martedì 10 novembre 2020

 
L'ETRUSCO UCCIDE ANCORA 
 
Paese di produzione: Italia, Germania, Jugoslavia
Anno: 1972
Durata: 105
Genere: Thriller, giallo, orrore
Regia: Armando Crispino
Soggetto: Lucio Battistrada, Armando Crispino, Bryan Edgar
     Wallace (storia breve), Lutz Eisholz
Sceneggiatura: Lucio Battistrada, Armando Crispino 
Produttore: Artur Brauner
Casa di produzione: Mondial Te.Fi, Inex Film, CCC
      Filmkunst
Distribuzione in italiano: Titanus
Fotografia: Erico Menczer
Montaggio: Alberto Gallitti
Effetti speciali: Armando Grilli
Musiche: Riz Ortolani
Scenografia: Giantito Burchiellaro
Costumi: Luca Sabatelli
Trucco: Nilo Jacoponi
Interpreti e personaggi
    Alex Cord: Jason Porter
    Samantha Eggar: Myra Shelton
    John Marley: Nikos Samarakis
    Enzo Tarascio: Commissario Giuranna
    Horst Frank: Stephen
    Enzo Cerusico: Alberto
    Carlo De Mejo: Igor Samarakis
    Nadja Tiller: Leni Schongauer Samarakis
    Daniela Surina: Irene
    Vladan Holec (Vladan Milasinovic): Otello, il custode
    Christiane von Blank: Velia
    Mario Maranzana: Brigadiere Vitanza
    Rodolfo Bigotti: Il motociclista
    Wendy D'Olive: Giselle
    Pier Luigi D'Orazio: Minelli
    Ivan Pavicevac: Poliziotto
    Cinzia Bruno: La ragazza del motociclista
    Carla Brait: Una danzatrice
    Carla Mancini
    Rosita Toros
    Alessandro Angeloni
    Pietro Fumelli
Doppiatori italiani
    Michele Kalamera: Jason Porter
    Lorenza Biella: Myra
    Roberto Villa: Nikos Samarakis
    Carlo Valli: Igor Samarakis
    Luciano Melani: Otello 
Traduzioni del titolo: 
    Tedesco: Das Geheimnis des Gelben Grabes
           (lett. Il segreto  della tomba gialla)
    Inglese: The Dead Are Alive (lett. I Morti sono vivi)
    Spagnolo: El dios de la muerte asesina otra vez
 
Trama: 
Jason Porter è un archeologo americano biondiccio ad alta gradazione alcolica, che quindi mi è naturalmente simpatico. Lavora agli scavi di una necropoli etrusca a Cerveteri, dove sono state scoperte da poco alcune tombe. Servendosi di una sonda, Porter riesce a fotografare l'interno di un grande ambiente sepolcrale, scoprendovi un affresco che raffigura il Demone della Morte, Tuchulcha, intento ad uccidere con una gigantesca mazza una coppia di giovani amanti. Presto lo studioso si rende conto di aver subìto un grave furto: la sua preziosa sonda gli è stata sottratta! Come se Tuchulcha si fosse materializzato in pieno XX secolo per un'insondabile maledizione, inizia una serie di uccisioni di coppiette in un'area che va dalla zona degli scavi a Spoleto. I corpi delle vittime sono ritrovati col cranio sfondato, disposti come per un sacrificio ai Demoni. Siccome l'arma del delitto è proprio la sonda sottratta, ecco che il corrotto e incompetente commissario Giuranna nutre il sospetto che proprio Porter possa essere l'autore dei delitti. Non sorprende che in una Toscana rignanesca e paccianesca, mostrata come un luogo più sudicio e turpe della fuliggine, qualsiasi forestiero un po' strano sia in automatico accusato delle peggiori scelleratezze, mentre le azioni dei banditi passano in cavalleria. La polizia di Giuranna, losca e brutale, sembra un'associazione di camorristi. In realtà si capisce presto che la situazione è più complessa di quanto non sembri a prima vista. Il proprietario dei terreni in cui sorge la necropoli è il famoso direttore di orchestra Nikos Samarakis, un vecchio coriaceo che con Porter ha qualcosa a che fare, avendo sposato la sua ex moglie Myra. La bellissima donna fulva aveva lasciato l'archeologo perché non ne sopportava la propensione ad alcolizzarsi e pretendeva di farlo cambiare, di renderlo un salutista. Dal canto suo, pur essendo il matrimonio finito, Porter non si rassegna, è ancora ossessionato da Myra e vorrebbe riconquistarla, arrivando in un'occasione persino a conati di violenza. Oggi, imperversando la narrazione ideologica boldrinesca, sarebbe considerato uno stalker per via della sua insistenza, quindi anche più deprecabile del serial killer. Prima che l'Ispettore Giuranna possa uscire dal buio in cui brancola, gli eventi precipitano e il moderno Tuchulcha si rivela essere qualcuno che è sempre stato vicino a Myra: il figlio pazzo di Nikos Samarakis, Igor. Scoperto e affrontato in un'epica tenzone dal coraggioso Porter, troverà la sua Nemesi, con lo stomaco perforato dall'acuminata scheggia di uno specchio infranto (e non di marmo, come pure si legge nel Web).  

 
Recensione:  
Questo film di Crispino è ricordato come un importante giallo all'italiana che dato origine del filone archeologico, fiorito negli anni '70. È stato anche tra i primi, forse addirittura il primo, ad aver tentato importanti contaminazioni con il genere horror. Senza dubbio potrebbe essere definito un capolavoro, ma del cinema grottesco, analogamente a perle radiose come Non si sevizia un paperino (Lucio Fulci, 1972), quello in cui la Bouchet interpretava il ruolo inquietante di una pedofila. Eppure c'è sempre qualcosa di interessante in questo genere di pellicole, che mi diverto a recuperare per immergermi in un mondo perduto. Qui l'antropologia criminale si fonde con una visione distorta e incubica di un'antica civiltà, da lungo tempo estinta. Non esistono realmente gli Etruschi, esistono i loro fantasmi, dotati di forza propria e in grado di schiacciare l'individuo, di annichilirlo.    

Così ebbe a dire lo stesso regista, oppresso e sconvolto dalla percezione nitida delle oscurissime forze soprannaturali emanate dai luoghi degli Etruschi: 

"Il film è nato da una visita occasionale alla necropoli di Cerveteri. Ho provato una sensazione di disagio, che di solito si prova di fronte a qualcosa che non si conosce."
(Armando Crispino) 
 
Certo, se guardiamo L'etrusco uccide ancora, a distanza di tanti anni ci appare stonato, irreale, a dir poco fragile, quasi senza traccia di coerenza interna. I personaggi non sempre sono convincenti. Talvolta sembrano appena abbozzati. Tra i più degni di attenzione c'è la figura del regista rossiccio e sodomita passivo, chiara allusione a un'importante personalità il cui nome mi astengo dal menzionare, anche se ormai da tempo appartiene ai Quondam. Non ci è difficile intuire quale sia la principale occupazione di questo bizzarro individuo: fellare gli energumeni di cui si circonda! In una sequenza lecca languidamente un gelato, pensando di dedicare le proprie attenzioni al solco balano-prepuziale di un fallo eretto. Vediamo poi Nikos Samarakis, ritratto come un turpe vecchio prostatico, che ha sposato Myra per farsi titillare con la lingua il perineo e lo sbocco naturale del "tristo sacco che merda fa di ciò che si trangugia" (cit.). Geloso e vendicativo, violento e sadiano, quest'uomo malvissuto fa una brutta fine: schiatta per un arresto cardiaco provocato ad arte, liberando l'infelice consorte dalla schiavitù e permettendole di ritornare assieme all'archeologo collerico. Poi c'è Leni Schongauer Samarakis, l'ex moglie del vetusto direttore d'orchestra. All'apparenza è una donna splendida e affascinante, di classe. Nessuno nota qualcosa di disgustoso in lei. Eppure i suoi capelli, nerissimi e pettinati a caschetto, altro non sono che una parrucca, indossata per nascondere le piaghe ripugnanti che le ricoprono il cuoio capelluto. La muove l'odio verso l'ex marito, colpevole di quelle oscene ustioni craniche che l'hanno rovinata per sempre. Questo microcosmo fosco e deforme è accompagnato da una bellissima colonna sonora, densa e penetrante, opera di Riz Ortolani. Alcune scene erotiche sono interessanti. 

