BLADE RUNNER
Titolo originale: Blade Runner
Lingua originale: Inglese
Paese di produzione: USA
Anno: 1982
Durata: 117 min (International Cut, 1982)
116 min (Director's Cut, 1992)
117 min (The Final Cut, 2007)
Rapporto: 2,35:1
Genere: Fantascienza, noir, thriller
Regia: Ridley Scott
Soggetto: Philip K. Dick, dal racconto
Il cacciatore di androidi (aka Ma gli androidi
sognano pecore elettriche?)
Sceneggiatura: Hampton Fancher, David Webb
Peoples
Produttore: Michael Deeley
Casa di produzione: The Ladd Company, Sir Run
Run Shaw, Tandem Productions
Distribuzione (Italia): Warner Bros.
Fotografia: Jordan Cronenweth
Montaggio: Terry Rawlings, Marsha Nakashima
Effetti speciali: Douglas Trumbull
Musiche: Vangelis
Scenografia: Jordan Cronenweth
Interpreti e personaggi:
Harrison Ford: Rick Deckard
Rutger Hauer: Roy Batty
Sean Young: Rachael
Daryl Hannah: Pris
Brion James: Leon
Joanna Cassidy: Zhora
Edward James Olmos: Gaff
M. Emmet Walsh: cap. Harry Bryant
Joe Turkel: dott. Eldon Tyrell
William Sanderson: J.F. Sebastian
Morgan Paull: Holden
James Hong: Hannibal Chew
Hy Pyke: Taffey Lewis
Ben Astar: Abdul Ben Hassan
Doppiatori italiani:
Michele Gammino: Rick Deckard
Sandro Iovino: Roy Batty
Emanuela Rossi: Rachael
Micaela Esdra: Pris
Sergio Fiorentini: Leon
Maria Pia Di Meo: Zhora
Piero Tiberi: Gaff
Renato Mori: cap. Harry Bryant
Gianni Marzocchi: dott. Eldon Tyrell
Massimo Giuliani: J.F. Sebastian
Paolo Poiret: Holden
Vittorio Stagni: Hannibal Chew
Luciano De Ambrosis: Taffey Lewis
Mario Milita: Abdul Ben Hassan
Trama:
Siamo a Los Angeles nel 2019 (nel nostro spaziotempo sarebbe tra due anni). L'ambientazione è una spaventosa megalopoli sovrappopolata, plumbea e distopica, perennemente notturna. La luce del sole non riesce a oltrepassare la coltre di nubi, tanto che si ha l'impressione di trovarsi su un pianeta oscuro in cui si può vedere soltanto grazie al riverbero delle onnipresenti insegne pubblicitarie. Una simile società urbanoide e opprimente non si accontenta di annichilire l'uomo: vengono fabbricati tramite tecniche di ingegneria genetica androidi organici così somiglianti ad esseri umani da non poter essere distinti ad occhio nudo. Questi esseri artificiali sono chiamati "replicanti" e vengono impiegati in condizioni di schiavitù nelle colonie extramondo, stanziamenti umani nello spazio. In alcuni di loro arde l'anelito di libertà e come possono farlo fuggono, cercando con ogni mezzo di ritornare sulla Terra, pianeta che è loro interdetto. Le unità aberranti fuggite vengono inseguite da cacciatori di taglie noti con il nome di Blade Runners, ossia "Corridori sulle Lame". Il fato degli androidi organici intercettati non è invidiabile: vengono "ritirati", ossia eliminati fisicamente. Rick Deckard è un maturo Blade Runner richiamato in servizio, a cui è assegnato il compito di rimuovere dalla società alcuni replicanti fuggiaschi che sono giunti fino a Los Angeles per tentare un'impresa dissennata, ossia infiltrarsi nella Tyrell Corporation, la multinazionale responsabile della loro creazione. In tutto le creature sintetiche sono sei, di cui due sono rimaste folgorate e una è stata riconosciuta nel corso di un test di riconoscimento detto Voigt-Kampff (spesso scritto Voight-Kampff). Il loro capo, Roy Batty, ha guidato i suoi compagni di sventura nell'azienda spinto dalla necessità di parlare con il suo Artefice, l'uomo che lo ha progettato, fatto costruire e programmato. A spingerlo è il solo sentimento che lo anima e che divora ogni sua fibra: il terrore della Morte...
