LE GUIDE DEL TRAMONTO
Aka: L'Angelo custode
Titolo originale: Childhood's End
Autore: Arthur C. Clarke
Anno: 1953
Prima edizione italiana: 1955
Lingua originale: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantascienza
Sottogenere: Fantascienza apocalittica, fantascienza hard,
invasione aliena
Editore: Mondadori
Edizioni italiane:
Il Girasole - Biblioteca Economica Mondadori n° 37
Urania (Millemondinverno) n° 467
Classici Urania n° 53
I Massimi della Fantascienza n°3
"Per tutti i diavoli dell'Universo", Editoriale Corno e Club
degli Editori
Traduzione: Giorgio Monicelli
invasione aliena
Editore: Mondadori
Edizioni italiane:
Il Girasole - Biblioteca Economica Mondadori n° 37
Urania (Millemondinverno) n° 467
Classici Urania n° 53
I Massimi della Fantascienza n°3
"Per tutti i diavoli dell'Universo", Editoriale Corno e Club
degli Editori
Traduzione: Giorgio Monicelli
Sinossi (da Mondourania.com):
Per sei giorni le immense astronavi, silenziose e immobili, restarono sospese sulle metropoli della Terra. Poi vennero gli ordini, e ai terrestri non restò che obbedire. Ma per anni e anni nessuno poté vederli, gli Esseri venuti con le astronavi. Nessuno poté sapere chi erano. Per quale misteriosa ragione “Essi” non volevano essere conosciuti? Forse perché (ma nessuno lo sospettò) non volevano essere “ri-conosciuti”? Arthur C. Clarke è uno degli scrittori di fantascienza in cui risuona
più intensa la nota metafisica: il suo tema è l’avventura della razza
umana fra i misteriosi fondali dell’universo, l’enigma del nostro
destino nello spazio. È da lì, a pensarci bene, che viene il brivido dei
brividi: Clarke ce lo dimostra con questa calata dal cielo di
invisibili angeli del bene o del male.
Trama:
Proprio quando un razzo parte verso lo spazio, le porte del cosmo vengono sbattute in faccia all'umanità. I Superni (in inglese Overlords, alla lettera "Super-Signori"), prendono il controllo del pianeta, in modo silenzioso, senza manifestarsi agli umani. L'unico contatto tra la specie aliena e i popoli terrestri è per molti anni il Supercontrollore Karellen, che si guarda bene dal mostrarsi al suo interlocutore, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Rikki Stormgren. Passa così mezzo secolo. Allo scadere di questo periodo, arriva finalmente il Giorno del Contatto. I Superni si mostrano, rivelando di avere l'aspetto che i Cristiani attribuiscono al Diavolo: corna, coda e ali di pipistrello. Ecco svelato il mistero della riservatezza dei visitatori alieni. Temevano di traumatizzare i terrestri e di essere ritenuti Demoni. Ha inizio quella che potrebbe sembrare un'Età dell'Oro. Unità del genere umano; un'immensa prosperità per tutti, dato che le ingenti spese militari sono ormai destinate a usi più proficui; fine di ogni conflittualità e instaurazione di una società basata sull'edonismo. Eppure qualcosa non va. Anche se pochi lo capiscono, è come se fosse stato posto termine alla Storia. Non si può sognare più nulla: il paternalismo dei Superni rende vana ogni iniziativa. Viene imposto un divieto draconiano a qualsiasi tentativo di espansione spaziale del genere umano. "Le stelle non sono per l'uomo", decretano i Superni. Jan Rodricks è uno spirito inquieto e non riesce a rassegnarsi allo stagno termodinamico che è diventata la Terra, così elabora un ingegnoso piano per nascondersi in una nave aliena e raggiungere il mondo madre dei Superni, che si trova a una quarantina di anni luce dal nostro sistema solare. Il progetto di Rodricks riesce: egli arriva a destinazione ed è testimone di molte meraviglie. C'è però un prezzo da pagare per tutto questo. Intanto, sulla Terra, un fenomeno inquietante ha cominciato a manifestarsi. Si tratta dello "sfondamento". Sempre più bambini hanno visioni di mondi lontani e precipitano in uno stato di assoluta irrealtà. Come Rodricks stesso apprende dagli stessi Superni, la spiegazione è molto semplice. Esiste un essere mostruoso, immane, simile a un Dio panteista. È la Supermente (in inglese Overmind), che estroflette i suoi tentacoli per fagocitare i viventi colpiti dallo "sfondamento", assimilandoli, facendo perdere loro ogni parvenza di individualità. Eccolo, il segreto dei Superni, che sono sotanto servi di un simile mostro galattico. Quando Rodricks viene ricondotto sulla Terra, a causa della relatività sono trascorsi molti anni. Egli è l'ultimo uomo propriamente detto sull'intero pianeta. Oltre a lui sopravvivono solo alcuni esemplari degenerati, relitti delle generazioni pre-sfondamento destinati al Nulla. Così si conclunde la vicenda terrena di quest'uomo, che a buon diritto può essere chiamato il Superstite, mentre i Superni si allontanano dal desolato globo terracqueo. La Supermente maledetta ha ormai consumato il suo fiero pasto!
