimilazione avvenuta dopo il rotacismo di -z-.

4) þjóðann (m.), principe, nobiluomo
Cfr. gotico
þiudans "re", þiudanon "regnare", þiudinassus "regno", þiudangardi "regno".
Se il protogermanico *þiuðanaz si fosse evoluto secondo i genuini cambiamenti fonetici avvenuti in norreno, avremmo *þjóðinn, il che non è. Si tratta di una parola poetica, non usata nel linguaggio comune. 


5) Þunarr (m.) = Þórr, Thor
L'aspetto fonetico si spiega facilmente ammettendo un prestito da una lingua germanica orientale: è preservata la vocale -u- anche se nella sillaba seguente c'è -a-. Gotico *Þunrs. La voce nativa, Þórr, è invece il frutto di una naturale evoluzione da protogermanico *Þunraz

Ritengo possibile che ci siano anche altri casi di questo genere: se ne troverò, aggiornerò senza dubbio lo stato delle conoscenze in un nuovo contributo.