sabato 30 gennaio 2021

ALCUNE NOTE SULLA PRONUNCIA DI BUS O IL FALLIMENTO DEI LATINISTI

Il solito scandalo portato avanti da innumerevoli vignette memetiche nei social: qualcuno si è svegliato di soprassalto nel cuore della notte con l'idea che, essendo bus un'abbreviazione di omnibus, ben nota parola latina, gli stessi anglosassoni dovrebbero smettere di pronunciare /bʌs/ (adattato in /bas/ nella pronuncia scolastica italiana) e pronunciare invece /bus/ come facciamo noi italiani. 
 
Già nella seconda metà de XVII secolo fu inventata in Francia una carrozza trainata da una o due coppie di cavalli, che poteva trasportare una decina di persone. Non ebbe però successo, anche a causa dell'opposizione dei nobili, che non volevano ovviamente un mezzo in grado di servire tutti indistintamente. La parola omnibus per designare questo veicolo risale tuttavia agli inizi del XIX secolo, in Francia e quasi contemporaneamente anche in Inghilterra, quindi nel resto del mondo. Questo è riportato nel sito Etymonline.com (la traduzione è del sottoscritto):  
 

omnibus (n.) 

1829, "veicolo pubblico lungo a quattro ruote con sedili per i passeggeri", dal francese (voiture) omnibus "(carrozza) per tutti, (mezzo di trasporto) comune", dal latino omnibus "per tutti", dativo plurale di omnis "tutto" (vedi omni-). Introdotto da Jacques Lafitte a Parigi nel 1819 o nel '20, usato a Londra dal 1829.

Il plurale è omnibuses, ominibusses o addirittura omnibi.
 
Le cose stanno proprio così: nell'augusta lingua di Roma omnibus "a tutti, per tutti" altro non è che il dativo plurale dell'aggettivo omnis "tutto" (f. omnis, n. omne), da cui è derivato tra l'altro l'italiano ogni. Questa è la declinazione completa: 
 

 

Singolare

Plurale

 

masch./
femm.

neutro

masch./
femm.

neutro

nominativo

omnis

omne

omnēs

omnia

genitivo

omnis

omnis

omnium

omnium

dativo

omnī

omnī

omnibus

omnibus

accusativo

omnem

omne

omnēs

omnia

vocativo

omnis

omne

omnēs

omnia

ablativo

omnī

omnī

omnibus

omnibus

 
Data l'abbondanza di parole latine il cui nominativo singolare termina in -us (II e IV declinazione), ecco che una forma di dativo plurale come omnibus "per tutti" è stata interpretata come un vocabolo a sé stante, al nominativo singolare. Ecco come è sorta in inglese l'assurda forma plurale omnibi, che è considerata un ipercorrettismo umoristico.
 
Tale era l'ignoranza della lingua latina tra il volgo, che in Italia il motto omnes omnibus "tutti per tutti" fu interpretato come Omnès omnibus, credendo che Omnès fosse un cognome. Casi simili non sono purtroppo rari (vedi ad esempio il cavalier Goldoni, inventato per spiegare l'adattamento italiano del francese gondon "condom"). 
 
Per abbreviazione, da omnibus ha presto avuto origine il colloquialismo inglese bus, che ha conosciuto un'immensa fortuna. Questo è riportato nel sito Etymonline.com (la traduzione è del sottoscritto):  


bus (n.) 

1832, "carrozza pubblica", in origine un'abbreviazione colloquiale di omnibus (q.v.). Il moderno sostantivo inglese non è altro che una terminazione del dativo plurale latino. To miss the bus, nel senso figurato di "perdere un'opportunità", è attestato dal 1901 in inglese australiano (l'OED* ha un figurato miss the omnibus dal 1886). Busman's holiday "tempo libero speso a fare quello che si fa per vivere" (1893) è probabilmente un riferimento agli autisti di Londra che guidavano gli autobus nei loro giorni liberi. 

*Oxford English Dictionary (N.d.T.) 
 