Recensione:
Tra i primi romanzi di fantascienza che ho letto, mi ha lasciato un segno profondo. Mi piace moltissimo l'atmosfera di decadenza che ispira, quel senso di funesta inutilità di ogni agire umano in vista della consunzione escatologica. A mio parere il più bel libro che Clarke abbia mai scritto. Per questo bisognerebbe ricordarlo, più che non per 2001: Odissea nello spazio. Mentre 2001: Odissea a nello spazio parla dell'Alba dell'Uomo e di un'intelligenza cosmica benevola che favorisce la nascita della vita e della consapevolezza dovunque sia possibile, qui vediamo all'opera veri e propri becchini delle specie senzienti. Il ruolo dei Superni è quello di comparire al capezzale di un moribondo che non sospetta nulla della propria malattia, mettendosi a prepararne i funerali ancor prima che arrivi Azrael, l'Angelo della Morte. Com'è facile immaginarsi, la gente ama poco ciò che parla di Thanatos evocandone la presenza. Per questo da 2001: Odissea nello spazio è stato tratto da Kubrick il film omonimo di immenso successo, mentre Le guide del tramonto ha avuto soltanto - che io sappia - come adattamento un'oscura serie TV in tre episodi, trasmessa nel 2015 dal canale statunitense Syfy.
Tra i primi romanzi di fantascienza che ho letto, mi ha lasciato un segno profondo. Mi piace moltissimo l'atmosfera di decadenza che ispira, quel senso di funesta inutilità di ogni agire umano in vista della consunzione escatologica. A mio parere il più bel libro che Clarke abbia mai scritto. Per questo bisognerebbe ricordarlo, più che non per 2001: Odissea nello spazio. Mentre 2001: Odissea a nello spazio parla dell'Alba dell'Uomo e di un'intelligenza cosmica benevola che favorisce la nascita della vita e della consapevolezza dovunque sia possibile, qui vediamo all'opera veri e propri becchini delle specie senzienti. Il ruolo dei Superni è quello di comparire al capezzale di un moribondo che non sospetta nulla della propria malattia, mettendosi a prepararne i funerali ancor prima che arrivi Azrael, l'Angelo della Morte. Com'è facile immaginarsi, la gente ama poco ciò che parla di Thanatos evocandone la presenza. Per questo da 2001: Odissea nello spazio è stato tratto da Kubrick il film omonimo di immenso successo, mentre Le guide del tramonto ha avuto soltanto - che io sappia - come adattamento un'oscura serie TV in tre episodi, trasmessa nel 2015 dal canale statunitense Syfy.
Un anello temporale retroattivo
Un brivido teologico sulfureo si insinua nella narrazione. Sembra evidente che i Superni hanno l'aspetto dei Demoni. La spiegazione di tutto ciò sta in un entanglement macroscopico che lega gli ultimi istanti della specie Homo sapiens alle orribili visioni promonitrici di qualche nostro antenato in una lontana preistoria, millenni prima della Rivelazione apocalittica ricevuta da Giovanni a Patmos. I Superni lo riconoscono: siccome sono stati visti sul teatro della Fine, ne sono stati ritenuti la causa. Il Superno Rashaverak lo spiega molto bene con queste parole:
«Quando le nostre astronavi penetrarono nel vostro cielo, un secolo e mezzo fa, quello fu il primo incontro delle nostre due razze, sebbene vi avessimo studiato da lontano per secoli e millenni, naturalmente. Eppure voi ci avete riconosciuti e temuti, come sapevamo che avreste fatto. Non era precisamente un ricordo, il vostro; avevate già avuto la prova che il tempo è molto più complesso di quanto la vostra scienza abbia mai potuto prevedere. Vedete, quel ricordo non era del passato, ma del futuro: di quegli anni in cui la vostra razza avrebbe saputo che tutto era finito. Noi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, ma non era una conclusione facile da raggiungere. E poiché eravamo presenti, siamo stati identificati con la fine della vostra specie. Sì, anche se questa fine era lontana diecimila anni! È stato come se un'eco invertita fosse rimbalzata lungo il circolo chiuso del tempo, dal futuro al passato. Chiamatela così, più che una reminiscenza, una premonizione.»
