venerdì 31 agosto 2018


IL PROCESSO DI SAN CRISTÓBAL

Titolo originale: The Portage to San Cristóbal of A.H.  
Autore: George Steiner
Anno: 1981
Paese: Regno Unito
Lingua: Inglese
Tipologia narrativa: Romanzo
Genere: Fantapolitica, romanzo filosofico 
Editori: 
   Faber and Faber (UK)
   Simon & Schuster (USA)
Date di pubblicazione:   

  Maggio 1981 (UK)
  Aprile 1982 (USA)
Pagine: 128 (prima edizione)

Trama:

Emmanuel Lieber è un sopravvissuto all'Olocausto, che dalla sua base a Tel Aviv dirige un gruppo di cacciatori di nazisti. È un uomo spiritato, sorretto unicamente dalla sua fede incrollabile nel fatto che Adolf Hitler sia ancora in vita e si nasconda in un'impervia regione dell'Amazzonia. Questi sono i cacciatori, anche loro sopravvissuti all'Olocausto tranne uno: 

1) Simeon, comandante del gruppo e braccio destro di Lieber; 
2) Gideon Benasseraf, un uomo febbricitante, che si è unito a Lieber dopo essere stato dimesso da un sanatorio; 
3) Elie Barach, ebreo ortodosso e rabbino cabalista;
4) Isaac Amsel, un diciottenne, figlio di Isaac Amsel senior, morto in una precedente spedizione in Sudamerica; 
5) John Asher, che sotto il Reich sarebbe stato definito Mischling - ossia ebreo per metà; affascinato dalla cattura di Martin Bormann si è rivolto al cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, venendo così presentato a Lieber.

Dopo mesi estenuanti, i cacciatori raggiungono finalmente l'uomo di Braunau am Inn, lo sorprendono in una radura e lo catturano. A questo punto cominciano le difficoltà serie. L'intenzione è quella di portare l'illustre prigioniero fino al più vicino campo aereo, Orosso, ma il gruppo perde il contatto radio con Lieber e la sola opzione possibile è un percorso massacrante attraverso la giungla e le paludi. Lieber aveva intimato ai suoi uomini di non lasciar parlare Hitler per nessun motivo, e questo per paura che potesse incantare i suoi carcerieri con le sue arti magiche, veicolate dalla parola. Invece viene deciso, contro questo imperativo, di raggiungere San Cristóbal e di istituire un tribunale per processare il Führer. A presiedere il tribunale è Simeon, mentre l'indigeno Teku funge da testimone indipendente. A questo punto Hitler pronuncia un discorso, articolando la propria difesa in quattro punti. Queste sono le tesi esposte:

i) Adolf Hitler prese le sue dottrine razziali dagli stessi Ebrei, modellandole sul concetto di Popolo Eletto e di purezza ("Il mio razzismo è una parodia del vostro");
ii) Adolf Hitler giustifica la Soluzione Finale con la necessità di porre fine al ricatto morale di un Dio che pretende dall'essere umano più di quanto questi posssa per sua natura dare ("Il virus dell'utopia deve essere fermato"); 
iii) Adolf Hitler afferma di non essere l'origine del Male, dato che Stalin ha portato il concetto di genocidio a un grado di perfezione inimmaginabile, al cui confronto i crimini del Reich rimpiccioliscono, si fanno nani;
iv)
Adolf Hitler afferma che il suo Reich ha generato lo Stato di Israele e sostiene di essere il Messia, "le cui infami azioni sono state permesse da Dio allo scopo di far tornare a casa il Suo popolo".

Teku non comprende una sola sillaba dell'arringa di Hitler, che ascolta però con grande attenzione, rimanendono molto impressionato. Alla fine salta e urla una sola parola: "Giudicato!" ("Proven!" nel testo originale). A questo punto irrompe il rumore assordante delle pale degli elicotteri e l'ombra copre ogni cosa.


