Queste informazioni sono presenti da tempo sulla Wikipedia in italiano alla voce "Vespa crabro":
"Il calabrone (Vespa crabro Linnaeus, 1761), detto anche aponale o cravunaro rosso, è il più grosso vespide europeo. Nel linguaggio comune con il termine "calabrone" vengono spesso erroneamente identificati anche l'ape legnaiola (Xylocopa violacea) e il bombo terrestre (Bombus terrestris)."
Quando mi sono imbattuto in questa descrizione wikipediana, sono rimasto allibito. Non mi ero mai imbattuto, da che sono al mondo, nei nomi aponale e cravunaro rosso attribuiti al calabrone (Vespa crabro). Mi sono quindi chiesto chi in concreto ne facesse uso. La prima cosa che ho fatto è stata una ricerca nei dizionari della lingua italiana a mia disposizione, in formato cartaceo o nel Web. Non ho trovato un ben nulla. Non si fa alcuna menzione dell'aponale e del cravunaro rosso nel vocabolario Zingarelli, tanto per fare un esempio, e neppure nel vocabolario Treccani, che è consultabile online.
Si trova comunque qualche menzione in pochi siti del Web, il che non significa proprio nulla, dal momento che la fonte delle parole aponale e cravunaro rosso è in ultima analisi proprio Wikipedia in italiano. Riporto in questa sede quanto ho trovato.
In un sito di cruciverba si ha la definizione "Insetto chiamato anche aponale". Ecco uno dei link (ne esistono diversi, ma sono tutti sostanzialmente identici):
Mi sono imbattuto in numerosi siti, anche di aziende che si occupano di disinfestazione, che riprendono la definizione wikipediana. Ad esempio questo:
"La disinfestazione calabroni a Treviso può rivelarsi indispensabile in alcuni casi, difatti questo Vespide europeo, anche chiamato cravunaro rosso o aponale, può pungere l’uomo iniettandogli un veleno potenzialmente pericoloso."
E ancora:
"La più grande delle vespe europee e nordamericane è sicuramente il calabrone, che forse conosci sotto il nome di cravunaro rosso, aponale o Vespa crabro; molto frequentemente questo insetto viene scambiato per l’ape legnaiuola o con il bombo terrestre."
Anche il famoso sito Bufale.net riporta le problematiche (e forse fantomatiche) denominazioni della Vespa crabro, prendendo per oro colato ciò che si trova su Wikipedia:
"Innanzitutto, l’animaletto riportato nella foto non è un’ape, ma un normalissimo Calabrone Europeo, per gli amici Aponale o Cravunaro Rosso."
Se questi nomi del calabrone fossero tanto diffusi, costituendo addirittura la norma, come mai non si riesce a trovare una fonte che ne dia una chiara spiegazione? La stessa pagina di Wikipedia in italiano non riporta alcunché di utile.
In Wikispecies si ritrovano alcuni nomi dell'insetto in altre lingue. Informazioni ancor più dettagliate si trovano in Wikimedia Commons.
Nessuna voce aponale o cravunaro rosso è stata trovata nel Wikizionario.
È un grande piacere intellettuale sapere che in bavarese il calabrone è chiamato Huanaus e che in curdo è chiamato pîzang. Detto questo, siamo al punto di partenza.
Tentativi di spiegazione dell'enigma
La prima cosa che mi viene in mente è che si tratti di definizioni provenienti da qualche lingua locale.
1) CRAVUNARO ROSSO
Si risolve subito il problema dell'origine del cravunaro rosso: è tipicamente calabrese. La forma più diffusa per indicare la Vespa crabro è carvunaru, alla lettera "carbonaio". A San Marco Argentano (provincia di Cosenza) si ha la variante gravunaru. A Savelli (provincia di Crotone) troviamo carvunaru russu, alla lettera "carbonaio rosso". Evidentemente proprio questo carvunaru russu è stato italianizzato in cravunaro rosso.
Come si è avuto lo slittamento semantico da "carbonaio" a "calabrone"? Per via di un'evoluzione del latino cra:bro:ne(m) "calabrone", che portava alla confusione con carbo:ne(m) "carbone". Siccome a un certo punto appariva illogico chiamare "carbone" una grossa specie di vespa, si è aggiunto un suffisso agentivo, identificando l'insetto con un "carbonaio". Così carbo:na:riu(m) si è evoluto in carvunaru, gravunaru, con entrambi i significati di "carbonaio" e "calabrone". Per qualche motivazione tabuistica è stata aggiunto l'aggettivo russu, probabilmente perché sia il carbonaio che il calabrone erano connessi col Diavolo. L'insetto era ritenuto diabolico per la sua aggressività e per il suo veleno spesso mortale. Si credeva che il Diavolo all'Inferno attizzasse i carboni, li facesse ardere per rigirarvi sopra i dannati: era quindi concepito come il Carbonaio per eccellenza. Queste sono immagini tradizionali molto radicate.
Esistono numerose altre denominazioni del calabrone diffuse in Calabria. Ad esempio: vùmbaku (Centrache, prov. Cosenza), skalambruni (Polistena, prov. Reggio Calabria), lapuni (Conidoni di Briatico, prov. Vibo Valentia), vómmuku russu (Saracena, prov. Cosenza). Non si comprende bene perché proprio il nome carvunaru russu, e non altri, abbia trovato la via per arrivare fino a un'importante pagina di Wikipedia.
2) APONALE
Anche se la terminazione -ale rimane al momento inspiegabile, ci sono pochi dubbi sul fatto che aponale sia un derivato di apone, accrescitivo di ape. Questa denominazione apone è molto comune e può designare diversi insetti, non solo imenotteri come il calabrone ma persino grossi ditteri come il tafano. Si trova in molti luoghi nella Penisola e in Sicilia con l'articolo determinativo agglutinato: lapone.