L'ontologia temporale sostenuta da Clarke è eternista non tensionale, ossia B-eternista. In essa non esiste differenza concreta tra presente, passato e futuro, che sono semplici dettagli geometrici di un panorama multidimensionale.
Una religione dimostra la sua vanità estrema quando la realtà dei fatti confuta la sua cosmologia, l'idea che ha del posto dell'Uomo nell'Universo. Così avviene quando i Superni finalmente si rivelano:
C'erano mutamenti anche più profondi. Era un evo del tutto laico. Delle fedi esistite prima dell'avvento dei Superni, solo una forma puritana di buddismo, la più austera, forse, di tutte le religioni, sopravviveva ancora.
Eppure soltanto pochi decenni prima della vicenda di Jan Rodricks, le religioni erano vive e vegete. Il principale oppositore dei Superni, Wainwright, era un ex prete: ci viene detto che dai suoi discorsi sembrava che portasse ancora la tonaca. Ci viene anche detto che una delegazione delle principali chiese del mondo aveva espresso il suo sostegno al Supercontrollore Karellen e alla sua politica. Purtroppo il romanzo non ci spiega in dettaglio il processo di estinzione di un così gran numero di fedi. Che sarà accaduto in concreto? Sarebbe bello leggere in qualche opera lettearia il racconto dell'ultimo Papa, dell'ultimo prete, dell'ultimo rabbino, dell'ultimo imam. Certo, Nietzche ci parla della Festa dell'Asino e dell'ultimo Papa. Nulla però ci vene detto sulla fine del meccanismo di successione spirituale.
Con buona pace dei neopositivisti pierangelisti, Clarke ci descrive un futuro di stagnazione proprio in concomitanza con l'estinzione di ogni credenza in una realtà trascendente. La fine della religione non porta al genere umano alcun beneficio concreto, anzi, porta con sé la decadenza stessa del progresso scientifico.
Ma sebbene pochissimi, per il momento, se ne accorgessero, il declino della religione fu accompagnato dal declino della scienza. C'era una pletora di tecnologi, ma pochi erano gli originali pensatori che sapessero estendere le frontiere delle conoscenze umane. Restava la curiosità, insieme con il tempo e l'agio di potervi indulgere, ma dalle ricerche scientifiche fondamentali era stato strappato il cuore. Sembrava futile spendere un'intera esistenza alla ricerca di segreti che i Superni avevano già svelato da millenni.
In altre parole, questa è la morte di ogni illusione di raggiungere la Conoscenza. L'anelito all'episteme diventa un puro e semplice prurito cognitivo. La parola "curiosità" usata da Clarke concentra in sé interi abissi di entropia concettuale.
Nel romanzo di Clarke, la parola "negro" ricorre in tutto quattro volte: in un caso è usata come aggettivo, poi la si trova due volte al singolare e una al plurale ("negri"). Nel testo originale abbiamo due volte "negro", una come aggettivo e una come sostantivo; inoltre ricorre una volta il plurale "negroes" e una volta la forma colloquiale "nigger". Riporto i brani in questione, perché ritengo che sia cosa molto utile (i grassetti sono miei).
Nel primo brano si parla di "sangue negro", inoltre viene fatto il paragone tra il colore della pelle e quello del cioccolato, che di solito manda in bestia gli afroamericani più tumultuosi. Ecco la descrizione dell'ennesima compagna del poligamo Rupert Boyce:
Soltanto un aggettivo poteva descriverla adeguatamente: sconvolgente. Anche in un mondo dove la bellezza muliebre era ormai comune, gli uomini voltavano la testa al suo passaggio. Doveva avere nelle vene, sospettò George, una discreta percentuale di sangue negro: il profilo era squisitamente greco, e i capelli lunghi, folti e morbidi. Solo la trama bruna, compatta, della pelle, la troppo usata parola "cioccolata" era l'unica che potesse definirla, rivelava la sua origine mista.
Nel secondo brano la parola "negro" viene usata per descrivere un giovane, che viene al contempo lodato per il suo aspetto:
Alla fiamma dell'accendino - George aveva la mania di quelle anticaglie - riconobbe finalmente l'altro invitato, un giovane negro, straordinariamente bello. Gliene avevano detto il nome, ma George si era fatto un dovere di dimenticarlo subito, assieme a quelli degli altri venti sconosciuti che gli erano stati presentati.