Recensione:

Il romanzo è una robusta ucronia che si legge sempre volentieri, anche se non va nascosto che è scritto in un modo un po' pesante. Talvolta si fa fatica a seguire i dialoghi, ci sono repentini cambiamenti di scena, non sempre facili da comprendere. Nonostante questi limiti stilistici, le sue pagine dicono la Verità nuda e cruda. Se la narrazione può essere spigolosa e a tratti indigeribile, nondimeno ha il grandissimo pregio di osare affermare che lo Stato di Israele deve la sua esistenza soltanto a una persona: Adolf Hitler. Ha anche un altro pregio, a parer mio incommersurabile: quello di aver mostrato le spinose connessioni tra le dottrine nazionalsocialiste e l'Antico Testamento, contrastando con vigore la stoltezza di coloro che vedono Hitler come un alieno piovuto sulla Terra dal Nulla. George Steiner non è un antisemita raccattato in un social complottista: è un genuino israelita, avversato proprio perché le sue idee sono controcorrente e scomode. Si è sempre mostrato critico nei confronti delle dottrine sioniste, giungendo a considerare tirannico lo Stato di Israele e per contro ad esaltare le culture ebraiche nate dalla Diaspora, che in Medio Oriente hanno trovato la loro dissoluzione. Egli sostiene che la vera anima del popolo ebraico è proprio la sua condizione apolide. Una cultura che fiorisce quando gli Israeliti sono ospiti e vagabondi tra i Gentili, mentre appassisce sotto la dura oppressione dell'ideologia sionista, che imponendo l'uso della lingua neoebraica ha contribuito alla cancellazione dello Yiddish e di un gran numero di altre idiomi.

La materializzazione di Adolf Hitler 

L'autore ci illumina sull'esistenza di una bizzarra superstizione, a quanto pare assai diffusa tra gli Israeliti. Essi credono che Dio abbia creato il mondo attraverso il Verbo, ma che al contempo abbia creato anche un anti-Verbo, un potere maligno che è "la morte e il vomito della vita". Così come sono convinti che Dio per creare tutto ciò che esiste si sia servito di una parola, delle lettere usate per scriverla e del suo suono, allo stesso modo sono convinti che esista un'altra parola in grado, se pronunciata con odio, di mandare l'Universo in frantumi. Essi credono anche che Adolf Hitler incarnasse il potere dell'anti-Verbo e che conoscesse quella fatidica parola. Ecco perché sono pervasi dal terrore che Hitler possa materializzarsi! Ecco perché lo vedono presente sotto ogni sasso! Nata nelle comunità ebraiche, ormai questa è diventanta una superstizione che affligge l'intero Occidente. Torme di isterici e di isteriche strepitano giorno e notte, ogni istante delle loro vane vite dalla nascita alla morte, comportandosi come se Hitler fosse vivo e vegeto e dominasse ancora la Germania sommersa dalle svastiche. Il figlio di Klara Pölzl, folgorato da un proiettile nel cranio e dal cianuro, giacque cadavere nel bunker di Berlino, nel lontano 1945. Eppure in un modo misterioso egli è ritenuto immortale, come se si aggirasse ai nostri giorni per le vie del mondo, in carne ed ossa, seminando morte.  

La grammatica infernale 

Secondo Elie Barach, il rabbino che fa parte della spedizione di cacciatori, Hitler conoscerebbe l'equivalente satanico del Kaddish: una preghiera demoniaca, che recitata costantemente contribuirebbe all'annientamento della Creazione. Così come il testo del Kaddish recitato dagli ebrei loda e magnifica l'opera dell'Artefice, la formula recitata da Hitler ne maledice ogni dettaglio. È il Kaddish Nero. Il cabalista chiama questa litania distruttiva l'altro Kaddish, precisando che le sue 109 sillabe portano la morte e la Fine dei Tempi. A dire il vero il termine Kaddish non è adatto a descrivere la formula esiziale: la parola ebraica significa "santificazione" e proviene dalla stessa radice di qadosh "santo". A rigor di logica si dovrebbe usare un vocabolo del tutto diverso. Anche se la terminologia esposta da Steiner lascia a desiderare, la sola possibilità che esista qualcosa del genere mi fa sognare. Un insieme di parole in grado di insinuare nell'opera del Malvagio Creatore il germe dell'annichilimento! Fosse vero! Avrei uno scopo sacrosanto nella vita: recuperare la formula del Kaddish Nero e recitarla ogni mattina quando mi alzo e ogni sera quando mi corico!