Dario Argento sul film di Crispino 
 
Riporto queste parole di Dario Argento, che saranno certo notevoli e molto interessanti, per chi ha in alta stima questo genere di critica: 

"Il giallo italiano non si sa esattamente quando nacque. Uno dei primi film è quello di Camillo Mastrocinque realizzato nel 1948, L'uomo dal guanto grigio, un giallo tipicamente inglese. Nel 1959 Pietro Germi realizzò un giallo stupendo: Un maledetto imbroglio, tratto dal romanzo di Emilio Gadda. Segue La commare secca (1962) di Bernardo Bertolucci, quindi due film di Mario Bava, molto belli e interessanti: La ragazza che sapeva troppo e Sei donne per l'assassino. C'è stato un periodo di interregno, sinché sono usciti i miei film (L'uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code) e da allora c'è stato un uragano di imitazioni, sempre con gli animali nel titolo: la farfalla, la lucertola - e così via - che portarono il numero di gialli italiani a circa 200 in pochi anni. Poi, fortunatamente, questo uragano si fermò."
(Dario Argento) 

Mi rammarico di non avere una cultura cinematografica sufficiente ad apprezzare appieno questo torrente di citazioni. Ciò che so del cinema e della sua storia lo accumulo lentamente, film dopo film, recensione dopo recensione. In altre parole, non sono un adepto della religione dei Citazionisti Estremi. Comprendo però l'allusione alla cosiddetta "trilogia zoonomica" di Dario Argento, costituita oltre che da L'uccello dalle piume di cristallo (1970) e da Il gatto a nove code (1971) anche da 4 mosche di velluto grigio (1971). Crispino doveva essere consapevole del problema. Vediamo infatti Otello di Rignano, il custode della necropoli, che si diverte a bruciare animaletti come ragni e locuste, a quanto pare proprio come mezzo simbolico di insurrezione contro la dittatura della "trilogia zoonomica" e delle infinite imitazioni a cui diede origine (si parla addirittura di "generazione di un filone"). Il bellimbusto si accende una sigaretta e col fiammifero cerca di ustionare il pingue addome di esemplare di un ragno vespa (Argiope bruennichi), senza peraltro riuscire ad arrecargli gravi danni. Gode ad infliggere dolore, i suoi occhi sono illuminati dalla luce del sadismo. In realtà sembra essere stato proprio L'etrusco uccide ancora, un giallo di matrice argentiana, ad avere a sua volta influenzato lo stesso Argento, ispirandogli il motivo centrale di Profondo Rosso (1975), quello del trauma infantile di origine sessuale. Eppure pochi sembrano ricordare che proprio in Profondo Rosso c'è una scena di violenza estrema su una lucertola, che viene seviziata con uno spillo da una bambina dai capelli rossi come il fuoco, morbosa e sadica. Quindi, stando alla critica, cosa dovremmo dire? Che Dario Argento ha voluto protestare contro la sua stessa "trilogia zoonomica"? Queste tesi non mi paiono il prodotto di menti lucide.  
 

Trasmigrazioni spiritiche degli Etruschi 

Un bambino è rimasto sconvolto dall'attività sessuale della madre, che è stata scoperta dal cornuto e ha rimediato un'orrida ustione al cranio. Così il giovane cresce odiando ogni in modo viscerale ogni manifestazione della sessalità, finché la tensione insopportabile lo spinge ad uccidere coppiette il cui comportamento gli ricorda il trauma subito. Sviluppa una sua inquietante ritualità, che ha tutti i caratteri dell'ossessione. Come avviene questo passaggio? Cosa lo spinge a un certo punto a tradurre le sue fantasie in azione? Il cambiamento avviene tramite la visione dell'affresco etrusco in cui Tuchulcha ammazza a colpi di clava gli amanti. Ecco che ha luogo una trasmigrazione, a prima vista improbabile: Tuchulcha possiede il ragazzo e ne fa un omicida seriale. L'ossessione diviene azione acquisendo un carattere etrusco, pur mantenendo elementi moderni, come l'uso del Requiem di Verdi e delle scarpette rosse, riconducibili alle memorie dell'assassino. Non si ha quindi una trasmissione culturale di elementi etruschi sopravvissuti in qualche modo al trascorrere dei secoli, come in altri film, bensì un passaggio diretto, in cui la visione di un antico dipinto funge da catalizzatore. Questa trasmigrazione ha l'ontologia della possessione demoniaca: uno spirito che aleggia nell'aria entra nel corpo della vittima, utilizzandolo per muoversi ed operare nel mondo. L'annientamento di giovani vite lo sostenta e lo rafforza, proprio come il sangue offerto da Odisseo alle Ombre dell'Ade le rende dense, consapevoli, memori del proprio passato. Quando l'essenza di Tuchulcha abbandona il posseduto, su questi cade all'improvviso tutto l'immane peso delle atrocità compiute, lasciandogli come unica via di uscita il suicidio!  

Etimologia di Tuchulcha 

Raffigurato nella Tomba dell'Orco, Tuchulcha è ritratto con un aspetto ben più orribile di quello mostrato da Crispino: è un demone alato, con orecchie d'asino, becco da avvoltoio e vipere che gli escono dalle chiome; la sua pelle è giallastra e in mano tiene lunghi serpenti barbuti. Mi inoltro in alcune considerazioni sull'etimologia del nome. Nel Liber Linteus esiste la parola tuχlac, il cui significato è verosimilmente "mortale, funubre". La terminazione -c è un tipico suffisso aggettivale: la radice è tuχla- e doveva esprimere il significato di "morte", "lutto", distruzione". Con un suffisso -χa ecco formato il nome del Demone della Morte, Tuχulχa. Questo suffisso si trova anche in altri casi e doveva servire a formare sostantivi concreti. In un'iscrizione (REE 55 n91) abbiamo ali-χa con il significato di "dono", dal verbo al- "dare". Nel Liber Linteus abbiamo siml-χa, formato in modo simile a Tuχul-χa. Peccato che la radice siml- sia tuttora oscura e non si sia al momento in grado di specificarle il significato. Questo suffisso -χa deve essere nettamente distinto dal pronome ca "questo; egli": non è pensabile allo stato attuale delle conoscenze poter scambiare liberamente le consonanti occlusive con le aspirate, come tendeva a fare in modo ingenuo Pallottino. Nel film di Crispino gli attori pronunciano /tu'kulka/, con l'accento sulla seconda sillaba e la consonante /k/ non aspirata. Una chiara pronuncia ortografica. Si hanno prove del fatto che in etrusco l'accento cadeva sulla prima sillaba delle parole. La pronuncia doveva essere /'tukhulkha/, con l'accento sulla prima sillaba e la consonante /kh/ fortemente aspirata. Si capisce che la vera pronuncia etrusca sarebbe stata difficile, però immaginatevi l'effetto straniante che avrebbe avuto se fosse stata adottata in un giallo-horror italiano! 
 
Citazioni: 
 
"Figli di gran puttana, 'sti etruschi! Loro, sì, sapevano vivere, non si facevano mancare mai niente: mangiare come maiali, bere come cammelli e a letto come mandrilli!"
(Jason Porter) 
 
"Sembra un termitaio ma non lo è. Là sotto ci sono i miei amici etruschi, gli unici veri amici che ho al mondo. Non vedo l'ora di scendere laggiù tra quelle tombe per sentirmi un pò vivo. Sì, sono morti più di duemila anni fa secondo l'anagrafe della storia, ma per me sono più vivi di questa specie di robot che manovra questa trappola volante."
(Jason Porter)  
 
Altre recensioni e reazioni nel Web  
 
Sul sito del Davinotti si leggono moltissimi interventi. Ne riporto alcuni particolarmente significativi. 

 
Rebis ha scritto:

"Melodramma borghese camuffato da thriller esoterico, o viceversa… Crispino è più interessato a fomentarne il volume che la sostanza e informa il narrato in un'architettura fatta di stacchi repentini al montaggio, flashback e flashforward, immagini subliminali: ma lo sprezzo per linearità crea più inverosimiglianza che disorientamento, e il linguaggio avanguardista si fa concretamente enfatico, isterico quando non proprio ridicolo. Samantha Eggar sfoggia in ogni inquadratura un'acconciatura diversa: poteva essere valorizzata con maggiore sottigliezza. Saccheggiato da Dario Argento. Bel finale." 
 