Il terzo brano fa un riassunto storico e ci parla di come la parola "negro" viene intesa all'epoca dei Superni.
Jan Rodricks, sebbene apprezzasse molto di rado la sua fortuna, in un'epoca precedente sarebbe stato ancora più scontento e insoddisfatto. Un secolo prima il colore della sua pelle sarebbe stato un ostacolo tremendo. Oggi, non aveva più nessun significato. Passato anche il senso di superiorità, venuto come reazione, che i negri avevano trovato nel ventunesimo secolo. La parola "negro" non era più tabù tra persone educate e veniva usata da chiunque senza il minimo impaccio. Non aveva più contenuto emotivo di quanto non ne potessero avere etichette da repubblicano o metodista, conservatore o liberale.
Forse Clarke ha avuto scarsa capacità predittiva, non immaginando l'imporsi del politically correct, quella peste che pretende di rimuovere i problemi tramite l'eufemismo. Tuttavia in altre cose è stato profetico. Ha previsto un secolo di tumulti razziali. Per il resto, mi sembra di ravvisare qualche contraddizione. Esisterebbero ancora repubblicani, metodisti, conservatori e liberali nella realtà descritta nel testo sopra riportato? L'autore ci dice che le religioni e le nazioni erano state dissolte, sopravvivendo soltanto una setta buddhista puritana. Senza la definizione stessa degli Stati Uniti d'America, senza confini tra nazioni, non ci sarebbero chiaramente né repubblicani, né conservatori, né liberali. Le etichette evocate sarebbero dunque archeo-etichette, un po' come se uomo dei primi anni del XXI secolo fosse definito "unionista", "confederato", "giacobino", "bonapartista" o "sostenitore di Nabucodonosor".
In un altro passo si manifesta la capacità profetica di Clarke, in modo a dir poco inquietante. All'arrivo dei Superni, il Sudafrica è descritto come una nazione pervasa dalla guerra civile e avvelenata dall'odio. A seguito dell'intervento degli alieni, che oscurano il sole per mezz'ora, vengono restituiti i pieni diritti civili alla minoranza bianca. Questo veniva scritto in un'epoca in cui era in vigore l'Apartheid e in cui erano i neri a non avere diritto alcuno. Clarke è stato un profeta, perché ha visto con chiarezza il futuro del Sudafrica post-Mandela, in cui i Boeri vengono trucidati, in cui la vita di una persona di origine europea ha meno valore di un pezzo di sterco di cane sulla strada.
Nulla sappiamo della lingua usata dai Superni, testimoniata soltanto da pochi nomi propri di persona, Karellen, Vindarten e Rashaverak, di cui però ignoriamo il significato. Sono riportati anche alcuni nomi di stelle o pianeti: Alphanidon, Rhamsanidon, Pharanidon, Sidenens, Hexanerax (ciascuno è seguito da un numerale, ovviamente tradotto). Ci viene tuttavia detto che si tratta di un idioma molto complesso, come ci si può aspettare. Gli organi fonatori dei Superni sono tali da trasmettere le sequenze verbali a una velocità incredibile, molto superiore a quella caratteristica della specie umana:
Un ascoltatore umano avrebbe al massimo udito un fiotto di suoni rapidamente modulati, non molto diversi da quelli di una trasmissione in alfabeto Morse fatta a grande velocità. Sebbene fossero stati registrati molti saggi dell'idioma Superno, la loro estrema complessità sfocava qualsiasi analisi. La velocità di trasmissione garantiva l'impossibilità, da parte di qualunque interprete che avesse anche assimilato il linguaggio, di stare alla pari con i Superni in una loro normale conversazione.
Non è a questo punto difficile comprendere che Karellen e Rashaverak sono soltanto vocalizzazioni arbitrarie, molto distanti dall'originale. Forse sono addirittura invenzioni degli stessi Superni. Immagino che il sistema fonetico della lingua aliena di esseri così diversi da noi non sia necessariamente sovrapponibile a quello di una qualsiasi lingua terrestre, nemmeno a livello elementare.
Jan Rodricks è l'Ultimo Astronauta e l'ultimo esemplare consapevole dell'umanità. Egli è l'Ultimo Uomo. Dopo di lui non c'è altro che l'Estinzione. Proprio la sua audacia ha reso possibile il suo ruolo di testimone di Armageddon. Una condizione senza dubbio invidiabile!
