lunedì 18 settembre 2017

NOTE SUL LAVORO DI LAKARRA

Joseba Lakarra della University of Basque Country (Euskal Herriko Unibertsitatea, Universidad del País Vasco) è un importante vasconista. La sua pagina su Academia.edu permette di consultare e di scaricare liberamente numerosi suoi lavori sulla lingua basca (Euskara), mentre di altri è riportato soltanto il titolo. Questo è l'url:


Come tutti ormai sapranno, il basco è una lingua isolata, che non presenta somiglianze evidenti con nessun'altra lingua del pianeta. Il problema della sua origine, che si perde nella notte dei tempi, è dunque cruciale. È l'unico superstite delle lingue preromane parlate nella penisola iberica. La sua differenza con le lingue di ceppo indoeuropeo è stridente, nonostante nel corso dei secoli abbia preso a prestito numerosissime parole dalle lingue finitime, a iniziare dal latino dell'epoca imperiale, per poi continuare con il latino tardo e con le lingue romanze che sono derivate dalla sua decomposizione.

La ricostruzione delle protoforme del basco è stata fondata da Koldo Michelena della Universidad del País Vasco (1915-1987) e portata avanti sugli stessi princìpi fondanti dall'inglese Robert Lawrence "Larry" Trask (University of Sussex), deceduto nel 2004 a causa di una terribile malattia neurologica. Michelena è riuscito a ottenere grandi risultati confrontando tutte le varietà dialettali note e le alternanze grammaticali, riuscendo così a recuperare le forme originali, che trovano conferma in molte parole del lessico di base dalla testimonianza delle iscrizioni acquitane, contenenti antroponimi in una lingua che doveva essere assai simile all'antenato del basco parlato tuttora. Anche i prestiti dalla lingua latina hanno dato un grande contributo a quest'opera di ricostruizione, aiutando a comprendere certe trasformazioni dei fonemi che sono avvenute nel tempo. 

Una volta ricostruite le protoforme, si arriva a radici che in genere non sono ulteriormente etimologizzabili. Joseba Lakarra tenta di andare oltre questo stadio della protolingua, cercando di isolare monosillabi in grado di spiegare le radici polisillabiche come composti preistorici. Evidenzia anche numerosi esiti di quella che ricostruisce come un'antica reduplicazione. Questi sono alcuni esempi:

protobasco *adaR "corno" < *da-daR
protobasco *anaR "verme" < *na-naR
protobasco *edeR "bello" < *de-deR
protobasco *odol "sangue" < *do-dol
protobasco *onol "tavola" < *no-nol
protobasco *unuR "nocciola" < *nu-nuR 

L'autore parla di questi metodi di analisi nel suo articolo Teoría de la raíz monosilábica y reconstrucción del protovasco: algunos aspectos y conseguencias


Esiste anche la versione in inglese, che forse risulterà di lettura più agevole per i pochi internauti interessati: 


Passiamo ora ad alcune sintetiche considerazioni. Si evidenzia innanzitutto la diversità di approccio in Lakarra e nei comparativisti.

1) Lakarra
Tende a spiegare Omero con Omero, cercando unicamente comparazioni interne, riducendo tutte le forme polisillabiche a composti di monosillabi un tempo indipendenti.
Es. labur "corto" < *la- + -*buR, con lo stesso elemento di samur "tenero" < *san- + -*buR.

2) I comparativisti
Tendono a separare una radice di tipo CVC- (consonante + vocale + consonante) e interpretare come suffisso tutto ciò che segue, cercando assonanze nel mondo mediterraneo.
Es. labur "corto" < *lab-uR, confrontato con il greco labrys "ascia bipenne", Labyrinthos "Labirinto", e via discorrendo. La semantica sarebbe la seguente: "corto" < "reciso" < "ascia".

Chi ha ragione?

Limiti della posizione 1): Tende a ritenere la lingua un isolato assoluto, negando ogni confronto esterno. È soggetta a rischio di metanalisi (false etimologie).

Limiti della posizione 2): Tende a proiettare una forma presente tal quale nel passato e a non curarsi della ricostruzione di una protoforma a partire dai dati disponibili. È soggetta a rischio di metanalisi (false etimologie).

A parer mio non esiste una regola assoluta: occorre procedere caso per caso e discutere ogni singola parola, verificando e riverificando le evidenze. Si noterà che la teoria della reduplicazione introdotta da Lakarra trova una notevole corrispondenza in paleosardo, come mostrato con grande merito Eduardo Blasco Ferrer, deceduto nel gennaio 2017 per arresto cardiaco. Infatti abbiamo nei toponimi paleosardi le forme DOL- e DO-DOL- "rosso, color sangue" (es. DODOLIAI, DOLAI), che sono in perfetto accordo con le protoforme pre-protobasche ricostruite da Lakarra. Anche alcune ricostruzioni di parole composte nel protobasco, poi semplificatesi nel basco storico, sono di grande aiuto nell'indagine del materiale toponomastico paleosardo e lo stesso Blasco Ferrer ne ha tratto grande giovamento. Ad esempio è molto utile l'analisi di hibai "fiume"  come *hur "acqua" + *ban- "tagliare" + i, che trova corrispondenza nell'idronimo di origine paleosarda baku ORBAI, anche se permangono alcune difficoltà fonetiche e semantiche. Non va però taciuto che ci sono non pochi casi in cui Lakarra ha preso cantonate spaventose. Un esempio paradigmatico è zauri "ferita", assurdamente ricondotto al latino sanguine(m) tramite tutta una serie di passaggi estremamente improbabili che non possono essersi verificati nel basco storico.

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