L'ENIGMA DI KASPAR HAUSER
Titolo originale: Jeder für sich und Gott gegen alle
(Ognuno per sé e Dio contro tutti)
Paese di produzione: Germania
Anno: 1974
Durata: 106 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1.66:1
Genere: biografico, drammatico
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Jörg Schmidt-Reitwen
Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus
Musiche: Popol Vuh
Scenografia: Henning von Gierke
Interpreti e personaggi:
Bruno S.: Kaspar Hauser
Walter Ladengast: professor Daumer
Brigitte Mira: signora Käthe
Willy Semmelrogge: direttore del circo
Herbert Fritsch: il borgomastro
Helmut Döring: il Piccolo Re
Henry van Lyck: capitano di cavalleria
Michael Kroecher: Lord Stanhope
Volker Prechtel: Hiltel, guardia carceraria
Gloria Doer: signora Hiltel
Marcus Weller: Julius, il figlio di Hiltel
Johannes Buzalski: ispettore di polizia
Herbert Achternbusch: ipnotizzatore di polli bavarese
Enno Patalas: il reverendo Fuhrmann
Clemens Scheitz: scriba
Franz Brumbach: addestratore di orsi
Alfred Edel: professore di logica
Andi Gottwald: il giovane Mozart
Kidlat Tahimik: Hombrecito
Reinhard Hauff: un contadino
Wolfgang Bauer: contadinello
Wilhelm Bayer: contadinello irridente
Florian Fricke: pianista cieco
Hans Musäus: uomo sconosciuto
Premi:
Festival di Cannes 1975: Grand Prix Speciale della Giuria, Premio FIPRESCI, Premio della giuria ecumenica
(Ognuno per sé e Dio contro tutti)
Paese di produzione: Germania
Anno: 1974
Durata: 106 min
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: 1.66:1
Genere: biografico, drammatico
Regia: Werner Herzog
Soggetto: Werner Herzog
Sceneggiatura: Werner Herzog
Fotografia: Jörg Schmidt-Reitwen
Montaggio: Beate Mainka-Jellinghaus
Musiche: Popol Vuh
Scenografia: Henning von Gierke
Interpreti e personaggi:
Bruno S.: Kaspar Hauser
Walter Ladengast: professor Daumer
Brigitte Mira: signora Käthe
Willy Semmelrogge: direttore del circo
Herbert Fritsch: il borgomastro
Helmut Döring: il Piccolo Re
Henry van Lyck: capitano di cavalleria
Michael Kroecher: Lord Stanhope
Volker Prechtel: Hiltel, guardia carceraria
Gloria Doer: signora Hiltel
Marcus Weller: Julius, il figlio di Hiltel
Johannes Buzalski: ispettore di polizia
Herbert Achternbusch: ipnotizzatore di polli bavarese
Enno Patalas: il reverendo Fuhrmann
Clemens Scheitz: scriba
Franz Brumbach: addestratore di orsi
Alfred Edel: professore di logica
Andi Gottwald: il giovane Mozart
Kidlat Tahimik: Hombrecito
Reinhard Hauff: un contadino
Wolfgang Bauer: contadinello
Wilhelm Bayer: contadinello irridente
Florian Fricke: pianista cieco
Hans Musäus: uomo sconosciuto
Premi:
Festival di Cannes 1975: Grand Prix Speciale della Giuria, Premio FIPRESCI, Premio della giuria ecumenica
Trama (da Mymovies.it):
Norimberga, 1828. All'alba, in una piazza, compare come dal nulla un giovane sporco, lacero e allucinato, che stringe tra le mani una lettera anonima nella quale si spiega che il ragazzo, abbandonato dalla madre, è stato allevato da un contadino che ora lo affida al capitano di cavalleria. Subito iniziano a fiorire le ipotesi: che lo sconosciuto sia un figlio illegittimo di Napoleone? Un principe in disgrazia? Il ragazzo finirà in carcere e poi esposto come fenomeno da baraccone nelle piazze e nelle fiere. Morirà cinque anni più tardi, ucciso da un sicario, e l'autopsia rivelerà la causa della sua idiozia: Kaspar Hauser, simbolo d'innocenza, era un minorato e aveva il cervello piccolo.
Norimberga, 1828. All'alba, in una piazza, compare come dal nulla un giovane sporco, lacero e allucinato, che stringe tra le mani una lettera anonima nella quale si spiega che il ragazzo, abbandonato dalla madre, è stato allevato da un contadino che ora lo affida al capitano di cavalleria. Subito iniziano a fiorire le ipotesi: che lo sconosciuto sia un figlio illegittimo di Napoleone? Un principe in disgrazia? Il ragazzo finirà in carcere e poi esposto come fenomeno da baraccone nelle piazze e nelle fiere. Morirà cinque anni più tardi, ucciso da un sicario, e l'autopsia rivelerà la causa della sua idiozia: Kaspar Hauser, simbolo d'innocenza, era un minorato e aveva il cervello piccolo.