Navigando nella Rete, mi sono reso conto che spesso i Superni sono chiamati "Supremi". Così nella pagina di Wikipedia relativa al romanzo e anche in quella dedicata alla serie TV. La radice di "Superni" è ovviamente la stessa di "Supremi", la differenza è morfologica. Probabilmente alla base c'è stato un fraintendimento: un compilatore wikipediano o un traduttore (non ho visionato tutte le traduzioni del testo di Clarke) deve aver usato un correttore automatico, non conoscendo la parola "superno" e sostituendola così con un più comune "supremo".
«Quando le nostre astronavi penetrarono nel vostro cielo, un secolo e mezzo fa, quello fu il primo incontro delle nostre due razze, sebbene vi avessimo studiato da lontano per secoli e millenni, naturalmente. Eppure voi ci avete riconosciuti e temuti, come sapevamo che avreste fatto. Non era precisamente un ricordo, il vostro; avevate già avuto la prova che il tempo è molto più complesso di quanto la vostra scienza abbia mai potuto prevedere. Vedete, quel ricordo non era del passato, ma del futuro: di quegli anni in cui la vostra razza avrebbe saputo che tutto era finito. Noi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, ma non era una conclusione facile da raggiungere. E poiché eravamo presenti, siamo stati identificati con la fine della vostra specie. Sì, anche se questa fine era lontana diecimila anni! È stato come se un'eco invertita fosse rimbalzata lungo il circolo chiuso del tempo, dal futuro al passato. Chiamatela così, più che una reminiscenza, una premonizione.»
L'ontologia temporale sostenuta da Clarke è eternista non tensionale, ossia B-eternista. In essa non esiste differenza concreta tra presente, passato e futuro, che sono semplici dettagli geometrici di un panorama multidimensionale.
La dissoluzione delle religioni
Una religione dimostra la sua vanità estrema quando la realtà dei fatti confuta la sua cosmologia, l'idea che ha del posto dell'Uomo nell'Universo. Così avviene quando i Superni finalmente si rivelano:
C'erano mutamenti anche più profondi. Era un evo del tutto laico. Delle fedi esistite prima dell'avvento dei Superni, solo una forma puritana di buddismo, la più austera, forse, di tutte le religioni, sopravviveva ancora.
Eppure soltanto pochi decenni prima della vicenda di Jan Rodricks, le religioni erano vive e vegete. Il principale oppositore dei Superni, Wainwright, era un ex prete: ci viene detto che dai suoi discorsi sembrava che portasse ancora la tonaca. Ci viene anche detto che una delegazione delle principali chiese del mondo aveva espresso il suo sostegno al Supercontrollore Karellen e alla sua politica. Purtroppo il romanzo non ci spiega in dettaglio il processo di estinzione di un così gran numero di fedi. Che sarà accaduto in concreto? Sarebbe bello leggere in qualche opera lettearia il racconto dell'ultimo Papa, dell'ultimo prete, dell'ultimo rabbino, dell'ultimo imam. Certo, Nietzche ci parla della Festa dell'Asino e dell'ultimo Papa. Nulla però ci vene detto sulla fine del meccanismo di successione spirituale.
Il triste declino della Scienza
Con buona pace dei neopositivisti pierangelisti, Clarke ci descrive un futuro di stagnazione proprio in concomitanza con l'estinzione di ogni credenza in una realtà trascendente. La fine della religione non porta al genere umano alcun beneficio concreto, anzi, porta con sé la decadenza stessa del progresso scientifico.
Ma sebbene pochissimi, per il momento, se ne accorgessero, il declino della religione fu accompagnato dal declino della scienza. C'era una pletora di tecnologi, ma pochi erano gli originali pensatori che sapessero estendere le frontiere delle conoscenze umane. Restava la curiosità, insieme con il tempo e l'agio di potervi indulgere, ma dalle ricerche scientifiche fondamentali era stato strappato il cuore. Sembrava futile spendere un'intera esistenza alla ricerca di segreti che i Superni avevano già svelato da millenni.
In altre parole, questa è la morte di ogni illusione di raggiungere la Conoscenza. L'anelito all'episteme diventa un puro e semplice prurito cognitivo. La parola "curiosità" usata da Clarke concentra in sé interi abissi di entropia concettuale.