Il plurale è buses o busses
 
La pronuncia di bus tra gli anglosassoni, /bʌs/, deriva direttamente da quella di omnibus, che agli inizi del XIX secolo era /'ɔmnɪbʌs/, essendosi poi indebolita in /'ɔmnɪbəs/. La forma plurale ipercorretta omnibi era pronunciata /'ɔmnɪbaɪ/ e non ha dato luogo ad abbreviazioni. Quanto esposto è dovuto alla pronuncia accademica inglese del latino, di cui abbiamo già diffusamente discusso. Rimando come al solito al mio articolo sull'argomento: 

 
In francese invece omnibus era pronunciato /ɔmni'bys/ (non /*ɔmni'by/ come alcuni wikipediani credono per stolta applicazione di regoline scolastiche). La pronuncia ecclesiastica del latino diffusa in Francia era infatti molto diversa da quella inglese accademica. I modi di pronunciare il latino erano assai numerosi ancora nel XIX secolo, e di questo permangono numerose tracce nelle lingue europee. Per maggiori approfondimenti, rimando a un mio articolo sull'argomento:  

 
Da omnibus derivò anche in Francia l'abbreviazione bus, che è tuttora in uso e che naturalmente è pronunciata /bys/. Da questa abbreviazione bus, con l'aggiunta del prefisso di origine greca auto- "da sé", è derivato autobus, la cui pronuncia è /'ɔtɔbys/ (e non /*ɔtɔby/). In italiano da auto- + (omni)bus abbiamo autobus, pronunciato naturalmente /'au̯tobus/. In spagnolo abbiamo bus, pronunciato naturalmente /bus/ e il sinonimo autobús, pronunciato /au̯to'bus/. In Spagna bus è una parola colloquiale, mentre in America Latina è una parola formale. Si noterà che lo spagnolo ómnibus ha l'accento sulla prima sillaba, come nell'originale forma latina e diversamente da autobús.  

Nel dizionario Etymonline.com la parola stranamente non compare, ma esiste anche in inglese il composto autobus, formato dal prefisso auto- "da sé" e dall'abbreviazione -bus derivata da omnibus. Traduco il contenuto del Wiktionary inglese: 

Pronuncia 
Received pronounciation: /ˈɔːtə(ʊ)bʌs/
General American: /ˈɔtoʊˌbʌs/, /ˈɔɾəbʌs/

Sostantivo 
 
autobus (plurale autobuses o autobusses)
  
1) (trasporto stradale, datato) Un autobus che è un veicolo a motore, in opposizione alle precedenti carrozze trainate da cavalli.
2) (per estensione, ciclismo) Un grande gruppo di ciclisti che sono rimasti dietro il peloton ("gruppo principale di ciclisti") in una corsa.
    Sinonimi: groupetto, gruppetto, laughing group
 
La definizione 2) è stata presa a prestito dal francese; i sinonimi groupetto e gruppetto sono di chiarissima origine italiana.
Questo fa capire quanto profondamente cambino le lingue e quanta cautela sia necessaria nel procedere con le analisi.

In italiano il termine omnibus è scomparso da molto tempo, sostituito completamente da autobus. L'abbreviazione bus non è entrata subito nell'uso corrente: quando ero un moccioso non l'ho mai sentita. Esistevano già formazioni come filobus, da filo + (auto)bus.

Il bus in una barzelletta lombarda 

Un vecio milanese, robusto come il mio omonimo Baffo d'Oro, dopo un viaggio esprimeva le sue perplessità sulle genti dell'Inghilterra:

I pülman quei alt i ciamen bass 
I stradun quei larch i ciamen stritt  
I cavai i ciamen ors 
El frecc' el ciamen cold 
I donn i ciamen uomen  
 
Ossia: 
 
I pulman, quelli alti, li chiamano "bassi" (busses)
Le strade, quelle larghe, le chiamano "strette" (streets)
I cavalli li chiamano "orsi" (horses)
Il freddo lo chiamano "caldo" (cold) 
Le donne le chiamano "uomini" (women)  
 
Poi arrivava una prostituta bionda che gli diceva: "lav mi". Il vecio le diceva di rimando: "Ma làves in de per ti, vunciuna d'un'inglesa!" La traduzione non è difficile: "Ma lavati da sola, sudiciona di una inglese!"   
 