Homesick ha scritto:

"Personale contributo di Crispino al giallo italiano, che prende le distanze dagli imperanti paradigmi di Argento - anzi, arriva a dettarne coordinate future, quali la rappresentazione del trauma infantile accompagnato dalla musica come in Profondo rosso e legato ad un paio di scarpe femminili come in Tenebre - e ammanta del fascino arcano della civiltà etrusca e delle sue necropoli. Molto feroce e sanguinario il primo delitto; personaggi adeguatamente bifronti. Rilevante e insolito per il genere l'inseguimento in stile poliziesco tra le anguste vie.
MEMORABILE: Il primo omicidio con la sonda per fotografare; gli affreschi di Tuchulcha; il confronto finale nella chiesa."

Rufus ha scritto:

"L'ambientazione nella necropoli etrusca è suggestiva (anche il tutto si limita a una superficiale fascinazione), la storia ben congegnata e adeguatamente morbosa; e Crispino sa dirigere i propri attori (bravi Marley, Frank e Tarascio) con l'eccezione del buon Cord, costantemente sopra le righe. Alcuni spunti (l'ossessivo Requiem verdiano, le scarpette rosse) faranno scuola. Peccato per alcune (brevi, ma fastidiose) cadute nella melassa (la liaison Cord-Eggar)." 
 
Markus ha scritto:

"Il grandioso titolo e la bella locandina raffigurante un ipotetico demonio etrusco lasciavan presagire un thriller straordinario, in realtà Crispino non sa gestire l'occasione: il film (tolti pochissimi momenti di tensione che durano pochi secondi) è di una noia mortale e fatica a decollare per la mancanza di ritmo, di colpi di scena che dovrebbero esserci e invece tardano ad arrivare. Lo spettatore è costretto a sorbirsi dialoghi logorroici e passaggi privi di interesse. Resta la piacevole ambientazione nel centro Italia. Mediocre."

sabato 7 novembre 2020

LA LINGUA DI YUGGOTH

Esistono lingue arcane e necromantiche diverse dallo R'lyehian ma lontanamente imparentate, come il francese lo è col tedesco, o in modo ancor più remoto e difficilmente tracciabile, essendo tra loro simili come il turco lo è all'italiano. In ogni caso si ravvisa un certo numero di parole, soprattutto di natura religiosa, prese a prestito dalla lingua di R'lyeh. Riporto un caso degno di grande attenzione.
 
Anton Szandor LaVey, che nel 1966 fondò la Chiesa di Satana, scrisse un libro intitolato Rituali satanici (The Satanic Rituals, 1972) con la collaborazione di Michael A. Aquino, all'epoca suo discepolo. Molti sono dell'opinione che in realtà il vero autore di quest'opera sia proprio Aquino, che in seguito si separò dalla Chiesa di Satana per fondare una propria congrega iniziatica occulta, il Tempio di Set (Temple of Set). Ebbene, un capitolo dei Rituali Satanici si intitola La metafisica di Lovecraft (The Metaphysics of Lovecraft). Vi sono riportati due lunghi testi rituali in una lingua sconosciuta, per fortuna provvisti di traduzione: le Invocazioni di Cthulhu (The Calls of Cthulhu) e la Cerimonia dei Nove Angoli (The Ceremony of Nine Angles). 

Il testo di The Satanic Rituals è consultabile liberamente su Archive.org, seguendo questo link: 
 
 
Aquino ammirava Lovecraft per aver scritto le opere di narrativa macabra più convincenti e profondamente terrificanti nei tempi moderni. Lo considerava un filosofo e un metafisico, il cui tema centrale era la spinta faustiana dell'Uomo alla Conoscenza fino all'autodistruzione e al cataclisma rappresentato dai Grandi Antichi. 
 
La lingua delle Invocazioni di Cthulhu e della Cerimonia del Nove Angoli non è descritta da LaVey nella sua opera, ma sono riuscito in ogni caso a trovare qualche informazione. Si tratta della lingua di Yuggoth, detta in inglese Yuggothic language (anche scritto Yugothic language). Alcuni ne attribuiscono la creazione a LaVey, altri invece ad Aquino. Fatto sta Aquino l'ha ripresa e utilizzata come lingua rituale del Tempio di Set, espandendone notevolmente il lessico. Purtroppo non ho accesso ad alcun documento della congrega Setiana e mi devo accontentare di quanto si può trovare usando Google. Riporto la fonte delle informazioni da me esposte: è l'articolo The Influence of H P Lovecraft on Occultism (L'influenza di H. P. Lovecraft sull'Occultismo), di K. R. Bolton, pubblicato nel febbraio del 2011 sulla rivista The Irish Journal of Gothic and Horror Studies (Dublino; fascicolo 9, pagg. 2-21). L'articolo in questione è consultabile a questo link: 
 
 
In questo passo si parla del processo glottopoietico: "Aquino explained in an article for Nyctalops Magazine(W) that he constructed the 'Yugothic' language by the patterns suggested in Lovecraft's incantation given in the 'Call of Cthulhu': 'Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn'." (Traduzione: "Aquino ha spiegato in un articolo per Nyctapos Magazine(W) di aver costruito la lingua Yuggothica tramite gli schemi suggeriti nell'incantesimo di Lovecraft fornito ne "Il richiamo di Cthulhu": 'Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn'.")  
 
Quindi Aquino era consapevole di aver utilizzato una lingua diversa dallo R'lyehian. Dall'analisi dei testi a mia disposizione posso garantire che non si tratta di qualcosa di improvvisato. Nel corpus delle invocazioni compare più volte la ben nota frase nella lingua di R'lyeh, ben riconoscibile: PH'NGLUI MGLW'NAFH CTHULHU R'LYEH WGHA'NAGL FHTAGN. Si distingue a colpo d'occhio dal resto del testo, come una formula in latino messa in un testo in inglese. I parlanti della lingua utilizzata nei rituali del Tempio di Set sono proprio quelle sorprendenti creature denominate Funghi di Yuggoth (in inglese Fungi from Yuggoth) o Mi-go, simili a giganteschi crostacei di un color rosa sgargiante, con un ammasso tentacolare come testa e ali membranose sul dorso!
 
Riporto un intressante glossario della lingua di Yuggoth, indicando tra parentesi le derivazioni dallo R'lyehian. Non è stato facile giungere a questo risultato: ho dovuto analizzare i testi minuziosamente, e posso garantire che non sempre la traduzione fornita è lineare. In alcuni casi ho potuto addirittura dimostrare che è fuorviante!    
 
AEM'NH, padre 
ALZ, giovane, cucciolo
ARKSH, gettando via
AZ-ATHOTH, Azathot (< Rl.)
BAHL, regno
BAHL'DYS-N'GHA, il Regno del Dio della Morte
CI-CYZB, in cui, nel cui
CTHULHU, Cthulhu (
< Rl.)
CYLTH, profondo
CYLTH-A, i Profondi
CYVAAL'K, al contempo
CYZB, cui
CYZB-NAMANTH, che regna su  