Recensione:
Un film che non si dimentica facilmente. Ottima la colonna sonora e superba l'interpretazione di Bruno S., all'anagrafe Bruno Schleinstein, che si è calato alla perfezione nella parte, data la sua sconvolgente esperienza biografica. Si nota che la ricostruzione fatta da Herzog non sempre collima in dettaglio con la realtà dei fatti storicamente accertata. Per esempio, il giovane abbandonato non fa nessuna menzione del proprio nome a chi lo ritrova: solo in un secondo tempo scrive il suo nominativo su un foglio, come per automatismo. Il contenuto della famosa lettera non mostra una completa corrispondenza con quello noto, in cui si faceva chiara menzione al battesimo. Certo, che un genio come Herzog possa prendersi qualche libertà a me sta più che bene. Un dettaglio che pochi sembrano aver notato è l'abilità a rendere verosimile il sudiciume e persino le lesioni cutanee prodotte dalla scabbia. Riconoscibili a prima vista, al punto che solo a guardarle mi sembra di sentirsi muovere le mandibole taglienti degli acari intenti a scavare canali nella pelle, sono classificate da un ottuso ufficiale come non meglio precisate ferite.
Un film che non si dimentica facilmente. Ottima la colonna sonora e superba l'interpretazione di Bruno S., all'anagrafe Bruno Schleinstein, che si è calato alla perfezione nella parte, data la sua sconvolgente esperienza biografica. Si nota che la ricostruzione fatta da Herzog non sempre collima in dettaglio con la realtà dei fatti storicamente accertata. Per esempio, il giovane abbandonato non fa nessuna menzione del proprio nome a chi lo ritrova: solo in un secondo tempo scrive il suo nominativo su un foglio, come per automatismo. Il contenuto della famosa lettera non mostra una completa corrispondenza con quello noto, in cui si faceva chiara menzione al battesimo. Certo, che un genio come Herzog possa prendersi qualche libertà a me sta più che bene. Un dettaglio che pochi sembrano aver notato è l'abilità a rendere verosimile il sudiciume e persino le lesioni cutanee prodotte dalla scabbia. Riconoscibili a prima vista, al punto che solo a guardarle mi sembra di sentirsi muovere le mandibole taglienti degli acari intenti a scavare canali nella pelle, sono classificate da un ottuso ufficiale come non meglio precisate ferite.
Kaspar e il teologo
Interrogato da un pastore protestante, Kaspar è in grado di rispondere a tono. All'epoca c'era un morboso interesse per l'innatismo. Si discuteva senza sosta per stabilire se certe idee esistessero nell'essere umano a prescindere dall'educazione. In particolare si cercava conferma della presenza del concetto di un Essere Superiore, creatore e ordinatore di tutto l'esistente. Così l'uomo di Chiesa si mostra stupefatto dalle risposte del trovatello, che non corrispondono a quanto atteso. In tutta la sua prigionia nell'angusta cella, Kaspar non ha mai pensato per un solo istante a qualcosa che fosse anche lontanamente simile all'esistenza di Dio. La sua conoscenza innata si dimostra di natura ben diversa.
Kaspar e il luminare
Un accademico paranoico pone a Kaspar un quesito cervellotico per valutare le sue capacità. La risposta che ottiene è folgorante e lo sconvolge - al punto da destare in lui ira. Il parruccone non può accettare una soluzione inattesa e semplice, a cui nessuno aveva mai pensato prima. Così si lascia andare a una crisi isterica, continuando a ripetere che non può accettare la risposta ineccepibile e geniale del ragazzo, perché non rientra in qualche non ben precisata categoria. Ovviamente la giustificazione di un simile rifiuto non convince nessuno.
Una rovinosa caduta
Herr Daumer: "Kaspar, quello che tu dici non può essere vero, e cioè che solamente il tuo letto è l'unica cosa buona del mondo, e che tutto il resto è cattivo. Il giardino non ti piace, l'uva spina, o laggiù, quelle cipolle, così verdi..."
Kaspar: "Sì. Ho proprio l'impressione che la mia apparizione qui, su questa terra, sia stata una caduta pesante."
Kaspar: "Sì. Ho proprio l'impressione che la mia apparizione qui, su questa terra, sia stata una caduta pesante."
Queste sono le parole originali di Kaspar Hauser, da cui è stato tratto il dialogo: "Ja, mir kommt es vor, dass mein Erscheinen auf dieser Welt ein harter Sturz gewesen ist".
Sembra che nessuno abbia mai compreso a fondo la sostanza di questi concetti, che appartengono agli Gnostici dell'antichità e al Manicheismo. Kaspar Hauser, che rifiutava con determinazione i dogmi dei pastori protestanti, non esitava ad affermare un'idea che non aveva riscontro ai suoi tempi. Si può anzi dire che la sua consapevolezza dell'Esilio è stata una delle pochissime manifestazioni di contenuti dualisti e anticosmici nell'Evo Moderno.