Violenza emozionale   

Il delirante Lieber scandisce con voce salmodiante le disgrazie che si sono abbattute su ogni singolo ebreo perseguitato dal Nazionalsocialismo e annientato dall'Olocausto. Cita nomi e cognomi, riassumento gli eventi più atroci, non senza particolari grotteschi e scatologici, interrompendosi poi ogni volta prima di finire la narrazione, così, nel bel mezzo di una frase, per poi passare al successivo martire. In questo modo veniamo a sapere di Mordechai Zathsmar, il figlio più giovane di un cantore, che a Salonicco fu costretto a mangiare escrementi. La dottoressa Ruth Levin e sua figlia, trascinate in una stazione di polizia, furono costrette a pulire con i loro capelli le latrine sporche di diarrea. Nathansohn venne appeso per i piedi a Bialistok e frustato per nove ore, il sangue che sprizzava dalle sue ferite come vino novello. I Küllman vennero trascinati via dalla propria ricca dimora, e il loro cagnolino, lasciato solo a morire di fame e di sete, morse una ciabatta del padrone, finendo col deperire ed estinguersi in assoluta immobilità. Il figlio piccolo dei Küllman, che essi pensavano fosse riuscito a mettersi in salvo, fu catturato mentre tentava di fuggire e fu gettato sotto un treno, finendo maciullato: due contadini paccianeschi mangiarono proprio accanto al suo corpo devastato e a un certo punto si misero a defecare lì vicino, mossi da assoluto odio misto a disprezzo. Un ricercatore, Salomon Rheinfeld, venne prelevato mentre lavorava a una grammatica della lingua hittita. Il suo assistente Egon Schleicher, ovviamente perfido e ariano, gli rubò il lavoro ma non fu in grado di finirlo, avendo le capacità di un subnormale. Notevole la coincidenza tra il cognome dell'assistente di Rheinfeld e quello dell'indoeuropeista August Schleicher (1821-1868). Sarà casuale? Un ricco signore, Georges Walter, stava mangiando un filetto di vitella da latte, quando i nazisti irruppero nella sua casa, lo trascinarono via, lo colpirono in faccia col calcio di un fucile fino a mandargli i denti in frantumi: lui non capiva e continuò a chiedersi il perché quando la porta delle docce si chiuse e udì il sibilo del Zyklon B. A David Pollachek furono rotte le dita quando si seppe che era primo violino. Immagini allucinanti fanno irruzione tra una narrazione e l'altra. Similli fiori non sono rari nel linguaggio di Lieber, che a un certo punto ci folgora il cervello con una fila di crani rasati affioranti dal terriccio e coperti di stronzi di uccelli in un campo di sterminio. Ogni tanto, il superstite salmodia usando una parola bizzarra che non sono stato in grado di capire: Hagadio. Di certo non è dall'ebraico hagedi (haggedi) "il capretto", che non ha il vocalismo adatto, oltre a non avere alcun senso nel contesto. Non sembra connesso con haggadah "narrazione; leggenda; servizio della notte di Pasqua". Non può nemmeno essere un derivato di gad "fortuna". Non si trova da nessuna parte, nemmeno nell'ipotetica variante *haggadio, in alcun luogo di Google: infatti la ricerca di Google Books distorce e visualizza come *haggadio la forma haggadic in testi in inglese. Ricerche con i caratteri ebraici non hanno sortito risultati utili. Non ho trovato nulla sul dizionario di Eliezer Ben-Yehuda, a cui spesso ricorro in caso di dubbi. A un certo punto ho persino pensato che fosse ladino (giudeo-spagnolo) e che stesse per haga Dio, ossia "faccia Dio". Non sono riuscito a giungere a una conclusione su questo parto steineriano. 