D'SYN, dimensione; il tempo  
D'YN-KHE, il cui sigillo 
DYS, divinità
DYS-N'GHA, Dio della Morte
DYS-N'GHALS, Dio del Morente 
EHN, nome
EL, terra
EL-AKA, mondo
EL-KRAN'U, questo mondo è venuto in essere
EL-UKH'NAR, l'Infinito 
FER-GRYP'H-NZA, il cui segno
FHA'GN, sonno (
< Rl. FHTAGN)  
FHA'GNU, dormire (< Rl. FHTAGN)
FHTAG'S, e ho dormito (
< Rl.)
F'UNGA, parola
F'UNGN, parlare
F'UNG'HN-KAI, noi parliamo
GH'NAA, uccidere (
< Rl.)
GH'NA-NAFH, sono morto (
< Rl.)
GHR-KHA, maledizione
GLYZ, acqua
GLYZ-NAAGHS, Abisso d'Acqua 
GLYZZ, mare
GRYENN'H, orrore
HU-, il tuo
HU-EHN, il Tuo Nome 
HU-GLYZZ, il Tuo Mare
I'A, ave, salve (< Rl. )  
I'AS, ave a te, salve a te
JNE'W, vivente, i viventi
JNUSF, paura, terrore
JNUSF'WI, nella paura
K'-, su, sopra; e
K'AEMN'H, i Grandi Antichi 
K'AEMN'H KH'R, i Grandi Antichi sono
K'AEMN'H KH'RN, i Grandi Antichi furono
K'AEMN'H KH'RMNU, i Grandi Antichi saranno di nuovo
KA-II, per me stesso
KAN'G, araldo
K'BAHL'DYS-N'GHA, attraverso il Regno del Dio della Morte
K'EL-AKA, sul mondo
KE'RU, noi stessi 
K'FUNGN, prometto di nuovo, dico di nuovo  
K'HEH, per l'eternità
KHREN, nero
KH'RENGYU, l'Oscuro
KHREN-KAN'G, Araldo Nero
KH'RENSH = ora chiamo
KH'RGS-T'HE, ho insegnato agli uomini
KI'Q, onorare
KI-QUA, mentre onoriamo
K'NARK, grande 
K'NG NAAGHA, Araldo dell'Abisso
KRELL, chiave 
KR'N, contro 
KYENN'H, desiderio 
KYL-D, senza corna
KYNO, volontà
KYNS, tramite la cui volontà
M'KHAGN, ascoltami
MNAA, tempio
NAA-, profondità
NAA-G NAAGHS, attraverso il vuoto dell'Abisso
NAAGHA, Abisso
NAAGHS, grotta; Abisso
NAKHRENG'H, oscurità, tenebra
NAL, via
NALS ZYH, Via della (Mano) Sinistra
NAMANTH, regnare
N'FHA'N-GNH, che non dorme
N'FHTAGN-GHA, morte senza sonno
N'GHA, morte (
< Rl. N'GHA)
N'GHAN, morto (< Rl. N'GHA, morte)
N'GHAN-KA, sono morto
N'KYS, non dimenticare
N'QUZ, immortale
NYG, venire (< Rl. NOG)
N'YRA-L'YHT-OTP, Nyarlathotep (< Rl.)
OT'HE, uomini 
P'GARN'H, andate ora
PHRAGN, esistere 
PHRAGN'GLU, non sarebbe; non saremmo 
PHRAGN'KA, io esisto, io sono
PHRAGN'KA PHRAGN, io sono quello che sono
QUZ-A, i Morti
QUZ-AL, i Morti
R'JARH, senza
RY'GZYN, l'Antico
RY'GZENGRHO, gli Antichi Sogni
-S, a te
S'HA-T'N, Satana
SH'B-N'YGR'TH, Shub-Niggurath (< Rl.)
TRYN'H, giocare
TY'H NZAL'S, i Magri Notturni
URENZ, principe
URENZ-KHRGN, Principe della Lama
URZ, signore 
URZ'N NAAGHA, Principe dell'Abisso 
URZ'VUY-KIN, Signore degli Angoli  
V'-, da; in 
V'EL, dalla terra
V'GLYZZ, dal mare
V'HU-EHN, nel Tuo Nome
V'JNUSF-FYH, nel suo terrore
VUY-KN, angolo
VUY-KIN'E, attraverso gli Angoli
VY'KRE, triedro (lett. "tre angoli") 
V'YN'KHE, dal sigillo
WH'FAGH, risata
WHRENG'N, splendore; gloria
WHRENGO, in allegria 
W'RAGH, colui che ride
W'RAGHNO'TH, ho riso con gli uomini
W'RAGHS, ridere
W'RAGN, che urla, urlante
WRAGNHI, urlare
W'RAGNHZY, io piango la fine
YAL'H-EL, ho camminato sulla Terra
Y'GOTH-E, che vive
Y'GS-OTHOTH, Yog-Sothoth (< Rl.)
Y'GTH, Yuggoth (
> Rl.)
Y'KH'RAIN, (essi) non sono più
YN'KHE, sigillo
Z'J-M'H, Demoni
Z'J-M'H KH'R, i Demoni sono
Z'J-M'H KH'RN, i Demoni furono
Z'J-M'H KH RMNU, i Demoni saranno di nuovo  
ZHEM'N, capro
ZHEM'NFI, Ariete del Sole
ZHEM V'MNHEG-ALZ, Capro dai Mille Cuccioli 
ZY, fine
ZYB'NOS, vincolo 
 
Fornisco alcuni esempi di traduzioni ingannevoli. In un'occasione TY'H NZAL'S "Magri Notturni" viene tradotto con "gli Sciacalli del Tempo" (jackals of time); HU-GLYZZ "il tuo mare" viene tradotto con "la Tenebra" (the darkness); K'NG NAAGHA "Araldo dell'Abisso" viene tradotto con "Araldo della Barriera" (the harald of the barrier).   

Questi sono i numerali:

TY'H, uno, primo
QUY'H, due, secondo
KRESN, tre, terzo 
HUY, quattro, quarto 
CVYE, cinque, quinto 
QUAR'N, sei, sesto  
TRY'V, sette, settimo 
NYR, otto, ottavo 
ROHZ, nove, nono 
 
Alcuni numerali hanno anche una forma abbreviata: 
 
-KRE, tre 
HY, quattro 
H'Y-, quattro
CVY, cinque
QUAR, sei 
 
Si hanno composti e formule sorprendenti costruite a partire da questi elementi: 

MNAA R'CVYEVY'KRE, il Tempio dei Cinque Triedri
D'YN-KHE CYVAAL'K H'Y-CVY-ROHZ, il cui Sigillo è al
     contempo Quattro, Cinque e Nove 

Sono poi riuscito a identificare un altro numerale, a partire dall'epiteto di Shub-Niggurath: ZHEM V'MHNEG-ALZ "Capro dai Mille Cuccioli" (Goat of a Thousand Young). Quindi possiamo esserne certi:

MHNEG, mille
 
Purtroppo la numerazione nota si ferma qui. Tramite il prefisso V'- "da" si formano gli ablativi:
 
V'TY'H VUY-KN, dal Primo Angolo 
V'QUY'H VUY-KN, dal Secondo Angolo 
V'KRESN VUY-KN, dal Terzo Angolo 
V'HUY VUY-KN, dal Quarto Angolo 
V'CVYE VUY-KN, dal Quinto Angolo
V'QUAR, nel Sesto
V'QUAR'N VUY-KN, dal Sesto Angolo 
V'TRY'V VUY-KN, dal Settimo Angolo 
V'NYR VUY-KN, dall'Ottavo Angolo 
V'ROHZ VUY-KN, dal Nono Angolo 
 
Alcune note sulla fonologia 
 
Se il sistema fonemico Yuggothico è simile a quello della lingua di R'lyeh, ben diversa è la fonotattica. Fonemi che ricorrono raramente in R'lyehian sono invece frequentissimi in Yuggothico. Ad esempio tipico è la fricativa labiodentale /v/. In R'lyehian la si trova in poche parole, come VULGTM "preghiera". In Yuggothico abbiamo /v/ nel prefisso V'- "da; in". Si noterà anche che l'occlusiva glottidale /ˀ/, trascritta con l'apostrofo ', ricorre con maggior frequenza in Yuggothico rispetto a quanto accade in R'lyehian. Noto che potrebbe non trattarsi di un fonema, dato che la sua comparsa appare arbitraria, difficile da prevedere e di incerto valore distintivo. Non riesco a dimostrare l'esistenza di coppie minime di parole distinte soltanto dalla presenza o dall'assenza di questo suono glottidale. Talvolta cambia posizione nelle parole composte. 

AEM'NH "padre" : K'AEMN'H "Grandi Antichi"
KH'RENGYU "l'Oscuro" : KHREN-KAN'G "Araldo Nero"
K'NG NAAGHA "Araldo dell'Abisso" : KHREN-KAN'G "Araldo
     Nero"

Notiamo poi la presenza in Yuggothico dell'affricata postalveolare sonora /dʒ/, trascritta con J, che sembra mancare del tutto in R'lyehian. Per contro, in Yuggothico sembra mancare l'affricata postalveolare sorda /tʃ/.
 