Spicca l'identificazione dell'inglese bus /bʌs/ con il meneghino bass /bas/ "basso". Il milanesone si è preso qualche piccola libertà: in inglese women "donne" suona /'wɪmɪn/, /'wɪmən/ o /'wʊmən/, ma in lombardo "uomini" è omen /'ɔmen/, non *uomen.
Lucio Flauto ha reinterpretato questi testi trasponendoli in una parlata più simile a quella del Seprio, con in sottofondo le note della canzoncina goliardica militare Era meglio morire da piccoli, quella che faceva così: 
 
Era meglio morire da piccoli
con i peli del culo a batuffolo,
che morire da grandi soldati
con i peli del culo bruciati  
 
Nel suo estro, Lucio Flauto, toglieva la parte sulla meretrice bionda, aggiungeva qualche altra trovata comica che non ricordo e finiva con un verso mezzo in lombardo e mezzo in italiano, che faceva così: 
 
La Regina la ciamen cuìn, ma la coda non ce l'ha.  
 
La parola queen era sentita omofona del lombardo cuìn "coda" (alla lettera "codino"). L'intento di Flauto era rimarcare le supposte assurdità della lingua inglese, sentita in nettissima contraddizione con le lingue di ceppo romanzo. L'apice della sua carriera lo raggiunse quando esaltà un matrimonio omosessuale... quello tra parmigiano e lambrusco! ☺   
 
L'autobus in una canzone in Kunza 
 
Come è documentato da Roberto Lehnert Santander (1976), A San Pedro de Atacama, nel 1907 la signora Remigia Beltrán ballò per l'ultima volta al suono di questa canzone, conosciuta come El Achicuma:
 
Jaachi cumma y autobas  
Jaachi cumma y autobas  
Kuskai mantai 
Pitapay, pitapay, pitapay 
San Antonio, San Antonio
Señor de Dios 
Señor de Dios 
Señor de Dios
Sutún  
 
Il titolo della canzone è presto spiegato: in Kunza jaachi cumma /'ha:tʃi 'kχumma/ significa "ragno nero";
kuskai significa "avvolgete"; 
mantai significa "inghiottite"; 
pitapay non ha un significato determinabile con chiarezza, forse indicava il rumore della deglutizione; 
Sutún è glossato con "Amén".  
Si nota subito il prestito autobas "autobus", che mostra il prefisso auto- con il dittongo della pronuncia spagnola, ma con -bus adattato dalla pronuncia inglese come -bas. Questa forma è incompatibile con lo spagnolo autobús. Del resto è difficile pensare che possa essere priva di relazione col concetto di autobus. Il riferimento doveva essere a una linea di pullman che collegava San Pedro de Atacama a Calama o a qualche altro luogo del deserto. Con ogni probabilità l'autolinea era stata realizzata da un'azienda americana o inglese e le vetture avevano come contrassegno l'immagine di un ragno nero. Purtroppo non ho informazioni in merito e a distanza di tanto tempo non è certo facile reperirne.  
 
Conclusioni annichilenti  
 
Possibile che non si riesca a vedere il fallimento dei latinisti e del sistema scolastico italiano? Eppure l'amara realtà dei fatti è proprio questa. Innumerevoli sono le persone che non riescono a distinguere una parola della lingua latina classica da un anglolatinismo distorto, che è un'innovazione recente nata come abbreviazione di una forma declinata e la cui semantica è priva di continuità col mondo antico. 

