Nyarlathotep appartiene al pantheon alieno degli Dei Esterni, descritto da H. P. Lovecraft e ripreso da altri autori che ne hanno emulato e proseguito l'opera, come August Derleth. I più noti epiteti di questa demoniaca entità cosmica sono questi: Caos Strisciante, Faraone Nero. È figlio di Azathoth, posto che i termini umani indicanti la parentela abbiano il benché minimo senso per entità di questo genere. Mentre gli altri Dei Esterni sono sostanzialmente indifferenti alla vita biologica presente nel Cosmo, Nyarlathotep interagisce con essa, contribuendo attivamente a seminare la pazzia, la distruzione e la morte. Si manifesta sulla Terra nella figura di un uomo alto e magro, in grado di parlare alla perfezione qualsiasi lingua. Le sue opere sono portentose e terribili.
Così ha scritto il Solitario di Providence:
"I had never heard the name NYARLATHOTEP before, but seemed to understand the allusion. Nyarlathotep was a kind of itinerant showman or lecturer who held forth in public halls and aroused widespread fear and discussion with his exhibitions. These exhibitions consisted of two parts—first, a horrible—possibly prophetic—cinema reel; and later some extraordinary experiments with scientific and electrical apparatus. As I received the letter, I seemed to recall that Nyarlathotep was already in Providence.... I seemed to remember that persons had whispered to me in awe of his horrors, and warned me not to go near him. But Loveman's dream letter decided me.... As I left the house I saw throngs of men plodding through the night, all whispering affrightedly and bound in one direction. I fell in with them, afraid yet eager to see and hear the great, the obscure, the unutterable Nyarlathotep."
(Lettera a Reinhardt Kleiner, 21 dicembre 1921)
Traduzione per gli anglofobi non anglofoni:
"Non avevo mai sentito prima il nome NYARLATHOTEP, ma mi sembrò di capire l'allusione.
Nyarlathotep era una specie di uomo di spettacolo o di conferenziere itinerante che si esibiva nelle sale pubbliche e suscitava paura diffusa e discussione con le sue esibizioni. Questi spettacoli consistevano di due parti: la prima, un'orribile, forse profetica, bobina cinematografica; e in seguito alcuni straordinari esperimenti con apparati scientifici ed elettrici. Quando ho ricevuto la lettera, mi è sembrato di ricordare che Nyarlathotep era già a Providence... Mi è sembrato di ricordare che le persone mi avevano sussurrato in soggezione dei suoi orrori, e mi avevano avvertito di non avvicinarmi a lui. Ma la lettera del sogno di Loveman mi ha fatto decidere... Quando ho lasciato la casa ho visto una moltitudine di uomini arrancare nella notte, tutti sussurrando spaventati e legati in una direzione. Mi sono imbattuto in loro, impaurito ma desideroso di vedere e ascoltare il grande, l'oscuro, l'indicibile Nyarlathotep."
La prima comparsa di Nyarlathotep nell'opera lovecraftiana si ha con l'omonimo racconto breve: Nyarlathotep, scritto nel 1920 e pubblicato per la prima volta nello stesso anno su The United Amateur. Il figlio di Azathoth compare in Egitto nella sua forma di Faraone Nero. Viaggia per il mondo mostrando al pubblico meravigliose macchine elettriche che fanno irrompere nel mondo un'epidemia di incubi atroci. Il genere umano finisce col perdere la propria definizione, sprofondando nell'Abisso e disperdendosi. Questa è la sintetica descrizione della trama su Wikipedia in italiano: "In un mondo oppresso "da un mostruoso senso di colpa" l'avvento di Nyarlathotep, oscuro profeta venuto dal passato, sparge visioni d'incubo alle quali neppure i più scettici possono rimanere indifferenti."