Le diverse versioni:
A quanto ho appreso navigando nel Web, esistono ben sette diverse versioni del film. Alcune delle peculiarità sono di poco conto, mentre in altri casi sono introdotti elementi che cambiano l'ontologia della storia. Le più note sono le seguenti tre:
International Cut (1982). Nota anche come Release cinematografica ufficiale internazionale, dura 117 minuti. Contiene qualche scena "problematica" che in America non ha potuto vedere la luce a causa della mostruosa dittatura della political correctness.
Director's Cut (1992). Dura 116 minuti. Si tratta in sostanza di una copia della preview (Workrint prototype version) ritrovata chissà come dopo dieci anni dalla prima proiezione. In questa copia mancava la scena del sogno dell'unicorno e non erano incluse le scene cruente già in precedenza tagliate negli States. Non è piaciuta a Ridley Scott e nemmeno a Harrison Ford. Così è stata rielaborata dal regista, che vi ha incluso la scena dell'unicorno ma non ha aggiunto le altre sequenze.
The Final Cut (2007). Dura 117 minuti. Su questa versione pubblicata per il 25° anniversario del film, Scott ha avuto il controllo completo. Include quindi tutte le scene in precedenza rimosse. Anche il sogno dell'unicorno vi è presente, con sequenze più lunghe che permettono allo spettatore una miglior comprensione del problema filosofico.
Per maggiori informazioni si rimanda a questo link:
Recensione:
Senza dubbio siamo di fronte a una pietra miliare non soltanto della fantascienza distopica e apocalittica, ma anche del genere noir. Nel corso degli anni a questo film grandioso sono state mosse diverse critiche, rinfacciando ad esempio la lentezza dell'azione, l'incoerenza dei dialoghi, la natura confusa della psicologia dei personaggi. Forse questi detrattori non hanno capito una cosa: questa è la storia di una caduta agli Inferi. Per questo le voci spettrali sono quelle di ombre del Tartaro, destinate alla dispersione della propria essenza fino a degradarsi in mere fluttuazioni di vuoto quantistico.
Rispetto al romanzo di Dick Il cacciatore di androidi (Do androids dream of electric sheep?, 1968), si rilevano tante e tali differenze che possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che si tratta di due opere completamente dissimili.
1) Romanzo: La Terra è spopolata.
Film: La Terra è sovrappopolata.
2) Romanzo: L'azione si svolge a San Francisco.
Film: L'azione si svolge a Los Angeles.
3) Romanzo: Il mondo futuribile vuole essere la realtà del 1992.
Film: Il mondo futuribile vuole essere la realtà del 2019.
4) Romanzo: Il pianeta, desolato, è in preda alla polvere radioattiva e di spazzatura che si accumulano in una sostanza chiamata kipple, che è entropia allo stato solido.
Film: Il pianeta, che versa in stato parimenti apocalittico, è sotto il diluvio.
5) Romanzo: Le colonie si trovano su Marte o in ogni caso all'interno del sistema solare.
Film: Le colonie extramondo non si limitano al sistema solare: si estendono su diversi sistemi stellari, pur non essendo descritta la loro dislocazione.
6) Romanzo: Deckard è un uomo sposato a una donna isterica, prigioniero di una vita deprimente e grigia.
Film: Deckard è un detective noir in stile Marlowe o Sam Spade.
7) Romanzo: La natura degli androidi è almeno parzialmente biologica. In un passo sono definiti "organici", ma si fa riferimento al loro cervello come se fosse un processore non biologico (es. "unità cerebrale Nexus-6"). In un altro passo si fa riferimento al fatto che un androide se non viene ucciso è destinato a invecchiare e a morire.