giovedì 28 gennaio 2021

ALCUNE NOTE SULLA PRONUNCIA DI PLUS NEGLI AMERICANISMI O IL FALLIMENTO DEI LATINISTI

Il solito scandalo portato avanti da innumerevoli vignette memetiche nei social: qualcuno si è svegliato di soprassalto nel cuore della notte con l'idea che, essendo plus una ben nota parola latina, gli stessi anglosassoni degli States dovrebbero smettere di pronunciare Windows Plus come /ˌwɪndoʊz ˈplʌs/ (adattato in /'windos 'plas/ nella pronuncia scolastica italiana). Stando a questi genialoidi, che proiettano il mondo moderno all'epoca di Cesare e di Cicerone, bisognerebbe dire /'windos 'plus/
 
Il problema è che in nomi commerciali come Windows Plus e simili, plus non è semplicemente una parola latina. È qualcosa di più complesso. Spero che tutti si rendano conto che all'epoca dell'antica Roma nessuno avrebbe mai usato plus in simile modo. Non esistevano locuzioni come "miles plus", "centurio plus", "legionarii plus", "Imperium plus" per esprimere l'idea di una versione potenziata di qualcosa! Ci vuole una massiccia dose di ingenuità scolastica per credere che i concetti moderni siano trasferibili tali e quali nel mondo antico, senza problema alcuno né ostacoli.
 
Sempre utilissimo, il dizionario etimologico Etymonline.com riporta quanto segue (traduzione del sottoscritto): 
 

plus (n., adj.)

Anni '70 del Cinquecento, traduzione orale del segno aritmetico +, anche "più di una certa quantità" (correlativo di minus), dal latino plus "più, in maggior numero, più spesso" (comparativo di multus "molto"), alterato (per influenza di minus) da *pleos, dalla radice proto-indoeuropea *pele- (1) "riempire" (vedi poly-). Lo stesso segno più è ben conosciuto almeno dal tardo XV secolo ed è forse un'abbreviazione del latino et (vedi et cetera). 

Come preposizione, tra due numeri è usato per indicare l'addizione, dagli anni '60 del Seicento. [Barnhart scrive che questo senso "non esisteva in latino e probabilmente ebbe origine nel linguaggio commerciale del Medioevo"; OED scrive che "le parole plus e minus erano usate da Leonardo da Pisa nel 1202"]. Messo dopo un numero intero per indicare "e un po' di più" è attestato dal 1902. Come congiunzione, "e, e in aggiunta", è inglese americano colloquiale, attestato dal 1968. Come nome che significa "un vantaggio", è attestato dal 1791. I plus fours "stile distintivo di pantaloni lunghi e larghi" (1921) erano quattro pollici più lunghi nella gamba rispetto ai pantaloni a vita bassa standard, per produrre uno sbalzo, originariamente uno stile associato ai golfisti. 
 
La parola plus è passata in inglese assumendo la tipica pronuncia accademica del latino: per questo motivo abbiamo a che fare con Windows Plus pronunciato /ˌwɪndoʊz ˈplʌs/ dalle genti della Terra dei Liberi. In altre parole, il prestito dall'inglese all'italiano non è semplicemente plus, bensì il nome Windows Plus, preso come un tutt'uno. Nessuno mette in dubbio che in altri contesti plus si debba pronunciare /plus/ nelle locuzioni latine entrate nella lingua italiana - come ad esempio non plus ultra, usato col senso di "limite estremo oltre il quale non è possibile andare". Lo spinoso problema della pronuncia accademica inglese del latino lo avevo già trattato in un'altra occasione. Ripropongo qui il link al mio articolo sull'argomento:  
 
 
Si può vedere che le cose sono un po' più complesse di come le vorrebbero i sempliciotti e i fanatici che si accalcano nei gruppi di Facebook.
 