Pochi fanno riferimento alla menzione di Nyarlathotep nel racconto I ratti nei muri (The Rats in the Walls), scritto nel 1923. Nel romanzo La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath (The Dream-Quest of Unknown Kadath), scritto tra il 1926 e il 1927, Nyarlathotep compare con l'aspetto di un Faraone dell'Egitto ed è un implacabile avversario del protagonista Randolph Carter, cercando con ogni mezzo di intralciare il suo cammino. Nel racconto horror La casa delle streghe (The Dreams in the Witch House, 1932), Nyarlathotep appare a Walter Gilman e alla strega Keziah Mason nella forma dell'Uomo Nero, un avatar del Diavolo ben noto ai cacciatori di streghe. Viene scambiato per un colossale Mandingo, pur avendo tratti somatici descritti come caucasici. Nel racconto horror L'abitatore del buio (The Haunter of the Dark, 1935) Nyarlathotep assume un aspetto inconsueto, manifestandosi come un mostro tentacolato dotato di ali di pipistrello, che abita nel campanile di una chiesa di proprietà di una singolare setta, detta della "Saggezza Stellare" (Starry Wisdom). In questa forma, il Caos Strisciante è incapace di tollerare la luce del sole. Nyarlathotep compare anche in altre opere dell'Autore, anche come semplice citazione. Nel racconto horror Colui che sussurrava nelle tenebre (The Whisperer in Darkness, 1930), il nome della maligna entità cosmica ricorre in rituali di adorazione celebrati dai Funghi di Yuggoth.
Secondo Fritz Leiber, che apparteneva alla Chiesa di Satana di LaVey, Nyarlathotep rappresenterebbe tre cose:
1) Lo scherno che l'Universo oppone a ogni tentativo umano di comprenderlo;
2) Una visione negativa del mondo commerciale e dell'autopromozione su cui si fonda;
3) La razionalità autodistruttiva del genere umano, una sorta di intelligenza maligna opposta all'incoscienza di Azathoth.
2) Una visione negativa del mondo commerciale e dell'autopromozione su cui si fonda;
3) La razionalità autodistruttiva del genere umano, una sorta di intelligenza maligna opposta all'incoscienza di Azathoth.
Etimologia interna
Il teonimo è chiaramente formato a partire da NYARLATH, il cui significato nella lingua di R'lyeh è chiaramente ricostruibile: "Entropia". Indica il Caos Dilagante, ben diverso dal Caos Primordiale rappresentato da Azathoth. Le conseguenze ontologiche sono chiare e profonde. L'Entropia è figlia della Creazione, che a sua volta procede dal Tohu va-Bohu: così Nyarlathotep procede da Azathoth, ne è un'ineluttabile conseguenza. L'etimologia R'lyehian potrebbe riflettere queste basi filosofiche. La terminazione -OTEP si traduce con "Futuro" ed è formata a partire da OT "di" e da EP "poi, dopo". Quindi Nyarlathotep rappresenta l'Entropia che è il Futuro. La Frecchia del Tempo è l'amaro frutto della Creazione. Mi rendo conto che è un'interpretazione un po' ardita, ma in fondo non vi trovo grandi difetti. L'elemento OT "di" deve essere validato e non dispongo di una casistica sul suo uso. Certamente è difficile pensare che Lovecraft abbia fatto ragionamenti simili per costruire il nome di Nyarlathotep. Chiara è invece la connessione con l'Antico Egitto e con la sua lingua venerabile, che ora esporremo nel dettaglio.
Etimologie esterne
La radice verbale egiziana ḥtp /'ħa:tap/ significa "essere soddisfatto; essere quieto". Da questo verbo deriva il sostantivo ḥtp /'ħa:tip/ "pace". A causa della debolezza delle vocali atone, le due forme si sono presto confuse nella pronuncia. I derivati di questa radice nella lingua copta sono il verbo ϩⲱⲧⲡ /ho:təp/ "essere riconciliato; essere contento" e il sostantivo ϩⲱⲧⲡ /ho:təp/ (m.) "pace, riconciliazione". La forma verbale maschile ḥtp.w /'ħatpu/ significa "egli è soddisfatto". Come sostantivo significa "pace". La sua pronuncia si è evoluta nel Medio Regno in /'ħatpə/ per diventare poi /'ħɔtpə/ nel Nuovo Regno. In copto il risultato è ϩⲟⲧⲡ /hɔtəp/, forma qualitativa del verbo ϩⲱⲧⲡ e aggettivo col significato di "calmo, soddisfatto". In greco l'adattamento di questa forma verbale egiziana /'hɔtpə/ nei nomi propri maschili è -ῶϕις (-ôphis). La