Storia manipolata

Il Lamento di Lieber dà origine a un singolare paradosso che non ha soluzione. Se questi nomi dei perseguitati sono veri, la recita è immorale, perché rende eterno il dolore delle vittime proclamandone a gran voce i nomi - quando è cosa pietosa lasciar riposare i morti, che anelano l'oscurità e il silenzio. Senza contare il dolore dei superstiti, costretti a rivivere il martirio dei loro cari, senza sosta né remissione. Se questi nomi dei perseguitati non sono veri, la recita è ancora più immorale, perché in qualche modo manipola la Storia. Certamente il testo steineriano è in sé realistico: le persecuzioni furono qualcosa di terrificante. Però la vicenda del linguista Salomon Rheinfeld e del suo assistente Egon Schleicher non è mai esistita, come abbiamo potuto dimostrare. Gli unici riferimenti che si trovano di questi personaggi rimandano ancora al Processo di San Cristóbal. Di certo moltissime persone innocenti sono state massacrate e trattate in modo atroce, assolutamente disumano. Tuttavia i singoli segmenti evocati da Lieber nel testo sono stati assemblati da Steiner. Così mi domando: in questi casi è lecito parlare di "vero poetico" come faceva il Manzoni? Una storia verosimile i cui dettagli sono fabbricati è comunque una storia autentica? Può essere il "vero poetico" assimilato al "vero storico", cioè a quello che realmente accadde? L'aporia non dà scampo, non può essere trovata via d'uscita.

La Magia Nera di Emmanuel Lieber

Il punto è che Lieber era pienamente consapevole del Male e operava magicamente per perpetuarlo, come un negromante. Così vediamo che la recita dei nomi dei martiri aveva nelle sue intenzioni lo scopo di formare il Nome Segreto di Dio. Una cosa tremenda, che rende conto del potere maligno del Tetragrammaton, il peggore tra i Demoni. Se Dio ha come vero nome quello che è un insieme compattato di nomi di perseguitati e di assassinati, significa che la stessa essenza del suo essere è costituita dalla Persecuzione e dall'Assassinio: egli è il Boia Cosmico. Siccome poi, a rigor di logica, il Nome Segreto di Dio deve essere tale dall'Eternità e non dipendente da eventi storici accaduti nel tempo, significherebbe che le persecuzioni e gli eccidi patiti dagli Israeliti sarebbero una sorta di codice eterno con cui è scritto l'Universo. Ecco la sostanza delle dottrine di Lieber: l'accettazione della mostruosità di Dio, esaltata come costituente primo di tutto ciò che esiste. Se Dio fonda la sua essenza nella tortura e nella morte dei suoi figli, significa che elegge e predilige i loro carnefici, creati dall'Eternità per annientare le vittime sacrificali di Moloch! Perché Dio È Moloch.

Yehuda Bauer riconobbe il Manicheismo

Yehuda Bauer disse che Dio o è Satana o è un Nebbish, ossia una nullità. Ebbene, tutto è chiaro. Il Dio che ha creato questo Universo, il Signore dei Corpi, è Satana, è il Primo Omicida, è un aguzzino efferatissimo che si nutre del dolore dei Viventi. Maledetta è ogni opera che proviene da lui, la cui essenza è il Male Assoluto. Il Creatore Malvagio ha scelto le vittime e ha esaltato i loro macellai, a cui ha attribuito poteri sacerdotali. Ogni potere diverso e antagonista a Satana è estraneo a questo Universo, quindi nel nostro mondo è soltanto un Nebbish, una vana ombra, perché non può arrivare a fare nulla. Yehuda Bauer, che fu un grande sapiente, affermò una verità di cui i sistemi scolastici delle nazioni europee non parlano di certo: "In quanto ebreo, devo convivere con il fatto che la cultura che ho ereditato comprende il concetto di genocidio nei suoi canoni". Parole immortali e solide come il diamante, che in nessuna scuola si sentiranno mai pronunciare.