Film: La natura degli androidi sembra essere interamente biologica. Gli androidi (replicanti) sono organismi fatti di carne e di sangue, con il cervello fatto di neuroni, prodotti tramite ingegneria genetica.
8) Romanzo: Il colosso della produzione di androidi è la Rosen Industries (aka Associazione Rosen).
Film: Il colosso della produzione di androidi è la Tyrell Corporation.
9) Romanzo: Gli androidi sono glaciali e malvagi. Ogni loro sentimento è una finzione.
Film: Gli androidi sono creature piene di pathos, sofferenti, terrorizzate dalla morte, tanto che si è inclini a simpatizzare per loro.
10) Romanzo: Rachael porta il cognome Rosen e passa per la nipote di Eldon, il Tycoon dell'azienda produttrice di androidi.
Film: Rachael è una segretaria della Tyrell Corporation.
11) Romanzo: Rachael è una fallofora, una ninfomane scatenata, priva di sentimenti e opportunista, che non esita a ferire Deckard non appena questi le confessa il suo amore, e gli dice di aver fatto sesso sfrenato con decine di cacciatori di taglie. A causa della maggior decenza dei tempi in cui Dick visse, Rachael si è astenuta da mortificare Deckard irridendo le dimensioni del suo fallo.
Film: Rachael è un'eroina romantica.
12) Romanzo: Esiste una religione di lontana derivazione cristiana, il Mercerianesimo (in inglese Mercerism).
Film: Non esiste alcuna religione praticata.
13) Romanzo: La biosfera è in estinzione, moltissime specie animali sono scomparse e la società attribuisce un immenso valore al possesso di un animale vero anziché di una sua riproduzione robotica.
Film: Non si fa menzione delle condizioni della fauna e del costume descritto nel romanzo.
14) Romanzo: Deckard nel corso delle sue peripezie si imbatte persino in una copia perfetta del dipartimento di Polizia, creata nei minimi dettagli da malfattori.
Film: Le avventure di Deckard prendono un corso totalmente diverso da quello descritto dal romanzo e non si fa nessuna menzione dei poliziotti finti.
15) Romanzo: Deckard, spinto dal furore religioso, elimina Roy Batty e gli altri replicanti, torna a casa, scopre che Rachael ha ucciso la sua capra per vendetta. A questo punto si reca nel deserto per riflettere.
Film: Si ha il toccante dialogo tra Roy Batty e Deckard, al termine del quale il replicante muore di morte improvvisa.
La religione di Mercer
Nel film di Scott le allusioni alla religione sono poche, anche se molto interessanti. Un saltimbanco pappone pubblicizza a gran voce lo spettacolo di una sua ragazza, invitando gli astanti a guardarla "prendersi il piacere dal serpente che corruppe l'Uomo", alludendo al mito di Adamo e di Eva nel Giardino dell'Eden. Il replicante Roy pronuncia una frase memorabile quanto poetica: "Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell'Orco". Si tratta di citazioni arcaiche che sopravvivono quasi come echi spettrali in un mondo che è ormai privo di una dimensione spirituale. Non sono testimonianze di una religione vivente. Forse potrebbe essere definito "religione" lo strano sentimento di devozione che il replicante Roy prova per il suo Creatore, ma la cosa è alquanto dubbia: potrebbe essere un semplice comando volutamente introdotto nel genoma sintetico e simile all'imprinting. Nel romanzo di Dick abbiamo invece una dimensione religiosa più complessa e articolata. Vi è descritta un'interessante setta che venera come profeta e Uomo-Dio un certo Wilbur Mercer, che potrebbe essere definito quasi un novello Cristo. Mercer si cala dalle pendici della Montagna della Morte e viene ad abitare nel mondo della Tenebra, in mezzo ai rifiuti, quindi compie la sua faticosissima salita che ricorda quella di Cristo sul Golgota. Mentre Mercer arranca tra rocce spigolose e rifiuti, diabolici nemici lo lapidano, provocandogli ferite sanguinanti. Affinché i credenti della religione di Mercer mantengano il contatto diretto con la Passione del loro profeta, si servono di macchinette empatiche. Si collegano a questi marchingegni impugnando un manubrio simile a quello di una bicicletta e diventano tutt'uno con Mercer. Alla fine Deckard scopre che Wilbur Mercer è in realtà una comparsa in pensione rispondente al nome di Al Jarry, che sopravvive in una baraccopoli in condizioni di miseria estrema. Questa rivelazione non pone però fine alla setta, i cui adepti continuano a professare il Mercerianesimo, perché in esso ci sarebbe del vero anche se Mercer è falso. In ogni caso la trovata ha di per sé un notevole valore. Sarebbe una bella cosa se l'uso di scatolette empatiche fosse diffuso tra gli adepti di tutte le Chiese che si definiscono "cristiane" e riuscisse a trasmettere l'esperienza della salita sul Calvario e della crocefissione. Credo che molte stronzate non le si sentirebbe pronunciare più.