Per rendersi conto delle differenze fonotattiche tra le due lingue basta dare un'occhiata al materiale da me pubblicato sullo R'lyehan:
 
 
Alcune note grammaticali 
 
Il nome della cosa posseduta segue il nome del possessore. Non risulta l'uso di suffissi con funzione di genitivo: basta la semplice giustapposizione. Abbiamo così questi esempi: 

EL-AKA GRYENN'H "Mondi di Orrore";
AEM'HN EL-AKA GRYENN'H "Padre dei Mondi di Orrore"; AEM'HN KYL-D ZHEM'N "Padre dei Capri senza Corna";
ZYB'NOS Z'J-M'H, il legame dei Demoni;
ZYB'NOS ROHZ VUY-KH'YN, il legame dei Nove Angoli;
KS'ZY D'SYN, fino alla Fine del Tempo;
GHR-KHA N'FHTAGN-GHA, la maledizione della morte senza
       sonno.  
 
Un prefisso particolarmente funzionale, di cui abbiamo riportato molti esempi, è senza dubbio V'- "da", in qualche caso traducibile con "in". Esiste anche un prefisso K'- "su, sopra", utilizzato anche come congiunzione col senso di "e". Va detto però che non è sempre chiaro il suo uso. Ancor più oscuro è il prefisso N'-, che in alcune forme verbali forma la negazione, ma il cui senso è diverso se usato con sostantivi. Si hanno tracce di suffissi e di altri formanti, che però non si riescono bene a descrivere. Si ha l'impressione che la grammatica sia abbastanza rudimentale, forse perché si tratta di una lingua antichissima che ha subìto una corrosiva usura fonetica nel corso di strani Eoni.  
 
Traduzione Yuggothico - R'lyehian 
 
Riporto una breve lista di vocaboli della lingua di Yuggoth con la traduzione nella lingua di R'lyeh. Credo che sia un esercizio molto utile per capire quanto siano grandi le differenze lessicali tra le due lingue. 
 
AEM'NH = GNAIIH
BAHL
= SHUGOG
D'SYN = -YAR
EL
= SHUGG
EL-AKA = SHUGGOG
F'UNGN
= 'AI 
F'UNG'N-KAI = C'AI 
GLYZ = GN'THOR 
GLYZZ = GN'TH
GRYENN'H
= LLOIGSHOGG
-KA = YA, Y-
K'AEMN'H = R'LUHHOR  
-KAI = C'- 
K'NARK = AHOG
KHREN
= N'GHFTOG
KRELL
= CH'NGLUI
NAAGHA
= SHOGG
NAAGHS
= EPAGL
NAMANTH
= AHUH'EOG
PHRAGN'KA
= Y'AH
QUY'H
= EHYEE
R'JARH
= NALLLL
TY'H = EHYE 
URZ = UH'EOG 
V'- = HUP 
V'EL
= HUP SHUGG
 
Oltre ai prestiti dalla lingua di R'lyeh, noto la presenza di alcune parole che mi sono familiari, avendo paralleli in una lingua occulta a me nota, il Faskom, la cui origine è del tutto dissimile (i parlanti sono umani, non crostacei o xenomorfi tentacolati). 
 
HUY "quattro" : Faskom HAN, HO-, HUY- "morte; quattro" 
NAA- "profondità", NAAGHA "abisso": Faskom NA- "sotto" 

Sono pochi elementi comuni, ma abbastanza significativi. Ovviamente il Faskom HAN, HO-, HUY- nel senso di "morte" è imparentato con lo R'lyehian N'GHA "morte". Lo Yuggothico ha importato dallo R'lyehian le parole per dire "morte; morto; morire", che quindi hanno aspetto fonetico diverso dal numerale "quattro". Rimando agli elementi di lessico e di grammatica della lingua Faskom pubblicati sul mio blog Cosmonemesi, integrati con alcune ricostruzioni di protoforme Faskom-Enochiane.
 
 
Molte parole dei Funghi di Yuggoth invece sembrano appartenere a un altro Universo e non mi dicono nulla. Ho ravvisato soltanto pochi prestiti dalla lingua Enochiana o parole da essa derivate. La cosa è di per sé abbastanza sorprendente, dal momento che sia LaVey che Aquino erano in grado di comprendere l'Enochiano. 
 
Traduzione Yuggothico - Enochiano 
 
Riporto una breve lista di vocaboli della lingua di Yuggoth con la traduzione in Enochiano. Credo che sia un esercizio molto utile per capire quanto siano grandi le differenze.
 
BAHL = LONDOH
CYVE
= O
CYZB
= CASARM
DYS
= IAD 
EHN
= DOOAIP
EL
= CAOSG
FHA'GN
= BRGDA
F'UNGN
= CAMLIAX, GOHOL
GHR-KHA
= ELZAP
GLYZ
= ZIN, ZLIDA 
HUY = ES 
-KA = OL
KH'R
= CHIIS
K'NARK
= DRILPA
MHNEG
= MATB
NAKHRENG'H
= ORS
NAMANTH
= SONF
N'GHA
= TELOCH
OT'HE = MOLAP, OLLOG, CORDZIZ   
QUAR'N
= NORZ 
ROHZ = EM
TY'H = EL
URZ = ENAY
VUY-KN
= DIU, DUIV 
WHRENG'N
= BUSD, BUSDIR 
YN'KHE = EMETGIS
ZHEM'N
= LEVITHMONG 
 
Un Universo artificiale 
 
Utilizzo il Metodo Scientifico per scandagliare le profondità abissali delle lingue occulte, cosa che a quanto pare nessuno aveva mai tentato prima. Va però detto che nulla può togliermi dalla testa che questo Universo sia artificiale, il prodotto dei Creatori. Esiste quindi come sogno dei Dormienti, come fabbricazione avvenuta in un Universo che sta al nostro come questo sta al confuso mondo dei sogni. Nell'Universo che ha generato il nostro, tutte le lingue hanno una comune radice nell'Abisso degli Dei Esterni e dei Grandi Antichi e si sono diffuse per diaspora tra le galassie, tra esseri umani e non umani. Le limitate capacità di simulazione dei Creatori spiegano l'assurdo di questo Cosmo sterile in cui siamo imprigionati, questo oceano di Nulla con un unico pianeta abitabile in un'immensa moltitudine di esopianeti che sembrano il prodotto della reiterazione di un programma di screen saver, costruito a partire da pochi elementi fondanti.

giovedì 5 novembre 2020

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI SHUB-NIGGURATH

Shub-Niggurath è una divinità aliena il cui epiteto principale è Capro Nero dei Boschi dai Mille Cuccioli (nell'originale: The Black Goat of the Woods with a Thousand Young). L'unica altra denominazione nota nell'opera di Lovecraft è Signore dei Boschi (nell'originale: Lord of the Woods). Eppure, nonostante la denominazione sia chiaramente maschile, nel romanzo breve Il tumulo (The Mound, scritto nel 1929-30) questo essere è descritto in modo esplicito come una Dea e paragonato ad Astarte. Questa entità viene menzionata per la prima volta nel racconto L'ultimo esperimento (The Last Test), scritto nel 1927 e pubblicato per la prima volta l'anno successivo. Nel racconto L'orrore di Dunwich (The Dunwich Horror), scritto nel 1928 e pubblicato nel 1929, compare un'esclamazione tratta dal Necronomicon: "Iä! Shub-Niggurath!" La stessa esclamazione compare in altre opere dell'Autore, a partire dal racconto Colui che sussurrava nelle tenebre (The Whisperer in Darkness, 1930). Caso niente affatto unico, il teonimo è stato ripreso da altri autori, come August Derleth, Robert Bloch e Ramsey Campbell.
 
Navigando nell'Oceano della Rete mi sono imbattuto in qualcosa che ha dell'incredibile. Un utente è rimasto traumatizzato dal nome di Shub-Niggurath, travolto dal furore ideologico politically correct che imperversa negli States - essendo creduto un derivato di nigger "negro". Un vocabolo maledetto, su cui grava una terribile interdizione. Il suo suono è tabù. Persino la mera successione dei fonemi /n/ /g/ /r/ in qualsiasi parola di quasiasi lingua dell'Universo è tabù. Fa impazzire, provoca crisi isteriche. Alcuni dementi fottuti hanno addirittura lanciato una petizione per cercare di far cancellare il vocabolo negro "nero" dalla lingua spagnola, perché ritenuto offensivo, anche se è la semplice traduzione dell'inglese black! Ecco il futile testo sul Capro Nero, pubblicato dall'utente Deranged Cultist su Reddit:  


Hello all. Not sure if this topic has been brought up before, but I had this conversation with some friends and wanted some more input.

