Meditando sullo strano aspetto fonetico della parola inglese dusk "crepuscolo", sono stato assillato a lungo dal problema della sua origine non nativa - ferma restando la sua derivazione ultima dalla radice indoeuropea *dhwes- / *dhus- "fumo".
Questa è la traduzione di quanto riportato nel sito:
"oscurità parziale, stato tra la luce e la tenebra, crepuscolo", Il vocabolo è attestato a partire dal 1620, da un precedente aggettivo dusk, a sua volta dal medio inglese dosc (circa 1200) "scuro, non lucente; tendente all'oscurità, ombroso". L'aggettivo aveva più a che fare col colore che non con la luce. L'origine è incerta: il vocabolo non si trova in antico inglese. Nel medio inglese esisteva anche un verbo, dusken "diventare scuro". Il nome derivato era dusknesse "tenebra" (tardo XV secolo).
Secondo gli autori di Etymonline.com, il nostro dusk potrebbe essere da una variante dell'antico inglese dox "scuro di capelli; scuro per assenza di luce", attestata nella lingua della Northumbria. La consonante -x /ks/ è dovuta a trasposizione di -s- e -k-: /*dosk/ > /doks/ (scritto dox), avvenuta prima della palatalizzazione. Resta tuttavia il fatto innegabile che soltanto poche parole inglesi con il gruppo consonantico -sk sono native. Siccome dusk non è un discendente di dox, deve essere venuto da fuori.
Siccome in svedese esiste duska "essere fosco", sono incline a pensare che il northumbriano dox (per *dosc con /-sk/ finale) sia giunto almeno in parte dell'antico inglese proprio dal norreno. Doveva esistere in norreno un aggettivo *doskr "fosco; nebbioso; scuro", anche se non ci è attestato. Evidentemente questo *doskr è scomparso in epoca anteriore ai primi documenti letterari. Sarebbe interessante sapere se il grandissimo sapiente d'Islanda, Snorri Sturluson (1179 - 1241), fosse a conoscenza di questa parola o se ai suoi tempi fosse già estinta nell'ambiente in cui egli è nato e cresciuto. Se anche l'ombra del grand'uomo, evocata tramite necromanzia, ci confermasse che non conosceva alcun vocabolo simile, resta il fatto che la lingua norrena non era uniforme in tutto il territorio in cui era parlata e in tutta la durata della sua esistenza. Questo *doskr avrebbe potuto benissimo durare in antico svedese anche quando altrove si era già spento da lungo tempo, visto che un verbo corradicale vive ancor oggi in Svezia.
Abbiamo così:
Norreno *doskr < protogerm. *duskaz "fosco"
Norreno *duska < protogerm. *dusko:nan "offuscare"
Si ha formale identità con il latino fuscus "fosco, fuligginoso; marrone scuro", che mostra lo stesso suffisso con consonante velare. Altre forme corradicali nelle lingue germaniche sono le seguenti:
Antico inglese dosan, dosen "marrone, castano" < *dusinaz
Antico alto tedesco dosan, tusin "giallo pallido" < *dusinaz
Nel tardo latino troviamo la parola dosinus "grigio cenere", che è un evidente prestito da una lingua germanica. Si noterà che l'antico alto tedesco tusin è glossato in tardo latino con gilvus, a sua volta prestito germanico, identico nell'origine all'inglese yellow e al tedesco moderno gelb "giallo".
Abbiamo così:
Norreno *doskr < protogerm. *duskaz "fosco"
Norreno *duska < protogerm. *dusko:nan "offuscare"
Si ha formale identità con il latino fuscus "fosco, fuligginoso; marrone scuro", che mostra lo stesso suffisso con consonante velare. Altre forme corradicali nelle lingue germaniche sono le seguenti:
Antico inglese dosan, dosen "marrone, castano" < *dusinaz
Antico alto tedesco dosan, tusin "giallo pallido" < *dusinaz
Nel tardo latino troviamo la parola dosinus "grigio cenere", che è un evidente prestito da una lingua germanica. Si noterà che l'antico alto tedesco tusin è glossato in tardo latino con gilvus, a sua volta prestito germanico, identico nell'origine all'inglese yellow e al tedesco moderno gelb "giallo".
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