Il gergo urbano
Nel film di Scott si sente parlare uno strano linguaggio, definito gergo (in inglese Cityspeak), di cui viene evidenziata l'origine mista a partire da un gran numero di idiomi degradati in una specie di melting pot linguistico. Così viene descritto dallo stesso protagonista:
"Questo simpaticone si chiama Gaff. Bryant doveva averlo sollevato al rango dell'unità Blade Runner. I suoni inarticolati che emetteva erano la parlata cittadina, un guazzabuglio di giapponese, spagnolo, tedesco e chi più ne ha... A me non serviva un traduttore. Conoscevo quel gergo come ogni buon poliziotto. Ma non intendevo agevolare Gaff."
(Deckard)
Le parole del gergo urbano hanno una parvenza informe, come se tendessero a perdere le consonanti e a conformarsi alla fonetica del giapponese indipendentemente dalla loro origine. Tutto ciò è stato creato da Scott per accentuare l'incapacità comunicativa dell'umanità ormai derelitta. Non ricordo di aver letto nulla su questo argomento nell'opera di Dick, che non sembrava essere molto interessato alla descrizione di lingue stravaganti e alla loro costruzione.
Deckard, Cartesio
e il sogno dell'unicorno
Il cognome del cacciatore di androidi non è poi così strano come potrebbe sembrare a prima vista. In una pronuncia rotica la sua trascrizione sarebbe /'dekəɹd/, che non è poi dissimile dal francese /de'kaRt/. Come avrete capito è proprio il famoso filosofo francese René Descartes, più noto in Italia come Cartesio. Dick era appassionato di filosofia: quando ha creato la figura di Deckard ha inteso alludere al dubbio cartesiano e al solipsismo. Al dilemma ontologico che porta a dubitare della realtà delle cose che ci circondano e della propria stessa esistenza, Cartesio rispondeva con la frase "cogito ergo sum", ossia "penso, dunque sono". Un genio maligno mi può ingannare su tutto, ma non può in alcun modo ingannarmi sul mio dubbio. Dal fatto di essere consapevole di questo dubbio, giungo così ad avere la prova della mia stessa esistenza. Questa semplice procedura a Deckard perde il suo potere risolutore, perché non è in grado di discriminare tra la natura di un essere umano e quella di un androide organico. Appurato che io sono perché penso, cosa sono in concreto? Sono un essere umano, qualsiasi cosa questo possa significare, oppure la creazione di un essere umano, ossia un'intelligenza artificiale? Se sono un'intelligenza artificiale, da dove provengono i miei sentimenti? Tutta questa problematica esistenziale si infittisce e si fa ancor più angosciante nel film. Roy Batty sembra rispondere al Deckard dickiano: "Noi non siamo macchine, siamo organismi". La replicante femmina Pris aggiunge: "Io penso, Sebastian, pertanto sono". Una delle sequenze più importanti, aggiunta nel Director's Cut e ampliata nel Final Cut, è quella della visione di un unicorno, avuta da Deckard in uno stato di onirismo ad occhi aperti. Questo sogno dell'unicorno è la prova concreta del fatto che lo stesso cacciatore di taglie Deckard è in realtà un replicante egli stesso, proprio come le sue prede. Infatti Gaff, il collega di Deckard, realizza un origami a forma di unicorno, che in seguito viene calpestato da Rachael. Quest'opera di carta può essere stata ispirata soltanto dalla conoscenza dei sogni di Deckard, che di conseguenza devono essere il frutto di un innesto artificiale.