Alcune note sulla questione razziale
Nel romanzo di Clarke, la parola "negro" ricorre in tutto quattro volte: in un caso è usata come aggettivo, poi la si trova due volte al singolare e una al plurale ("negri"). Nel testo originale abbiamo due volte "negro", una come aggettivo e una come sostantivo; inoltre ricorre una volta il plurale "negroes" e una volta la forma colloquiale "nigger". Riporto i brani in questione, perché ritengo che sia cosa molto utile (i grassetti sono miei).
Nel primo brano si parla di "sangue negro", inoltre viene fatto il paragone tra il colore della pelle e quello del cioccolato, che di solito manda in bestia gli afroamericani più tumultuosi. Ecco la descrizione dell'ennesima compagna del poligamo Rupert Boyce:
Soltanto un aggettivo poteva descriverla adeguatamente: sconvolgente. Anche in un mondo dove la bellezza muliebre era ormai comune, gli uomini voltavano la testa al suo passaggio. Doveva avere nelle vene, sospettò George, una discreta percentuale di sangue negro: il profilo era squisitamente greco, e i capelli lunghi, folti e morbidi. Solo la trama bruna, compatta, della pelle, la troppo usata parola "cioccolata" era l'unica che potesse definirla, rivelava la sua origine mista.
Nel secondo brano la parola "negro" viene usata per descrivere un giovane, che viene al contempo lodato per il suo aspetto:
Alla fiamma dell'accendino - George aveva la mania di quelle anticaglie - riconobbe finalmente l'altro invitato, un giovane negro, straordinariamente bello. Gliene avevano detto il nome, ma George si era fatto un dovere di dimenticarlo subito, assieme a quelli degli altri venti sconosciuti che gli erano stati presentati.
Il terzo brano fa un riassunto storico e ci parla di come la parola "negro" viene intesa all'epoca dei Superni.
Jan Rodricks, sebbene apprezzasse molto di rado la sua fortuna, in un'epoca precedente sarebbe stato ancora più scontento e insoddisfatto. Un secolo prima il colore della sua pelle sarebbe stato un ostacolo tremendo. Oggi, non aveva più nessun significato. Passato anche il senso di superiorità, venuto come reazione, che i negri avevano trovato nel ventunesimo secolo. La parola "negro" non era più tabù tra persone educate e veniva usata da chiunque senza il minimo impaccio. Non aveva più contenuto emotivo di quanto non ne potessero avere etichette da repubblicano o metodista, conservatore o liberale.
Forse Clarke ha avuto scarsa capacità predittiva, non immaginando l'imporsi del politically correct, quella peste che pretende di rimuovere i problemi tramite l'eufemismo. Tuttavia in altre cose è stato profetico. Ha previsto un secolo di tumulti razziali. Per il resto, mi sembra di ravvisare qualche contraddizione. Esisterebbero ancora repubblicani, metodisti, conservatori e liberali nella realtà descritta nel testo sopra riportato? L'autore ci dice che le religioni e le nazioni erano state dissolte, sopravvivendo soltanto una setta buddhista puritana. Senza la definizione stessa degli Stati Uniti d'America, senza confini tra nazioni, non ci sarebbero chiaramente né repubblicani, né conservatori, né liberali. Le etichette evocate sarebbero dunque archeo-etichette, un po' come se uomo dei primi anni del XXI secolo fosse definito "unionista", "confederato", "giacobino", "bonapartista" o "sostenitore di Nabucodonosor".
In un altro passo si manifesta la capacità profetica di Clarke, in modo a dir poco inquietante. All'arrivo dei Superni, il Sudafrica è descritto come una nazione pervasa dalla guerra civile e avvelenata dall'odio. A seguito dell'intervento degli alieni, che oscurano il sole per mezz'ora, vengono restituiti i pieni diritti civili alla minoranza bianca. Questo veniva scritto in un'epoca in cui era in vigore l'Apartheid e in cui erano i neri a non avere diritto alcuno. Clarke è stato un profeta, perché ha visto con chiarezza il futuro del Sudafrica post-Mandela, in cui i Boeri vengono trucidati, in cui la vita di una persona di origine europea ha meno valore di un pezzo di sterco di cane sulla strada.
