venerdì 1 marzo 2019

LINGUA NORRENA E PAGANESIMO IN NORMANDIA: IL CASO DI ROBERTO IL DIAVOLO

In tutte le scuole si insegnano le gesta di  Guglielmo il Conquistatore (1028-1087), che vinse la battaglia di Hastings nel 1066 e si impadronì dell'Inghilterra. Meno noto agli studenti è suo padre Roberto, soprannominato il Magnifico. Sesto Signore di Normandia e quarto a ottenere formalmente il titolo di Duca, la sua data di nascita è incerta (tra il 1002 e il 1010), mentre la sua morte avvenne a Nicea nel 1035, sulla via di ritorno da un improbabile pellegrinaggio in Terrasanta. Oltre ad essere acclamato come il Magnifico, il glorioso Duca aveva anche un altro soprannome, certamente meno lusinghiero: fu infatti conosciuto come Roberto il Diavolo. Tuttavia le opere degli storici tacciono ostinatamente sul motivo di tale epiteto, che a quanto pare il mondo accademico francese ha addirittura rimosso. Il problema a dire il vero non è poi tanto recente: gli stessi cronisti Normanni hanno pensato bene di non fare parola di qualcosa che ai loro occhi doveva essere a dir poco scabroso, incompatibile con le posizioni politiche, religiose ed ideologiche che sostenevano a spada tratta. Pur tra le mille difficoltà del caso, siamo infine riusciti a risalire alla vera origine della bizzarra questione. In poche parole, l'impavido nobiluomo Normanno era chiamato così perché persisteva nell'adorazione di Thor, in un contesto in cui il Cristianesimo cercava con tutti i mezzi di imporsi come religione di Stato e come unico culto possibile.

Nel meritorio libro A History of Pagan Europe, di Prudence Jones e Nigel Pennick, a pagina 134 è riportato quanto segue (la traduzione è mia): 

"Anche se i Normanni - gli uomini del nord - erano ufficialmente Cristiani, nel modo consueto prevalsero pratiche di fede duale. Una rinascita del culto di Thor nel decimo secolo fece dei Cristiani una minoranza nel loro stesso paese, e più tardi il padre di Guglielmo il Conquistatore fu conosciuto come Roberto il Diavolo per il suo attaccamento alle antiche vie." 

Le fonti utilizzate da Jones-Pennick sono Brent (1975) e Stenton (1971).

A questo punto ci si deve interrogare su quale possa essere l'origine di questa pervicace devozione a Thor, un fatto a prima vista inaudito che deve aver posto Roberto in cattiva luce nella stessa corte di Rouen - come provato dal soprannome infausto. Cominciamo ad indagare le origini del nobilmuomo in questione.

Roberto era figlio di Riccardo il Buono e di Giuditta di Bretagna. A sua volta Riccardo il Buono era figlio di Riccardo Senza Paura e di Gunnora, una nobildonna danese (nobilissima puella Danico more sibi iuncta, come riportato da André Duchesne nella sua Historiae Normannorum scriptores antiqui; Gunnor ex nobilissima Danorum prosapia ortam, come scrisse Roberto di Torigny). Non si conoscono gli antenati di Gunnora, anche se alcuni sostengono che fosse figlia del Re Harald Blaatand (Aroldo Dente Azzurro) di Danimarca.
Questo è un caso assai complesso e degno di nota sia per le sue implicazioni religiose che per quelle linguistiche. Riccardo Senza Paura aveva infatti sposato Gunnora secondo un rituale pagano. Questo costume del matrimonio more Danico - opposto a quello more Christiano - rimase a lungo comunissimo nella nobiltà della Normandia. Quello che invece è inconsueto è la scelta di una donna danese di nascita da parte di un maggiorente di Rouen: in genere i Normanni prendevano come consorti donne locali. Sposate con rito non cristiano, certamente, ma prive di sangue scandinavo e incapaci quindi di trasmettere ai rampolli la gloriosa eredità dei loro Antenati paterni. Questo fatto, dettato dalla libidine ed estremamente nocivo, fu proprio ciò che causò l'obsolescenza della lingua norrena, come visto in un precedente articolo:  