Un rospo robotico
Manca al film la scena finale del romanzo, che a parer mio ne concentra tutta l'essenza filosofica, dando vita a un gioielo infinitamente fulgido. Deckard vaga nel deserto, come il profeta Wilbur Mercer, la cui inesistenza gli è stata appena dimostrata, quando ecco che all'improvviso si imbatte in una creaturina ben strana. Qualcosa che proprio non dovrebbe esistere. Si tratta di un rospo, animale prediletto dallo stesso Mercer e da tempo estinto. Deckard lo raccoglie e lo porta alla moglie, tutto contento perché grazie all'animaletto potrà superare lo stigma sociale che ha colpito la sua famiglia a causa del mancato possesso di un animale autentico. Il problema è che all'improvviso nel corpo dell'anfibio si apre uno sportelletto, dimostrando che si tratta di un robot fatto di parti meccaniche. In un altro punto del libro si specifica che mentre gli androidi sono organici, gli animali robot sono "fatti di circuiti a transistor". Ecco che il senso di assoluta solitudine raggiunge vette stratosferiche, crescendo fino a invadere e a divorare ogni cosa. L'intero universo del protagonista collassa in un coacervo di nullità: la sconfitta di Cartesio è totale. Peccato che tutto questo sia rimasto inutilizzato da Scott, anche se comprendo bene che non sarebbe stato facile inserire il ritrovamento del rospo fittizio in un contesto che con quello originale ha tutto sommato ben poco a che spartire.
Fulgide gemme di Ridley Scott
(e di Rutger Hauer)
Il film contiene gioielli che sono capolavori di una potenza indicibile, sentenze penetranti come stiletti di diamante e indimenticabili, che hanno fatto la storia della Fantascienza, trasformandosi in memi immortali. Il punto è che nessuno di questi inestimabili tesori è farina del sacco di Philip K. Dick: invano li si cercherebbe tra le pagine de Il cacciatore di androidi. Sono infatti creazioni di Ridley Scott e - non dimentichiamolo mai - di Rutger Hauer, che forgiava frasi poetiche servendosi delle sue immense capacità di improvvisazione. Passiamo brevemente in rassegna alcune interessanti gemme concettuali:
Una nuova vita vi attende nella colonia Extra-Mondo. L'occasione per ricominciare in un Eldorado di buone occasioni e di avventure.
(Voce del dirigibile)
L'attualità di questo annuncio è palpabile. Elon Musk si servirà senza dubbio di esche simili quando dovrà popolare Marte di nuovi dannati. Già mi vedo i messaggi pubblicitari imperniati su un concetto elementare quanto efficace: "Su Marte si scopa".
Avvampando gli angeli caddero; profondo il tuono riempì le loro rive, bruciando con i roghi dell'orco.
(Roy Batty)
A quanto pare la fonte ultima di ispirazione da cui Rutger Hauer ha attinto è William Blake. Questo è il testo originale in lingua inglese dei versi di Roy: "Fiery the angels fell; deep thunder rolled around their shores; burning with the fires of Orc." Questi invece sono i versi di Blake, da America a Prophecy: "Fiery the angels rose, and as they rose deep thunder roll'd / Around their shores: indignant burning with the fires of Orc." Il riferimento è a Lucifero e agli Angeli Caduti, a cui il replicante paragona se stesso e i suoi compagni, cacciati dalla Terra e al contempo caduti su di essa dalle colonie extramondo.