Ricordi di scuola  
 
Quando ero ai primi anni del liceo accadde un fatto singolare. C'era una puttanella, la ripetente Paola V., che mi dava il tormento e mi scherniva. Non riusciva a imparare il latino e non ne capiva nemmeno i principi più semplici, così mi odiava, perché riuscivo ad impararre con una certa facilità la lingua di Roma. Pensava soltanto a ciucciare i cazzi. Non quelli dei suoi compagni di classe, è ovvio, e neanche quelli degli insegnanti, che infatti la detestavano. La sua "arte" la esercitava in contesti extrascolastici. Quella fallofora un giorno se ne venne fuori a chiedere: "Ma plus non si declina, vero?" Alcuni bulletti sostenevano a spada tratta questa tesi dell'ndeclinabilità di plus, sperando che lei desse loro qualcosa di piacevole. Quando le risposi citando alcune forme declinate e facendo presente che plus è un vocabolo dalla flessione difettiva, lei si mise a sbuffare. Se avessi tirato fuori l'uccello avrebbe reagito meglio. Forse si sarebbe messa a masturbarlo, avrebbe retratto il prepuzio e lo avrebbe preso in bocca, incurante dello smegma. Il punto è che la detestavo con tutte le mie forze e la trovavo una persona odiosa, assolutamente ripugnante.
 
Declinazione, fraseologia e derivati
 
Questa è la declinazione di plus
 

 

Singolare

Plurale

 

masch./
femm.

neutro

masch./
femm.

neutro

nominativo

-

plūs

plūrēs

plūra

genitivo

-

plūris

plūrium

plūrium

dativo

-

-

plūribus

plūribus

accusativo

-

plūs

plūrēs

plūra

vocativo

-

-

plūrēs

plūra

ablativo

-

plūre

plūribus

plūribus

 
Queste sono alcune frasi e locuzioni notevoli: 

nec plūs nec minus "esattamente" 
plūs nimiō "eccessivamente"
plūs posse "essere più potente" 
plūs mīlliēs "più di mille volte"
quod plūs est "ciò che più conta" 
plūris sum "valgo di più" 
plūris emō "compro a un prezzo più alto" 
plūris aestimō "tengo in maggior conto" 
plūris dūcō "tengo in maggior conto"
plūris faciō "tengo in maggior conto" 
plūris habeō "tengo in maggior conto"
plūris putō "tengo in maggior conto" 
plūs plūsque in diēs dīligō "amo ogni giorno di più" 
alius aliō plūs habet vīrium "uno ha più forza dell'altro"
plūs malī quam bonī adfert "fa più male che bene"
ubi adbibit plūs paullō "quando beve un po' di più"  
plūribus praesentibus "alla presenza di molti" 
 
Queste sono alcune interessanti forme derivate: 
 
complūrēs "molti, tanti, numerosi"
plūrālis "molteplice", "plurale"
plūriēns, plūriēs "di frequente, molte volte"
plūrifārius "complesso, svariato, molteplice"
plūrifōrmis "diverso, vario, molteplice" 
plūrilaterus "dai molti lati"
plūrimus "il maggior numero di", "moltissimo" 
plūrivocus "dai molteplici significati"
plūsculus "un po' più", "più grande"; "più numeroso" 
plūsscius "che ne sa molto, che la sa lunga" 
 
Altri esiti nel mondo anglosassone 
 
Il motto nazionale degli Stati Uniti d'America è E pluribus unum, ossia "Da molti uno (soltanto)". Ovviamente gli anglosassoni degli States non pronunciano questa frase in un modo a noi familiare. Nemmeno la pronunciano come avrebbero fatto Cesare e Cicerone. Dicono invece qualcosa come /eɪ ˌplʊrɪbəs ˈuːnəm/. Forse è già tanto se non pronunciano pluribus come /ˈplʌrɪbəs/, ma ho scoperto che c'è chi pronuncia unum come /ˈjuːnəm/. Gli Antichi rabbrividirebbero di fronte a tutto ciò, chiedendosi che specie di sannitico o di umbro sarebbe mai questa. C'è però una cosa che reputo semplicemente agghiacciante: moltissimi americani sono convinti che il motto sia in inglese!
 
Conclusioni annichilenti 
 
Possibile che non si riesca a vedere il fallimento dei latinisti e del sistema scolastico italiano? Eppure le cose stanno in questo modo. Innumerevoli sono le persone che non riescono a distinguere una parola della lingua latina classica da un anglolatinismo distorto, la cui semantica è un'innovazione recente nata nel mondo dei programmatori e priva di continuità col mondo antico.