consonante aspirata /ph/ (poi diventata una fricativa bilabiale /φ/) rende in qualche modo il gruppo consonantico /tp/, ma si hanno anche altri esiti. Prendiamo come esempio l'evoluzione dell'antroponimo Jmn.w-htp.w /ʼa'ma:nu 'ħatpu/ "Ammone è soddisfatto", divenuto /ʼa'ma:nə 'ħatpə/, quindi /ʼa'mo:nə 'ħɔtpə/ e /ʼamən'ħɔtpə/, trascritto in greco come 'Αμενῶϕις (Amenôphis), con le varianti 'Αμενῶϕϑις (Amenôphthis) e 'Αμενῶϑης (Amenôthēs). I nomi maschili di questo genere, che sono numerosissimi, sono resi nella pronuncia egittologica con -hetep o con -hotep. Questa seconda variante doveva essere molto popolare. Probabilmente incuriosì Lovecraft, che la utilizzò per dar vita a Nyarlathotep. Se questo fosse vero, si potrebbe pensare che il nome originale del demone cosmico fosse *NYARLATHOTH "Abitante dell'Entropia", diventato poi NYARLATHOTEP in una sorta di ibrido R'lyehian-egiziano antico. Gioverà far notare che la prima parte del nome è incompatibile con la fonologia della Lingua dei Faraoni. Secondo alcuni buontemponi, Nyarlathotep sarebbe derivato dall'alterazione di un fantomatico Near-Hotep, un insulso ibrido inglese-egiziano antico, il cui significato sarebbe qualcosa come "Vicino alla Pace", "Quasi-Pace". Ciò non ha il benché minimo senso, visto che il Faraone Nero è un portatore di marasma, non certo di pace. A quanto posso saperne con le mie pur limitate conoscenze, non è dimostrabile che Lovecraft avesse la conoscenza necessaria per comprendere il significato dell'elemento hotep.
Con mio grande stupore, ho scoperto che ci sono stati molteplici tentativi cervellotici di interpretare Nyarlathotep come un nome puramente egizio, arrivando a *n(y)-'rrwt-ḥtp "Colui che appartiene alla porta è soddisfatto" e facendo notare che Yog-Sothoth è la Porta. Tuttavia Nyarlathotep è figlio di Azathoth, non di Yog-Sothoth. Bisognerà poi stabilire il vocalismo di questo nome ricostruito e controllare la sua correttezza grammaticale. Sono piuttosto scettico. Per chi avesse il tempo e la pazienza di leggere, riporto il link al bizzarro documento, presente sulla piattaforma Blogspot:
La possibile origine dunsaniana
Nell'opera di Lord Dunsany si trovano due teonimi dall'aspetto egiziano, che potrebbero aver fornito ispirazione a Lovecraft. Non dobbiamo dimenticare che il Solitario di Providence era un appassionato lettore dello scrittore irlandese. Nell'antologia di racconti Gli Dèi di Pegana (The Gods of Pegāna) compare un falso profeta chiamato Alhireth-Hotep. In un'altra antologia, Degli dèi di Averon (The Sorrow of Search) compare una divinità maligna chiamata Mynarthitep. Il teologo Robert M. Price ha notato queste somiglianze e pensa a una connessione diretta. Anche Will Murray e Sunand T. Joshi sono di questa idea. A parer mio, in qualche modo si sarebbe avuta questa sintesi: Mynarthitep + Alhireth-Hotep = Nyarlathotep. L'elemento Mynar- si sarebbe agglutinato con l'elemento Alhireth- dando Mynarlhath-, abbreviandosi e divenendo infine l'enigmatico Nyarlath-. Sarebbe prevalso il suffisso -Hotep, forte di assonanze egiziane, sul meno consueto suffisso -hitep, che pure ne deve essere un'alterazione. Forse all'origine di questo fenomeno sta una distorsione percettiva. Il Maestro dell'Orrore Cosmico dovette sentire qualcuno parlare di Lord Dunsany, pronunciando Nynarthitep e Alhireth-Hotep in rapida successione, in un discorso sincopato. I suoi nervi acustici gravati dal sovraccarico cognitivo devono aver trasmesso al cervello un nome contratto! In fondo lo sanno tutti: gli anglosassoni mangiano le parole!
Un'inattesa fonte di ispirazione
Secondo Will Murray (1991) ad ispirare la figura di Nyarlathotep è stato con ogni probabilità l'inventore Nikola Tesla, personaggio spettrale e inquietante che durante le sue conferenze utilizzava spesso misteriose apparecchiature elettriche. Nonostante non avesse la carnagione scura attribuita da Lovecraft al Caos Strisciante, le somiglianze sono in effetti notevoli! In pratica, Nyarlathotep sarebbe... un Nikola Tesla abbronzato!
Nessun commento:
Posta un commento