Il singolare ruolo dell'indio Teku

Nell'opera di Steiner nulla è affidato al caso o alla mera improvvisazione. Ogni nome ha il suo significato occulto. Così apprendiamo che la guida indigena porta un nome densissimo di suggestioni esoteriche: Teku. Sarebbe vano cercare il bandolo della matassa nella molteplicità delle lingue amazzoniche, e questo per un motivo molto semplice. Il nome Teku è una parola ebraica moderna assai singolare, che appartiene al vocabolario basilare talmudico e può essere tradotta come "domanda non risposta" o "la domanda rimane senza risposta". Varianti ortografiche: teiku, teyku, taiku. In caratteri ebraici non vocalizzati si scrive תיקו. Il vocabolo ha origine aramaica e si trova anche in Yiddish. La usano coloro che si definiscono Ortodossi e osservano la halacha (legge ebraica).


Vediamo così che il nome Teku attribuito a una guida autoctona è uno dei tanti segnali in codice che Steiner ha disseminato nel suo libro. La parola pronunciata dall'indio al termine dell'intervento di Adolf Hitler vuol dire tutto e non vuol dire niente. Significa che l'anziano Führer è stato giudicato colpevole? Significa invece che è stato giudicato innocente? Ecco, lo vedete? L'autore ci dice che queste domande sono intrinsecamente... teku! Senza risposta per l'Eternità. 

George Steiner e le origini di Adolf Hitler

Gideon Benasseraf in preda alle febbri malariche parla di continuo delle origini ebraiche di Hitler, facendo tremare nel midollo il rabbino Barach. Questo è un argomento assai controverso che dà un profondo fastidio alle masse lobotomizzate dal sistema scolastico e dalla sua propaganda deleteria. Per ovvie ragioni, dà anche fastidio a coloro che si illudono di poter resuscitare il Nazionalsocialismo. Eppure, nonostante tutto, la voce è insistente, non si estingue e continua a saltare fuori. Nel romanzo di Steiner l'ipotesi disturbante viene lasciata cadere: lo stesso Hitler spiega nel finale di aver conoscuto un ebreo durante i tempi di sofferenza a Vienna, che l'avrebbe profondamente influenzato e ispirato. In questo modo l'autore nasconde la mano dopo aver tirato il sasso. Una mossa che non convince affatto. Sapete perché l'ipotesi delle origini israelitiche dell'uomo di Braunau è un tale pungolo avversativo e agita gli animi? Perché corrisponde al vero! La dimostrazione è estremamente semplice. Anche se il Volk del Reich lo ignorava, il nonno paterno di Hitler non si chiamava Hitler. A dire il vero, nemmeno suo padre era nato col cognome Hitler. Il suo vero cognome era infatti Schicklgruber. L'etimologia non è difficile. Significa "Sotterratore di Sicli". Il siclo era la moneta d'argento dell'antica Israele. La forma ebraica è sheqel, e questa è precisamente l'origine della prima parte del cognome del padre di Adolf, Alois. Sappiamo che Schicklgruber era un cognome attribuito di frequente agli ebrei convertiti dell'Austria. Ovviamente qualcuno dirà che si è ebrei da parte di madre e che la discendenza paterna non conta nulla. Invece contava per le Leggi di Norimberga, che definivano la condizione degli Israeliti nel Reich. Intanto Schicklgruber era in realtà il vero cognome... della madre di Alois (a quanto pare registrato come Aloys). Infatti questa era una contadina nata Maria Anna Schicklgruber, che ebbe il figlio fuori dal matrimonio e lo fece così registrare col proprio cognome. Valgono queste proposizioni inconfutabili:

1) La nonna paterna di Adolf Hitler portava un cognome ebraico;
2) Il padre di Alois Schicklgruber era sconosciuto e avrebbe potuto benissimo essere stato un ebreo.

Conseguenze:

Adolf Hitler non poté mai produrre un certificato di pura origine ariana. Secondo le Leggi di Norimberga (Nürnberger Gesetze), per definire qualcuno ebreo, questi doveva avere tre o quattro nonni ebrei. Se ne aveva uno o due era considerato mezzo ebreo o meticcio (Mischling). Da lungo tempo si ipotizza che il vero padre di Alois Schicklgruber fosse un possidente di nome Leopold Frankenberger, presso la cui dimora signorile a Graz sua madre aveva lavorato per un periodo come domestica, o addirittura un Barone Rothschild. Quindi Alois avrebbe potuto avere tre nonni ebrei ed essere considerato ebreo. La madre di Maria Anna Schicklgruber si chiamava Theresia Pfeisinger, un cognome non ebraico. Ma il padre della donna avrebbe potuto avere tre o quattro nonni ebrei ed essere quindi ebreo, cosa di cui è forte indizio il cognome. Tre nonni ebrei per Alois Schicklgruber: egli era dunque ebreo. Adolf Hitler, già senza considerare il ramo materno, sarebbe stato catalogato come Mischling. L'arianità di Adolf Hitler è tremendamente precaria!