Va però precisato che tracciare l'estinzione di una lingua non è quasi mai un'impresa semplice, per il semplice fatto che la minima unità portatrice di un idioma è l'individuo e la minima unità efficace di trasmissione il rapporto tra madre e figlio. Nel caso in analisi, le cose sono andate un po' diversamente. Non è probabile che Roberto il Diavolo abbia appreso il Norreno dalla madre, che era bretone. Ipotizzo che Roberto il Diavolo abbia appreso il Norreno dalla nonna Gunnora, che morì nel 1031 e che ebbe quindi tutto il tempo di insegnarglielo. Il nonno, Roberto Senza Paura, senza dubbio conosceva la lingua dei suoi Avi, ma morì nel 996: non poté nemmeno conoscere il nipote. Trovo assai probabile che assieme alla lingua dei Danesi, Gunnora sia stata proprio la fonte della devozione a Thor. Le due cose hanno tutta l'aria di essere andate di pari passo: la pratica cruenta dei blót assieme ad antiche formule di sacrificio, non certo romanze. Sono piuttosto scettico sul fatto che il rampollo in seguito noto come il Magnifico o il Diavolo abbia tratto qualche profitto dalla scuola di Bayeux, di cui ancora fonti medievali abbastanza tarde ci testimoniano l'esistenza. Questo è un mio contributo sul capitale argomento:


Con Roberto il Diavolo si avrebbe quindi l'immissione nel Ducato di una linea di conoscenza della lingua che non proveniva dall'ascendenza materna - né da tentativi di ricostruzione dotta - ma da una reintroduzione viva e diretta dalla Danimarca. Sarebbe estremamente interessante poter confrontare questi modi, di certo tra loro dissimili, di parlare la lingua norrena. Purtroppo i dati necessari per il nostro studio sono andati smarriti e sarà molto difficile poterli recuperare. Ci vorrebbe la bacchetta magica di Harry Potter, che tuttavia non esiste. Un'altra caratteristica degna di nota è la spontaneità dell'apprendimento di una lingua per via diretta dalla famiglia, in netta contrapposizione con la natura artificiale dell'apprendimento scolastico, moderno o antico che sia. Se poi si aggiunge la trasmissione di un culto religioso, si ha la creazione di qualcosa di straordinariamente forte: si ha la creazione di un'identità.

Non è possibile escludere che lo stesso Guglielmo il Bastardo, più noto come il Conquistatore, avesse appreso il Norreno dalla madre Herleva, che fu presa come concubina da Roberto il Diavolo secondo il costume nuziale danese. Donna di umile condizione, nativa di Falaise, Herleva era figlia di un conciatore di pelli conosciuto come Fulbert o Herbert, con ogni probabilità non assimilato alla lingua francese antica a causa della marginalità della sua condizione sociale. Guglielmo fu detto il Bastardo proprio perché nato da un'unione pagana non riconosciuta dalla Chiesa di Roma, cosa che gli oppositori Franchi non mancavano di usare a fini propagandistici. La storiografia francese ha tentato a questo riguardo un colpo davvero basso. Nel tentativo di nascondere la natura eminentemente norrena del nome Herleva (ossia *Herleifa "Eredità dell'Esercito"), lo ha riportato nella forma volgare e assai oscura Arlette, con diverse varianti, tra cui Arlotte (il famoso vocabolo inglese harlot "prostituta" dev'essersi formato da questo materiale). Ecco le gemme di cui la Storia è tutta incastonata, diamanti che la funesta istituzione della scuola vuole a tutti i costi far sprofondare nell'Oblio. 

Sir Francis Palgrave, un grande studioso della Normandia, della sua cultura e della sua Storia, nutriva forti dubbi sul perdurare del Norreno nel Ducato. Egli è sempre stato propenso a ritenere tale lingua obsolescente e destinata all'estinzione già in epoca precoce, pur dovendo in moltissime occasioni ammettere il profondo legame dei Normanni, anche di fede cristiana, con la Scandinavia ancestrale. L'argomento di Palgrave si fonda essenzialmente su questa fallace considerazione: la Chiesa Romana non avrebbe utilizzato la lingua norrena per la propaganda religiosa - non esiste infatti alcuna prova di un simile uso evangelico dell'idioma degli Antenati. Esiste qualche menzione del fatto che si era creata un'associazione tra l'uso del Norreno e l'Odinismo, contrapposto all'uso del Romanzo coltivato dall'aristocrazia che per calcolo politico ha adottato la religione Cristiana. Dobbiamo chiederci perché non si ha traccia alcuna di sermoni norreni? Forse perché per tutto il X secolo (e oltre) se un prete avesse osato metter piede fuori da Rouen, sarebbe stato preso a martellate dai Pagani fino ad essere spappolato. Una spiegazione coerente e sensata, mi pare. La toponomastica di origine norrena in Normandia è incredibilmente fitta, al punto che possiamo trovare nei nomi dei paesi e del paesaggio una gran massa di vocabolario scandinavo. Come possiamo spiegare questo? Semplice. Il norreno rimase a lungo tra i contadini e tra i marinai, anche quando si andava spegnendo tra i nobili arroccati nella loro Rouen. Una cosa di cui nessuno vuole parlare, dato che i libri usati dall'istituzione scolastica considerano soltanto i grandi e le battaglie, cancellando le popolazioni.

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