L'autopsia
Il film termina con la dissezione del corpo del povero Kaspar. Viene in particolare analizzato il suo cervello, che viene manipolato con insistenza dai medici. La conclusione è che la massa cerebrale dimostra particolari anomalie - cosa che tranquillizza il notaio, permettendogli la cessazione di ogni inquietudine. Per lui, la constatazione dell'anormalità del cervello è una spiegazione razionale in grado di rintuzzare l'irromprere del mistero nella sua vita ripetitiva e meccanica come quella di un automa.
Un'audace soluzione a un secolare mistero
Anche a costo di attirarmi le ire di non pochi esperti di questioni dinastiche, oso proferire la mia opinione sul mistero di Kaspar Hauser. Il singolare fato del ragazzo non è dovuto affatto alla sua ipotetica nascita da genitori nobili e alle necessità di una successione. La causa è una sola: il persistere del culto di Wotan in alcuni distretti della Germania. Una conventicola di adepti di Wotan intendeva compiere un sacrificio umano tramite impiccagione. Siccome Wotan non gradiva l'immolazione di un battezzato, ecco che per attribuire al sacrificio la massima efficacia doveva essere impiccato un ragazzo che non avesse avuto alcun contatto con i sacramenti cristiani. Così la vittima designata era stata cresciuta in uno stato di reclusione assoluta fin dalla nascita, in attesa del momento adatto per il sacrificio pagano. A un certo punto però è accaduto qualcosa che ha sconvolto i sacrificatori: il ragazzo si è ammalato gravemente. L'uomo che gli portava il cibo e che lo accudiva non aveva potuto impedire che una inserviente lo battezzasse, temendo per la sua vita e per la salute della sua anima. In questo modo gli è stato dato un nome: Kaspar. Il ragazzo è sopravvissuto, ma quando il sacerdote di Wotan è venuto a conoscenza dell'accaduto, la setta non lo ha più voluto, perché diventato ormai inidoneo per il rito sacrificale. Questo battesimo "laico" non deve stupire: era un'usanza molto comune nei secoli passati, e spesso è stato utilizzato dalla Chiesa Romana per reclamare proprietà sul battezzato, ma il principio era valido anche per le Chiese Protestanti. La vaccinazione a cui è stato sottoposto il giovane Kaspar non deve essere considerata una contraddizione: è chiaro che questi settari avevano tutto l'interesse a che la vittima da immolare non morisse precocemente di vaiolo vanificando le spese per il suo mantenimento e obbligandoli a cercare un nuovo sacrificando.
Prima possibilità: continuità diretta popolare
Il culto di Wotan potrebbe essere sopravvissuto all'epoca antica in forma catacombale. Immagino che il nome della divinità pagana si sia usurato per naturale consunzione fonetica, finendo con l'essere pronunciato Wuten. Sono consapevole delle difficoltà che questa mia tesi incontra. I manuali scolastici e i testi universitari ci dicono che la Germania è stata cristianizzata ai tempi di Carlo Magno, e secondo l'ottica degli accademici è inconcepibile che un culto precristiano possa essere durato tanto a lungo nella clandestinità. Tuttavia la Storia non è riducibile a un mucchietto di date su un testo ad uso delle scuole superiori.
Seconda possibilità: revivalismo dotto
Esiste una possibilità che non può essere esclusa: il culto di Wotan non sarebbe giunto all'epoca di Kaspar Hauser per sopravvivenza continuata e diretta, ma sarebbe stato il frutto di un'opera di ricostruzionismo e di revivalismo dotto. La cosa non è di per sé improbabile: quella era l'epoca del Romanticismo e negli ambienti colti si provava una grande fascinazione per il passato pagano. Tentativi simili si erano registrati in Inghilterra già nel XVIII secolo per la religione dei Druidi. Quello che non mi convince in questa ipotesi è che i risultati di queste operazioni di ricostruzione, basati su metodi filologici inconsistenti e su basi assai labili, sono ben lungi dall'essere confrontabili con i culti antichi.
Kaspar Hauser e il Cristianesimo esoterico
La gran massa di baggianate proferite da Rudolf Steiner sulla figura di Kaspar Hauser merita comunque una menzione, non fosse altro che per l'assurdità dei concetti enunciati. Secondo il fondatore dell'Antroposofia, Kaspar si sarebbe incarnato come rampollo del Granduca di Baden per impedire il passaggio dallo spirito del Romanticismo a quello del Decadentismo rivivendo in chiave simbolica il sacrificio di Cristo. In questo pastone occultistico, i Rosacroce si mescolano ai Gesuiti e non si scorge traccia dei Rettiliani solo perché Icke non era ancora nato. Tra gli epigoni di Steiner c'è chi ha parlato di premonizione del Nazismo, ma del resto anche dalla lettura di un fondo di caffè sarebbe stata tratta la stessa conclusione, soprattutto col senno di poi. Il vero Cristianesimo Esoterico di cui il trovatello di Norimberga fu testimone è in realtà quello Dualista e Anticosmico, di cui può essere a buona ragione considerato un Martire.