martedì 2 aprile 2019

UN VOCABOLO NORRENO PER INDICARE IL MOSTRO: -GÁLKN

Approfondendo i miei studi di lessico norreno, la mia attenzione è caduta sulla seguente voce, estratta dal dizionario di Zoëga: 

hrein-gálkn (n.), lupo (poet.)
  alla lettera "mostro delle renne" 


La radice della prima parte del composto è ovviamente hreinn "renna" (gen. hreins; pl. hreinar). Ovviamente lo zoonimo non va confuso con l'aggettivo omofono, hreinn "puro", la cui origine è completamente diversa. Il tentativo di ricondurre il nome della renna a una variante *k'rei- del protoindoeuropeo *k'erǝ- "corno; testa" mi appare tutto sommato vano e artificioso: si tratterà piuttosto di un relitto del sostrato neolitico.

Abbiamo poi anche un altro simile composto, di cui ero già a conoscenza in precedenza:

finngálkn (n.), centauro 
  alla lettera "mostro dei Finni" 

La radice della prima parte del composto è ovviamente finn "finno" (pl. Finnar). L'etnonimo indicava in origine i Lapponi (Saami). L'etimologia è a mio avviso oscurissima e non indoeuropea, anche se mi sono imbattuto in una spiegazione singolare, che vorrebbe interpretare il termine come "colui che trova", dal norreno finna "trovare" (< protogermanico *finþanan), con allusione allo stile di vita di questi popoli di cacciatotori-raccoglitori, vagabondi alla perenne ricerca di cibo e di legna da ardere. A me pare una falsa etimologia della più bell'acqua. Tra l'altro, a conferma di quanto dico, Iordane (VI secolo) menzionava i Finni, i Finnaithae e i Crefennae o Scretofenni, senza alcuna traccia di un gruppo consonantico con fricativa interdentale. Il geografo greco-romano Tolomeo menziona i Phinnoi nella sua Geographia verso il 150 d.C.; Cornelio Tacito scrive per la prima volta dei Fenni nella Germania e siamo nel 98 d.C.: tutto ciò in epoca molto anteriore al passaggio di -nþ- in -nn- in norreno!

Il finngálkn è descritto come un essere pericoloso e malefico, con la metà superiore simile a quella di un essere umano e la metà inferiore simile al corpo di un animale. La credenza nell'esistenza dei finngalkn sopravvisse a lungo al Paganesimo, tanto che si ritrova in Islanda fino ad epoca abbastanza recente. Nel 1383 nell'isola vulcanica accadde che un gallo depose un uovo, gettando la gente nel panico: il terrore del portento (rund) era palpabile. Per impedire che un finngálkn si impadronisse dell'uovo demoniaco e lo usasse per compiere un maleficio, questo fu bruciato assieme al gallo che l'aveva deposto; come l'uovo si ruppe tra le fiamme, fu visto uscire un essere simile a un verme. Quando furono introdotte le armi da fuoco si disse che i finngálkn erano immuni alle pallottole, a meno che non fossero d'argento e recanti il segno di una croce.


Cosa senza dubbio abbastanza singolare, il finngálkn attrasse persino l'interesse dei grammatici. Il poeta islandese Óláfr Þórðarsson (1210 - 1259) usò la parola finngálknat (che è una forma con articolo determinativo suffisso neutro) per designare l'uso delle metafore miste in poesia, da lui paragonate al corpo ibrido del mostro.

A questo punto possiamo estrarre dai due composti in analisi, hrein-gálkn e finngálkn, senza commettere alcun abuso, il vocabolo *gálkn "mostro". Ho messo l'asterisco perchè non mi risulta che sia usato al di fuori dei composti. La lunghezza della vocale -á- è secondaria e dovuta all'effetto del gruppo consonantico iniziante con una liquida, cosa ben documentata (es. úlfr "lupo" da ulfr; mjólk "latte" da mjǫlk, etc.). Si capisce che la protoforma germanica ricostruibile è *galknan "mostro". La definisco "protoforma germanica" per convenzione, perché suppongo che la parola sia stata presa a prestito già in epoca protogermanica, anche se non ha lasciato alcun discendente noto in lingue diverse dal norreno. 

Ebbene, molto probabilmente si tratta di una voce neolitica, residuo delle popolazioni antecedenti l'arrivo delle genti indoeuropee che hanno portato in Scandinavia la lingua da noi denominata protogermanico. Fatto sta che il vocabolo in analisi non ha alcun parallelo credibile in alcuna lingua indoeuropea. La sua stessa fonetica, particolarmente convoluta, si dimostra estranea agli schemi indoeuropei e già per questo molto sospetta. Irrido e schernisco i neogrammatici talebani che proiettano nelle steppe ogni minimo vocabolo attestato anche soltanto in una lingua indoeuropea storica, anche se appare evidente che si tratta di una voce isolata quanto inspiegabile.  

A quanto pare, anche se per confermare questa notizia avrei bisogno di maggior documentazione, esiste una variante -gápn, presente in finngápn = finngálkn. Se validata, questa forma assai singolare punterebbe a una protoforma che nella lingua d'origine doveva possedere una consonante labiovelare, qualcosa come *galkwna-. La consonante liquida era con ogni probabilità "oscura", cosa che spiega la sua scomparsa nella forma in -gápn. Non si può spiegare questa occorrenza anomala tramite il protogermanico e quindi bisognerà pensare a qualcosa di più antico, i cui dettagli sono purtroppo persi, forse per sempre.

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