N.B.
Vana è l'obiezione di chi sostiene che nel 1937, quando Alois nacque, non era permessa la stabile residenza di ebrei in Stiria. Non è detto che la legge, risalente alla fine del XV secolo e abolita nel 1848, fosse applicata rigidamente. I convertiti erano considerati cattolici a tutti gli effetti. Vani sono gli argomenti di chi dice che non si è trovato alcun Frankenberger a Graz o altrove in Stiria. Il Reich ha avuto tutto il tempo per far sparire ogni traccia compromettente! Ovviamente fu fabbricata una genealogia in cui il padre illegittimo di Alois Schicklgruber era proprio Johann Georg Hiedler: anche Google ci rimanda a questa nozione falsa. Johann Georg Hiedler era il padre adottivo di Alois: il suo cognome sarebbe poi stato adottato dal figliastro e scritto Hitler. Un padre adottivo non dovrebbe mai essere chiamato "padre".

Adattamenti teatrali e polemiche

Nel 1982 Il processo di San Cristóbal è stato adattato per il teatro dal drammaturgo inglese Christopher Hampton. È stato portato sulle scene nell'aprile dello stesso anno nel Mermaid Theatre di Londra sotto la direzione di John Dexter, con Alec McCowen nella parte di  Adolf Hitler. McCowen ha vinto l'edizione del 1982 dell'Evening Standard Theatre Award per il migliore attore. Subito si sono scatenate immani tempeste di merda. Si sono levati cori di giornalisti isterici, sputacchianti, dagli occhi iniettati di sangue, che hanno inveito come se avessero visto lo statista austriaco ancora vivo, proprio lì sul palco. Strappandosi i capelli e facendo arrivare i loro strilli fino al cielo hanno accusato Hampton di aver concesso al Führer 25 minuti per presentare le proprie ragioni, facendolo vincere e immanentizzando così il Reich Millenario sulla Terra. Una certa Bettina Knapp ha detto qualcosa di sconcertante, che lo spettatore viene messo di fronte a un angosciante quesito: "Cosa fareste se Hitler riemergesse oggi?" Sono proprio curioso di saperlo, mi piacerebbe vederlo con i miei occhi.    

Altre recensioni e reazioni nel Web

Riporto il link a una recensione, comparsa nel 2014 sul blog Monteverdelegge, ospitato sulla piattaforma Blogger aka Blogspot: 


Il blogger Vlad Tepes (nick sommamente meritorio) scrive cose di estremo interesse che invito tutti a leggere. In particolare riporto la testimonianza della censura imperante che ha colpito il libro. 

"Nonostante George Steiner sia uno dei maggiori intellettuali viventi e accolga in sé, umanamente, qualsiasi obiezione all'antisemitismo (ebreo francese, fu costretto all'esilio nel 1940, dopo la presa nazista di Parigi), il romanzo (e la versione teatrale d'esso) fu attaccato minuziosamente e ferocemente, sin alla tacitazione." 

E ancora: 

"In Italia la cosa si risolse senza troppa canea: il libro scomparve quasi subito e non fu mai più ristampato.
Nella regione Lazio, presso biblioteche pubbliche, ne esistono quattro copie, di cui solo due consultabili."

Nel sistema bibliotecario della Brianza ne esiste una copia, che ho potuto prendere in prestito e leggere con attenzione. Ad oggi, nel 2018, non esiste una pagina nella Wikipedia in italiano dedicata al romanzo di Steiner: c'è soltanto nelle versioni in inglese e in francese. 

Lettura online

A questo url si può leggere comodamente il testo in lingua originale, previa registrazione a JSTOR.org

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