Shub-Niggurath. The Black Goat of the Wood with a Thousand Young. It's an unfortunate name. And it comes off as kind of racist. Any time I play a game of Eldritch/Arkham Horror with a new player and Shub comes up I always get some looks. And the fact that it's the the Black goat of the wood doesn't help matters.

I argued that the name isn't intended to be racist. If you look at other gods such as Azathoth, Yog-Sothoth, Cthulhu, etc. there is nothing racist or implied by those names. In fact no race created by Lovecraft seems to have a racist inspired name. Deep Ones, Elder Things, Mi-go, Yith, Shoggoth, nothing there. Some of the mystical places he's created; Ulthar, Kadath, Innsmouth (maybe not mystical, but still an original creation), Ib, Sarnath, nothing racist there. Even though Lovecraft is an unabashed racist, besides a couple of cats (one named after his own cat) his racism never really crossed into his naming convention. Which is why I argued that Shub-Niggurath is just an unfortunate made up name.

My friend argued "where there's smoke there's fire" 
 
Pazientemente traduco, trattenendo lo sdegno pur di giovare alla pubblica edificazione: 

Cia a tutti. Non sono sicuro se questo argomento è stato presentato prima, ma ho avuto questa conversazione con alcuni amici e vorrei qualche spunto in più.

Shub-Niggurath. Il Capro Nero dei Boschi con Mille Cuccioli. È un nome sfortunato. E viene fuori come una specie di razzismo. Ogni volta che gioco a Eldritch/Arkham Horror con un nuovo giocatore e compare Shub, ricevo sempre degli sguardi. E il fatto che sia il Capro Nero del Bosco non aiuta le cose.

Ho sostenuto che il nome non vuole essere razzista. Se guardi altri dei come Azathoth, Yog-Sothoth, Cthulhu, ecc., non c'è nulla di razzista o implicito in quei nomi. In effetti nessuna razza creata da Lovecraft sembra avere un nome di ispirazione razzista. Deep Ones, Elder Things, Mi-go, Yith, Shoggoth, niente lì. Alcuni dei luoghi mistici che ha creato; Ulthar, Kadath, Innsmouth (forse non mistico, ma pur sempre una creazione originale), Ib, Sarnath, niente di razzista lì. Anche se Lovecraft è un razzista sfacciato, a parte un paio di gatti (uno dei quali prende il nome dal suo gatto) il suo razzismo non è mai entrato nella sua convenzione di denominazione. Ecco perché ho sostenuto che Shub-Niggurath è solo uno sfortunato nome inventato.

Il mio amico ha affermato che "dove c'è fumo c'è fuoco"

Etimologia interna 

In alcuni glossari della lingua R'lyehian trovati nel Web è riportata una voce spuria, erroneamente ricavata proprio dal nome di Shub-Niggurath: NIGGUR "nero". Questa è stata fabbricata servendosi di due premesse:
1) La solita invereconda ossessione per il razzismo lovecraftiano;
2) La convinzione che, siccome in inglese di solito l'aggettivo preceda il sostantivo a cui si riferisce, debba essere lo stesso in tutte le lingue dell'Universo, senza possibili eccezioni. 
In realtà è NIGGUR "corno; animale cornuto", ossia "capro", mentre il suffissoide -ATH significa "nero". Notiamo che esiste il verbo ATHG "siglare un patto", che doveva in origine significare "siglare con inchiostro nero". Questo suffissoide -ATH "nero" non è da confondersi col ben noto suffisso -OTH  "nativo di, abitante".
La prima parte del teonimo, ossia SHUB, significa "fertilità; luogo fertile" e deriva dalla radice primordiale UB "fertile". Un prefisso SH- si trova anche in altri casi e forma sostantivi. Anzi, quasi tutte le parole inizianti con SH- sembrano derivate in modo simile. L'unica eccezione è un verbo. Abbiamo così SHAGG "Regno dei Sogni" (locativo SHAAG "nel Regno dei Sogni"; forma derivata SHAGGOTH "abitante del Regno dei Sogni"), SHOGG "Regno delle Tenebre, Abisso" (forma derivata SHOGGOTH "abitante del Regno delle Tenebre"), SHUGG "Regno della Terra" (forma derivata SHUGGOTH "essere umano"). Le radici primordiali corrispondenti sono rispettivamente AAG "essenza senza corpo", OGG "consapevolezza", UGG "essenza terrena". Non ho finora trovato attestazioni indipendenti di queste radici, che andranno quindi validate con cura. 

Riporto il link a un sito in portoghese in cui è riportato molto materiale lessicale R'lyehian, anche se la lingua è chiamata impropriamente Aklo; si trovano sia il vocabolo NIGGUR con la falsa traduzione "nero" che le radici primordiali alla base di SHUB, SHAGG, SHOGG e SHUGG


Etimologie esterne e possibili ispirazioni
 
Già abbiamo stigmatizzato e irriso la vergognosa tesi di coloro che ritengono il teonimo Shub-Niggurath un derivato di nigger. In realtà esiste una spiegazione più logica, che esponiamo per sommi capi.  
 
Il teologo e critico lovecraftiano Robert M. Price è della convinzione che Shub-Niggurath sia stato ispirato dalla figura di Sheol Nugganoth che compare nell'opera di Lord Dunsany. Nel racconto breve Idle Days of the Yann, pubblicato nel 1910, si trova questa menzione: 
 
"E anch'io sentivo che avrei pregato. Eppure non mi piaceva pregare un Dio geloso là dove si invocavano umilmente i fragili dèi affettuosi che i pagani amano; così pensai invece a Sheol Nugganoth, che gli uomini della giungla hanno abbandonato da tempo, che ora è solo e disadorato; e a lui ho pregato."   
(originale: "And I too felt that I would pray. Yet I liked not to pray to a jealous God there where the frail affectionate gods whom the heathen love were being humbly invoked; so I bethought me, instead, of Sheol Nugganoth, whom the men of the jungle have long since deserted, who is now unworshipped and alone; and to him I prayed.")
 
Price ha quindi ha scritto queste parole sul teonimo Sheol Nugganoth: 
 
"Già il nome portava una zaffata di zolfo: Sheol era il nome dell'Oltretomba menzionato nella Bibbia e nell'epopea di Gilgamesh."
(originale: "The name already carried a whiff of sulfur: Sheol was the name for the Netherworld mentioned in the Bible and the Gilgamesh Epic.")  
 
Questa è la mia idea: il Solitario di Providence era affetto, proprio come me, da continue distorsioni percettive e da terribili acufeni. Accadde che sentendo nominare la divinità dunsaniana Sheol Nugganoth, intese invece Shub-Niggurath, perché questo fu il modo in cui il suo cervello decodificò il segnale difettoso inviatogli dai nervi acustici. Non dobbiamo credere che gli Anglosassoni sappiano pronunciare in modo certo nomi provenienti da lingue sconosciute. Vedendoli scritti, risalgono a pronunce ortografiche spesso indecenti. Sheol venne probabilmente pronunciato in modo indistinto come /ʃəł/, mentre Nugganoth divenne qualcosa come /'nəgənəθ/. Accadde che Lovecraft intese la laterale velarizzata /ł/ (pronunciata quasi come /w/) come se fosse /b/, mentre la nasale /n/ intervocalica gli giunse rotacizzata. Ecco così formarsi un improbabile ma suggestivo /ʃəb 'nɪgəɹəθ/. Ho avuto io stesso un'infinità di simili distorsioni percettive ascoltando le orripilanti forme di pseudoinglese usate dai relatori nei convegni scientifici!   
 