La lingua dei Superni
Nulla sappiamo della lingua usata dai Superni, testimoniata soltanto da pochi nomi propri di persona, Karellen, Vindarten e Rashaverak, di cui però ignoriamo il significato. Sono riportati anche alcuni nomi di stelle o pianeti: Alphanidon, Rhamsanidon, Pharanidon, Sidenens, Hexanerax (ciascuno è seguito da un numerale, ovviamente tradotto). Ci viene tuttavia detto che si tratta di un idioma molto complesso, come ci si può aspettare. Gli organi fonatori dei Superni sono tali da trasmettere le sequenze verbali a una velocità incredibile, molto superiore a quella caratteristica della specie umana:
Un ascoltatore umano avrebbe al massimo udito un fiotto di suoni rapidamente modulati, non molto diversi da quelli di una trasmissione in alfabeto Morse fatta a grande velocità. Sebbene fossero stati registrati molti saggi dell'idioma Superno, la loro estrema complessità sfocava qualsiasi analisi. La velocità di trasmissione garantiva l'impossibilità, da parte di qualunque interprete che avesse anche assimilato il linguaggio, di stare alla pari con i Superni in una loro normale conversazione.
Non è a questo punto difficile comprendere che Karellen e Rashaverak sono soltanto vocalizzazioni arbitrarie, molto distanti dall'originale. Forse sono addirittura invenzioni degli stessi Superni. Immagino che il sistema fonetico della lingua aliena di esseri così diversi da noi non sia necessariamente sovrapponibile a quello di una qualsiasi lingua terrestre, nemmeno a livello elementare.
Il Superstite
Jan Rodricks è l'Ultimo Astronauta e l'ultimo esemplare consapevole dell'umanità. Egli è l'Ultimo Uomo. Dopo di lui non c'è altro che l'Estinzione. Proprio la sua audacia ha reso possibile il suo ruolo di testimone di Armageddon. Una condizione senza dubbio invidiabile!
Una traduzione indecente
Navigando nella Rete, mi sono reso conto che spesso i Superni sono chiamati "Supremi". Così nella pagina di Wikipedia relativa al romanzo e anche in quella dedicata alla serie TV. La radice di "Superni" è ovviamente la stessa di "Supremi", la differenza è morfologica. Probabilmente alla base c'è stato un fraintendimento: un compilatore wikipediano o un traduttore (non ho visionato tutte le traduzioni del testo di Clarke) deve aver usato un correttore automatico, non conoscendo la parola "superno" e sostituendola così con un più comune "supremo".
Altre recensioni e reazioni nel Web
Segnalo la recensione di Flavio Alunni, pubblicata sul sito web di Andromeda Rivista di Fantascienza, e ne consiglio vivamente la lettura.
Su Anobii si possono leggere numerosi interventi.
Cane Fantasma ha scritto:
"Romanzo ricco di idee, quasi un distillato di quello di buono che la fantascienza classica può offrire: incontri con razze superiori, paradossi temporali, descrizioni di mondi alieni, narrazioni catastrofiste secondo il punto di vista degli ultimi sopravvissuti, ipotesi sociologiche sull'evoluzione umana. Mi è piaciuto il modo in cui il libro svela progressivamente la reale natura dei fatti, con rivelazioni successive che scompaginano le idee che ci eravamo costruiti: così i Superni vengono visti dapprima come benevoli tutori dell'umanità, poi come oscuri esecutori di volontà superiori e infine come malinconici assistenti del genere umano nel suo balzo evolutivo finale, che essi per quanto avanzati non potranno mai compiere. La stessa forma fisica dei Superni è al centro di un vertiginoso ribaltamento di prospettiva: quando finalmente viene rivelata, la paura che genera negli uomini sembra collegata a un infelice incontro all'alba della storia umana i cui effetti si sono riverberati nei millenni successivi sotto forma di miti e leggende oscure; si scoprirá invece che la causa di tale terrore va cercata nella direzione opposta del flusso temporale… Forse ho apprezzato meno il finale "metafisico", ma rimane davvero un libro meritevole."
A Song for Simeon ha scritto:
"Childhood's end è un romanzo di fantascienza con poca scienza e tantissima malinconia. Niente battaglie spaziali e dissertazioni sul funzionamento della propulsione supraluminale: solo un coro della necessità, come nelle tragedie greche. è la storia di due specie segnate dal destino, prigioniere nei rispettivi ruoli in nome di un ordine universale: gli Overlord, con la loro dedizione quieta, la vacuità emotiva, la rassegnazione di intelligenze titaniche senza null'altro da indagare; e gli umani, placidamente arresi alla pace prima dell'estinzione, sullo sfondo di un universo che tende agli assoluti, una mietitura ontologica delle differenze. Un libro escatologico, in larga parte, ma scritto con uno stile asciutto che sfiora l'inevitabilità: gran parte della sua bellezza è nel non-detto, come avviene in un certo Lovecraft, ma senza angoscia e soprassalto. Solo l'annullamento di fronte all'altro-da-noi, immenso."