Non si pensi che nellla lingua italiana sia sconosciuto questo apone! Primo: non si devono considerare sinonimi le parole "dialetto" e "immondizia", come l'iniquo sistema scolastico italiano ha insegnato per secoli. Secondo: non si deve credere che la lingua italiana sia solo e soltanto quella insegnata dalle maestrine isteriche in quel vivaio di immondi bulli che gli stolti osano definire "istituzione"! Della presenza dell'apone in italiano mi accingo ora a portare evidenze solidissime, come ogni lettore potrà vedere.
L'interessante lemma apone "fuco", è spiegato nel Dizionario della Lingua Italiana di Niccolò Tommaseo (quello che è diventato cieco a causa della sifilide):
APONE. S. m. Accr. di APE. Pecchione, Ape maschio, Fuco. Non com. Ficin. Vit. san. l. 2. p. 58. (Gh.) E che desiderio sarebbe il nostro cercare che costoro (i poltroni e inerti) lungo tempo vivessero ? Certo che non sarebbe altro che nutrire i fuchi o aponi che chiamano, e non le pecchie.
Il termine si trova anche in tempi più moderni, in un romanzo di Andrea Camilleri, autore la cui lingua è un immaginifico miscuglio di siciliano e italiano:
LAPÒNE
CAMILLERI in Il birraio di Preston 1995 [= Sellerio 2000]: "si sentiva la testa che gli faceva zumzum come se fosse piena di mosche, lapi e lapòni" (p. 219).
Enregistré par DEI III 2167 lapone "XIX sec., entom.; fuco; v. pis. volterr., e merid. (calabr., sic. lapuni); cfr. lapa", Piccitto II 442 lapuni " pecchione, maschio dell'ape .2. calabrone...3. vespa...5. ronzone terrestre...Anche *apuni...", cf. Rohlfs 356 lapuni, -una, lapuni carvunaru pecchione, sp. di ape grossa che ronza volando senza pungere...calabrone, vespa grossa...v. apune". Calabro-sic. lapuni < calabro-sic. apuni, apune, augmentatif de calabro-sic. apa < lat. APE(M) avec changement de classe.
Nel Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (TLIO), troviamo apone come sinonimo di tafano:
APONE
1 [Zool.] Lo stesso che tafano.
[1] Gl Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 27r, pag. 133.32: Asilus li... musca, que boves stimulat, que vulgo dicitur tavanu... etiam dicitur qui spargit apes et mel comedit, qui vulgo dicitur apuni.
1 [Zool.] Lo stesso che tafano.
[1] Gl Senisio, Declarus, 1348 (sic.), 27r, pag. 133.32: Asilus li... musca, que boves stimulat, que vulgo dicitur tavanu... etiam dicitur qui spargit apes et mel comedit, qui vulgo dicitur apuni.
Un riassunto dialettale
Esiste l'utilissimo sito NavigAIS (Digital Atlas of Italian Dialects), che riporta un gran numero di mappe linguistiche.
L'utente può imparare con grande facilità ad usare il sito. Le mappe sono numerate. Ogni numero corrisponde alla mappa di una parola, di cui vengono mostrate le attestazioni in un gran numero di località italiane. La mappa relativa al CALABRONE è la numero 462.
L'aponale non lo troviamo in questa forma esatta, ma ci sono numerosi nomi come apone, apuni, apune, apona, lapuni, etc. Abbiamo scoperto che proprio in Calabria esiste una curiosa variante apunaru (Melissa, prov. Crotone). Sembra che all'origine ci sia un'ibridazione davvero bizzarra tra carvunaru e apuni, che ha dato apunaru, essendo le originali etimologie di queste parole completamente oscurate nel corso dei secoli. Forse la forma apunaru è stata adattata in italiano, dando origine proprio ad aponale, anche se ci saremmo aspettati *aponaro. La terminazione continua ad essere oscura. Questo è quanto di meglio abbiamo potuto fare.
Conclusioni desolanti
Wikipedia non è necessariamente una fonte cristallina di informazioni, anche se la sua utilità è indiscutibile. Si dice che un comitato vigili di continuo su ogni singola modifica, impedendo l'inserimento di dati erronei o infondati, ma nonostante ciò l'aggiunta di inconsistenze avviene a ciclo continuo. Questo perché esiste una gerarchia di wikipediani: più uno è in alto in tale gerarchia, meno vengono controllate le modifiche che apporta. Quindi può inserire ogni sorta di assurdità, anche soltanto per un gioco infantile. Se io decidessi di scrivere che la lucertola ocellata (Timon lepidus) è conosciuta anche come badalesco o dragonazzo, verrei bloccato all'istante. Se però lo facesse un wikipediano che gode di qualche credito, la modifica non sarebbe intercettata, nessuno capirebbe che è infondata, se non per puro caso, magari dopo anni. Nessuno si ricorda dell'esecrabile caso del "Conflitto Bicholim"? Una pagina su una fantomatica guerra tra nazioni dell'India e Portogallo, detta per l'appunto Bicholim, rimase consultabile per diversi anni, anche se era del tutto infondata. Allo stesso modo non mi stupirei se un giorno qualcuno definisse il lombrico (genere Lumbricus) col nome di bauscino e il lumacone nudo (Limax maximus) col nome di bauscione rosso. Qual è il pericolo? Se una guerra chiamata Bicholim è un'invenzione rozza e stupida come la merda, non è la stessa cosa dire che il calabrone è detto aponale o che la lucertola ocellata è detta badalesco. In tali casi si tratta infatti di informazioni che hanno un'apparenza verosimile, ragionevole, tutto sommato dotata di etimologie possibilissime. In altre parole, sono invenzioni furbe quanto pericolose.