L'ermafroditismo del Capro  

Lo stesso Price riporta quanto segue: 
 
"Possiamo credere che qui Lovecraft sia stato ispirato dalla tradizionale raffigurazione cristiana del Capro di Baphomet, un'immagine di Satana che si rifà alla divinità precristiana dei boschi, Pan, quello delle corna e degli stinchi caprini. Il Capro Satanico è un artificio di molta narrativa spettrale, come quando in The Devil Rides Out di Dennis Whetley l'epifania dell'Arcidiavolo assume la forma di una testa di capra."
(originale: "We may believe that here Lovecraft was inspired by the traditional Christian depiction of the Baphomet Goat, an image of Satan harking back to the pre-Christian woodland deity Pan, he of the goatish horns and shanks. The Satanic goat is a device of much spectral fiction, as when in Dennis Wheatley's The Devil Rides Out the Archfiend's epiphany takes goat-headed form."

Gioverà ricordare una peculiarità notevole di Baphomet: la sua natura androgina. Raffigurato in varie forme, ma sopprattutto come un essere umano alato dalla testa e dagli zoccoli di capro, è dotato di evidenti caratteri femminili come il seno. Figlio di Lucifero e di Lilith, secondo l'esoterista Éliphas Lévi simboleggia l'equilibrio degli opposti: maschio e femmina, mezzo umano e mezzo animale, Bene e Male. L'adorazione di un idolo di Baphomet fu attribuita ai Cavalieri Templari dall'Inquisizione che li distrusse su istigazione del Re di Francia, Filippo IV il Bello; il misterioso nome è attestato a partire dal 1307 nei verbali del processo (Michelet, 1860). In seguito la sua figura è stata incorporata in diverse tradizioni esoteriche del XIX secolo. Proprio l'ermafroditismo di Shub-Niggurath fa pensare che Lovecraft abbia tratto ispirazione proprio dal Capro di Baphomet. I caratteri sono tanto simili che è impossibile pensare a un caso!   
 
Il Pascolo del Capro  
 
Nell'antichità è riportato da Strabone che i Vasconi compivano riti in cui erano sacrificati capri ed esseri umani. In epoca medievale persisteva nei Paesi Baschi la figura mitologica di Akerbeltz, il cui nome significa "Capro Nero" (dall'Euskara aker "capro", beltz "nero"). Il rituale di adorazione, che aveva tutte le caratteristiche del Sabba delle Streghe, era detto Akelarre (dall'Euskara aker "capro", larre "pascolo"). È stato ipotizzato dai decostruzionisti che si trattasse di un'invenzione dell'Inquisizione per avere la scusa per bruciare donne, in pieno XVII secolo. In realtà non si può non pensare a Strabone. Il termine akelarre è presente nella toponomastica (Akelarre è un campo in Biscaglia; Akelarrenlezea è una grotta in Navarra; c'è poi Akerlanda, il Campo del Capro, sempre in Biscaglia, etc.). Il Cristianesimo giunse tardi tra i Baschi, non prima del X secolo. Ancora gli Arabi li definivano majūs "adoratori pagani, stregoni", accomunandoli ai Vichinghi. La necropoli di Argiñeta nel comune di Elorrio in Biscaglia (fine IX sec.) non mostra la benché minima traccia di simboli cristiani. Ancora in epoca sorprendentemente tarda troviamo steli funerarie discoidali con simboli pre-cristiani, come la svastica basca (Lauburu, alla lettera "Quattro Teste") o il sole stilizzato, spesso senza alcuna presenza della croce. Senza dubbio Lovecraft avrebbe detto che la religione ancestrale di quel glorioso popolo era il culto di Shub-Niggurath! Mi meraviglia che tutto ciò sia sfuggito ai Cultisti!

martedì 3 novembre 2020

ALCUNE NOTE SULL'ETIMOLOGIA DI NYARLATHOTEP

Nyarlathotep appartiene al pantheon alieno degli Dei Esterni, descritto da H. P. Lovecraft e ripreso da altri autori che ne hanno emulato e proseguito l'opera, come August Derleth. I più noti epiteti di questa demoniaca entità cosmica sono questi: Caos Strisciante, Faraone Nero. È figlio di Azathoth, posto che i termini umani indicanti la parentela abbiano il benché minimo senso per entità di questo genere. Mentre gli altri Dei Esterni sono sostanzialmente indifferenti alla vita biologica presente nel Cosmo, Nyarlathotep interagisce con essa, contribuendo attivamente a seminare la pazzia, la distruzione e la morte. Si manifesta sulla Terra nella figura di un uomo alto e magro, in grado di parlare alla perfezione qualsiasi lingua. Le sue opere sono portentose e terribili.            
 
Così ha scritto il Solitario di Providence:  

"I had never heard the name NYARLATHOTEP before, but seemed to understand the allusion. Nyarlathotep was a kind of itinerant showman or lecturer who held forth in public halls and aroused widespread fear and discussion with his exhibitions. These exhibitions consisted of two parts—first, a horrible—possibly prophetic—cinema reel; and later some extraordinary experiments with scientific and electrical apparatus. As I received the letter, I seemed to recall that Nyarlathotep was already in Providence.... I seemed to remember that persons had whispered to me in awe of his horrors, and warned me not to go near him. But Loveman's dream letter decided me.... As I left the house I saw throngs of men plodding through the night, all whispering affrightedly and bound in one direction. I fell in with them, afraid yet eager to see and hear the great, the obscure, the unutterable Nyarlathotep." 
(Lettera a Reinhardt Kleiner, 21 dicembre 1921) 

Traduzione per gli anglofobi non anglofoni: 
 
"Non avevo mai sentito prima il nome NYARLATHOTEP, ma mi sembrò di capire l'allusione. Nyarlathotep era una specie di uomo di spettacolo o di conferenziere itinerante che si esibiva nelle sale pubbliche e suscitava paura diffusa e discussione con le sue esibizioni. Questi spettacoli consistevano di due parti: la prima, un'orribile, forse profetica, bobina cinematografica; e in seguito alcuni straordinari esperimenti con apparati scientifici ed elettrici. Quando ho ricevuto la lettera, mi è sembrato di ricordare che Nyarlathotep era già a Providence... Mi è sembrato di ricordare che le persone mi avevano sussurrato in soggezione dei suoi orrori, e mi avevano avvertito di non avvicinarmi a lui. Ma la lettera del sogno di Loveman mi ha fatto decidere... Quando ho lasciato la casa ho visto una moltitudine di uomini arrancare nella notte, tutti sussurrando spaventati e legati in una direzione. Mi sono imbattuto in loro, impaurito ma desideroso di vedere e ascoltare il grande, l'oscuro, l'indicibile Nyarlathotep." 
 
La prima comparsa di Nyarlathotep nell'opera lovecraftiana si ha con l'omonimo racconto breve: Nyarlathotep, scritto nel 1920 e pubblicato per la prima volta nello stesso anno su The United Amateur. Il figlio di Azathoth compare in Egitto nella sua forma di Faraone Nero. Viaggia per il mondo mostrando al pubblico meravigliose macchine elettriche che fanno irrompere nel mondo un'epidemia di incubi atroci. Il genere umano finisce col perdere la propria definizione, sprofondando nell'Abisso e disperdendosi. Questa è la sintetica descrizione della trama su Wikipedia in italiano: "In un mondo oppresso "da un mostruoso senso di colpa" l'avvento di Nyarlathotep, oscuro profeta venuto dal passato, sparge visioni d'incubo alle quali neppure i più scettici possono rimanere indifferenti."
 
Pochi fanno riferimento alla menzione di Nyarlathotep nel racconto I ratti nei muri (The Rats in the Walls), scritto nel 1923. Nel romanzo La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath (The Dream-Quest of Unknown Kadath), scritto tra il 1926 e il 1927, Nyarlathotep compare con l'aspetto di un Faraone dell'Egitto ed è un implacabile avversario del protagonista Randolph Carter, cercando con ogni mezzo di intralciare il suo cammino. Nel racconto horror La casa delle streghe (The Dreams in the Witch House, 1932), Nyarlathotep appare a Walter Gilman e alla strega Keziah Mason nella forma dell'Uomo Nero, un avatar del Diavolo ben noto ai cacciatori di streghe. Viene scambiato per un colossale Mandingo, pur avendo tratti somatici descritti come caucasici. Nel racconto horror L'abitatore del buio (The Haunter of the Dark, 1935) Nyarlathotep assume un aspetto inconsueto, manifestandosi come un mostro tentacolato dotato di ali di pipistrello, che abita nel campanile di una chiesa di proprietà di una singolare setta, detta della "Saggezza Stellare" (Starry Wisdom). In questa forma, il Caos Strisciante è incapace di tollerare la luce del sole. Nyarlathotep compare anche in altre opere dell'Autore, anche come semplice citazione. Nel racconto horror Colui che sussurrava nelle tenebre (The Whisperer in Darkness, 1930), il nome della maligna entità cosmica ricorre in rituali di adorazione celebrati dai Funghi di Yuggoth. 
 