Tyrell aveva fatto un gran lavoro con Rachael. Perfino un'istantanea di una madre che non aveva mai avuto e di una figlia che non lo era mai stata. Non era previsto che i replicanti avessero sentimenti. Neanche i cacciatori di replicanti. Che diavolo mi stava succedendo? Le foto di Leon dovevano essere artefatte come quelle di Rachael. Non capivo perché un replicante collezionasse foto. Forse loro erano come Rachael: aveva bisogno di ricordi.
(Deckard)
La luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo. E tu hai sempre bruciato la candela da due parti, Roy. (Tyrell)
Scott afferma la nuda e cruda natura dell'Universo fisico in tutta la sua ineluttabilità. L'entropia, che è una misura del disordine, cresce sempre in tutti i sistemi fisici reali. Per ridurla è necessario compiere lavoro, ossia consumare risorse. I corpi, essendo sistemi aperti attraversati da un flusso costante di materia e di energia, devono in ogni istante fare i conti con la produzione di scorie con la tendenza al deterioramento. Il corpo di un organismo artificiale ha un metabolismo accelerato che lo porta a invecchiare rapidamente. Nel romanzo di Dick si allude all'irrisolto problema del "ricambio cellulare" e si parla di una vita media di quattro anni per questi androidi.
Ho fatto delle cose discutibili... [...] Cose per cui il Dio della biomeccanica non ti farebbe entrare in paradiso.
(Roy Batty)
Trovo ragionevole pensare che l'allusione a un simile Dio e al relativo paradiso destinato ai costruttori di replicanti sia più che altro una metafora nata dalla spiccata tendenza dell'attore al lirismo.
Bella esperienza vivere nel terrore, vero? In questo consiste essere uno schiavo.
(Roy Batty)
Una verità innegabile, da scolpire a caratteri cubitali sulle pareti di tutte le case del mondo.
Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.
(Roy Batty)
Due brevi estratti di questo brano di un lirismo assoluto sono diventati molto popolari, anche se in genere sono citati in modo distorto. Il primo è comune nel linguaggio scherzoso, anche del volgo: "Ho visto cose che voi umani..". Invece la locuzione "lacrime nella pioggia" conserva tutta la sua drammaticità, ad indicare l'irreparabilità della perdita di un lavoro per cui si è speso molto tempo e che non potrà produrre nessun risultato - come ad esempio gli scritti pubblicati nella Blogosfera. Per contro, è stata rimossa dalla memoria collettiva la reminiscenza wagneriana.
Questa è la versione originale in inglese:
"I've seen things you people wouldn't believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion. I watched C-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gate. All those moments will be lost in time, like tears...in...rain. Time to die."
Si vede che i C-beams sono diventati come per magia "raggi B" nel passaggio all'italiano, dato che "raggi C" avrebbe avuto un suono infantile e ridicolo per via della presenza di consonanti palatali molto simili in due sillabe contigue.
Un vulnus gravissimo
Se gli androidi sono organici e hanno sangue come gli esseri umani, è purtuttavia plausibile che la loro natura possa essere immediatamente svelata da un semplice test del DNA. Nelle sequenze genomiche di un loro frammento minuscolo di tessuto devono essere contenute informazioni che ne permettono l'identificazione rapida. Sarebbe del tutto logico pensare alla volontaria introduzione di simili segni di riconoscimento, da parte del produttore, per motivi legali. Basterebbe una proteina che non compare negli umani, che è stata usata a bella posta e che è rilevabile da un test istantaneo. Si pensa che in un mondo futuribile i test genetici non necessitino di lunghi mesi per fornire un responso. Domanda maliziosa e provocatoria: "Perché inscenare il complesso test empatico di Voigt-Kampff?"