Non tutti sono entusiasti. Molti di loro sono fantascientisti classici, materialisti, fissati col feticismo del gingillo tecnologico, assolutamente incapaci di guardare oltre l'ennesima astronave e l'ennesimo robot. Soprattutto si nota che lettori di questo tipo insorgono contro quella che chiamano "deriva metafisica".
Ad esempio Timendum ha scritto:
"Sarà il mio gusto personale, ma la deriva metafisica e filosofica che prende il libro e con cui si conclude, non mi è piaciuta per nulla. Peccato"
C'era da aspettarselo. In fondo lo stesso concetto di filosofia è considerato superstizione dai neopositivisti pierangelisti. Mod ha idee simili a quelle espresse da Timendum:
"Personaggi piatti, infodump lunghissimi e noiosissimi, niente sense of wonder. Per non parlare della forma fisica degli alieni: una boiata... Non so, forse l'ho letto con superficialità e mi è sfuggito qualcosa."
Ne sono sempre più convinto. Il primo cancro della Fantascienza è costituito proprio da certi fantascientisti!
Su Anobii si possono leggere numerosi interventi.
Cane Fantasma ha scritto:
"Romanzo ricco di idee, quasi un distillato di quello di buono che la fantascienza classica può offrire: incontri con razze superiori, paradossi temporali, descrizioni di mondi alieni, narrazioni catastrofiste secondo il punto di vista degli ultimi sopravvissuti, ipotesi sociologiche sull'evoluzione umana. Mi è piaciuto il modo in cui il libro svela progressivamente la reale natura dei fatti, con rivelazioni successive che scompaginano le idee che ci eravamo costruiti: così i Superni vengono visti dapprima come benevoli tutori dell'umanità, poi come oscuri esecutori di volontà superiori e infine come malinconici assistenti del genere umano nel suo balzo evolutivo finale, che essi per quanto avanzati non potranno mai compiere. La stessa forma fisica dei Superni è al centro di un vertiginoso ribaltamento di prospettiva: quando finalmente viene rivelata, la paura che genera negli uomini sembra collegata a un infelice incontro all'alba della storia umana i cui effetti si sono riverberati nei millenni successivi sotto forma di miti e leggende oscure; si scoprirá invece che la causa di tale terrore va cercata nella direzione opposta del flusso temporale… Forse ho apprezzato meno il finale "metafisico", ma rimane davvero un libro meritevole."
A Song for Simeon ha scritto:
"Childhood's end è un romanzo di fantascienza con poca scienza e tantissima malinconia. Niente battaglie spaziali e dissertazioni sul funzionamento della propulsione supraluminale: solo un coro della necessità, come nelle tragedie greche. è la storia di due specie segnate dal destino, prigioniere nei rispettivi ruoli in nome di un ordine universale: gli Overlord, con la loro dedizione quieta, la vacuità emotiva, la rassegnazione di intelligenze titaniche senza null'altro da indagare; e gli umani, placidamente arresi alla pace prima dell'estinzione, sullo sfondo di un universo che tende agli assoluti, una mietitura ontologica delle differenze. Un libro escatologico, in larga parte, ma scritto con uno stile asciutto che sfiora l'inevitabilità: gran parte della sua bellezza è nel non-detto, come avviene in un certo Lovecraft, ma senza angoscia e soprassalto. Solo l'annullamento di fronte all'altro-da-noi, immenso."
Non tutti sono entusiasti. Molti di loro sono fantascientisti classici, materialisti, fissati col feticismo del gingillo tecnologico, assolutamente incapaci di guardare oltre l'ennesima astronave e l'ennesimo robot. Soprattutto si nota che lettori di questo tipo insorgono contro quella che chiamano "deriva metafisica".
Ad esempio Timendum ha scritto:
"Sarà il mio gusto personale, ma la deriva metafisica e filosofica che prende il libro e con cui si conclude, non mi è piaciuta per nulla. Peccato"
C'era da aspettarselo. In fondo lo stesso concetto di filosofia è considerato superstizione dai neopositivisti pierangelisti. Mod ha idee simili a quelle espresse da Timendum:
"Personaggi piatti, infodump lunghissimi e noiosissimi, niente sense of wonder. Per non parlare della forma fisica degli alieni: una boiata... Non so, forse l'ho letto con superficialità e mi è sfuggito qualcosa."
Ne sono sempre più convinto. Il primo cancro della Fantascienza è costituito proprio da certi fantascientisti!