Secondo Fritz Leiber, che apparteneva alla Chiesa di Satana di LaVey, Nyarlathotep rappresenterebbe tre cose: 
1) Lo scherno che l'Universo oppone a ogni tentativo umano di comprenderlo;
2) Una visione negativa del mondo commerciale e dell'autopromozione su cui si fonda;
3) La razionalità autodistruttiva del genere umano, una sorta di intelligenza maligna opposta all'incoscienza di Azathoth.      

Etimologia interna 
 
Il teonimo è chiaramente formato a partire da NYARLATH, il cui significato nella lingua di R'lyeh è chiaramente ricostruibile: "Entropia". Indica il Caos Dilagante, ben diverso dal Caos Primordiale rappresentato da Azathoth. Le conseguenze ontologiche sono chiare e profonde. L'Entropia è figlia della Creazione, che a sua volta procede dal Tohu va-Bohu: così Nyarlathotep procede da Azathoth, ne è un'ineluttabile conseguenza. L'etimologia R'lyehian potrebbe riflettere queste basi filosofiche. La terminazione -OTEP si traduce con "Futuro" ed è formata a partire da OT "di" e da EP "poi, dopo". Quindi Nyarlathotep rappresenta l'Entropia che è il Futuro. La Frecchia del Tempo è l'amaro frutto della Creazione. Mi rendo conto che è un'interpretazione un po' ardita, ma in fondo non vi trovo grandi difetti. L'elemento OT "di" deve essere validato e non dispongo di una casistica sul suo uso. Certamente è difficile pensare che Lovecraft abbia fatto ragionamenti simili per costruire il nome di Nyarlathotep. Chiara è invece la connessione con l'Antico Egitto e con la sua lingua venerabile, che ora esporremo nel dettaglio. 

Etimologie esterne 

La radice verbale egiziana ḥtp /'ħa:tap/ significa "essere soddisfatto; essere quieto". Da questo verbo deriva il sostantivo ḥtp /'ħa:tip/ "pace". A causa della debolezza delle vocali atone, le due forme si sono presto confuse nella pronuncia.  I derivati di questa radice nella lingua copta sono il verbo ϩⲱⲧⲡ /ho:təp/ "essere riconciliato; essere contento" e il sostantivo ϩⲱⲧⲡ /ho:təp/ (m.) "pace, riconciliazione". La forma verbale maschile ḥtp.w /'ħatpu/ significa "egli è soddisfatto". Come sostantivo significa "pace". La sua pronuncia si è evoluta nel Medio Regno in /'ħatpə/ per diventare poi /'ħɔtpə/ nel Nuovo Regno. In copto il risultato è ϩⲟⲧⲡ /hɔtəp/, forma qualitativa del verbo ϩⲱⲧⲡ e aggettivo col significato di "calmo, soddisfatto". In greco l'adattamento di questa forma verbale egiziana /'hɔtpə/ nei nomi propri maschili è -ῶϕις (-ôphis). La consonante aspirata /ph/ (poi diventata una fricativa bilabiale /φ/) rende in qualche modo il gruppo consonantico /tp/, ma si hanno anche altri esiti. Prendiamo come esempio l'evoluzione dell'antroponimo Jmn.w-htp.w /ʼa'ma:nu 'ħatpu/ "Ammone è soddisfatto", divenuto /ʼa'ma:nə 'ħatpə/, quindi /ʼa'mo:nə 'ħɔtpə/ e /ʼamən'ħɔtpə/, trascritto in greco come 'Αμενῶϕις (Amenôphis), con le varianti 'Αμενῶϕϑις (Amenôphthis) e 'Αμενῶϑης (Amenôthēs). I nomi maschili di questo genere, che sono numerosissimi, sono resi nella pronuncia egittologica con -hetep o con -hotep. Questa seconda variante doveva essere molto popolare. Probabilmente incuriosì Lovecraft, che la utilizzò per dar vita a Nyarlathotep. Se questo fosse vero, si potrebbe pensare che il nome originale del demone cosmico fosse *NYARLATHOTH "Abitante dell'Entropia", diventato poi NYARLATHOTEP in una sorta di ibrido R'lyehian-egiziano antico. Gioverà far notare che la prima parte del nome è incompatibile con la fonologia della Lingua dei Faraoni. Secondo alcuni buontemponi, Nyarlathotep sarebbe derivato dall'alterazione di un fantomatico Near-Hotep, un insulso ibrido inglese-egiziano antico, il cui significato sarebbe qualcosa come "Vicino alla Pace", "Quasi-Pace". Ciò non ha il benché minimo senso, visto che il Faraone Nero è un portatore di marasma, non certo di pace. A quanto posso saperne con le mie pur limitate conoscenze, non è dimostrabile che Lovecraft avesse la conoscenza necessaria per comprendere il significato dell'elemento hotep
 
Con mio grande stupore, ho scoperto che ci sono stati molteplici tentativi cervellotici di interpretare Nyarlathotep come un nome puramente egizio, arrivando a *n(y)-'rrwt-ḥtp "Colui che appartiene alla porta è soddisfatto" e facendo notare che Yog-Sothoth è la Porta. Tuttavia Nyarlathotep è figlio di Azathoth, non di Yog-Sothoth. Bisognerà poi stabilire il vocalismo di questo nome ricostruito e controllare la sua correttezza grammaticale. Sono piuttosto scettico. Per chi avesse il tempo e la pazienza di leggere, riporto il link al bizzarro documento, presente sulla piattaforma Blogspot: 
 
 
La possibile origine dunsaniana 
 
Nell'opera di Lord Dunsany si trovano due teonimi dall'aspetto egiziano, che potrebbero aver fornito ispirazione a Lovecraft. Non dobbiamo dimenticare che il Solitario di Providence era un appassionato lettore dello scrittore irlandese. Nell'antologia di racconti Gli Dèi di Pegana (The Gods of Pegāna) compare un falso profeta chiamato Alhireth-Hotep. In un'altra antologia, Degli dèi di Averon (The Sorrow of Search) compare una divinità maligna chiamata Mynarthitep. Il teologo Robert M. Price ha notato queste somiglianze e pensa a una connessione diretta. Anche Will Murray e Sunand T. Joshi sono di questa idea. A parer mio, in qualche modo si sarebbe avuta questa sintesi: Mynarthitep + Alhireth-Hotep = Nyarlathotep. L'elemento Mynar- si sarebbe agglutinato con l'elemento Alhireth- dando Mynarlhath-, abbreviandosi e divenendo infine l'enigmatico Nyarlath-. Sarebbe prevalso il suffisso -Hotep, forte di assonanze egiziane, sul meno consueto suffisso -hitep, che pure ne deve essere un'alterazione. Forse all'origine di questo fenomeno sta una distorsione percettiva. Il Maestro dell'Orrore Cosmico dovette sentire qualcuno parlare di Lord Dunsany, pronunciando Nynarthitep e Alhireth-Hotep in rapida successione, in un discorso sincopato. I suoi nervi acustici gravati dal sovraccarico cognitivo devono aver trasmesso al cervello un nome contratto! In fondo lo sanno tutti: gli anglosassoni mangiano le parole!   
 
Un'inattesa fonte di ispirazione 
 
Secondo Will Murray (1991) ad ispirare la figura di Nyarlathotep è stato con ogni probabilità l'inventore Nikola Tesla, personaggio spettrale e inquietante che durante le sue conferenze utilizzava spesso misteriose apparecchiature elettriche. Nonostante non avesse la carnagione scura attribuita da Lovecraft al Caos Strisciante, le somiglianze sono in effetti notevoli! In pratica, Nyarlathotep sarebbe... un Nikola Tesla abbronzato!