giovedì 13 febbraio 2014

LA LINGUA NEOTEDESCA

A quanto pare più che di lingua tedesca si dovrebbe parlare di lingua neotedesca. Molti suoni sono cambiati e le parole sono ormai difficili da riconoscere. Tra i mutamenti alcuni saltano agli occhi:

1) passaggio di /e:/ a /i:/, tanto che "zehn" suona come "ziehen", "See" suona come "Sie";
2) semplificazione di /kv/ in /k/, tanto che "queren" suona come se fosse "kieren";
3) passaggio di /-ben/ a /-m(n)/, tanto che "haben" suona quasi "ham(n)", "bleiben" suona quasi "bleim(n)";
4) le sillabe atone sono tanto confuse che non si riesce a indovinare le vocali d'origine, tanto che "abbiegen" suona quasi "app(e)ken".

Se Nietzsche redivivo si ritrovasse nella Germania della Merkel, penserebbe di essere finito in mezzo a strana gente che parla un dialetto quasi incomprensibile.
Tempo fa, parlando con un collega, è emerso che riesco a capire facilmente un discorso di Hitler mentre per contro non comprendo quasi nulla di un discorso della Merkel. Egli ha definito la cosa "inquietante". Questa difficoltà profonda non nasce in realtà dai contenuti dei discorsi stessi, ma piuttosto dal cambiamento linguistico avvenuto e ancora in atto, che è una preziosa testimonianza di come le lingue alterino in modo regolare i loro fonemi, spesso anche in tempi rapidi. Qualcosa di molto simile deve essere avvenuto con il passaggio dal latino volgare delle province alle nascenti forme di lingue romanze.

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